sabato 3 marzo 2018

Villa Lante a Bagnaia: uno dei più bei parchi del Rinascimento


Bagnaia è una frazione di Viterbo, dalla quale dista 4km.
E' un borgo antico posto sulla Via Franchigena, nel tratto in cui attraversa i Monti Cimini.
La medievale Castrum Balneariae divenne una riserva di caccia per i vescovi di Viterbo che ne fecero una residenza estiva e di riposo.
Il castrum infatti apparteneva ai conti Lombardi di Castellardo.
Divenuto di proprietà del comune di Viterbo nel 1173, venne ceduto dai consoli della città al vescovo Raniero (1202) e ai vescovi suo successori.

Nel 1498 il cardinale Raffaele Riario, vescovo di Viterbo e nipote di papa Sisto V della Rovere, volle riunire i terreni posti ad est delle mura di Bagnaia e crearvi un barco, una zona di caccia recintata, di 25 ettari, che venne realizzata concretamente dal nipote Ottaviano Visconti: fece recintare l'area (1514) e fece costruire un casino di caccia (1521).

Nel 1532 il suo successore, il cardinale Nicolò Ridolfi, nipote di Leone X, fu fautore della costruzione di alcune fontane nel parco e dell'acquedotto che da una sorgente dei Monti Cimini portava l'acqua in una cisterna posizionata nel bosco.

Nel 1541 Giovanni de' Medici prese in affitto il barco e ci soggiornò a lungo.

Nel 1568 il cardinale Gianfrancesco Gambara volle costruirvi una villa con giardino, boschetto e giochi d'acqua.

Cardinale Gianfrancesco Gambara
Il cardinale Gianfrancesco Gambara, uomo colto e tra i più ricchi del sacro Collegio, proveniva da una famiglia aristocratica di origine bresciana.                                           Era figlio del conte Bruno Gambara, maestro di campo dell'esercito di Carlo V, e nipote della poetessa Veronica Gambara e del cardinale Uberto Gambara.
Ereditò da questi personaggi illustri della famiglia lo spirito militare, il gusto estetico e la strada per la carriera cardinalizia.
Virginia Pallavicini, madre del cardinale Gambara, era già vedova di Ranuccio Farnese, e dopo la morte del padre del cardinale sposò in terze nozze Gilberto Borromeo: Carlo Borromeo divenne quindi il fratellastro del cardinale.
Il cardinale studiò giurisprudenza a Padova, Bologna e Perugia.
Nel 1549, alla morte dello zio cardinale, si trasferì a Roma dove divenne ciambellano privato di Giulio III e poi presidente della Camera Apostolica sotto Pio IV.
Divenuto cardinale partecipò al Concilio di Trento e firmò gli atti del concilio in nome di Pio IV.
Fu nominato inquisitore generale.
Fu titolare di importanti chiese della diocesi di Roma.
Partecipò ai conclavi in cui furono eletti Pio V, Gregorio XIII e Sisto V.
Morì nel 1587 a Roma, ma volle essere sepolto nella Chiesa di Santa Maria della Quercia a Viterbo.
Il cardinale divenne vescovo di Bagnaia nel 1566.
Probabilmente il cardinale chiese ai Farnese, con i quali era imparentato, l'intervento del loro architetto Jacopo Barozzi da Vignola (detto il Vignola), per realizzare la sua residenza a Bagnaia.
I Farnese infatti avevano possedimenti in queste terre della Tuscia e in quel periodo stavano costruendo nella vicina Caprarola il loro palazzo, sotto le direttive del Vignola.


Più certo è il coinvolgimento diretto del sacerdote senese Tommaso Ghinucci, l'esperto di progetti idraulici che già aveva lavorato a Bagnaia per il cardinal Ridolfi e che lavorò per il cardinale Ippolito d'Este a Villa d'Este a Tivoli, dove realizzò giochi d'acqua e alcune sculture, e a Roma dove realizzò i Giardini del Quirinale.

pianta dei giardini di Villa Lante
Per l'architettura dei giardini fu consultato Pirro Ligorio, l'architetto-archeologo-pittore che aveva realizzato il programma architettonico e iconologico di Villa d'Este a Tivoli.

