domenica 7 luglio 2019

Napoli: il Museo del Tesoro di S.Gennaro


Il Museo del Tesoro di S.Gennaro è uno dei più ricchi e importanti tesori d'arte orafa al mondo.

Grazie alle donazioni di devoti papi, re, uomini illustri e persone comuni, distribuite in 700 anni di storia, il tesoro ha superato per valore il tesoro della corona d'Inghilterra e quello degli zar di Russia.

I gioielli, gli arredi d'argento, le sculture, le statue, i dipinti e i tessuti preziosi, qui esposti nei 600 mq posti nei locali sottostanti la Cappella del Tesoro, sono stati conservati grazie all'opera della Deputazione della Reale Cappella di S.Gennaro, istituzione laica voluta per un voto della città e fondata nel 1601.
Le preziose opere del tesoro, grazie a questa istituzione costituita dalle dodici famiglie che rappresentavano gli antichi seggi di Napoli, non sono mai state disperse né vendute.

insegne dei Sedili di Napoli e stemmi delle famiglie nobili che li amministravano (1775)
S.Gennaro è considerato il Santo più conosciuto al mondo: il Santo infatti ha 25.000.000 di devoti sparsi in tutto il mondo.
S.Gennaro apparteneva alla gens Ianuaria e Gennaro quindi non era il suo nome ma bensì il suo gentilizio, cioè il cognome.

Difficile risulta sapere se nacque a Napoli (una targa su Palazzo Marigliano, sull'antico Decumano Inferiore, afferma che qui sorgeva la Basilica Augustale e la "casa di S.Gennaro") o a Benevento, città di cui divenne vescovo.
Ma c'è anche chi sostiene che S.Gennaro ebbe i natali in Calabria, nel vibonese.
Anche la data di nascita è un mistero: si pensa che il Santo sia nato nel 272 d.C.

Palazzo Marigliano presunto luogo di nascita a Napoli di S.Gennaro
Molto di più si sa sul suo martirio avvenuto il 19 settembre del 305 durante le persecuzioni di Diocleziano.
Il Santo si era recato con il diacono Festo e il lettore Desiderio a Miseno, vicino a Pozzuoli, per portare conforto al diacono Sossio (amico e forse anche parente di S.Gennaro), che era stato arrestato dal governatore Dragonzio per essersi dichiarato  cristiano.
Anche il vescovo Gennaro, il diacono Festo e il lettore Desiderio furono arrestati e condannati ad essere sbranati dagli orsi nell'Anfiteatro Flavio di Pozzuoli.
Si racconta che gli animali non aggredirono il Santo e i suoi compagni e per questo furono condannati ad essere decapitati presso la Solfatara di Pozzuoli.
Durante il martirio una pia donna di nome Eusebia raccolse il sangue di S.Gennaro in alcune ampolline oggi custodite nella Cappella del Tesoro di S.Gennaro nel Duomo di Napoli, insieme al cranio del Santo.

Nel V secolo vennero fatti riesumare dal vescovo Giovanni I i resti di S.Gennaro, che era stato sepolto nell'Agro Marciano, e fatti portare a Napoli nelle Catacombe di Capodimonte (che assunsero il nome di Catacombe di S.Gennaro).

sepolcro di S.Gennaro nelle Catacombe di S.Gennaro a Capodimonte (Napoli)
Nell'831 Sicone I, principe longobardo di Benevento, trafugò le spoglie di S.Gennaro come bottino di guerra dopo aver assediato Napoli.

