domenica 8 luglio 2018

Roma: la Basilica di S.Sabina


Siamo a Roma sul colle Aventino, nel Rione Ripa.
Una leggenda narra che come Romolo scelse il Palatino per fondare Roma, Remo avrebbe scelto l'Aventino come sede della sua fondazione. 
Questa zona di Roma, sin dall'epoca delle guerre puniche, ha sempre rappresentato per la sua vicinanza al porto fluviale un punto strategico per gli scambi commerciali, ed è per questo che qui vennero eretti case e santuari.
In epoca repubblicana vi abitarono i plebei, mentre in età imperiale vi risiedettero i patrizi.
Alcuni di loro al diffondersi della religione cristiana si convertirono, e trasformarono parte delle loro residenze in ecclesiae private, permettendo ai primi cristiani di riunirsi e celebrare i loro riti.

abside della Basilica di S.Sabina (vista dal Giardino degli Aranci)
 Qui sull'Aventino sorse nel V secolo la Basilica di S.Sabina sul "Titulus Sabinae", l'edificio di culto cristiano posto nella proprietà privata di una matrona di nome Sabina, convertitasi al Cristianesimo.
Nata da una famiglia nobile, Sabina venne data in sposa giovanissima al senatore Valentino.
La sua ancella Serapia, proveniente da Antiochia, la convertì al Cristianesimo.
Sabina fu arrestata mentre assisteva ad una Messa, e non volendo abiurare, il prefetto Elpidio la condannò alla decapitazione (intorno al 120 d.C.).
La stessa sorte toccò qualche giorno prima anche a Serapia.
Di questa dimora aristocratica si conservano all'interno della chiesa (a metà della navata destra), una colonna in granito inglobata nella muratura della navata destra e un lacerto di pavimentazione a disegni geometrici (visibile sotto una grata posta vicino all'ingresso della basilica).
La colonna, che è stata inglobata in un laterizio di epoca imperiale, sprofonda per tre quarti sotto il livello attuale.

colonna della domus appartenuta alla matrona Sabina
colonna della domus di epoca imperiale inglobata nel laterizio
grata sotto la quale s'intravedrebbe il pavimento della domus
Dagli scavi effettuati sotto la basilica e nell'orto adiacente sono apparsi inoltre resti delle mura serviane (di prima e di seconda fase - VI e IV secolo a.C.), un tratto di strada romana antica (forse il Vicus Altus), strutture di edifici appartenuti a due domus ( III secolo a.C.), a templi arcaici (dedicati a Giove Libero e a Giunone Regina - IV secolo a.C.), a un Iseo (santuario domestico del II secolo d.C.dedicato ad Iside costruito per la comunità isiaca su una proprietà privata appartenuta ad un certo Cosmus, contabile di Marco Aurelio) e a un complesso termale (II secolo d.C. e restaurato nel IV secolo).

La basilica minore paleocristiana di S.Sabina fu eretta da Pietro d'Illiria, un sacerdote che poi divenne vescovo, tra il 422 (anno in cui regnava papa Celestino I) e il 435 (sotto Sisto III).
Nel 537 papa Silverio si stabilì a S.Sabina accusato da Giustiniano di tramare con i Goti di Vitige.
Nel 590 papa Gregorio Magno iniziò dalla basilica la processione contro la pestilenza, che si concluse con l'apparizione dell'Arcangelo Michele sul Mausoleo di Adriano che da allora venne chiamato Castel Sant'Angelo.
Nel IX secolo la chiesa venne inglobata nei bastioni imperiali e papa Eugenio II fece scavare sotto la chiesa una cripta per accogliere le reliquie di S.Sabina e di altri martiri (Serapia, Evezio, Alessandro e Teodulo fatti traslare dalla Catacomba di S.Alessandro sulla Via Nomentana), fece costruire la schola cantorum e donò alla chiesa un ciborio in argento, che scomparve durante il Sacco di Roma del 1527.
Nel X secolo la basilica fu trasformata in fortilizio per ordine di Alberico II e divenne poi, con i Crescenzi prima e con i Savelli dopo, una residenza fortificata.
Fu proprio un membro di questa ultima famiglia nobile, Cencio Savelli, divenuto papa col nome di Onorio III, a concedere nel 1222 parte del palazzo e la chiesa a S.Domenico di Guzman, il fondatore dell'Ordine dei Predicatori, ovvero dei Domenicani.

