domenica 6 giugno 2021

Firenze: Palazzo Vecchio (l'esterno)

Non si può dedicare un solo post al monumento simbolo di Firenze: Palazzo Vecchio.

E' quindi questo il primo di dieci post che scriverò cercando di raccontare la nostra visita all'interno di quel palazzo che per sette secoli è stato la sede del governo cittadino, e tutt'oggi ospita il sindaco di Firenze e gli uffici comunali. 

E' certamente uno dei palazzi civici più conosciuti al mondo, e sorge in Piazza della Signoria nel centro storico di Firenze, accanto alle Gallerie degli Uffizi e non lontano dalle rive dell'Arno.

Il palazzo venne chiamato inizialmente Palazzo dei Priori perché venne costruito alla fine del XIII secolo per ospitare i Priori, i rappresentanti del Consiglio della Repubblica di Firenze, prima tre e poi sei (in carica solo per due mesi), nominati tra le 21 Corporazioni delle Arti e Mestieri fiorentine.

Nel XV secolo il palazzo divenne la sede della Signoria, formata dal consiglio cittadino dei Priori (che vennero chiamati Signori) e dal Gonfaloniere di Giustizia (nominato tra i Priori): venne perciò chiamato Palazzo della Signoria

Dal 1540, quando divenne la residenza del duca Cosimo I de' Medici, il palazzo venne chiamato Palazzo Ducale

Dal 1565 prese il nome di Palazzo Vecchio in quanto Cosimo I de' Medici e la sua corte si trasferirono a Palazzo Pitti, la nuova residenza ducale costruita in Oltrarno. Gli uffici amministrativi e le magistrature furono trasferiti agli Uffizi.

Palazzo Vecchio visto da Palazzo Pitti

Tra il 1865 e il 1871 fu sede del Parlamento del Regno d'Italia. 

Ma riprendiamo dalle origini...il palazzo venne costruito su un'area che anticamente, all'epoca della Florentia romana, era occupata dal Teatro romano: la platea semicircolare era rivolta verso la piazza. Nei sotterranei del palazzo sono state infatti trovate tracce del pavimento del palco del teatro. Sotto le arcate del monumento romano vennero realizzate poi le prigioni del palazzo. Sempre nei sotterranei sono stati rinvenuti i resti di pozzi, anfore, monete, gioielli e una sepoltura di fanciullo del I secolo. Nel Medioevo poi quest'area venne occupata da case-torri.

Il Palazzo dei Priori fu costruito a partire dal 1299 su progetto attribuito ad Arnolfo di Cambio, sulle rovine di Palazzo dei Fanti e del Palazzo dell'Esecutore di Giustizia dopo che la famiglia degli Uberti, proprietaria degli immobili era stata cacciata da Firenze (1266).

Se si osserva la torre posta in facciata si noterà che non è posta proprio al centro, questo perché ebbe come base la Torre della Vacca della famiglia Foraboschi, capitozzata nel 1250.  

Morto Arnolfo di Cambio il palazzo fu portato a termine nel 1314 da altri due maestri.

Il palazzo trecentesco a forma di parallelepipedo venne successivamente quadruplicato per dimensioni verso Est (verso Via della Ninna), assumendo una forma trapezoidale con il lato più corto corrispondente alla facciata principale.

Il palazzo fu infatti ampliato tra il XIII e il XIV secolo dal Duca di Atene Gualtieri IV di Brienne. Il palazzo assunse un aspetto di fortezza.

Sotto Cosimo il Vecchio de' Medici (1440/1460) vennero realizzate le decorazioni rinascimentali del palazzo (Sala dei Duecento e il Cortile di Michelozzo), e sotto la Repubblica di fra' Girolamo Savonarola venne realizzato il grande Salone dei Cinquecento.

Un successivo ampliamento venne attuato verso la parte posteriore del palazzo da Giorgio Vasari, Battista del Tasso e Bernardo Buontalenti per Cosimo I de' Medici (1540/1550) quando divenne la residenza del duca.

