domenica 7 luglio 2019

Napoli: la Reale Cappella del Tesoro di S.Gennaro, gioiello dell'arte barocca


Per la sua storia e la devozione al Santo per la quale fu eretta, la Reale Cappella del Tesoro di S.Gennaro, pur essendo all'interno del Duomo di Napoli, merita un post dedicato.

Nel 1527 la città di Napoli era colpita da diversi flagelli.
Essendo in corso una guerra tra Francia e Spagna (Francesco I d'Angiò pretendeva di rimpossessarsi del Regno di Napoli), le truppe francesi giunsero ad assediare la città partenopea, e non facendovi più arrivare i rifornimenti alimentari e avvelenando le acque, fecero aumentare l'ondata di pestilenza.
Inoltre il Vesuvio eruttava lava accompagnata da terremoti.
Il popolo partenopeo pensò quindi di stipulare un vero e proprio atto notarile (di cui si conserva ancor oggi il documento), con il patrono della città, redatto sull'altare maggiore del Duomo.
Sì, proprio con S.Gennaro, che anche se da secoli era stato martirizzato a Pozzuoli, fu rappresentato da cinque notai.
Era il 13 gennaio 1527, data in cui ricorreva la traslazione del corpo del Santo da Montevergine a Napoli.
Se S.Gennaro avesse protetto la città, il popolo avrebbe costruito una nuova sede dove conservare il reliquiario del Santo.
E così avvenne.
La Cappella venne costruita quindi per adempiere al voto.
I Sedili di Napoli (le istituzioni amministrative di Napoli), stanziarono il denaro per erigere la Cappella e nominarono una commissione laica, che venne chiamata Deputazione, incaricata di promuovere e curare la costruzione della Cappella (1601). 

La cappella iniziata l'8 giugno 1608 fu inaugurata il 16 dicembre 1646.
A Francesco Grimaldi fu affidata la progettazione della cappella, ma a causa della sua morte fu terminata da Giovan Giacomo di Conforto.

Grandi artisti, venuti a collaborare alla decorazione della Cappella, l'hanno resa un capolavoro d'arte.
Affreschi, pitture, sculture, busti in argento e marmi policromi preziosi rendono unico questo luogo dedicato ad uno dei Santi più famosi e venerati al mondo.

Qui sono venuti a portare omaggio a S.Gennaro e hanno pregato re, regine, nobili, papi, vescovi e gente comune, contribuendo con donazioni di gioielli e opere d'arte all'arricchimento del Tesoro di S.Gennaro.

La Cappella è posta sul lato destro della navata del Duomo.

Per la costruzione della Cappella furono sacrificate tre cappelle nobiliari: i tre archi in facciata ne costituivano le entrate.
L'arco centrale è sorretto da due colonne di marmo nero venato.
I due archi laterali con colonne in broccatello racchiudono nelle nicchie le statue di S.Paolo (1639) e S.Pietro (1640), realizzate da Giuliano Finelli.

S.Paolo (Giuliano Finelli - 1639)
S.Pietro (Giuliano Finelli - 1640)
La Cappella è chiusa da un cancello in bronzo dorato realizzato su disegno di Cosimo Fanzago.
Ci vollero quarant'anni per portare a compimento l'opera ricca di racemi, colonnine e ricami.
Il busto di S.Gennaro bifronte, in ottone e bronzo, posto nella parte alta del cancello, è opera di Gennaro Monte.

cancello della Reale Cappella del Tesoro di S.Gennaro (visto dall'esterno)
cancello della Reale Cappella del Tesoro di S.Gennaro (visto dall'interno)
La Cappella presenta una pianta a croce greca.
Sette sono gli altari: oltre all'altare maggiore posto al centro del presbiterio, vi sono due altari alle estremità dei bracci della croce e quattro altari minori alla base dei pilastri che sorreggono la cupola.

Le pareti sono scandite da 42 colonne di broccatello.
Le due cappelle trasversali (la Cappella di S.Gennaro a destra e la Cappella del SS.Sacramento a sinistra) presentano una composizione delle pareti di stile classicheggiante.

decorazione classicheggiante di una cappella trasversale
Cosimo Fanzago disegnò anche il pavimento in marmi policromi della Cappella.

Inizialmente la Deputazione pensò di affidare la decorazione pittorica della Cappella al Cavalier d'Arpino, e poi a Guido Reni.

Questa scelta di pittori non partenopei provocò la rivolta di tre artisti napoletani, Belisario Corenzio, Battistello Caracciolo e Jusepe de Ribera, che pur di osteggiare gli incarichi assegnati, arrivarono dopo le minacce anche al ferimento di un collaboratore di Guido Reni.
Il pittore declinò l'offerta di lavoro e la scelta della Deputazione cadde sul Domenico Zampieri detto il Dominichino.

