sabato 24 agosto 2019

Napoli: la Certosa di S.Martino


Sulla collina del Vomero, uno dei quartieri collinosi di Napoli, si trova uno dei complessi monumentali religiosi più importanti della città: la Certosa di S.Martino, al cui interno è oggi ospitato il Museo Nazionale di S.Martino.

La Certosa di S.Martino è la seconda certosa costruita in Campania, dopo la Certosa di Padula costruita 19 anni prima.
Nel 1325 Carlo d'Angiò duca di Calabria volle far erigere sul Colle di Sant'Erasmo un monastero per i monaci certosini.
Per la realizzazione di quest'opera venne chiamato l'architetto e capomastro della corte angioina Tino da Camaino.
Alla morte dell'architetto, gli successe il suo allievo Attanasio Primario.
Di questa prima fase gotica della certosa rimangono i sotterranei gotici (chiusi al pubblico), e alcuni archetti in stile catalano del Refettorio.
Anche se i primi 13 certosini si erano trasferiti nel monastero nel 1337, la Certosa di S.Martino venne consacrata nel 1368, quando regnava Giovanna d'Angiò.

Nel XVI secolo la certosa venne dedicata a S.Martino di Tours.

Certosa di S.Martino (vista dal centro storico)
Una fase di ampliamento della certosa si ebbe nel 1581 ad opera di Giovanni Antonio Dosio, a cui si devono la costruzione del Chiostro dei Procuratori, le nuove celle intorno al Chiostro Grande, delle cappelle della Chiesa, del Coro, della Sacrestia, la Cappella del Tesoro Nuovo e il Refettorio.

Sono di questo periodo le decorazioni delle sale da parte di illustri artisti: il Cavalier d'Arpino, il fratello Bernardino, Belisario Corenzio, Giovanni Baglione, Lazzaro Tavarone, Andrea Lilli, Avanzino Nucci, Pietro Bernini, Michelangelo Naccherino e Giovan Battista Caccini.
Successivamente i lavori venero affidati a Giovanni Giacomo di Conforto che realizzerà la cisterna del Chiostro Grande.
Quarto del Priore
Nel 1623 subentra alla definitiva trasformazione della certosa in stile barocco Cosimo Fanzago che vi lavorerà fino al 1656, e al quale si devono la decorazione della facciata e degli interni della Chiesa e degli ambienti annessi, e l'Appartamento del Priore.
A lui si devono anche le opere scultoree dei busti del porticato e alcune statue della balaustra del Chiostro Grande, e il Cimitero dei certosini posto al suo interno.
Lavorarono al certosa in questo periodo Massimo Stanzione, Luca Giordano, Jusepe de Ribera, Battistello Caracciolo, Paolo Finoglio, Guido Reni e Giovanni Lanfranco.
Nel 1723 è Nicola Tagliacozzi Canale che interviene nell'opera della certosa per realizzare la decorazione orientaleggiante di alcuni ambienti del Quarto del Priore, che vengono affrescati da Crescenzo Gamba e Domenico Antonio Vaccaro.
Gli artisti che collaborano in questo periodo alla decorazione della certosa sono Francesco Solimena e Francesco De Mura.
Nel 1799 i Certosini vennero cacciati e l'Ordine soppresso dai Francesi, che occuparono la certosa.
I Certosini rientrarono poi per un breve periodo (1804/1812), per poi lasciare definitivamente il sito ai militari che lo trasformarono in Casa degli Invalidi di Guerra (fino al 1831).
Divenuta proprietà dello Stato, nel 1866 venne allestito tra queste mura il Museo Nazionale di S.Martino.

La Certosa di S.Martino si trova vicino a Castel Sant'Elmo, e sul piazzale antistante l'entrata al complesso monastico si può ammirare un bellissimo panorama sul Vesuvio e sulla città partenopea.

piazzale antistante la Certosa di S.Martino dal quale ammirare la città
Castel Sant'Elmo
il Vesuvio e il centro storico di Napoli
Spaccanapoli con il Complesso della Basilica di S.Chiara
centro storico di Napoli
La Certosa di S.Martino si estende su un'area di 28.000mq distribuita su quattro livelli, metà dei quali sono superfici coperte mentre la restante metà è suddivisa in chiostri, giardini e cortili.

La facciata del complesso monumentale su Piazza S.Martino è scandita da lesene ed ha uno zoccolo in peperino.
Al piano terra si trovano l'ingresso principale della certosa, l'ingresso al museo, altri accessi a locali del monumento e gli ingressi di due esercizi commerciali.
Al primo piano oltre una serie di finestre incorniciate da piperno, si trovano quattro balconi sostenuti da mensole, le cui finestre sono sormontate da timpani spezzati.

La regola della clausura dei monaci vietava l'entrata nella Certosa delle donne, perciò si costruì una chiesa esterna a loro destinata: la Chiesa delle Donne, sulla sinistra della facciata del complesso monumentale.

piazzale antistante la Certosa di S.Martino con Chiesa delle Donne
La facciata della chiesa è tripartita da lesene in piperno con capitelli dorici.
Sopra il marcapiano si trova il timpano.

facciata della Certosa di S.Martino con ingresso principale
balconi della facciata della Certosa di S.Martino
Sul portale della chiesa realizzata nel 1590 da Giovanni Antonio Dosio, vi è un bassorilievo in stucco settecentesco che raffigura S.Bruno in preghiera nel deserto di Chartreuse (era denominata "Chartreuse", luogo poco abitato e per questo detto il "deserto", posto ai piedi delle Alpi vicino Grenoble, dove fu costruito il primo monastero certosino).

facciata della Chiesa delle Donne con bassorilievo di S.Bruno in preghiera nel deserto di Chartreuse
La chiesa aveva anche un giardino, il cosiddetto Giardino delle Donne, dove le dame potevano sostare e ristorarsi.
Nel muro di recinzione del piccolo spazio all'aperto si trova una nicchia affrescata.

Giardino delle Donne
ATTENZIONE: La chiesa è aperta solo il venerdì dalle 14.30 alle 16.30 e il sabato dalle 9.30 alle 13.30 e con biglietto del museo.


Sulla destra della Chiesa delle Donne si trova l'ingresso alla Certosa, su quale un altorilievo raffigura S.Martino di Tours che divide il suo mantello con un povero (è una copia, l'originale si trova nel museo).

ingresso della Certosa di S.Martino
Dietro il portale d'ingresso, sormontato da uno stemma angioino, vi è un androne il cui soffitto è affrescato con la raffigurazione di S.Bruno di Colonia, il monaco fondatore dell'Ordine certosino.
Oggi questo ingresso funge da uscita del museo.

androne d'ingresso con stemma angioino sul portale
soffitto androne: S.Bruno di Colonia
L'ingresso al museo si trova sulla destra del l'ingresso principale della certosa.
Oltrepassata la biglietteria si giunge all'ampio cortile monumentale, realizzato da Giovanni Antonio Dosio e poi da Cosimo Fanzago.

