domenica 27 settembre 2020

Bologna: l'Area archeologica di Sala Borsa


Per avere contemporaneamente, in uno spazio di 400mq, una visione dei diversi periodi storici dell'antica città di Bologna, bisogna visitare un'area archeologica venuta alla luce tra il 1989 e il 1990 in occasione di un restauro della cosiddetta Sala Borsa.

La Sala Borsa posta all'interno della parte settentrionale di Palazzo d'Accursio, sede storica del Comune, ha il suo accesso nella Piazza del Nettuno, limitrofa a Piazza Maggiore, cuore della città.

Piazza del Nettuno: ingresso alla Sala Borsa (sulla sinistra della foto)
Oggi la Sala Borsa è stata trasformata in una Biblioteca multimediale d'informazione generale, ma la storia del luogo in cui sorge quest'edificio ha subito nei secoli numerose trasformazioni strutturali e d'impiego.
Visitando questo sito facciamo quindi un viaggio nel tempo.
Incominciamo proprio scendendo nell'Area archeologica sotterranea posta sotto il pavimento in vetro della cosiddetta "Piazza Borsa".

Area archeologica di Sala borsa
Qui, uno accanto all'altro, si possono vedere i resti di edifici o strutture idrauliche risalenti a più di duemila anni fa.
Si sono infatti ritrovate le tracce di un insediamento villanoviano (VII sec.a.C.) e precoloniale della Felsina di origine etrusca (III/II sec.a.C.).

I resti di epoca romana sono più evidenti .
L'antica città etrusca, da poco conquistata ai Galli Boi (popolazione celtica dell'età del ferro), divenne con decreto del Senato una colonia romana di diritto latino nel 189 a.C. e prese il nome di Bononia.
Come ogni città romana, secondo il sistema della centuriazione, Bononia era attraversata da due direttrici: il decumano massimo che solcava la città da Ovest a Est e corrispondente al tratto cittadino della Via Aemilia (l'antica via tracciata nel 187 a.C. che univa Ariminium, l'antica Rimini, a Placentiam, l'antica Piacenza), corrisponde alle attuali Via Rizzoli e Via Ugo Bassi, e dal cardo massimo (corrispondente a Via Galliera e Via Val D'Apona).
Via Aemilia
Via Rizzoli (ex decumano massimo e tratto cittadino della Via Aemilia)
L'Area archeologica indagata si trovava proprio all'incrocio tra il decumano massimo e il cardo massimo, dove sorgeva il Foro, l'area pubblica di Bononia.

Risalenti al II sec.a.C. sono i resti di un piccolo edificio (posto nel settore nord-occidentale dell'area archeologica), suddiviso in più ambienti, costruito con materiali deperibili su fondazioni di ciottoli di fiume, e con i pavimenti in terra battuta.

Sono della stessa epoca anche due pozzi per il prelievo di acqua di falda, con canna idraulica senza rivestimento avente un diametro di 1m.
Il fatto che siano posti a pochi metri l'uno dall'altro testimonia una densità abitativa rilevante.

pozzo del II sec. a.C.
Sempre del II sec. a.C. è la parte inferiore di un tratto di fognatura in laterizi quadrati con lato di due piedi (59cm) legati da argilla.
Questa grande fognatura è da considerarsi la più antica infrastruttura pubblica finora trovata nel centro di Bononia.

tratto di fognatura (II sec.a.C.)
tratto di fognatura (II sec.a.C.)
Tra la fine del II sec.a.C. e l'inzio del I sec.a.C. fu costruita la Basilica civile di Bononia, dove veniva amministrata la giustizia e si riunivano in assemblea i cittadini.

fondazione muraria della Basilica civile del II sec.a.C.
fondazione muraria della Basilica civile del II sec.a.C.
Rimangono due trincee parallele di fondazione, realizzate in mattoni sequipedali (mattoni rettangolari 40X30cm).
La basilica misurava 20/22m X 70m ed era divisa da due ordini di colonne in tre navate (quella centrale era più ampia).
La prima struttura era in legno e aveva decorazioni architettoniche in terracotta.
Durante il II/III secolo d.C. la Basilica civile venne ampliata di 5m. verso Ovest.
Una base di una colonna della basilica trovata in questo scavo è conservata al Museo Archeologico.

Tra la prima e la seconda fondazione muraria della Basilica civile si è trovato un lastricato di età augustea (I sec.d.C.).

basoli di strata lastricata (I sec.d.C.)
strada lastricata (I sec.d.C.)
Il tratto di strada è composto da lastre poligonali di trachite.
Mancano solchi creati da carri e quindi si presume che fosse una strada pedonale.

Dello stesso periodo si pensa siano i tracciati di fondazione di un edificio a schiera con pilastri e colonne.

Tra il V e il VII secolo d.C. la Basilica civile e gli edifici della zona erano già caduti in rovina: il condotto fogniario era ostruito, i muri crollati e i materiali architettonici e di costruzione erano stati espoliati.
Tra VII e il IX secolo vi erano in zona solo poche abitazioni modeste.
Tra l'XI e il XII secolo vennero costruiti edifici con materiali di rimpiego.

Nel XIII secolo furono costruiti in muratura edifici privati, un metro sopra i ruderi romani.
Nell'area archeologica sono stati rinvenuti i resti di abitazioni medievali costruite in mattoni a modulo basso su fondamenta costituite da ciottoli di fiume.

abitazioni medievali (XII/XIII sec.)
abitazioni medievali (XII/XIII sec.)
muretto con fondamenta in ciottoli di fiume di abitazioni medievali (XII/XIII sec.)
Tra le costruzioni ghibelline in stile tardo-romanico vi era anche Palazzo d'Accursio, fatto erigere da Francesco Accursio (conosciuto anche come Accorso), giureconsulto (glossatore), assessore del podestà di Bologna, e maestro di diritto nello Studio bolognese.

Palazzo d'Accursio
ingresso di Palazzo d'Accursio
Palazzo d'Accursio: statua di Gregorio XIII (A.Menganti) e Madonna di Piazza (Niccolò dell'Arca)
Nel 1245, demolito il precedente palazzo, viene costruito Palazzo d'Accursio con porticato verso la piazza e con muro coronato da merlatura.

Nel 1286 il Comune acquista da Francesco Accursio (uno dei figli del grande giurista che costruì il palazzo, anch'esso insegnante di diritto e posto da Dante Alighieri nel XV canto dell'Inferno tra i sodomiti), alcune case poste dove oggi sorge la Torre dell'Orologio (in Piazza Grande) e incomincia a costruirvi il nuovo Palazzo Comunale.