Egli infatti, con il disegno a matita sanguigna raffigurante il Martirio di S.Gennaro alla Solfatara di Pozzuoli (oggi conservato nel Museo del Tesoro di S.Gennaro), convinse la Deputazione.

Martirio di S.Gennaro alla Solfatara di Pozzuoli (Domenichino - Museo del Tesoro di S.Gennaro)
Il Dominichino, che aveva diviso la superficie da decorare in scomparti con cornici in stucco bianco e dorato, dipinse in dieci anni 25 episodi della Vita di S.Gennaro: 13 nei quattro sottarchi degli altari, 3 nei lunettoni, 4 nei pennacchi della volta e 5 dipinti ad olio su rame che decorano la fascia inferiore della Cappella.

Nei pennacchi trapezoidali dipinse:

- il voto fatto dai Napoletani nel 1527 per la costruzione della nuova Cappella: Cristo ordina a S.Gennaro di difendere Napoli
Sono raffigurati anche l'Arcangelo Gabriele, l'Arcangelo Raffaele e Tobia col pesce.
In basso nella scena sono raffigurate Fiducia, Fortezza e Munificenza che mostra la pianta della Cappella.
 
Cristo ordina a S.Gennaro di difendere Napoli (Domenichino)
- l'Incontro di S.Gennaro con Cristo nella gloria celeste
In basso nella scena sono raffigurate le Virtù teologali: Fede, Speranza e Carità.
 
Incontro di S.Gennaro con Cristo nella gloria celeste (Domenichino)
- la Mediazione di Maria Immacolata presso il Divin Figlio.
Questa raffigurazione è anche nota come la Vergine trionfa sul Protestantesimo.
In basso nella scena sono raffigurate le Virtù della città: Devozione per la Vergine, Fiducia in San Gennaro, Zelo contro le eresie e Penitenza.

Mediazione di Maria Immacolata presso il Divin Figlio (Domenichino)
- il Patrocinio dei Santi Gennaro, Agrippino e Agnello Abate.
 In basso nella scena sono raffigurate Religione, Carità e Penitenza.

Patrocinio dei Santi Gennaro, Agrippino e Agnello Abate (Domenichino)
Il Domenichino realizzò per gli altari laterali della Cappella alcuni dipinti ad olio su rame con cornici intarsiate da lapislazzuli.
Partendo da destra sono:

- Infermi e derelitti al Santo Sepolcro di S.Gennaro

Infermi e derelitti al Santo Sepolcro di S.Gennaro (Domenichino)
- Ossessa liberata (rimasto incompiuto)

Ossessa liberata (Domenichino)
- Guarigione degli infermi con l'olio della lampada

Guarigione degli infermi con l'olio della lampada (Domenichino)
- La decapitazione di S.Gennaro

La decapitazione di S.Gennaro (Domenichino)
- Resurrezione di un morto.

Resurrezione di un morto (Domenichino)

Nei tre lunettoni con rispettivi sottarchi il Domenichino ha dipinto:

- S.Gennaro condotto al Martirio con i compagni Festo e Desiderio (lunetta) e Mendicante che mostra la benda agli scettici, Mendicante che riceve la benda da S.Gennaro, Incontro di S.Gennaro e S.Sossio (sottarco)

lunetta: S.Gennaro condotto al Martirio con i compagni Festo e Desiderio / sottarco (da sinistra a destra): Mendicante che mostra la benda agli scettici, Mendicante che riceve la benda da S.Gennaro, Incontro di S.Gennaro e S.Sossio (Domenichino)
- S.Gennaro che libera Napoli dai Saraceni (lunetta) e Traslazione delle reliquie del Santo, Visione del martirio del santo da parte della madre, S.Gennaro visitato in carcere da Festo e Desiderio (sottarco)

lunetta: S.Gennaro che libera Napoli dai Saraceni / sottarco (da sinistra a destra): Traslazione delle reliquie del Santo, Visione del martirio del santo da parte della madre, S.Gennaro visitato in carcere da Festo e Desiderio (Domenichino)
- S.Gennaro  ferma il Vesuvio (lunetta) e La Nutrice Eusebia raccoglie il sangue di S.Gennaro, S.Gennaro appare in sogno ad un discepolo e gli chiede di ritrovare il suo dito mozzato durante il martirio per congiungerlo al corpo, Traslazione delle reliquie del Santo (sottarco).

lunetta: S.Gennaro  ferma il Vesuvio / sottarco (da sinistra a destra): La Nutrice Eusebia raccoglie il sangue di S.Gennaro, S.Gennaro appare in sogno ad un discepolo e gli chiede di ritrovare il suo dito mozzato durante il martirio per congiungerlo al corpo, Traslazione delle reliquie del Santo (Domenichino)
Nel sottarco sopra l'altare maggiore il Domenichino ha dipinto scene del Martirio di S.Gennaro:

-  il Tormento di S.Gennaro

Tormento di S.Gennaro (Domenichino)
- S.Gennaro nell'Anfiteatro di Pozzuoli

S.Gennaro nell'Anfiteatro di Pozzuoli (Domenichino)
- S.Gennaro ridona la vista al tiranno Timoteo.