La facciata di Palazzo Vecchio che affaccia su Piazza della Signoria è a bugnato rustico in pietraforte.  

facciata principale di Palazzo Vecchio

La facciata è costituita da tre piani separati da cornici marcapiano.

i tre ordini della facciata di Palazzo Vecchio

Le finestre del primo ordine sono strette e ad arco. Al primo e al secondo piano si aprono bifore neogotiche con archetti trilobati: queste finestre infatti sostituirono nel Settecento quelle originali. Le bifore in corrispondenza della torre sono cieche. Tra i due ordini di bifore ci sono finestre piccole e quadrate. La porta-finestra e il terrazzino sono aggiunte posteriori.

La facciata termina con un ballatoio aggettante sostenuto da beccatelli su archi a tutto sesto.

ballatoio di Palazzo Vecchio

I beccatelli erano decorati con teste umane o animali scolpite: di queste rimangono solo pochi esemplari in bronzo.

testa umana scolpita su un beccatello di Palazzo Vecchio

Sotto gli archi del ballatoio sono stati dipinti nove stemmi diversi che si ripetono più volte. Furono dipinti nel 1343,dopo la cacciata del Duca di Atene, per esaltare la Repubblica fiorentina. Vennero ridipinti nel 1792 perché divenuti poco leggibili.

i primi otto stemmi sotto gli archi del ballatoio / testa scolpita tra il II e III beccatello / caditoie

Partendo da sinistra, il primo stemma (una croce rossa in campo bianco) è l'insegna del Popolo Fiorentino.

Il secondo stemma (un giglio rosso in campo bianco) è il simbolo guelfo ed è anche l'attuale stemma cittadino. E' lo stesso stemma ghibellino ma con i colori invertiti.

Il terzo stemma (partito bianco-rosso) rappresenta il rapporto tra Firenze (rosso) e Fiesole (bianco): Fiesole fu conquistata da Firenze nel 1010.

Il quarto stemma (chiavi d'oro in campo rosso) con le insegne papali simboleggia la fedeltà di Firenze verso Roma.

Il quinto stemma (la scritta LIBERTAS d'oro in campo azzurro) è il simbolo dei Priori: simboleggia l'indipendenza del potere politico di coloro che erano posti a capo delle Corporazioni delle Arti e dei Mestieri. 

Il sesto stemma (un'aquila rossa con drago verde tra gli artigli in campo bianco) è l'insegna di Parte Guelfa, donato da papa Clemente IV ai Fiorentini per essersi offerti di servire Carlo d'Angiò contro il re ghibellino Manfredi di Sicilia (1265).

Il settimo stemma (un giglio bianco in campo rosso), simbolo ghibellino, è stato il primo stemma della città. Il giglio deriva all'iris che cresceva sulle rive dell'Arno e sulle colline fiorentine.

L'ottavo stemma (gigli oro in campo azzurro) è simbolo del legame con la casa regnante francese, con Carlo d'Angiò e con il nipote Roberto d'Angiò, ad ognuno dei quali i Fiorentini concessero il governo della loro città per 10 anni  (1267/1278 e 1313/1322).

Il nono stemma (giglio d'oro con rastrello in campo azzurro e partito a fasce nero-oro) è lo stemma del ramo ungherese degli Angioini al quale i Fiorentini si affidarono per breve tempo.

C'è chi invece riconduce questo stemma a Roberto d'Angiò e il precedente al nonno Carlo  d'Angiò.

Alcuni archi sono dotati di caditoie: per difendere il palazzo da eventuali nemici si potevano gettare da queste liquidi bollenti. La merlatura che corona il ballatoio è di tipo guelfo.