Durante la Signoria dei Visconti (1351/1360) il palazzo diviene una cittadella fortificata, quartiere generale delle truppe e presidio del palazzo comunale.

Nel 1360 ai Visconti si sostituiscono i vicari apostolici e il legato apostolico Androino de la Roche acquista 35 case sul lato Nord del palazzo creando un giardino cinto da mura fortificate con merlate guelfe, un viridarium, un'area pubblica scoperta con adiacenti stalle per i cavalli e alloggio per le gardie pontificie.

Nell'Area archeologica vi è un profondo pozzo con camicia in mattoni frammentari, risalente al XIV secolo, in dotazione al viridarium.

pozzo con camicia in mattoni (XIV sec.d.C.)
Dopo il riconoscimento dell'autonomia di Bologna a seguito della ribellione al cardinal legato nel 1376, furono padroni della città dal 1401 i Bentivoglio, che vennero poi  cacciati nel 1506 da papa Giulio II.
Nel 1568 il viridarium viene trasformato in Orto Botanico collegato allo Studio.
Il cosiddetto Orto Pubblico dei Semplici simile al Giardino dei Semplici di Padova e al Giardino Pisano, venne impiantato dal naturalista Ulisse Aldrovandi.
Vennero coltivate erbe medicinali e specie esotiche in quattro parterre rettangolari alternati a vasche d'idrocultura.
I resti di una vasca a forma cruciforme usata per la coltivazione delle piante acquatiche, posta al centro di uno dei parterre, sono visibili nella parte nord-ovest dell'Area archeologica.

resti della vasca cruciforme (XVI sec.)
Anche questa vasca era raccordata, per mezzo di una serie di canalizzazioni in mattoni, ad una grande cisterna di cui gli scavi archeologici hanno portato alla luce il rivestimento esterno in mattoni.

muro esterno in mattoni della cisterna dell'Orto Botanico (XVI sec.)
Nella cisterna erano convogliate le acque piovane e le acque di esubero delle fontane di piazza.

Nel 1587 Antonio Morandi detto il Terribilia costruì sopra questa cisterna un'edicola corinzia.

prospetto e pianta dell'edicola rinascimentale
CURIOSITA': L'edicola venne commissionata dal legato di Bologna il cardinale Enrico Caetani al quale Torquato Tasso dedicò un madrigale nel quale si elogiava la splendida opera.

Nel 1765 l'Orto Botanico venne trasferito e prese il suo posto un cortile erboso per l'addestramento delle milizie e le esercitazioni dei pompieri.

Circa un secolo dopo (1870) fu costruita una struttura semicircolare su Piazza del Nettuno, per accogliere l'Ufficio Telegrafico, divenuto poi Residenza delle Regie Poste.
Questa sala semicircolare corrisponde all'esedra che funge da rampa d'accesso all'attuale Sala Borsa.

Nel 1880 nelle scuderie del legato s'insediò la Borsa degli Agricoltori.

Gli imprenditori bolognesi sentirono il bisogno di avere un luogo al coperto in cui poter svolgere i propri scambi commerciali, le operazioni di mercato e le contrattazioni di borsa (fino a quel momento svolti all'aperto in Piazza Maggiore), e venne pensata la costruzione della Borsa al posto del cortile erboso, dove prima vi era l'Orto Botanico.

Per questo fu demolita nel 1886 l'edicola del Terribilia che venne trasferita nell'Accademia di Belle Arti, mentre una copia del 1933 è conservata nel secondo cortile del Palazzo d'Accursio.

Venne costruita quindi, con la collaborazione tra Comune di Bologna e Camera di Commercio, la Nuova Sala Borsa, una struttura in ghisa e vetro a impianto basilicale illuminata da un lucernario. Ispirata alla Sala Borsa di Parigi, è un esempio dello stile della corrente modernista.

Salaborsa
Le esili colonne in ghisa sorreggono l'armatura metallica della tettoia a quattro spioventi (costruita dalla ditta Cottrau) e le arcate che sorreggono il portico.

tettoia della Salaborsa
tettoia della Salaborsa
Intorno alla sala trovavano posto 48 uffici.

Ma già nel 1903 la Borsa si vide costretta a chiudere per il calo delle contrattazioni.
Durante l'amministrazione comunale socialista, tra il 1917 e il 1920, nello spazio della Sala Borsa venne aperto un ristorante economico, l'ufficio dell'Ente Nazionale Turismo e gli sportelli della Cassa di Risparmio (i mercuri, le api e le spighe, simboli dell'operosità, che decorano il luogo, sono gli emblemi della banca), che ottenne l'utilizzo dei locali per 50 anni.

Nel 1924 vennero costruiti il secondo e il terzo ballatoio della "Piazza coperta", e le due sale sotterranee realizzate in calcestruzzo armato, con decorazioni in stucco, pitture liberty e soffitto a cassettoni, attribuite a Edoardo Collamarini.

secondo e terzo ballatoio
secondo e terzo ballatoio
Una di queste sale è l'Auditorium Enzo Biagi, dedicata oggi al famoso cronista, mentre altri spazi sono dedicati alla biblioteca riservata ai bambini e ai ragazzi.

Auditorium Enzo Biagi
Biblioteca dei ragazzi
La Sala Borsa venne inaugurata nel 1926.
L'invaso della cisterna seicentesca venne trasformato nel caveau della banca.

caveau della banca
Tra il secondo dopoguerra e gli anni '70 la Sala Borsa era il luogo in cui di giorno si svolgevano le operazioni di affari, mentre di sera si trasformava in un Palasport in cui si disputavano incontri di boxe o di basket.

Nel 1976 aveva trovato sede, all'interno del Torrione del Canton de' Fiori posto tra Via Ugo Bassi e Piazza del Nettuno, il Teatro Stabile dei Burattini, che portò avanti la sua attività per 14 anni.

Teatro di burattini allestito nel cortile d'onore di Palazzo d'Accursio
Nel 1999 questo luogo, dopo essere stato la sede di alcuni uffici amministrativi del Comune di Bologna, venne dedicato alla cultura.

La Biblioteca è stata innaugurata nel 2001 e si estende su un'area di 20.000mq di cui 12.000mq accessibili al pubblico.
La biblioteca possiede 255.000 volumi, 34 quotidiani, 370 periodici e 40.000 audiovisivi.

