giovedì 24 aprile 2025

Marrakech: il Musée Mohammed VI pour la Civilisation de l'Eau au Maroc

 

Nel quartiere di Palmeraie posto alle porte di Marrakech si trova un moderno ed interessante museo dedicato all'acqua: il Musée Mohammed VI pour la Civilisation de l'Eau au Maroc.

Musée Mohammed VI pour la Civilisation de l'Eau au Maroc

Il Musée Mohammed VI pour la Civilisation de l'Eau au Maroc, chiamato anche Aman, che in lingua berbera significa "acqua".

Il museo (2000 mq) è stato inaugurato nel 2017 su progetto del Ministero degli Habous e degli Affari Islamici, in quanto le autorità religiose marocchine detengono le conoscenze idrauliche e tecniche per il trasporto dell'acqua, e prima della colonizzazione l'acqua veniva gestita da questo ministero.

L'ingresso del museo è preceduto da una grade vasca d'acqua a forma di T con zampilli e una noria realizzata a Fes 1000 anni fa.

vasca con noria

vasca con noria

L'edificio che ospita il museo è di color ocra, il colore che ha donato il soprannome di "città rossa" a Marrakech. Sulla facciata si ritrovano decorazioni a zellige tipiche marocchine.

facciata del museo

Per avere un assaggio su cosa si andrà a visitare, dopo aver varcato l'ingresso semicircolare decorato con zellige del museo, ci si può soffermare nell'atrio a guardare alcuni modelli di sistemi idraulici:

modelli di sistemi idraulici marocchini

- mulino ad acqua  era utilizzato fino a 50 anni fa per macinare le granaglie e che funziona ancor oggi in alcune regioni del Marocco. Nell'XI secolo a Fes vi erano 400 mulini ad acqua. Il mulino ad acqua ha anticipato le turbine progettate poi nel XIX secolo. La turbina detta "Kaplan" del 1919 è una di quelle più somiglianti ad un mulino ad acqua.

modello di mulino ad acqua

modello di mulino ad acqua

- Ma'da è un distributore d'acqua delle aree urbane realizzato in muratura. E' alimentato da un canale principale ed è provvisto di numerosi canali secondari, ognuno dei quali porta l'acqua ad una destinazione pubblica o privata.

modello di Ma'da

- Khettara è una galleria drenante, un sistema d'irrigazione tradizionale che consiste nel captare l'acqua nella falda freatica attraverso un lungo tunnel sotterraneo scavato orizzontalmente con inclinazione di 3°/4°. Quest'ultimo è punteggiato in superficie da una serie di pozzi allineati che servono come punti di ventilazione e pulizia, oltre che per la costruzione del canale stesso. L'acqua istradata per gravità arriva in superficie come una sorgente artificiale perenne. Nella regione di Marrakech le Khettara più antiche risalgono al XII secolo.

modellino di Khettara

modellino di Khettara

modellino di Khettara

modellino di Khettara

modellino di Khettara

Anche nel grande atrio d'ingresso, illuminato da un grande lampadario, troviamo elementi decorativi della tradizione marocchina (soffitto in legno, zellige e stucchi).

atrio d'ingresso del museo

atrio: soffitto in legno, finestre ad arco con vetri colorati e lampadario cesellato

zellige e stucco sulle pareti

Il  museo, realizzato come una torre che ricorda l'architettura di un riad (con patio al centro e stanze intorno), si articola su tre livelli. La visita inizia salendo al livello più alto e scendendo verso quello più basso (seminterrato).

Ogni piano è costituito da una grande camera circolare (700 mq) che si apre nella sua parte centrale sui sottostanti piani e su un grande modello circolare interattivo dell'Haouz, modello dell'integrazione dei sistemi idraulici tradizionali e moderni nella regione di Marrakech.

zona centrale della torre museale

Supporti museografici (oggetti, fotografie, contenuti didascalici in quattro lingue, video e proiezioni interattive) aiutano il visitatore ad approfondire i temi che ogni settore del museo tratta in maniera moderna ed esaustiva.

una sala del museo con modelli, grafici e ricostruzioni

una sala del museo

Sono presentati numerosi temi inerenti all'acqua e ai suoi utilizzi, secondo angolazioni scientifiche, sociali, culturali, religiose.

schema dei temi trattati in ogni piano del museo

Al primo piano viene trattato il lato scientifico dell'acqua, l'influenza del clima sulla quantità d'acqua del Regno, e il diritto comune sull'acqua applicato in Marocco.

sala del primo piano

Si inizia prendendo in esame le caratteristiche fisico-chimiche dell'acqua (H2O).

molecola d'acqua

molecola d'acqua

L'acqua è la biomolecola più importante e più abbondante del nostro pianeta.

Grazie al suo carattere bipolare e ai legami idrogeno, l'acqua è il più grande solvente della biosfera. Può sciogliere facilmente sali cristallizzati, ioni e altri composti.

L'acqua ha la tensione superficiale più elevata di tutti i liquidi (fatta eccezione per il mercurio). Questo permette la formazione di gocce d'acqua in aria umida e la risalita per capillarità in un tubo come la linfa in un albero.

L'acqua è l'unica sostanza che esiste in tre fasi: liquida (0°/100° C), solida (-273°/0° C) e gassosa (100° C).

i tre stati dell'acqua: gassoso, liquido e solido

Le molecole d'acqua allo stadio solido formano una struttura esagonale con legami idrogeno, mentre allo stato liquido le molecole dell'acqua sono più mobili (di più o di meno a seconda della temperatura). La temperatura è ciò che determina il passaggio da uno stadio all'altro.

La densità dell'acqua varia in base alla temperatura (densità massima a 3,98° C).

L'acqua è trasparente alla luce visibile e questo permette agli organismi acquatici di vivere al suo interno.

L'acqua ha un calore specifico elevato che permette agli oceani di mantenersi a temperature stabili.

Il 65% del peso del corpo umano è formato da acqua, mentre lo è al 90% in un fungo e al 95% nella medusa.

L'acqua è fondamentale per gli esseri viventi. Senz'acqua non avverrebbe la fotosintesi o la respirazione. L'acqua permette ai composti organici di replicarsi.

Il cosiddetto "ciclo dell'acqua" permette di trasformare l'acqua salata degli oceani in acqua dolce pura.

ciclo dell'acqua

L'aria non può conservare indefinitamente l'acqua evaporata con l'energia solare. Nell'elevarsi quest'aria umida si raffredda e si satura. Il surplus di vapore d'acqua si trasforma per condensazione in piccole gocce che formano le nuvole. Le precipitazioni avvengono quando le gocce divengono abbastanza pesanti da subire l'effetto della gravità e cadere sotto forma di pioggia, grandine o neve.

Si continua analizzando le risorse idriche del Marocco allo stato attuale.

Il clima del Marocco è considerato mediterraneo nel Nord e arido a Sud e a Sud-Est delle montagne dell'Atlante, con stagioni secche e calde e stagioni fredde e umide.  Metà del Sud del Marocco è occupato da zone aride, mentre il clima umido domina il Nord-Ovest e le cime del Rif e del Medio Atlante. La fine del periodo caldo è segnata delle piogge del mese di ottobre. Il clima in Marocco è regolato dalla combinazione dell'anticiclone delle Azzorre con la depressione sahariana.

climi del Marocco

precipitazioni annuali in Marocco

Data la posizione geografica centrale dei massicci montuosi, numerosi fiumi nascono sulle cime e si gettano nel Mediterraneo o nell'Oceano Atlantico. Alcuni corsi d'acqua non raggiungono il mare o l'oceano, e scompaiono ai confini con il Sahara. Il flusso degli uadi (antichi letti di fiumi del Sahara) varia considerevolmente: alcuni hanno un regime pluvio-nevoso, altri sono secchi tutto l'anno.

corsi d'acqua del Marocco

In Marocco i laghi naturali sono circa 150, di cui i più importanti si trovano tra le montagne del Medio Atlante e dell'Alto Atlante (circa una ventina).

Le acque sotterranee provengono da infiltrazioni di acqua piovana nel terreno che riempiono i pori e le crepe del suolo, inumidiscono gli strati sempre più profondi fino ad arrivare ad uno strato impermeabile del sottosuolo dove si accumulano e formano una riserva d'acqua chiamata "acquifera". Fluendo per decine o centinaia di chilometri l'acqua riemerge poi fuori dal terreno formando una sorgente o un corso d'acqua.

falde superficiali e falde profonde in Marocco

Le acque sotterranee si dicono "libere" (o "falde freatiche") quando si trovano sotto un suolo permeabile, si dicono "captive"(o "falde artesiane") se sono situate tra due livelli impermeabili, sono molto profonde (più di 1000 m) e rinnovabili più lentamente.

strumenti di misurazione del livello e della portata delle falde acquifere

Come i fiumi, le falde freatiche superficiali seguono processi dinamici. Sono rinnovate naturalmente con le piogge che si infiltrano nel terreno e i deflussi nei corsi d'acqua e artificialmente per il contributo dell'ingegneria tradizionale.