Sulla destra della facciata si apre il portale principale del palazzo.

ingresso principale di Palazzo Vecchio con i Termini marmorei: Filemone (Vincenzo de' Rossi) e Baucci (Baccio Bandinelli)

portale principale visto dal Cortile di Michelozzo

Sul portale si trova un ornato marmoreo del 1528, cosparso di gigli d'oro in campo azzurro con al centro il tondo raggiante di S.Bernardino con il monogramma IHS (Iessus Hominum Salvator = Gesù Salvatore degli uomini), e sotto a questo la scritta in latino REX REGUM ET DOMINUS DOMINANTIUM ("Cristo Re dei Re e Sovrano della città") tra due leoni in pietra dorati. 

frontespizio del portale principale di Palazzo Vecchio

A sinistra del frontespizio si trova una targa in bronzo che riporta i risultati del plebiscito del 15 marzo 1860 in cui i cittadini erano stati chiamati a scegliere di far annettere o no la Toscana al Regno d'Italia: vinsero i sì.

Ai lati del portale principale del palazzo si trovano le statue di Filemone, realizzata da Vincenzo de' Rossi, e di Bauci, realizzata da Baccio Bandinelli. Per il loro reciproco amore i due coniugi furono trasformati alla loro morte da Giove in quercia e tiglio. Le due statue, i cosiddetti Termini marmorei, in epoca ducale (1542) sorreggevano una catena che sbarrava l'ingresso al palazzo.

Alla destra del portale d'ingresso, inciso sulla muratura quasi all'angolo con Via della Ninna, si trova il ritratto di uomo, che viene popolarmente chiamato "Importuno di Michelangelo".

Si narrano infatti due versioni del perché il grande maestro abbia ritratto questo misterioso profilo. La prima versione racconta che ogni giorno Michelangelo, passando vicino Palazzo Vecchio venisse "importunato" dalle scuse avanzate da un uomo che gli doveva del denaro, e un giorno, facendo finta di ascoltarlo, incise il ritratto dell'uomo con le mani dietro la schiena, dando le spalle alla facciata del palazzo. Quando l'Importuno se ne accorse, si lamentò che Michelangelo gli avesse fatto un naso troppo grosso, e il maestro rispose che le sue mani non avevano occhi. La seconda versione racconta invece che, colpito dall'espressione di un condannato alla gogna che stava passando, Michelangelo sentì il bisogno di ritrarlo, e non avendo con sè la carta, lo incise sul muro.

"Importuno di Michelangelo" (attr.Michelangelo)

Nelle quattro cantonate del palazzo vi erano un tempo quattro nicchie con marzocchi in pietra, eliminate poi per pericolo di crolli.

Il Marzocco è il simbolo del potere popolare a Firenze, adottato sin dal medioevo. L'animale totemico protettore della città è raffigurato come un leone seduto che solleva e protegge lo scudo con il giglio fiorentino. Il suo nome deriverebbe forse da MARTIUS (ovvero Marte) o dalla contrazione della parola MARTOCUS (ovvero piccolo Marte). Alle spalle di Palazzo Vecchio venivano allevati in recinti una trentina di leoni e la strada per questo prese il nome di Via dei Leoni

Davanti alla facciata e sul lato sinistro del palazzo si trovava l'Arengario. una pedana rialzata chiamata anche "aringhiera" dalla ringhiera che ha recintato sino all'Ottocento  questo spazio.

Su questa pedana prendeva posto durante le cerimonie pubbliche la Signoria.

Qui si trovavano e si trovano anche oggi i simboli della libertà fiorentina: 

- il Marzocco opera in pietra serena di Donatello (1419/1420). Fu commissionata dalla Repubblica fiorentina in occasione della visita a Firenze di papa Martino V. Inizialmente adornò lo scalone dell'Appartamento papale nel Convento di S.Maria Novella. Venne poi spostata sull'Arengario nel XIX secolo al posto di un altro Marzocco. L'opera originale si trova conservata oggi al Museo Nazionale del Bargello, mentre sulla piazza si trova una sua copia.