Dopo la morte di Onorio IV (anche lui un membro della famiglia Savelli), il complesso basilicale venne scelto per ospitare il conclave per l'elezione del suo successore (1287).
Venne eletto Niccolò IV, l'unico cardinale che durante il conclave era rimasto in S.Sabina mentre gli altri, visto che alcuni di loro erano morti a causa dell'epidemia di peste che si era scatenata, erano scappati temendo di fare la stessa fine.

Furono ospiti del convento il beato Giordano di Sassonia che divenne il successore di S.Domenico, S.Tommaso d'Aquino che qui insegnò teologia (1265/1267), papa S.Pio V (prima di divenire pontefice).


pergamena con l'elenco dei personaggi illustri che soggiornarono nel convento
La basilica venne restaurata nel 1587per volere di Sisto V da Domenico Fontana.
Egli  soppresse gli elementi medievali della basilica: fece tamponare quasi tutte le finestre, demolì il soffitto a lacunari, asportò i marmi dell'abside, il ciborio, la schola cantorum e l'iconostasi.
La basilica fu nuovamente restaurata nel 1643 dal Borromini.
Più recentemente Antonio Munoz  ha condotto in due fasi il restauro della basilica (nel 1914/1919 e nel 1936/1937), ripristinando le forme paleocristiane della chiesa ed eliminando quindi le sovrapposizioni del Fontana e barocche (di cui rimangono solo le due cappelle laterali).

Nel 1874, con la soppressione degli ordini religiosi, il convento fu trasformato in un lazzaretto durante un'epidemia di colera.

pianta della Basilica di S.Sabina

Quando ci si reca a visitare la Basilica di S.Sabina bisogna rendersi conto che l'ingresso posto sulla piazza sulla quale la basilica s'affaccia, non è l'ingresso principale, ma bensì quello della navata destra.

Quest'ingresso è preceduto da un portico duecentesco a tre arcate su colonne (quelle originali in marmo nero si trovano nel Braccio Nuovo del Museo Chiaromonti in Vaticano), sovrastato dalle finestre della navata destra.

portico laterale della basilica
portico laterale della basilica con la statua di S.Domenico
Varcando però un portale (antico ingresso al convento) sulla sinistra dell'ingresso attuale della chiesa, sormontata da un dipinto che raffigura una scena della vita di S.Domenico, si accede a un altro portico.
Si racconta che S.Domenico, rientrando a notte fonda al convento di S.Sabina, fu scortato da un angelo che gli aprì anche il portone senza così dover svegliare il padre portinaio, che aveva la finestrella per sorvegliare l'ingresso del convento proprio sopra al dipinto.
portale del convento (che immette nell'antico nartece) con finestrella del frate guardiano
S.Domenico scortato al convento di S.Sabina da un Angelo
Questo portico ricalca il nartece, che originariamente costituiva uno dei quattro bracci del quadriportico.

portico antistante la facciata della basilica
portico antistante la facciata della basilica
Questo portico, sorretto da quattro colonne a spirale in marmo giallo e da quattro colonne in granito,
conserva reperti archeologici e iscrizioni pagane e cristiane, frammenti lapidei, sarcofagi imperiali, transenne.

una colonna a spirale in marmo giallo
reperti antichi affissi nel portico
reperti antichi affissi nel portico
Recentemente è venuto alla luce sulla parete della facciata un dipinto murale del VII/VIII secolo d.C. raffigurante la Vergine Maria come Theotokos (Madre di Dio).