Successivamente nel 1154 i Normanni portarono i resti del Santo nell'Abbazia di  Montevergine (Avellino) e infine nel 1497, dopo essere stati ritrovati casualmente (se erano infatti perse le tracce), furono traslati ad opera dell'arcivescovo Alessandro Carafa a Napoli nella cripta in stile rinascimentale (Cappella del Succorpo), posta sotto il Duomo di Napoli, e custoditi in un'anfora antica.
Le ossa sono conservate in un vaso longobardo in terracotta.
Cappella del Succorpo con le reliquie del corpo di S.Gennaro (Duomo)
Dal 472, anno in cui i Napoletani invocarono la protezione di S.Gennaro contro l'eruzione del Vesuvio, il Santo divenne il patrono principale di Napoli, città che ha la particolarità di avere 52 patroni!
Non erano infatti stati trafugati il cranio e le ampolle col sangue del Santo, che rimaste a Napoli, furono sempre venerate nella chiesa dedicata a Stefania, al posto della quale nel XIII secolo venne costruito il Duomo.
Per questo motivo, per poter esporre al pubblico le reliquie di S.Gennaro nel 1305, mille anni dopo il martirio del Santo, Carlo I d'Angiò fece realizzare un busto-reliquiario in argento dorato dagli orafi Stefano Godefroy, Guglielmo di Verdelay e Milet d'Auxerre.
Roberto d'Angiò fece invece realizzare la teca in argento che custodisce le due ampolle con il sangue del martire (solo in quella più grande che contiene più sangue avviene la liquefazione).
La prima testimonianza della liquefazione del sangue di S.Gennaro risale al 17 agosto 1389, mentre si stava compiendo una processione per una carestia.
Il sangue del Santo si liquefa tre volte all'anno: il sabato precedente la prima domenica di maggio (data della traslazione delle reliquie da Pozzuoli alle Catacombe di Napoli), il 19 settembre (data del martirio di S.Gennaro) e il 16 dicembre (data in cui cessò l'eruzione del Vesuvio nel 1631).
facciata del Duomo e portici sotto i quali si trova l'ingresso del Museo del Tesoro di S.Gennaro
L'ingresso al Museo del Tesoro di S.Gennaro, aperto nel 2003, si trova alla destra di quello del Duomo di Napoli, sotto i portici.

statua di S.Gennaro posto sul portale d'uscita del Museo del Tesoro di S.Gennaro
Fanno parte del museo 21.612 capolavori e per questo, non potendo essere contemporaneamente tutti esposti, vengono allestite mostre a tema.

CURIOSITÀ: gli oggetti facenti parte del Tesoro di S.Gennaro sono tutti opere d'arte e sono tutti molto preziosi...tranne che uno, che rappresenta l'eccezione alla regola: è una scatola di caramelle donata al Santo da due bambine come ringraziamento per la guarigione della loro mamma.

alcuni dei più importanti capolavori di oreficeria esposti nel museo
alcuni dei più importanti capolavori di oreficeria esposti nel museo
Il percorso museale è accompagnato da un itinerario sonoro: alle voci dei vicoli di Napoli, segue la Preghiera a S.Gennaro e poi un canto evocativo delle" parenti di S.Gennaro", donne che ancor oggi cantano davanti alle ampolle perché il sangue aggrumato contenuto al loro interno si liquefi, in ricordo di Eusebia (forse nutrice di S.Gennaro) e delle sue dodici compagne, che raccolsero e conservarono il sangue del Santo, e che forse erano "parenti" o discendenti di S.Gennaro. 
Ad accogliere il visitatore del museo vi sono i dipinti raffiguranti S.Gennaro benedicente di Francesco Solimena e il Martirio di S.Gennaro nella Solfatara di Pozzuoli di Carlo Coppola.

S.Gennaro benedicente (Francesco Solimena - 1702)
Martirio di S.Gennaro nella Solfatara di Pozzuoli (Carlo Coppola - XVII sec.)
Nel museo è presente la copia del busto-reliquario di S.Gennaro (già citato), il cui originale è conservato nella Cappella del Tesoro del Duomo.
La copia fu realizzata in occasione di una mostra sul Tesoro di S.Gennaro tenuta a Roma, per l'impossibilità di portare in questa città il busto-reliquario originale che viene portato in processione a maggio. 

copia del busto-reliquiario di S.Gennaro (dall'originale del 1305)
I circa 70 pezzi in argento qui conservati furono realizzati da maestri orafi della scuola napoletana, tranne un pezzo che è di scuola provenzale.
Nel Seicento vi erano a Napoli 350 botteghe orafe: il 70% delle opere d'argento vendute in Europa provenivano dalla città partenopea.