Biblioteca Salaborsa

www.bibliotecasalaborsa.it
Orari Biblioteca e Area Archeologica:                    lunedì/venerdì  13.00/1900
Costo: Offerta



CONCLUSIONI
Sotto i piedi di chi visita la Sala Borsa scorre il passato del cuore di Bologna.
E' un viaggio affascinante che aiuta a mettere insieme le tessere del un mosaico della storia bolognese.
Entrare nella Sala Borsa, come visitatori della biblioteca o come turisti, è un modo per ampliare e arricchire le proprie conoscenze.

 

sabato 19 settembre 2020

Bologna: la Basilica di S.Domenico


A Bologna si trova una delle chiese più importanti dei Domenicani o Frati Predicatori, la Basilica di S.Domenico.

Basilica di S.Domenico (vista dalla terrazza della Basilica di S.Petronio)
S.Domenico di Guzman, nato in Spagna nel 1170, fondatore dell'Ordine Domenicano (la cui regola venne approvata da papa Onorio III nel 1216), era giunto per la prima volta a Bologna nel 1218, mentre da Tolosa si recava a Roma, e successivamente aveva inviato dei seguaci per fondare in questa dotta città una loro sede.
Nel 1219 S.Domenico, dopo che con i frati era stato ospitato per un anno nella Chiesa di S.Maria di Mascarella, si trasferì nella Chiesa di S.Nicolò delle Vigne (così chiamata perché all'epoca si trovava fuori città tra le vigne), dove sorge oggi la basilica a lui dedicata.
E' qui che S.Domenico presenziò ai primi due capitoli generali dell'Ordine ed è il luogo in cui morì il 6 agosto 1221.
Il complesso conventuale venne realizzato tra il 1219 e il 1243.

Nel 1228 la chiesa venne ampliata demolendo l'abside e ingrandendo le navate.
La facciata romanica venne terminata nel 1240.
La chiesa venne consacrata da Innocenzo IV nel 1251. 


Ampliamenti e rimaneggiamenti si apportarono nel XIV e XVIII secolo.



Fu Carlo Francesco Dotti tra il 1728 e il 1732 a dare all'attuale basilica un'impronta barocca.


La chiesa venne elevata a basilica minore nel 1884 da papa Leone XIII.

La visita di questo sito può partire dall'esterno della chiesa.

Piazza S.Domenico
Il piazzale pavimentato in ciottoli di fiume era occupato originariamente dal cimitero ed è per questo che ancor oggi si notano due monumenti sepolcrali di giuristi (o glossatori).
Questi peculiari sepolcri facevano parte dei quattordici elevati a forma di piramide a modello del Mausoleo di Alicarnasso (altri tre sono ancora esistenti vicino alla Basilica di S.Francesco).

Il sepolcro a due ordini di colonnine binate sulle quali s'innestano arcatelle ogivali fu realizzato ai primi del Trecento, ed è il Sepolcro di Rolandino de' Passeggeri, maestro dello Studio, ricordato per aver avuto uno scambio epistolare con Ferderico II che minacciava di distruggere Bologna se suo figlio Enzo non fosse stato liberato.
Questo sepolcro è opera di Giovanni da Viviano e Pietro di Corrado.

Sepolcro di Rolandino de' Passeggeri (XIV sec.)
Sepolcro di Rolandino de' Passeggeri (XIV sec.)
L'altro sepolcro adossato ad un edificio che s'affaccia sulla piazza è il Sepolcro di Egidio Foscherari (1289), il primo laico che insegnò diritto canonico all'Università di Bologna.
I mattoni smaltati e l'arco in marmo facevano parte di un ciborio (IX secolo) appartenuto ad una chiesa carolingia.
Il sarcofago che si trova all'interno dell'edicola mostra su un lato il giurista intento all'insegnamento, dall'altro è ritratto in forma di giacente.

Sepolcro di Egidio Foscarini (XIII sec.)
Sepolcro di Egidio Foscarini (XIII sec.)
Sulla piazza si trovano anche due colonne in marmo e rame: quella posta lateralmente all'abside esterna della Cappella del Rosario della chiesa, denominata Colonna del Rosario, fu elevata nel 1632 per commemorare la fine dell'epidemia di peste del 1630, è alta 37m ed è opera di Giulio Cesare Conventi, l'altra è invece la Colonna di S.Domenico, collocata nella parte anteriore della piazza, e fu fusa a Milano nel 1627.

Colonna del Rosario e abside della Cappella del Rosario
Madonna del Rosario (Giulio Cesare Conventi - 1632)
Colonna di S.Domenico
statua di S.Domenico (1627)
La facciata della chiesa è a capanna, decorata con archetti pensili di coronamento e con un rosone in marmo bianco traforato.
Nel 1874 erano stati eliminati i due portici posti uno davanti alla chiesa (costruito nel Seicento) e l'altro davanti al convento (costruito nel Settecento).
La facciata in laterizi e il portale neoromanico attuali furono progettati da Raffaele Faccioli e realizzati da Alfonso Rubbini nel 1910.

facciata della Basilica di S.Domenico
La facciata è affiancata a sinistra dalla Cappella Ghisilardi (cappella sepolcrale costruita nel 1530/1534 su disegno di Baldassarre Peruzzi e sotto la direzione di Jacopo Ranuzzi) e a destra dalle strutture del convento.
Nella lunetta del portale è stato posto un mosaico che raffigura S.Benedetto che benedice la città di Bologna, copia di un quadro settecentesco posto all'ingresso del convento, opera di Lucia Casalini-Torelli.

ingresso della basilica e del convento
L'interno della basilica è a tre navate divise da pilastri con architravi.

navata centrale della Basilica di S.Domenico
Anticamente la chiesa era divisa da un tramezzo che separava i fedeli dai frati: la parte dedicata al culto pubblico aveva una copertura piana, mentre quella riservata ai frati aveva una copertura ogivale.
Poi nel Quattrocento il tramezzo fu sostituito dal coro ligneo.
L'antica chiesa aveva un transetto e tre cappelle quadrate absidali.
Nel XVI secolo il coro fu spostato nell'abside e per far sembrare la chiesa meno lunga (misura 120m) e monotona, vennero creati degli archi in corrispondenza della Cappella di S.Domenico e della Cappella del Rosario.

