domenica 6 giugno 2021

Firenze: il Quartiere degli Elementi di Palazzo Vecchio

Dopo aver visitato al primo piano di Palazzo Vecchio lo splendido Salone dei Cinquecento, l'intimo Studiolo di Francesco I e il rappresentativo Quartiere di Leone X, dalla sala principale di quest'ala del palazzo si può accedere alla cosiddetta "Scala Grande" realizzata per congiungere il primo e il secondo piano dell'edificio.

volte della "Scala Grande"

La scala con soffitto a botte lungo le rampe e cupolette che ricoprono i pianerottoli, fu decorata ad affresco da Giorgio Vasari e Marco Marchetti da Faenza (il secondo artista più pagato, dopo Cristoforo Gherardi, della cerchia di collaboratori del Vasari).

Vasari ha realizzato il prospetto della scala ed ha realizzato i riquadri della prima rampa.

Lungo i soffitti della scala sono raffigurati Putti che giocano con le palle dello stemma mediceo, Putti che giocano con la corona granducale e Putti che giocano con il collare del Toson d'Oro, stemmi della famiglia Medici e Toledo , piccole scene con Storie di Ercole.

dall'alto: Putti che giocano con la corona granducale / Putti che giocano con le palle dello stemma Medici / Putti che giocano con il collare del Toson d'Oro
 
Putti che gocano con le pale dello stemma Medici

volte della "Scala Grande" affrescate con  stemma Medici/Toledo tra Divinità fluviali

volte della "Scala Grande" affrescate con finti graticci, grottesche e Storie d'Ercole

volte della "Scala Grande" affrescate con grottesche e Storie d'Ercole

Le grottesche scompartate da cornici in stucco (opera di Matteo di Niccolò Veneziano) sono state realizzate da Marco Marchetti da Faenza, mentre il prospetto architettonico è di Francesco di Gherardo Mechini. 

Su primo pianerottolo della scala si trova l'affresco di Giovanni Stradano raffigurante i Fuochi di S.Giovanni nella Piazza della Signoria (1558) nel quale poter avere un'idea di come apparisse la piazza al tempo dell'ampliamento del palazzo ad opera di Cosimo I.

Fuochi di San Giovanni nella Piazza della Signoria (Giovanni Stradano - 1558)

La scala infatti collegava quei due "quartieri" voluti dal duca sotto la direzione di Battista del Tasso (1551/1555) e proseguiti poi da Giorgio Vasari con il rialzamento del soffitto.

Vasari e collaboratori decorarono quasi tutti questi ambienti in soli tre anni lavorando sul programma iconografico di Cosimo Bartoli.

Negli ambienti del Quartiere degli Elementi venne dipinta la genealogia degli "Dei Celesti", ai quali corrispondevano gli "Dei Terreni" del sottostante Quartiere di Leone X come si può leggere negli stessi scritti di Giorgio Vasari: 

"non è niente di sopra dipinto, che qui di sotto non corrisponda perché gli uomini che per dono celeste fanno in terra fra i mortali effetti grandi, sono nominati Dei terrestri, così come lassù in cielo quelli hanno avuto nome e titolo di Dei celesti".

Il Quartiere degli Elementi è composto da cinque sale e da due loggiati, gli ambienti privati di Cosimo I: la Sala Degli Elementi, la Sala di Cerere, lo Scrittoio di Calliope, la Sala di Opi, la Sala di Giove, la Sala di Giunone, la Sala di Ercole, lo Scrittoio di Minerva e la Terrazza di Saturno.


Lavorarono per la decorazione di questi ambienti principalmente Giorgio Vasari, Cristofano Gherardi e Marco Marchetti da Faenza.

La prima sala visitabile è la Sala degli Elementi, corrispondente alla sottostante Sala di Leone X, come gli elementi sono l'origine di tutte le cose, così Leone X creò le condizioni per la fondazione del ducato mediceo di Toscana.

Sala degli Elementi

Nella decorazione di questa sala si è voluto rappresentare l'origine dei quattro elementi partendo dal riquadro centrale del soffitto, dedicato all'Aria, rappresentazione che continua poi sulle tre pareti senza finestre dedicate all'Acqua, alla Terra e al Fuoco.

Nel riquadro al centro del soffitto ligneo è appunto dipinta la scena in cui il dio del Tempo  Saturno sparge i semi di Urano il dio del Cielo.