Sala degli argenti
Nelle vetrine sono esposti molti oggetti liturgici in argento, usati un tempo quotidianamente.

pisside (1583) / brocca per pontificale con bacile (XVI/XVII sec.) / legatura di messale (XVIII sec.) / reliquiario cantagloria (1742)
lampada votiva (XVII sec.) / putti reggifiaccola
due coppie di candelieri da parato (1664 - 1761) / busto di S.Gennaro (XVII sec.)
portaostensorio  (XIX sec.) / piatto (1698 - Biagio Guariniello) / coppia di candelieri (1701)
parato per funzioni pontificali (XIX sec.)
croce reliquiaria in cristallo di rocca e filigrana d'oro (XVI/XVII sec. - donata dal cardinale Francesco Acquaviva d'Aragona) / coppia di ampolline (XVIII sec.) / Messale (1767 - Filippo Del Giudice) / coppia di candelieri con custodie (1725/1750)
coppia di chiavi per la cassaforte che contiene le ampolle col sangue di S.Gennaro nella Reale Cappella del Tesoro di S.Gennaro (1676)
Vi sono esposti anche statue e i busti reliquiari in argento, realizzati per contenere le reliquie di Santi e portati in processione durante le festività religiose.

Tra quelle esposte si trova quella che è considerata la statua in argento a grandezza d'uomo più bella al mondo: S.Michele Arcangelo realizzato nel Seicento da Lorenzo Vaccaro e da Giovan Domenico Vinaccia.

S.Michele Arcangelo (Lorenzo Vaccaro / Giovan Domenico Vinaccia - 1691)
Oltre che di gran valore artistico (fu realizzata su disegno di Giuseppe Sanmartino da Giuseppe e Gennaro Del Giudice), il gruppo in argento raffigurante Tobiolo e l'Angelo Raffaele ha un valore simbolico-popolare: era infatti di buon auspicio per le ragazze in cerca di marito e augurante fecondità recarsi il 24 ottobre (data spostata poi il 29 settembre - questa festività riguarda anche me dato che è anche il mio onomastico), data in cui si festeggia S.Raffaele Arcangelo protettore dell'amore coniugale, a baciare il pesce della statua nella Chiesa di S.Raffaele Arcangelo a Materdei.
Il giorno di S.Valentino ancor oggi le ragazze da marito si recano a visitare questa statua.
Tobiolo e l'Angelo Raffaele (Giuseppe e Gennaro Del Giudice su disegno di Giuseppe Sanmartino - 1797)
Un importante busto in argento è quella di Sant'Irene, compatrona di Napoli e protettrice contro i temporali e i fulmini, realizzata da Carlo Schisano.
Sullo scudo retto dalla Santa è raffigurata la città di Napoli.

Sant'Irene (Carlo Schisano - 1733)
E' qui esposto anche il busto in argento di Sant'Emidio, protettore contro i terremoti, realizzato da Domenico De Angelis.

Sant'Emidio (Domenico De Angelis - 1735)
Ma la ricchezza dei capolavori del tesoro è più evidente ammirando i gioielli esposti nelle sale, da quelli meno noti a quelli unici al mondo.

La lista è lunga...iniziamo con una collana di perle : Giovanni Francesco Spera donò nel 1704 a S.Gennaro alcuni gioielli di famiglia, che furono poi montati su una collana che ornava il busto del Santo nelle festività.

Collana di perle (1706)
La famiglia Spera donò anche una Croce d'altare in argento e corallo del Mediterraneo, considerata uno dei dieci capolavori del Museo del Tesoro di S.Gennaro.
Il basamento della Croce porta lo stemma della famiglia Spera sormontato da un piccolo busto di S.Gennaro.
I due putti furono realizzati in epoca successiva.

croce d'altare in argento e corallo (1707)
Continuando il percorso si può ammirare il Reliquiario del Sangue di S.Gennaro, come già menzionato sopra, di epoca angioina, ma con trasformazioni eseguite da Giovan Domenico Vinaccia nel Seicento.

