lunedì 7 ottobre 2019

Sulle orme del Palladio a Vicenza


Vicenza è davvero una bella città.
La sua bellezza la deve soprattutto alle nobili famiglie che nel Cinquecento hanno affidato alla genialità di Andrea Palladio la costruzione dei loro palazzi e delle loro ville, regalando un'architettura innovativa e un'urbanistica nuova alla loro città.

Visitando Vicenza non si può fare a meno di percorrere un "Itinerario palladiano", alla ricerca dei 23 monumenti del centro storico cittadino e delle 16 ville sparse nella provincia vicentina attribuite al grande architetto, nato a Padova e divenuto famoso in questa città.

le più importanti opere di Andrea Palladio
Tutti questi siti sono stati inseriti nel 1994 nella lista dell'Unesco dei Patrimoni dell'Umanità.
A molti di questi capolavori palladiani sparsi per la città ho dedicato un post a parte, mentre per altri spenderò qualche parola in questo post, cercando di tracciare il percorso nelle vie cittadine da noi esplorato.

Partiamo dalla Chiesa di S.Maria Nova visitabile solo esternamente.

Chiesa di S.Maria Nova
Né disegni né documenti attestano con certezza il progetto di questa chiesa posta in Borgo Porta Nuova ad Andrea Palladio, ma ugualmente si pensa che possa essere stato lui a progettarla nel 1578.

pianta della Chiesa di S.Maria Nova
prospetto della facciata della Chiesa di S.Maria Nova
sezione della Chiesa di S.Maria Nova
Fu voluta dal nobile vicentino Ludovico Trento che nel suo testamento lasciava una ingente cifra per la costruzione della chiesa per il Convento della monache agostiniane fondato nel 1539.
Anche Montano Barbarano, che fece progettare a Palladio il suo palazzo, versò del denaro per la costruzione di questa chiesa che ospitava due sue figlie.

La chiesa fu realizzata tra il 1588 e il 1590, ma venne consacrata nel 1616.
E' l'unico edificio religioso progettato dal Palladio realizzato a Vicenza, anche se fu costruita da un suo allievo, il capomastro Domenico Groppino, quando l'architetto era già morto (1580).

La chiesa ad unica aula si presenta, attorniata da semicolonne corinzie poste su basamenti, come una cella di un tempio antico, e ricorda il Tempio romano di Nimes, disegnato dal Palladio nei suoi Quattro Libri dell'Architettura.

La facciata è tetrastila: presenta infatti quattro colonne che reggono una trabeazione e un timpano triangolare con oculo centrale.

Negli intercolumni laterali si trovano una finestra cieca e una nicchia, mentre l'intercolumno centrale è occupato dal portale d'ingresso e da un finestrone cieco.

L'interno, con altari decorati in stucco e soffitto cassettonato con tele, era decorato con opere di Francesco Maffei, Giulio Carpioni, dei Maganza, di Andrea Vicentino e di Palma il Giovane.
Queste opere andarono disperse.
Qui a Vicenza rimane solo il dipinto di Francesco Maffei Gesù consegna le chiavi a Pietro, conservato nella Pinacoteca di Palazzo Chiericati.

Gesù consegna le chiavi a Pietro (Francesco Maffei - Pinacoteca di Palazzo Chiericati)
La chiesa fu sconsacrata dopo gli editti napoleonici del 1806 e 1810 e divenne patrimonio demaniale.
Dopo essere stata una caserma e un magazzino, fu acquistata dal Comune e divenne un convitto e poi un centro per profughi giuliano-dalmati.
Oggi è un deposito di libri del Comune.
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Il secondo step del percorso è la Loggia Valmarana sita nei Giardini Salvi, ma di questa opera attribuita al Palladio ho già parlato nel post "Vicenza palladiana: Andrea Palladio e la famiglia Valmarana" che vi invito a leggere.
E' visitabile solo esternamente.

Loggia Valmarana (nei Giardini Salvi)
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Segue la visita degli esterni di Palazzo Thiene Bonin Longare, che sorge all'angolo tra Piazza Castello e Corso Palladio.