Villa Lante
Già dal 1566 Tommaso Ghinucci provvide a tracciare l'asse viario che dalla torre del castello di Bagnaia portava all'ingresso del barco, e realizzò il portale originale di questa tenuta di caccia.

cancello d'ingresso della villa e asse viario verso il borgo di Bagnaia
Il portale attuale, oggi non più utilizzato dal pubblico in visita, è stato realizzato nel 1772 dal cardinale Federico Marcello Lante.

portale d'ingresso alla villa coi giardini all'italiana
portale d'ingresso
Il cardinale Gambara incominciò a risiedere nella villa dal 1573, ma i lavori proseguirono sino al 1578, quando venne in visita nella residenza papa Gegorio XIII.
Il progetto della residenza voluta dal cardinale Gambara prevedeva un parco boschivo, un giardino all'italiana con geometriche siepi di sempreverdi, statue in peperino, fontane con giochi d'acqua e due palazzine (una sola però venne realizzata quando la proprietà era del cardinale Gambara).

Villa Lante
Non era quindi una vera "villa", ma un luogo in cui immergersi nella natura e allo stesso dominarla, dove si affermava la supremazia dell'uomo sulla natura.

ingresso a Villa Lante
Varcato il portale d'ingresso, sulla sinistra si trova la biglietteria per i giardini della villa (se si rimane nel parco no bisogna pagare il biglietto).

ingresso a Villa Lante e Fontana di Pegaso
Poco oltre, sulla destra, si trova la Fontana di Pegaso, fatta costruire dal successore del cardinale Gambara, il cardinale Montalto (1587/1623).

Fontana di Pegaso
Fontana di Pegaso vista dall'alto
Fontana di Pegaso
Questa grande fontana prende il nome dal cavallo alato posto al centro della vasca, Pegaso appunto, intento a far sgorgare a colpi di zoccoli dal monte Elicona, abitato dalle Muse, una sorgente: la fonte Ippocrene, la cui acqua è d'ispirazione per le nove Muse, raffigurate sulla parete di fondo, affiancate negli angoli da Apollo ed Orfeo.

sorgente Ippocrene fatta scaturire da Pegaso nella  Fontana di Pegaso
Pegaso nel centro della Fontana di Pegaso
alcune Muse della Fontana di Pegaso
Muse della Fontana di Pegaso
Al centro della vasca vi sono quattro amorini con ali a farfalla, che danno fiato alla tromba, mandando zampilli verso Pegaso.

amorini con ali di farfalla della Fontana di Pegaso
amorini con ali di farfalla della Fontana di Pegaso
La fontana è coronata da balaustre a colonnine.

balaustra a colonnine della Fontana di Pegaso
Questa fontana ricorda la Fontana dell'ovato di Villa d'Este a Tivoli.

Fontana dell'ovato (Villa d'Este - Tivoli)

L'arco d'ingresso, dal quale si accede oggi nei giardini della villa, fu eretto alla fine di una rampa di scale nel 1772.

ingresso ai giardini di Villa Lante
stemma sul portale d'ingresso di Villa Lante
Entrando da questo ingresso però non si ha subito l'effetto voluto dal cardinal Gambara per sorprendere i suoi ospiti, in quanto è posizionato lateralmente rispetto all'asse acquatico, la scenografica prospettiva di terrazze e dislivelli che accolgono fontane e statue, e vengono raccordati da rampe di scale.

