sabato 15 agosto 2015

Roma: lo Stadio di Domiziano


Lo Stadio di Domiziano, il primo ed unico stadio in muratura costruito a Roma (fuori dalla Grecia e dall'area orientale se ne trovava solo uno a Pozzuoli), venne eretto nel 86 d.C. dall'imperatore Domiziano.
Venne eretto nell'area del Campo Marzio che nell'80 d.C. era stata colpita da un grave incendio.


Fu costruito per ospitare i giochi atletici greci, che insieme ai giochi equestri (disputati nel Circo Massimo) e ai giochi musicali (gare canore, musicali, teatrali e di poesia greca e latina disputate nel vicino Odeon), costituivano il Certamen Capitolinum, la gara quinquennale in onore di Giove Capitolino, ad imitazione delle Olimpiadi greche.

I giochi atletici, un mix quindi tra spettacolo teatrale e competizione, furono introdotti a Roma la prima volta da Marco Fulvio Nobiliore nel 186 a.C., e si ricordano quelli che nel 80 a.C. furono indetti da Silla per celebrare la vittoria su Mitridate.
Prima queste gare di atletica si svolgevano nel Circo Massimo o nel Circo Flaminio, o in strutture in legno che venivano poi smontate.

I giochi atletici non erano però molto popolari presso gli antichi Romani che, abituati ai violenti e cruenti ludi gladiatori degli anfiteatri, consideravano i giochi atletici poco virili e, per il fatto che gli atleti gareggiavano nudi, immorali.

Lo Stadio prendeva il nome dalla misura della distanza della corsa veloce, lo stadion (600 piedi equivalenti a 180m).
I giochi erano denominati "agones".
Gli "agoneteti" erano i giudici.
La parola "atleta" invece deriva dal greco "athla", che significa "premio".


Le discipline atletiche che venivano disputate nello Stadio erano: la corsa, la lotta, il pugilato, il pancrazio e il pentathlon (cinque prove: lotta, lancio del giavellotto, lancio del disco, salto in lungo e corsa).

atleti nei mosaici delle Terme di Caracalla (Musei Vaticani)
La corsa era la gara più prestigiosa ed anche la prima ad essere disputata.
Gli atleti correvano nudi e senza calzari.
Potevano a volte partecipare anche le donne, ma su tracciati più brevi.
Le specialità erano:
- stadium = quasi 200 m
- diaulos = andata e ritorno
- dolichos = un po' meno di 4000 m
- lampadedromia = staffetta a squadre (1000 m)
- oplitodromia = su 400 m indossando elmo e scudo.

Il pugilato aveva un successo popolare.
Le categorie si distinguevano solo per l'età.
I guantoni (caesti), erano strisce di pelle di bue intrecciate intorno alla mano, che lasciavano libero solo il pollice e che coprivano anche il polso e l'avambraccio.
A volte placche metalliche arricchivano il guantone.

Il pancrazio, la disciplina più brutale e dura, derivava dalla parola "pankrates" (= onnipotente ) e durante la gara tutto era lecito tranne mordere e accecare (!!!!).
Era un mix tra lotta e pugilato.
Gli atleti si coprivano il corpod'olio e si cospargevano con sabbia o pomice pere controllare la traspirazione, mantenendosi freschi,  e difendersi dalle scottature del sole. 

La lotta era la disciplina regina del pentathlon.
Era una gara senza limiti di tempo: vinceva chi atterrava l'avversario per tre volte, facendogli toccare terra con la parte superiore del corpo (dal ginocchio in su).
Le categorie erano in base all'età.
Gli atleti si ungevano d'olio e si ricoprivano di sabbia o polvere.

Il lancio del disco, anch'esso facente parte del pentathlon, riscuoteva scarso successo.
L'attrezzo usato (di ferro, piombo, bronzo o pietra), aveva un diametro di 20 cm e un peso di 1,5 kg.
Era cosparso di sabbia per avere una presa più salda.

Discobolo Lancellotti (II sec.d.C. - Museo Archeologico Nazionale di Palazzo Massimo alle Terme)

Il lancio del giavellotto era una delle prove del pentathlon.
Si potevano eseguire due lanci e la misura veniva segnata da picchetti piantati nel terreno.
Il giavellotto era di bronzo o di legno ed era lungo 180 cm.
Per facilitare la presa e il lancio l'attrezzo era dotato  di un laccio in cuoio (amentum).

