In questo post ricorderò la figura del nano Morgante, personaggio della corte medicea immortalato in molte opere d'arte.
Le persone affette da nanismo erano all'epoca vittime di pregiudizi, vessazioni e discriminazioni.
Pur ovviamente non condividendo questi atteggiamenti ottusi nei loro confronti, penso sia importante menzionarli per avere una visione più completa delle opere riportate in questo post.
Il nano Morgante era uno dei cinque buffoni della corte medicea di Cosimo I.
Era originario di Castel del Rio, un borgo sull'Appennino bolognese e visse a Firenze nella seconda metà del XVI secolo.
Il suo vero nome era Braccio di Bartolo, ma venne soprannominato ironicamente "Morgante" alludendo al poema di Luigi Pulci, la parodia cavalleresca quattrocentesca in cui il gigante omonimo viene catturato dal Paladino Orlando.
Antonio Francesco Grazzini detto "Il Lasca", tra i fondatori dell'Accademia Fiorentina degli Umiliati e poi dell'Accademia della Crusca, noto per i suoi componimenti satirici, lo aveva definito nella sua composizione "In morte di Morgante nano" (Rima XVIII), "Misto d'uomo e bestia", ma anche "Mostro grazioso e bello".
Le persone nane erano purtroppo considerate repellenti, ma allo stesso tempo attraenti.
Sin dall'antichità però vengono ricordate al fianco di imperatori (Domiziano, Tiberio) come consiglieri, quindi degne della massima considerazione.
I "nani" erano considerati fenomeni della natura, delle rarità da collezionare, e per questo presenti nelle corti rinascimentali.
Erano elencati negli inventari di corte insieme a vestiti, gioielli e altri oggetti. Potevano essere scambiati come "doni preziosi": Isabella d'Este aveva due nani, Nanino e Nanina, che fece sposare e regalò poi i loro figli a dignitari di corti italiane e straniere.
Lo zar Pietro il grande fece celebrare nel 1710 uno sfarzoso matrimonio tra due nani della sua corte: chiamò alla corte di Pietroburgo da Mosca circa 70 nani che avrebbero preso parte alla cerimonia e al banchetto di nozze accomodati a tavoli in miniatura realizzati per quella occasione, per sollazzare i cortigiani dello zar.
Morgante era il buffone preferito del granduca Cosimo I che lo scelse come confidente e lo portò con sé in alcuni viaggi diplomatici.
Per questo gli venne dato un servitore, la terra di Foracava a Faella (nel 1555, terra nel Valdarno Superiore confiscata alla famiglia Aquilani) e gli fu permesso di sposarsi. Ebbe anche dei figli.
Si racconta che fu protagonista di una lotta con una scimmia sulla quale ebbe la meglio, e che a Pirro Colonna, comandante della guardia del corpo del granduca, fu chiesto di lasciare la corte perché aveva tentato di scacciare Morgante (1541).
Una volta Morgante venne punito per aver commesso adulterio: dovette sfilare in groppa ad un asino portando al collo un cartello che riportava scritto il suo reato.
Quando venne implicato nell'uccisione di un suo servitore, venne scagionato insabbiando il caso.
Ma veniamo alle opere d'arte che ritraggono il nano Morgante.
La più celebre è il doppio Ritratto di nano Morgante del Bronzino (1552), esposta nella Sala di Apollo della Galleria Palatina di Palazzo Pitti.
Il dipinto è realizzato su ambo i lati: una teca in vetro permette di vedere l'opera quasi fosse una scultura, e poterle girare intorno.
Sembra che questo fosse stato lo scopo del Bronzino: una risposta al cosiddetto "Paragone delle Arti", una discussione avanzata dal letterato Benedetto Varchi su quale fosse la forma artistica maggiore nel Rinascimento, sia dal punto di vista estetico che dell'abilità dell'artista. Bronzino, con il doppio ritratto, volle anche attestare che la pittura, al contrario della scultura, può raffigurare il trascorrere del tempo, descrivendo due momenti distinti.
Ritratto di nano Morgante (Bronzino - 1552 - Galleria Palatina di Palazzo Pitti) |
Sulla parte anteriore del dipinto Morgante è ritratto nudo, in veste di "uccellatore", ovvero come cacciatore di uccelli con esca: in questo caso una civetta attira una ghiandaia. La caccia ad animali più grossi era riservata ai personaggi di corte di più alto rango.
Una farfalla della specie Podalirio gli copre i genitali, mentre un'altra gli svolazza vicino.
retro del Ritratto di nano Morgante (Bronzino - 1552 - Galleria Palatina di Palazzo Pitti) |
Sul retro del dipinto vi è lo stesso Morgante di spalle al ritorno dalla caccia: tiene con la mano la cacciagione e su una spalla la civetta.
Nell'Ottocento il ritratto di Morgante venne trasformato in Bacco: gli venne aggiunta una corona di foglie di vite sul capo, una ghirlanda di pampini e grappoli d'uva a nascondergli il bacino e i genitali, e la civetta fu trasformata in calice di vino. Queste aggiunte vennero poi rimosse nel 2010.