Reliquiario del Sangue (XIV sec. /Giovan Domenico Vinaccia - XVII sec.)
La base del reliquiario è decorata con figure di Angeli, Virtù, erme, festoni e stemmi e reca al centro uno degli smeraldi più grossi al mondo.
Sulla base poggia un tempietto gotico sotto il quale è posta la raffigurazione di S.Gennaro seduto in trono.
Sopra al tempietto poggia una cassa medievale di reimpiego, decorata con figure di Santi e vescovi.
La raggiera nella parte superiore del reliquiario, dove vengono poste le ampolle con il sangue di S.Gennaro per la venerazione pubblica, è decorata con le rosette angioine, da uno smeraldo centrale contornato da rubini, e da due Angeli inginocchiati seicenteschi.
Reliquiario del Sangue (XIV sec. /Giovan Domenico Vinaccia - XVII sec.) vista dal retro
Altro pezzo rilevante del tesoro è un Calice gemmato realizzato da Michele Lofrano, donato da Ferdinando IV di Borbone quando aveva solo 10 anni.
Il calice è d'oro ed è tempestato da rubini, zaffiri e brillanti.
Il costo per la realizzazione di questo calice fu di 5000 ducati...questi soldi avrebbero potuto mantenere all'epoca 20 famiglie per un anno!

Calice gemmato (Michele Lofrano - 1761)
E' poi esposta una preziosa Pisside gemmata donata da Ferdinando II di Borbone.
La pisside, un calice con coperchio, è in oro satinato, decorata con gemme e brillanti acquistati in Belgio e in Francia.

Pisside gemmata (1831)
Vi è qui conservato l'Ostensorio donato da Gioacchino Murat, marito di Carolina Bonaparte, quando divenne re di Napoli.

Ostensorio (1808)
Vi è poi un Calice d'oro zecchino donato da Pio IX che durante i moti mazziniani si era rifugiato presso la corte borbonica di Ferdinando II.
Il calice di gusto neoclassico costato 3000 ducati fu realizzato a Roma su disegno di Giuseppe Valadier da Fortunato Pio Castellani.

Calice in oro zecchino (1849)
Segue l'esposizione della Croce episcopale donata dalla regina Margherita e da re Umberto I di Savoia dopo essere scampati nel 1878 a un attentato a pochi passi dal Duomo.
Questa croce in oro a forma latina, uno dei pezzi più preziosi del tesoro, è decorato con diamanti e smeraldi.

Croce episcopale (1878)
Un altro Ostensorio gemmato è qui esposto.
Fu donato dalla regina Maria Teresa Isabella d'Austria nel 1837, in occasione del suo matrimonio con re Ferdinando di Borbone.
E' in argento dorato con brillanti, rubini, zaffiri, perline e altre gemme ed è stato realizzato da Gaspare De Angelis.

Ostensorio gemmato (Gaspare De Angelis - 1837)
Il Calice dorato che segue fu donato da re Francesco II re delle Due Sicilie nel 1860, prima della resistenza di Gaeta.
Questo è l'ultimo dono fatto a S.Gennaro dalla casata dei Borbone.
E' in argento dorato, decorato alla base con Angeli genuflessi con i simboli della Passione di Cristo e con stilemi gotici sulla coppa.

Calice dorato (1853)
La cosiddetta Pisside Ascione prende il nome dalla famiglia di orafi di Torre del Greco alla quale venne commissionata.
La pisside in oro,corallo e malachite fu donata da re Umberto I di Savoia e dalla regina Maria Josè del Belgio in occasione della loro primogenita Maria Pia.

Pisside Ascione (Famiglia Ascione - 1934)
particolare della Pisside Ascione (Famiglia Ascione -1934 )
particolare della Pisside Ascione (Famiglia Ascione - 1934)
Si arriva ora ad ammirare uno dei pezzi più importanti e preziosi del tesoro, e più sfarzosi al mondo: la Collana gemmata di S.Gennaro, realizzata tra il 1679 e il 1929 per adornare il busto-reliquiario del Santo.