Saturno sparge i semi di Urano

Nei riquadri intorno a quello centrale troviamo dipinti Il Carro Solare, Il Carro Lunare, l'Allegoria della Verità, l'Allegoria della Fama, l'Allegoria della Pace, l'Allegoria della Giustizia, Il Giorno, La Notte.
 

Il Carro Lunare

Il Carro Solare

Allegoria della Verità

Allegoria della Fama

Allegoria della Pace

Allegoria della Giustizia

Il Giorno

La Notte

La narrazione prosegue sulla parete Est dedicata all'Acqua: i semi di Urano caddero poi in mare e diedero origine a Venere, dea dell'Acqua. 

parete Est: dedicata all'Acqua


La Nascita di Venere

Nei medaglioni che affiancano l'affresco sono dipinti a monocromo Offerte a Venere (a sinistra) e Venere e Adone (a destra). Nella parte inferiore della parete, sempre a monocromo, sono raffigurate due scene di Zuffa tra divinità marine.

Offerte a Venere

Venere e Adone

La falce usata da Saturno invece cadde sulla terra formando la Sicilia, raffigurata sulla parete Ovest dedicata alla Terra, dove è raffigurata Cerere che dona le primizie a Saturno protettore dell'Agricoltura.

parete Ovest: dedicata alla Terra

Cerere offre le primizie della Terra a Saturno

Nei medaglioni che affiancano l'affresco sono dipinti a monocromo Trittolemo inventore dell'Agricoltura (a sinistra) e Il Sacrificio di Cibele (a destra) dea della Fecondità. Nella parte inferiore della parete, sempre a monocromo, sono raffigurate due scene di Zuffa tra divinità marine.

Trittolemo

Il Sacrificio di Cibele

Sulla parete Nord con camino in marmo (opera realizzata su disegno di Barolomeo Ammannati), dedicata all'elemento Fuoco, Vulcano dio del Fuoco forgia le frecce di Cupido assistito dalla moglie Venere mentre i Ciclopi fabbricano le saette di Giove.

parete Nord: dedicata al Fuoco
Vulcano dio del Fuoco forgia le frecce di Cupido

Nei medaglioni che affiancano l'affresco sono dipinti a monocromo Vulcano sorprende Venere e Marte (a sinistra) e Dedalo forgia le armi per Achille (a destra). Nella parte inferiore della parete, sempre a monocromo, sono raffigurate due scene di Zuffa tra divinità marine.

 

Dedalo forgia le armi per Achille

Venere e Marte

Sulla parete Sud (quella con le finestre), sono stati raffigurati come statue da Cristofano Gherardi Mercurio e Pluto.

parete Sud

Mercurio

Pluto

Lungo le pareti hanno trovato collocazioni su sgabelloni in legno di noce (realizzati su disegno di Alessandro Allori) alcuni busti di arte romana. 

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Adiacente alla Sala degli Elementi si trova il Terrazzo di Saturno con l'annesso Scrittoio di Minerva

Terrazzo di Saturno

Il dio del Tempo Saturno, per paura che la sua prole potesse un giorno spodestarlo, mangiò tutti i suoi figli, tranne Giove salvato dalla madre Opi che ingannò il marito con un sotterfugio.

Questo storia è raffigurata nel riquadro al centro del soffitto. 

Saturno divora i figli tranne Giove scambiato con una pietra da Opi

Il terrazzo corrisponde alla sottostante Sala di Clemente VII ed è per questo che in due riquadri del soffitto sono stati raffigurati due episodi della vita del papa: Saturno sbarca nel Lazio e incontra il dio Giano (in allusione dell'incontro di Clemente VII con l'imperatore Carlo V a Bologna) e Saturno e Giano fondano Saturnia nel Lazio (con allusione alla fondazione della Sagrestia Nuova nella Basilica di S.Lorenzo a Firenze voluta dal papa).

Saturno sbarca nel Lazio e incontra il dio Giano

Nei riquadri del soffitto sono state anche raffigurate le Allegorie delle quattro età dell'uomo (Infanzia, Giovinezza, Virilità e Vecchiaia) e le Allegorie delle dodici Ore del giorno e l'Allegoria dei quattro Elementi.