Come molte opere d'arte anche questa non è rimasta sempre collocata nello stesso posto.
Forse il dipinto si trovava nella Villa di Poggio Imperiale. Il dipinto è menzionato poi nel terrazzino sopra il recetto nelle stanze nuove della Guardaroba in Palazzo Vecchio. E' stato successivamente esposto dal 1926 al 1953 nella Stanza "dei nani" al Museo di Antropologia ed Etnologia di Firenze nel Palazzo Nonfinito in Via del Proconsolo. Poi, dopo aver sostato nel Magazzino degli Uffizi, è stato ospitato nel Museo di S.Marco. Dal 1969 al 1987 è stato posto nel Magazzino del Soffittone di Palazzo Pitti, poi esposto agli Uffizi ed infine è tornato a Palazzo Pitti.
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Morgante venne poi ritratto da Giorgio Vasari insieme a Giovanni Stradano e Giovan Battista Naldini nell'Assalto al Forte di Siena presso Porta Camollia (1567/1571), posto nel Salone dei Cinquecento.
Assalto del Forte di Siena presso Porta Camollia (Giorgio Vasari - Giovanni Stradano - Giovan Battista Naldini - 1567/1571 - Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio) |
Nel dipinto Morgante appare raffigurato con elmo e corazza e tiene in mano una lucerna e una celata (elmo ricurvo).
particolare dell'Assalto del Forte di Siena presso Porta Camollia (Giorgio Vasari - Giovanni Stradano - Giovan Battista Naldini - 1567/1571 - Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio): Nano Morgante |
Anche nel tondo Cosimo I visita le fortificazioni dell'Elba (1556/1558) nella Sala di Cosimo I a Palazzo Vecchio si trova raffigurato Morgante.
Cosimo I visita le fortificazioni dell'Elba (Giorgio Vasari - 1556/1558 - Sala Cosimo I di Palazzo Vecchio) |
particolare di Cosimo I visita le fortificazioni dell'Elba (Giorgio Vasari - 1556/1558 - Sala Cosimo I di Palazzo Vecchio): Nano Morgante |
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A Palazzo Pitti esiste anche un'altra opera d'arte che ritrae Morgante: è una fontana che si trova nel giardino del palazzo, il Giardino di Boboli .
L'originale, sostituita in loco da una copia, dovrebbe essere custodita nella Koffeehaus del giardino, al momento non aperta al pubblico.
E' la cosiddetta Fontana del Bacchino, così chiamata perché evoca le sembianze di un Bacco ebbro a cavalcioni di una tartaruga dalla cui bocca zampilla l'acqua.
Fontana del Bacchino (Valerio Cioli - 1560 - Giardino di Boboli) |
Fontana del Bacchino (Valerio Cioli - 1560 - Giardino di Boboli) |
La fontana in marmo, posta vicino all'ingresso del Corridoio Vasariano in Palazzo Pitti, è opera di Valerio Cioli (1560).
La fontana evoca ironicamente una statua equestre, e il braccio di Morgante ricorda quello della Statua equestre Marco Aurelio a Roma.
Di quest'opera disse Giorgio Vasari:
"...il Duca, il quale ha fatto fare al medesimo di marmo la statua di Morgante nano, ignuda, la quale è tanto bella e così simile al vero riuscita, che forse non è mai stato veduto altro mostro così ben fatto, né condotto con tanta diligenza simile al naturale...".
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Morgante compare anche in alcune incisioni realizzate da Philips Galle tratte da disegni di Giovanni Stradano custodite alla Biblioteca Nazionale di Parigi.
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Spostandoci al Museo Nazionale del Bargello troveremo la statuetta in bronzo raffigurante il Nano Morgante su mostro marino realizzata dal Giambologna (1583/1585).
Nano Morgante su mostro marino (Giambologna e Cencio della Nera - 1583/1585 - Museo Nazionale del Bargello) |
Era il bocciolo di una piccola fontana che si trovava nel giardino pensile degli Uffizi posto sopra la Loggia dei Lanzi fatta realizzare da Francesco I de' Medici.
Giambologna insieme a Cencio della Nera raffigurò Morgante intento a pescare a cavallo di una lumaca posta sopra un mostro marino alato.
Giambologna ritrasse anche Morgante come Bacco che sorregge una coppa di vino.
Si attribuisce ad Antonio Susini un bronzetto di Morgante che suona una trombetta realizzato su modello del Giambologna (1580/1590), oggi esposto al Victoria and Albert Museum di Londra.
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Infine, sul piedistallo del Monumento equestre di Cosimo I in Piazza della Signoria, si può vedere Morgante che partecipa, disturbando, alla cerimonia dell'incoronazione del suo signore (1594). Il bassorilievo è stato realizzato dal Giambologna.
piedistallo del Monumento equestre di Cosimo I : Incoronazione a Granduca di Cosimo I (Giambologna - 1587/1594) |
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CONCLUSIONI Morgante, nonostante le difficoltà che la vita gli aveva posto davanti, seppe valorizzare le sue qualità e trovare un posto a corte, e ancora oggi dopo alcuni secoli viene ricordato perché immortalato in numerose opere d'arte.
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