mercoledì 20 ottobre 2021

Firenze: il nano Morgante, un personaggio immortalato nell'arte fiorentina

In questo post ricorderò la figura del nano Morgante, personaggio della corte medicea immortalato in molte opere d'arte.

 Le persone affette da nanismo erano all'epoca vittime di pregiudizi, vessazioni e discriminazioni.

Pur ovviamente non condividendo questi atteggiamenti ottusi nei loro confronti, penso sia importante menzionarli per avere una visione più completa delle opere riportate in questo post.

Il nano Morgante era uno dei cinque buffoni della corte medicea di Cosimo I.

Era originario di Castel del Rio, un borgo sull'Appennino bolognese e visse a Firenze nella seconda metà del XVI secolo.

Il suo vero nome era Braccio di Bartolo, ma venne soprannominato ironicamente "Morgante" alludendo al poema di Luigi Pulci, la parodia cavalleresca quattrocentesca in cui il gigante omonimo viene catturato dal Paladino Orlando.

Antonio Francesco Grazzini detto "Il Lasca", tra i fondatori dell'Accademia Fiorentina degli Umiliati e poi dell'Accademia della Crusca, noto per i suoi componimenti satirici, lo aveva definito nella sua composizione "In morte di Morgante nano" (Rima XVIII), "Misto d'uomo e bestia", ma anche "Mostro grazioso e bello".

Le persone nane erano purtroppo considerate repellenti, ma allo stesso tempo attraenti.

Sin dall'antichità però vengono ricordate al fianco di imperatori (Domiziano, Tiberio) come consiglieri, quindi degne della massima considerazione.

I "nani" erano considerati fenomeni della natura, delle rarità da collezionare, e per questo presenti nelle corti rinascimentali.

Erano elencati negli inventari di corte insieme a vestiti, gioielli e altri oggetti. Potevano essere scambiati come "doni preziosi": Isabella d'Este aveva due nani, Nanino e Nanina, che fece sposare e regalò poi i loro figli a dignitari di corti italiane e straniere.

Lo zar Pietro il grande fece celebrare nel 1710 uno sfarzoso matrimonio tra due nani della sua corte: chiamò alla corte di Pietroburgo da Mosca circa 70 nani che avrebbero preso parte alla cerimonia e al banchetto di nozze accomodati a tavoli in miniatura realizzati per quella occasione, per sollazzare i cortigiani dello zar.

Morgante era il buffone preferito del granduca Cosimo I che lo scelse come confidente e lo portò con sé in alcuni viaggi diplomatici.

Per questo gli venne dato un servitore, la terra di Foracava a Faella (nel 1555, terra nel Valdarno Superiore confiscata alla famiglia Aquilani) e gli fu permesso di sposarsi. Ebbe anche dei figli.

Si racconta che fu protagonista di una lotta con una scimmia sulla quale ebbe la meglio, e che a Pirro Colonna, comandante della guardia del corpo del granduca, fu chiesto di lasciare la corte perché aveva tentato di scacciare Morgante (1541).

Una volta Morgante venne punito per aver commesso adulterio: dovette sfilare in groppa ad un asino portando al collo un cartello che riportava scritto il suo reato.

Quando venne implicato nell'uccisione di un suo servitore, venne scagionato insabbiando il caso.

Ma veniamo alle opere d'arte che ritraggono il nano Morgante.

La più celebre è il doppio Ritratto di nano Morgante del Bronzino (1552), esposta nella Sala di Apollo della Galleria Palatina di Palazzo Pitti

Il dipinto è  realizzato su ambo i lati: una teca in vetro permette di vedere l'opera quasi fosse una scultura, e poterle girare intorno.

Sembra che questo fosse stato lo scopo del Bronzino: una risposta al cosiddetto "Paragone delle Arti", una discussione avanzata dal letterato Benedetto Varchi su quale fosse la forma artistica maggiore nel Rinascimento, sia dal punto di vista estetico che dell'abilità dell'artista. Bronzino, con il doppio ritratto, volle anche attestare che la pittura, al contrario della scultura, può raffigurare il trascorrere del tempo, descrivendo due momenti distinti.

Ritratto di nano Morgante (Bronzino - 1552 - Galleria Palatina di Palazzo Pitti)

Sulla parte anteriore del dipinto Morgante è ritratto nudo, in veste di "uccellatore", ovvero come cacciatore di uccelli con esca: in questo caso una civetta attira una ghiandaia. La caccia ad animali più grossi era riservata ai personaggi di corte di più alto rango.
Una farfalla della specie Podalirio gli copre i genitali, mentre un'altra gli svolazza vicino.

retro del Ritratto di nano Morgante (Bronzino - 1552 - Galleria Palatina di Palazzo Pitti)

Sul retro del dipinto vi è lo stesso Morgante di spalle al ritorno dalla caccia: tiene con la mano la cacciagione e su una spalla la civetta.

Nell'Ottocento il ritratto di Morgante venne trasformato in Bacco: gli venne aggiunta una corona di foglie di vite sul capo, una ghirlanda di pampini e grappoli d'uva a nascondergli il bacino e i genitali, e la civetta fu trasformata in calice di vino. Queste aggiunte vennero poi rimosse nel 2010.

Come molte opere d'arte anche questa non è rimasta sempre collocata nello stesso posto.

Forse il dipinto si trovava nella Villa di Poggio Imperiale. Il dipinto è menzionato poi nel terrazzino sopra il recetto nelle stanze nuove della Guardaroba in Palazzo Vecchio. E' stato successivamente esposto dal 1926 al 1953 nella Stanza "dei nani" al Museo di Antropologia ed Etnologia di Firenze nel Palazzo Nonfinito in Via del Proconsolo. Poi, dopo aver sostato nel Magazzino degli Uffizi, è stato ospitato nel Museo di S.Marco. Dal 1969 al 1987 è stato posto nel Magazzino del Soffittone di Palazzo Pitti, poi esposto agli Uffizi ed infine è tornato a Palazzo Pitti.

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Morgante venne poi ritratto da Giorgio Vasari insieme a Giovanni Stradano e Giovan Battista Naldini nell'Assalto al Forte di Siena presso Porta Camollia (1567/1571), posto nel Salone dei Cinquecento.