Palazzo Thiene Bonin Longare
Si pensa che il palazzo attribuito al Palladio venne progettato nel 1572 per Francesco Thiene, ma che i lavori iniziarono dopo la morte dell'architetto (1580).

pianta di Palazzo Thiene Bonin Longare
prospetto di Palazzo Thiene Bonin Longare
sezione di Palazzo Thiene Bonin Longare
 Il palazzo venne portato a termine nel 1608 da Vincenzo Scamozzi, per volere del nipote Enea Thiene succeduto allo zio.
Alla morte di Francesco Thiene infatti, era stato costruito solo un terzo del palazzo.

facciata di Palazzo Thiene Bonin Longare su Corso Palladio
Il palazzo è composto da due piani più un attico, e presenta due prospetti differenti sui due spazi su cui s'affaccia.

La facciata principale su Corso Palladio è attribuita al Palladio in quanto ricorda la facciata che l'architetto progettò per Palazzo Barbaran da Porto.

facciata principale di Palazzo Thiene Bonin Longare
La facciata si presenta scandita da due ordini di semicolonne: al piano inferiore corinzie, mentre al piano nobile composite.

Il livello inferiore della facciata è decorato da un bugnato liscio.
Al centro si apre il portale con arco a tutto sesto centinato, affiancato da tre finestre rettangolari per lato.

portale d'ingresso e atrio di Palazzo Thiene Bonin Longare
Al piano nobile si aprono invece sette finestre con timpani triangolari e curvilinei alternati e con balconcini aggettanti.

La facciata laterale su Piazza Castello è attribuita a Vincenzo Scamozzi.
Presenta cinque aperture per ognuno dei due piani.

Piazza Castello con la statua di Giuseppe Garibaldi e la facciata laterale di Palazzo Thiene Bonin Longare (a destra della foto)
Oltre il portale d'ingresso vi è un atrio con lesene corinzie alle pareti che si conclude con una serliana (opera dello Scamozzi).

Il palazzo si affaccia sul cortile retrostante con un doppio ordine di logge (opera del Palladio): corinzie al piano terra e composite al piano nobile.

facciata sul cortile con doppio ordine di logge
Su ogni piano al centro vi è un'apertura ad arco, affiancata da quattro intecolumni per lato.
Oltre il cortile, al di là di una cancellata settecentesca, si trova il giardino all'inglese realizzato nell'Ottocento.

atrio e cancellata del giardino all'inglese di Palazzo Thiene Bonin Longare
Gli interni del palazzo hanno decorazioni del XVIII e del XIX secolo.
Nel 1834 il palazzo fu acquistato da Lelio Bonin Longara, e oggi ospita l'Associazione vicentina degli Industriali.
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Di fronte a Palazzo Thienne Bonin Longare sorgeva Palazzo Capra, realizzato su progetto di Palladio.

facciata cinquecentesca di Palazzo Capra
Dico "sorgeva" perché il palazzo fu inglobato nel XVII secolo dalla costruzione di Palazzo Piovini (1650/1658) che oggi ospita un grande magazzino commerciale.

facciata su Piazza Castello di Palazzo Piovini
Del palazzo cinquecentesco, commissionato all'estremità meridionale di Corso Palladio ad angolo con Piazza Castello dal giureconsulto Giovanni Antonio Capra al giovane architetto tra il 1540 e il 1545, e terminato come si legge nel fregio nel 1557, rimane solo parte della facciata a due piani su Corso Palladio.

Al piano terra si apre un portale inquadrato da lesene ioniche scanalate, al di sopra delle quali vi una trabeazione su cui poggia un balcone con balaustra.

Al livello del piano nobile si apre una trifora a lesene corinzie scanalate e con timpano triangolare.

Vi sono poi ad ogni piano due finestre per lato: rettangolari al piano terra, con timpani triangolari al piano nobile.
Nel sottotetto si aprono invece finestrelle quadrate.
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Sul lato Sud di Piazza Castello si affaccia l'incompiuto Palazzo Porto Breganze.
E' questo uno dei due palazzi progettati a Vicenza dal Palladio per la famiglia Porto.

Piazza Castello con al centro Palazzo Porto Breganze
Si nota subito che la facciata del palazzo alta e stretta è solo una sezione di quello che Alessandro Porto commissionò al Palladio nel 1571, anno in cui ereditò le proprietà del padre.