Il muro della navata centrale è decorato con 10 dipinti a tempera che raffigurano Fatti storici avvenuti nel complesso monastico.
Otto dipinti sono opera di Vittorio Maria Bigari, e due di Giuseppe Pedretti.

Il beato Alessandro Macchiavelli istituisce la processione del Santissimo Sacramento (Vittorio Maria Bigari - 1734)
Il beato Bartoleomeo di Braganza istituisce l'Ordine dei Cavalieri Gaudenti (Vittorio Maria Bigari - 1734)
Papa Innocenzo IV consacra la Chiesa di S.Domenico (Vittorio Maria Bigari - 1734)
Il magistrato bolognese consegna gli statuti della città (Vittorio Maria Bigari - 1734)
Il cardinal Carafa mostra il reliquiario del capo di S.Domenico (Vittorio Maria Bigari - 1734)
Carlo IV crea cavalliere il priore dei Domenicani (Vittorio Maria Bigari - 1734)
Allocuzione di Pio II ai Domenicani (Vittorio Maria Bigari - 1734)
Il cardinale Baldassarre Cossa dona alla chiesa un reliquiario (Vittorio Maria Bigari - 1734)
S.Francesco Saverio celebra la Messa (Giuseppe Pedretti - 1734)
Leone X e Francesco I di Francia (Giuseppe Pedretti - 1734)
La copertura dell'edificio è composta da volte a botte e volte a vela.
L'incrocio tra il transetto e la navata centrale è coperto da una cupola.

copertura con volte a botte e a vele
cupola all'incrocio della navata centrale e il transetto
cupola all'incrocio della navata centrale e il transetto
Nel Quattrocento furono aggiunte sul fianco settentrionale (navata sinistra) la Cappella Pepoli, la Cappella Odofredo e la Cappella Guidotti (o Cappella del Rosario).

Nel XVI secolo fu realizata la Cappella Ghisilardi e nel 1551 la seconda Cappella Pepoli su progetto del Terribilia su quattro cappelle gotiche preesistenti.

Iniziando la visita dalla navata destra, nella prima cappella vi è la raffigurazione sull'altare dell'Estasi di S.Rosa da Lima realizzata da Cesare Gennari.

Estasi di S.Rosa da Lima (Cesare Gennari - XVII sec.)
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Nella seconda cappella si trovano l'opera di Donato Creti che raffigura S.Vincenzo Ferreri resuscita un fanciullo e gli Angeli in stucco di Angelo Gabriello Piò.

seconda cappella destra: Angeli (Angelo Gabriello Piò)
S.Vincenzo Ferreri resuscita un fanciullo (Donato Creti - XVIII sec.)
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Nella terza cappella si trova il dipinto della Apparizione della Vergine e di Cristo a S.Francesco d'Assisi e l'elemosina di S.Antonino, opera di Pietro Faccini.

Apparizione della Vergine e di Cristo a S.Francesco d'Assisi con l'elemosina di S.Antonino (Pietro Faccini - XVI sec.)
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Sull'altare della quarta cappella vi è l'opera Sant'Andrea adora la croce del suo martirio realizzata da Antonio Rossi.

Sant'Andrea adora la croce del suo martirio (Antonio Rossi - XVIII sec.)
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Nella quinta cappella è conservato un dipinto murale di Madonna col Bambino chiamata Madonna delle Febbri, opera di un Anonimo bolognese del XIV secolo.
L'affresco fu ritrovato in un terrapieno presso le mura di Via Miramonte nel 1972.

Madonna delle Febbri (Anonimo bolognese - XIV sec.)
CURIOSITA': Per la già Cappella Berò e poi Cappella Ghisilieri, era stata commissionata a Guido Reni l'opera la Strage degli Innocenti, che dopo essere stata portata al Musée du Louvre a Parigi a seguito delle espoliazioni napoleoniche, è oggi esposta nella Pinacoteca Nazionale di Bologna.
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 La cappella seguente, la sesta cappella,  è la Cappella di S.Domenico.

Cappella di S.Domenico
Cappella di S.Domenico
Cappella di S.Domenico
Quando S.Domenico morì, le sue spoglie furono poste in una cassa di cipresso e collocate nella chiesa dietro l'altare di S.Nicolò in una cappella della navata destra.
Successivamente la cassa di legno venne messa in un sarcofago di marmo e spostata nel 1411 in una cappella laterale (ex transetto della chiesa dedicata ai fedeli), dedicandola al Santo canonizzato da Gregorio IX.
L'attuale cappella, una cappella a pianta quadrata e con abside semicircolare, fu realizzata su progetto di Floriano Ambrosini nel 1621, trasformandola da gotica in barocca.
L'Arca di S.Domenico fu realizzata durante più secoli.

Arca di S.Domenico
L'urna di marmo fu realizzata da Nicola Pisano tra il 1265 e il 1267, aiutato da Arnolfo di Cambio, Pagno di Lapo e fra' Guglielmo da Pisa.
L'urna era sorretta da 6 Cariatidi, ma poi quando venne spostata, venne privata della base e dotata di una cimosa alla fine del XV secolo, da un gradino (o predella) nel XVI secolo e infine di un paliotto nel XVIII secolo.

I rilievi sull'urna raffigurano:
- facciata anteriore (a sinistra): Miracolo del fanciullo Napoleone Orsini caduto da cavallo e
  risuscitato dal Santo
- facciata anteriore (nel mezzo): Madonna col Bambino
- facciata anteriore (a destra): Prova del fuoco che arde i libri degli Albigesi e lascia indenne quello
  del Santo

facciata anteriore dell'urna: Miracolo del fanciullo Napoleone Orsini caduto da cavallo e risuscitato dal Santo / Madonna col Bambino / Prova del fuoco che arde i libri degli Albigesi e lascia indenne quello
  del Santo
- fianco destro: Cena dei frati servita dagli Angeli

fianco destro dell'urna: Cena dei frati servita dagli Angeli
- retro (a sinistra): Tre episodi della vita del beato Reginaldo d'Orleans (Fa voto di relgione nelle
  mani di S.Domenico - Sviene - E' risanato dalla Madonna e dalla Maddalena che gli additano
  l'abito domenicano che deve vestire)
- retro (nel mezzo): Redentore
- retro (a destra): Il Santo implora l'approvazione della Regola - Il sogno d'Innocenzo III - Il Papa
  approva la Regola

retro dell'urna: Tre episodi della vita del beato Reginaldo d'Orleans / Redentore / Il Santo implora l'approvazione della Regola - Il sogno d'Innocenzo III - Il Papa approva la Regola
- fianco sinistro: I SS. Pietro e Paolo danno il Vangelo a S.Domenico e questi lo passa ai frati perché
  lo diffondano nel mondo

fianco sinistro dell'urna: Sant'Ambrogio / I SS. Pietro e Paolo danno il Vangelo a S.Domenico e questi lo passa ai frati perché  lo diffondano nel mondo / S.Gregorio Magno
 - angoli: quattro statue di Dottori della Chiesa

agli angoli dell'urna: Dottori della Chiesa
Nel 1469 il Senato bolognese commissionò a Niccolò da Puglia (che dopo quest'opera sarà noto come Niccolò dell'Arca), la cimasa, un coronamento marmoreo con le statue di Santi Patroni di Bologna e due Angeli reggicandelabro.