L'acqua, elemento dalla natura irruente, a volte portatrice di devastazione, viene fatta scaturire nel punto più alto del percorso (dalla Fontana del Diluvio), e viene "addomesticata" dall'intelligenza e dalla volontà dell'uomo nel suo scendere verso il basso (sino alla Fontana dei Mori).
Le fontane danno quindi vita ad un percorso simbolico: da un'iniziale età dell'oro in cui l'uomo viveva in modo naturale, si passa, dopo il Diluvio Universale, all'età della ragione in cui l'uomo lotta con tutte le sue forze contro la stessa natura.
Si è anche voluto dare una lettura allegorica del progetto delle fontane di Villa Lante, collegandole ai quattro elementi naturali:

- l'Acqua:la Fontana del Diluvio e la Fontana dei Delfini
- la Terra: la Fontana dei Giganti
- il Fuoco: la Fontana dei Lumini
- l'Aria: la Fontana del Quadrato.

Nel punto più alto del giardino l'acqua scende dal bosco tra rocce, caverne e vegetazione dando vita alla Fontana del Diluvio o Monte della Pioggia, in quanto la pioggia dà origine all'acqua e quindi a tutte le fontane.


prospetto della Fontana del Diluvio
Fontana del Diluvio
Fontana del Diluvio
grotta della Fontana del Diluvio
decorazione della Fontana del Diluvio
Al centro della fontana si trova un'erma con quattro teste.

erma a quattro teste della Fontana del Diluvio
erma a quattro teste della Fontana del Diluvio
La Fontana del Diluvio è affiancata da due costruzioni chiamate Logge delle Muse, luoghi di riposo e di diletto con logge aperte sorrette da colonne ioniche.

le due Logge delle Muse
Loggia delle Muse
Le logge rappresentano le due vette del Parnaso, dove Deucalione e Pirra, i due anziani coniugi che si salvarono dal Diluvio, approdarono.                                                          Qui, e sul monte Elicona, dimoravano le Muse.
Dai cornicioni laterali delle logge uscivano getti d'acqua per fare scherzi agli ospiti in visita.
Sulle facciate si trovano scolpiti il nome del cardinale Gambara, il gambero, simbolo araldico della famiglia Gambara, e la graticola del martirio di S.Lorenzo (Santo protettore di Viterbo e caro al cardinale Gambara).

facciata di una Loggia delle Muse con nome del cardinale e il simbolo araldico del gambero
L'interno di una delle due logge è in parte ancora affrescato, e vi sono raffigurate le Muse.

interno di una Loggia delle Muse
interno affrescato di una Loggia delle Muse
L'insieme delle logge, della fontana e delle grotte formava un "teatro delle acque".
Alla sinistra  di questa quinta scenografica si trova il cosiddetto Giardino Segreto o delle Duchesse, una linea di colonne e siepi, dove si coltivavano fiori e frutta.

Giardino Segreto
L'asse acquatico continua con la Fontana dei Delfini, che rappresenta il dominio delle acque sulla Terra durante il Diluvio.


prospetto della Fontana dei Delfini
Fontana dei delfini
La fontana ottagonale è costituita da vasche degradanti connesse da elementi scultorei: mascheroni, vasi e rilievi che rappresentano il regno di Nettuno.
La fontana prende il nome dalle otto coppie di delfini poste agli angoli, ed è circondata da sedili e spalliere.
 
Fontana dei delfini
Fontana dei delfini e Logge delle Muse
Questa fontana veniva chiamata fino al 1615 Fons coralli in quanto era coperta da un chiosco ligneo coperto da rampicanti e decorato con finti coralli in legno.