Circa il 10% del territorio nazionale marocchino è coperto dai più importanti sistemi acquiferi. Il Paese dispone di 130 falde acquifere di cui 32 sono falde profonde e 98 sono superficiali. 

Le falde freatiche sono una sorta di sorgenti naturali, costituiscono una delle risorse più adattabili ai bisogni della popolazione. Sono dotate di caratteristiche fisiche e chimiche costanti, pure e non contaminate da germi patogeni. 

L'acqua è un elemento fondamentale del funzionamento naturale di tutti gli ecosistemi.

Il Marocco è il Paese del Nord Africa con più acqua continentale. La grande variabilità spaziale delle condizioni climatiche e geografiche crea degli ecosistemi acquatici molto vari, comprendendo laghi, fiumi, sorgenti delle montagne calcaree, Merjas e Sebkhas sahariane (distese di sale).

Gole del Oued Mgoun

Oued Draa nell'oasi di Mezguita

L'incremento demografico e i rischi dei cambiamenti climatici (aridità e inondazioni) hanno fatto diminuire del 15/20% i flussi dei corsi d'acqua negli ultimi decenni.

densità comunale della popolazione marocchina

L'acqua è sempre più minacciata dallo smog per la concentrazione delle attività socio-economiche in spazi ristretti, per lo sviluppo dell'agricoltura intensiva e il ritardo della sanificazione e la depurazione dell'acqua usata.

Nonostante tutti i problemi (rarità e vulnerabilità delle risorse idriche, deterioramento della qualità, sviluppo sociale ed economico), il Marocco arriva a soddisfare i bisogni d'acqua fondamentali e a sostenere il suo sviluppo socio-economico.

Il successivo tema riguarda il patrimonio idraulico del mondo rurale marocchino nei grandi ecosistemi marocchini (oasi pre-sahariane e sahariane, alte montagne, pianure atlantiche, deserto).

La storia del Marocco è intimamente legata al suo patrimonio idrico. Dalla sua fondazione, le diverse dinastie hanno realizzato grandi lavori idraulici (pozzi, khettaras, dighe) e hanno elaborato modelli di gestione e spartizione dell'acqua facendone un fattore di coesione sociale e di equilibrio.

giare per l'acqua

La popolazione si è adattata alle condizioni territoriali e climatiche, si è avvantaggiata del flusso d'acqua e ha diminuito l'uso in caso di siccità. Non ha mai esaurito le risorse. Ha trovato le soluzioni migliori per captare, condurre, distribuire e trasportare l'acqua (cisterne interrate, canali, pozzi, norie, gallerie sotterranee per il trasferimento dell'acqua). Ha fatto del sistema tradizionale dell'acqua uno strumento di sviluppo sostenibile.

Il Marocco dispone di una serie di oasi sparse lungo le zone sub-sahariana e sahariana. Esse sono il risultato di un continuo lavoro umano dall'antichità per il controllo permanente delle risorse delle acque sotterranee e delle acque tumultuose dei fiumi che scendono dalle montagne. L'ecosistema è propizio alla vita e l'organizzazione sociale è centrata sull'idraulica.

Dipendendo dal tipo di appezzamento di terreno (taghula, lahbel, taluht o sahbe), la popolazione delle oasi si divide il territorio in funzione delle colture ma anche dall'acqua a disposizione. La costituzione di colture avviene dopo il livellamento della superficie con un livellatore (azun in arabo, o awzan in berbero). questo strumento è costituito da un manico in legno al quale è attaccata una pala piatta metallica di forma rettangolare con attaccata alla fine una doppia corda. Il livellamento viene fatto da due agricoltori: il primo alza la corda mentre il secondo inclina l'awzan in moda da appianare la superficie e rimuovere poi la terra in eccesso.

utensili collegati all'utilizzazione dell'acqua nei lavori agricoli e nell'irrigazione (a sinistra un wazan)

Le popolazioni delle oasi erano abili nell'estrazione dell'acqua usando diverse risorse combinate:

- estrazione delle acque rare con pozzi e khettaras che forniscono poca acqua ma tutto l'anno

- ricevere nei campi considerevoli quantità d'acqua che gli oued (fiumi) apportano sporadicamente qualche giorno l'anno, con effetto positivo sulla ricarica dell'acqua delle falde sotterranee.

terrazze irrigate nell'Alto Atlante (Valle Ait Bovali)

Le oasi di Tafilalet (zona da considerarsi una piccola Mesopotamia marocchina) occupano un posto centrale nella civiltà marocchina dell'acqua. Esse riflettono secoli d'ingegnosità umana per beneficiare del corso dello Ziz e del Gheris, corsi d'acqua provenienti dall'Alto Atlante, e per l'estrazione dell'acqua sotterranea tramite gallerie drenanti (khettaras).

Valle dello Ziz

Con l'arrivo dell'Islam a Sijilmassa nel Tafilalet nel l'VIII secolo, le conoscenze della scienza idraulica si scrissero in manoscritti in lingua araba. L'organizzazione sociale della spartizione dell'acqua era meticolosamente pianificata. Oggi la conservazione di un sistema idrico sostenibile è una sfida importante per il futuro.  

I pozzi sfruttano l'acqua delle falde acquifere. Ci sono differenti tipi di pozzi:

- i pozzi a bilanciere (chadouf) dove i contrappesi fissati all'estremità facilitano l'estrazione dell'acqua grazie alla forza umana.

resti di un pozzo a bilanciere (chadouf)

schema di un pozzo (chadouf)

componenti del sistema di estrazione d'acqua di un pozzo

modellino di pozzo a bilanciere

- i pozzi con tubi flessibili e carrucole (aghrour) con un sistema di estrazione a trazione animale (molto utilizzato nel Tafilalet). Il sistema di estrazione da questo tipo di pozzo ha come caratteristica principale che le acque sono estratte di continuo, senza bisogno di fermarsi o d'intervenire sull'operazione. Questo sistema di estrazione usa l'acqua sotterranea in quantità ragionevoli, ma oggi molti pozzi tradizionali sono stati modernizzati con l'istallazione di motopompe. Conseguentemente c'è ora il rischio di una riduzione della falda freatica sotterranea.

pozzo con trazione animale (aghrour)

Le khettaras sono una sorta di miniera d'acqua costituite da una galleria sotterranea che intercetta l'acqua di una falda situata a monte di una zona da irrigare. L'acqua captata è trasferita per semplice gravità verso la presa (la pendenza delle gallerie è più debole che quella del terreno). Molti pozzi di manutenzione sono visibili in superficie. Questi permettono l'aereazione durante la costruzione e permettono il mantenimento usuale di questi dispositivi.

plastico di una khettara (pozzi di mantenimento, falda freatica, galleria drenante)

Le khettaras sono monumentali acquedotti sotterranei. Le gallerie devono essere mantenute perché la falda freatica riversi acqua regolarmente. Se il livello delle falde cambia, il condotto deve essere adottato allungando o scavando molto. 

L'acqua è il più grande fattore limitante per gli insediamenti del Sud-Ovest del Marocco.

oggetti per attingere acqua dai pozzi

Tiznit è situata nella regione arida del Marocco. La popolazione si è trasferita in questa regione grazie alle sorgenti del territorio e alle khettaras

Il Sahara è caratterizzato dall'uso di pozzi, dalla raccolta dell'acqua pluviale grazie al sistema delle Matfyya (cisterne interrate) e dalla raccolta delle acque delle alluvioni degli oued sahariani e dei ghadirs (pozze d'acqua che si formano dopo ogni pioggia). 

Sahara

Mappe dei pozzi segnavano gli itinerari delle carovane e permettevano il sostentamento umano e animale. 
Le gole chiamate Foums nelle regioni sahariane sono separate dalle Feijas, pianure del Quaternario con substrato di scisti. Queste Feijas contengono falde acquifere che sono sfruttate allo sbocco delle Foums per l'irrigazione dei palmeti e per soddisfare il bisogno umano.

tenda delle oasi sahariane

Smara è un modello di cittadella nel deserto, fondata nella valle del Salwan (uno degli affluenti del oued Saguia Alhmra) alla fine del XIX secolo da Cheikh Ma El-Ainain. Costituiva una sorgente d'acqua, un incrocio importante del commercio transahariano, dove l'acqua costituiva un punto focale dell'attività religiosa ed economica. Il nome Ma El-Ainain significa "acqua di due sorgenti" ed è un nome comune nella regione.
Tutte le valli di montagna sono strutturate nel loro paesaggio da tre elementi idraulici di base: le prese d'acqua dei fiumi, i camminamenti d'acqua lungo i canali che scorrono di fianco ai pendii e le griglie idro-agricole dei campi coltivati intensamente e in maniera continua. L'insieme forma un patrimonio vivente molto fragile. Le condizioni e la cooperazione tra coloro che usano i canali, così come la regolazione dei conflitti, sono oggi parte integrante del sistema idrico di montagna.
La Valle di Ait Bouguemez è un bell'esempio di sistema montano dove l'agricoltura idraulica e la pastorizia rappresentano la sussistenza della popolazione. La montagna è un castello d'acqua per il Marocco. Le precipitazioni sotto forma di pioggia e neve sui rilievi donano due fenomeni essenziali: l'infiltrazione nelle rocce che alimentano le sorgenti d'acqua pura e numerosi flussi torrenziali che gli abitanti della montagna hanno sempre utilizzato a loro vantaggio, con l'istallazione di dozzine di seguias per irrigare le loro "oasi d'altitudine". La Valle di Ait Bouguemez, vicino a Mgoun (4071 m d'altezza) è spesso descritta come quella dove la gente viveva felice in 30 villaggi situati tra i 1700 e i 2000 m d'altitudine.

l'acqua nelle alte montagne

l'acqua nelle alte montagne

In montagna l'acqua perenne è più abbondante che nelle oasi. La Valle di Ait Bouguemez è particolarmente ricca di sorgenti ripartite a monte e al centro delle due alte valli, quella di Ait Hakim e quella di Ait Imi. Queste sorgenti dominano i territori di molti douars (piccoli villaggi o gruppo di abitazioni rurali) e sono quindi divise secondo regole multiple.  La fluttuazione dei flussi mette alla prova l'intera società. Alcuni anni possono essere secchi durante l'estate. Questo porta a manifestazioni e azioni di vario tipo per ritrovare il suono dell'acqua che gorgoglia dalle rocce e i benefici dell'acqua corrente.