Niccolò da Puglia morì nel 1494 lasciando la sua opera incompiuta: fu il giovane Michelangelo Buonarroti a portare a termine la cimasa realizzando le statue di S.Procolo e S.Petronio, e l'Angelo reggicandelabro destro.

Partendo dall'alto, in cima è raffigurato Dio Padre creatore del mondo.
Sotto sono stati scolpiti due Putti (= creature celesti) che sorreggono due festoni di frutta e fiori (= terra).
Sono poi raffigurati quattro delfini (= creature del mare).
Al di sotto è scolpita una Pietà tra due Angeli adoranti: a sinistra l'Angelo della Resurrezione e a destra l'Angelo dell'Annunciazione.

cimasa (dall'alto): Dio Padre, Putti, delfini, Pietà e Angeli
Agli angoli sono raffigurati i quattro Evangelisti.

cimasa (ai lati): S. Giovanni Evangelista e S. Matteo Evangelista
S.Marco Evangelista (in alto)
Infine su tutti i lati dell'urna sottostante poggiano le statue dei Santi Patroni: S.Francesco d'Assisi, S.Petronio (realizzato nel 1494/1495 da Michelangelo), S.Domenico, S.Floriano, Sant'Agricola, S.Giovanni Battista (realizzato nel 1539 da Girolamo Cortellini), S.Procolo (realizzato da Michelangelo) e S.Vitale.

cimasa (da sinistra): Sant'Agricola, S.Giovanni Battista, S.Procolo e S.Vitale
cimasa (da sinistra): S.Francesco d'Assisi, S.Petronio, S.Domenico e S.Floriano
cimasa: S.Petronio (Michelangelo) e S.Domenico (Niccolò dell'Arca)
S.Giovanni Battista (Girolamo Corbellini - 1539)
S.Procolo (Michelangelo - 1494/1495)
S.Domenico (Niccolò dell'Arca - 1469/1473)
Sant'Agricola (Niccolò dell'Arca - 1469/1473)
S.Petronio (Michelangelo - 1494/1495)
S.Francesco d'Assisi (Niccolò dell'Arca - 1469/1473)
S.Vitale (Niccolò dell'Arca - 1469/1473)
I due Angeli reggicandelabro stilisticamente differenti, sono stati realizzati da due artisti in due momenti diversi: quello di sinistra è opera di Niccolò dell'Arca (1469/1473) mentre quello a destra è stato realizzato da Michelangelo vent'anni più tardi (1494).

CURIOSITA': Michelangelo Buonarroti, in fuga da Firenze per la cacciata dei Medici, soggiornò a Bologna dal 1490 al 1495 ospite di Giovanni Francesco Aldrovandi e anche del convento di S.Domenico.
E' per questo motivo che gli venne chiesto, appena ventenne, di concludere l'opera di Niccolò dell'Arca.

Angelo reggicandelabro (Niccolò dell'Arca - 1469/1473)
Angelo reggicandelabro (Michelangelo - 1494)
Tra l'urna e l'altare Alfonso Lombardi realizzò nel 1532 un gradino (o predella) decorato con bassorilievi.

gradino tra l'urna e l'altare (Alfonso Lombardi - 1532)
Nel gradino sono raffigurati l'Adorazione dei Magi (al centro) e alcuni Episodi della Vita di S.Domenico.

gradino: Nascita di S.Domenico / Umiltà di S.Domenico che dorme per terra / Carità di S.Domenico verso i poveri (Alfonso Lombardi - 1532)
gradino: Adorazione dei Magi (Alfonso Lombardi - 1532) con firma dell'artista
gradino: Ascesa al cielo di S.Domenico (Alfonso Lombardi - 1532)
Nella seconda metà del XVIII secolo fu aggiunto l'altare posto sotto il gradino.
L'altare neoclassico è stato disegnato da Mauro Tesi e realizzato da Alessandro Salviolini, mentre il paliotto con la Morte di S.Domenico è stato disegnato da Carlo Bianconi e realizzato nella bottega di  Jean-Baptiste Boudard.

altare (Mauro Tesi e Alessandro Salviolini - 1765/1768)
Morte di S.Domenico (Carlo Bianconi /Jean-Baptiste Boudard)
Il reliquiario con il capo di S.Domenico, inciso in argento dorato, con raffigurati episodi della vita del Santo, posto sul retro dell'arca, è stato realizzato da Jacopo Roseto nel 1380/1383, con aggiunte e interventi nel Quattrocento e nel Cinquecento. 

reliquiario con il capo di S.Domenico (Jacopo Roseto)
La decorazione pittorica della conca absidale della cappella con la Glorificazione di S.Domenico fu realizzata da Guido Reni nel 1613/1615.
I quattro Angeli reggilampada della trabeazione venero scolpiti da Alessandro Algardi nel 1619.

Glorificazione di S.Domenico (Guido Reni - 1613/1615) / Angeli reggilampada (Alessandro Algardi - 1619)
Clemente Alberi nel 1843 ha invece decorato la cupola con tamburo con Angeli musicanti.

Angeli musicanti (Clemente Alberi - 1843)
Le Storie del Santo raffigurate nel sott'arco e le Virtù del Santo raffigurate intorno alle finestre sono opera del Mastelletta.

sott'arco: Storie del Santo (Mastelletta - 1613/1614)
Lungo le pareti sono posti quattro tele che hanno per tema i Miracoli di S.Domenico: S. Domenico resuscita un bambino (Alessandro Tiarini), S.Domenico e il miracolo del libro respinto dalle fiamme (Lionello Spada), Salvataggio di naviganti per opera di S.Domenico (Mastelletta), Miracolo di Napoleone Orsini (Mastelletta).