Continuando a scendere lungo l'asse acquatico, il dislivello con la terrazza sottostante è occupato dalla Fontana della Catena.


pianta della Fontana della Catena
Fontana della Catena
Fontana della Catena
L'acqua racchiusa tra volute, scende con una serie di salti formando una catena, sino alla sottostante fontana.
L'acqua diviene un elemento architettonico e decorativo.
Questa fontana viene chiamata anche Cordonata del Gambero perché l'acqua sgorga tra le le chele di un gambero, simbolo araldico del cardinale Gambara.

chele del gambero dalle quali scaturisce l'acqua della Fontana della Catena
L'acqua, sempre tra due chele di gambero, ricade poi nella Fontana dei Giganti.

chele di gambero sulla Fontana dei Giganti
Fontana dei Giganti
statue dell'Arno e del Tevere nella Fontana dei Giganti
Le due statue sdraiate della fontana raffiguranti due giganti sono la personificazione di due fiumi: l'Arno e il Tevere, che rappresentano l'amicizia e il legame tra Firenze e Roma, tra il Papa e la famiglia Medici.

Fontana dei Giganti
Fontana dei Giganti
Le due statue della fontana ricordano le statue delle divinità fluviali sul Campidoglio (Roma), quelle del ninfeo di Villa Giulia (Roma), quelle presenti nel giardino di Palazzo Farnese a Caprarola o facenti parte della Fontana dell'Ovato a Villa d'Este (Tivoli).
 La fontana è costituita da due vasche: la più piccola, quella superiore, viene sorretta da un satiro.

satiro che sorregge la vasca superiore della Fontana dei Giganti
particolare della decorazione della Fontana dei Giganti
particolare della decorazione della Fontana dei Giganti
Due scalinate ai lati della fontana portano al livello superiore.
Lungo la scalinata, in due nicchie, si trovano le statue di Flora (dea romana della fioritura delle piante) e Pomona (dea romana dei frutti), simboli della fertilità.

scale affianco alla Fontana dei Giganti
nicchia con statua di dea
Davanti alla Fontana dei Giganti si trova la cosiddetta Mensa del Cardinale.

terrazza con la Mensa del Cardinale
Mensa del Cardinale
Questa tavola in peperino era il luogo dove il cardinale Gambara invitava i suoi ospiti ai suoi "pic-nic" nel giardino.

La tavola presenta nel mezzo una sorta di ruscello che serviva a tenere in fresco frutta e verdura da offrire agli ospiti.
La canalina alla base della tavola, dove scorreva l'acqua che sgorgava dai mascheroni laterali della mensa, aveva la funzione di tenere al fresco i piedi dei convitati durante le giornate più afose.

Mensa del Cardinale con mascherone dell'acqua
Sembra che Pirro Ligorio si sia ispirato ad una forma architettonica già presente nella Villa di Plinio a Castel Fusano.

Si continua a scendere verso la successiva Fontana dei Lumini, posta tra le due palazzine gemelle.


pianta della Fontana dei Lumini
Fontana dei Lumini
Fontana dei Lumini
Questa fontana di forma rotonda, per metà addossata al terrapieno, viene così chiamata perché sui suoi due semicerchi vi sono 70 getti d'acqua, che escono da altrettante tazze, a formare una sorta di fiammelle.

vasca centrale della Fontana dei Lumini
lumini della Fontana dei Lumini
Fontana dei Lumini
balaustra superiore della Fontana dei Lumini
Ai lati della fontana si trovano la Grotta di Venere (raffigurata come Diana cacciatrice) e la Grotta di Nettuno, create artificialmente e racchiudenti le statue delle divinità dalle quali prendono il nome.
Simboleggiano la terra e il mare.

La Grotta di Venere è composta da tre ambienti con pareti a tartari e nicchie con mostri marini e Ninfe.

Grotta di Venere
Grotta di Venere
statua di Venere come Diana Cacciatrice (Grotta di Venere)
ambienti della Grotta di Venere
Grotta di Nettuno
statua di Nettuno
Il pendio naturale ha un dislivello di 16m. ed è arrivato infine a lambire la terrazza più bassa del giardino dove è posta l'ultima fontana del percorso d'acqua allegorico.

Qui si trova infatti la Fontana del Quadrato o Fontana dei Mori, dove si celebra il trionfo della mente umana sulla natura, dove l'acqua trova staticità in forme geometriche.