Il salto in lungo veniva gareggiato tenendo in mano due manubri (halters),in pietra o piombo da 2/4kg.
Questo aggiungeva più slancio al salto.

modellino dello Stadio di Domiziano
La forma rettangolare allungata dello Stadio era simile a quella di un Circo, ma la pista era completamente libera (priva perciò di carceres e spina, di obelisco e mete), e i lati corti erano uno curvo e l'altro leggermente obliquo.

Lo Stadio di Domiziano era lungo 275m e largo 106,10m.

resti delle semicolonne della facciata dello Stadio di Domiziano
resti della pavimentazione dello Stadio di Domiziano
La facciata era costituita da arcate poggianti su pilastri di travertino con semicolonne ioniche.
Il probabile ordine superiore aveva colonne corinzie con statue nelle nicchie delle arcate.


Al centro dei lati lunghi dello Stadio si aprivano i due ingressi principali.

ingresso monumentale dello Stadio di Domiziano (lato curvo) in facciata
Un altro ingresso si trovava sul lato corto curvo, preceduto da un portico con due colonne di marmo portasanta (solo un metro della colonna sinistra è rimasto in situ).

ingresso visto dall'interno dello Stadio
resto di colonna del portico


L'arco monumentale in travertino che costituiva questo ingresso (che si può ancora osservare da un'apertura a livello stradale), era di dimensioni maggiori rispetto agli altri, ed era forse sormontato da un gruppo statuario.
 
Era riservato all'imperatore e agli ospiti d'onore.
Probabilmente Domiziano avrà fatto il suo ingresso vestito con una toga purpurea, alla moda dei Greci.

Questo è l'unico ingresso ancor oggi visibile: gli scavi condotti nel 1936/1938 per l'apertura di una nuova arteria stradale (Corso Risorgimento), ad est di Piazza Navona, hanno portato alla luce questi resti dello Stadio di Domiziano.
Oggi, dopo anni di restauro, questi resti sono visitabili sotto il Palazzo dell'INA, a 4,50 m al di sotto dell'attuale piano stradale.

pianta del sito archeologico visitabile

Altre parti della cavea dello stadio si trovano nei sotterranei dei palazzi che circondano Piazza Navona: la piazza occupa infatti l'intera pista, mentre gli ambienti  e le gradinate della cavea sono divenute le cantine degli edifici che la contornano.

Ritorniamo alla descrizione dello Stadio di Domiziano.

La cavea poteva contenere 30.000 spettatori, i cui posti erano assegnati in base alle classi di appartenenza: quelli più vicini alla pista erano riservati ai nobili e ai senatori.

ambulacro centrale
ambulacro esterno
Sotto le gradinate si trovavano tre corridoi concentrici.


Tra il primo e il secondo ambulacro vi era un settore costituito da pilastri e muri radiali nei quali trovavano posto le scale per accedere alle gradinate: ogni cinque arcate dell'ambulacro esterno vi era una rampa di scale per salire al piano superiore, e da qui un'altra rampa permetteva poi di raggiungere il secondo piano e i posti più elevati dello stadio.

ambiente radiale
muri radiali
arcata contenente le scale d'accesso alla cavea
una delle due rampe di scale d'accesso alla cavea rimaste
 I due settori sovrapposti della cavea erano chiamati maeniana.

Nel sito archeologico si possono vedere due rampe di scale con ancora i loro gradini originali.

L'ambulacro centrale (largo 2,80 m e alto 4,20 m), era coperto con una volta in opera cementizia.

marmo e laterizio della costruzione
Le pareti interne, rivestite in laterizio, erano decorate in stucco.

pareti in laterizio
pareti in laterizio
Tra il secondo e il terzo ambulacro vi erano grandi ambienti sorretti da pilastri.
La pista era forse in terra battuta.

Lo stadio avrà avuto una ricca decorazione scultorea.
Una di queste statue è il cosiddetto "Pasquino", che si trova oggi ad ornare l'angolo di Palazzo Braschi in Piazza Pasquino.
Fu ritrovata nel 1501 durante la ristrutturazione dell'allora Palazzo Orsini (oggi Palazzo Braschi).

Pasquino
Questa statua, mutila degli arti e con il volto rovinato, era una copia di III secolo a.C. di un gruppo ellenistico pergameno che raffigurava Aiace nell'atto di trasportare il corpo di Achille morto,o l'opera di Antigonos che rappresentava Menelao che sostiene il corpo di Patroclo morente.