Theotokos (VII/VIII sec.d.C.)
Vi è dipinta la Vergine col Bambino, affiancata da S.Pietro e S.Paolo, da S.Sabina e S.Serapia che introducono due committenti e a destra il papa regnante.
Mentre i due committenti sono accompagnati dai loro nomi, l'arcipresbitero Teodoro e il presbitero Giorgio (due legati papali al Concilio di Costantinopoli del 680), la figura del papa è di difficile attribuzione.
I due legati erano stati accompagnati dal diacono Giovanni, il futuro papa Giovanni V, che potrebbe essere la figura non identificata. 
Sono pochissime le pitture di quell'epoca pervenute sino nostri tempi.
Tra il VII e l'VIII secolo a Roma dominava la comunità e la cultura ellenica: molti monasteri erano ellenici e la lingua di bisanzio era parlata dal clero e dagli artisti nella loro arte.
L'affresco fu realizzato con blu di lapislazzuli e verdaccio.

Sotto questa pittura sono inoltre apparse tracce di una decorazione più antica con specchiature marmoree dipinte, risalenti al V secolo d.C.

tracce della pittura a specchiature marmoree (V sec.d.C.)
L'antico portale della facciata principale ha un grande valore storico ed artistico.
E' infatti questa l'unica porta paleocristiana in legno pervenutaci.
portale ligneo paleocristiano della basilica
I battenti di legno di cipresso risalgono infatti al V secolo d.C., e furono intagliati con 28 formelle (oggi ne rimangono solo 18), quattro piccole alternate a tre grandi, nelle quali sono raffigurate scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, incorniciate da un fregio di grappoli e foglie di vite.

Si sono potuti identificare due artisti che realizzarono il portale ligneo: uno d'ispirazione classico-ellenistica, l'altro d'ispirazione popolare tardo-antica.

Su una formella è stata raffigurata per la prima volta la Crocifissione, dove Cristo appare nudo tra i due ladroni.
La morte per crocifissione era considerata la morte più disonorevole e per questo per i primi tre secoli Cristo non venne raffigurato sulla Croce, e per altri due secoli non venne rappresentato morto.
portale ligneo paleocristiano: Crocifissione (in alto a sinistra)/Guarigione del ciecoMoltiplicazione dei pani e dei pesci, Nozze di Cana (al centro a sinistra)/Cristo rimprovera Tommaso (in basso a sinistra)//L'Angelo al sepolcro annuncia alle donne la Resurrezione (in alto a destra)/Mosè e gli Ebrei nel deserto (al centro a destra)/Cristo risorto appare alle due Marie (in basso a destra)
Nella formella sulla quale è raffigurato il Passaggio del Mar Rosso, nel 1836 un restauratore ha rappresentato il volto di Napoleone Bonaparte nel volto del Faraone che affoga (chiara allusione all'antipatia verso l'imperatore francese morto 15 anni prima).

particolare del portale ligneo paleocristiano: scena del Passaggio del Mar Rosso
portale ligneo paleocristiano: Adorazione dei Magi (in alto a sinistra)/Ascensione (al centro a sinistra)/Cristo preannuncia la negazione di Pietro (in basso a sinistra)//Cristo offe il pane a due discepoli di Emmaus (in alto a destra)/Il Trionfo di Cristo e della Chiesa (al centro a destra)/Il Profeta Abacuc prelevato da un angelo per portare cibo a Daniele (in basso a destra)
portale ligneo paleocristiano: Mosè sul monte Horeb (al centro a sinistra)/Pilato si lava le mani e Via Crucis (in basso a sinistra)//Acclamazione (al centro a destra)
portale ligneo paleocristiano: Mosè e l'esodo dall'Egitto (al centro a sinistra)//Rapimento in cielo del Profeta Elia (al centro a destra)/Cristo dinnanzi a Caifa (in basso a destra)
particolare del portale ligneo paleocristiano: scena del Rapimento in cielo del Profeta Elia
La parte posteriore dei battenti (dei 28 riquadri ne rimangono solo 17), presenta invece una decorazione a fogliami e fiori.

battenti della porta lignea con decorazione a fogliami e fiori all'interno della chiesa
Gli stipiti della porta sono stati ricavati da cornici marmoree di età romana con raffigurazioni di palmette e fiorellini.

particolare delle cornici antiche marmoree del portale della basilica
In fondo al portico si trova la grande statua di S.Rosa da Lima (1668).