Palazzo Porto Breganze
Del progetto palladiano, non se ne conoscono le ragioni, venne realizzata nel 1615 dallo Scamozzi solo l'ala ovest del palazzo.
Si pensa fossero stati previsti per la facciata prospiciente la piazza sette intercolumni, e invece ne furono realizzati solo due.

pianta di Palazzo Porto Breganze
prospetto di Palazzo Porto Breganze
sezione di Palazzo Porto Breganze
La facciata è di ordine gigante: tre semicolonne con capitelli compositi sono poste su piedistalli che poggiano sullo zoccolo del palazzo, occupano quasi l'intera altezza dell'edificio.

facciata di Palazzo Porto Breganze
Il portale ad arco si trova tra la facciata del palazzo e la vecchia casa quattrocentesca della famiglia Porto che sarebbe dovuta essere demolita se il cantiere del palazzo avesse continuato il progetto palladiano, che prevedeva anche un cortile chiuso da un'esedra.

Al piano terra vi sono finestre ad angolo vivo incorniciate da bugnato.

Al livello superiore tra gli intercolumni vi sono ampie aperture con balconi sporgenti sostenuti da mensole e sovrastate da frontoni triangolari e curvilinei alternati.
E' presente sopra ogni finestra un fregio a ghirlanda con frutta.

Al di sotto della cornice sporgente che corona il palazzo si trova l'attico.

particolare dei capitelli compositi, delle ghirlande di frutta e della sporgente cornice di coronamento di Palazzo Porto Breganze
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Spostandosi su Piazza Duomo si possono vedere due opere che hanno impegnato Andrea Palladio: la cupola e il portale settentrionale della cattedrale. 
cupola della Cattedrale di S.Maria Annunciata vista dalla terrazza della Basilica Palladiana
La cupola della Cattedrale di S.Maria Annunciata venne realizzata con un lascito del vescovo Zeno in due fasi.

cupola della Cattedrale di S.Maria Annunciata
 Palladio si è ispirato alla cupola del Pantheon di Roma e di quegli edifici antichi a pianta centrale come il Mausoleo di Romolo sulla Via Appia.

cupola della Cattedrale di S.Maria Annunciata
La cupola venne realizzata vent'anni dopo l'inizio dei lavori dell'abside.
Durante la prima fase (1558/1559) venne impostato il cornicione sopra le finestre e venne realizzato il timpano esadecagonale scandito da paraste angolari.
Nella seconda fase venne realizzata la cupola (1564/1566).

abside e cupola della Cattedrale di S.Maria Annunciata
La cupola è stata costruita in muratura con l'estradosso, la lanterna e il cupolino coperti da lastre di rame.

La lanterna priva di decorazioni verrà ripresa nel progetto della cupola della Chiesa di S.Giorgio Maggiore a Venezia.

La croce metallica, posta inizialmente sulla sommità della cupola, fu sostituita da un Angelo ad ali spiegate (1574), che venne abbattuto da un fulmine nel 1620.
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Il Portale Settentrionale della Cattedrale di S.Maria Annunciata è attribuito a Palladio.

portale del fianco settentrionale della Cattedrale di S.Maria Annunciata
Questo portale posto lungo il fianco Nord della Cattedrale di Vicenza, venne commissionato a sue spese dal canonico Paolo Almerico (colui per il quale Palladio progettò la famosa Villa Almerico Capra detta la "Rotonda").

portale del fianco settentrionale della Cattedrale di S.Maria Annunciata
Sulla trabeazione, che corona l'intelaiatura ad edicola inquadrata da due lesene corinzie del portale, si legge l'iscrizione.
"DEIPARAE ANNUNCIATIONI ECCLESIAE TITULO PAULUS ALMERICUS.D".
Al suo interno si trova un vano architravato con fregio baulato e cimosa retta da due mensole a voluta.
Anche sull'architrave di questo vano si trova un'iscrizione:
"MATTHAEO PRIOLO ANTISTATE
PAULUS ALMERICUS PORTAM HANC ADAPERUIT".
Venne progettato dal Palladio nel 1565 e fu aperto al posto di un portale gotico nel 1575.

Tra i capitelli delle lesene si trovano un mascherone e due festoni.
Portale e capitelli sono stati realizzati in pietra di Vicenza.

A causa dell'abbassamento del livello stradale, nell'Ottocento la parte inferiore del portale venne modificata.

Il portale ricorda la porta del Tempio della Fortuna Virile che Palladio aveva riportato nei suoi disegni, e le porte laterali della Cattedrale di S.Pietro di Castello a Venezia.
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Nel percorso palladiano s'incontrerebbe ora su Corso Fogazzaro Palazzo Valmarana Braga Rosa, di cui però ho già parlato nel post "Vicenza palladiana: Andrea Palladio e la famiglia Valmarana".