Fontana del quadrato o dei Mori
Quattro ponti con balaustre a colonnine dividono la fontana in quattro bacini, sui quali galleggiano quattro barche con flutto zampillante.

un ponte che suddivide la fontana in quattro bacini
uno dei quattro bacini della fontana
Su ogni barca si trova oggi un archibugiere (in origine erano due), il quale spara dalla sua arma un getto d'acqua (un tempo rivolto verso il centro della fontana, oggi rivolto verso l'esterno).

barca con archibugiere sulla Fontana del Quadrato (alle spalle della fontana la Palazzina Montalto)
barca con archibugiere sulla Fontana del Quadrato (alle spalle della fontana la Palazzina Gambara)
barca con archibugiere
Sulle balaustre e sulle peschiere vi sono i simboli araldici della famiglia Gambara.
Al di sopra delle balaustre si trovano urne e pigne di pietra.

Al centro del triplice cerchio di vasche si erge un gruppo scultoreo di quattro uomini, detti "Mori" per il loro colore scuro assunto dal peperino nel tempo (possono infatti sembrare essere stati realizzati in bronzo).

parte centrale della fontana
i "Mori" della Fontana del Quadrato
I "Mori" reggono tre monti sui quali poggia un quarto monte ("Montalto"), sormontato da una stella, e sotto i quali penzolano alcune pere, altro simbolo araldico del cardinale Montalto, successore del cardinale Gambara, che fece aggiungere questo gruppo di statue alla fontana originale (che era a forma piramidale, anch'essa sormontata da monti e stella, privi però allora di un significato araldico).
 
La stella, all'apice della fontana, produceva vibrazioni acustiche ed effetti sonori: in passato il getto d'acqua muoveva le pere (che fungevano da batacchi) che colpivano i monti emettendo un suono.

monti, pere e stella sono i simboli araldici del cardinale Montalto
I "Mori"sono stati realizzati ad altezza reale e circondano due leoni.
Furono realizzati in occasione della visita di Clemente VIII (1597).
Si attribuisce l'opera alla cerchia del Giambologna, anche se si sono fatti i nomi di altri probabili artisti (Taddeo Landini per la somiglianza con la sua Fontana delle Tartarughe a Roma, il Vignola, Ghinucci).

L'elemento rappresentato dall'acqua in questa fontana è l'aria (quello dei quattro elementi che domina sugli altri): gli zampilli sono diretti in diverse direzioni e si trasformano in gocce di vapore che avvolgono i "Mori".

i "Mori" della Fontana del Quadrato
La Fontana del Quadrato è circondata da un giardino all'italiana che con i disegni creati dalle sue siepi di bosso ricorda la graticola del martirio di S.Lorenzo (patrono di Viterbo).

Il parterre era diviso in 16 riquadri: 12 aiuole (oggi 8) e 4 bacini d'acqua.
In esso trovavano posto in vaso 40 piante di melangoni (aranci amari).

parterre con i Giardini all'italiana
Giardini all'italiana
siepi geometriche del Giardini all'italiana
siepi geometriche del Giardini all'italiana
Villa Lante non ha un edificio residenziale che si può denominare "villa", ma gli edifici abitativi del progetto originale ideati per il cardinale Gianfrancesco Gambara prevedevano due palazzine gemelle, di cui solo una fu portata a termine nel periodo in cui era proprietario della villa il cardinale.
Fu infatti la visita del cardinale Carlo Borromeo (1579) a frenare l'avanzata dei lavori, in quanto egli rimproverò il fratellastro di spendere troppi soldi nella costruzione di un luogo di piacere piuttosto che riversare i suoi soldi in opere di bene.
La seconda palazzina fu quindi costruita trent'anni dopo dal suo successore, il cardinale Alessandro Peretti Montalto.

La Palazzina Gambara è quella che, varcato il portale d'ingresso ai giardini, si trova immediatamente sulla destra.