Cortile monumentale (visto da Castel Sant'Elmo)
cortile monumentale visto dall'androne d'ingresso
cortile monumentale
Entrati in questo spazio aperto e volgendosi di 180° si può subito notare lo sperone della sagoma stellata dell'imponente Castel Sant'Elmo.

Castel Sant'Elmo visto dal cortile monumentale della Certosa
Sulla nostra destra ritroviamo l'androne dell'ingresso principale della Certosa, mentre sulla nostra sinistra vi è l'ingresso al Chiostro Piccolo.

ingresso principale e androne visti dal cortile monumentale
ingresso al Chiostro Piccolo dal cortile monumentale
Sul cortile affaccia anche la facciata della Chiesa della Certosa, realizzata tra 1325 e il 1368 (di cui rimangono solo le volte a crociera della navata e gli archi ogivali del pronao realizzato in tufo e piperno), ma modificata nei secoli successivi.

Chiesa della Certosa (vista da Castel Sant'Elmo)
facciata della Chiesa della Certosa
Giovan Antonio Dosio alla fine del Cinquecento trasformò il pronao che precede l'ingresso della chiesa da cinque a tre arcate per ricavare due cappelle: la Cappella del Rosario (a destra) e la Cappella di S.Giuseppe (a sinistra).
Inoltre le due navatelle della chiesa gotica furono trasformate in cappelle.
Cosimo Fanzago invece abbellì la facciata con marmo bianco e bardiglio e aggiunse la serliana.

pronao della Chiesa della Certosa con cancellata in ferro battuto del XVII secolo
La parte alta della facciata fu realizzata da Nicola Tagliacozzi Canale.

parte alta della facciata della Chiesa della Certosa (Nicola Tagliacozzi Canale)
Sopra al portale d'ingresso si trova il busto di papa Pio V (o del Vescovo S.Martino) realizzato alla fine del Cinquecento da un ignoto artista napoletano (forse Felice de Felice).
Decorano l'interno del pronao alcuni affreschi.
Sopra il portale due Angeli reggenti lo stemma CART (=Cartusia) realizzati dal Cavalier d'Arpino.

busto di papa Pio V (artista anonimo di fine '500)/ Angeli reggenti lo stemma CART (Cavalier d'Arpino)
Il portone in legno è del XVII secolo ed è decorato con figure intagliate di Santi.

Sulla stessa parete vi sono ai lati dell'ingresso quattro riquadri:
- a sinistra in alto: Carlo duca di Calabria offre la chiesa al vescovo S.Martino (Giovanni Baglione - 1591)
- a sinistra in basso: Bruno di Colonia vede miracolosamente Raimondo Diocres condannato all'Inferno (Belisario Corenzio - 1632)

in alto: Carlo duca di Calabria offre la chiesa al vescovo S.Martino (Giovanni Baglione - 1591) / in basso: Bruno di Colonia vede miracolosamente Raimondo Diocres condannato all'Inferno (Belisario Corenzio - 1632)
- a destra in alto: La regina Giovanna I offre la custodia della chiesa a S.Bruno (Belisario Corenzio - 1632)
- a destra in basso: Il sogno di Sant'Ugo che indica il luogo di Cartusia (Belisario Corenzio - 1632).

in alto: La regina Giovanna I offre la custodia della chiesa a S.Bruno (Belisario Corenzio - 1632) / in basso: Il sogno di Sant'Ugo che indica il luogo di Cartusia  (Belisario Corenzio - 1632).
Sulla parete sinistra del pronao invece si trovano:
- in alto: Storie di Martiri certosini (Micco Spadaro - 1651/1656)
-in basso: Distruzione di una certosa in Inghilterra (Micco Spadaro - 1651/1656)

in alto: Storie di Martiri certosini (Micco Spadaro - 1651/1656)/in basso: Distruzione di una certosa in Inghilterra (Micco Spadaro - 1651/1656)
Sulla parete destra del pronao si trovano:
- in alto e in basso: Storie di supplizi inflitti ai Certosini d'Inghilterra da re Enrico VIII Tudor (Micco Spadaro - 1651/1656).

in alto e in basso: Storie di supplizi inflitti ai Certosini d'Inghilterra da re Enrico VIII Tudor (Micco Spadaro - 1651/1656)
Purtroppo non si può accedere alla navata della chiesa, che con i suoi stucchi, tarsie e affreschi rappresenta un capolavoro del barocco e del Settecento napoletano.
Si può solo sostare sull'ingresso.
L'abside si può attraversare durante la visita degli ambienti annessi alla chiesa (ingresso dal Chiostro Grande).
navata della chiesa
Il bellissimo pavimento in marmi policromi intagliati, progettato da Cosimo Fanzago e dal certosino Bonaventura Presti, deve essere infatti restaurato e messo in sicurezza.

pavimento della navata della chiesa
Sono stati usati per questo capolavoro il broccatello di Spagna, il bardiglio, l'onice di S.Gesualdo, la fiamma di Blesia, il verde di Calabria, il bianco di Carrara, l'alpujarras, il rosso di Francia, il giallo di Siena, il diaspro di Sicilia e il nero del Belgio.
La volta, che ha conservato la sua struttura trecentesca, fu dipinta con un'Ascensione di Cristo e con  Angeli e Santi da Giovanni Lanfranco tra il 1637 e il 1640.

affreschi della volta della chiesa (Giovanni Lanfranco - 1637/1640)
affreschi della volta della chiesa (Giovanni Lanfranco - 1637/1640)
affreschi della volta della chiesa: Ascensione di Cristo  (Giovanni Lanfranco - 1637/1640)
affreschi della volta della chiesa: Angeli e Santi (Giovanni Lanfranco - 1637/1640)
affreschi della volta della chiesa (Giovanni Lanfranco - 1637/1640)
affreschi della volta della chiesa (Giovanni Lanfranco - 1637/1640)
Nelle mezze lunette accanto ai sei finestroni l'artista ha invece dipinto gli Apostoli.

affreschi delle mezze lunette accanto ai finestroni della chiesa: Apostoli (Giovanni Lanfranco - 1637/1640)
affreschi delle mezze lunette accanto ai finestroni della chiesa: Apostoli (Giovanni Lanfranco - 1637/1640)
affreschi delle mezze lunette accanto ai finestroni della chiesa: Apostoli (Giovanni Lanfranco - 1637/1640)
affreschi delle mezze lunette accanto ai finestroni della chiesa: Apostoli (Giovanni Lanfranco - 1637/1640)
In controfacciata invece le due mezze lunette accanto alla finestra raffigurano la Vocazione degli Apostoli Pietro e Andrea e la Prima Apparizione di Cristo ai Discepoli sul Lago di Tiberiade.

affreschi delle mezze lunette accanto ai finestroni della chiesa (Giovanni Lanfranco - 1637/1640): Vocazione degli Apostoli Pietro e Andrea (a sinistra) / Prima Apparizione di Cristo agli Apostoli sul Lago di Tiberiade (a destra)
La navata è affiancata da otto cappelle, che chiaramente dovendo sostare all'ingresso della chiesa, non è possibile ammirare.