Palazzo Valmarana Braga Rosa
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Rispostandoci quindi su Corso Palladio troviamo al N°90/94 Palazzo Pojana.
Di questo palazzo esiste a Londra un disegno autografato dal Palladio.

Palazzo Pojana
Vincenzo Pojana possedeva già una proprietà d'angolo tra quello che diverrà Corso Palladio e la viuzza chiamata Contrà Do Rode (="due ruote").
Avendo poi acquistato al di là della viuzza un altro edificio, Vincenzo Pojana chiese l'autorizzazione di unire le due proprietà scavalcando la viuzza.
Ancor oggi sotto l'arco centrale della facciata di questo palazzo si trova un passaggio pubblico.

Forse Palladio progettò negli anni '40 del Cinquecento la parte sinistra del palazzo, e poi vent'anni dopo il disegno venne esteso anche alla parte destra dell'edificio (1563/1566).
Si pensa che intervenne per certi particolari anche la mano di Domenico Groppini.

L'edificio si compone di due piani, ognuno dei quali è sormontato da un mezzanino.
Il piano terra e il suo mezzanino sono decorati a bugnato.

piano nobile e mezzanino di Palazzo Pojana
Il piano nobile con il suo mezzanino sono invece scanditi da lesene giganti di ordine corinzio, che dividono la facciata in cinque campate.
Le finestre del piano nobile sono ad edicola e hanno timpani triangolari e curvilinei alternati.
Le due coppie di finestre laterali si affacciano su lunghi balconi, e tra questi si va a insinuare l'arco del piano terra.
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Ci si sposta ora su Piazza dei Signori, la piazza principale di Vicenza, dove si trovano due capolavori di Andrea Palladio: la cosiddetta Basilica Palladiana e la Loggia del Capitaniato.

Basilica Palladiana
Loggia del Capitaniato
Ad ognuno dei due edifici ho dedicato un post, e quindi non mi soffermerò a descriverli qui.
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Si raggiunge quindi Palazzo Thiene, un esempio di architettura rinascimentale a pianta quadrilaterale (54 X 62m), che occupa un intero isolato circondato da quattro strade: Corso Palladio, Contrà S.Gaetano Thiene, Stradella Banca Popolare e Contrà Porti.

Palazzo Thiene (ala cinquecentesca su Contrà S.Gaetano Thiene)
Questo palazzo nasce nel 1542 come ristrutturazione voluta dai fratelli Marcantonio e Adriano Thiene di un palazzo quattrocentesco fatto costruire a Lorenzo di Bologna nel 1489 in forme gotiche dal nonno Ludovico Thiene.

La facciata su Contrà Porti è in laterizio con lesene a punta di diamante agli angoli e una trifora in marmo rosa che risale al 1490.
Il portale in terracotta è invece opera di Tommaso da Lugano.

Palazzo Thiene (ala quattrocentesca su Contrà Porti)
trifora quattrocentesca e portale di Palazzo Thiene (Tommaso da Lugano)
Sulla parte alta della facciata vi sono tre affreschi sul Progresso umano di Giovanni Busato (1872) sopra i quali corre un fregio con la raffigurazione di Storie dei lavori di Agostino Bottazzi (1877).

Presentazione a Giustiniano dei bachi da seta (Giovanni Busato - 1872)
a sinistra: Alessandro Volta e James Watt intenti alle loro scoperte (Giovanni Busato - 1872) / a destra: Il Commercio dei Veneziani nei mercati del Nord d'Africa (Giovanni Busato - 1872) / in alto fregio con Storie del lavoro (Agostino Bottazzi - 1877)
Palazzo Cavalloni-Thiene
La facciata su Corso Palladio in stile tardogotico presenta al primo piano finestre dai cornicioni a tortiglione e un portone settecentesco, mentre al primo piano è caratterizzata da una pentafora centrale ad archi trilobati e quattro monofore.
Nel Settecento venne elevato di un piano da Giangiacomo Thiene tenendo presente i modelli gotici.

