La Chiesa di S.Vito si trova nel Rione Esquilino, una delle più antiche zone di Roma antica.
In epoca regia, questo colle costituiva un'area periferica rispetto al nucleo dove erano sorte le prime capanne che diedero origine alla città.
Era questa una zona di boschi ai quali erano legati antichi culti pertinenti alla necropoli che si era man mano sviluppata in quest'area.
La legge delle dodici tavole infatti stabiliva che ogni cosa connessa con la sfera della morte fosse relegata fuori della città.
In una foresta sacra (lucus Libitanae), posta tra l'attuale Piazza Vittorio e l'antica Porta Esquilina doveva essere stata adorata Libitina, una divinità della sepoltura il cui culto risalirebbe all'epoca di Numa Pompilio, il secondo re di Roma, o di Servio Tullio, e il cui nome derivererebbe da "libare", cioè dalle "libagioni" che si versavano quando si seppellivano i morti.
A testimonianza della presenza di questo culto sull'Esquilino, fu rinvenuto a fine Ottocento un pozzo nel quale, come d'uso, venivano posti i materiali votivi offerti a questa divinità arcaica romana incaricata di badare ai riti e ai doveri che si dovevano tributare ai morti.
CURIOSITÀ: il nome Libitina venne nel tempo confuso con il temine "libido" (passione), o "ad libitum" (lasciarsi andare) e per questo associata alla dea degli sfrenati piaceri sessuali, Venere Libitina.Ai Musei Capitolini si trova un frammento in terracotta dipinta raffigurante la corazza di un guerriero o di un'amazzone ferita proveniente da un edificio di culto dell'Esquilino legato a questa divinità.
Inoltre essendo una divinità che si prendeva cura dell'aldilà, a lei si rivolgevano streghe e fattucchiere.
frammento di guerriero ferito (V sec. a.C. - Musei Capitolini) |
Nel III secolo a.C. sui due lati della Via Labicana, una delle più antiche strade che dal colle conduceva nella valle dove poi sorse il Colosseo, si vennero a localizzare due sepolcreti:
- sul lato settentrionale della via il Campus Esquilinus, costituito da lotti che lo Stato concedeva a
privati e dove potevano essere costruiti sepolcri per coloro che avevano difeso la res publica con
eroismo.
Nel museo della Centrale Montemartini si trovano reperti provenienti da questo sepolcreto, tra i quali gli affreschi di III secolo a.C. con scene militari che si trovavano nel Sepolcro dei Fabii.
sala del museo della Centrale Montemartini con reperti provenienti dalla necropoli dell'Esquilino |
affreschi del Sepolcro dei Fabii (Centrale Montemartini) |
pagarsi le spese per la sepoltura (forse una fossa comune).
Questa zona sepolcrale fu interrata di almeno 6m alla fine dell'età repubblicana, e una volta bonificata fu occupata dai cosiddetti horti, giardini che racchiudevano bellissime opere d'arte che ritroviamo in alcuni musei della città.
Solo nel VI secolo a.C. parte dell'area dell'Esquilino venne inglobata nella prima cinta muraria voluta da Tarquinio Prisco e terminata dal suo genero e successore Servio Tullio, sesto re di Roma.
Si tratta delle Mura Serviane.
Fino ad allora Roma era costituita da più villaggi separati abitati da diverse popolazioni aggregate tra loro che occupavano i colli intorno al Palatino.Le mura che vennero erette erano alte 6m con parti in muratura in cappellaccio (tufo dell'area di Roma), filari di blocchi disposti alternativamente di testa e di taglio, delle quali però poco rimane.
Ogni villaggio disponeva di un proprio sistema di difesa.
Rimangono resti più cospicui, sparsi in varie zone della città, delle mura di IV secolo a.C. (chiamate sempre Mura Serviane), costruite dopo l'occupazione gallica del 390 a.C., seguendo lo stesso percorso di quelle più antiche, ma in blocchi di tufo di Grotta Rossa, territorio conquistato nel frattempo a Veio.
Queste mura erano alte 10m e avevano uno spessore di 4m, erano lunghe 11km e circondavano un'area di 426 ettari.
Di queste mura si possono ritrovare delle emergenze in Via Carlo Alberto, a Largo Leopardi vicino all'Auditorium di Mecenate, alla Stazione Termini e soprattutto nei giardini dell'Acquario Romano a Piazza Manfredo Fanti costituite in gran parte, in questa zona di Roma pianeggiante e quindi più debole, dal cosiddetto agger, caratterizzato all'interno da un terrapieno, e all'esterno da un fossato profondo 17m e largo 36m.(ad esso si addossò poi un edificio di età imperiale).
tratto di mura di IV secolo a.C. in Via Carlo Alberto |
Giardini dell'Acquario Romano con resti di mura di IV secolo a.C. |
Giardini dell'Acquario Romano con resti di mura di IV secolo a.C. |
Giardini dell'Acquario Romano con resti di mura di IV secolo a.C. |
Giardini dell'Acquario Romano con resti di mura di IV secolo a.C. |
Dalla Porta Esquilina uscivano due strade: la Via Labicana (che conduceva a Labicum, l'attuale Montecompatri, e che a Porta Maggiore dava origine alla Via Prenestina, che prendeva il nome dall'antica Praeneste, oggi Palestrina), e la Via Tiburtina (che portava a Tibur, l'attuale Tivoli).