Assalto del Forte di Siena presso Porta Camollia (Giorgio Vasari - Giovanni Stradano - Giovan Battista Naldini - 1567/1571 - Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio)

Nel dipinto Morgante appare raffigurato con elmo e corazza e tiene in mano una lucerna e una celata (elmo ricurvo).  

particolare dell'Assalto del Forte di Siena presso Porta Camollia (Giorgio Vasari - Giovanni Stradano - Giovan Battista Naldini - 1567/1571 - Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio): Nano Morgante
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Anche nel tondo Cosimo I visita le fortificazioni dell'Elba (1556/1558) nella Sala di Cosimo I a Palazzo Vecchio si trova raffigurato Morgante.

Cosimo I visita le fortificazioni dell'Elba (Giorgio Vasari - 1556/1558 - Sala Cosimo I di Palazzo Vecchio)

particolare di Cosimo I visita le fortificazioni dell'Elba (Giorgio Vasari - 1556/1558 - Sala Cosimo I di Palazzo Vecchio): Nano Morgante

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A Palazzo Pitti esiste anche un'altra opera d'arte che ritrae Morgante: è una fontana che si trova nel giardino del palazzo, il Giardino di Boboli .

L'originale, sostituita in loco da una copia, dovrebbe essere custodita nella Koffeehaus del giardino, al momento non aperta al pubblico.

E' la cosiddetta Fontana del Bacchino, così chiamata perché evoca le sembianze di un Bacco ebbro a cavalcioni di una tartaruga dalla cui bocca zampilla l'acqua.

Fontana del Bacchino (Valerio Cioli - 1560 - Giardino di Boboli)

Fontana del Bacchino (Valerio Cioli - 1560 - Giardino di Boboli)

La fontana in marmo, posta vicino all'ingresso del Corridoio Vasariano in Palazzo Pitti, è opera di Valerio Cioli (1560).

La fontana evoca ironicamente una statua equestre, e il braccio di Morgante ricorda quello della Statua equestre Marco Aurelio a Roma.

Di quest'opera disse Giorgio Vasari:

"...il Duca, il quale ha fatto fare al medesimo di marmo la statua di Morgante nano, ignuda, la quale è tanto bella e così simile al vero riuscita, che forse non è mai stato veduto altro mostro così ben fatto, né condotto con tanta diligenza simile al naturale...".

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Morgante compare anche in alcune incisioni realizzate da Philips Galle tratte da disegni di Giovanni Stradano custodite alla Biblioteca Nazionale di Parigi.

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Spostandoci al Museo Nazionale del Bargello troveremo la statuetta in bronzo raffigurante il Nano Morgante su mostro marino realizzata dal Giambologna (1583/1585).

Nano Morgante su mostro marino (Giambologna e Cencio della Nera - 1583/1585 - Museo Nazionale del Bargello)

Era il bocciolo di una piccola fontana che si trovava nel giardino pensile degli Uffizi posto sopra la Loggia dei Lanzi fatta realizzare da Francesco I de' Medici.

Giambologna insieme a Cencio della Nera raffigurò Morgante intento a pescare a cavallo di una lumaca posta sopra un mostro marino alato.

Giambologna ritrasse anche Morgante come Bacco che sorregge una coppa di vino.

Si attribuisce ad Antonio Susini un bronzetto di Morgante che suona una trombetta realizzato su modello del Giambologna (1580/1590), oggi esposto al Victoria and Albert Museum di Londra.

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Infine, sul piedistallo del Monumento equestre di Cosimo I in Piazza della Signoria, si può vedere Morgante che partecipa, disturbando, alla cerimonia dell'incoronazione del suo signore (1594). Il bassorilievo è stato realizzato dal Giambologna.

piedistallo del Monumento equestre di Cosimo I : Incoronazione a Granduca di Cosimo I (Giambologna - 1587/1594)

particolare del piedistallo del Monumento equestre di Cosimo I : Incoronazione a Granduca di Cosimo I (Giambologna - 1587/1594) - Nano Morgante

 

CONCLUSIONI                                                                                                                            Morgante, nonostante le difficoltà che la vita gli aveva posto davanti, seppe valorizzare le sue qualità e trovare un posto a corte, e ancora oggi dopo alcuni secoli viene ricordato perché immortalato in numerose opere d'arte.

 

martedì 5 ottobre 2021

Firenze: la Chiesa di Ognissanti

Nella parte occidentale del centro storico di Firenze si trova la Chiesa di Ognissanti.

Chiesa di Ognissanti

Questa antica chiesa venne costruita tra il 1251 e il 1260 dagli Umiliati (un ordine religioso lombardo), arrivati a Firenze da Alessandria nel 1239, dediti al lavoro della lana e del vetro. 

Dopo essersi stabiliti fuori città, si trasferirono presso la Chiesa di S.Lucia del Prato impiantando nei territori vicino alla sponda destra dell'Arno, all'epoca fuori delle mura cittadine, numerosi laboratori per la manifattura laniera. In questa zona fecero costruire anche la loro chiesa "ad honorem Sanctorum Omnium"

Per potersi dedicare alle loro attività lavorative fecero costruire la Pescaia di Santa Rosa per mantenere l'acqua ad un certo livello anche in tempo di magra, e un sistema di canali per poter smaltire i rifiuti di concerie e tintorie e per poter sfruttare l'energia idraulica del fiume necessaria per azionare i mulini e le gualchiere.

La loro chiesa andò arricchendosi di opere d'arte grazie al mecenatismo di alcune famiglie della zona, prima tra tutte quella dei Vespucci.

Nel 1571 però, per volere di Cosimo I de' Medici, gli Umiliati furono sostituiti dai Francescani Minori Osservanti che fecero costruire nuovi altari, la facciata della chiesa e i due chiostri. La chiesa venne anche riconsacrata nel 1582 e dedicata a S.Salvatore di Ognissanti.

Per volere di Ferdinando II de' Medici la chiesa fu ristrutturata da Matteo Segaloni e Sebastiano Pettirossi nel 1627. Venne distrutto il coro dei frati, realizzato l'altare maggiore e altri altari, dando alla chiesa l'aspetto attuale.

Nel 1637 venne finita la costruzione della facciata in pietra dura in stile barocco fiorentino su disegno di Matteo Nigetti.

facciata della Chiesa di Ognissanti

La costruzione della facciata venne finanziata dai fratelli Antonio e Alessandro de' Medici Neofiti, membri di una famiglia di ebrei (de' Vitale) che si erano convertiti al cristianesimo guadagnandosi la protezione e lo stemma dei Medici.

La facciata fu poi rifatta in travertino nel 1872 e apposto come coronamento lo stemma di Firenze.