L'acqua può essere distribuita nei campi in due modi:

- distribuzione ciclica: in un determinato giorno l'acqua viene distribuita a un blocco di campi; questo determina una rotazione completa dei blocchi di campi che dura solitamente tra i 7 e i 14 giorni. Gli agricoltori devono mettersi d'accordo sul giorno fissato per la ripartizione all'interno del loro blocco.

- distribuzione dell'acqua da monte a valle su tutti i campi di tutti i blocchi (campo dopo campo). In questo caso il lasso di tempo tra due irrigazioni si allunga (oltre 30 giorni). 

Queste distribuzioni sono il frutto dell'esperienza e del sapere dell'assemblea (la Jemaa): o si scelgono irrigazioni soventi ma con poca acqua, o irrigazioni abbondanti ma facendo passare più tempo tra un'irrigazione e l'altra.

L'acqua che scorre nelle seguias o targa (canali di terra che traggono la loro alimentazione d'acqua dagli oueds per mezzo di dighe e che rappresentano il più importante sistema di mobilitazione dell'acqua superficiale usato per irrigare vaste zone) è divisa in maglie idrauliche. Le strutture di distribuzione sono poste lungo il canale principale. In genere il canale distributore utilizza il flusso del canale principale, poi è chiuso e l'acqua passa al distributore successivo. Ma se il flusso del canale principale è molto abbondante, si può distribuire l'acqua in maniera continua in semplici proporzioni fissate secondo le regole del diritto consuetudinario. In effetti si cerca di irrigare empiricamente con un flusso regolabile e ragionevole come suggerisce l'espressione berbera "Afous n ouaman" ovvero "mano dell'uomo". Tutte queste regole sono il risultato dell'esperienza umana.

sistema di distribuzione dell'acqua nelle alte montagne

Per deviare l'acqua dei fiumi (asif) la tecnica consiste nel porre una diga attraverso il corso chiamata "ougoug" (presa d'acqua). In linea generale l'ougoug non prende che una parte del flusso e lascia il resto scorrere col suo corso naturale per la presa d'acqua seguente, ma se l'asif non dà abbastanza acqua, solo la presa a monte resta funzionante.

sistema idraulico montano (seguias e ougoug)

Nella valle ogni ougoug dona acqua ad un canale principale dalla flebile pendenza. La valle si presenta così con una serie di canali paralleli da ogni parte del fiume (asif). Lungo il canale diversi canaletti distributori permettono di distribuire l'acqua verso i campi o le terrazze. Ci sono più di 50 seguias per i 30 villaggi della valle.

acquedotti e seguias di montagna

In tutti i sistemi idraulici a gravità, il fluire da monte verso valle avviene in uno spazio delimitato. Quando non c'è mancanza d'acqua, tutti i componenti del sistema riscuotono la loro parte secondo le modalità che la società ha fissato. Ma le variazioni climatiche e gli effetti stagionali alterano i parametri d'accesso sui terreni connessi al sistema idraulico. Quando l'acqua comincia a mancare, la comunità deve attuare un altro modo di ripartire l'acqua e cercare un consenso sulle condizioni giuste per dividerla. Ma se la scarsità d'acqua si accentua, arriva il momento in cui l'assemblea del territorio non può più garantire l'uso minimo d'acqua.

La Valle del Azzaden/Ouirgane è un esempio del fragile equilibrio della ripartizione dell'acqua nelle comunità di utenti di più segmenti della valle. Nell'alto bacino del N'Fis, ai piedi del massiccio del Toubkal, un affluente del N'Fis riceve le sue prime sorgenti e concentra il fluire delle forti piogge autunnali e primaverili. L'oued si chiama Azzaden nella parte alta e Ouirgane nella parte inferiore. La ripartizione dell'acqua è stata oggetto di confronti molto duri durante la storia, perché c'è una catena di terreni e di utenti da monte a valle. Quando l'acqua è abbondante, tutti i villaggi sono riforniti, ma quando l'acqua delle sorgenti a monte scarseggia, si istituiscono regole per la ripartizione con le quali si stabilisce che le zone a valle hanno lo stesso diritto di accesso all'acqua che quelle a monte.

Nella Valle del Azzaden/Ouirgane si pratica l'agricoltura a terrazze con l'associazione di piante alimentari, foraggere e alberi da frutta come noci e meli.

coltivazioni a terrazze nella Valle del Azzaden/Ouirgane

Sulle montagne manca la terra coltivabile e le terrazze sono costruite con muri di pietra ben strutturati. Esse beneficiano dei sedimenti in sospensione nell'acqua trasportata dai canali. Il suolo delle terrazze trattiene molta acqua e ciò facilita le coltivazioni. Inoltre l'impianto delle terrazze lungo il versante della montagna costituisce un eccellente freno ai flussi torrenziali durante le grandi piogge temporalesche: una montagna terrazzata protegge la pianura.

plastico della Valle del Azzaden/Ouirgane
Il patrimonio del sistema idrico di montagna in Marocco è eccezionalmente ben conservato. Esso fa vivere milioni di persone, assicurando lo sviluppo e la sussistenza delle popolazioni. Associato alla pastorizia e al turismo, esso costituisce una chiave per il futuro. Se dovesse scomparire si avrebbe un considerevole impatto sulle pianure, sulla circolazione dell'acqua sulle terrazze e la protezione contro le molto frequenti inondazioni. Come per le oasi, il patrimonio del Paese non è fatto solo di strutture e sviluppi tecnici, ma anche di conoscenze, di istituzioni, di gestione dei beni comuni, di cultura diversa e di simboli spirituali intorno all'acqua.
A Sud di Casablanca il litorale atlantico è sempre più arido e diviene progressivamente desertico dopo Agadir. Nelle pianure di fronte all'oceano l'acqua scarseggia perché qui i fiumi hanno un apporto limitato, dato che sono sfruttati a monte, all'interno del Paese. In queste zone vi sono piogge scarse e fiumi aridi. Qui la cultura dell'acqua si riduce alla raccolta delle rare acque piovane con impluvi e cisterne sotterranee o serbatoi esposti.

oggetti di vita domestica nelle pianure atlantiche

La raccolta delle acque piovane mira a soddisfare tutti i bisogni domestici di acqua potabile, per la casa, per il bestiame e per il giardino, ma anche per i viaggiatori in cammino. Cisterne interrate (matfiyya) sono scavate nel sottosuolo sufficientemente compatto, a valle di una zona propizia al deflusso. A volte queste sono semplici pozze di raccolta dell'acqua piovana (ghadir) o bacini direttamente impiantati in rocce calcaree. Le matfiyya sono anche realizzate all'interno delle case, in particolare per immagazzinare l'acqua piovana che scende dai tetti. Se è possibile scavare, con un pozzo si può aggiungere una fonte supplementare.

cisterna sotterranea

modellino di un impluvio con matfiyya e pozzo

canalizzazione di acqua piovana dei tetti di una casa

matfiyya davanti ad una casa

Le matfiyya posizionate lungo le strade di comunicazione offrono ai viaggiatori un servizio insostituibile. Offrire acqua è sempre stato un forte atto simbolico nelle società mediterranee e particolarmente in Marocco, dove la popolazione frequentemente viaggia tra le città e le campagne. 

Si descrive anche la gestione tradizionale dell'acqua e il diritto consuetudinario.

Il patrimonio idraulico marocchino è una dimostrazione dei rapporti intimi tra le società locali e i loro ambienti. Queste società hanno accumulato una conoscenza e un know-how ecologico, agronomico, tecnologico e giuridico. La diversità dei modi tradizionali di gestione dell'acqua, sia da una prospettiva sociale (dove la Jemaa gioca un ruolo importante), che tecnica, rivela la genialità dei costruttori e dei ripartitori d'acqua. 

