All'interno della cerchia muraria di Marrakech, adiacente alla Kasbah, si trova El Mellah, l'antico quartiere ebraico della città.
|
vicolo della Mellah |
Si tratta di un vasto quadrilatero di 18 ettari a Sud della Medina e a Est della Kasbah (cittadella reale), in prossimità della Bab Aghmat.
|
vicolo della Mellah |
La fondazione della El Mellah è associata alla costruzione del complesso Muwassin voluto dal sultano saadiano Abdallah al-Ghalib (1557/1574). Dove infatti fu costruito questo complesso (formato da una moschea, una madrasa, una biblioteca, una scuola elementare, una fontana pubblica, un abbeveratoio per gli animali, una casa per le abluzioni con latrina e un hammam), si trovava l'originario quartiere ebraico.
In vista di una riqualificazione di questo quartiere della città, gli Ebrei furono quindi trasferiti in un'altra area di Marrakech sotto la protezione del sultano.
La comunità ebraica è infatti presente in Marocco dalla distruzione di Gerusalemme (70 d.C.) e a Marrakech da quando la città fu fondata nel 1062 dal capostipite della dinastia almoravide, il re berbero Youssef ibn Tachfine.
Gli Ebrei non vennero però ben tollerati dal Ali ibn Ysuf, figlio del fondatore della città, che vietò loro di vivere a Marrakech o di passavi la notte: potevano vivere nei villaggi circostanti la città, ad eccezione dei rappresentanti dell'arte e della scienza ammessi a corte, che assunsero in alcuni casi anche la carica di visir.
Ancor peggio andò per la comunità ebraica sotto il successivo regno della dinastia degli Almohadi: vi furono esecuzioni e conversioni forzate con distruzioni delle sinagoghe o la loro trasformazione in moschee. Un periodo migliore si ebbe con la dinastia dei Merinidi.
Nel XVI secolo giunsero in Marocco i profughi ebrei fuggiti da Spagna e Portogallo, in seguito al Decreto dell'Alhambra (1492) con cui la regina cattolica Isabella di Castiglia espulse la comunità ebraica da tutto il suo territorio.
El Mallah di Marrakech, una sorta di "ghetto" europeo, è il secondo più antico del Marocco.
Ebbe una grande estensione orizzontale nel XVIII e nel XIX secolo. Il sovrappopolamento portò ad una alta densità delle costruzioni e per ovviare alla mancanza di spazio edilizio, le case vennero sopraelevate: è per questo che qui le costruzioni sono più alte che nella Medina. Qui ha vissuto sino al 1930 la comunità ebraica più numerosa del Marocco: 30.000 residenti.
Un'altra caratteristica costruttiva che diversifica queste residenze da quelle delle altre zone della città è la presenza di balconi esterni con ringhiera: i riad invece hanno solo finestre che affacciano sul cortile interno (un po' come le domus romane).
|
balconi con ringhiera di edifici della Mellah |
|
balconi con ringhiera di edifici della Mellah |
Gli Ebrei erano dediti al commercio, soprattutto dello zucchero, alle attività bancarie, erano artigiani, sarti e gioiellieri.
Quest'ultima attività è testimoniata dall'esistenza del Sagha o Grand Bijouterie, il più antico mercato al coperto dei gioiellieri della città, dove un tempo i negozianti erano tutti ebrei. In questo mercato posto davanti al Palazzo El Bahia vengono ancora venduti gioielli in oro e argento, pietre preziose, antiche scatole decorate e cinture.
|
ingresso del mercato dei gioielli (Sagha) |
|
scritta sull'ingresso del mercato dei gioielli (Sagha) |
Il fulcro del commercio della Mellah era infatti l'adiacente Place Qzadria o Place des Ferblantiers (Piazza dei Lattonieri), una piazza pedonale dove ancor oggi si vendono lampade e oggetti in metallo e spezie. Qui si trovava anche una delle due porte del El Mellah, (l'altra si trovava vicino al Cimitero), che venivano chiuse di sera e controllate da guardie.
Le due arterie del quartiere erano Rue des Bouchers e Rue du Commerce, che terminavano nella piazza detta Rahba (o Suok del grano), dove vivevano i consoli e i commercianti stranieri e dove si esercitavano le attività artigianali. Sino ai tempi recenti quest'area è stata uno dei maggiori centri di fabbricazione dei tessuti a Marrakech.
Entro El Mellah gli Ebrei di Marrakech rimasero confinati dal XV al XIX secolo, ma beneficiavano della libertà di culto e potevano erigere i loro luoghi di preghiera (due suntuose sinagoghe erano presenti nel 1641).
Delle 35 sinagoghe che furono costruite nella Mellah, oggi ne rimangono solo due.
La Slat al Azama o Sinagoga Lazama, letteralmente la "Sinagoga dei dissidenti o esuli", è una sinagoga ancora attiva, e che si può visitare oggi nell'antico quartiere ebraico.
Questa è anche la sinagoga più antica (500 anni): fu costruita infatti dai sefarditi in fuga dalla Spagna e dal Portogallo (1492), anche se l'attuale aspetto risale al XIX/XX secolo.
L'ingresso della sinagoga si apre in una stretta via, e dopo aver percorso un breve corridoio si giunge in un cortile con alberi di arancio con patio piastrellato con zelliges bianche e blu e una fontanella centrale. A chiudere le arcate del loggiato del piano superiore vi sono tendaggi a righe bianche e blu. Un vero luogo di pace.
|
ingresso al cortile della sinagoga |
|
fontana e tavolini decorati da zelliges |
|
cortile della sinagoga |
|
fontana a muro e pareti del patio decorate da zelliges |
|
zelliges con la stella di David |
Il cortile è circondato da stanze, oggi adibite a museo, e dalla sala di preghiera.