Dopo la soppressione del 1866 il complesso conventuale divenne la sede della caserma dei Carabinieri. Oggi nel convento si trovano i Francescani minori.

La facciata presenta due ordini tripartiti da lesene, con nicchie e finestre con incorniciatura.

Sopra al portale si trova una lunetta in terracotta invetriata con la raffigurazione dell'Incoronazione della Madonna e Santi attribuita a Benedetto Buglioni o a Giovanni Della Robbia. 

lunetta del portale: Incoronazione della Madonna e Santi (attr.Benedetto Buglioni o Giovanni Della Robbia)

Alla destra della facciata si può vedere il campanile del XII/XIV secolo.

campanile (XII/XIV sec.)

L'interno della chiesa è a navata unica con profondo transetto.

pianta del complesso conventuale e della Chiesa di Ognissanti

navata della Chiesa di Ognissanti (verso la Cappella Maggiore)

navata della Chiesa d Ognissanti (verso la controfacciata)

La navata è illuminata da finestre rettangolari che nel 1627 hanno sostituito quelle ogivali originali. Tra le finestre sono state dipinte entro medaglioni mezze figure di Santi e Sante francescane da Anton Domenico Bamberini.

La copertura a capriate del soffitto è nascosta da un controsoffitto sul quale Giuseppe Romei ha raffigurato la Gloria di S.Francesco e di S.Pasquale Baylon tra inquadrature di Giuseppe Renucci.

soffitto della navata della Chiesa di Ognissanti: Trinità, Immacolata Concezione, Gloria di S.Francesco e di S.Pasquale Baylon (Giuseppe Romei / Giuseppe Renucci - 1769/1770)

soffitto della navata della Chiesa di Ognissanti: Trinità, Immacolata Concezione, Gloria di S.Francesco e di S.Pasquale Baylon (Giuseppe Romei / Giuseppe Renucci - 1769/1770)

particolare del soffitto: balconata aggettante

Il pavimento venne rifatto dopo l'alluvione del 1966. Si nota entrando lo stemma mediceo che si riferisce ad Antonio de' Vitale che, come già detto, era ebreo e si convertì al cristianesimo.

lapide sepolcrale con stemma mediceo di Antonio de' Vitale

Lungo la navata si trovano sei altari per ogni lato. Ogni altare è posto sotto un'edicola quattrocentesca in pietra serena: due colonne con capitelli corinzi reggono una copertura ad arco decorata con lacunari.

altari lato destro della navata

Il primo altare a destra è l'Altare dell'Ascensione o Altare Bolgherini.

Sull'altare si trova l'Ascensione di Cristo, opera di Ludovico Buti. 

Ascensione di Cristo (Ludovico Buti - 1585/1590)

Segue una porta in legno con lo stemma dei Minori Osservanti che conduce alla Cappella di S.Lino la cui pala d'altare è oggi posta nel transetto destro.

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Il secondo altare è l'Altare Vespucci così chiamato dalla famiglia di ricchi banchieri di Borgo Ognissanti che ne avevano fatto la loro cappella funeraria (il tondo marmoreo su pavimento segnala il pozzo di sepoltura).

Altare Vespucci

Fece parte di questa illustre famiglia Amerigo Vespucci, il navigatore che si rese conto che le nuove terre scoperte da Colombo non facevano parte delle propaggini dell'Asia orientale: per questo motivo il nuovo mondo fu chiamato in suo onore America.

Per aver sposato Marco Vespucci venne qui sepolta anche Simonetta Cattaneo, la gentildonna che fu l'amante di Giuliano de' Medici e alla quale scrissero poesie Agnolo Poliziano, Luigi Pulci e Lorenzo il Magnifico.

Per la sua bellezza fu anche la musa del Pollaiolo (Ritratto di donna di profilo - Museo Poldi Pezzoli - Milano), di Piero di Cosimo (Ritratto di Simonetta Vespucci come Cleopatra - Musée Condé - Chantilly) ma soprattutto di Botticelli.

Sandro Botticelli la ritrasse come Venere nella Nascita di Venere, come Flora e come una delle tre Grazie nella Primavera e in Pallade e il centauro, opere conservate alle Gallerie degli Uffizi.

particolare della Primavera (Botticelli - 1480 ca. - Gallerie degli Uffizi): Flora è il ritratto di Simonetta Vespucci

particolare della Primavera (Botticelli - 1480 ca. - Gallerie degli Uffizi): la Grazia al centro è il ritratto di Simonetta Vespucci

particolare della Nascita di Venere (Botticelli - 1485 ca. - Gallerie degli Uffizi): Venere è il ritratto di Simonetta Vespucci

particolare di Pallade e il centauro (Botticelli - 1482/1485 ca. - Gallerie degli Uffizi)

Botticelli realizzò anche lo stendardo (andato perduto) per la giostra cavalleresca che si tenne in Piazza S.Croce il 28 gennaio 1475, che la ritraeva in vesti di Pallade con la scritta in francese antico "La Sans Par" ("la senza pari" in bellezza). Il torneo lo vinse Giuliano de' Medici che se ne innamorò.

"Candida è ella, e candida la vesta / Ma pur di rose e fior dipinta e d’erba: / Lo inanellato crin dell’aurea testa / Scende in la fronte umilmente superba"                                                                                                   (Stanze per la giostra di Giuliano dei Medici - Agnolo Poliziano).

Simonetta Vespucci morì nel 1476 a soli 23 anni e da quel giorno Botticelli portò sulla sua tomba ogni giorno una rosa rossa.

CURIOSITA': Botticelli chiese di essere sepolto ai suoi piedi...e così gli fu concesso di essere sepellito in questa chiesa...purtroppo però la tomba di Simonetta fu portata via da una piena dell'Arno.

Sopra l'altare si conservano affreschi che sono considerati tra i più antichi realizzati da Domenico Ghirlandaio (1474/1477), allora ventitreenne.

Nel centro dell'affresco si trova una Compianto sul corpo di Cristo (o Pietà).

Compianto sul corpo di Cristo (Domenico Ghirlandaio - 1474/1477)

Si è voluto vedere ritratto nel personaggio con l'abito scuro il domenicano Anton Giorgio Vespucci e nel giovane vestito di rosso il nipote e futuro navigatore Amerigo Vespucci.

In alto invece si trova la Madonna della Misericordia

Madonna della Misericordia (Domenico Ghirlandaio - 1474/1477)

Gli affreschi sono in parte stati rovinati da un'imbiancatura della cappella: furono riscoperti nel 1878. 