Il diritto consuetudinario è un insieme di regole e di disposizioni rispettate dalla Jemaa in molte aree in materia di acqua. Queste regole includono il diritto all'acqua del vicino e del viaggiatore, e il diritto di proprietà dell'acqua per colui che la estrae. Questo diritto può essere accettato solo nella misura in cui esso non nuoccia alla comunità.

La Jemaa, modello esemplare e assemblea tradizionale di gestione collettiva, supervisiona la divisione e la distribuzione dell'acqua, risolve i conflitti e l'applicazione delle sanzioni, prende misure in caso di siccità, costruisce, mantiene ed espande le infrastrutture idrauliche.

Vi è una Jemaa per ogni khettara. Si riunisce spesso il venerdì dopo la preghiera per discutere gli affari correnti. Ogni anno, essa designa la persona responsabile della khettara che deve garantire l'equità della ripartizione dell'acqua in funzione dei diritti. Questi diritti riguardano gli orari specifici dell'acqua, secondo dei giorni d'uso definiti dagli antichi fondatori delle khettaras. Da sempre questi diritti giornalieri sono condivisi di generazione in generazione.

Ci sono due modi di spartire l'acqua: a tempo o a volume.

strumenti per la misurazione della distribuzione d'acqua

Spartizione a tempo: oggi l'orologio è lo strumento di misura più usato per calcolare il tempo d'irrigazione che ciascuno ha diritto, ma non è sempre stato così. 

Differenti metodi possono essere usati per misurare il tempo. Il misuratore solare consiste nell'uso dell'ombra di un oggetto per calcolare il tempo di deflusso dell'acqua.

Il sistema tanast o "satla di rame" è una sorta di orologio idraulico. E' una coppa perforata sul fondo posta in un recipiente contenente acqua. La coppa si riempie completamente secondo un tempo preciso. Questo tempo è l'unità di misura per la distribuzione dell'acqua. Viene fatto un nodo ogni volta che il tanast trabocca. Questo permette di tracciare la distribuzione dell'acqua.

Ripartizione per volume : implica un bacino d'accumulo e la distribuzione dell'acqua viene fatta ogni giorno con l'aiuto di un bastone (ifer) graduato, che misura l'acqua accumulata. In certe oasi uno specifico ifer è usato per la stagione estiva e un altro per l'inverno. In questo modo la lunghezza del bastone dipende dal fluire dell'acqua e dalla stagione.

Spiritualità, riti e feste legate all'acqua.

Nella società marocchina l'acqua è considerata un dono di Dio. Che sia abbondante o scarsa, l'acqua è sempre venerata e gestita razionalmente, non può essere sprecata. La scarsità o l'assenza d'acqua sono imputabili alla mala utilizzazione da parte dell'uomo.

La gente prega Dio per l'acqua, la celebra con festività. L'acqua è una cultura da tramandare per le generazioni future, è un fattore di pace e di coesione sociale. 

L'acqua ha un posto importante nel Corano. E' menzionata in molti versetti. E' considerata come una risorsa di tutta la vita sulla Terra. Ha una funzione di purificazione ed è un elemento essenziale del Paradiso.

versetti del Corano che parlano dell'acqua

Nella cultura islamica l'acqua è simbolo di purezza, vita e spiritualità. Per esplicare i rituali religiosi islamici come il Wudu e Ghuls occorre l'acqua.

L'Islam, che si basa sulla complementarietà di corpo e spirito, accorda una particolare importanza alla pulizia e alla purificazione del corpo con l'acqua. Sono per questo obbligatorie le abluzioni quotidiane per la preghiera (Wudu). La dottrina incita al lavaggio delle mani prima e dopo i pasti e al lavaggio degli abiti.

L'abluzione è codificata da regole che osservano una stretta economia dell'uso dell'acqua. Il Profeta Maometto usava un mud d'acqua (3/4 di litro) per il Wudu (abluzione parziale) e un saa d'acqua (circa 3 litri) per il Ghusl (abluzione completa) prima delle preghiere.

Nella Valle di Ait Bouguemez l'acqua è allo stesso tempo un beneficio e un rischio (inondazioni, siccità). Questo si traduce in miti e riti. Lala Tawaia, genio delle sorgenti che prendono il suo nome, è un personaggio celebrato con offerte e preghiere. Lei protegge ma è anche la causa di paura e maledizione. Quando l'acqua scarseggia, vengono praticati riti antichi: il sacrificio di una mucca nera e la cosiddetta processione della "fidanzata d'acqua". L'attenta distribuzione dell'acqua è anche accompagnata da miti che permettono di raccontare i diritti ideali sull'acqua e legalizzano le priorità d'accesso stabilite nel tempo.

scene di danza di donne di Ait Imi (1926)

scene di danza di donne di Ait Imi (1926)

Quando la pioggia si fa attendere e non è possibile incominciare la semina, ha luogo la cerimonia di Taghonja. Gli abitanti del villaggio confezionano un manichino con un mestolo di legno e due canne per le braccia , e lo vestono con i vestiti più belli riservati ai giorni di festa. Il manichino è chiamato "taghonja" (ovvero "cucchiaio da pentola", mestolo).

accessori del manichino utilizzato nella cerimonia di Taghonja

Nel museo viene trattato anche il tema del ruolo dell'acqua nelle attività artigianali e industriali.
L'acqua è indispensabile alla vita dell'uomo, alle attività domestiche e agricole, ma essa ha anche giocato un ruolo fondamentale nello sviluppo storico di molte attività artigianali e industriali. L'estrazione del sale, l'utilizzazione dell'acqua come forza motrice per azionare i mulini o estrarre lo zucchero di canna, come anche l'uso dell'acqua nelle concerie, mostrano i tradizionali e ingegnosi usi nei processi di trasformazione e creazione di ricchezze. Le attività termali e la commercializzazione dei minerali giocano oggi un ruolo importante.
modellino di mulino idraulico

I mulini idraulici sfruttano la forza della caduta dell'acqua per azionare l'asse verticale che porta al moto rotativo di una macina mobile su una parte fissa. L'acqua, generalmente prelevata da un canale d'irrigazione o deviata da un oued, e viene gettata contro le alette di legno inserite nell'asse, il quale trasmette la rotazione all'insieme con una certa regolarità. I costruttori di mulini devono progettare i loro dispositivi in funzione di numerosi parametri: il flusso di acqua disponibile a monte del mulino, l'altezza della caduta dell'acqua e la misura delle macine.

schema di un mulino tradizionale dei monti dell'Atlas

Nelle campagne del Marocco esistono molte sorgenti con caratteristiche terapeutiche che hanno fatto nascere attività termali, e altre con acque minerali di buona qualità. Dall'inizio della produzione di acqua minerale nel 1968 dalle fonti come Lalla Haya, Sidi Ali Cherif e Agamgam, il mercato ha continuato a fiorire con un alto tasso di crescita annuale.

Durante il XVI secolo il Marocco era uno dei principali produttori di zucchero. Lo zucchero veniva fabbricato a partire da grandi piantagioni di canna da zucchero nelle basse pianure di Souss e di Tensift. A quell'epoca c'era una sufficiente abbondanza d'acqua per irrigare i campi e muovere i grandi mulini per estrarre il succo e recuperare lo zucchero. Questa attività era sotto il controllo esclusivo del Sultano ed è scomparsa dal Marocco quando la produzione dello zucchero si è sviluppata nel Nuovo Mondo.

ruota di mulino ad acqua

Da più di un secolo i conciatori esercitano il loro lavoro in molte città come Fes dove il sistema idraulico è stato pensato per tutti gli usi urbani, ma anche per quelli manifatturieri della pelle. Il trattamento delle pelli animali d'allevamento (pecore, capre, bovini e cammelli), richiede due prolungati bagni al mese: il primo per preparare le pelli in una soluzione di ammoniaca, e il secondo per colorarla con colori vividi. Ci sono molte concerie anche a Marrakech e a Taroudant.

vasche per colorare le pelli

A Fes ci sono 18 concerie nel quartiere di Dokkarat, e le acque usate sono conservate per essere trattate. Vengono istradate verso una stazione di decromatizzazione posta a qualche chilometro, creata nel 2003 (la prima unità di questo tipo nel Paese). In questo modo 2 tonnellate e mezzo di cromo vengono recuperate dopo il filtraggio di una cisterna di stoccaggio di 50 mc d'acqua inquinata. Tutto questo fa parte di un progetto ambizioso: pulire il fiume Sebou. Il fiume è inquinato per essere stato usato come sbocco per i rifiuti dell'industria e domestici.

L'estrazione delle gemme di sale a partire dalle formazioni gesso-salifere è un'attività antica in Marocco. Essa richiede la dissoluzione del sale dalle rocce con le piogge, la raccolta dell'acqua e la decantazione progressiva nei bacini dove l'acqua evapora lentamente. Il carattere artigianale dell'estrazione continua in differenti siti come Smimou a Sud di Essaouira, ma prende anche una dimensione più industriale e mineraria come a Tissa nel Prerif marocchino. Lo iodio è aggiunto al sale per la consumazione domestica. I sali sono anche usati nelle concerie.

saline di Smimou

La mostra ha poi come soggetto anche il patrimonio idraulico urbano di Fes, Marrakech e Tetouan.