Il Marzocco e la Fontana del Nettuno

copia del Marzocco di Donatello

Marzocco (Donatello - 1419/1420 - Museo Nazionale del Bargello)

- la Giuditta e Oloferne, anch'essa opera di Donatello (1460), commissionata da Cosimo il Vecchio o Piero il Gottoso per Palazzo Medici. Dopo la seconda cacciata dei Medici fu posta su Piazza della Signoria. Dopo aver cambiato più volte la sua collocazione sulla piazza, è oggi stata sostituita da una copia, mentre l'originale è conservata nella Sala dei Gigli all'interno di Palazzo Vecchio.

il Biancone della Fontana del Nettuno, il Marzocco e Giuditta e Oloferne

copia della Giuditta e Oloferne di Donatello

Giuditta e Oloferne (Donatello - 1460 - Sala dei Gigli in Palazzo Vecchio)

- il David di Michelangelo (1501/1504) è posto a sinistra dell'ingresso del palazzo. Commissionata per uno dei contrafforti dell'abside del Duomo fu poi destinata alla piazza perché la sua bellezza meritava una collocazione più visibile. Anche in questo caso la famosissima statua è stata nel 1910 sostituita sulla piazza da una copia, mentre l'originale è conservata all'interno della Galleria dell'Accademia

copia del David di Michelangelo

copia del David di Michelangelo

David (Michelangelo - 1501/1504 - Galleria dell'Accademia)

- Ercole che abbatte Caco, opera di Baccio Bandinelli (1533). Sul basamento decorato con busti di fauni scolpiti si trova anche la firma dell'autore scritta in latino. La statua era stata commissionata inizialmente a Michelangelo.

Ercole che abbatte Caco (Baccio Bandinelli - 1533)

 

Ercole che abbatte Caco (Baccio Bandinelli - 1533)

Ercole che abbatte Caco (Baccio Bandinelli - 1533)

basamento con la firma di Baccio Bandinelli

Dalla facciata spicca con i suoi 94 metri d'altezza la Torre di Arnolfo, costruita nel 1310 con il lato frontale che sporge rispetto alle strutture sottostanti.

Torre di Arnolfo

Torre di Arnolfo vista dal Cortile di Michelozzo all'interno del palazzo

Per raggiungere la rocca della torre occorre salire 245 scalini. A metà percorso, dietro ad una porta, si trova il cosiddetto "Alberghetto" in cui nel 1433 fu rinchiuso per un mese Cosimo il Vecchio sospettato di aver aspirato alla Signoria di Firenze. Nel 1498 invece vi fu rinchiuso fra' Girolamo Savonarola prima di essere condotto sulla piazza per essere impiccato e arso il 23 maggio.

La merlatura della torre è a code di rondine, cioè ghibellina.

Torre di Arnolfo

Torre di Arnolfo by night

Nel 1318 fu posta sulla torre la campana che chiamava a raccolta i cittadini, coperta nel 1333 con un'edicola con archi a tutto sesto sostenuti da colonne con capitelli a foglie. 

cella campanaria della Torre di Arnolfo con cuspide e Marzocco

La cuspide in rame, con palla, asta e marzocco in rame dorato furono aggiunti nel 1453. Oggi sono stati sostituiti con una copia, mentre l'originale si trova all'interno del palazzo.

palla, asta e marzocco originali (1453)

Sulla torre si trova un orologio a lancetta unica (1667) realizzato dal maestro orologiaio Giorgio Lederle.

orologio a lancetta unica (Giorgio Lederle - 1667)

Ma Palazzo Vecchio non affaccia solo su Piazza della Signoria e presenta altri cinque ingressi.