S.Gennaro ridona la vista al tiranno Timoteo (Domenichino)
sottarco dell'altare maggiore
Il Domenichino riuscì a compiere gran parte dell'incarico assegnatogli prima di morire improvvisamente per avvelenamento (1641).
Mancavano due oli su rame per completare la decorazione della cappella.
Uno di questi fu richiesto a Massimo Stanzione che realizzò il Miracolo dell'Ossessa.

Miracolo dell'Ossessa (Massimo Stanzione - Cappella dell'Immacolata - Museo del Tesoro di S.Gennaro)
Il Domenichino infatti non aveva portato a termine la sua versione del dipinto, che fu posta inizialmente nella Sacrestia detta Cappella dell'Immacolata.
Successivamente il dipinto del Domenichino riprese la collocazione in cappella per la quale era stato commissionato, mentre l'opera dello Stanzione fu posta nella Sacrestia.
L'ultimo olio su rame, per l'altare laterale destro, fu poi commissionato a Jusepe de Ribera: S.Gennaro esce illeso dalla fornace (1646).

S.Gennaro esce illeso dalla fornace (Jusepe de Ribera - 1646)
L'opera pittorica fu portata a termine da Giovanni Lanfranco che affrescò ex-novo il Paradiso sulla cupola della cappella.

cupola della Reale Cappella del Tesoro di S.Gennaro
L'Eterno occupa la posizione centrale attorniato da Angeli musicanti, Santi, personaggi biblici e putti.
Nella fascia inferiore Lanfranco ha dipinto Cristo, S.Gennaro inginocchiato ai suoi piedi e la Vergine.
Ai lati dei finestroni del tamburo sono state dipinte coppie di Virtù.

tamburo della cupola della Reale Cappella del Tesoro di S.Gennaro
L'altare maggiore in porfido rosso, ottone e argento fu realizzato tra il 1707 e il 1722 su disegno di Francesco Solimena.
Le cornici di rame e gli ornati d'argento (Putti) sono opera di Nicola de Turris.
Il porfido fu lavorato da Gaetano Sacco.

altare maggiore (dis.Francesco Solimena - Nicola de Turris e Gaetano Sacco - 1707/1722)
Il paliotto d'argento dell'altare maggiore fu realizzato nel 1695 da Giandomenico Vinaccia.
E' raffigurata la scena del Ritorno a Napoli delle ossa di S.Gennaro.

paliotto dell'altare maggiore: Ritorno a Napoli delle ossa di S.Gennaro (Giandomenico Vinaccia - 1695)
Il cardinale Alessandro Carafa con le ossa del Santo viene accolto dalla sirena Partenope e il fiume Sebeto (che rappresentano la città).
La figura calpestata dal cavallo simboleggia l'Eresia Protestante di Lutero.
Le ampolle del sangue di S.Gennaro sono custodite in una cassaforte posta dietro l'altare.
Le antiche chiavi in argento sono esposte nel Museo del Tesoro di S.Gennaro.

chiavi della cassaforte che contiene le ampolle del sangue di S.Gennaro (1676)
Statue di Santi Patroni in bronzo, racchiuse in nicchie, fanno da corona all'altare.
Quando la Cappella venne costruita i Santi Patroni di Napoli erano 19, ed è per questo che lungo le pareti vi sono 19 nicchie con altrettante statue che racchiudono le reliquie di questi Santi.
Al centro si trova la statua di S.Gennaro assiso in trono di Giuliano Fanelli.