S.Rosa da Lima (1668)
Sull'altro lato corto del portico si apre un atrio porticato su pilastri in laterizio.

atrio della basilica
Sotto il portico si aprivano tre ingressi, uno per ogni navata della basilica.

ingresso della navata destra
Oggi rimangono solo due portali perché quello della navata sinistra fu sacrificato per la costruzione del campanile nel XII/XIII secolo.

resti del campanile all'interno della chiesa (navata sinistra)
 decorazioni dell'antico campanile all'interno della chiesa (navata sinistra)
Il campanile (alto 25m) presentava quattro piani con trifore a doppio ordine.
Il campanile antico fu sostituito da un campanile barocco a vela, amputando tre lati della cella campanaria.

campanile barocco impostato su quello medievale (di cui si vede una trifora murata)
Sul muro del portico confinante con il chiostro si trova una fenditura dalla quale si può vedere il leggendario arancio piantato da S.Domenico nel XIII secolo, o meglio un esemplare nato dalle radici di quello antico.

arancio di S.Domenico
La facciata della basilica rimane quindi nascosta, anche perché al di sopra del portico fu costruito il dormitorio dei frati.
Se si visita il monastero e il museo allestito nell'ex dormitorio, si può vedere la struttura interna della basilica dalla cosiddetta "finestrella di S.Domenico", da dove i frati vedevano S.Domenico pregare nella chiesa.
"finestrella di S.Domenico" (ex dormitorio)
l'interno della  Basilica di S.Sabina visto dalla "finestrella di S.Domenico"
L'interno della basilica misura 53x25m.ed ha una pianta longitudinale senza transetto.

navata centrale vista dall'abside
E' divisa in tre navate da 24 colonne in marmo scanalate con capitelli corinzi, provenienti probabilmente da un edificio romano (forse dal Tempio di Giunone Regina che era posto vicino all'antico luogo di culto cristiano, dove ogni anno a primavera si recavano in processione le "zitelle" romane).

colonne corinzie che separano le navate
colonne corinzie che separano le navate
colonne corinzie scanalate in marmo che dividono le navate
Sulla base della terza colonna sinistra si trova scritto a graffito "RUFENO", il nome di colui che forse materialmente mise in opera il progetto della basilica. Una firma uguale si trova anche su un fusto di colonna presente nella Basilica di S.Maria Maggiore.
"RUFENO" scritta sulla base della terza colonna della navata sinistra

Nella navata centrale, sopra agli archi corre una fascia decorata con marmi policromi (opus sectile) che fingono un muro in mattoni, e sopra ogni colonna sono raffigurate insegne militari sormontate da croci: simboleggiano che Cristo e la Fede Cristiana trionfano sull'Impero Romano.

navata centrale
decorazione paleocristiana degli archi a marmi policromi e insegne militari con croce sulle colonne
La parte alta delle pareti era un tempo rivestita da mosaici.
Nel cleristorio sono presenti 29 finestre paleocristiane ad arco (5 sono quelle della facciata).
La navata centrale presenta un soffitto a cassettoni moderno (1938).