Palazzo Thiene (ala quattrocentesca con facciata su Corso Palladio)
pentafora di Palazzo Thiene (ala quattrocentesca con facciata su Corso Palladio)
monofora di Palazzo Thiene (ala quattrocentesca con facciata su Corso Palladio)
Ad Andrea Palladio si deve invece la fronte cinquecentesca classicheggiante del palazzo, che s'affaccia su Contrà S.Gaetano Thiene.

sezione di Palazzo Thiene
Il progetto del palazzo è stato forse iniziato da Giulio Romano (l'atrio a quattro colonne rustiche di Palazzo Thiene ricorda quello di Palazzo Tè a Mantova), e dopo la morte dell'architetto nel 1546, è stato continuato da Andrea Palladio (trabeazioni e capitelli del piano nobile).
E' infatti la quinta residenza cittadina che è stata inclusa nel Libro II dei Quattro Libri dell'Architettura scritti dal Palladio.
Il piano inferiore della facciata cinquecentesca si presenta a bugnato rustico in pietra e in mattoni intonacati.

piano terra della facciata a bugnato rustico
portale di Palazzo Thiene
Il piano superiore è invece scandito da paraste corinzie e finestre ad edicola con frontoni triangolari e centinati alternati che coronano due colonne ioniche.

piano superiore della facciata di Palazzo Thiene con paraste corinzie e finestre a edicola con colonne ioniche
fregio di Palazzo Thiene con data di costruzione della facciata
L'atrio d'ingresso, che presenta una volta a crociera sorretta da pilastri, conduce in un cortile circondato da logge su due ordini: con pilastri a bugnato rustico al piano terra e da logge di ordine composto al piano nobile.

Un'idea di Giulio Romano può essere stata quella di progettare al piano terra delle botteghe con soppalco per rendere il palazzo anche commerciale e remunerativo per il proprietario.

Ma del progetto principesco del palazzo verrà portato a termine solo una parte: nel 1552 muore Adriano Thiene e il figlio Ottavio di Marcantonio sarà interessato ad altre proprietà nel Ferrarese.
Per avere un'idea di come sarebbe potuto apparire il palazzo una volta finito bisognerebbe visitare Casa Tarasov a Mosca, che ne è una replica.
Dal 1872 il palazzo è divenuto la sede storica della Banca Popolare di Vicenza e ospita le collezioni d'arte dell'Istituto di Credito che al momento sono state chiuse al pubblico.

iscrizione sotto il balcone di Palazzo Thiene su Contrà Porti
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Su Contrà Porti, proprio di fronte all'ala quattrocentesca di Palazzo Thiene, sorge Palazzo Barbaran Da Porto che ospita al suo interno il Palladio Museum.
Ho dedicato a quest'opera di Andrea Palladio il post "Vicenza palladiana: Palazzo Barbaran da Porto e il Palladio Museum".

Palazzo Barbaran Da Porto
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Sempre lungo Contrà Porti si arriva a Palazzo Iseppo Da Porto.

Palazzo Iseppo Da Porto
E' questo uno dei palazzi di Vicenza dell'illustre e nobile famiglia Da Porto.
Questa volta Andrea Palladio progettò intorno al 1544 questa residenza per l'amico Iseppo (Giuseppe) Da Porto, per il quale progetterà anche Villa di Molina di Mola.
Questi due progetti vennero realizzati non completamente.
Del progetto del palazzo esistono cinque disegni a Londra al Royal Institute of British Architects.

pianta di Palazzo Iseppo Da Porto
prospetto di Palazzo Iseppo Da Porto
sezione di Palazzo Iseppo Da Porto
Iseppo Da Porto sposò nel 1545 Livia Thiene, e probabilmente la costruzione del palazzo nella stessa strada in cui i cognati Adriano e Marcantonio Thiene avevano il loro splendido palazzo, venne realizzata tra il 1546 e il 1552 (anno in cui risulta essere terminata la facciata).

palazzi aristocratici di Contrà Porti
Il progetto prevedeva la costruzione di due blocchi residenziali distinti: il blocco che doveva fungere da foresteria per accogliere gli ospiti sarebbe dovuto sorgere sul fondo del cortile.
Venne ultimato solo il corpo padronale che affaccia su Contrà Porti.

La facciata appare divisa orizzontalmente in tre fasce.
La base della facciata è decorata a bugnato gentile e presenta finestre rettangolari, mentre il piano superiore presenta semicolonne ioniche con trabeazione rientrante tra una semicolonna e l'altra, e sette finestre chiuse da balaustre e sormontate da timpani triangolari e curvilinei alternati.
Sopra al timpano della finestra centrale e delle finestre laterali vi è un decoro a stucco, mentre sotto le finestre compaiono dei mascheroni.

decorazione della finestra centrale del piano superiore e statue di Iseppo (sinistra) e di Leonida (a destra)
Al livello dell'attico, scandito da pilastri e con finestre quadrate, sono poste quattro statue: le due centrali raffigurano Iseppo (a sinistra) e il figlio Leonida (a destra) vestiti come antichi Romani.
Le statue sono attribuite a Lorenzo Rubini.