Collana gemmata di S.Gennaro (Michele Dato - 1679)
In questi 250 anni di storia furono infatti raccolte le donazioni della regina Amalia di Sassonia (croce a bottone di diamanti), di re Carlo III di Borbone (croce con rubini e diamanti), della regina Maria Carolina d'Asburgo (croce di zaffiri e diamanti), di Francesco I d'Austria (fermaglio di zaffiri e diamanti), di Giuseppe Bonaparte (croce di diamanti e smeraldi), di Maria Cristina di Savoia (savignè di smeraldi e diamanti), di Vittorio Emanuele II di Savoia (spilla e croce con crisoliti), del duca e della duchessa di Sassonia (un giglio in brillanti), della duchessa di Casacalenda (mezzaluna con diamanti), ma anche di persone comuni, e assemblate insieme in una preziosissima collana composta da 13 maglie in oro massiccio, alla quale furono appesi croci preziose.
Il lavoro fu inizialmente realizzato nel 1679 da Michele Dato.



La gemma più grande che fa parte della collana è lo smeraldo della Colombia posto in posizione centrale. 

In questa collana ha trovato posto anche un anello della regina Maria Josè del Belgio, che si era recata nel Duomo a onorare S.Gennaro senza portare come d'abitudine un dono: per ovviare alla gaffe la regina si sfilò un suo anello e lo donò al Santo.

Ma nella collana furono aggiunti anche gli orecchini di diamanti e perle donati da una popolana scampata ad un'epidemia di peste proveniente dal Nilo che colpì Napoli nel 1844.
I gioielli avevano anche un grande valore affettivo visto che erano stati tramandati da generazioni nella famiglia della popolana.

Un ignoto devoto donò invece una spilla di brillanti con fiori e foglie.

Altro pezzo forte della collezione del Museo del tesoro di S.Gennaro è la Mitra gemmata, commissionata dalla Deputazione e realizzata  nel 1713 (in un solo anno!) da Matteo Treglia con l'aiuto di 50 collaboratori.

Mitra gemmata (Matteo Treglia - 1713)
La mitra fu realizzata per adornare il busto-reliquiario di S.Gennaro.   
Questa mitra, che pesa 18 kg, è uno degli oggetti più preziosi al mondo.
Mitra gemmata (Matteo Treglia - 1713)
 Nella Mitra sono stati incastonati 3328 diamanti, 3694 pietre preziose, 168 rubini e 198 smeraldi.
Gli smeraldi simboleggiano la perfezione assoluta, la conoscenza.
I rubini simboleggiano la passione, il sangue dei martiri e di S.Gennaro e rappresentano l'aspetto umano.
I diamanti simboleggiano la purezza e rappresentano l'aspetto spirituale, la fede.
Ogni smeraldo porta il nome di uno dei deputati che commissionò la mitra.


Anche le due infule (le due strisce pendenti posteriormente della mitra) sono decorate con pietre preziose e completate da incisioni raffiguranti S.Gennaro e le ampolle del suo sangue, i nomi dei deputati che commissionarono l'opera e il nome dell'artista che la realizzò.

Mitra gemmata (Matteo Treglia - 1713)
Dopo esserci riempiti gli occhi con lo splendore di questi preziosissimi capolavori dell'arte orafa napoletana, si continua lungo il percorso museale ammirando l'esposizione di alcuni dipinti: la Predica di S.Oronzo di Francesco De Mura,  S.Gennaro intercede presso la Vergine per salvare Napoli dall'eruzione del Vesuvio del 16 dicembre 1631, attribuita a Pacecco De Rosa, la Decollazione di S.Gennaro e dei suoi compagni nella Solfatara di Domenico Zampieri detto il Domenichino, il Miracolo della liquefazione del sangue di S.Gennaro con le truppe francesi sull'altare maggiore del Duomo attribuito a  Ernst Theodore Amadeus Hoffmann e una Madonna col Bambino di Luigi Stabile.