finestre del cleristorio e soffitto a cassettoni della navata centrale
finestre ad arco del cleristorio della navata centrale
Un mosaico posto sulla controfacciata riporta con un'iscrizione di sette righe in esametri latini, scritti con lettere oro su fondo azzurro, la dedica della chiesa (forse scritta da S.Paolino da Nola):
CVLMEN APOSTOLICVM CVM COELESTINVS HABERET
PRIMUS ET IN TOTO FVLGERET EPISCOPVS ORBE
HAEC QVAE MIRARIS FVNDAVIT PRESBYTER VRBIS
ILLYRICA DE GENTE PETRVS VIR NOMINE TANTO
DIGNVS AD EXORTV CHRISTI NVTRITVS IN AVLA
PAVPERIBVS LOCVPLES SIBI PAVPER QVI BONA VITAE
PRAESENTIS FVGIENS MERVIT SPERARE FVTVRAM
iscrizione dedicatoria a mosaico della controfacciata
Nell'iscrizione sono citati sia il ricco sacerdote dalmata Pietro d'Illiria che fece costruire la basilica (e che al tempo della realizzazione dell'iscrizione doveva essere già morto), sia che la basilica venne eretta sotto il pontificato di Celestino I.
"Quando Celestino aveva il sommo grado della dignità apostolica e rifulgeva nel mondo intero come il primo dei vescovi, questa meraviglia è stata edificata da un prete di Roma oriundo di Illiria, Pietro, uomo ben degno di portare tale nome perché dalla nascita nutrito nell'aula di Cristo, ricco per i poveri, povero per sé stesso,fuggendo i beni della vita presente Ha ben meritato sperare di ricevere la vita futura"
Le due matrone rappresentate alle estremità dell'iscrizione sono figure allegoriche: quella di destra che tiene in mano il Nuovo Testamento simboleggia la Chiesa Romana ed è accompagnata dalla scritta "ECCLESIA EX GENTIBUS", mentre quella di sinistra che tiene in mano il Vecchio Testamento simboleggia la  Chiesa di Gerusalemme e la scritta che l'accompagna dice "ECCLESIA EX CIRCUNCISSIONE".

figura allegorica della Chiesa di Gerusalemme
figura allegorica della Chiesa Romana
Questo sta a significare che le origini della Chiesa Cristiana derivano dalla conversione dei pagani e degli Ebrei.
Un tempo lungo le pareti della navata centrale a mosaico erano anche raffigurati S.Pietro, S.Paolo e i simboli degli Evangelisti.

Sempre sulla controfacciata sono stati murati dei monumenti funebri: il monumento funebre del cardinale Arcangelo de' Bianchi (XVII secolo), il monumento funebre del cardinale Simone Pasqua di Negro (XVI secolo), il monumento funebre del vescovo Giovanni Battista Colonna d'Istria (XIX secolo).

monumento funebre del cardinale Arcangelo de' Bianchi (XVII sec.)
a destra: monumento funebre del cardinale Simone Pasqua di Negro (XVI sec.)
monumento funebre del vescovo Giovanni Battista Colonna d'Istria (XIX sec.)

Nella navata centrale, davanti all'abside, si trova la ricostruzione della schola cantorum.

schola cantorum
Come già detto la schola cantorum fu eliminata da Domenico Fontana nel XVI secolo e ripristinata poi nel XX secolo da Antonio Munoz, ispirandosi a quella originale di IX secolo.
Per la ricostruzione vennero riutilizzati alcuni plutei antichi, lastre che presentano motivi ornamentali con simbolismo cosmogonico: motivi vegetali, girali, croci longobarde, ruote longobarde, nodi si Salomone, nodi trinitari.

pluteo della schola cantorum decorato con nodi trinitari, spirali, croci
pluteo della schola cantorum con nodi di Salomone con anelli a ogiva a destra e a sinistra della croce longobarda
pluteo della schola cantorum con uccelli
pluteo con ruota longobarda
pluteo della schola cantorum decorato con motivi vegetali e girali

Oltre alla schola cantorum si trova la zona absidale semicircolare, illuminata da tre finestre.

abside e schola cantorum
catino abdidale e altare maggiore
L'altare maggiore, posto su un piano rialzato, ha un paliotto di porfido rosso.
Sotto l'altare, nella confessio sono conservati i resti di S.Sabina.

altare maggiore e confessio
confessio con i resti di S.Sabina
Nella conca absidale si trova un affresco di Taddeo Zuccari (1569) che rappresenta Cristo mentre predica sul monte contornato dai Discepoli, da Santi, un Papa e vescovi.
Gli agnelli, che simboleggiano i fedeli, si abbeverano con l'acqua scaturita dal monte.