Per questo palazzo Andrea Palladio progetta per la prima volta un atrio a quattro colonne doriche.
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In posizione più periferica rispetto agli altri edifici palladiani, oltrepassato il Ponte Pusterla,  si trova Palazzo Schio.

Palazzo Schio
In quest'area a Nord di Vicenza il conte dottore in giurisprudenza e magistrato Bernardo Schio aveva dei terreni e volle ristrutturare la sua residenza.
Non si hanno documenti certi della paternità di Palladio del progetto di questo palazzo, ma anche se l'architetto era impegnato in altre opere a Venezia, si attribuisce a lui per stile la facciata.
I lavori avviati nel 1560 vennero interrotti per mancanze di direttive e dopo la morte del conte vennero ripresi dal fratello Fabrizio tra il 1574 e il 1575.

pianta di Palazzo Schio
prospetto di Palazzo Schio
Venne quindi terminata la facciata a due piani, che presenta al piano terra uno zoccolo in bugnato rustico, un arco d'ingresso e ventagli sopra le finestrelle del seminterrato.

facciata di Palazzo Schio
Il piano nobile è invece scandito da quattro semicolonne con elaborati capitelli corinzi, che dividono la facciata in tre intercolumni, i quali sono occupati da tre finestre con balconi aggettanti e timpani triangolari.

Nella cornice architravata del palazzo vi sono tre finestre murate nel 1825, che originariamente davano luce al granaio.

Il palazzo passò di proprietà ai Vaccari, poi ai Lioy e infine agli Angaran che, come si legge nell'iscrizione  sotto il cornicione, restaurarono il palazzo.
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Ritornando sui propri passi e riattraversando il ponte, su Contrà S.Corona si trova, all'interno della Chiesa di S.Corona la Cappella Valmarana della quale parlo nel post "Vicenza palladiana: Andrea Palladio e la famiglia Valmarana".

Cappella Valmarana
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Sempre su Contrà S.Corona, davanti alla Chiesa di Santa Corona, si trova Palazzo Da Monte Migliorini.

Palazzo Da Monte Migliorini
Il progetto che viene attribuito ad  Andrea Palladio si fa risalire al 1540, mentre il palazzo venne realizzato tra il 1550 e il 1554.

Sulla facciata, nell'iscrizione della fascia marcapiano che corre tra i due piani che compongono l'edificio, si legge:
"BAPTISTA DE MONTE SANCTI FILIUS A. MDLXXXI"
dove oltre al committente della famiglia si legge la data del completamento dei lavori (1581), in cui Palladio risulta già morto da un anno.

particolare della facciata: arco d'ingresso decorato con bugnato, serliana e fregio dorico
La facciata presenta al pian terreno una decorazione a bugnato a raggiera intorno all'arco d'ingresso centrale e due finestre a spigolo vivo.
Il piano superiore è scandito da quattro coppie di lesene tuscanico-doriche e presenta una serliana centrale e con ai lati due portafinestre ad edicola con timpani triangolari.
Il palazzo è poi coronato da un cornicione con fregio dorico con triglifi e metope senza raffigurazioni.
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Da Contrà S.Corona si riprende Corso Palladio dove, all'estremità orientale dell'arteria principale della città, si trova Casa Cogollo detta Casa del Palladio.

Casa Cogollo
Si è pensato per lungo tempo che questo edificio fosse stata la residenza di Palladio a Vicenza.
Oggi invece si è concordi a pensare che ad Andrea Palladio sia stata solo affidata la ristrutturazione della residenza quattrocentesca del notaio Pietro Cogollo, che per conseguire la cittadinanza vicentina dovette intraprendere il restauro impostogli per il decoro pubblico della città da parte del Maggior Consiglio.
La stretta facciata, realizzata su progetto del 1559, è composta da due piani più un attico.

Al centro del pian terreno è presente un'arcata decorata con Vittorie e con un mascherone,  affiancata da semicolonne e da due vani rettangolari che formano una sorta di serliana, che permette l'accesso al retrostante portico.
Sui pilastri di separazione tra le tre aperture della serliana si addossano semicolonne ioniche.
Sopra i vani laterali della serliana vi sono riquadri ciechi.

