lunedì 12 agosto 2019

Il Palazzo dello Spagnolo: esempio di barocco napoletano


Uno dei più bei palazzi napoletani, e di conseguenza uno dei più famosi e visitati della città, è il Palazzo dello Spagnolo (o Spagnuolo).

Il palazzo si trova nel Rione Sanità, un po' nascosto dalle bancherelle che occupano i marciapiedi di questo popoloso quartiere partenopeo.

Nel XVII secolo, in quest'area di Napoli chiamata Borgo dei Vergini, il barone don Aniello D'Orso d'Albanella possedeva due palazzi adiacenti.
Alla sua morte i suoi beni e i due palazzi passarono al figlio Fabrizio, che però morì giovane.
Fu la sorella Anna Maria ad ereditare il patrimonio famigliare, la quale andò in sposa nel 1731, appena dodicenne, al marchese Nicola Moscati di Poppano, antenato del medico Santo Giuseppe Moscati.
 
Nel 1738 il marchese volle riunire in un unico edificio i due palazzi che la moglie aveva portato in dote, ed incaricò per la costruzione ex novo del palazzo famigliare l'ingegnere del Regno Francesco Attanasio, che lo realizzò con l'aiuto del capomastro Felice Polito.
Il merito della costruzione di questo particolare palazzo per lungo tempo venne attribuito a Ferdinando Sanfelice, il cui palazzo nella soluzione architettonica delle scale che lo caratterizza, assomiglia molto al Palazzo dello Spagnolo, ma non si sono trovati atti notarili che riportino il nome dell'architetto e nobile.
Per i debiti accumulati dalla famiglia Moscati per un ulteriore ampliamento, il palazzo fu ceduto a Ferdinando Mastrilli, marchese di Livardi, e alla moglie Marianna Bonito, che avevano ricevuto in garanzia dai Moscati l'intero palazzo in cambio di un prestito in danaro.
Quando Marianna Bonito si separò dal marito, ebbe l'appartamento del primo piano di Palazzo dello Spagnolo come risarcimento.
Nel 1813 il secondo piano del palazzo fu acquistato dallo spagnolo don Tommaso Atienza e dalla moglie Anna Maria Pelliccia di Tropea, che aveva avuto per alienazione l'appartamento del primo piano di Marianna Bonito.
Don Tommaso Atienza era procuratore generale e agente di don Vincenzo Ossorio di Madrid e procuratore del convento delle religiose Scalze di S.Francesco.
Il palazzo prese il nome che ancor oggi porta dalla nazionalità del nuovo proprietario.
Don Tommaso Atienza commissionò all'architetto Antonio Pecovaro l'ampliamento del lato destro dell'edificio e dell'ultimo piano, mentre al pittore Domenico Pane la decorazione dei soffitti del piano nobile e del secondo piano (andati perduti).
Ancora a causa dei debiti contratti dai nuovi proprietari, il palazzo fu espropriato e venduto nel 1850 all'industriale Nicola Costa, e poi frammentato.
Comprarono delle quote del palazzo il farmacista Salvatore Chiapparo e i fratelli Raffaele e Francesco Chambeyront.
La facciata esterna su tre piani di Palazzo dello Spagnolo è scandita da paraste.

facciata esterna del Palazzo dello Spagnolo
facciata esterna del Palazzo dello Spagnolo
Al centro di ogni riquadro si aprono balconi con mensole modanate in piperno.
Le finestre del primo piano sono coronate da cimose e timpani spezzati, quelle del secondo piano da elementi curvilinei e archi sagomati, mentre il terzo piano è delimitato dala cornice dell'antica struttura, un piano più bassa.

portale del Palazzo dello Spagnolo
Anche l'elegante portale in piperno è coronato da un timpano spezzato con due volute simmetriche, e si raccorda con il balcone del piano nobile che lo sovrasta.

androne del Palazzo dello Spagnolo
Il palazzo era costituito da un androne, un primo cortile su cui si affacciava la scala, un secondo cortile più piccolo e poi un giardino, che oggi non esiste più.
androne e primo cortile
Superato l'androne, ci si trova davanti la scenografica facciata interna del palazzo caratterizzata dalla famosa scala a doppia rampa detta "ad ali di falco".

scala "ad ali di falco" di Palazzo dello Spagnolo
passaggio tra i due cortili del palazzo posto sotto la scala
La scala, recentemente restaurata e ritinteggiata, era stata concepita come luogo d'incontro.
Presenta cinque aperture simmetriche per ogni piano, tranne all'ultimo piano.

aperture della scala
Le superfici murarie sono limitate ai soli pilastri, ed negli androni e nei ballatoi è un intreccio di volte decorate da stucchi che, grazie alle grandi aperture, decorano l'intera facciata.