E' questa una riproduzione pittorica dell'antica decorazione musiva.

Cristo mentre predica sul monte circondato dai Discepoli, da Santi, un Papa e vescovi (Taddeo Zucccari - 1569)
L'arco trionfale absidale presenta una decorazione monocroma seppia che ha sostituito i mosaici di cui in passato era ornato.

arco trionfale: clipei con Cristo, Apostoli, Profeti, Papi e Santi, Gerusalemme e Betlemme celesti (Eugenio Cisterna - 1919/1920)
Nei 15 clipei realizzati da Eugenio Cisterna tra il 1919 e il 1920, con l'aiuto dei disegni che riportano l'originale decorazione fatti da Giovanni Giustino Ciampini nel Settecento, sono raffigurati Cristo, gli Apostoli, i Profeti, i Papi e Santi.
Ai lati dell'arco sono rappresentate le città celesti di Gerusalemme e di Betlemme dalle quali escono 9 colombe (che simboleggiano i fedeli).

Sulla sinistra dell'ingresso principale, si trova la cosiddetta "Lapis Diaboli" ("Pietra del Diavolo"), legata ad una leggenda che vede come protagonista S.Domenico.

"Lapis Diaboli"
S.Domenico era solito pregare nella chiesa sopra alla lastra di marmo che copriva le reliquie dei martiri qui custodite, indispettendo il diavolo, che cercò di colpirlo con questa pietra, ma lo mancò mandando però in pezzi la lastra.
lastra con i nomi e i resti dei martiri nella schola cantorum
Questa pietra di basalto di forma ovale, posta su una colonnina tortile dove S.Domenico era solito vegliare pregando, presenta tre buchi (che la leggenda dice siano stati fatti dalle dita infuocate di Satana) e con ogni probabilità era un peso di una bilancia romana o una macina di mulino.

La lastra sembra che venne ridotta a pezzi da Domenico Fontana durante i lavori di ristrutturazione della chiesa, e oggi si trova nel pavimento della schola cantorum.

lastra che copriva i resti dei martiri sopra la quale pregava S.Domenico
Al centro della navata centrale si trova sul pavimento la lapide sepolcrale di Munio de Zavora, settimo Maestro Generale dell'Ordine Domenicano, morto nel 1300.
La lapide presenta una decorazione musiva attribuita a fra' Jacopo Torriti e a fra' Pasquale da Viterbo.

lastra tombale di Munio de Zavora (fra' Jacopo Turriti e fra' Pasquale da Viterbo - 1300)
Le navate laterali presentano piccole finestre ed hanno una copertura con capriate lignee.
Sulle pareti compaiono tracce della decorazione di un fregio a racemi.

All'inizio della navata destra s'incontra il monumento funebre di Alessandro e Celio Bichi (XVII secolo), monumento ad edicola con specchiature marmoree e con i busti ritratto dei due defunti.
Il monumento in stile barocco fu eretto dai due fratelli, uno cardinale di S.Sabina e l'altro consultore della Sacra Rota.

monumento funebre di Alessandro e Celio Bichi (XVII sec.)
tomba di Alessandro e Celio Bichi (XVII sec.)
A metà della navata destra si trova la Cappella di S.Giacinto, realizzata nel 1594, anno della canonizzazione del Santo.