Il Pasquino è la più celebre delle statue parlanti di Roma: divenne tra il XVI e il XIX secolo una figura caratteristica, alla quale si affiggevano durante la notte le cosiddette "pasquinate", satire in versi dettate dal malumore popolare.

Un'altra scultura pertinente il sito e che probabilmente si trovava in uno dei fornici del secondo ordine di arcate, è il cosiddetto Apollo Liceo.
E' un torso in marmo pentelico, copia romana dell'Apollo Liceo di Prassitele che ornava il Ginnasio di Atene (IV secolo a.C.), trovato durante gli scavi degli anni '30.

Apollo Liceo (Stadio di Domiziano)
Le camere sotterranee dello Stadio furono usate dai romani come postriboli (lupanari).

La tradizione vuole che nel 304 d.C. fu in questi luoghi martirizzata la tredicenne Agnese, giovane di una famiglia aristocratica romana, convertitasi al Cristianesimo.
Si era rifiutata di sposare il figlio del prefetto di Roma, Sinfronio, e denunciata per la sua fede.
Per questo fu denudata per i clienti di un postribolo dello Stadio, ma i suoi capelli miracolosamente si sciolsero e ricoprirono sino ai piedi il suo corpo.
L'unico uomo che provò a violentarla cadde fulminato.
Quindi provarono a bruciarla, ma il fuoco si divise sotto il suo corpo.
Così venne pugnalata e sgozzata.

Morte di S.Agnese (Ercole Ferrata - Chiesa di Sant'Agnese in Agone)

Sopra il luogo del suo martirio venne eretta in Piazza Navona la Chiesa di S.Agnese in Agone.

Chiesa di S.Agnese in Agone - Piazza Navona
A proposito di Piazza Navona, la piazza barocca per eccellenza di Roma: il suo nome deriva dalla parola AGONE --->innagone --->navone --->NAVONA.

Intorno al II secolo d.C. nello Stadio vennero spostati i ludi gladiatori dal Colosseo, perché questa arena aveva bisogno di lavori di consolidamento dopo un incendio subito.

vetrina della mostra  sui gladiatori
vetrine della mostra sui gladiatori
E' per questo che nel sito archeologico sono in mostra (sino al 30 marzo), 350 reperti ricostruiti delle armi e dell'abbigliamento in dotazione ai gladiatori.

Lo Stadio di Domiziano fu fatto restaurare da Alessandro Severo nel III secolo d.C. ed è per questo che sino a tutto il medioevo era chiamato Circus Alexandrinus.

Lo Stadio venne abbandonato nel IV secolo d.C. ed espoliato dei suoi materiali di costruzione, mentre i fornici e gli ambulacri divennero stalle e magazzini.
Nell'VIII secolo vennero edificati su questo sito Oratori, mentre nel XIII secolo case e torri.
Nel Rinascimento poi sorsero chiese e palazzi.
Nel 1477 Papa Sisto IV spostò in quest'area il mercato cittadino.

Piazza Navona continuò ad essere anche un luogo di divertimento: nel medioevo si disputavano corse, giostre e tornei cavallereschi; successiamente la piazza veniva allagata e nella sua piscina artificiale veniva fatto il bagno o venivano fatte scorribande in carrozza.

A Papa Innocenzo X si deve la risistemazione della piazza con la famosa Fontana dei Quattro Fiumi del Bernini.

Piazza Navona
Piazza Navona

Gli scavi del sito archeologico vennero effettuati in più riprese: 1868/1869, 1934, 1936/1938, 1950.

I resti conservatisi dello Stadio di Domiziano sono tornati ad essere nuovamente fruibili dal pubblico, dopo anni di abbandono e di restauro, con un allestimento museale che si avvale di pannelli e video.

www.stadiodomiziano.com
Orario:  domenica/venerdì   10.00/19.00
              sabato                     10.00/20.00
Costo:    8€

CONCLUSIONI 
Abbiamo visitato il sito anni fa, ancor prima del restauro, e siamo rimasti piacevolmente sorpresi dal nuovo allestimento.
Questa volta abbiamo partecipato ad una visita guidata alla fine della quale abbiamo potuto degustare ricette degli antichi romani, in particolare rivolte agli atleti.

Aperitivo archeologico nello Stadio di Domiziano
ricette dell'antica Roma
"globulos" lo street-food dell'antica Roma
Un modo nuovo e piacevole per potersi calare ancor più nella storia di Roma e del suo passato.
www.aperitivoarcheologico.it
Visite secondo calendario.
Costo: visita + ingresso + degustazione     20€


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