A destra della navata si trovano la già citata Cappella del Rosario, la Cappella di Sant'Ugo, la Cappella del Battista e la Cappella di S.Martino.

cappelle lato destro della navata
Cappella di Sant'Ugo
Cappella S.Martino
 A sinistra della navata si trovano la già citata Cappella S.Giuseppe, la Cappella S.Gennaro, la Cappella S.Bruno, la Cappella dell'Assunta e la Cappella S.Nicola.

cappelle lato sinistro della navata
Cappella di S.Gennaro
Cosimo Fanzago ha realizzato le statue di S.Giovanni Battista e di S.Girolamo che si trovano in controfacciata, i putti sulle arcate delle cappelle, le balaustre della Cappella di S.Bruno e della Cappella del Battista, e i festoni di frutta sui pilastri.

S.Giovanni Battista (Cosimo Fanzago)
S.Girolamo (Cosimo Fanzago)
Sempre nella controfacciata, sopra al portone d'ingresso, si trova una Deposizione di Massimo Stanzione, affiancata da un Mosè e da un Elia, opere di Jusepe de Ribera.

controfacciata
in alto: Mosè (Jusepe de Ribera) / in basso: S.Girolamo (Cosimo Fanzago)
in alto: Elia (Jusepe de Ribera) / in basso: S.Giovanni Battista (Cosimo Fanzago)
al centro: Deposizione (Massimo Stanzione)
Nicola Tagliacozzi Canale ha disegnato la balaustra marmorea, con pietre dure e bronzo dorato, che delimita il presbiterio.

balaustra del presbiterio e altare maggiore
balaustra
 Francesco Solimina ha disegnato l'altare maggiore a doppia facciata, mai realizzato: quello presente nella chiesa è infatti il modello in legno e stucchi (Giacomo Colombo) e Angeli in cartapesta (Giovanni Sanmartino).

altare maggiore
altra facciata dell'altare
Angelo dell'altare (Giovanni Sanmartino)
Angelo dell'altare (Giovanni Sanmartino)
Francesco Solimena ha dipinto nella portella del tabernacolo un Cristo risorto.

tabernacolo dell'altare maggiore: Cristo risorto (Francesco Solimena)
Il pavimento marmoreo riccamente intagliato dell'abside è settecentesco.

pavimento marmoreo dell'abside
pavimento marmoreo dell'abside
Nell'abside si trova un coro ligneo seicentesco realizzato da Orazio De Orio.
In una nicchia tra gli stalli è collocata la statua dell'Immacolata, opera di Gennaro Monte (1682).

stalli del coro ligneo (Orazio De Orio - XVII sec.)
Immacolata (Gennaro Monte - 1682)
Sotto il coro fu costruita una stanza che funzionava da cassa armonica: si può vedere da una lastra traforata del pavimento.

lastra del pavimento dalla quale s'intravede la sottostante stanza con funzione di cassa armonica
 Opera di un ignoto manierista è il leggio intagliato (fine XVI secolo).

leggio (XVI sec.)
Nella parete di fondo dell'abside vi sono entro nicchie due statue: la Vita Attiva di Pietro Bernini e la Vita Contemplativa di Giovan Battista Caccini.

Vita Attiva (Pietro Bernini)
Vita Contemplativa (Giovan Battista Caccini)
Nella volta il Cavalier d'Arpino e Bernardino Cesari hanno dipinto Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento con Evangelisti, Dottori della Chiesa, Profeti e Santi Certosini (1591/1596).

volta dell'abside (Cavalier d'Arpino e Bernardino Cesari)
volta dell'abside (Cavalier d'Arpino e Bernardino Cesari)
particolare della volta dell'abside con Scene del Vecchio e Nuovo Testamento (Cavalier d'Arpino e Bernardino Cesari)
particolare della volta dell'abside con Scene del Vecchio e Nuovo Testamento/ Evangelisti / Dottori della Chiesa / Profeti / Santi Certosini (Cavalier d'Arpino e Bernardino Cesari)
particolare della volta dell'abside con Scene del Vecchio e Nuovo Testamento / Evangelisti / Dottori della Chiesa / Profeti / Santi Certosini (Cavalier d'Arpino e Bernardino Cesari)
particolare della volta dell'abside con Scene del Vecchio e Nuovo Testamento / Evangelisti / Dottori della Chiesa / Profeti / Santi Certosini (Cavalier d'Arpino e Bernardino Cesari)
particolare della volta dell'abside con Scene del Vecchio e Nuovo Testamento / Evangelisti / Dottori della Chiesa / Profeti / Santi Certosini (Cavalier d'Arpino e Bernardino Cesari)
particolare della volta dell'abside con Scene del Vecchio e Nuovo Testamento / Evangelisti / Dottori della Chiesa / Profeti / Santi Certosini (Cavalier d'Arpino e Bernardino Cesari)
particolare della volta dell'abside con Scene del Vecchio e Nuovo Testamento / Evangelisti / Dottori della Chiesa / Profeti / Santi Certosini (Cavalier d'Arpino e Bernardino Cesari)
particolare della volta dell'abside con Scene del Vecchio e Nuovo Testamento / Evangelisti / Dottori della Chiesa / Profeti / Santi Certosini (Cavalier d'Arpino e Bernardino Cesari)
particolare della volta dell'abside con Scene del Vecchio e Nuovo Testamento / Evangelisti / Dottori della Chiesa / Profeti / Santi Certosini (Cavalier d'Arpino e Bernardino Cesari)
 La lunetta con la Crocifissione è opera di Giovanni Lanfranco.

Crocifissione (Giovanni Lanfranco)
Sulle pareti sono posti alcuni dipinti: la Lavanda dei piedi del Battistello Caracciolo (1682), la Comunione degli Apostoli di Jusepe de Ribera (1651), l'Adorazione dei Pastori di Guido Reni (1641), l'Ultima Cena della scuola di Paolo Veronese (fine XVI secolo), e  Preparativi per l'Ultima Cena di Massimo Stanzione (1639).