Nel gruppo dei personaggi protetti dal manto della Vergine gli studiosi hanno visto alcuni membri della famiglia Vespucci, a partire dai committenti, Amerigo Vespucci il Vecchio e la moglie Nanna di Pietro degli Onesti, inginocchiati e di spalle all'osservatore. 

Nel gruppo a sinistra sono raffigurati i membri maschili della famiglia (partendo da sinistra): Nastagio (figlio di Amerigo Vespucci il Vecchio e padre di Amerigo Vespucci il Giovane), il notaio Antonio Vespucci (figlio di Nostagio), poi forse il vescovo Antonino Pierozzi (Sant'Antonino), segue Giorgio Antonio canonico del Duomo (figlio di Amerigo il Vecchio), e infine, dopo il già citato Amerigo il Vecchio, l'ultimo personaggio maschile si dovrebbe identificare con il navigatore Amerigo il Giovane (alcuni invece pensano che il navigatore sia ritratto in uno degli angioletti che reggono il manto della Vergine, mentre il giovane vicino alla Vergine sia Jacopo figlio di Amerigo il Vecchio).
da sinistra: Nastagio Vespucci / Antonio Vespucci / vescovo Antonino Pierozzi

da sinistra: Giorgio Antonio Vespucci / Amerigo il Vecchio Vespucci / Amerigo il Giovane Vespucci o Jacopo Vespucci

Nel gruppo femminile a destra della Vergine gli studiosi hanno individuato (partendo da destra) Caterina (madre di Amerigo il Vecchio), una bimba (forse Caterina figlia di Fioretta), la sorella Fioretta o la moglie di Nastagio Monna Lisa Mini, la monaca Verdiana (figlia di Nastagio), e dopo Nanna, Agnoletta (figlia di Nastagio).
da destra: Caterina / Caterina Vespucci (nipote) / Fioretta Vespucci o Monna Lisa Mini


da destra: Suor Verdiana / Nanna di Pietro degli Onesti / Agnoletta Vespucci

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Il terzo altare è l'Altare di S.Girolamo o Altare Aldana.

La Madonna col Bambino, Dio Padre, Angeli e i Santi Giovanni Evangelista, Francesco, Giovanni Battista e Girolamo posta sull'altare è opera di Santi di Tito e Maso da San Friano.

Madonna col Bambino, Dio Padre, Angeli e i Santi Giovanni Evangelista, Francesco, Giovanni Battista e Girolamo (Santi di Tito e Maso da San Friano - 1565)
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Subito dopo, sopra il confessionale, si trova l'affresco raffigurante Sant'Agostino nello studio, opera di Botticelli. Quest'opera e il S.Girolamo nello studio del Ghirlandaio posta difronte, originariamente si trovavano nel distrutto coro dei frati, posto davanti all'attuale altare maggiore, e furono commissionate dalla famiglia Vespucci (in alto è raffigurato il loro stemma).

Sant'Agostino nello studio (Botticelli - 1480 ca.)

CURIOSITA':  Nel libro di Geometria raffigurato aperto dietro la testa di Sant'Agostino si possono leggere queste frasi:

"Dov'è fra' Martino? E' scappato. E dov'è andato? E' fuor dalla Porta al Prato."
particolare di S.Girolamo nello studio: libro di geometria con le frasi scritte dal Botticelli

Botticelli ha forse visto uno strano via vai durante la sua permanenza nella chiesa e ha voluto scherzosamente lasciarne ricordo nella sua opera.

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Il quarto altare è l'Altare di S.Francesco o Altare Carloni-Nerli.

Nicodemo Ferrucci ha dipinto l'opera S.Francesco riceve le stimmate posta sull'altare. 

S.Francesco riceve le stimmate (Nicodemo Ferrucci - 1615/1616)

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Subito dopo si trova il pulpito in marmo con bassorilievi illustranti Storie di S.Francesco. Il pulpito è attribuito a Battista Lorenzi

pulpito (attr.Battista Lorenzi - 1564/1565)

Conferma della Regola (attr.Battista Lorenzi - 1564/1565)

S.Francesco riceve le Stimmate (attr.Battista Lorenzi - 156/1565)

Prova del fuoco (attr.Battista Lorenzi  - 1564/1565)

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Il quinto altare è l'Altare dell'Immacolata o Altare Tappia.

Prima era posta sull'altare l'Immacolata Concezione di Carlo Porelli, sostituita poi dall'Immacolata Concezione di Vincenzo Dandini. 

Immacolata Concezione (Vincenzo Dandini - 1671)

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Il sesto altare è l'Altare del Salvatore o Altare Aldana sotto il quale sono conservati i resti di S.Cirillo.

Sull'altare si trova l'opera Il Beato Salvatore da Horta che guarisce i malati e resuscita i morti con l'intercessione della Vergine di Domenico Pugliani.

Il Beato Salvatore da Horta che guarisce i malati  resuscita i morti con l'intercessione della Vergine (Domenico Pugliani - 1620/1621)
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Ci troviamo ora nel transetto sopraelevato su cui si aprono diverse cappelle.

Proseguendo la visita in senso antiorario, sul lato meridionale del transetto destro si trova l'Altare di S.Diego o Altare Milanesi, affiancato da due porte che danno accesso agli ambienti alla base del campanile.

Si trova sull'altare la pala S.Diego di Alcalà che guarisce i malati, un'opera di Jacopo Ligozzi. 

S.Diego di Alcalà che guarisce i malati (Jacopo Ligozzi - 1595)

Nell'arcone sopra l'altare S.Pietro designa S.Lino come suo successore, realizzato da Domenico Mascagni (forse proveniente dalla Cappella di S.Lino del lato destro della navata). 

S.Pietro designa S.Lino come suo successore (Domenico Mascagni - 1603)

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Sempre sulla parete meridionale del transetto destro si apre la Cappella di S.Pietro d'Alcantara.

Cappella di S.Pietro d'Alcantara

La cappella ha un aspetto tardobarocco (1727): la decorano lesene, colonne e specchiature in stucco trattato a finto marmo.

Matteo Bonechi ha dipinto sulla volta Maria presenta S.Pietro d'Alcantara alla Trinità, e sui peducci le figure allegoriche di Speranza, Umiltà, Fede e Carità.  

volta: Maria presenta S.Pietro d'Alcantara alla Trinità (Matteo Bonechi - 1722 ca.) / peducchi: Speranza, Umiltà, Fede, Carità (Matteo Bonechi - 1722 ca.)