La piana di Al Haouz nella regione di Marrakech è il più grande sito della storia idraulica del Mediterraneo. In una pianura semi-arida con un clima estremamente caldo in estate, per nove secoli le generazioni locali hanno estratto l'acqua da sorgenti sotterranee attraverso istallazioni di centinaia di khettaras, e imbrigliando le acque superficiali provenienti da molti corsi d'acqua provenienti dalle montagne dell'Atlas.

La città era stata progettata come un città-giardino circondata da un vasto palmeto. Le periferie sono immense coltivazioni di ulivi alternati a campi coperti di cereali. 

Il palmeto di Marrakech (Palmeraie) è quel che resta dell'antica oasi che copriva una superficie di circa 16 mila ettari. Essa fu piantata sotto il regno del sultano Youssef Ben Tachefine, e comprendeva circa 180 mila alberi. Oggi la sua superficie è gradatamente diminuita e occupa 6 mila ettari. Il museo è situato nel palmeto vicino all'oued Tinsift.

Palmeraie

Palmeraie

L'oued Tinsift forma il limite Nord dell'Haouz centrale, e scorre da Est a Ovest per 250 km e si riversa nell'Oceano Atlantico. Raccoglie le acque degli oued che discendono dall'Atlas da Sud e da Nord con un flusso molto irregolare, e praticamente nullo in estate. Prima dello sviluppo idraulico dello Haouz, il Tinsift era soggetto a maggiori alluvioni, che potevano estendersi fino alla costa atlantica. A causa dell''intensivo uso dell'acqua e della costruzione di parecchie dighe nel bacino, il fiume è quasi scomparso. Il celebre antico ponte sul fiume nel palmeto è stato costruito all'epoca degli almoravidi e ha resistito a tutte le inondazioni.

Marrakech e Al Haouz hanno tessuto un solido e permanente legame con l'acqua.
All'epoca della dinastia almohade, le più importanti realizzazioni di captazione dell'acqua si concentravano sull'oued Ourika, in ragione delle sue caratteristiche idrografiche favorevoli. L'oued Ourika, come gli altri corsi della piana di Al Haouz, scende dalle montagne dell'Alto Atlas. Il versante Nord di queste montagne è esposto alle perturbazioni provenienti dall'Atlantico, relativamente umide, con precipitazioni distanziate ma a volte torrenziali. Sulle montagne piove in media tra i 600 e i 1000 mm d'acqua all'anno. La siccità estiva è intervallata da temporali, e la neve è comune sopra i 2500 m da Novembre ad Aprile, e può persistere da Settembre a Giugno sulle cime.

A partire dall'oued Ourika gli ingegneri almohadi costruirono un canale chiamato Tassoultant (o canale reale) che trasportava l'acqua per più di 20 km. Esso permetteva di irrigare le terre, innaffiare i giardini reali, azionare le macchine idrauliche e portare l'acqua potabile alla città di Marrakech. Fu il primo sviluppo idraulico su grande scala per molteplici usi. Altre grandi seguias, che sono oggi in parte scomparse, furono realizzate dal Makhzen che aveva risorse per farlo. Parallelamente le tribù realizzarono le loro proprie seguias, amministrate entro i limiti dei loro territori.

Nel corso della storia, la distribuzione di almeno 140 seguias nella zona centrale di Al Haouz ha permesso di connettere 150.000 ettari di terreno all'acqua che scende dalle montagne dell'Atlas attraverso tumultuosi oued, da Sud verso Nord: il N'Fis, l'Issil, l'Ourika, il Mellah, il Zat e il Rdat. Lo scopo primario dei 1000 km di seguias è di distribuire l'acqua delle abbondanti inondazioni dei differenti oued e di ridurre gli effetti distruttori dei torrenti nella pianura. Certe seguias captano anche le fonti quasi permanenti, sovente situate a monte, il cui controllo è strategico. In questo modo, si sono istallati dispositivi ingegnosi per controllare le acque scarse e le acque abbondanti, associati a sistemi di ripartizione sociale dove diversi interessi si confrontano e richiedono di essere arbitrati.
Il vantaggio di essere a monte di ogni insieme di prese d'acqua è chiaro. In tutti i sistemi idraulici, c'è un monte e una valle sul corso dell'acqua e in ogni seguia e ramo di distribuzione. L'arte idraulica è di stabilire se ci sono dei vantaggi eccessivi e permettere una certa equità nella ripartizione dell'acqua.

 L'originalità di Marrakech risiede nel complesso di 650 khettaras. L'area delle montagne dell'Atlas ai piedi di Tamesloht sulla riva sinistra del Tensift, è un grande teatro di acque sotterranee. L'acqua si trova a più di 10 m sotto terra, ed è trasportata tramite gallerie ai numerosi pozzi per centinaia di metri sino a riaffiorare libera in giardini e fontane urbane. L'acqua si infiltra e contribuisce ad alimentare una nuova serie di khettaras più a valle, e questo scenario si ripete quattro o cinque volte. Il declino di questo prodigioso artificio è cominciato negli anni '50 dello scorso secolo.

Nuovi dispositivi idraulici del XX secolo si sono aggiunti a quelli antichi. Al Haouz era ben nota ai coloni agricoli europei che si stabilirono nella zona del N'Fis a Ovest della città. Una nuova era iniziò con lo spostamento dello stoccaggio delle dighe come quella di Cavagnac (l'attuale diga Lalla Takerkoust) sul N'Fis, e nuovi stratagemmi per aggirare i diritti marocchini d'irrigazione. Dopo l'indipendenza il Paese costruì il grande Canale Rocade che fornisce un significante apporto d'acqua per gli agricoltori di Al Haouz che stavano incrementando i bisogni per il nuovo sviluppo. Qui, vecchie e nuove risorse si combinano in maglie complesse.

Il Canale Rocade fu progettato nel 1927 per il trasporto delle acque degli oueds Tassaout e Lakdar situati più a Est di Al Haouz, ma fu completato solo dopo l'Indipendenza. Il canale è entrato in servizio nel 1987 con una lunghezza di 118 km a partire dalla diga di Sidi Driss (situata sull'oued Lakdar) e riceve anche le acque della diga Hassan I. Il canale fornisce una media di 300 Mmc (milioni di metri cubi) all'anno: 40 Mmc sono usati come acqua potabile e per l'uso industriale attuale della città, mentre 260 Mmc sono destinati all'irrigazione della piana di Al Haouz.

Il complesso idro-agricolo di Sidi Bou Othmane nel Al Houuz (costruito dagli almohadi nel XII secolo) era destinato a captare le acque e portarle verso grandi riserve per soddisfare i bisogni dell'armata e delle carovane in movimento verso Nord. Come per le pianure atlantiche, il principio dell'impluvio è basato su un'area di captazione che porta a un bacino di decantazione e a 9 cisterne della capacità di 3254 mc (larghe 4m, alte 5m e lunghe 25m). Il sito archeologico rappresenta un esempio d'ingegneria idraulica che ha dotato di acqua perenne una steppa arida.

cisterne interrate di Sidi Bou Othmane 

planimetria delle cisterne a livello dell'arrivo dell'acqua

plastico delle cisterne

La tecnica di canalizzare le acque è un'arte degli abitanti di Marrakech molto sviluppata sia in superficie che nel terreno. Essa si arricchisce anche di dispositivi sorprendenti, come quello per trasferire l'acqua da un bordo all'altro della valle. A Tamesloht è nato un dispositivo alternativo all'acquedotto per portare l'acqua al villaggio. L'acqua proveniente da una khettara passa attraverso una serie di torri di sollevamento d'acqua allineate, contenenti ciascuna un sifone in terracotta composto da due cilindri di differente diametro. L'acqua circola da una torre all'altra secondo il principio dei vasi comunicanti: l'acqua rimonta nella prima torre attraverso il primo cilindro che è più stretto e si riversa alla sommità del secondo, sino ad un serbatoio. Questo sistema presenta due vantaggi: si evita la costruzione costosa di un acquedotto e si limitano i rischi di rompere un grande sifone segmentando il trasferimento in un sifone più corto. Di conseguenza, i problemi eventuali sono facilmente riparabili a basso costo.

torri di sollevamento dell'acqua a Tameslht

platico delle torri di sollevamento dell'acqua a Tameslht

grafico delle torri di sollevamento dell'acqua a Tameslht

La presenza di una grande falda freatica che scorre lentamente a una relativamente bassa profondità dai piedi dell'Atlas nel Sud a un letto sotterraneo del oued Tensift a Nord, ha favorito la ricerca dell'acqua in molteplici punti della piana di Al Haouz. Per le acque di superficie si trovano le stesse tecniche degli ougoug usate in montagna e nelle oasi, ma  sono di dimensioni impressionanti, perché si tratta di captare alti flussi in oued dai letti molto larghi.

I creatori di khettaras e di seguias hanno una grande conoscenza sperimentale sulle altezze, le pendenze e le possibilità di livellamento. Questi artigiani (Maalmines) hanno costruito gallerie a partire dallo sbocco verso le falde freatiche, ma anche nel verso contrario, scoprendo la falda e portando l'acqua attraverso conduttore sotterranee sino ai giardini e ai campi da coltivare.