Palazzina Gambara
La palazzina è a pianta quadrata e si eleva su due piani: il pian terreno con la loggia, il primo piano con il piano nobile e un mezzanino.
La costruzione è poi sormontata da una lanterna a base quadrata con paraste e finestre.

facciata laterale della Palazzina Gambara
Su ogni facciata della palazzina si aprono tre finestre con frontoni alternati curvi o a punta.
Sul cornicione è scolpito il gambero, simbolo araldico della famiglia Gambara.

decorazioni con paraste e gamberi della facciata laterale della Palazzina Gambara
E' sempre aperta al pubblico solo la loggia del pian terreno (ma organizzano visite per poter vedere il piano nobile e gli altri ambienti in giorni stabiliti).

loggia della Palazzina Gambara
loggia della Palazzina Gambara
La loggia è interamente decorata da affreschi della scuola dei fratelli Zuccari e da Raffaellino da Siena.
Fu decorata tra il 1574 e il 1578.

Sulle pareti sono state dipinte vedute delle ville cardinalizie laziali più importanti (Villa d'Este a Tivoli, Palazzo Farnese e Casino del Barco a Caprarola e Villa Gambara-Lante a Bagnaia) e vedute di Bagnaia.

veduta di Villa d'Este a Tivoli e stemma della famiglia d'Este
veduta di Villa Lante a Bagnaia e stemma della famiglia Gambara
veduta del Casino del Barco a Caprarola e stemma della famiglia Farnese
veduta del Palazzo Farnese a Caprarola
veduta di Bagnaia e stemma del cardinale Raffaele Riario (che aveva creato il Barco)
veduta del borgo di Bagnaia con stemma della famiglia con stemma del cardinale Niccolò Ridolfi (che fece costruire l'acquedotto)
Il soffitto è decorato con Scene mitologiche, Fatiche d'Ercole, paesaggi marini e grottesche.

affreschi del soffitto
soffitto della loggia: paesaggi e grottesche
soffitto della loggia: stemmi e grottesche
soffitto della loggia: paesaggi e grottesche

Ad ognuna delle ville è legata la nascita di una costellazione (tratte dalla Poetica Astronomica di Igino, bibliotecario di Augusto), che sono state raffigurate sul soffitto della loggia: 

- a Villa d'Este la nascita della Costellazione del Serpente, con raffigurazione di Ercole che uccide il dragone (Ladone) nel Giardino delle Esperidi

undicesima Fatica di Ercole: il Drago
- a Palazzo Farnese la nascita della Costellazione di Orione e della Costellazione dello Scorpione

ottava Fatica di Ercole: lo Scorpione
- a Villa Lante la nascita della Costellazione del Cancro (in riferimento al gambero simbolo araldico del cardinal Gambara) ed è rappresentato Ercole che uccide l'Idra di Lerna.

seconda Fatica di Ercole: Uccisione dell'Idra di Lerna
- al Casino del Barco la Costellazione della Sagitta, con la rappresentazione di Giove che uccide i Giganti con le sue saette.


Giove uccide i Giganti
Le vedute sono inquadrate da telamoni.
Nel volto di un telamone si è voluto riconoscere il ritratto del Vignola.

telamone dipinto nella loggia della Palazzina Gambara: Ritratto del Vignola
Sulle architravi delle porte interne della loggia è iscritto "IO FRANCESCO CARDINALE GAMBARA".

iscrizione sull'architrave della porta
Le arcate della loggia sono bugnate, l'interno dell'arco è decorato a motivi geometrici e la chiave di volta porta scolpito il gambero (simbolo araldico della famiglia Gambara) e la graticola di S.Lorenzo (patrono di Viterbo).

facciata della Palazzina Gambara: arcate a bugnato e dipinte
chiave di volta: il gambero (simbolo araldico della famiglia Gambara)
chiave di volta dell'arcata: graticola di S.Lorenzo
Al piano terra della Palazzina Gambara si trova la Sala della caccia (decorata da Antonio Tempesta) e la Sala della Pesca.
Al piano nobile si trova la Sala S.Lorenzo, la Sala S.Pietro, la Camera Farnesana, la Stanza della Poesia, la Cappella, il Salone dei Cesari e la Camera Gambara.
Le cucine monumentali del XVIII secolo provengono dal Convento dei Santi Quattro Coronati a Roma.