Vincenzo Meucci ha invece affrescato sulla parete destra S.Pietro d'Alcantara placa le acque del fiume Guadana, e sulla parete sinistra S.Pietro d'Alcantara predica a Gerez.

S.Pietro d'Alcantara predica a Gerez (Vincenzo Meucci - 1725/1727)

S.Pietro d'Alcantara placa le acque del fiume Guadana (Vincenzo Meucci - 1725/1727)

La cappella presenta un altare a edicola in stucco policromo dipinto a finto marmo. E' sormontato da un timpano spezzato decorato al centro con due Putti in stucco.

Due figure allegoriche in stucco sovrastano il timpano: la Prudenza e la Giustizia.

timpano dell'altare: Putti / Giustizia e Prudenza

Manca la tela d'altare: raffigurava Cristo impartisce la comunione a S.Pietro d'Alcantara alla presenza di S.Teresa d'Avila, un'opera di Lazzaro Baldi, rimossa perché caduta e di cui si sono perse le tracce.  

Ai lati dell'altare, sopra due piccole porte, sono posti due Angeli in stucco.

Angeli

Sul pavimento vi è un disco con stemma che indica il pozzo di sepoltura della famiglia Filipepi, dove è sepolto anche Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi, meglio noto col nome di Sandro Botticelli.

Tomba di Botticelli

Il grande pittore rinascimentale aveva la sua casa e la sua bottega in Via del Porcellana, vicino alla Chiesa di Ognissanti. Vecchio, solo e in povertà morì il 17 maggio 1510.

E' stato posto vicino al pozzo il ritratto idealizzato che raffigura il grande artista quattrocentesco. E' stato realizzato da Franco Giletta che si è ispirato all'autoritratto del Botticelli che figura nell'Adorazione dei Magi (Gallerie degli Uffizi).

particolare dell'Adorazione dei Magi (Botticelli - 1475 ca. - Gallerie degli Uffizi): Autoritratto di Botticelli

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Dalla Cappella di S.Pietro d'Alcantara si può accedere alla Cappella funebre di Carolina Bonaparte.

Cappella funeraria di Carolina Bonaparte

La sepoltura della più giovane sorella di Napoleone che fu regina consorte di Napoli, avendo sposato Gioacchino Murat, si trova vicino all'altare neoclassico. 

luogo di sepoltura di Carolina Bonaparte

Dopo che il marito fu giustiziato, dal 1831 si era potuta trasferire a Firenze, a Palazzo Grifoni e poi a Palazzo Bonaparte. Morì il 18 maggio 1839 a 57 anni.
 

iscrizione che ricorda la costruzione della cappella funeraria

Come scritto sull'iscrizione posta sulla parete della cappella, nel 1869 l'ambiente in cui era stata sepolta Carolina Bonaparte versava in stato d'abbandono. Così venne Anna Murat duchessa di Mouchy, nipote di Carolina, che fece realizzare l'attuale cripta, restaurata più recentemente dai membri della famiglia Murat. 

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La testata del transetto destro è occupata dalla Cappella del Santissimo Nome di Gesù (è anch'essa in comunicazione con la Cappella funeraria di Carolina Bonaparte). 

Cappella del Santissimo Nome di Gesù

La cappella, risalente al 1367, conserva la sepoltura di Simone Vespucci in quanto era la cappella del patronato della famiglia Vespucci. Poi divenne prima la cappella degli Antinori e poi dei Baldovinetti.

tomba terragna di Simone Vespucci

La cappella fu poi rifatta nel 1667 e poi nel 1722.

La cupola venne affrescata col la Gloria del Nome di Gesù da Giovan Domenico Ferretti, con quadrature di Lorenzo del Moro. 

Gloria del Nome di Gesù (Giovan Domenico Ferretti e Lorenzo del Moro - 1722)

La tela sull'altare raffigurante i Santi Bernardino da Siena e Giovanni da Capestrano è opera di Vincenzo Dandini  Nei due ovali al lato dell'altare Giovan Domenico Ferretti dipinse S.Giuseppe e Maria Vergine.

Santi Bernardino da Siena e Giovanni da Capestrano (Vincenzo Dandini - 1667) / ovali: S.Giuseppe / Maria Vergine (Giovan Domenico Ferretti - 1722)

Le due tele di fine cinquecento poste sulle pareti laterali sono opera di Giovanni e Francesco Brina e raffigurano l'Approvazione della devozione al Nome di Gesù e la Morte di S.Bernardino. Queste due tele prima raffiguravano l'Approvazione della Regola e la Morte di S.Francesco, e vennero poi trasformate per dedicarle a S.Bernardino.

Approvazione della devozione al Nome di Gesù (Giovanni e Francesco Brina - 1573/1574)

Morte di S.Bernardino (Giovanni e Francesco Brina - 1573/1574)
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Sul lato settentrionale del transetto destro si trova la Cappella del Santissimo Sacramento o Cappella Lenzi, nel luogo in cui si trovava l'oratorio degli Umiliati.

Cappella del Santissimo Sacramento

Dell'originaria decorazione realizzata da Bicci di Lorenzo e Neri di Bicci rimane solo un frammento (1451).

Sulla volta Ranieri del Pace ha dipinto la Gloria dell'Eucarestia. Sui peducci sono raffigurati il Sacrificio d'Isacco, il Sacrificio di Melchisedet, il Sacrificio dell'Agnello, e Mosè e la manna.

volta: Gloria dell'Eucarestia / peducci: Sacrificio d'Isacco, Sacrificio di Melchisedet, Sacrificio dell'Agnello, Mosè e la manna (Ranieri del Pace - 1719/1721)

Mosè e la manna (Ranieri del Pace - 1719/1721)

Sacrificio di Isacco (Ranieri del Pace - 1719/1721)

Sulla parete destra si trova il dipinto di Matteo Rosselli Sant'Elisabetta di Portogallo risana una bambina cieca, mentre sulla parete sinistra lo stesso artista ha dipinto il Martirio di Sant'Andrea.  

Martirio di Sant'Andrea (Matteo Rosselli - 1619/1620) / organo a canne (Domenico Cacioli - 1743)

Sant'Elisabetta di Portogallo risana una bambina cieca (Matteo Rosselli - 1625)

Sull'altare si trova la pala Sant'Elisabetta d'Ungheria e le terziarie di Giuseppe Pinzani.

Sant'Elisabetta d'Ungheria e le terziarie (Giuseppe Pinzani - 1730 ca.)