Lavanda dei piedi (Battistello Caracciolo - 1682)
Comunione degli Apostoli (Jusepe de Ribera - 1651)
Adorazione dei Pastori (Guido Reni - 1641)
Ultima Cena (scuola di Paolo Veronese - fine XVI sec.)
Preparativi per l'Ultima Cena (Massimo Stanzione - 1639)
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La visita prosegue nel Chiostro Piccolo detto anche Chiostro dei Procuratori.

Chiostro dei Procuratori
Chiostro dei Procuratori
Il chiostro fu realizzato da Giovanni Antonio Dosio alla fine del '500 dove prima vi era un orto.
Il pavimento del chiostro in cotto e maioliche è stato realizzato da Giuseppe Massa.


Chiostro dei Procuratori (visto dall'alto del Castel Sant'Elmo)
I portici e le logge sono stati costruiti con piperno e marmi.
Alle pareti dei portici sono appesi stemmi, iscrizioni e rilievi provenienti dagli antichi rioni della città.

stemmi dei rioni di Napoli
stemmi dei rioni di Napoli
stemmi dei rioni di Napoli
stemmi dei rioni di Napoli
Al centro del chiostro si trova un pozzo seicentesco in piperno decorato con mascheroni e due colonnine doriche che sorreggono un architrave, opera di Felice de Felice.

pozzo del Chiostro dei Procuratori (Felice de Felice - XVII sec.)
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Dal Chiostro dei Procuratori parte il cosiddetto Corridoio del Fanzago, un corridoio a L che collega il chiostro appena visitato con il Chiostro Grande, passando davanti agli ingressi del Refettorio e delle Cucine, e nel secondo tratto arriva sino al Quarto del Priore.

ingresso al Corridoio del Fanzago dal Chiostro dei Procuratori
Corridoio del Fanzago
Corridoio del Fanzago: uscita verso il Chiostro Grande
Corridoio del Fanzago: l'ingresso al Refettorio (a destra) e l'ingresso alle Cucine (a sinistra)
tratto del Corridoio del Fanzago che conduce al Quarto del Priore
pavimento in cotto, marmo e piperno del Corridoio del Fanzago
Percorrendo il corridoio sulla sinistra s'incontra l'ingresso al Refettorio (che si può guardare solo dalla soglia).

ingresso al Refettorio
Refettorio
Refettorio
Accanto all'ingresso si vedono degli archetti in stile catalano originari del Trecento, usati probabilmente come passavivande.

resti delle strutture gotiche nella parete del Refettorio sul Corridoio del Fanzago
resti delle strutture gotiche nella parete del Refettorio sul Corridoio del Fanzago
resti delle strutture gotiche nella parete del Refettorio sul Corridoio del Fanzago
In questo ambiente realizzato nel 1724 da Nicola Tagliacozzi Canale i monaci si riunivano durante le feste religiose più importanti.
 L'arredo e il pavimento in cotto e maioliche risalgono al XVIII secolo.

sedute lignee del Refettorio
pulpito del Refettorio
pavimento in cotto e maioliche del Refettorio
pavimento in cotto e maioliche del Refettorio
Sulla parete di fondo si trova la tela con la raffigurazione delle Nozze di Cana, opera di Nicola Malinconico (1724).

Nozze di Cana (Nicola Malinconico - 1724)
Dal Refettorio si poteva accedere al Chiostrino (purtroppo non accessibile nella visita) realizzato nella seconda metà del '500.

Chiostrino
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Di fronte all'ingresso del Refettorio si trova l'ingresso alle Cucine.


resti delle strutture delle Cucine
vano cilindrico con scala a chiocciola delle ex Cucine
scala a chiocciola delle Cucine
Le Cucine erano costituite da ambienti intercomunicanti dove si trovavano piani di cottura con grandi cappe, forni, dispense con soppalchi in legno, spazi di servizio all'aperto e al coperto.

Oggi nelle ex Cucine è allestita la Sezione Presepiale del Museo della Certosa di S.Martino, al quale dedicherò un post a parte.
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Al termine del corridoio si giunge al Chiostro Grande, splendido esempio dell'arte napoletana seicentesca.

Chiostro Grande (visto da Castel Sant'Elmo)
Chiostro Grande
Chiostro Grande
Chiostro Grande
Il chiostro trecentesco fu riedificato alla fine del Cinquecento da Giovanni Antonio Dosio, che morirà prima di poter vedere realizzato il suo progetto.
La costruzione del chiostro sarà continuata da Giovanni Giacomo Conforto e portata poi al termine da Cosimo Fanzago.
Il chiostro in marmo bianco e piperno presenta 15 arcate su ognuno dei quattro lati, e sono 64 le colonne in stile dorico-toscano su cui poggiano (negli angoli del chiostro vi sono quattro colonne binate).
Sulle colonne sono poste mezze lesene.

arcate del Chiostro Grande
arcate del Chiostro Grande
Il pavimento a disegni geometrici dei corridoi, opera di Cosimo Fanzago, è in marmo bianco e nero.

pavimento dei corridoi del Chiostro Grande
pavinemto dei corridoi del Chiostro Grande
Sul chiostro affacciavano le celle dei monaci.
La piccola apertura accanto alle porte serviva per passare i pasti ai monaci.

celle dei monaci lungo i corridoi del Chiostro Grande
ingresso e finestrella passavivande di una cella dei monaci lungo un corridoio del Chiostro Grande
 Le porte angolari del chiostro sono decorate con festoni di fiori e di frutta.

porte angolari del chiostro
Nelle sovrapporte Fanzago inserì i busti scolpiti di sette Santi: Sant'Ugo, S.Bruno, il cardinale Nicolò Albergati, S.Gennaro, S.Altelmo, il beato Landuino e S.Martino.
I busti di S.Martino e di S.Gennaro vennero realizzati da Antonio Vaccaro, mentre gli altri sono opera dello stesso Fanzago.

S.Ugo e il cardinale Nicolò Albergati (Cosimo Fanzago)
Beato Landuino (Cosimo Fanzago) S.Martino (Antonio Vaccaro)
S.Antelmo e S.Bruno (Cosimo Fanzago)
Il piano superiore è delimitato da una balaustra ornata da coppe di marmo bianco e da sfere di marmo di Carrara.
Su basamenti in bardiglio poggiano inoltre otto statue in marmo: la Vergine col Bambino, Cristo Risorto, S.Pietro, S.Paolo, S.Giovanni Battista, S.Martino, S.Bruno e S.Lucia.