La Palazzina Montalto, terminata nel 1590,  prende il nome dal cardinale Alessandro Damasceni Peretti Montalto (nipote da parte di madre di papa Sisto V), che succedette al cardinale Gambara a Villa Lante quando aveva solo diciassette anni.

Cardinale Alessandro Damasceni Peretti Montalto
La Palazzina Montalto pur essendo nelle forme identica alla Palazzina Gambara, differisce per le sue decorazioni pittoriche.

Palazzina Montalto
Palazzina Montalto
Le facciate della palazzina sono decorate con i simboli araldici del cardinale Peretti Montalto: i monti (Montalto), le pere (Peretti), i leoni rampanti e la stella ad otto punte.

facciata laterale con i simboli araldici del cardinale Montalto: leone rampanti, stella a otto punte, monti e pere
arcate della loggia della Palazzina Montalto
chiave di volta di un'arcata con simbolo araldico del cardinale Peretti Montalto: pere
La loggia della palazzina, decorata tra il 1613 e il 1615, presenta sulle pareti decorazioni pittoriche prospettiche-illusionistiche, simboli araldici, quadri con vedute marine.

loggia della Palazzina Montalto
loggia della Palazzina Montalto
pittura prospettica-illusionistica
veduta marina (Agostino Tassi)
veduta marina (Agostino Tassi) e simboli araldici famiglia Peretti Montalto
Sul soffitto sono rappresentate quattro voliere.
Questi affreschi sono opera di Agostino Tassi.

soffitto della loggia con voliere dipinte
finta cupola con voliera
finta cupola con voliera
finta cupola con voliera
Le allegorie e i putti dipinti sul soffitto sono invece opera di Orazio Gentileschi.

soffitto della loggia: allegoria (Orazio Gentileschi)
soffitto della loggia: allegoria (Orazio Gentileschi)
soffitto della loggia: allegoria (Orazio Gentileschi)
soffitto della loggia: allegoria (Orazio Gentileschi)
soffitto della loggia: putti (Orazio Gentileschi)
Sulle architravi delle porte interne della loggia è scritto " ALESSANDRO CARDINALE MONTALTO VICECANCELLIERE", ricordando la sua nomina di vicencancelliere di Santa Romana Chiesa.

porta della loggia con iscrizione del cardinale Alessandro Montalto
Agostino Tassi ha anche realizzato all'interno della Palazzina Montalto il fregio del Salone della Conversazione e il pannello centrale del Gabinetto di Loth.
Al piano terra si trova la Saletta Alessandro Magno.
Il soffitto a stucco dorato del Salone della Conversazione, gli affreschi della Stanza della Fama e quelli della Stanza della Gloria sono invece opera del Cavalier d'Arpino.  
Essendo le palazzine posizionate ai lati del primo dislivello del percorso acquatico, hanno l'ingresso al piano nobile accessibile dal primo terrazzamento.
ingresso al piano nobile della Palazzina Gambara
ingresso alla Palazzina Montalto
Il cardinale Montalto morì nel 1523, e la villa passò ai cardinali Ludovico Ludovisi, Antonio Barberini, Federico Sforza e Ottavio Acquaviva.
Nel 1656 papa Alessandro VII Chigi cedette la villa in enfiteusi a Ippolito Lante della Rovere, I duca di Bomarzo.
E' proprio da lui che la villa prende il nome attuale.
Con Antonio Lante e sua moglie Angelica de la Tremouille Villa Lante diviene un luogo di feste e spettacoli, dove partecipano illustri ospiti.
Dopo essere stata proprietà della famiglia Lante per tre secoli, nel 1973 la villa passò allo Stato Italiano.