S. Domenico resuscita un bambino (Alessandro Tiarini - 1614/1615)
S.Domenico e il miracolo del libro respinto dalle fiamme (Lionello Spada - 1614/1616)
Salvataggio di naviganti per opera di S.Domenico (Mastelletta - 1613)
Miracolo di Napoleone Orsini (Mastelletta - 1614)
Le statue in terracotta poste nelle nicchie dell'abside raffigurano le Tre Virtù Teologali ( Fede, Speranza e Carità) e le Quattro Virtù Cardinali (Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza) sono opera di Giovanni Todeschi (XVII secolo).

abside con Virtù Teologali e Virtù Cardinali (Giovanni Todeschi - XVII sec.)
Temperanza (Giovanni Todeschi - XVII sec.)
Fortezza (Giovanni Todeschi - XVII sec.)
Speranza (Giovanni Todeschi - XVII sec.)
Carità (Giovanni Todeschi - XVII sec.)
Fede (Giovanni Todeschi - XVII sec.)
Giustizia (Giovanni Todeschi - XVII sec.)
Prudenza (Giovanni Todeschi - XVII sec.)
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Dopo aver "ammirato e rimmirato" questo capolavoro d'arte, proseguiamo la visita della chiesa nella settima cappella con la tela d'altare che raffigura Pio V davanti al Crocifisso, opera di Felice Torelli.

Pio V davanti al Crocifisso (Felice Torelli - 1712)
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Nell'ottava cappella si trova l'altare con l'opera Miracolo di S.Giacinto di Fausto Muzzi.

Miracolo di S.Giacinto  (Fausto Muzzi)
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La nona cappella conserva una tela raffigurante la Comunione di S.Caterina da Siena, opera di Francesco Brizzi.

Comunione di S.Caterina da Siena (Francesco Brizzi)
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Segue il transetto destro o Cappella Bolognini,  nel quale si trova sull'altare l'opera del Guercino S.Tommaso d'Aquino nell'atto di scrivere l'Inno del Santissimo Sacramento.

Cappella Bolognini (transetto destro)
S.Tommaso d'Aquino nell'atto di scrivere l'Inno del Santissimo Sacramento (Guercino - 1662/1663)
Sul lato destro del transetto si trova il Monumento funebre del generale Marsili, opera barocca di Angelo Gabriello Piò.

Monumento funebre del generale Marsili (Angelo Gabriello Piò)
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Sul lato sinistro una porta con i battenti in legno intarsiato da fra' Damiano da Bergamo, conduce nella Sacrestia.

Sacrestia
Sacrestia
battente del portale della Sacrestia (Fra' Damiano da Bergamo - 1538)
battente del portale della Sacrestia (Fra' Damiano da Bergamo - 1538)
battente del portale della Sacrestia (Fra' Damiano da Bergamo - 1538)
Dalla Sacrestia si può accedere al piccolo Museo di S.Domenico (da noi non visitato).
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Dal transetto destro si può accedere al Chiostro dei Morti, uno dei chiostri del convento, di forma quadrata triporticato.
Chiostro dei Morti
Sul lato Est del chiostro, il portico del XIII secolo ad archi ribassati fiancheggia il dormitorio con le finestre delle celle sguince, dell'epoca di S.Domenico.

portico Est del Chiostro
lato Est del Chiostro: campanile e dormitorio
finestra sguincia di una cella
Qui si possono trovare tracce del Capitolo primitivo e vedere il campanile romanico-gotico, la cui parte inferiore risale al 1230/1235.
Il campanile fu sopraelevato di due piani e di una guglia nel 1313, raggiungendo l'altezza di 52m. 

campanile (XII/XIV secolo)
Il lato Ovest del 1500 fiancheggia il refettorio del XIII secolo.

lati Ovest e Sud del Chiostro
Sul lato Sud il portico rinascimentale regge il portale della biblioteca (1464/1466).
Sotto il portico vi sono custodite lapidi del cimitero  esterno salvate dalla distruzione e un affresco della Madonna col Bambino benedicente, Santa Caterina da Siena e Santa Margherita d'Ungheria.

lapide sotto il portico del chiostro
resti di un affresco e monumento
resti di un affresco e lapidi
Madonna col Bambino benedicente, Santa Caterina da Siena e Santa Margherita d'Ungheria
Sul lato Nord si trova l'abside della Cappella di S.Domenico e una colonna sormontata dalla statua di S.Domenico (1507), alzata in ricordo dell'ingresso a Bologna di papa Giulio II.

lato Nord del Chiostro: abside della Cappella di S.Domenico e colonna con statua di S.Domenico (1507)
colonna con la statua di S.Domenico (1507)
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Ritornando nella chiesa, in una piccola e stretta Cappella Casali a destra del presbiterio si trova un'opera di Filippino Lippi: il Matrimonio mistico di S.Caterina d'Alessandria.

Cappella Casali
Matrimonio mistico di S.Caterina d'Alessandria (Filippino Lippi - 1501)
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Il presbiterio è a forma rettangolare con profonda abside.

presbiterio e coro
presbiterio
L'altare maggiore è opera di Alfonso Torreggiani (1775).

altare (Alfonso Torreggiani - 1775)
retro dell'altare (Alfonso Torreggiani - 1775)
Il coro ligneo, posto oggi nell'abside poligonale, era anticamente posto davanti all'altare maggiore e fu spostato nell'attuale posizione nel XVII secolo.

abside e coro
coro ligneo (Fra' Damiano da Bergamo - Stefano da Bergamo - Bernardino da Bologna - 1528/1551)
stalli superiori del coro
Quest'opera venne definita "l'ottava meraviglia del mondo" e fu ammirata anche da Carlo V.
Venne realizzata da fra' Damiano da Bergamo tra il 1528 al 1551.

La parte centrale del coro (postergale o dossale), fu realizzata tra il 1528 e il 1530.

postergale del coro
Il postergale è diviso in 7 scomparti da lesene decorate con candelabre rinascimentali.
Le raffigurazioni dei 7 scomparti superiori sono (da sinistra a destra):

- Episodi della vita dei SS.Cosma e Damiano (su cartoni del Serio)

Episodi della vita dei SS.Cosma e Damiano
 - Miracolo di S.Nicola di Bari

Miracolo di S.Nicola di Bari
 - Martirio di S.Stefano

Martirio di S.Stefano
 - S.Domenico risuscita il giovane Napoleone Orsini (su cartone del Serio)

S.Domenico risuscita il giovane Napoleone Orsini
 - Maddalena ai piedi di Gesù (su cartone del Vignola)

Maddalena ai piedi di Gesù
- Martirio di S.Caterina (su cartone del Serio)

Martirio di S.Caterina
 - Incredulità di S.Tommaso (su cartone del Bramantino).