La facciata del lato Nord del palazzo affaccia in parte ancora su Piazza della Signoria e in parte su Via dei Gondi. Su questa facciata si aprono due ingressi.

facciata Nord di Palazzo Vecchio

facciata Nord di Palazzo Vecchio

facciata Nord di Palazzo Vecchio

Il primo ingresso (il secondo in ordine d'importanza del palazzo), è la cosiddetta Porta di Tramontana, così chiamata perché su questo lato spira il vento di Tramontana. Da essa si può accedere alla cosiddetta Camera d'Arme dove venivano conservate le armi e le munizioni.

angolo Nord-Ovest di Palazzo Vecchio con la Porta di Tramontana

La porta fu chiusa nel 1380 e riaperta solo nel 1910.

Nelle nicchie che fiancheggiano il timpano triangolare della porta erano stati posti due leoni marzocchi.

L'altro ingresso di questo lato del palazzo prende il nome di Porta della Dogana in quanto permetteva di accedere agli uffici della Dogana, che nei sotterranei del palazzo aveva i suoi magazzini. Gli uffici della Dogana furono fatti insediare qui dal granduca Leopoldo II di Toscana (XIX secolo).

facciata Nord di Palazzo Vecchio: Porta della Dogana (a sinistra) e Porta di Tramontana (a destra)

Oggi la porta permette di accedere al Cortile della Dogana dove si trovano la biglietteria del museo e i servizi annessi. 

Sopra alla porta sono scolpiti gli stemmi del Popolo e di Firenze. Sulla chiave di volta del portale è invece presente lo stemma della Dogana: una porticina merlata, intarsiata con marmi policromi, e con la scritta DOGANA.

La facciata del lato Sud di Palazzo Vecchio costeggia Via della Ninna.

Percorrendo questa via si possono notare i resti della Chiesa di San Pier Scheraggio, un'antica chiesa romanica che, oltre a servire per le funzioni religiose, veniva usata per le riunioni dei Consigli del Comune prima della costruzione del Palazzo dei Priori (o Palazzo Vecchio). Nel 1410 fu in parte demolita per allargare la strada e poi nel 1560 fu inglobata nel Palazzo delle Magistrature (o Palazzo degli Uffizi) da Giorgio Vasari.

resti della Chiesa di San Pier Scheraggio su Via della Ninna

Su questo lato della facciata del palazzo si trova una porticina fatta costruire dal Duca di Atene come via di fuga...cosa che si rivelò in effetti utile quando dovette scappare da Firenze.

Guardando verso l'alto si può vedere il collegamento aereo tra Palazzo Vecchio (dal Quartiere di Eleonora) e le Gallerie degli Uffizi (ultimo piano): è il primo tratto del Corridoio Vasariano, che permetteva il collegamento tra Palazzo Vecchio e Palazzo Pitti

Via della Ninna e cavalcavia del Corridoio Vasariano

Via della Ninna e cavalcavia del Corridoio Vasariano

La facciata del lato Est del palazzo si affaccia su Via dei Leoni (dove come già detto si trovava un serraglio di questi animali). 

L'ingresso di questa facciata, sormontato dallo stemma Medici, fu realizzato da Bernardo Buontalenti (1549).

E' arrivato il momento di entrare nell'antico edificio e di scoprire le meraviglie che questo palazzo/museo conserva!

cultura.comune.fi.it/pagina/musei-civici-fiorentini/museo-di-palazzo-vecchio 

A causa dell'emergenza COVID-19 orari e modalità di visita potrebbero essere soggetti a variazioni. Per questo vi consiglio di visitare il sito ufficiale riportato qui sopra. 

Costo: Museo                                                                         12,50€

            Museo + Sala dei Duecento con gli arazzi medicei   15,50€

            Torre di Arnolfo                                                         12,50€

GRATIS        per gli under 18

RIDOTTO    tra i 18 e i 25 anni e studenti universitari

 

CONCLUSIONI                                                                                                                              Piazza della Signoria con Palazzo Vecchio è una delle prime tappe in cui i turisti si recano quando visitano Firenze. Icona cittadina, Palazzo Vecchio affascina da subito per le sue forme tra fortezza e palazzo, ma certamente bisogna entrare al suo interno per scoprirne la sua storia, le evoluzioni e le bellezze artistiche da sempre custodite tra le sue mura. Buona visita!