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Segue la Cappella di S.Rosa da Viterbo.

Cappella di S.Rosa da Viterbo

Giovanni Cinqui ha dipinto nella volta la Gloria di S.Rosa, nelle lunette il Battesimo di Cristo e la Predica del Battista, e nei poliboli sulle pareti S.Rosa uscita illesa da rogo (parete destra), e Resurrezione di una donna miracolata (parete sinistra).

lunetta: Predica del Battista (Giovanni Cinqui - 1715)

volta: Gloria di S.Rosa (Giovanni Cinqui - 1715)

S.Rosa uscita illesa dal rogo (Giovanni Cinqui - 1715)

Resurrezione di una donna miracolata (Giovanni Cinqui - 1715)

Giuseppe Pinzani ha invece dipinto la Predica di S.Rosa posta sopra l'altare.

Predica di S.Rosa (Giuseppe Pinzani - 1715 ca.)

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Infine, a destra dell'altare maggiore si trova la Cappella di S.Pasquale Baylon.

Cappella di S.Pasquale Baylon

La cappella fu ristrutturata nel 1691 da Antonio Ferri.

Pier Dandini ha realizzato il S.Pasquale in adorazione dell'Eucarestia, l'opera posta sull'altare, e le opere poste sulle pareti laterali, Morte di S.Pasquale Baylon e sua ascesa al cielo su un carro e Guarigione dei malati e degli ossessi durante una messa.

Guarigione dei malati e degli ossessi durante una messa (Pier Dandini - 1691)

Morte di S.Pasquale Baylon e sua ascesa al cielo su un carro (Pier Dandini - 1691)

Giovanni Gargioli ha realizzato il paliotto in marmo dell'altare.
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Eccoci arrivati alla Cappella dell'Altare Maggiore.

Cappella Maggiore affiancata dalla Cappella di S.Giovanni da Capistrano (a sinistra) e dalla Cappella di S.Pasquale Baylon (a destra)

Come molte altre chiese originariamente era strutturata diversamente, il coro dei monaci era posto nella zona davanti all'altare e quindi la cappella era meno profonda mancando del coro retrostante. 

Anche la decorazione pittorica era diversa: sull'altare maggiore era posto il cosiddetto Polittico di Ognissanti di Giovanni da Milano, conservato in parte dal 1863 alle Gallerie degli Uffizi.

alcune tavole del Polittico di Ognissanti (Giovanni da Milano - 1360/1365 - Gallerie degli Uffizi)


Sulle pareti laterali invece vi erano gli affreschi trecenteschi che hanno trovato posto oggi in Sagrestia.

La cappella venne poi modificata nel 1574.

Una balaustra separa oggi la cappella dalla navata e le pareti sono decorate da specchiature marmoree.

Cappella Maggiore

Sull'altare si trova il Crocifisso bronzeo di Bartolomeo Cennini (1669/1674).

L'altare maggiore in marmo bianco apuano, pietre dure e madreperla è stato realizzato su disegno attribuito a Jacopo Ligozzi. Nei tre ottagoni che decorano il paliotto sono state raffigurate tre Episodi della vita di S.Francesco: la Porziuncola, le Stimmate di S.Francesco e l'Accoglienza degli uccelli a S.Francesco.

altare maggiore (dis.Jacopo Ligozzi - 1593/1605)

paliotto dell'altare maggiore (dis.Jacopo Ligozzi - 1593/1605)

Nell'altare era conservato il saio indossato da S.Francesco quando ricevette le stimmate nel 1224 alla Verna (da qualche anno trasferito a Santuario della Verna). 

Le quattro statue in marmo raffiguranti S.Francesco, Sant'Antonio da Padova, S.Bernardino e S.Diego d'Alcalà sono opere attribuite a Simone Cioli. Gli Angeli invece furono scolpiti da Andrea di Michelangelo Ferrucci.

Angelo (Andrea di Michelangelo Ferrucci) / S.Bernardino (attr.Simone Cioli)

Angelo (Andrea di Michelangelo Ferrucci) / S.Francesco (attr.Simone Cioli)

Le due tele alle pareti laterali raffigurano S.Bonaventura comunicato da un Angelo (Fabrizio Boschi), e S.Chiara mette in fuga i Saraceni (Cosimo Gamberucci).

S.Bonaventura comunicato da un Angelo (Fabrizio Boschi - 1610/1620)

S.Chiara mette in fuga i Saraceni (Cosimo Gamberucci - 1605 ca.)

Sulla parete di fondo del coro Giuseppe Pinzani dipinse la Cacciata dei mercanti dal Tempio (1740), ridipinta poi da Gasparo Martellini (1844/1855).

Sulla cupola Giovanni di San Giovanni ha dipinto una Gloria d'Angeli, sui peducci Cherubini, sulle lunette le Virtù cardinali.

cupola della Cappella Maggiore: Gloria d'Angeli / Cherubini / Virtù cardinali (Giovanni di San Giovanni - 1616 ca.)

peducci della cupola: Cherubini (Giovanni da San Giovanni - 1616 ca.)
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La cappella a sinistra della Cappella Maggiore è la Cappella di S.Giovanni da Capestrano, che probabilmente era stata affrescata da Giotto.

Cappella di .Giovanni da Capestrano

Per questa cappella lo "spedalingo" (ovvero il rettore) dell'Ospedale di S.Maria Nuova Leonardo Bonafede commissionò a Rosso Fiorentino una pala, per assolvere il volere testamentario di Francesca de Ripoi, una vedova di origini catalane. La cosiddetta Pala dello Spedalingo di S.Maria Nuova venne rifiutata dal committente perché i Santi raffigurati sembravano dei diavoli (e quindi venne portata nella Chiesa di S.Stefano a Grezzano nel Mugello e dal 1900 si trova alle Gallerie degli Uffizi).
Pala dello Spedalingo di S.Maria Nuova (Rosso Fiorentino - 1518 - Gallerie degli Uffizi)

Al posto di questa pala fu posta sull'altare una Madonna col Bambino in trono tra i Santi Giovanni Battista e Romualdo di Ridolfo del Ghirlandaio, sostituita nel 1690 dalla tela raffigurante S.Giovanni da Capestrano guida alla vittoria i cristiani contro i Turchi alla battaglia di Belgrado di Pier Dandini.