S.Gennaro assiso in trono (Giuliano Fanelli)
statue in bronzo di Santi (da sinistra): S.Tommaso d'Aquino (Giuliano Fanelli) / Sant'Agnello (Giuliano Fanelli) / Sant'Atanasio (Cristoforo Monterosso)
statue in bronzo di Santi (frontalmente da sinistra): Sant'Aspreno (Tommaso Montani)/ S.Gennaro (Giuliano Fanelli) / Sant'Agrippino (Giuliano Fanelli)
statue in bronzo di Santi (da sinistra): Sant'Eufebio (Giuliano Fanelli) / S.Severo (Giuliano Fanelli) / Santa Patrizia (Giuliano Fanelli)
Nel presbiterio è collocato il busto-reliquiario di S.Gennaro, fatto realizzare da Carlo II d'Angiò nel 1305 per conservare le ossa del cranio del Santo.
Il busto-reliquiario in argento dorato con pietre preziose e smalti con gigli angioini è opera degli orafi Stefano Godefroy, Guglielmo di Verdelay e Milet d'Auxerre.
E' ricoperto con un piviale ricamato. 
E' portato in processione nella festa di maggio insieme alle statue d'argento dei Santi compatroni di Napoli.

busto -reliquiario di S.Gennaro (Stefano Godefroy, Guglielmo di Verdelay e Milet d'Auxerre - 1305)
Davanti alla balaustra dell'altare (Giuliano Vannelli su disegno di Francesco Grimaldi - 1618) si trovano due enormi candelabri d'argento (circa 4 quintali) chiamati "Splendori" (alti 3,30m).
Sono stati realizzati nel 1744 da Filippo Del Giudice su disegno di Bartolomeo Granucci.
Sono decorati con figure allegoriche di Virtù (Fede, Speranza e Carità) e Putti.

balaustra del presbiterio (Giuliano Vannelli su dis.di Francesco Grimaldi - 1618)
candelabro (Filippo Del Giudice - 1744)
particolare del candelabro (Filippo Del Giudice - 1744)
Nella Cappella sono presenti 54 busti reliquiari in argento.

sinistra: Sant'Anna / destra: Sant'Antonio Abate
sinistra: Santa Maria Maddalena (Filippo Del Giudice e Giuseppe Sanmartino) / destra:  S.Alfonso Maria de' Liguori
Santa Maria Maddalena (Filippo Del Giudice e Giuseppe Sanmartino)
sinistra: S.Lucia / destra: S.Francesco Caracciolo
destra: S.Giuseppe (Giandomenico Vinaccia)
sinistra: S.Pietro da Verona / destra: S.Francesco di Geronimo
destra: S.Vincenzo Ferreri (Luigi Capozzi) / sinistra: S.Nicola (Domenico Marinelli)
S.Gaetano da Thiene
Immacolata Concezione (Onofrio D'Alessio su dis. di Giuliano Finelli - 1636 / Tommaso Treglia - 1717)

Per la sua ottima acustica, la Cappella con due cori e due organi (primo esempio di quadrifonia), è stata uno dei quattro Conservatori di Napoli.

Alessandro Scarlatti, Domenico Cimarosa, Giovan Battista Pergolesi e Francesco Durante sono stati qui Maestri di Cappella.
Domenico Gizzi, Matteo Sassano detto Matteuccio, Nicolò Grimaldi detto Nicolino e Carlo Broschi detto Farinelli cantarono come musici soprano nella Cappella.

CURIOSITÀ: come se fossero le canne di uno xilofono, le colonnine verticali che compongono la parte bassa del cancello della Cappella, se percosse, emettono note musicali.

www.cappellasangennaro.it
/www.museosangennaro.it/cappella/

Orari del Duomo: lunedì/sabato  8.30/12.30   16.30/19.00
                             domenica        8.00/13.30   17.00/19.30
Costo: GRATIS

CONCLUSIONI
La Reale Cappella del Tesoro di S.Gennaro è la testimonianza tangibile della devozione dei Napoletani per il Santo.
La ricchezza delle decorazioni realizzate da artisti famosi e la preziosità delle sue statue e dei suoi busti-reliquiari fanno di questa cappella uno scrigno prezioso dove poter conservare le reliquie di S.Gennaro e dei Santi compatroni di Napoli.
Consiglio di visitare anche il Museo del Tesoro di S.Gennaro, per poter apprezzare maggiormente la bellezza dei capolavori d'arte, realizzati nei secoli per omaggiare il Santo, con il quale devoti di tutto il mondo hanno un rapporto particolare.
La visita al museo permette anche la visita della Cappella quando il Duomo è chiuso.
passaggio in cappella dall'Antisacrestia


8 commenti:

Gianni ha detto...

Descrizione minuziosa e completa

Raffaella ha detto...

Grazie Gianni per il tuo commento.

Unknown ha detto...

Complimenti, testo davvero accurato e interessante. Il più completo che ho trovato in rete

Raffaella ha detto...

Grazie!

Salvatore ha detto...

incredibile !!! descrizione pazzesca

Raffaella ha detto...

Grazie Salvatore per l'entusiastico commento!

Unknown ha detto...

OTTIMO COMMENTO INTROVABILE OVUNQUE

Raffaella ha detto...

Grazie.

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