S.Bruno (Cosimo Fanzago)
Vergine col Bambino (attr.Pietro Bernini e Cosimo Fanzago)
S.Pietro (Cosimo Fanzago)
S.Paolo (Giovan Battista Caccini e Cosimo Fanzago)
S.Giovanni Battista (Giovan Battista Caccini e Cosimo Fanzago)
S.Martino (Cosimo Fanzago)
Cristo Risorto (Michelangelo Naccherini e Cosimo Fanzago)
Fanzago rifinì e completò alcune di esse: il S.Giovanni Battista e il  S.Paolo di Giovan Battista Caccini, il Cristo Risorto di Michelangelo Naccherino e la Vergine col Bambino  attribuita a Pietro Bernini.
Una statua di I secolo a.C. invece fu restaurata e trasformata dal Fanzago in S.Lucia.
Felice de Felice ha realizzato su disegno di Giovan Antonio Dosio il pozzo ottagonale posto al centro del chiostro, posto sopra la grande cisterna che assicurava l'acqua necessaria a tutto il complesso monastico.
Il pozzo è decorato con figure simboliche e mascheroni.
Le colonne doriche sorreggono un fastigio con tre piccoli obelischi in breccia rosa del Gargano.

pozzo del Chiostro Grande
All'interno del giardino vi sono alcuni alberi e piante tra le quali alcuni esemplari di camelie giapponesi del '700 (simbolo di Resurrezione).

giardino del Chiostro Grande
giardino del Chiostro Grande
giardino del Chiostro Grande
All'interno del chiostro si trova anche un piccolo cimitero dei Certosini, racchiuso da una balaustra sulla quale poggiano alcuni teschi e ossa in marmo.

Cimitero dei Certosini
Cimitero dei Certosini
teschi che decorano la balaustra di recinzione del Cimitero dei Certosini
teschio che decora la balaustra di recinzione del Cimitero dei Certosini
All'interno del cimitero si trova una croce angioina dedicata al priore don Pedro de Villa Mayna (morto nel 1363).

colonna tortile con croce angioina del Cimitero dei Certosini
colonna tortile con croce angioina del Cimitero dei Certosini
Nel Chiostro Grande sono presenti sulle pareti un orologio meccanico a ore italiche (posto sotto al campanile a vela) e un orologio verticale solare scandiva la data (linee rosse) e le ore (linee blu) dei monaci.

orologio a ore italiche
orologio verticale
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Tramite una breve scala dal Chiostro Grande si può accedere agli ambienti, posti uno di seguito all'altro, e in comunicazione con la chiesa: Parlatorio, Passaggetto, Sala Capitolare, Abside della Chiesa, Sacrestia, Passaggetto e Cappella del Tesoro Nuovo.

Il primo ambiente è il Parlatorio, dove i monaci vivevano i loro momenti comunitari: ricevevano le visite di coloro che vivevano fuori dalla certosa.

ingresso al Parlatorio
Parlatorio
L'ambiente è stato affrescato nel 1596 da Avanzino Nucci.
Nella volta l'artista ha dipinto la Discesa dello Spirito Santo.

Discesa dello Spirito Santo (Avanzino Nucci - 1596)
Sulle parti superiori delle pareti due episodi della Pesca Miracolosa, la Resurrezione e l'Incredulità di S.Tommaso, affiancati da Profeti.

Pesca Miracolosa / Profeti (Avanzino Nucci - 1596)
Pesca Miracolosa / Profeti (Avanzino Nucci - 1596)
Incredulità di S.Tommaso/ Profeti (Avanzino Nucci - 1596)
Resurrezione/ Profeti (Avanzino Nucci - 1596)
Nelle parti inferiori delle pareti vi sono raffigurate le Storie della Vita di S.Bruno: la Richiesta del Santo a Sant'Ugo vescovo di Grenoble di concedergli un romitaggio, l'Apparizione del San Romualdo a Ruggero il Normanno, Ruggero il Normanno ringrazia il Santo nelle campagne di Squilace, e S.Bruno inginocchiato davanti a Urbano II.

Richiesta del Santo a Sant'Ugo vescovo di Grenoble di concedergli un romitaggio (Avanzino Nucci - 1596)
Apparizione del Santo a Ruggero il Normanno (Avanzino Nucci - 1596)
Ruggero il Normanno ringrazia il Santo nelle campagne di Sqilace / negli angoli: Santi priori dell'Ordine Certosino (Avanzino Nucci - 1596)
S.Bruno inginocchiato davanti a Urbano II (Avanzino Nucci - 1596)
Negli angoli della sala sono stati raffigurati Santi priori dell'Ordine Certosino.
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Segue il Passaggetto posto tra il Parlatorio e la Sala Capitolare.

Passaggetto
La volta è stata affrescata da Bernardino Cesari (fratello del Cavalier d'Arpino) con Storie dell'infanzia di Gesù e Virtù (1593).

volta del Passaggetto: Storie dell'infanzia di Gesù / Virtù (Bernardino Cesari - 1593)
Sulle pareti vi sono alcuni dipinti: la Flagellazione di Cristo (Bernardino Cesari), Predica di S.Giovanni Battista nel deserto (Massimo Stanzione), Visitazione (Flaminio Torelli), Presentazione al Tempio (Flaminio Torelli).

in alto: Flagellazione di Cristo (Bernardino Cesari) / in basso: Predica di S.Giovanni Battista nel deserto (Massimo Stanzione)
Visitazione (Flaminio Torelli - 1588)
Presentazione al Tempio (Flaminio Torelli - 1588)
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Segue la Sala Capitolare decorata con opere settecentesche.

Sala Capitolare
Sul soffitto Belisario Corenzio ha dipinto temi evangelici tra i quali la Cacciata dei profanatori del Tempio e il Figliol prodigo.
Corenzio ha anche dipinto Virtù e Santi certosini.

soffitto della Sala Capitolare
particolare del soffitto Sala Capitolare: Cacciata dei Profanatori dal Tempio (Belisario Corenzio - 1624)
particolare del soffitto Sala Capitolare: Figliol prodigo (Belisario Corenzio - 1624)

 Nel lunettone Belisario Corenzio ha dipinto Cristo e l'adultera.

