domenica 6 giugno 2021

Firenze: il Cortile di Michelozzo a Palazzo Vecchio

Molti dei simboli di Firenze si trovano in Piazza della Signoria: la Loggia dei Lanzi, il David di Michelangelo, la Fontana del Nettuno, la statua equestre di Cosimo I e su tutti questi l'imponente costruzione di Palazzo Vecchio

Il Palagio Novo o Palazzo dei Priori,  primo nome dato alla sede dei Priori delle Arti, fu costruito su progetto di Arnolfo di Cambio nel 1299 e venne terminato nel 1315. Divenne poi nel XV secolo la residenza di Cosimo de' Medici e nel 1540 la residenza ducale. Venne quindi chiamato Palazzo della Signoria, ma venne ribattezzato Palazzo Vecchio quando dal 1565 Cosimo I si trasferì in Palazzo Pitti.

Questo post descriverà uno dei cortili del palazzo, il Primo Cortile o Cortile di Michelozzo: il cortile principale del palazzo, il primo cortile in cui ci si trova varcando il portale chiodato che si apre su Piazza della Signoria.

ingresso principale di Palazzo Vecchio e accesso al Cortile di Michelozzo

portale chiodato del Cortile di Michelozzo
 

Cortile di Michelozzo

Cortile di Michelozzo

Cortile di Michelozzo

Come si legge in un cartiglio dipinto sotto il suo porticato, il cortile fu costruito nella prima metà del XIV secolo.

storia del Cortile di Michelozzo

E' chiamato Cortile di Michelozzo dall'architetto che lo ristrutturò nel XV secolo.

Nel 1453 Michelozzo allargò il precedente cortile stretto e buio (a causa dei balconi in legno e angolari a sbalzo), sostituì i pilastri esistenti con colonne, alcune cilindriche e altre ottagonali, e costruì il loggiato.

La facciata interna del cortile era aperta da due ordini di finestre bifore con archi trilobati alternate a due ordini di oculi (corrispondenti ai mezzanini) ed aveva una decorazione ripartita in riquadri con graffiti su fondo grigio e gigli dorati, oggi non più visibile perché distrutta durante il restauro avvenuto tra il 1809 e il 1814. 

pareti interne del cortile con bifore, oculi e riquadro con graffito dell'antica decorazione

Tra le ghiere degli archi e il primo marcapiano delle quattro facciate del cortile si trovano gli stemmi repubblicani realizzati a rilievo durante la ristrutturazione attuata da Michelozzo: il giglio fiorentino, lo stemma mediceo, l'aquila di Parte Guelfa, la croce rossa del capitano del popolo, lo stemma partito verticalmente in bianco e rosso del legame tra Firenze e Fiesole. 

giglio fiorentino e croce rossa del capitano del popolo

aquila di Parte Guelfa e giglio fiorentino

stemma mediceo

stemma partito verticalmente in bianco e rosso (legame tra Firenze e Fiesole)

Il fregio sopra gli archi è decorato anche con affreschi di panoplie e imprese medicee.

La decorazione in stucco bianco e dorato delle colonne e con pittura a secco sulle pareti e sulle volte del portico venne invece realizzata nel 1556 in occasione delle nozze di Francesco I de' Medici con Giovanna d'Austria, sorella dell'imperatore Massimiliano II.

una galleria del cortile

Cosimo I incaricò Giorgio Vasari di occuparsi della decorazione permanente e temporanea del cortile, il luogo d'ingresso del corteo nuziale nella residenza ufficiale dei Medici.

Sulla parete Est del cortile si trova un'iscrizione in latino che dava il benvenuto alla sposa.

iscrizione di benvenuto a Giovanna d'Austria

Sulle pareti furono affrescate a secco le vedute di 15 città di Austria, Boemia, Ungheria e Tirolo che all'epoca delle nozze facevano parte dell'impero austriaco: Praga, Passago (l'attuale Passau), Gratz (Graz), Stein, Closterneburg (l'attuale Klosterneuburg), Vienna, Oeniponte (l'attuale Innsbruck), Ebersdorf, Konstanz (l'attuale Costanza), Neustadt, Freyburg (l'attuale Frigurgo in Brisgovia), Possonia (l'attuale Bratislavia), Krems-Stein, Brisach e Hall (l'attuale Ala).  

veduta di Possonia (Bratislavia)

veduta di Gratz (Graz)

veduta di Passago (Passau)

veduta di Praga

veduta di Hall (Ala)
 
veduta di Vienna

veduta di Konstanz (Costanza)

veduta di Closterneburg (Klosterneuburg)

veduta di Stein

veduta di Innsbruck

veduta di Neustadt

Ogni veduta porta in alto lo stemma e il nome in tedesco della città raffigurata, e in basso il nome in latino accompagnati da epiteti.

Le vedute delle città furono affrescate in quattro mesi da Bastiano Veronese, Giovanni Lombardi, Cesare Baglioni e Turino di Piemonte.