Predica di S.Oronzo (Francesco De Mura - 1723)
S.Gennaro intercede presso la Vergine per salvare Napoli (attr. Pacecco de Rosa - XVII sec.)
Decollazione di S.Gennaro e dei suoi compagni nella Solfatara (Domenico Zampieri detto il Domenichino - 1630 ca.)
Miracolo della liquefazione del sangue di S.Gennaro con le truppe francesi sull'altare maggiore del Duomo (attr. Ernst Theodore Amadeus Hoffmann - XIX sec.)
Madonna col Bambino (Luigi Stabile - XIX sec.)
La scultura Mater Purissima è attribuita a Jean Marie Bonnassieux. 

Mater Purissima (attr.Jean Marie Bonnassieux - XIX sec.)
L'ultima opera di argenteria e scultura qui presente è un'Immacolata, realizzata da Filippo Del Giudice e Gaetano Fumo.

Immacolata (Filippo Del Giudice e Gaetano Fumo - XVIII sec.)
Sono anche qui esposti il diritto di fondazione della Real Cappella del Tesoro e la memoria della bolla papale del 1605 con cui papa Paolo V riconosceva alla città di Napoli il diritto di patronato.

diritto di fondazione della Real Cappella del Tesoro
bolla papale del 1605
Dopo aver visitato le sale del museo si passa a visitare le Sacrestie: la Cappella dell'Immacolata, l'Antisacrestia e la Cappella della Cappella del Tesoro. 
Le tre Sacrestie sono diverse per stile e materiali usati per decorarli.

infilata delle tre Sacrestie
Il primo ambiente è chiamato Cappella dell'Immacolata.

Cappella dell'Immacolata
altare della Cappella dell'Immacolata
A colpire lo sguardo è la sfarzosità plastica di questa cappella barocca: marmi pregiati e stucchi rivestono la volta e le pareti.

marmi preziosi sulle pareti della Cappella dell'Immacolata
stucchi e affreschi della volta della Cappella dell'Immacolata
Gli affreschi con gli episodi della Vita di Sant'Anna e S.Gioacchino furono commissionati a Luca Giordano a partire dal 1663.
Ma il pittore non poté portare a termine il suo lavoro, che venne poi ripreso e completato dal suo allievo  Giacomo Farelli, la cui firma ("Jacobus Farello") è riportata nell'affresco dell'Immmacolata Concezione, posta al centro della volta.

lunetta: Morte di Sant'Anna (Giacomo Farelli)
lunetta: Nascita di Maria (Giacomo Farelli)
lunetta: Cacciata di Gioacchino (Giacomo Farelli)
lunetta: Incontro alla Porta Aurea (Giacomo Farelli)
lunetta: Annuncio dell'Angelo (Giacomo Farelli)
Immacolata Concezione (Giacomo Farelli) con firma dell'autore
La volta è divisa in 11 riquadri dove sono raffigurati Puttini.

particolare della volta: Puttini (Giacomo Farelli)
particolare della volta: Puttini (Giacomo Farelli)
particolare della volta: Puttini (Luca Giordano / completati da Giacomo Farelli)
particolare della volta: Puttini (attr.Luca Giordano)
particolare della volta: Puttini (Giacomo Farelli)
particolare della volta: Puttini (Giacomo Farelli)
Gli affreschi sono racchiusi da costoloni in stucchi con putti, realizzati da Andrea Falcone e Giovan Battista D'Adamo.

stucchi della volta (Andrea Falcone e Giovan Battista D'Adamo)
stucchi della volta (Andrea Falcone e Giovan Battista D'Adamo)
stucchi della volta (Andrea Falcone e Giovan Battista D'Adamo)
stucchi della volta (Andrea Falcone e Giovan Battista D'Adamo)
stucchi della volta (Andrea Falcone e Giovan Battista D'Adamo)
Nel 1643 Massimo Stanzione dipinse la Guarigione dell'Ossessa, il dipinto su rame posto sull'altare che rappresenta uno dei miracoli di S.Gennaro.