Cristo e l'adultera (Belisario Corenzio - 1624)
Nelle 10 piccole lunette Paolo Finoglio ha raffigurato Santi fondatori (o ispiratori) di Ordini religiosi (1620/1626): S.Benedetto (Benedettini), S.Bruno (Certosini), S.Bernardo (Cistercensi), S.Francesco d'Assisi (Francescani), S.Francesco di Paola (Frati minori), Sant'Agostino (Agostiniani), S.Domenico (Domenicani), S.Romualdo (Camaldolesi), Profeta Elia (Carmelitani), S.Basilio (Basiliani).

lunette: Santi fondatori di Ordini religiosi (Paolo Finoglio - 1620/1626) / volta: Virtù e Santi certosini (Belisario Corenzio (1624)
lunette: Santi fondatori di Ordini religiosi (Paolo Finoglio - 1620/1626) / volta: Virtù e Santi certosini (Belisario Corenzio (1624)
lunette: Santi fondatori di Ordini religiosi (Paolo Finoglio - 1620/1626) / volta: Virtù e Santi certosini (Belisario Corenzio (1624)
lunette: Santi fondatori di Ordini religiosi (Paolo Finoglio - 1620/1626) /volta: Virtù e Santi certosini (Belisario Corenzio (1624)
 Le opere alle pareti sono: l'Apparizione della Madonna che dà la regola a S.Bruno (Simon Vouet), Circoncisione (Paolo Finoglio), Adorazione dei Magi (Battistello Caracciolo), Adorazione dei Pastori (Massimo Stanzione).

Circoncisione (Paolo Finoglio - 1626)
Apparizione della Madonna che dà la regola a S.Bruno (Simon Vouet - 1625)
  Adorazione dei Pastori (Massimo Stanzione - 1626)
Adorazione dei Magi (Battistello Caracciolo - 1626)
Ai lati dell'arco Battistello Caracciolo ha dipinto S.Giovanni Battista e S.Martino vescovo.

S.Martino vescovo (Battistello Caracciolo)
S.Giovanni Battista (Battistello Caracciolo)
Sull'ingresso verso l'abside Francesco de Mura ha raffigurato Gesù tra i Dottori.

Gesù tra i Dottori (Francesco de Mura - 1739)
Il coro ligneo fu realizzato da Orazio De Orio con intagli di Carlo Bruschetta nel 1627.

stalli del coro (Orazio De Orio / Carlo Bruschetta - 1627)
particolare degli stalli del coro (Orazio De Orio / Carlo Bruschetta - 1627)
particolare degli stalli del coro (Orazio De Orio / Carlo Bruschetta - 1627)
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Da una porta della Sala Capitolare si può accedere al Coro dei Conversi.

Coro dei Conversi
I conversi erano i fratelli che non celebravano Messa, ma si occupavano dei servizi della certosa.
Il dipinto sull'altare che raffigura S.Michele Arcangelo è opera di Fracanzano (1635).

Sulle pareti vi sono addossati 26 stalli con pannelli in legni intarsiati, opera di Giovan Francesco d'Arezzo (1520).

stalli lignei intarsiati (Giovan Francesco d'Arezzo - 1520)
Sono raffigurati S.Ugo, S.Giovanni Battista, S.Bruno, S.Girolamo, nature morte e prospettive.
Questi stalli erano stati eseguiti per il Coro dei Padri, e furono qui trasferiti nel Seicento.

particolare degli stalli (Giovan Francesco d'Arezzo - 1520)
Sulle pareti Micco Spadaro ha affrescato in alto  Episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento e in basso nove finti arazzi gonfiati dal vento con Storie dei Certosini.
Nella volta l'artista ha dipinto Paesaggi.

volta del Coro dei Conversi (Micco Spadaro - 1638/1642): Paesaggi
in alto: Episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento / in basso: Storie dei Certosini (Micco Spadaro - 1638/1642)
Episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento (Micco Spadaro - 1638/1642)
Annunciazione (Micco Spadaro - 1638/1642)
Episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento (Micco Spadaro - 1638/1642)
Nel 1631 Cosimo Fanzago ha realizzato il lavamano in marmo e bardiglio e i medaglioni monocromi a finto stucco presenti in questa sala.

lavamano (Cosimo Fanzago - 1631)
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Continuando la visita, dalla Sala Capitolare si accede all'abside della chiesa (già descritta in precedenza), e da qui si entra in Sagrestia.

Sagrestia
Sagrestia
Le pareti, al di sotto delle finestre, sono occupate da armadi con intarsi in legno tridimensionali, con raffigurazioni delle Storie della Sacra Scrittura e Storie dell'Apocalisse nel registro superiore e con prospettive architettoniche nel registro inferiore.

armadi lignei intarsiati (Enrico di Utrecht, Nunzio Ferrero, Giovanni Battista Vigilante e Teodoro de Vogel - 1598)
armadi lignei intarsiati (Enrico di Utrecht, Nunzio Ferrero, Giovanni Battista Vigilante e Teodoro de Vogel - 1598)
armadi lignei intarsiati (Enrico di Utrecht, Nunzio Ferrero, Giovanni Battista Vigilante e Teodoro de Vogel - 1598)
armadi lignei intarsiati (Enrico di Utrecht, Nunzio Ferrero, Giovanni Battista Vigilante e Teodoro de Vogel - 1598)
Quest'opera d'ebanisteria è stata realizzata nel 1598 da Enrico di Utrecht, Lorenzo Ducha, Teodoro de Vogel (intarsiatori), Nunzio Ferrero, Giovanni Battista Vigilante (intagliatori).

particolare degli armadi lignei: Prospettiva architettonica (Enrico di Utrecht, Lorenzo Ducha, Teodoro de Vogel, Nunzio Ferrero, Giovanni Battista Vigilante - 1598)
particolare degli armadi lignei: Prospettiva architettonica (Enrico di Utrecht, Lorenzo Ducha, Teodoro de Vogel, Nunzio Ferrero, Giovanni Battista Vigilante - 1598)
particolare degli armadi lignei: Prospettiva architettonica (Enrico di Utrecht, Lorenzo Ducha, Teodoro de Vogel, Nunzio Ferrero, Giovanni Battista Vigilante - 1598)
particolare degli armadi lignei: Storie delle Sacre Scritture e Storie dell'Apocalisse (Enrico di Utrecht, Lorenzo Ducha, Teodoro de Vogel, Nunzio Ferrero, Giovanni Battista Vigilante - 1598)
Tra i finestroni posti nelle parti superiori delle pareti vi sono alcune tele realizzate nel 1594 da Lazzaro Tavarone che ha raffigurato Sibille, Profeti nelle lunette e Storie della Passione nelle tele.