Captare e trasportare l'acqua è la prima tappa, dividerla e usarla sono le finalità. Per migliorare la catena delle operazioni di mobilizzazione dell'acqua, gli ingegneri aggiunsero dei bacini d'accumulo che assicuravano una certa regolazione e permettevano di distribuire l'acqua più convenientemente ogni giorno ai differenti settori geografici, in congiunzione con turni di rotazione dell'approvvigionamento adatti alle piantagioni e alle colture. I più conosciuti sono quelli dei Giardini dell'Agdal e dei Giardini della Menara che hanno ispirato la realizzazione di altri in Marocco.
Gli Almoravidi fondarono la città di Marrakech nel 1071 vicino all'oasi che è oggi un palmeto, a riparo dalla zona paludosa dell'Oued Tensift. All'epoca della fondazione della città le rive dell'oued Issil erano piuttosto aride e la pluviometria era probabilmente inferiore ai 300 mm l'anno. Ma il sito era ben situato nella pianura, all'incrocio di diverse strade, e propizia alla costruzione con la prossimità alle colline rocciose di Gueliz. L'acqua era rara in superficie ma ben presente nelle falde freatiche a una dozzina di metri di profondità, dove veniva prelevata con pozzi. La città s'ingrandì rapidamente e sotto il regno di Ali Ben Yusuf, essa riceveva l'acqua della falda da una dozzina di gallerie drenanti, le khettaras, utilizzate in tutta l'area araba-andalusa (con l'assistenza dell'ingegnere Abd Allah Ben Youness). La prima khettara fu costruita nel 1107. Tre khettaras appartenevano al Makhzen ed erano destinate a servire il palazzo e la kasbah, altre tre erano proprietà Habous e apportavano i 4/5 del totale del volume dell'acqua necessario a servire 70 moschee, 61 latrine, 86 fontane pubbliche, 23 hammam, 75 dimore e 10 giardini.
Dopo un declino relativo della città sotto i Merinidi, durante il XVI secolo Marrakech ritrovò il suo rango di capitale dell'Impero Saadiano. L'abbellimento della città è ancora associato alla gestione delle risorse d'acqua.
Bab Agnau (una delle 19 porte della Medina di Marrakech)

Quando le acque nascoste arrivano in città riempiono i quartieri, i derb, con sorgenti artificiali, e servono differenti istallazioni secondo la priorità: prima le moschee, le fontane pubbliche, le latrine, gli hammam e le mederse, e dopo i giardini all'interno delle mura, e le cisterne dei palazzi. L'acqua circola nelle condutture, i qadous, che possono essere canalizzazioni coperte, cementate parzialmente o totalmente, o in tubi di terracotta uniti gli uni agli altri con una pasta di olio e malta.

in alto: qadous (XX sec.) / a sinistra: bacino in marmo bianco chiamato nkir (XX sec.) / a destra: modello di un ripartitore "maada"

Le grandi fontane di Marrakech sono state costruite quando la città fu fondata, e se alcune sono scomparse, ogni epoca è stata marcata dalla costruzione di nuovi complessi per offrire l'acqua a tutta la popolazione. In una città calda d'estate, assicurare l'accesso all'acqua per tutti è un dovere che s'impone nel nome dell'Islam. Il carattere monumentale aggiunge un elemento di prestigio per i promotori di questa attività e per queste armoniose costruzioni, testimoni dell'arte estetica e idraulica dei tempi. 

fontana urbana (Marrakech - XXI sec.)

La città di Marrakech è ricca di un gran numero di giardini che testimoniano la lunga storia della città rossa. Tra i più celebri giardini storici ci sono: l'Agdal (fondato nel 1175 e con un'estensione di 340 ettari), la Menara (fondato nel 1157 con una superficie di 30 ettari) e Arsat Moulay Abdeslam (l'attuale cyber parco, creato tre secoli fa dal principe alawita da cui prende nome). L'arte dei giardini è ancorata alla cultura mussulmana marocchina. Il Paradiso, come descritto nei libri della tradizione, è allo stesso tempo frutteto e giardino di piacere. Gli alberi da frutta sono mischiati ai fiori. Fonti e canali li percorrono non solamente per il piacere degli occhi: per lo spirito di tutti i mussulmani, verde e vegetazione sono inseparabili dall'acqua che è l'elemento indispensabile alla vita.

pianta del Giardino dell'Agdal

Centinaia di khettaras servivano il palmeto e i giardini che circondano la città. Molti di essi sono collegati con il Palazzo e i giardini del Sultano. Altri potevano essere privati, collegati a personaggi importanti della società di Marrakech. Ma la maggior parte appartenevano alla comunità di beneficiari associati con la costruzione, e poi agli eredi dei primi utilizzatori. Come nelle oasi, la distribuzione dell'acqua segue cicli temporali di molti giorni, dipendendo dal numero di fondatori: una settimana di 7 giorni è divisa in 14 ferdias, dove ogni giorno è diviso in fase diurna e notturna. Una o più ferdias sono attribuite a ogni utente, in dipendenza del suo rango e contributo, poi nel corso della trasmissione di generazione in generazione, le parti d'acqua si dividono a metà, quarti, sesti o dodicesimi di ferdias.  

In un censimento del 1970 risultavano a Marrakech 567 khettaras di cui 500 ancora in funzione. A partire dagli anni '80 del secolo passato l'abbassamento delle falde freatiche ha provocato l'essiccamento delle khettaras, il loro abbandono e il loro rimpiazzamento con pozzi equipaggiati di motopompe.
Ancor oggi per le vie delle città s'incontrano i "Guerrab", ovvero portatori d'acqua. Il loro nome deriva dalla parola "guerba" ovvero "zucca", il recipiente in pelle di capra da loro usato per trasportare e conservare fresca l'acqua.
Guerrab (portatore d'acqua)

L'hammam è composto da tre sale, quella di fondo è la più calda con bacino bollente (berna). L'acqua proviene dalla cisterna situata nel locale caldaia posto dietro questa sala.

ricostruzione della sala calda di un hammam

sala calda dell'hammam
Oggi più della metà della popolazione mondiale vive nelle città. L'acqua è un elemento essenziale dello sviluppo della storia urbana ed è una un'esigenza per tutti. Marrakech, che ha accolto il primo forum mondiale dell'acqua nel 1997 e la COP 22 nel novembre 2016, simboleggia nuovi interrogativi riguardanti l'acqua, l'ambiente e le società umane, e incita a nuove politiche pubbliche e a un impegno più consistente dei cittadini riguardo ai servizi e all'igiene dell'acqua.

La storia di Fes si confonde con quella dell'Oued Fes. Il primo nucleo della città fu creato sulla sua riva destra verso il 789. le due entità urbane (Al-Karawiyyin e Al-Andalus) si sono rapidamente sviluppate con l'arrivo di ondate di emigranti, imponendo di estendere il sistema idrico all'insieme della città durante il periodo almoravide. Questa rete si è sviluppata e perfezionata attraverso le dinastie, grazie a generazioni di ingegneri idraulici che hanno organizzato e ripartito l'acqua seguendo specifici modelli.

Fes dispone di un sistema di captazione dell'acqua dalle fonti e dai fiumi, e di una rete fognaria dall'XI secolo. Questi dispositivi sono stati adattati con l'estendersi della città, e si basano sui principi del diritto mussulmano che guida l'organizzazione urbana così come l'ideale sociale della comunità.

Il sistema idrico di Fes è basato sulla gravità, con separazione delle acque pulite  e delle acque usate. La circolazione dell'acqua permette di servire prima gli spazi pubblici come le moschee, le fontane pubbliche, le latrine, gli hammam e le mederse, e poi i punti d'acqua privati.

Sotto i Merinidi sono state istallate delle norie per sollevare l'acqua e irrigare le terrazze superiori come i Giardini d'Al-Mosara. Il flusso aziona queste ruote verticali munite di pale. I comparti della noria vengono riempiti immergendoli nel fiume e fuoriescono sopra la ruota. Nel 1287 fu istallata la grande noria di Fes. Essa eleva l'acqua all'altezza di 26 m per alimentare l'acquedotto di Fes-Jedid. Oggi qualche elemento della noria è visibile nell'attuale Café "La Naoura".

Le fontane pubbliche sono parte integrante dell'arredo urbano delle città islamiche. Il numero e la loro distribuzione geografica sono indici rivelatori della struttura della città, della demografia e dell'esercizio di potere. Gli Almohadi istallarono 80 fontane a Fes, e molte altre seguirono con i Merinidi, senza contare le fontane laterali nelle parti più decorate dei riads. In totale la Medina di Fes dispone di circa 3500 fontane, includendo 69 fontane pubbliche monumentali come la Sidi Fradj che è un capolavoro di arte decorativa.  

riproduzione di una fontana 

La città di Tetouan è situata nel Nord-Est del Marocco, a 8 km dalla costa mediterranea. Il sistema di approvvigionamento dell'acqua potabile della città, chiamato Skoundou, risale al XV secolo, quando la città venne rifondata dall'andaluso Sidi Almandari. Il termine "Skoundou" è una deformazione della parola spagnola "Segundo" ("secondo"). Dopo la creazione di una nuova rete di distribuzione dell'acqua durante il Protettorato Spagnolo, l'antica rete fu considerata essere il "secondo" sistema idrico esistente. Comunque, esso continuò a funzionare ed è divenuto un singolare e unico patrimonio idraulico urbano.