Guarigione dell'Ossessa (Massimo Stanzione - 1643)
Questo dipinto era stato realizzato inizialmente per sostituire una tela di uno degli altari della Cappella del Tesoro di S.Gennaro, tela che non fu mai portata a termine dal Domenichino, perché morì improvvisamente.
Successivamente la tela del Domenichino, anche se incompiuta, fu posta lo stesso su quell'altare e quindi il dipinto di Stanzione venne qui collocato nel 1840.
Trovano la loro collocazione in questo ambiente due dei 54 busti in argento dei compatroni, insieme a S.Gennaro, della città di Napoli.

S.Maria Egiziaca (attr. Lorenzo Vaccaro - 1699)
S.Giovanni Battista (attr. Lorenzo Vaccaro - 1695)
Sono qui esposte anche due statue lignee dipinte del XVIII secolo, ritrovate in un deposito della Cappella.
Si tratta di un Ecce Homo e una Vergine addolorata: per ogni Ave Maria recitata davanti a queste statue venivano concessi 100 giorni d'indulgenza.

Ecce Homo (scuola napoletana - XVIII sec.)
Vergine Addolorata (scuola napoletana - XVIII sec.)
Si trovano qui anche il tronetto a baldacchino in argento realizzato da Gaspare De Angelis e Gennaro Aveta,donato da Ferdinando II delle due Sicilie, una scarabattola per conservare una Natività, alcune bandiere strappate ai nemici nel XVIII secolo ed ex voto esposti in nicchie delle pareti della cappella.

tronetto a baldacchino in argento (Gaspare De Angelis e Gennaro Aveta - 1837)
scarabattola per Natività
bandiere tolte ai Tedeschi nella Battaglia di Velletri (1744)
bandiere tolte ai Turchi nella Battaglia di Belgrado (1717)
ex voto
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Si accede poi all'Antisacrestia che permette, tramite un passaggio, di entrare nella Real Cappella del Tesoro di S.Gennaro.

Antisacrestia e passaggio per accedere alla Real Cappella del Tesoro di S.Gennaro
Antisacrestia
passaggio per la Real Cappella del tesoro di S.Gennaro
accesso alla Real Cappella del tesoro di S.Gennaro
Real Cappella del tesoro di S.Gennaro
Un busto di S.Gennaro in bronzo, opera attribuita a Cosimo Fanzago, sovrasta l'ingresso al passaggio. 

busto di S.Gennaro (attr. Cosimo Fanzago)
busto di S.Gennaro (attr. Cosimo Fanzago)
L'affresco della volta che raffigura il Trionfo della Fede fu realizzato, insieme alla raffigurazione di quinte teatrali con la tecnica usata dai quadraturisti che rivestono anche le pareti dell'ambiente, da Francesco e Nicola Rossi nel 1744.

Trionfo della Fede (Francesco e Nicola Rossi - 1744)
quadrature teatrali dell'Antisacrestia (Francesco e Nicola Rossi - 1744)
quadrature teatrali dell'Antisacrestia (Francesco e Nicola Rossi - 1744)
I quattro ovali alle pareti, opere di Vincenzo Fato, raffigurano quattro momenti della Vita di Cristo: la Resurrezione di Lazzaro, Il Cieco nato, La Cananea e L'Idropico.

La Cananea (Vincenzo Fato - 1742)
Il Cieco nato (Vincenzo Fato - 1742)
Resurrezione di Lazzaro (Vincenzo Fato - 1742)
I tondi appesi ai lati dell'ingresso raffigurano Sant'Irene di Teresa Palomba e S.Rocco di Antonia Palomba.

Addossato ad una parete vi è un lavabo in marmo, opera del 1615 di Francesco Valentino.
I delfini, aggiunti in un secondo tempo, furono disegnati da Dioniso Lazzari.

lavabo-fontana in marmo (Francesco Valentino/Dioniso Lazzari - 1615)
lavabo-fontana in marmo (Francesco Valentino/Dioniso Lazzari - 1615)
La statua in argento di S.Rocco fu realizzata nel 1856 da Mariano Florio.