Cappella di S.Giacinto
S.Giacinto Odovraz era nato nel XIII secolo in Slesia e dopo aver incontrato S.Domenico a Roma ed essere diventato domenicano, diffuse l'Ordine nell'Europa Orientale.
La cappella è a pianta quadrata.
Taddeo Zuccheri ha realizzato gli affreschi nella volta e sulle pareti: Trionfo di S.Giacinto (volta),  Canonizzazione di S.Giacinto e Vestizione di S.Giacinto (pareti).

volta della Cappella di S.Giacinto
particolare della volta della Cappella di S.Giacinto (Taddeo Zuccari)
particolare della volta della Cappella di S.Giacinto (Taddeo Zuccari)
particolare della volta: un re d'Israele con Noè che offre un tempio, l'autoritratto di Taddeo Zuccari
Canonizzazione di S.Giacinto (Taddeo Zuccari)
Vestizione di S.Giacinto (Taddeo Zuccari )
Sull'altare si trova la tela che raffigura S.Giacinto che venera la Madonna realizzata da Lavinia Fontana  nei primi del Seicento.

S.Giacinto che venera la Madonna (Lavinia Fontana - XVII secolo)

Alla destra della cappella (dopo la già citata colonna appartenuta alla domus sulla quale sorse la basilica), si trova la lastra tombale di Antonio Ferracuti (1497), dottore in legge, originario di Maiorca.

lastra tombale di Antonio Ferracuti (1497)
Per questa lastra si utilizzò l'architrave di una porta della casa di Teodora, moglie di Teofilatto, padre di Marozia (membri di una famiglia che dominò Roma nel X secolo), dimora che si trovava accanto alla chiesa.
architrave con iscrizione usata come lastra tombale
particolare dell'architrave con iscrizione usata come lastra tombale
particolare dell'architrave con iscrizione usata come lastra tombale
particolare dell'architrave con iscrizione usata come lastra tombale

Continuando a percorrere la navata destra, sulla parete, dopo alcune lapidi con iscrizioni antiche, si trova il monumento funebre di Michele Arcangelo Nannio (XVII secolo), con cornice che racchiude il dipinto del defunto, sacerdote e teologo.

in alto: lapide delle indulgenze di Gregorio IX (1238)/in basso: lapide con dedica dell'altare ai martiri dell'Ordine dei Predicatori (1263)
lapide di Innocenzo IV (1248)
lapide di Fabio Basiolo (1590)
monumento funebre di Michele Arcangelo Nannio (XVII sec.)

In fondo alla navata si trova il monumento funebre del cardinale Auxia di Poggio, di origine spagnola e arcivescovo di Monreale.

monumento funebre del cardinale Auxia di Poggio (Andrea Bregno - XV sec.)
Il monumento è opera di Andrea Bregno e sono raffigurate la Madonna col Bambino, S.Caterina di Siena, S.Caterina d'Alessandria, e le Quattro Virtù Cardinali.
Il monumento ha una particolare scritta:
"UT MOIUENS VIVERET, VIXIT UT MORITUTUS"
("Per vivere dopo morto, visse come chi sà di morire").

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Passo quindi alla descrizione della navata sinistra.
Su un lato della base del campanile, posto nella navata vicino all'ingresso principale, è stata ricavata una piccola cappelletta dedicata a S.Domenico.

cappellina di S.Domenico
L'immagine di S.Domenico, realizzata su fondo oro, è incorniciata da un'edicola con decorazione cosmatesca.
S.Domenico
Lungo la parete della navata si incontrano alcuni monumenti funebri: il monumento funebre di Umberto Locati (XVI secolo), il monumento funebre di Pietro Passerino (XVII secolo), il monumento funebre di Cesare Delfino (filosofo, teologo, medico parmense - XVI secolo), il monumento funebre del cardinale Filippo Spinola (XVI secolo), il monumento funebre dei cardinali Ignazio e Giuseppe Cianti (XVII sec.).

monumento funebre di Umberto Locati e dei vescovi domenicani (XVI sec.)
monumento funebre di Pietro Passerino (XVII sec.)
monumento funebre di Cesare Delfino (XVI sec.)
monumento funebre del cardinale Filippo Spinola (XVI sec.)
monumento funebre dei cardinali Ignazio e Giuseppe Cianti (XVII sec.)
Il monumento funebre del cardinale Pietro Bertani (XVI secolo) è uguale a quello fatto costruire per il fratello del cardinale Gurone e per la moglie Lucia dall'Oro (XVI sec.).