in alto: Sibilla / in basso: Storie della Passione (Lazzaro Tavarone - 1594)
in alto: Sibilla / in basso:  Storie della Passione (Lazzaro Tavarone - 1594)
in alto: Sibilla / in basso: Storie della Passione (Lazzaro Tavarone - 1594)
in alto: Profeta / in basso: Storie della Passione (Lazzaro Tavarone - 1594)
Le due pareti frontali sono state decorate da tele: da un lato in alto con una Crocifissione, opera del Cavalier d'Arpino, affiancata da colonnati in prospettiva di Viviano Codazzi, e in basso da una Negazione di S.Pietro di autore ignoto, mentre dall'altra sull'arcone con un Ecce Homo di Massimo Stanzione e Viviano Codazzi.

in alto: Crocifissione (Cavalier d'Arpino - 1592/1593) / in basso: Negazione di S.Pietro (autore ignoto caravaggesco) / colonnati in prospettiva (Viviano Codazzi)
Ecce Homo (Massimo Stanzione e Viviano Codazzi - 1644)
particolare dell'Ecce Homo (Massimo Stanzione e Viviano Codazzi - 1644)
particolare dell'Ecce Homo (Massimo Stanzione e Viviano Codazzi - 1644)
particolare dell'Ecce Homo (Massimo Stanzione e Viviano Codazzi - 1644)
Il Cavalier d'Arpino ha affrescato il soffitto della Sagrestia con Storie della Passione di Cristo, Virtù, Putti con i simboli della Passione di Cristo, Storie del Vecchio Testamento, Allegorie delle Virtù e Personaggi delle sacre Scritture.

volta della Sagrestia
volta della Sagrestia: Storie della Passione di Cristo, Virtù, Putti con i simboli della Passione di Cristo, Storie del Vecchio Testamento, Allegorie delle Virtù e Personaggi delle sacre Scritture (Cavalier d'Arpino - 1596/1597)
particolare della volta della Sagrestia: Storie della Passione di Cristo, Virtù, Putti con i simboli della Passione di Cristo, Storie del Vecchio Testamento, Allegorie delle Virtù e Personaggi delle sacre Scritture (Cavalier d'Arpino - 1596/1597)
particolare della volta della Sagrestia: Storie della Passione di Cristo, Virtù, Putti con i simboli della Passione di Cristo, Storie del Vecchio Testamento, Allegorie delle Virtù e Personaggi delle sacre Scritture (Cavalier d'Arpino - 1596/1597)
particolare della volta della Sagrestia: Storie della Passione di Cristo, Virtù, Putti con i simboli della Passione di Cristo, Storie del Vecchio Testamento, Allegorie delle Virtù e Personaggi delle sacre Scritture (Cavalier d'Arpino - 1596/1597)
particolare della volta della Sagrestia: Storie della Passione di Cristo, Virtù, Putti con i simboli della Passione di Cristo, Storie del Vecchio Testamento, Allegorie delle Virtù e Personaggi delle sacre Scritture (Cavalier d'Arpino - 1596/1597)
particolare della volta della Sagrestia: Storie della Passione di Cristo, Virtù, Putti con i simboli della Passione di Cristo, Storie del Vecchio Testamento, Allegorie delle Virtù e Personaggi delle sacre Scritture (Cavalier d'Arpino - 1596/1597)
particolare della volta della Sagrestia: Storie della Passione di Cristo, Virtù, Putti con i simboli della Passione di Cristo, Storie del Vecchio Testamento, Allegorie delle Virtù e Personaggi delle sacre Scritture (Cavalier d'Arpino - 1596/1597)
particolare della volta della Sagrestia: Storie della Passione di Cristo, Virtù, Putti con i simboli della Passione di Cristo, Storie del Vecchio Testamento, Allegorie delle Virtù e Personaggi delle sacre Scritture (Cavalier d'Arpino - 1596/1597)
particolare della volta della Sagrestia: Storie della Passione di Cristo, Virtù, Putti con i simboli della Passione di Cristo, Storie del Vecchio Testamento, Allegorie delle Virtù e Personaggi delle sacre Scritture (Cavalier d'Arpino - 1596/1597)
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Dalla Sagrestia si accede ad un Passetto, la cui volta fu affrescata da Massimo Stanzione con piccoli riquadri con Storie dell'Antico Testamento, Evangelisti e Storie di Cristo.

volta del Passetto: Storie dell'Antico Testamento, Evangelisti e Storie di Cristo (Massimo Stanzione - 1644)


Sulle pareti gli Angeli reggisimboli e le Virtù sono opera di Paolo De Matteis.

Angeli reggisimboli (Paolo De Matteis - XVII sec.)
Virtù (Paolo De Matteis - XVII sec.)
Virtù (Paolo De Matteis - XVII sec.)
Virtù (Paolo De Matteis - XVII sec.)
Sulle pareti vi sono i dipinti di Luca Giordano Vocazione di Pietro e Andrea e Vocazione di Matteo, e di Andrea Malinconico l'Uscita del popolo ebreo dall'Egitto.

Vocazione di Pietro e Andrea (Luca Giordano - 1653/1660)
Vocazione di Matteo (Luca Giordano - 1653/1660)
Il lavabo del XVII secolo, posto in un piccolo vano, è di manifattura napoletana.

vano del Passetto con lavabo (Manifattura napoletana - XVII sec.)
lavabo (Manifattura napoletana - XVII sec.)
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L'ultimo di questa infilata di ambienti è la Cappella del Tesoro Nuovo.

Cappella del Tesoro Nuovo
 La cappella presenta un bel pavimento in marmi intarsiati.

pavimento della Cappella del Tesoro
pavimento della Cappella del Tesoro
Sulla volta Luca Giordano ha affrescato il Trionfo di Giuditta (1703/1704).
Ai quattro angoli dell'affresco vi sono raffigurate quattro eroine del Vecchio Testamento: Termutide, Debora, Seila e Giaele.
Nei sottarchi l'artista ha rappresentato Puttini e Figure Allegoriche.
L'artista aveva quasi settant'anni e questa fu l'ultima sua opera.

volta della Cappella del Tesoro: Trionfo di Giuditta (Luca Giordano - 1703/1704)
volta della Cappella del Tesoro: Trionfo di Giuditta (Luca Giordano - 1703/1704)
Sull'ingresso ha affrescato il Sacrificio di Aronne.
Sulla calottina absidale Mosè e il serpente di bronzo.

calottina absidale della Cappella del Tesoro: Mosè e il serpente di bronzo (Luca Giordano - 1703/1704)
sopra l'ingresso della Cappella del Tesoro: Sacrificio di Aronne (Luca Giordano - 1703/1704)
Sulla parete sinistra vi è Abramo e Isacco salgono il Monte e la Fornace di Nabucodonosor.
Sulla parete destra ha raffigurato l'Acqua scaturisce dalla rupe e la Raccolta della Manna.