Vittorie e mascherone sull'arco d'ingresso
Il progetto della facciata ha dovuto tener presente che al secondo piano non si potevano aprire finestre nella parte centrale per la presenza nell'interno del palazzo di un camino e della sua canna fumaria.
Per questo il livello superiore presenta una sorta di tabernacolo formato da semipilastri ionici scanalati che inquadrano un affresco di Giovanni Antonio Fasolo, che realizzò anche gli affreschi che coprono gli altri spazi della facciata (1567).

Lateralmente si aprono finestre con balaustre.
L'attico ha invece finestre quadrate ed è coronato da un cornicione dentato. 

 Corso Palladio con Casa Cogollo
Lo zoccolo e i tre gradini sotto il portico sono stati aggiunti nel settecento a causa dell'abbassamento del livello stradale.

Orari: ogni lunedì del mese   15.00/19.00
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Pochi passi separano casa Cogollo da due capolavori del Palladio: il Teatro Olimpico e Palazzo Chiericati, i quali meritano un post individuale a loro dedicato.

Teatro Olimpico
Teatro Olimpico
Palazzo Chiericati
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La prossima tappa dell'itinerario palladiano è Palazzo Garzadori Bortolan in Contrà Piancoli (vicino a Piazza delle Erbe).

Palazzo Garzadori Bortolan
Questo edificio aulico fu commissionato da Giambattista Garzadori, un laniere vicentino.
Il cantiere era già in opera nel 1545 e nel 1564 una parte del palazzo era già stata costruita, ma alla morte del committente (1567) il contratto venne annullato.
La costruzione venne poi ultimata dal figlio Girolamo che aveva ereditato oltre le proprietà del padre e anche quelle dello zio.

L'edificio è composto da due piani più un sottotetto.
Al piano terra la facciata si presenta decorata da un bugnato gentile tra il quale si aprono due portoni a tutto sesto con capitelli sporgenti e finestrelle rettangolari ad arco ribassato.

L'iscrizione sulla facciata riporta queste parole:
"HIERONIMUS INSTAURAVIT AETATIS SUAE LXXI".
Il piano superiore è inquadrato da lesene giganti corinzie che comprendono anche l'attico.
In una nicchia realizzata tra le due porte-finestre del piano nobile si trova la statua di Girolamo Garzadori raffigurato vestito come un eroe antico.
La statua è sormontata da un timpano spezzato che sino al 1866 conteneva lo stemma effigiato con l'aquila imperiale di questa famiglia aristocratica, che nel 1580 aveva ottenuto il titolo di conte palatino.
facciata di Palazzo Garzadori Bortolan: statua di Girolamo Garzadori
Sotto la statua si trova un mascherone con la bocca aperta.
Altre due finestre laterali con frontone curvilineo si aprono a questo piano.

L'attico invece presenta basse finestre. 
La famiglia Garzadori è ricordata per aver fatto costruire a Vicenza due altari di due chiese: l'altare Garzadori realizzato dalla bottega di Tommaso da Lugano e Bernardino da Como che racchiude l'opera di Giovanni Bellini Il Battesimo di Cristo (1500/1502), e l'altare fatto realizzare da Camillo Garzadori e rinnovato da Giuseppe Garzadori per la Chiesa di S.Maria dei Servi, opera di Francesco Albanese il Vecchio, con la pala della Madonna in trono tra S.Rocco e S.Sebastiano opera di Benedetto Montagna.
Altare Garzadori con Battesimo di Cristo (Giovanni Bellini - 1500/1502 - Chiesa di Santa Corona)
Altare Garzadori con Madonna in trono tra S.Rocco e S.Sebastiano (Benedetto Montagna - Chiesa di S.Maria dei Servi)
Il palazzo passò poi alla famiglia patrizia Bortolan.
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Segue nell'itinerario palladiano Palazzo Civena Trissino.

Palazzo Civena Trissino
Per poter visitare anche solo esternamente (oggi il palazzo è infatti parte integrante di una casa di cura privata) la prima opera realizzata da Andrea Palladio a Vicenza, quando aveva solo 32 anni e lavorava ancora alla bottega di Girolamo Pittoni e Giacomo da Porlezza, bisogna spostarsi vicino al Ponte Furo lungo il fiume Retrone, un sito periferico all'estremità meridionale della cinta muraria dove i fratelli Giovanni Giacomo, Pier Antonio, Vincenzo e Francesco Civena avevano acquistato una proprietà e commissionato al giovane architetto un progetto per la costruzione del loro palazzo.
Di questo progetto esistono disegni autografati dal Palladio.