Incredulità di S.Tommaso
Sotto queste raffigurazioni ve ne sono altre sette più piccole:
- Sacrificio di Isacco
- Battesimo di Gesù
- Il peccato di Adamo ed Eva
- Adorazione dei Magi
- Cacciata dal Paradiso terrestre
- Martirio di S.Pietro da Verona
- Mosè che riceve da Dio le Tavole della Legge.

Nei sei plinti che dividono questi pannelli più piccoli sono raffigurate figure di Santi.

Sopra il sedile (e quindi sotto i pannelli più piccoli) corre lo stilobate con pannelli raffigurante teste di Santi su basamenti o vassoi, alternati da plinti con nature morte e grottesche:
- S.Giovanni Battista
- S.Domenico
- S.Pietro
- S.Giovanni Battista fanciullo con Agnello
- S.Paolo
- S.Pietro Martire
- S.Alessandro.

riquadri (da sinistra a destra): Sacrificio di Isacco- Battesimo di Gesù
- Il peccato di Adamo ed Eva
/ stilobate con teste di Santi: S. Giovanni Battista, S.Domenico e S.Pietro (da sinistra a destra)

I bracci del coro sono stati intarsiati da fra' Damiano e intagliati dal fratello Stefano tra il 1541 e il 1549, e terminati nel 1551 dal discepolo fra' Bernardino da Bologna.
Vi sono 28 stalli superiori e 23 stalli inferiori per ogni braccio (per un totale di 102 stalli).

stalli del braccio sinistro del coro con tarsie raffiguranti scene del Nuovo Testamento
stalli del braccio sinistro del coro con tarsie raffiguranti scene del Nuovo Testamento
stalli del braccio sinistro del coro con tarsie raffiguranti scene del Nuovo Testamento
Negli stalli superiori sono raffigurate Scene dell'Antico Testamento (braccio destro) e Scene del Nuovo Testamento (braccio sinistro).

stalli del braccio destro del coro con tarsie raffiguranti scene dell'Antico Testamento
stalli del braccio destro del coro con tarsie raffiguranti scene dell'Antico Testamento
stalli del braccio destro del coro con tarsie raffiguranti scene dell'Antico Testamento
Al centro del coro vi è un bancone intarsiato sempre da fra' Damiano da Bergamo nel 1537.
Antonio Cossetti da Vicenza ha realizzato invece il leggio nel 1745.

bancone del coro (Fra' Damiano da Bergamo - 1537)
leggio (Antonio Cossetti da Vicenza - 1745)
leggio (Antonio Cossetti da Vicenza - 1745)
leggio (Antonio Cossetti da Vicenza - 1745)
Una cornice lignea dorata e scolpita racchiude un polittico di Bartolomeo Cesi: al centro l'Adorazione dei Magi, affiancata dalla raffigurazione di S.Domenico e S.Nicola di Bari, e nella parte inferiore l'Ultima Cena.

polittico: Adorazione dei Magi  (al centro)/ S.Nicola di Bari (sinistra) / S.Domenico (destra) / Ultima Cena (in basso) - (Bartolomeo Cesi - 1595 ca.)
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Sull'altare della cappella a sinistra del presbiterio si trova una Deposizione, opera di Pier Francesco Cavazza.
La stessa cappella conserva un Transito della Madonna realizzato da Vincenzo Spisanelli.

Deposizione (Pier Francesco Cavazza - 1712)
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Si accede poi al transetto sinistro o Cappella del Sacro Cuore.
Sotto l'altare riposa il corpo del beato Giacomo da Ulma, famoso pittore di vetrate del XV secolo.

transetto sinistro: Cappella del Sacro Cuore
altare con il beato Giacomo da Ulma
Sul muro del transetto si trova il cenotafio di Re Enzo realizzato da Giuseppe Mazza (1731).
Re Enzo, figlio dell'imperatore Federico II, morto nel 1279 fu sepolto in questa chiesa, dopo essere stato catturato dai Bolognesi nella battaglia di Fossalta (1249) e aver passato vent'anni di prigionia a Bologna.
 
Sulla destra del transetto si apre la Cappella di S.Michele, fatta erigere nel XIV secolo dalla famiglia Pepoli ed unica testimonianza gotica della chiesa.

Cappella di S.Michele
La cappella custodisce al suo interno un altro capolavoro della basilica: è il Crocifisso realizzato da Giunta Pisano nel 1250.

Crocifisso (Giunta Pisano - 1250)
Il Cristo è raffigurato morente sulla croce (Cristo Patiens).
Si dice che questo Crocifisso abbia ispirato Cimabue.

Inoltre si trova in questa cappella il trecentesco/cinquecentesco monumento funebre di Taddeo Pepoli, Signore di Bologna morto nel 1347.

Monumento funebre di Taddeo Pepoli (XIV/XVI sec.)
Il monumento in marmo, realizzato nel Trecento e rimaneggiato nel Cinquecento, si trova a cavallo tra questa cappella e la Cappella del SS.Sacramento.

sarcofago del Monumento funebre di Taddeo Pepoli (scultore pisano - XIV sec.)
Sulla parete sinistra vi è un affresco che rappresenta S.Tommaso d'Aquino e Sant'Antonio Abate realizzato da Jacopo Benintendo detto il Biondo nel XIV secolo. 

S.Tommaso d'Aquino e Sant'Antonio Abate (Jacopo Benintendo detto il Biondo - XIV sec.)
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Usciti dal transetto sinistro, percorrendo la navata sinistra verso la facciata della chiesa, si trova l'ottava cappella (già Cappella Caneti) con la tela di Alessandro Tiarini S.Ludovico Bertrando.

Cappella Caneti
S.Ludovico Bertrando (Alessandro Tiarini - XVII sec.)
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La settima cappella a croce greca è chiamata Cappella delle Confessioni.