monumento funebre del cardinale Pietro Bertani (XVI sec.)
monumento funebre di Gurone Bertani e della moglie Lucia dall'Oro (XVI sec.)
Al termine della navata sinistra si trovano, nascoste da una grata, le canne dell'organo della basilica.

canne dell'organo della basilica nascoste da una grata

A metà  della navata sinistra si trova la Cappella di S.Caterina o Cappella Elci.

Cappella di S.Caterina
Questa cappella a pianta quadrangolare, progettata e decorata con marmi da Giovanni Battista Contini nel 1671, era infatti sotto il patronato della famiglia Elci, di origini toscane, che qui ha sepolto alcuni dei suoi membri.

Cappella di S.Caterina
Giovanni Odazzi ha realizzato nel XVIII secolo gli affreschi dell'emiciclo della cupola e dei pennacchi che raffigurano la Gloria di Santa Caterina.

volta: Gloria di S.Caterina (Giovanni Odazzi - XVIII sec.)
particolare della volta (Giovanni Odazzi - XVIII sec.)
particolare della volta (Giovanni Odazzi - XVIII sec.)
particolare della volta (Giovanni Odazzi - XVIII sec.)
particolare della volta (Giovanni Odazzi - XVIII sec.): La Madonna presenta S.Caterina a Cristo
particolare della volta (Giovanni Odazzi - XVIII sec.)
pennacchio: S.Caterina riceve le stimmate
pennacchio: S.Caterina sceglie la corona di spine


pennacchio: S.Caterina scambia il suo cuore con quello di Cristo
pennacchio: S.Caterina riceve la Comunione da Cristo



Giovanni Battista Salvi detto Sassoferrato ha dipinto la pala d'altare che rappresenta la Madonna del Rosario (oggi nella cappella si trova una copia, l'originale si trova nel Museo Domenicano di S.Sabina).
Ci fu nel 2006 un tentativo di furto del dipinto non andato a buon fine.
copia della Madonna del Rosario (Sassoferrato - XVII sec.)
Sul pavimento della cappella è raffigurato in marmo lo stemma del cardinale Raniero d'Elci.

pavimento: stemma del cardinale Raniero Elci
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Anche sul pavimento della basilica, risistemato da Antonio Munoz nello scorso secolo, vi sono numerose antiche sepolture.

pavimento della basilica con lastre sepolcrali
lastra tombale di Perna Savelli (1215)
lastra tombale di Ocilenna De Manganella (XIV sec.)
lastra tombale di Bartolomeo Odescalchi (1566)
lastra tombale di Stefania Isula (XIV sec.)
lastra tombale del vescovo Giacinto Giustiniani (XVIII sec.)
lastra tombale di S.Egidio di Varnsperrch (XIV sec.)


Orario: 8.15/12.30   15.30/18.00

CONCLUSIONI
La Basilica di S.Sabina è una delle chiese paleocristiane meglio conservate a Roma.
Del grande complesso monumentale ad uso parrocchiale che comprendeva il battistero (posto dove oggi si trova Piazza Pietro d'Illiria), l'episcopium e un quadriportico, rimane solo la basilica.
Ciò nonostante questo sito rappresenta un luogo di rilevante importanza storica ed artistica, arricchito dal suo museo e dai suoi interessanti scavi archeologici.
Per i fedeli la Basilica di S.Sabina rappresenta inoltre la prima stazione quaresimale: qui i Pontefici pronunciano la loro omelia il Mercoledì delle Ceneri.

1 commento:

Michele ha detto...

Sono stato lì a Santa Sabina e anche se non ho visto le arance non vuol dire che non credo che è la pianta coltivata da San Domenico

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