Il sistema di canalizzazione sotterranea di Tetouan (Skoundou) si basa su degli elementi molto funzionali e intelligenti sul piano idraulico. Condotti cilindrici paralleli in terracotta (qades) convergono in una specifica zona (Talaa) dove sono connessi e regolati. L'acqua è poi diretta verso le Maida. Ci sono molti tipi di Maida: la Maida di divisione, la Maida Faid (in caso di abbondanza d'acqua) e la Maida "Kaas Adl" che impone al proprietario di approvvigionarsi d'acqua in casa senza avere il diritto di portarla all'esterno della casa.

complementi idraulici urbani di Tetouan

Le fonti che alimentano le reti dello Skoundou sono situate su una linea tra due porte della città: Bab Nouader e Bab M'Kaber. Inoltre, il nome originale della città è Tittawin che vuol dire "Fonte" in lingua amazigh.

Oltre all'acqua del Skoundou, la maggior parte delle abitazioni sono anche dotate di una matfiyya o di un pozzo (o a volte di tutti e due). La matfiyya è una riserva che raccoglie le acque pluviali, posta sotto il pavimento della cucina. In uno studio degli inizi degli anni '80 se ne sono contate 600.

Il Skoundou è ancora una fonte di approvvigionamento d'acqua per una parte di popolazione che vive negli antichi quartieri della Medina di Tetouan. Oggi occorre fare in modo che questa funzione iniziale duri nel tempo. Questo sistema idraulico può essere ugualmente considerato un'attrazione culturale e turistica.

I sistemi idraulici antichi di Fes e di Tetouan consistono di patrimoni architetturali e urbanistici unici. Il loro funzionamento, la loro storia e il loro valore estetico, sociale ed economico, ne fanno un vero capolavoro da trasmettere alle generazioni future. 

L'esposizione si focalizza anche sul ruolo degli Habous nella gestione delle acque urbane.

In epoca medievale l'accesso all'acqua era una condizione necessaria per la fondazione di una città. L'acqua, simbolo di pulizia, di purezza e di vita stessa, era considerata sacra. Gli uomini hanno usato tecniche urbane e sistemi collettivi per regolare e attribuire l'acqua agli abitanti sotto la guida dell'istituzione degli Habous in molti casi.

La ripartizione dell'acqua per i differenti usi della città dipende dall'amministrazione degli Habous che si assumono questa responsabilità. Una volta che i principali usi sono stati forniti, i qadous (condutture) possono approvvigionare le piccole fontane di quartiere, o le fontane delle case delle persone che dispongono di questo vantaggio secondo un sistema giuridico complesso che integra il diritto consuetudinario e i principi dell'Islam. 

Dentro alle moschee e ai sontuosi palazzi e residenze, come negli spazi pubblici nel mezzo dei quartieri urbani, l'acqua è celebrata con la costruzione di fontane (khussa, plurale khussat) riccamente decorate e abbellite.

L'acqua è una proprietà comune messa a disposizione di tutti per placare la sete e apprezzare la città. La fontana a muro posta nella Medina di Marrakech chiamata "Chrob ou Crouf" (o "Sqyt Shrb U Shuf), ovvero "Bere e Vedere" (alludendo alla parola araba "ain" = occhio o fonte), spiega questo letteralmente.

miniatura della fontana "Chrob ou Crouf" (XVI secolo)

Anche a Fes la gestione dell'acqua mira ad approvvigionare tutta la città valorizzando al meglio le risorse disponibili. La supervisione, la sorveglianza e il controllo del sistema sono presidiati da un giudice che nomina gli esperti che conoscono gli aspetti reconditi del sistema di distribuzione. Spesso essi scoprono eventuali irregolarità e propongono soluzioni tecniche sul campo. L'istituzione degli Habous assicura che ognuno possa godere del suo diritto all'acqua, e contribuisce a stabilire i prezzi eliminando il rischio di speculazioni e costruendo fontane nei pubblici mercati, vicino alle porte principali della città e nei quartieri residenziali.

antichi manoscritti concernenti la gestione dell'acqua

miniatura della fontana Al-khoussa Al-Gharbia (posta a ovest della moschea Al-Karaouyine a Fes, capolavoro del re saadiano Mohammad Ibn Al-Mamoun - 1609)

miniatura della fontana Al-khoussa Al-Gharbia

fontana Nedijorine (Fes - XX sec.)

Si prende poi in esame la politica delle dighe e la legge sulle acque del re Hassan II.

sala del museo

Tramite una ricca documentazione viene mostrata la lungimirante politica delle dighe attuata da re Hassan II (padre dell'attuale re Mohammed VI), ovvero la realizzazione di bacini di stoccaggio dell'acqua e di infrastrutture per il trasferimento dell'acqua da un bacino all'altro.

Il Marocco mancava di infrastrutture adatte all'irrigazione delle sue vaste pianure cedute ai coloni europei durante il Protettorato francese. Un nuovo sistema legale è stato adottato stabilendo regole per un'utilizzazione razionale dell'acqua, che era una richiesta vitale per l'agricoltura e per la prosperità industriale durante l'espansione urbanistica ed economica. Furono perciò costruite le prime dighe e i primi canali per trasferire l'acqua per i bisogni urbani di acqua potabile e di energia.

Nel 1967 Sua Maestà Hassan II diede un grande slancio all'idraulica marocchina  con un programma di grandi dighe per poter irrigare 1 milione di ettari entro  l'anno 2000. L'obiettivo di questo programma era di trovare un equilibrio tra l'utilizzazione dell'acqua per soddisfare i bisogni umani, industriali, agricoli e ambientali, garantendone in tutta sicurezza l'approvvigionamento. Nello stesso anno fu creata la Direzione Idraulica per sorvegliare questo programma ambizioso, che fu dotato di un investimento pubblico e basato sulla solidarietà nazionale.
modello della Diga Bin El Ouidane (diga di tipo muro parabolico - provincia Azilal - 1953)

modello della Diga Hassan I (diga tipo Rip-rap - provincia Azilal - 1986)

modello della Diga Al Wahada (diga del tipo a muro dritto con contrafforti - provincia Sidi Kacem - 1997)

Nel 1975 molti eventi marcarono il corso della storia, prima di tutti la marcia verde, e l'entusiasmo che essa suscitò, poi la prima crisi petrolifera che rinvigorì la produzione idroelettrica, e infine, l'aumento del prezzo dei fosfati, che diedero al Marocco una prodigiosa possibilità di finanziamento. La politica delle dighe si sviluppò rapidamente. Nel 1979, furono costruite due dighe: Oued El Makhazine nella provincia di Tetouan e Al Massira (nome datole in omaggio alla marcia verde) sul Oued Oum-Er-Rebia.

Diga Al Massira (1979)

Il 1997 ha rappresentato un anno importante nella storia idraulica marocchina. Sua Maestà Hassan II annunciò che l'obiettivo di 1 milione di ettari irrigati, stabiliti 30 anni prima, era stato ottenuto e che la politica delle dighe aveva dato i risultati previsti. Il 20 marzo dello stesso anno, Sua Maestà inaugurò la diga Al Wahda nella provincia di Sidi Kacem, una delle dighe più grandi dell'Africa. Il 21 marzo 1997 Marrakech ospitò il primo forum mondiale sull'acqua. Il forum confermò l'importanza del Marocco a livello mondiale come grande nazione idraulica e rese omaggio alla politica visionaria del re Hassan II.

Le grandi dighe hanno giocato un ruolo decisivo nella protezione contro le inondazioni. Infatti, le grandi inondazioni osservate nelle regioni di Gharb, Loukkos, Nekor, Tafilalet e della valle dell'Oued Za hanno trovato le soluzioni nel quadro della gestione dei bacini idrici delle dighe, dove sono state stoccate considerevoli quantità di acque alluvionali.

Le grandi dighe hanno anche permesso di produrre elettricità grazie alla forza dell'acqua. Sono stati costruiti ventiquattro impianti idroelettrici, producendo un totale di 1730 Megawatt, il 10 % della produzione nazionale. Questa è la più antica energia prodotta usando risorse nazionali. Rinnovabile ed economica, non emette gas effetto serra. 

La prima diga di Lalla Takerkoust nella piana di Al Haouz fu realizzata per regolarizzare il flusso del fiume N'Fis durante il periodo del Protettorato francese (1929/1935) dall'ingegnere Cavagnac (da cui prese il nome originale). La seconda diga fu eretta dopo l'Indipendenza e ribattezzata in onore del villaggio di Lalla Takerkoust dove fu costruita, e ha dato origine al lago che porta il suo stesso nome. A partire dalla diga sono state create delle seguias e canali per irrigare i terreni del bacino del N'Fis, estesi per 10.000 ettari. Questa diga regolarizza il contributo d'acqua del fiume e assicura un approvvigionamento costante che evita le variazioni stagionali controllando il flusso.