Cappella delle Confessioni
La cappella fu progettata dal Terribilia per la famiglia Pepoli nel 1551, al posto di quattro cappelle gotiche.
In una lunetta Prospero Fontana ha dipinto la Disputa di S.Caterina d'Alessandria con i filosofi (XVI secolo).
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Nella sesta cappella si trova l'Assunzione di Benedetto XI opera di Felice Torelli (1712).

Assunzione di Benedetto XI (Felice Torelli - 1712)
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Di fronte alla Cappella di S.Domenico si trova lungo questa navata la Cappella del Rosario (quinta cappella).

Cappella del Rosario
La costruzione della cappella, voluta dal nobile Guidotti per la sua famiglia, è iniziata nel 1370 ed è terminata nel 1465.
La sua abside esterna conserva ancora un aspetto gotico.

Da quando nel XVI secolo la cappella passò alla Confraternita del Rosario, venne chiamata Cappella del Rosario.

abside della Cappella del Rosario
La cappella fu affrescata da Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli tra il 1655 e il 1657.
Nella cupola venne affrescata l'Assunta e nella conca absidale Il Cielo e la Terra che rendono gloria alla Madonna del Rosario.

conca absidale della Cappella del Rosario: Il Cielo e la Terra che rendono onore alla Madonna del Rosario (Agostino Mitelli - 1655/1657)
cupola della Cappella del Rosario: L'Assunta (Angelo Michele Colonna - 1655/1657)
Angelo Gabriello Piò nel 1739 ha realizzato le decorazioni in stucco del cornicione, dei capitelli e delle statue dell'altare.

L'apparato architettonico marmoreo dell'altare è stato progettato da Floriano Ambrosini nel 1589.
Sull'altare si trova una Madonna policroma in stucco, intorno alla quale pittori della scuola bolognese del 1600 hanno realizzato le quindici tavolette raffiguranti i Misteri del Rosario.

altare della Cappella del Rosario (Floriano Ambrosini - 1589)
Le tavolette raffigurano: Annunciazione e Visitazione (Ludovico Carracci), Natività (Bartolomeo Cesi), Presentazione al Tempio (Denijs Calvaert), Gesù tra i Dottori (Lavinia Fontana), Cristo nell'Orto degli Ulivi (Bartolomeo Cesi), Flagellazione (Ludovico Carracci), Coronazione di spine (Bartolomeo Cesi), Cristo cade sotto la croce (Ludovico Carracci), Crocifissione (Bartolomeo Cesi), Risurrezione (Guido Reni), Ascensione (Francesco Albani), Pentecoste (Bartolomeo Cesi), Ascensione della Beata Vergine (Domenichino), Incoronazione della Vergine (Lavinia Fontana).

Madonna del Rosario con le tavolette dei Misteri del Rosario (Ludovico Carracci - Bartolomeo Cesi - Domenichino - Lavinia Fontana - Francesco Albani - Denijs Calvaert)
Le cantorie e le mostre in legno degli organi sono state disegnate da Carlo Francesco Dotti nel 1736.
 
cantoria e organo sinistro
cantoria e organo destro
CURIOSITA': L'organo costruito nel 1760 da G.Giovagnoni, è stato suonato anche da Wolfgang Amadeus Mozart quando in città, allievo di Padre Giovanni Martini, studiava per entrare nell'Accademia Filarmonica di Bologna (1770).

Furono sepolti sotto la Cappella del Rosario Guido Reni ed Elisabetta Sirani, la pittrice figlia del pittore Giovanni Sirani, assistente di Guido Reni.
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Tra la Cappella del Rosario e la quarta cappella della navata laterale si trova il corridoio dell'ingresso laterale.

corridoio dell'ingresso laterale
Qui hanno trovato collocazione alcuni momumenti funerari tra i quali il Sepolcro della famiglia Volta (XVI secolo) con la statua di S.Procolo e il Monumento funerario di Alessandro Tartagni, giurista imolese e dottore dello Studio bolognese.
Il monumento è opera di Francesco di Simone Ferrucci (1477), che s'ispirò al Monumento funebre di Marsuppini di Desiderio da Settignano della Basilica di Santa Croce a Firenze.

Monumento funerario di Alessandro Tartagni (Francesco di Simone Ferrucci - 1477)
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Sull'altare della quarta cappella si trova il Transito di S.Giuseppe, opera di Giovanni Battista Bertusio (1650).

Transito di S.Giuseppe (Giovanni Battista Bertrusio - 1650)
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La terza cappella presenta sull'altare la tela di S.Pietro Martire, opera di Carlo Giuseppe Pedretti.

S.Pietro Martire (Carlo Giuseppe Pedretti - XVIII sec.)
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Tra la terza e la seconda cappella si trova l'Altare di S.Michele Arcangelo con l'opera di Giacomo Francia Cristo in Gloria con S.Michele Arcangelo, S.Domenico e S.Francesco d'Assisi.

Cristo in Gloria con S.Michele Arcangelo, S.Domenico e S.Francesco d'Assisi (Giacomo Francia)
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Sull'altare della seconda cappella si trova l'opera di Ludovico Carracci che raffigura S.Raimondo di Penafort che solca il mare sul proprio mantello.

S.Raimondo di Penafort che solca il mare sul proprio mantello (Ludovico Carracci - 1601/1610)
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Nella prima cappella della navata sinistra si trova l'opera di Lucia Casalini-Torelli del Beato S.Ceslao.

Beato S.Ceslao (Lucia Casalini-Torelli)
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Non ci resta che dare un ultimo sguardo alla controfacciata della chiesa dove sul portale si trovano raffigurate le quattro Virtù Cardinali realizzate nel 1728 da Giuseppe Mazza.

controfacciata della chiesa
Virtù Cardinali (Giuseppe Mazza - 1728)
Volendo si può anche partecipare a visite guidate (secondo sabato del mese) nelle aree del convento non accessibili di solito al pubblico, come la cella dove morì S.Domenico e le stanze dell'Inquisizione.

Orari chiesa: lunedì/venerdì           9.00/12.00   15.30/18.00
                      sabato                        9.00/12.00   15.30/17.00
                      domenica e festivi                         15.30/17.00


CONCLUSIONI
La Basilica di S.Domenico racchiude al suo interno opere d'arte di grande pregio.
Come non poter essere attratti dall'eleganza dell'Arca di S.Domenico, frutto della bravura di molti artisti, o dalla maestria dell'intaglio e dell'intarsio del coro di fra' Damiano da Bergamo?!
Bisogna avere tempo da dedicare alla visita di questo sito, ricco di storia e di bellezza.