Palazzo Vecchio by night


 

Firenze: il Cortile di Michelozzo a Palazzo Vecchio

Molti dei simboli di Firenze si trovano in Piazza della Signoria: la Loggia dei Lanzi, il David di Michelangelo, la Fontana del Nettuno, la statua equestre di Cosimo I e su tutti questi l'imponente costruzione di Palazzo Vecchio

Il Palagio Novo o Palazzo dei Priori,  primo nome dato alla sede dei Priori delle Arti, fu costruito su progetto di Arnolfo di Cambio nel 1299 e venne terminato nel 1315. Divenne poi nel XV secolo la residenza di Cosimo de' Medici e nel 1540 la residenza ducale. Venne quindi chiamato Palazzo della Signoria, ma venne ribattezzato Palazzo Vecchio quando dal 1565 Cosimo I si trasferì in Palazzo Pitti.

Questo post descriverà uno dei cortili del palazzo, il Primo Cortile o Cortile di Michelozzo: il cortile principale del palazzo, il primo cortile in cui ci si trova varcando il portale chiodato che si apre su Piazza della Signoria.

ingresso principale di Palazzo Vecchio e accesso al Cortile di Michelozzo

portale chiodato del Cortile di Michelozzo
 

Cortile di Michelozzo

Cortile di Michelozzo

Cortile di Michelozzo

Come si legge in un cartiglio dipinto sotto il suo porticato, il cortile fu costruito nella prima metà del XIV secolo.

storia del Cortile di Michelozzo

E' chiamato Cortile di Michelozzo dall'architetto che lo ristrutturò nel XV secolo.

Nel 1453 Michelozzo allargò il precedente cortile stretto e buio (a causa dei balconi in legno e angolari a sbalzo), sostituì i pilastri esistenti con colonne, alcune cilindriche e altre ottagonali, e costruì il loggiato.

La facciata interna del cortile era aperta da due ordini di finestre bifore con archi trilobati alternate a due ordini di oculi (corrispondenti ai mezzanini) ed aveva una decorazione ripartita in riquadri con graffiti su fondo grigio e gigli dorati, oggi non più visibile perché distrutta durante il restauro avvenuto tra il 1809 e il 1814. 

pareti interne del cortile con bifore, oculi e riquadro con graffito dell'antica decorazione

Tra le ghiere degli archi e il primo marcapiano delle quattro facciate del cortile si trovano gli stemmi repubblicani realizzati a rilievo durante la ristrutturazione attuata da Michelozzo: il giglio fiorentino, lo stemma mediceo, l'aquila di Parte Guelfa, la croce rossa del capitano del popolo, lo stemma partito verticalmente in bianco e rosso del legame tra Firenze e Fiesole. 

giglio fiorentino e croce rossa del capitano del popolo

aquila di Parte Guelfa e giglio fiorentino

stemma mediceo

stemma partito verticalmente in bianco e rosso (legame tra Firenze e Fiesole)

Il fregio sopra gli archi è decorato anche con affreschi di panoplie e imprese medicee.

La decorazione in stucco bianco e dorato delle colonne e con pittura a secco sulle pareti e sulle volte del portico venne invece realizzata nel 1556 in occasione delle nozze di Francesco I de' Medici con Giovanna d'Austria, sorella dell'imperatore Massimiliano II.

una galleria del cortile

Cosimo I incaricò Giorgio Vasari di occuparsi della decorazione permanente e temporanea del cortile, il luogo d'ingresso del corteo nuziale nella residenza ufficiale dei Medici.