Sono dello stesso artista i dipinti posti sulle pareti laterali: S.Giovanni da Capestrano riceve l'acqua della Sapienza dalla Vergine Maria e S.Giovanni da Capestrano caccia i demoni mostrando il Cristogramma

S.Giovanni da Capestrano caccia i demoni mostrando il Cristogramma (Pier andini - 1691)

S.Giovanni da Capestrano riceve l'acqua della Sapienza dalla Vergine Maria (Pier Dandini - 1691)

Antonio Ferri si occupò della ristrutturazione seicentesca della cappella. Jacopo Masoni realizzò la balaustra, mentre le decorazioni in stucco e gli Angeli sono opera di Giovanni Passardi.

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Segue sempre sul lato settentrionale del transetto sinistro la Cappella del Presepe.

Cappella del Presepe

Il Crocifisso sull'altare è di Veit Stoss (1502).

La decorazione della volta con il Padre Eterno che invia lo Spirito Santo è stata realizzata Alberigo Clemente Carlini (1578/1563). 

Lo stesso artista ha dipinto le lunette con un'Annunciazione e con l'Annuncio ai pastori (1758). 

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Sulla parete dopo la cappella si trova un'acquasantiera seicentesca decorata con un altorilievo raffigurante Gesù Crocifisso.

acquasantiera con Gesù Crocifisso (XVII sec.)

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Segue l'ingresso alla Sagrestia.

decorazione muraria a finta tappezzeria della Sagrestia (XIV sec.)

Sulle pareti della Sagrestia sono rimasti lacerti di affreschi trecenteschi a finta tappezzeria.

decorazione muraria della Sagrestia

Al suo interno sono custoditi i resti degli affreschi staccati che un tempo si trovavano nella Cappella Maggiore, realizzati da Pietro Nelli e Andrea Bonaiuti, raffiguranti la Resurrezione e l'Ascensione.

Resurrezione e Ascensione (Pietro Nelli e Andrea Bonaiuti)

Attribuiti a Taddeo Gaddi sono invece è il grande affresco della Crocifissione con la Vergine, S.Giovanni Evangelista, la Maddalena, S.Benedetto e S.Bernardo.

Crocifissione con la Vergine Maria, S.Giovanni Evangelista, la Maddalena, S.Benedetto e S.Bernardo (Taddeo Gaddi - 1330/1340 a.)

Sulla parete opposta si trova la sinopia dell'opera ricuperata nel 1977.

sinopia della Crocifissione con la Vergine Maria, S.Giovanni Evangelista, la Maddalena, S.Benedetto e S.Bernardo (Taddeo Gaddi - 1330/1340 a.)
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Il fondo del transetto sinistro è occupato dalla Cappella Gucci-Dini, costituita da un sepolcro (parte bassa) sovrastato dalla cappella rialzata accessibile tramite scala.

Cappella Gucci-Dini

Nella parte alta della cappella, dedicata ai Caduti della prima guerra mondiale, è stato posto il cosiddetto Crocifisso di Ognissanti, il grande Crocifisso ligneo (4,67 X 3,60 m), realizzato da Giotto intorno al 1315.

Crocifisso di Ognissanti (Giotto - 1315/1320)

Nella cimasa è dipinto Gesù Benedicente, mentre nei tabelloni laterali sono stati raffigurati la Madonna e S.Giovanni. Manca dell'appoggio originale.

Crocifisso di Ognissanti (Giotto - 1315/1320)

Originariamente il Crocifisso era stato posto sulla facciata del coro dei frati, accanto ad un altro capolavoro di Giotto: la Maestà di Ognissanti, oggi conservata alle Gallerie degli Uffizi.

Maestà di Ognissanti (Giotto - 1306/1310 - Gallerie degli Uffizi)

Sempre Giotto dipinse per un altare della Chiesa di Ognissanti il dossale della Dormitio Virginis, oggi conservato alla Gemaldegallerie di Berlino.

La parte alta della cappella è decorata con Scene della vita di S.Francesco firmate da R.Cresci risalenti al 1925.

Nella parte bassa della cappella si trova il sepolcro della famiglia in pietra serena realizzato nel 1375, come la scritta in lettere gotiche riporta. Il sepolcro è decorato in rilievo con le raffigurazioni dei Profeti Osea e Isaia.

sepolcro della famiglia Gucci-Dini (1375)

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Sul lato meridionale del transetto sinistro si trova l'Altare di S.Margherita da Cortona.

Sull'altare è posta la raffigurazione di Santa Margherita da Cortona in deliquio davanti a Cristo confortata dagli Angeli, opera di Pietro Marchesini.

Altare di S.Margherita da Cortona: S.Margherita da Cortona in deliquio davanti a Cristo confortata dagli Angeli (Pietro Marchesini - 1728)

A destra di quest'altare si trova la porta che permette di accedere al chiostro, decorata con la Gloria di S.Pietro di Alcantara, mentre sopra la porta a sinistra dell'altare si trova la lapide che ricorda la consacrazione della chiesa avvenuta nel 1582.

lapide che ricorda la consacrazione della chiesa

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Continuiamo la visita percorrendo la navata verso l'ingresso della chiesa.

altari lato sinistro della chiesa

Il sesto altare del lato sinistro della navata (il primo altare che s'incontra), privo di mensa dal 1897, è l'Altare di S.Bernardino da Siena o Altare Moroni.

E' qui posta la tavola con la Visione di S.Bernardino da Siena, opera di Fabrizio Boschi.

Visione di S.Bernardino da Siena (Fabrizio Boschi - 1626)
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Il quinto altare è l'Altare del Crocifisso o Altare Mannucci.

E' qui conservata un Crocifisso ligneo trecentesco di artista tedesco.

Crocifisso (artista tedesco - XIV sec.) / cantoria (attr.Battista Lorenzi - 1569)

Sopra l'altare si trova la cantoria dell'organo decorata con figure allegoriche, opera attribuita a Battista Lorenzi.

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Subito dopo si trova l'affresco staccato di S.Girolamo nello studio di Domenico Ghirlandaio.

S.Girolamo nello studio (Domenico Ghirlandaio - 1480 ca.)

Questo affresco, come già detto, venne commissionato dalla famiglia Vespucci per il coro dei frati, come il Sant'Agostino nello studio di Botticelli posto sulla parete di fronte. 

La traduzione dell'iscrizione in alto dell'affresco ("Illuminaci o luce radiosa senza la quale tutta la terra è oscura") ci ricorda che S.Girolamo, Dottore della Chiesa, fu il primo che tradusse la Bibbia in latino.

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Il quarto altare è l'Altare di Sant'Antonio o Altare Trevi.