Dal Foro Romano salivano tra il colle Oppio e il Cispio fino alla porta il Clivius Suburanus (le attuali Via di S.Lucia in Selci/Via di S.Martino/Via di S.Vito) e il Vicus Sabuci (le attuali Via di S.Pietro in Vincoli/Via delle Sette Sale). .
Quando sotto Augusto le Mura Serviane vennero quasi soppresse per l'allargamento della città che non necessitava più di essere difesa, la Porta Esquilina originariamente costruita in blocchi di tufo, venne monumentalizzata e ricostruita in travertino.
ipotesi ricostruttiva dell'Arco di Gallieno (secondo Rossini) |
ipotesi ricostruttiva dell'Arco di Gallieno (secondo Giuliano da Sangallo) |
L'arco era scandito esternamente da paraste corinzie, e nella parte interna presentava solo cornici e pilastri angolari corinzi.
pilastro corinzio dell'Arco di Gallieno |
L'iscrizione dedicatoria originale di età augustea si trovava in parte nell'attico (andato perduto), e di essa rimangono solo alcuni segni di cancellatura.
Arco di Gallieno |
"GALLIENO CLEMENTISSIMO PRINCIPI CVIVS INVICTA VIRTUS SOLA PIETATE SUPERATA EST ET SALONINAE SANCTISSIMAE AUG. M. AVRELIUS VICTOR DEDICATISSIMVS NVMINI MAIETSTAIQUE EORVM"
"A Gallieno, clementissimo principe, il valore invitto del quale è superato solo dalla sua religiosità, e a Salonina, virtuosissima Augusta Aurelio Vittore, uomo egregio, devotissimo agli dei e alle loro maestà".
iscrizione dedicatoria sull'Arco di Gallieno |
Di uno dei due archi minori laterali rimane traccia nel punto di congiungimento tra arco e chiesa.
Chiesa di S.Vito e fornice centrale dell'Arco di Gallieno |
quel che resta del fornice laterale dell'Arco di Gallieno |
Si sa con certezza che la chiesa venne restaurata da papa Stefano III nel 768 e che le venne dato il titolo di "S.Vito in Macello Liviae" per la vicinanza del luogo di culto con il Macello Liviano (Macellum Liviae), il mercato alimentare che Augusto aveva fatto costruire e dedicato alla moglie Livia (e inaugurato dal figlio Tiberio nel 7 a.C.), appena fuori dalla Porta Esquilina .
La chiesa appare per la prima volta come diaconia nella biografia di Leone III (VIII secolo): nel Liber Pontificalis la chiesa era citata tra quelle che ricevevano doni da questo papa.
Nel 1477 papa Sisto IV della Rovere riedificò la chiesa nel luogo attuale.
Papa Gregorio XVI commissionò nel 1836 i restauri della chiesa a Pietro Camporesi il Giovane.
Nel 1900, in occasione del Giubileo che si celebrava in quell'anno, il cardinale Cassetta a sue spese fece cambiare dall'architetto Alfredo Ricci l'orientamento della chiesa, spostando la facciata su Via Carlo Alberto (via prima denominata Strada Felice).
Il Ricci si occupò anche della costruzione del campanile a fianco della nuova facciata.
iscrizioni che ricordano i restauri della chiesa |
La chiesa è intitolata oltre che a S.Vito anche a S.Modesto e Santa Crescenzia, rispettivamente maestro e nutrice di S.Vito.
I tre Santi martiri paleocristiani subirono il martirio in Lucania durante le persecuzioni di Diocleziano (IV secolo): furono bolliti in un calderone o forse decapitati.
S.Vito uno dei quattordici Santi Ausiliatori (i Santi invocati per guarire da certe malattie): è il santo protettore dei danzatori e degli epilettici, invocato da chi veniva morso da cani rabbiosi o da altri animali velenosi, e da chi soffriva di letargia e di corea (malattia anche chiamata "ballo di S.Vito").La facciata più antica della chiesa che affaccia su Via S.Vito, presenta un tetto a capanna, un grande oculo centrale e un portale con stipiti in marmo che riportano la data della costruzione della chiesa e il nome di papa Sisto IV che la fece erigere.
facciata della Chiesa di S.Vito su Via di S.Vito |
stipite del portale della Chiesa di S.Vito con iscrizione della costruzione ad opera di papa Sisto IV nel 1477 e stemma scalpellato |
campanile e facciata della Chiesa di S.Vito su Via Carlo Alberto |
Il campanile è a pianta poligonale e presenta aperture ad arco.