parete destra della Cappella del Tesoro: Raccolta della Manna / L'Acqua scaturisce dalla montagna (Luca Giordano - 1703/1704)
parete sinistra della Cappella del Tesoro: Abramo e Isacco salgono il Monte / Fornace di Nabucodonosor (Luca Giordano - 1703/1704)
Il settecentesco altarino di ametista, lapislazzuli e corniola, opera di Giovanni Selino, è sormontato dalla pala della Pietà di Jusepe de Ribera (1637).

altare della Cappella del Tesoro (Giovanni Selino - 1610)
Pietà (Jusepe de Ribera - 1637)
La cappella è arredata con mobili lignei intagliati realizzati da Gennaro Monte (1691).
Negli armadi si trovano vuoti reliquiari in rame dorato ed ebano, opera di Biagio Monte (1691).
Tutto il tesoro costituito da statue, candelabri, oggetti liturgici, ostensori e reliquiari (400 quintali d'argento, oro e pietre dure!), furono nel 1794 requisiti e fatti fondere per volere di re Ferdinando IV, bisognoso di fondi per fronteggiare i nemici francesi alle porte della città.
armadi lignei (Gennaro Monte - 1691)
armadi lignei (Gennaro Monte - 1691)
reliquiari negli armadi della Cappella del Tesoro
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A questo punto della visita si torna sui propri passi sino al Chiostro dei Procuratori per accedere, attraverso l'Androne delle Carrozze al Quarto del Priore, dove sono raccolte le opere superstiti della famosa Quadreria della Certosa di S.Martino e alle opere scultoree qui esposte, alla Sezione navale del museo, alla Spezieria/Farmacia e ai Giardini della Certosa.
Androne delle Carrozze
Il Quarto del Priore e le sue opere lo descriverò nel post dedicato al Museo della Certosa di S.Martino, insieme alle Sezione navale e, come già detto, alla Sezione presepiale.

Nella Spezieria/Farmacia della certosa, creata nel 1699, venivano realizzate le medicine dei monaci non rivolte solo alle esigenze della comunità monacale, ma anche agli estranei.

Farmacia/Spezieria adibita oggi a sala del restauro
Quando abbiamo visitato la Certosa di S.Martino quest'ambiente rettangolare era occupato dalle opere d'arte del complesso monastico da restaurare, e quindi non visitabile.

opere in restauro
Sulla volta della Farmacia si trova un affresco dove Paolo De Matteis ha raffigurato S.Bruno che intercede presso la Vergine per l'umanità inferma (1699).

S.Bruno che intercede presso la Vergine perl'umanità inferma (Paolo De Matteis - 1699)
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Attraversato l'Androne delle Carrozze si può uscire all'aperto per poter ammirare il panorama verso il Golfo di Napoli e molti dei monumenti cittadini, e per poter passeggiare nei Giardini della Certosa (7 ettari di superficie).

Terrazza dei Giardini pensili della Certosa di S.Martino
panorama dalla terrazza dei Giardini pensili della Certosa di S.Martino: il Vesuvio, il Porto e Castel Nuovo
panorama dalla terrazza dei Giardini pensili della Certosa di S.Martino: la cupola della Basilica di S.Francesco da Paola e la collina di Pizzofalcone
panorama dalla terrazza dei Giardini pensili della Certosa di S.Martino: il Porto, il Castel Nuovo e la Galleria Umberto I
panorama dalla terrazza dei Giardini pensili della Certosa di S.Martino: Mergellina e Capri
I giardini sono divisi in tre livelli: in quello alto si trovava l'antico Erbario della farmacia dei monaci certosini, in quello intermedio il Giardino o Orto pensile del Priore, e in quello inferiore le vigne dei monaci.

Giardini della Certosa di S.Martino
Giardini della Certosa di S.Martino
Giardini della Certosa di S.Martino
Giardini della Certosa di S.Martino
Giardini della Certosa di S.Martino
pergolato nel Giardino del Priore
pergolato nel Giardino del Priore
Giardino del Priore
pergolato dei giardini con panorama sulla città
Infatti oltre alle medicine e al pane migliore della città, i monaci producevano anche il vino.

La scala a calicò che dal Quarto del Priore scende sino al Giardino pensile del Priore, fu realizzata da Cosimo Fanzago.
E' formata da una doppia rampa che si ricongiunge e nuovamente si separa formando giochi di spirali.

scala a calicò (Cosimo Fanzago)
scala a calicò (Cosimo Fanzago)
Ma la visita non si conclude qui...le aree della certosa propriamente museali da noi visitate sono descritte nel post "Napoli: Museo Nazionale di S.Martino".

http://www.polomusealecampania.beniculturali.it/index.php/certosa-e-museo
Orari:  giovedì/martedì  8.30/19.30   (mercoledì CHIUSO)
            domenica e i giorni festivi chiusura alle 17.00
ATTENZIONE Ci sono alcune sezioni visitabili solo con apertura programmata
Costo:  6€
Visitare la Certosa di S.Martino e le varie sezioni del museo allestito al suo interno non è molto facile.
Infatti solo alcune parti sono sempre aperte:
la Chiesa senza accesso alla navata ed ambienti annessi (coro, parlatorio, capitolo e sacrestia), i Chiostri, i Giardini (i giardini chiudono un’ora prima del tramonto), la Sezione Presepiale, il Quarto del Priore (fino alla loggia), l'Androne delle Carrozze, la Spezieria e la Sezione Navale (fino alle ore 14.00)

mentre alcune sezioni sono visitabili solo con apertura programmata:
Ore 10:30: Itinerario certosino
Museo dell'Opera della Certosa e prolungamento del Quarto del Priore
Ore 11:30: Sezione teatrale
Ore 12:30: Itinerario storico
Immagini e memorie della Città e del Regno
Ore 15:30: Itinerario vedute della città 
Ottocento napoletano e Collezione Alisio
Ore 16:30: Itinerario storico
Immagini e memorie della Città e del Regno

CONCLUSIONI  
La Certosa di S.Martino è uno scrigno di opere d'arte.
Anche se per questioni di tempo non siamo riusciti a vedere con una sola visita tutto ciò che questa certosa offre, credo che sia importante dal punto di vista culturale e artistico avere la possibilità di conoscere questo sito di Napoli.
Forse per poterlo visitare interamente meriterebbe un'intera giornata, ma Napoli offre moltissimi luoghi interessanti e bisogna purtroppo, non vivendo in questa città, distribuire il tempo a disposizione.
La posizione in cui è posta la certosa inoltre offre la possibilità di ammirare panorami spettacolari sulla città partenopea e sul golfo su cui s'affaccia.