Diga Lalla Takerkoust (provincia di Marrakech - 1935/1980)
 
L'accesso all'acqua potabile è ora esteso negli ambienti urbani. Anche durante i periodi di siccità, il 100% della popolazione urbana riceve l'acqua. Il Programma di Approvvigionamento dell'Acqua Potabile per le popolazioni Rurali (PAGER) ha permesso di far passare le forniture da 14% al 94% negli ambienti rurali.

L'utilizzazione delle risorse d'acqua è marcata dalla preponderante parte destinata al settore dell'irrigazione che consuma il 90% delle risorse e ha permesso di irrigare 1,5 milioni di ettari di terreno. La terra irrigata produce il 75% dei prodotti dell'agricoltura esportata e assicura il 40% del lavoro totale nelle aree rurali, e il 25% a livello nazionale.

Il PAGER ha ricevuto un Premio dell'ONU nel 2004 per il miglior servizio pubblico reso al mondo rurale. Il premio è riconosciuto a livello mondiale come il più prestigioso riconoscimento per l'eccellenza nel servizio pubblico. Il PAGER è basato sulla dinamica partecipazione della popolazione ai progetti, contribuendo allo sviluppo rurale.

Nel marzo 2001, due anni dopo la morte di Sua Maestà Hassan II, il Consiglio Mondiale dell'Acqua creò il Premio dell'Acqua Hassan II al fine di rendere omaggio nel mondo alla politica visionaria e avanguardista del defunto re. Il premio fu assegnato per la prima volta al Forum di Tokyo nel 2003 ed è divenuto uno strumento prezioso per stimolare la ricerca e la realizzazione di lavori innovativi nella domanda dell'acqua. Il premio consiste in un cachet di 1 milione di Dirhams, inizialmente donati dal governo marocchino, e attualmente offerti da Sua Maestà Mohammed VI.

Viene poi illustrata la strategia nazionale per l'acqua e la nuova politica di Sua Maestà Mohammed VI.

Tramite foto, diagrammi, mappe geografiche, video e modelli interattivi viene mostrata la moderna rivoluzione idraulica e la strategia per l'approvvigionamento dell'acqua in Marocco per i prossimi anni.

sala del museo

I curatori del museo non hanno omesso di trattare i problemi e le sfide della gestione idrica nel futuro

Nel 1980 vi è stata in Marocco una severa siccità che è durata fino al 2002. Considerata come strutturale, essa ha dato origine ad una riforma del settore dopo un accordo tra le parti interessate. Fu avviata una politica delle piccole dighe e dei modi di affrontare la siccità. Il settore beneficiò anche di una riforma istituzionale e legislativa attraverso la Legge 10-95. Sono iniziati dei programmi di ricerca applicata in vista di rimediare al deficit dei dati su clima e meteorologia.

I nuovi vincoli sono:

- più sprechi e perdite

- più inquinamento

- più siccità e più inondazioni

- sfruttamento eccessivo delle falde sotterranee

Le strategie sono: 

- gestione efficace e rigorosa della domanda

- ancora più dighe

- mobilizzazione delle acque non-convenzionali

- protezione contro le inondazioni

- protezione delle acque sotterranee considerate uno strategico magazzino per la nazione

- conservazione degli spartiacque, delle oasi e delle zone umide

Viene trattato anche il problema delle acque reflue e dell'incremento del numero degli impianti di trattamento di queste acque negli ultimi anni.

La riutilizzazione delle acque usate emerge come una soluzione alternativa per limitare la penuria delle riserve naturali. Il Programma Nazionale per il Risanamento Condiviso (PNAM) prescrive la pianificazione integrata del risanamento e della riutilizzazione. Si prevede che le città irrigheranno i loro spazi verdi con acque usate trattate. Nelle aree rurali dove la siccità è più problematica, lo scarico delle acque usate in ambiente rappresenta una perdita di acqua, di materie organiche e di fertilizzanti, con il rischio di contaminare le acque superficiali e le falde sotterranee. Ci sono molte tecnologie di risanamento sostenibile adattabili alle zone rurali, e le più importanti sono la digestione anaerobica, il filtro piantumato e i servizi igienici a separazione di urina (TDSU). Sono queste tecniche semplici e di poco impiego che utilizzano processi interamente naturali e non necessitano di alcuna risorsa di energia.

modellino di servizi igienici a separazione di urina (toilette a secco)

modellino e foto di un filtro piantumato

trattamento in loco delle acque nere e riutilizzazione dei sottoprodotti per l'irrigazione e la concimazione

Inoltre da più di quarant'anni il Marocco, nelle regioni meridionali del Paese, è impegnato nella desalinizzazione dell'acqua di mare.

Il Marocco ha un ambizioso progetto per il 2030, e tutti gli interventi sono stati attivati per realizzarlo. L'acqua è la base primaria di tutto lo sviluppo sostenibile e richiede oggi più che mai una visione a lungo termine.
realizzazione dell'ougoug della seguia di Tidghest costruito con un metodo scientifico basato su elementi naturali 

Anche se l'idraulica su grande scala, le dighe, la desalinizzazione e la depurazione dell'acqua continueranno il loro cammino, si vedrà il ritorno dell'idraulica su piccola scala. In passato questa era basata su tradizioni antiche, e ha sofferto del prelievo delle falde e del fatto di essere stata al margine delle scienze e tecnologie moderne. Il rimontare delle falde grazie alla strategia nazionale dell'acqua e dell'applicazione della tecnologia nel mondo rurale, daranno il via a numerosi progetti dell'idraulica a piccola scala, garantendo lo sviluppo ecologico e socio-economico sostenibile.

Esiste una scuola marocchina dell'acqua che è la somma delle realizzazioni tanto nella teoria che nella pratica. Questa conoscenza è ancora scarsamente documentata, ma è destinata a divenire una vera scienza marocchina dell'acqua. Un'università internazionale, un'industria ecologica dell'acqua esportabile nel mondo intero, come anche la rete nazionale di tutti i siti idraulici antichi e moderni, aperti ai ricercatori e ai turisti, sono le manifestazioni future di questa scuola.

La strategia nazionale dell'acqua incoraggia la conservazione delle acque sotterranee considerate come uno stoccaggio strategico della nazione, e alla utilizzazione di acque non-convenzionali attraverso dissalazione e trattamento di depurazione delle acque usate. Questa tecniche sono costose in termini di energia e non possono essere estese nell'immediato. Ma il Marocco, che è dotato di un programma ambizioso per lo sviluppo delle energie rinnovabili, sarà nel futuro prossimo nella posizione di fornire energia alle tecnologie dell'acqua più avanzate. In questo modo, se l'acqua nel XX secolo ha contribuito a produrre energia, nel XXI secolo l'energia contribuirà a produrre acqua.

centrale solare NOOR (vicino a Ouarzazate - entrata in servizio nel 2016 - la più grande centrale di questo tipo al mondo con 160 MW)

E' esposto in questo settore del museo il plastico del progetto del parco che verrà realizzato annesso al museo. Sarà un parco che si estenderà su una superficie di 3 ettari. Verranno esposte tecniche ancestrali di utilizzo sostenibile dell'acqua e del terreno e di moderne pratiche ecologiche.

progetto del parco del museo

plastico del parco del museo
Un settore della sala è dedicato ai bambini e ai ragazzi delle nuove generazioni, per introdurli al mondo dell'acqua ed educarli al rispetto e all'utilizzo di questo elemento.

settore dedicato ai giovani

settore dedicato ai giovani

Non resta che dare uno sguardo da vicino al già citato modello circolare interattivo posto al centro della costruzione a torre per osservare ed individuare la situazione idrologica, geografica e le realizzazioni attuate nella piana di Al Haouz.

modello della piana di Al Haouz 

modello della piana di Al Haouz (montagne dell'Alto Atlas)

modello della piana di Al Haouz (Medina, Palmeto, corsi d'acqua)

modello della piana di Al Haouz (diga Lalla Takerkoust)


Orari:  9.00/18.00
Costo: 45 MAD

CONCLUSIONI                                                                                                                         Visitare il Musée Mohammed VI pour la Civilisation de l'Eau au Maroc è un viaggio intorno all'elemento ACQUA e alla storia dell'ingegneria idraulica marocchina. Il museo, la prima struttura museale del Regno ad essere dedicata alla storia e alla civiltà dell'acqua, è un omaggio al genio marocchino nella gestione millenaria di questa fondamentale risorsa naturale. Il vasto patrimonio di conoscenze nell'ambito dello sfruttamento delle risorse idriche del Marocco è esposto e illustrato in modo esaustivo e interessante. Il museo vuole sensibilizzare il visitatore verso il tema dell'acqua e penso che uscendo dal museo si sia più coscienti dell'importanza di questo bene essenziale per la vita di tutti, e ci si proponga di fare più attenzione nel suo uso e nel non sprecarlo.  


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