Sulla parete Est del cortile si trova un'iscrizione in latino che dava il benvenuto alla sposa.

iscrizione di benvenuto a Giovanna d'Austria

Sulle pareti furono affrescate a secco le vedute di 15 città di Austria, Boemia, Ungheria e Tirolo che all'epoca delle nozze facevano parte dell'impero austriaco: Praga, Passago (l'attuale Passau), Gratz (Graz), Stein, Closterneburg (l'attuale Klosterneuburg), Vienna, Oeniponte (l'attuale Innsbruck), Ebersdorf, Konstanz (l'attuale Costanza), Neustadt, Freyburg (l'attuale Frigurgo in Brisgovia), Possonia (l'attuale Bratislavia), Krems-Stein, Brisach e Hall (l'attuale Ala).  

veduta di Possonia (Bratislavia)

veduta di Gratz (Graz)

veduta di Passago (Passau)

veduta di Praga

veduta di Hall (Ala)
 
veduta di Vienna

veduta di Konstanz (Costanza)

veduta di Closterneburg (Klosterneuburg)

veduta di Stein

veduta di Innsbruck

veduta di Neustadt

Ogni veduta porta in alto lo stemma e il nome in tedesco della città raffigurata, e in basso il nome in latino accompagnati da epiteti.

Le vedute delle città furono affrescate in quattro mesi da Bastiano Veronese, Giovanni Lombardi, Cesare Baglioni e Turino di Piemonte.

Le lunette furono affrescate da Stefano Veltroni da Monte S.Savino e da Francesco Salviati con le insegne delle chiese e delle corporazioni delle arti e dei mestieri di Firenze. Sulle lunette sono sovrapposti gli ovali o rovesci di medaglie coniate per celebrare le opere di Cosimo I, insieme ai rispettivi motti: la fondazione di Portoferraio sull'Isola d'Elba, la creazione dell'Ordine di S.Stefano, il disseccamento delle paludi di Pisa, la costruzione di Palazzo Pitti, l'innalzamento della Colonna della Giustizia...

lunetta che allude alla bonifica delle paludi di Pisa con la scritta COELORUM SALUBRE SIREN

lunetta con l'Etruria seduta in trono che dispensa armi ai soldati con la scritta IN HOC SIGNO VINCES

lunetta con figura con in mano un ramo d'ulivo tra una lupa e un leone (concordia e riunione di Firenze e Siena) con la scritta PASCENTUR SIMUL

lunetta che ricorda la costruzione di Palazzo Pitti con la scritta PULCHIORA LATENT

lunetta che celebra la costruzione della Colonna della Giustizia con la scritta IUSTITIA VICTRIX

Le volte a crociera delle gallerie furono abbellite con grottesche da Marco da Faenza. 

volte del portico del Cortile di Michelozzo

volta del portico del Cortile di Michelozzo

volta del portico del Cortile di Michelozzo

Il rivestimento delle nove colonne in stucco bianco e dorato con motivi vegetali, putti reggifestoni, mascheroni ed emblemi medicei (capricorno e ariete)e la decorazione a stucco che corre lungo le pareti ad incorniciare le vedute fu affidata agli stuccatori Pietro Paolo Minzocchi, Leonardo Ricciarelli, Battista Ferrucci detto Battista del Tadda, Santi Buglioni e Lorenzo Marignolli.

decorazione in stucco di una colonna (XVI sec.)

decorazione in stucco delle colonne (XVI sec.)

Al centro del cortile anticamente vi era un pozzo, sostituito poi da una fontana disegnata da Giorgio Vasari forse con la collaborazione dell'Ammannati, e realizzata in marmo e porfido da Francesco Ferrucci detto il Tadda e Domenico di Polo tra il 1555 e il 1557. 

Il basamento a gradini della fontana è ottagonale. Su questo poggia un piedistallo che sorregge la vasca.