Un tempo la sala di preghiera era divisa in due navate da quattro colonne, aveva un arco in legno oggi sostituito da uno in marmo, e non aveva il piano riservato alle donne (aggiunto negli anni '50), che nella tradizione marocchina dovevano restare separate in una stanza all'ingresso della sinagoga.
|
Sala di preghiera
|
|
Sala di preghiera |
|
tribuna per il cantore e il predicatore |
|
arco in marmo dove si conservano i libri della legge |
|
porta d'entrata della sala di preghiera |
|
sullo stipite dell'entrata della sala di preghiera vi è appesa una mezuzah (pergamena con incisi i versi ebraici della Torah) |
Nelle stanze del piccolo museo è in mostra la storia degli Ebrei in Marocco. Sono esposte foto, strumenti musicali, e una Torah proveniente da un villaggio dell'atlante. Qui venivano i bambini dei villaggi di montagna per imparare la Torah.
|
museo: foto di scolaresche |
|
museo: foto di donne in abiti tradizionali |
|
Torah |
|
museo: foto |
|
museo: oggetti religiosi provenienti dalle montagne dell'Atlante |
|
museo: pianta delle Comunità ebraiche in Marocco nel 1950 |
|
Torah |
|
museo: sala della musica |
|
museo: strumento musicale |
Orario: domenica/venerdì 9.00/19.00Costo: donazione 10 MAD
Un terreno a Sud-Est della medina venne destinato al Miaara, il Cimitero ebraico adiacente alla Mellah e al Cimetiere de Bab-Ghemat, ovvero il Cimitero mussulmano.
|
Miaara |
Il Miaara è uno dei più antichi cimiteri ebraici del Magreb (risale al XV secolo ma si pensa che vi fossero qui sepolture ebraiche già nel XII secolo) ed è il più grande del Marocco (superficie di 52.000 mq).
|
Miaara |
|
Miaara |
|
Miaara |
|
Miaara |
Varcato il cancello in ferro, agli uomini viene fornito un kippah, il copricapo circolare usato dagli Ebrei nei luoghi di culto per coprirsi la testa.
Davanti agli occhi appaiono le centinaia di tombe di forma triangolare imbiancate a calce. Alcune invece sono tombe sabbiose. Poche sono le incisioni sulle tombe, la maggior parte in lingua ebraica.
|
Miaara |
|
Miaara |
|
Miaara |
|
Miaara |
|
Miaara |
|
Miaara |
Le sepolture sono in realtà più di quelle che appaiono: per problemi di spazio sotto ogni tomba infatti giacciono tre persone.
Le oltre 20.000 tombe sono divise in tre sezioni: uomini, donne e bambini. Le sepolture dei bambini sono più di 6.000, e appartengono a bambini morti per un'epidemia di tifo nel XIX secolo.
Le tombe dei Cohanin ("cohen" è un sacerdote e l'incarico viene assegnato solo ai discendenti di Aronne, fratello di Mosè) sono di colore blu e sono poste all'ingresso del cimitero.
Lungo il perimetro del cimitero vi sono anche dei mausolei, alcuni dei quali appartengono a famosi rabbini.
|
Mausoleo del rabbino David Hazan |
|
Mausoleo di Henri Kadoch (Presidente della Comunità Ebraica di Marrakech) |
Vicino all'uscita c'è una fontanella: la tradizione ebraica vuole che prima di lasciare il cimitero ci si lavi le mani.
Orario: domenica/venerdì 9.00/17.00 Costo: donazione di 1 MAD
Ma perché il quartiere ebraico viene detto "El Mellah"?
Sia in arabo che in ebraico la parola "mellah" significa "sale". Gli Ebrei avevano il monopolio del sale e a loro era stato dato il compito di salare le teste dei criminali giustiziati per preservarli prima di essere esposti alle porte della città.
Ma "Mallah" si avvicina molto anche alla parola "mila" che in ebraico significa "circoncisione".
Negli anni '90 dello scorso secolo il quartiere ebraico era stato ribattezzato "Essalam", parola araba che significa "pace", ma nel 2007 è ritornato al suo nome originale.
Durante la seconda guerra mondiale gli Ebrei del Marocco furono protetti perché il re si rifiutò di deportare anche uno solo dei suoi 250.000 sudditi ebrei. La maggior parte degli Ebrei di Marrakech però emigrarono in Israele, Stati Uniti, Canada e Francia nel 1948. Nella città rossa rimangono oggi meno di 175 Ebrei, una decina vivono ancora nella Mellah, gli altri nel quartiere moderno di Gueliz, tracciato durante il protettorato francese. Nella Mellah oggi vivono famiglie mussulmane.
CONCLUSIONI El Mellah è stata "una città nella città". Nonostante il dover vivere in un'area ristretta, gli Ebrei di Marrakech hanno condotto una vita attiva, contribuendo a fornire tutti quei commerci e attività artigianali utili alla città e alla vita quotidiana in genere. Visitare oggi questo quartiere, che mantiene in parte un aspetto un po' decadente, nonostante sia in restauro da alcuni anni, è un po' ripercorrere la storia degli Ebrei marocchini, o esuli, che hanno popolato questa città e il Marocco, e mantenerne vivo il ricordo anche se la loro presenza in questi luoghi si è ridotta moltissimo.
Nessun commento:
Posta un commento