La costruzione del palazzo iniziò nel 1540 e venne terminata dopo due anni.

piano superiore di Palazzo Civena Trissino
La lunga facciata è ritmata al piano inferiore da cinque archi ad intonaco bugnato.
Al piano superiore vi sono invece lesene accoppiate corinzie, alternate a finestre a capitello con timpani triangolari e curvilinei alternati, a dividere in campate il fronte.

I parapetti delle finestre del piano nobile, le cornici delle finestre e le basi e i capitelli delle lesene sono state realizzate in pietra.

Il palazzo rimase della famiglia Civena per quindici anni per poi passare alla famiglia Trissino dal Vello d'Oro che lo tenne per quattro secoli, durante i quali apportarono un ampliamento ad opera di Domenico Cerato (1750).

Nella trabeazione è riportata la data dell'ultimo ampliamento (1819/1820) in cui furono aggiunte le ali laterali della facciata.
E' quindi la parte centrale del fronte quella che Palladio progettò, identificabile per la sua leggera sporgenza rispetto alle ali aggiunte.

Palladio progettò un atrio con serliana.
Atrio e portico presentano una volta a botte.

Palazzo Civena Trissino fu colpito dai bombardamenti (insieme al Teatro Eretenio che lo affiancava) durante la seconda guerra mondiale e fu per questo ristrutturato.
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L'ultima tappa di questo percorso cittadino sulle orme dei capolavori realizzati dal Palladio è l'Arco delle Scalette, il sito più decentrato rispetto a quelli del centro storico.
Si trova infatti a Porta Monte, al margine Sud-Est del centro storico.

Arco delle Scalette
Ha l'aspetto di un arco trionfale a un solo fornice che molto ricorda alcuni archi romani: l'Arco di Traiano ad Ancona, l'Arco di Gavi a Verona e l'Arco dei Sergi a Pola (Croazia).

Il progetto attribuito ad Andrea Palladio risalirebbe al 1574/1576, quando venne interpellato per l'ampliamento della chiesa gotica del Santuario della Madonna di Monte Berico.

Santuario della Madonna di Monte Berico (visto dalla Basilica Palladiana)
L'arco infatti è stato l'unico accesso al Santuario fino a quando nel Settecento Muttoni realizzò i portici.
Superato l'arco, 192 scalini conducevano sulla sommità del monte dove si trovava la chiesa mariana.

scalinata dietro l'Arco delle Scalette
L'arco fu fatto realizzare dal capitano veneziano Giacomo Bragadin nel 1595 (quindici anni dopo la morte dell'architetto), come si può leggere nell'iscrizione posta sull'attico dell'arco.

prospetto dell'Arco delle scalette
L'arco fu eretto in pietra delle cave vicentine.
Il fornice è affiancato da due coppie di semicolonne corinzie poste su alte basi.
L'attico è tripartito da pilastrini e presenta alle due estremità le statue dei due Santi protettori Leonzio e Capoforo.
Tra le due statue vi è quella del Leone di Venezia che venne abbattuto dalle truppe napoleoniche nel 1797 e ricollocato al suo posto prima della seconda guerra mondiale.

attico dell' Arco delle Scalette con statue di S.Leonzio, S.Capoforo e il Leone di Venezia
Un'immagine di un ex voto seicentesco ritrae l'arco con due nicchie frontali, che vennero chiuse e aperte nell'intradosso per accogliere le statue dell'Angelo Annunciante e della Vergine Annunciata, opere di Orazio Marinali.

L'arco venne quasi totalmente ricostruito dopo che i bombardamenti del 1944 lo avevano distrutto.


CONCLUSIONI
Girovagare per le strade di Vicenza e perdersi con il naso all'insù ad osservare palazzi e chiese, alla ricerca delle numerose opere che il grande architetto ha con certezza progettato o se ne attribuisce la paternità, è al tempo stesso interessante e impegnativo.
E' un itinerario dell'arte e nella storia dell'arte.
Essere a Vicenza e non percorrere le orme che qui ha lasciato il grande maestro equivarrebbe a perdersi parte del patrimonio artistico che noi Italiani siamo orgogliosi di possedere.


1 commento:

Anonimo ha detto...

Molto grazie!

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