Le lunette furono affrescate da Stefano Veltroni da Monte S.Savino e da Francesco Salviati con le insegne delle chiese e delle corporazioni delle arti e dei mestieri di Firenze. Sulle lunette sono sovrapposti gli ovali o rovesci di medaglie coniate per celebrare le opere di Cosimo I, insieme ai rispettivi motti: la fondazione di Portoferraio sull'Isola d'Elba, la creazione dell'Ordine di S.Stefano, il disseccamento delle paludi di Pisa, la costruzione di Palazzo Pitti, l'innalzamento della Colonna della Giustizia...

lunetta che allude alla bonifica delle paludi di Pisa con la scritta COELORUM SALUBRE SIREN

lunetta con l'Etruria seduta in trono che dispensa armi ai soldati con la scritta IN HOC SIGNO VINCES

lunetta con figura con in mano un ramo d'ulivo tra una lupa e un leone (concordia e riunione di Firenze e Siena) con la scritta PASCENTUR SIMUL

lunetta che ricorda la costruzione di Palazzo Pitti con la scritta PULCHIORA LATENT

lunetta che celebra la costruzione della Colonna della Giustizia con la scritta IUSTITIA VICTRIX

Le volte a crociera delle gallerie furono abbellite con grottesche da Marco da Faenza. 

volte del portico del Cortile di Michelozzo

volta del portico del Cortile di Michelozzo

volta del portico del Cortile di Michelozzo

Il rivestimento delle nove colonne in stucco bianco e dorato con motivi vegetali, putti reggifestoni, mascheroni ed emblemi medicei (capricorno e ariete)e la decorazione a stucco che corre lungo le pareti ad incorniciare le vedute fu affidata agli stuccatori Pietro Paolo Minzocchi, Leonardo Ricciarelli, Battista Ferrucci detto Battista del Tadda, Santi Buglioni e Lorenzo Marignolli.

decorazione in stucco di una colonna (XVI sec.)

decorazione in stucco delle colonne (XVI sec.)

Al centro del cortile anticamente vi era un pozzo, sostituito poi da una fontana disegnata da Giorgio Vasari forse con la collaborazione dell'Ammannati, e realizzata in marmo e porfido da Francesco Ferrucci detto il Tadda e Domenico di Polo tra il 1555 e il 1557. 

Il basamento a gradini della fontana è ottagonale. Su questo poggia un piedistallo che sorregge la vasca.

Sulla fontana nel 1557 fu posta la statua in bronzo di un Putto con delfino realizzata da Andrea del Verrocchio nel 1470.

fontana (Francesco Ferrucci detto il Tadda e Domenico di Polo - 1555/1557) / Putto con delfino (Andrea del Verrocchio - 1440)

L'opera, ispirata a modelli di arte greco-romana e ai putti di Donatello, era stata commissionata dalla famiglia Medici (per Vasari da Lorenzo il Magnifico) per una fontana del giardino della villa medicea a Careggi, forse per la Fontana dell'Amore intorno alla quale si riunivano nei mesi estivi i neoplatonici.

Dal 1959 la statua originale è conservata all'interno di Palazzo Vecchio nel Terrazzo di Giunone nel Quartiere degli Elementi, l'ala sud-orientale del piano nobile del palazzo.
Putto con delfino (Andrea del Verrocchio - 1440)

Questo ambiente in origine si apriva su un loggiato a colonne che offriva alla granduchessa Eleonora di Toledo un affaccio sul Quartiere di S.Croce. Nel progetto il terrazzo sarebbe stato abbellito da una fontana, come quella che venne dipinta a monocromo su una parete dell'ambiente, e che ricorda il Putto col delfino del Verrocchio.

Fontana con Putto (Terrazzo di Giunone)

Al posto dell'originale nel Cortile di Michelozzo si trova oggi una sua copia realizzata da Bruno Bearzi.

Prima della fontana aveva trovato posto al centro del cortile la statua in bronzo del David di Donatello (1440), l'opera più nota dell'artista e il primo nudo a tutto tondo dopo l'antichità.

David (Donatello - 1440)





Oggi l'opera è conservata al Museo Nazionale del Bargello, ma ha trovato nei secoli varie collocazioni: commissionato da Cosimo il Vecchio per Palazzo Medici, fu trafugato durante la seconda cacciata dei Medici dal palazzo e collocato quale simbolo della libertà repubblicana nel primo cortile di Palazzo Vecchio (che all'epoca era l'unico del palazzo): Venne poi spostato all'esterno del palazzo, vicino all'entrata, da Cosimo I nel 1555, per poi essere nuovamente spostato, prima nel secondo cortile e successivamente nella sala del guardaroba. Nel XVII secolo fu collocato a Palazzo Pitti e poi agli Uffizi nel 1777. Infine ha trovato collocazione al Bargello nel XIX secolo.

In una nicchia sotto il portico si trova il gruppo scultoreo di Sansone e il Fariseo, opera in marmo commissionata dal provveditore Luca Martini e scolpita da Pierino da Vinci, l'artista morto a soli 23 anni e nipote di Leonardo perché figlio del suo fratellastro Bartolomeo. L'opera fu posta nel cortile nel 1592 in occasione del battesimo di Cosimo, il primogenito di Ferdinando I.

Sansone e il Fariseo (Pierino da Vinci - 1549/1553)

Infine nel Cortile di Michelozzo si possono trovare tre lapidi con altrettanti versi di Dante Alighieri.

versi di Dante nel Cortile di Michelozzo

In due terzine tratte dalla Divina Commedia (Paradiso XVI 149-154) Dante per bocca del suo trisavolo Cacciaguida ci ricorda che le lotte politiche avevano apportato modifiche  anche sullo stemma di Firenze. Il giglio fiorentino venne infatti invertito di colori: da bianco in campo rosso divenne rosso in campo bianco.


Il Cortile di Michelozzo si può visitare GRATIS.

 

CONCLUSIONI                                                                                                                            Il Cortile di Michelozzo, perla del Rinascimento fiorentino, lascia davvero a bocca aperta chi varca il portale di Palazzo Vecchio...e certamente avrà sorpreso anche Giovanna d'Austria e il suo seguito con l'allestimento preparato in suo onore e gli affreschi che le ricordavano le città della sua terra d'origine. Purtroppo la fretta nel realizzare in tempi brevi questi affreschi ha fatto optare per una tecnica, l'affresco a secco, più delicata e deteriorabile, ed è per questo che, nonostante un recente restauro, risultano a volte poco leggibili. 



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