S.Rocco (Mariano Florio - 1856)
Vi è anche qui conservata la portantina di S.Gennaro, donata dal duca Costanzo del Sedile di Portanuova nel 1767.
La portantina in legno era usata in caso di pioggia durante le processioni per proteggere il busto del Santo.

portantina di S.Gennaro (1767)
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Il terzo ed ultimo ambiente che si visita viene chiamato Sacrestia Nuova, dove ancor oggi si vestono i prelati e dove vengono conservati i paramenti liturgici e gli oggetti sacri per le funzioni religiose.

ingresso alla Sacrestia Nuova
Sacrestia Nuova
Dioniso Lazzari ha disegnato gli armadi in noce, realizzati poi dal Lubrano e decorati in alto con quattro dipinti su rame di Luca Giordano: la Vergine Maria col Bambino Gesù, Sant'Anna, S.Gioacchino e S.Giuseppe.

armadio della Sacrestia Nuova (Lubrano su disegno di Dioniso Lazzari)
armadio della Sacrestia Nuova (Lubrano su disegno di Dioniso Lazzari) /Sant'Anna (Luca Giordano)
armadio della Sacrestia Nuova (Lubrano su disegno di Dioniso Lazzari)/ S.Gioacchino (Luca Giordano)
armadio della Sacrestia Nuova (Lubrano su disegno di Dioniso Lazzari)
Vergine Maria col Bambino Gesù (Luca Giordano)
Sulle ante dell'armadio vi sono 8 ovali che raffigurano scene della Vita di Cristo: il Calvario e il Getsemani sono di Luca Giordano, la Nascita, l'Epifania, la Circoncisione e la Disputa sono di Vincenzo Fato, la Trinità e l'Annunziata sono di Paolo De Majo.

Anche il S.Gennaro in Gloria, affrescato al centro della volta, fu realizzato da Luca Giordano che lo ha anche firmato.

S.Gennaro in Gloria (Luca Giordano - 1668) con firma dell'artista
Gli Angeli-telamoni in stucco che sembrano reggere il soffitto sono opera di Andrea Falcone.

Angeli-telamoni in stucco (Andrea Falcone)
Angelo-telamone in stucco (Andrea Falcone)
Angelo-telamone in stucco (Andrea Falcone)
Angelo-telamone in stucco (Andrea Falcone)
In questa sacrestia trovano posto altri busti in argento dei compatroni di S.Gennaro.

S.Geltrude (Luigi De Luca - 1927)
S.Francesco Borgia
S.Giovan Giuseppe della Croce
S.Chiara d'Assisi
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Nel percorso verso l'uscita si trovano due paliotti d'altare maggiore del XVII secolo ricamati con fili d'oro e d'argento.

paliotto d'altare maggiore (XVII sec.)
paliotto d'altare maggiore (XVII sec.)
Durante l'ultimo conflitto mondiale per motivi di sicurezza (Napoli fu una città molto bombardata), si pensò di trasferire il Tesoro di S.Gennaro nel Monastero di Montecassino e poi, non essendo più protetto neanche in questo luogo (e visto come poi andarono i fatti per fortuna fu spostato!), venne portato in Vaticano.
Finita la guerra il tesoro venne riportato a Napoli da Giuseppe Navarra, soprannominato il "re di Poggioreale" perché si era arricchito con il mercato nero durante gli anni della guerra.
Il tesoro venne consegnato al vescovo di Napoli nel 1947 dopo che si era pensato per lungo tempo che l'uomo fosse scomparso con il prezioso bottino.
Il "re di Poggioreale" non volle nessuna ricompensa e anzi fece lui una donazione ai poveri della città.

www.museosangennaro.it
Orari:  lunedì/venerdì                                9.00/16.30
            sabato/domenica e giorni festivi    9.00/17.30
Costo: 6€
            8€ biglietto + visita guidata


CONCLUSIONI
L'importanza di questo museo sta, oltre nell'inestimabile valore dei capolavori qui conservati ed esposti, nella testimonianza della storia dell'arte della manifattura orafa e argentiera napoletana nel lungo periodo che va dal XIV al XXI secolo.
Si è abbagliati dallo splendore delle pietre e dagli oggetti d'arte sacra che le contengono.
Inoltre la visita del museo offre l'opportunità di ammirare le Sacrestie, rimaste chiuse al pubblico per oltre quattro secoli.

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