fianco laterale esterno della Chiesa di S.Vito con bifore |
fianco laterale esterno della Chiesa di S.Vito con bifora |
Il soffitto ligneo un tempo presentava al centro la tela con il Paradiso, rimossa durante gli ultimi restauri.
aula basilicale della chiesa |
soffitto ligneo a cassettoni |
Al suo posto è stata posta la riproduzione di un Crocifisso classico.
riproduzione di Crocifisso classico |
Su questo altare del XIX secolo è raffigurata la Vergine che offre il rosario ai Santi Domenico e Caterina da Siena.
altare ad edicola del XIX secolo |
Madonna che offre il rosario ai Santi Domenico e Caterina da Siena (XIX sec.) |
Immacolata (Pietro Gagliardi - XIX sec.) |
monumento funebre del cardinale Carlo Visconti |
L'affresco quattrocentesco raffigura la Madonna col Bambino e Santi.
Madonna col Bambino e Santi (attr. Antoniazzo Romano - 1483) |
Madonna in trono col Bambino e i Santi Modesto e Crescenzia (attr. Antoniazzo Romano - 1483) |
S.Sebastiano (attr. Antoniazzo Romano - 1483) |
Santa Margherita (attr. Antoniazzo Romano - 1483) |
S.Vito (attr. Antoniazzo Romano - 1483) |
Sull'arco dell'edicola è rappresentato Cristo benedicente.
Cristo benedicente (attr. Antoniazzo Romano - 1483) |
stemmi araldici sulle mensole dell'edicola (famiglia Peruzzi a sinistra - famiglia Macchiavelli/Federighi a destra) |
"pietra scellerata" |
Per questo motivo la pietra, come si può notare, veniva raschiata e il materiale ottenuto assunto dalle persone morse dai cani arrabbiati.
Tra coloro che guarirono grazie a ciò, vi fu anche nel 1620 il principe Federico Colonna di Palliano, come ricorda una lapide murata sulla parete sinistra della chiesa, vicino all'ingresso.
stemma della famiglia Colonna e lapide con iscrizione della guarigione avvenuta |
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Si è da poco tempo riaperta l'area archeologica posta al di sotto della Chiesa di S.Vito, venuta alla luce nel 1972 durante i lavori di restauro della chiesa.
Area archeologica dei sotterranei della Chiesa di S.Vito |
In questo ambiente semisotterraneo sono emerse diverse testimonianze antiche.
Risalgono all'epoca regia porzioni delle mura serviane di VI secolo a.C. di cappellaccio (un tipo di tufo friabile proveniente da Roma) e i piloni squadrati della prima Porta Esquilina, un varco con orientamento Nord-Sud.
blocchi di cappellaccio delle mura serviane di VI secolo a.C. disposti di testa e di taglio |
resti dei piloni della seconda Porta Esquilina (sul fondo della foto) e basolati di strada romana che usciva dalla porta |
Si sono anche ritrovati un castellum aquae dell'Anio Vetus, il secondo acquedotto dopo quello Appio, costruito nel 272 a.C.
castellum aquae dell'acquedotto Anio Vetus |
Questo acquedotto, che proveniva dalla zona di Vicovaro, arrivava a Roma tramite uno specus sotterraneo nell'area dell'attuale Porta Maggiore (chiamata Ad Spem Veterem), e da lì il percorso continuava sino a Porta Esquilina, dove appunto confluiva in questo castellum aquae.Un pozzo costruito in lastre bipedali di peperino collegato ad un canale e un pozzo rettangolare poi interrato, fanno parte, insieme a due tratti dello specus augusteo intonacato nel I secolo d.C., di queste strutture idrauliche.
specus augusteo |
specus augusteo |
secondo tratto di specus augusteo |
canale di scolo da cui emergono ossa umane |
piccolo canale di scolo per piccole sepolture e materiali ed elementi architettonici usati per le fondamenta della chiesa |
Una tegola presenta un bollo con monogramma costantiniano.
tegole ad aletta usate per sepolture a cappuccina |
arco di sostruzione con ingresso agli ambienti della diaconia di IV secolo d.C. |
Infine si possono notare più strati di pavimentazione di epoche diverse.
strati di pavimentazione |
Orario provvisorio:
primo sabato del mese 9.00/12.00 prima domenica del mese 16.00/19.00
Costo: 2€
CONCLUSIONI
L'area archeologica della Chiesa di S.Vito è estremamente importante per la ricostruzione topografica del Rione Esquilino e della Roma antica.
L'area dell'Esquilino presa in esame era considerata da Orazio nel I secolo a.C. una zona di ossa, streghe e meretrici.
Oggi è un interessante sito nel quale scoprire un percorso storico che dall'epoca regia si evoluto sino ai nostri giorni.
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