giardini con piante fiorite di Villa Lante
giardini con piante fiorite di Villa Lante
giardini con piante fiorite di Villa Lante
La visita dei Giardini di Villa Lante è terminata, ma se si ha ancora tempo si può fare una passeggiata nel parco boschivo che la circonda.

parco boschivo di Villa Lante
parco boschivo di Villa Lante
Villa Lante, tra giardini all'italiana e parco, occupa un'area di 22 ettari.
Anche qui si possono trovare le testimonianze del passato della villa con altre fontane (fatte realizzare quasi tutte dal cardinale Montalto), la ghiacciaia (10m di altezza e 10m di diametro), che veniva riempita di neve per soddisfare la golosità di gelati e bevande ghiacciate del cardinale Montalto, il casino di caccia.


http://www.polomusealelazio.beniculturali.it/index.php?it/243/villa-lante
Orario: martedì/domenica
Gennaio/Febbraio: 8.30/16.30
Marzo 8.30/17.30
1/15 Aprile 8.30/18.30
16 Aprile/15 Settembre 8.30/19.30
16 Settembre/Ottobre 8.30/18.30
Novembre/Dicembre 8.30/16.30
Costo: 5€


Visite guidate:
martedì/venerdì 12.00
domenica (tranne la prima del mese) 12.00 e 14.30 (prenotarsi in biglietteria)
Costo: visita compresa nel biglietto d'ingresso

sabato (apertura straordinaria delle palazzine) 11.00 - 12.00 - 14.30 - 15.30
prenotazione  email pm-laz.villalante@beniculturali.it (numero partecipanti e recapito telefonico)
Costo: 5€

CONCLUSIONI
La chiave d'interpretazione del viaggio che si può compiere percorrendo i giardini di Villa Lante è espresso in un linguaggio ermetico, difficile da captare e capire di primo acchito.
Le forme geometriche del cerchio delle fontane che si sovrappongono a quelle del quadrato delle siepi e dei viali che formano, può essere un punto di partenza per comprendere lo studio concettuale della realizzazione di questo giardino: rappresentano infatti la contrapposizione del cielo e della terra, del modo divino e spirituale e del mondo terreno e materiale.

Inoltre si hanno richiami al cosmo, espressi nella villa con i numeri, per esempio:
- su ogni lato delle palazzine si trovano tre aperture, per un totale di 12 = numero della perfezione cosmica e dei pianeti dello zodiaco, e che moltiplicate per i tre piani della costruzione fa un totale di 36 = i decani del cielo
- i lumini della Fontana dei Lumini sono 72 = la durata in anni di un singolo grado nel moto di precessione degli equinozi (cioè la rotazione dell'asse della Terra attorno alla verticale, simile a quella di una trottola).

Insomma, l'ospite che veniva accolto in questi giardini doveva cogliere il significato che questa complessa realizzazione artistica celava, ed è questo che dobbiamo anche noi sforzarci di comprendere durante la nostra visita, resa quindi da ciò ancora più interessante.

4 commenti:

Unknown ha detto...

Complimenti per la descrizione precisa e dettagliata. ..sicuramente verrò a breve per una visita. ..grazie

Raffaella ha detto...

Grazie! Sono contenta di aver suscitato "interesse" verso questo sito "interessante"!

Giuseppe De Santis ha detto...

Brava Raffaella! Una descrizione essenziale ma chiara e agevole, sicuramente molto utile quando andrò (presto) a visitare la villa. Complimenti di nuovo.

Raffaella ha detto...

Grazie Giuseppe, sono contenta di poterti essere utile!
Ti consiglio di visitare la villa a primavera, quando i giardini saranno fioriti.

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