La statua lignea di Sant'Antonio da Padova col Bambino qui esposta è un'opera attribuita ad Arrigo Poccetti.

Sant'Antonio da Padova col Bambino (Giovanni Battista Poccetti - 1653)

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Il terzo altare è l'Altare dell'Assunta o Altare Rossi-Castelli.

Sull'altare si trova una Madonna in gloria e Santi di Maso di San Friano. Sulla lunetta Santi di Tito ha dipinto una Gloria d'Angeli.
 

in alto: Gloria d'Angeli (Santi di Tito - 1580/1585) / in basso: Madonna in gloria e Santi (Maso di San Friano - 1571)

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Sulla parete tra il III e il II altare si trova la lapide funebre di Cesare, figlio del cavaliere e politico Alexis François Artaud del Regno d'Etruria. La lapide in stile neoclassico ricorda che il bimbo visse solo 8 giorni e 6 ore.

Lapide funebre di Cesare Artaud (1805)

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Il secondo altare è l'Altare della Trinità o Altare Rustici-Bandeni.

Altare della Trinità / Fonte battesimale

Oggi possiamo rivedere l'affresco che raffigura l'Incoronazione della Vergine e la Trinità, opera di Ridolfo del Ghirlandaio, tornato alla luce nel 1898. Era stato infatti coperto dall'opera di Matteo Rosselli il Martirio di Sant'Andrea, spostato poi nel transetto destro.

Incoronazione della Vergine (Ridolfo del Ghirlandaio - 1542 ca.)

Trinità (Ridolfo del Ghirlandaio - 1542 ca.)

Dal 1897 si trova qui collocato il fonte battesimale. Quello oggi presente risale al 1942. 

particolare del fonte battesimale (1942)

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Subito dopo si può accedere alla Cappella della Madonna dei d'Alba, fatta costruire nella tettoia del chiostro dai duchi spagnoli d'Alba nel 1581.

Cappella della Madonna dei d'Alba

La cappella fu ridecorata più volte assumendo l'aspetto attuale tra il 1730 e il 1740.

La volta fu affrescata da Rinaldo Botti e Giuseppe Pinzani.

Giuseppe Pinzani ha dipinto sulla volta l'Incoronazione della Vergine e una Gloria d'Angeli, mentre negli ovali i Santi Frediano, Lucia, Apollonia, Agostino, Michele e Raffaele.

Incoronazione della Vergine (Giuseppe Pinzani)

Gloria d'Angeli (Giuseppe Pinzani)
 
ovale (Giuseppe Pinzani): Sant'Apollonia - lunette (Rinaldo Botti): Fidanzamento di Maria (a sinistra) / Presentazione di Maria al tempio (a destra)

Di Rinaldo Botti sono le lunette: Presentazione di Maria al Tempio, Fidanzamento di Maria, Incarnazione, Adorazione dei Magi.

Sull'altare si trova la copia settecentesca di Raniero Borghetti della Madonna "Salus Populi Romani" tra S.Bonaventura e un vescovo

copia della Madonna "Salus Populi Romani" tra S.Bonaventura e un vescovo (Ranieri Borghetti - 1605 ca.)

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Il primo altare è l'Altare dell'Annunciazione o Altare Carloni-Nerli.

Sull'alare è stata posta l'opera Dio Padre invia l'Arcangelo Gabriele a portare l'annuncio alla Vergine di Bartolomeo Traballesi.


Dio Padre invia l'Arcangelo Gabriele a portare l'annuncio alla Vergine (Bartolomeo Traballesi - 1566/1571)

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Infine, in controfacciata troviamo due altari.

controfacciata (sopra al portale): La Vergine Maria presenta il Bambino Gesù a S.Francesco alla presenza della Maddalena (Cosimo Ulivelli - 1662)

Sopra al portale d'ingresso è posta l'opera di Cosimo Ulivelli La Vergine Maria presenta il Bambino Gesù a S.Francesco alla presenza della Maddalena.

Al di sopra del dipinto si trova lo stemma della famiglia D'Ambra partito con lo stemma della famiglia Franchi (Giovan Battista De Ambra sposò Geronima Franchi). Giovan Battista D'Ambra fece realizzare le finestre della navata.

controfacciata: stemma De Ambra

Sull'Altare del Nome di Maria, l'altare a destra dell'ingresso, era presente un tempo il Reliquiario di S.Rossore (oggi al Museo Nazionale di S.Matteo a Pisa), opera di Donatello, sostituito poi da La Vergine bambina tra i Santi Elisabetta e Gioacchino di Vincenzo Dandini.

La Vergine bambina tra i Santi Anna e Gioacchino (Vincenzo Dandini - 1672)

Sull'altare a sinistra dell'ingresso si trovava un'Annunciazione trecentesca spostata poi nel Refettorio

L'acquasantiera qui posta ha forme cinquecentesche. 

acquasantiera

Se fosse possibile sarebbe bene visitare anche l'attiguo chiostro, decorato nel Seicento con lunette  raffiguranti Storie di S.Francesco affrescate da Jacopo Ligozzi, Giovanni da San Giovanni e altri artisti.

Chiostro del Convento di Ognissanti

Nel Refettorio che affaccia sul chiostro Domenico Ghirlandaio nel 1480 ha affrescato il cosiddetto Cenacolo di Ognissanti. Nello stesso ambiente si trova esposta anche la sua sinopia.

Cenacolo di Ognissanti (Domenico Ghirlandaio - 1480)

Infine proviene sempre dal convento di Ognissanti il cosiddetto Trittico di Ognissanti di Bernardo Daddi conservato alle Gallerie degli Uffizi.

Trittico di Ognissanti (Bernardo Daddi - 1328 - Gallerie degli Uffizi)

Orari: giovedì/martedì     9.30/12.30  16.00/19.15

            mercoledì                                16.00/19.15

ATTENZIONE: il Cenacolo di Ognissanti è temporaneamente CHIUSO. Consultare il sito:

http://www.polomusealetoscana.beniculturali.it/index.php?it/178/firenze-cenacolo-di-ognissanti 


CONCLUSIONI                                                                                                                           Il contributo artistico apportato da Giotto, Domenico Ghirlandaio, Botticelli e molti altri artisti nel complesso conventuale di Ognissanti è davvero notevole. Come non rimanere incantati davanti alle loro opere. Anche se la Chiesa di Ognissanti non è frequentata dai turisti come altre chiese di Firenze, ha certamente un importante rilievo nella storia dell'arte italiana.