Sulla fontana nel 1557 fu posta la statua in bronzo di un Putto con delfino realizzata da Andrea del Verrocchio nel 1470.

fontana (Francesco Ferrucci detto il Tadda e Domenico di Polo - 1555/1557) / Putto con delfino (Andrea del Verrocchio - 1440)

L'opera, ispirata a modelli di arte greco-romana e ai putti di Donatello, era stata commissionata dalla famiglia Medici (per Vasari da Lorenzo il Magnifico) per una fontana del giardino della villa medicea a Careggi, forse per la Fontana dell'Amore intorno alla quale si riunivano nei mesi estivi i neoplatonici.

Dal 1959 la statua originale è conservata all'interno di Palazzo Vecchio nel Terrazzo di Giunone nel Quartiere degli Elementi, l'ala sud-orientale del piano nobile del palazzo.
Putto con delfino (Andrea del Verrocchio - 1440)

Questo ambiente in origine si apriva su un loggiato a colonne che offriva alla granduchessa Eleonora di Toledo un affaccio sul Quartiere di S.Croce. Nel progetto il terrazzo sarebbe stato abbellito da una fontana, come quella che venne dipinta a monocromo su una parete dell'ambiente, e che ricorda il Putto col delfino del Verrocchio.

Fontana con Putto (Terrazzo di Giunone)

Al posto dell'originale nel Cortile di Michelozzo si trova oggi una sua copia realizzata da Bruno Bearzi.

Prima della fontana aveva trovato posto al centro del cortile la statua in bronzo del David di Donatello (1440), l'opera più nota dell'artista e il primo nudo a tutto tondo dopo l'antichità.

David (Donatello - 1440)





Oggi l'opera è conservata al Museo Nazionale del Bargello, ma ha trovato nei secoli varie collocazioni: commissionato da Cosimo il Vecchio per Palazzo Medici, fu trafugato durante la seconda cacciata dei Medici dal palazzo e collocato quale simbolo della libertà repubblicana nel primo cortile di Palazzo Vecchio (che all'epoca era l'unico del palazzo): Venne poi spostato all'esterno del palazzo, vicino all'entrata, da Cosimo I nel 1555, per poi essere nuovamente spostato, prima nel secondo cortile e successivamente nella sala del guardaroba. Nel XVII secolo fu collocato a Palazzo Pitti e poi agli Uffizi nel 1777. Infine ha trovato collocazione al Bargello nel XIX secolo.

In una nicchia sotto il portico si trova il gruppo scultoreo di Sansone e il Fariseo, opera in marmo commissionata dal provveditore Luca Martini e scolpita da Pierino da Vinci, l'artista morto a soli 23 anni e nipote di Leonardo perché figlio del suo fratellastro Bartolomeo. L'opera fu posta nel cortile nel 1592 in occasione del battesimo di Cosimo, il primogenito di Ferdinando I.

Sansone e il Fariseo (Pierino da Vinci - 1549/1553)

Infine nel Cortile di Michelozzo si possono trovare tre lapidi con altrettanti versi di Dante Alighieri.

versi di Dante nel Cortile di Michelozzo

In due terzine tratte dalla Divina Commedia (Paradiso XVI 149-154) Dante per bocca del suo trisavolo Cacciaguida ci ricorda che le lotte politiche avevano apportato modifiche  anche sullo stemma di Firenze. Il giglio fiorentino venne infatti invertito di colori: da bianco in campo rosso divenne rosso in campo bianco.


Il Cortile di Michelozzo si può visitare GRATIS.

 

CONCLUSIONI                                                                                                                            Il Cortile di Michelozzo, perla del Rinascimento fiorentino, lascia davvero a bocca aperta chi varca il portale di Palazzo Vecchio...e certamente avrà sorpreso anche Giovanna d'Austria e il suo seguito con l'allestimento preparato in suo onore e gli affreschi che le ricordavano le città della sua terra d'origine. Purtroppo la fretta nel realizzare in tempi brevi questi affreschi ha fatto optare per una tecnica, l'affresco a secco, più delicata e deteriorabile, ed è per questo che, nonostante un recente restauro, risultano a volte poco leggibili.