rampe e ballatoio dell'ultimo piano
pilastri e rampe
volte di un ballatoio
pilastri e rampe
decorazioni a stucco delle volte
ballatoio
accesso voltato ad un appartamento
ingresso all'appartamento dell'ultimo piano
I due appartamenti nobili erano posti al primo e al secondo piano.
Nel 1742 Aniello Prezioso realizzò nelle lunette delle sovrapporte dei vano piano busti in stucco delle famiglie che vi abitavano, racchiusi tra volute ed elementi floreali, di gusto rococò tipicamente napoletano, disegnati da Francesco Attanasio.

porta d'ingresso di un appartamento
porta d'ingresso di un appartamento
busto nella lunetta di una sovrapporta
busto nella lunetta di una sovrapporta (appartamento appartenuto a Marianna Bonito)
busto nella lunetta di una sovrapporta
Salendo la scala abbiamo trovato due mascheroni in piperno con la bocca spalancata: sono dei  spegnitorcia.

mascherone spegnitorcia
mascherone spegntorcia
Da tempo si sta organizzando l'apertura nel Palazzo dello Spagnolo di un museo dedicato al grande Totò che nacque proprio nel Rione Sanità...per ora si può vedere uno dei busti nelle lunette delle sovrapporte dei vani piano con la sua maschera.

maschera di Totò sul busto posto sull'ingresso dell'appartamento di Ferdinando Mastrilli
Gli altri lati del primo cortile presentano finestre decorate con stucchi.
Particolari le finestre poste agli angoli, che quasi si toccano.

tipologia delle finestre del Palazzo dello Spagnolo
finestre che affacciano sul primo cortile
finestre che affacciano sul primo cortile
finestre dell'ultimo piano del palazzo
particolare della decorazione delle finestre e portafinestre del secondo piano del palazzo
finestre d'angolo del palazzo
Dal passaggio centrale  sotto le scale s'accede al secondo cortile, più piccolo, che mostra il retro scala, ma il resto appare un po' fatiscente.

passaggio sotto la scala
secondo cortile visto dall'alto
retro scala visto dal secondo cortile
retro scala
Per la sua scenografica scala il Palazzo dello Spagnolo è stato il set cinematografico di diversi film:
"Processo alla città" di Luigi Zampa, "Giudizio Universale" di Vittorio de Sica, "Piedone lo sbirro" di Steno, "La pelle" di Liliana Cavani, "Mi manda Picone" di Nanni Loy, "Passione" di John Turturro e di un episodio televisivo di "I Bastardi di Pizzofalcone" di Carlo Carlei.

CONCLUSIONI
Il Palazzo dello Spagnolo è stato dichiarato monumento nazionale nel 1925.
Oltre ad essere d'interesse storico-artistico, il palazzo è la testimonianza dell'epoca in cui, non essendo stato costruito ancora da Gioacchino Murat il Ponte della Sanità per collegare il centro storico alla Reggia di Capodimonte, quest'area di Napoli era abitata da nobili e percorsa da carrozze di personaggi illustri.
Re Carlo III di Borbone frequentava il palazzo quando si recava alla Reggia di Capodimonte, palazzo che aveva fatto costruire per contenere e conservare la grande collezione artistica ereditata dalla madre Elisabetta Farnese (Collezione Farnese).
Il re era solito cambiare a Palazzo dello Spagnolo i suoi cavalli con buoi, più adatti ad affrontare la ripida salita sino alla reggia di Via Vergini.


4 commenti:

Anonimo ha detto...

Molto bello grazie mille! Però per rispetto degli abitanti del Palazzo sarebbe più corretto sottolineare che non è permesso salire le scale del Palazzo. Cordiali saluti

Maria Teresa Ghirardi ha detto...

Comprendo ed approvo il desiderio di creare un Museo di Totò, che lo merita appieno, ma non merita di essere affisso una maschera su di un busto di uno dei rappresentanti della famiglia Nobile Mastriili, che ha dato lustro e nobiltà con i suoi servigi, al Regno Campano.
Sarebbe opportuno rimuovere la maschera e farne un busto su di un piedistallo all'ingresso di quello che sarà il suo Museo.
Si ridarebbe giusto onore sia al Nobile Mastrilli, che al Nobile Totò, anche esso Principe.

Maria Teresa Ghirardi ha detto...

Comprendo ed approvo il desiderio di creare un Museo di Totò, che lo merita appieno, ma non merita di essere affisso una maschera su di un busto di uno dei rappresentanti della famiglia Nobile Mastriili, che ha dato lustro e nobiltà con i suoi servigi, al Regno Campano.
Sarebbe opportuno rimuovere la maschera e farne un busto su di un piedistallo all'ingresso di quello che sarà il suo Museo.
Si ridarebbe giusto onore sia al Nobile Mastrilli, che al Nobile Totò, anche esso Principe.

Raffaella ha detto...

Sì, Maria Teresa, approvo pienamente il suo pensiero.Grazie per averlo condiviso.

Posta un commento