Allegoria dell'Infanzia

Allegoria della Giovinezza

Allegoria della Virilità

Allegoria della Vecchiaia

Allegoria delle Ore: I/II

Allegoria delle Ore: III/IV

Allegoria delle Ore: V/VI

Allegoria delle Ore: VII/VIII

Allegoria delle Ore: IX/X

Allegoria delle Ore: XI/XII

Allegoria delle Ore: XIII/XIV

Allegoria delle Ore: XV/XVI

Allegoria delle Ore: XVII/XVIII

Allegoria delle Ore: XIX/XX

Allegoria delle Ore:XXI/XXII

Allegoria delle Ore: XXIII/XXIV

Allegoria dell'Aria

Allegoria del Fuoco

Allegoria della Terra

Allegoria dell'Acqua


Da questo terrazzo si può godere del panorama su una parte di Firenze che comprende Piazzale Michelangelo e l'Abbazia di S.Miniato al Monte.

Abbazia di S.Miniato al Monte vista dal Terrazzo di Saturno di Palazzo Vecchio

Attraverso un corridoio con volta a botte decorata con grottesche, stemmi medicei e l'Allegoria del Fuoco, si può rientrare negli altri ambienti del Quartiere degli Elementi.

corridoio tra il Terrazzo di Saturno e la Sala di Ercole

volta del corridoio: Allegoria del Fuoco

Il piccolo locale sulla destra del corridoio è il cosiddetto Scrittoio di Minerva, dove venivano conservate le piccole statue in marmo della collezione di Cosimo I.

ingresso allo Scrittoio di Minerva

Nell'affresco del soffitto è raffigurato Vulcano che fa nascere Minerva estraendola dalla testa di Giove.

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La sala seguente è la Sala di Ercole, corrispondente alla sottostante Sala di Giovanni delle Bande Nere

soffitto della Sala di Ercole

Ercole nacque dall'unione tra un dio e una donna mortale: Giove e Alcmena. Il tradimento di Giove fece infuriare Giunone che cercò di uccidere Ercole mettendogli due serpenti nella culla, ma il bambino, dotato di grande forza, li strozzò.

La scena di Ercole fanciullo strozza i serpenti la troviamo raffigurata nel riquadro centrale del soffitto.

Ercole fanciullo strozza i serpenti

Negli altri riquadri furono invece rappresentate otto delle cosiddette dodici Fatiche di Ercole.

Ercole uccide il centauro Nesso

Ercole soffoca il gigante Anteo

Ercole uccide il ladro di buoi Caco
 
Ercole uccide il leone Nemeo

Ercole cattura Cerbero, guardiano degli Inferi

Ercole cattura i pomi delle Esperidi

Ercole uccide l'Idra di Lerna

Ercole uccide il toro di Creta

Appeso ad una parete della sala si trova un tondo raffigurante la Madonna col Bambino e S.Giovannino, opera attribuita al Maestro del Tondo Miller (1510/1520 ca.), ma in passato attribuita ad altri artisti tra i quali anche Leonardo da Vinci.

Madonna col Bambino e S.Giovannino (attr.Maestro del Tondo Miller - 1510/1520 ca.)

CURIOSITA': questo dipinto dalla splendida cornice intagliata e dorata è stato denominato anche la "Madonna del disco volante" per quello strano oggetto dipinto nel cielo a destra. Si tratterebbe invece della "nube luminosa" descritta nell'apocrifo Protovangelo di Giacomo.

Nella sala hanno trovato collocazione anche uno stipo decorato con uccelli, fiori e frutta realizzato su disegno di Leonard Von der Vinne (XVII secolo), un armadio in legno di noce (XVI secolo), un tavolo in legno di noce (XVIII secolo).

stipo (manifattura fiorentina su dis.Leonard Von der Vinne - 1660/1680) / armadio (XVI sec.) / tavolo (XVIII sec.)

Un annesso alla Sala di Ercole con soffitto decorato a grottesche e con l'emblema di Cosimo I de' Medici della tartaruga con la vela, conduce all'ambiente successivo, il Terrazzo di Giunone.

emblema di Cosimo I de' Medici: tartaruga con vela

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Il Terrazzo di Giunone in origine si apriva su un loggiato con colonne che permetteva ad Eleonora di Toledo (moglie di Cosimo I ) di affacciarsi su questo lato del palazzo. 

Il loggiato (lato senza decorazione) fu poi chiuso per permettere la realizzazione di un'altra ala del palazzo.

Nel progetto originario doveva abbellire questo piccolo ambiente una fontana, come quella dipinta a monocromo su una delle pareti, che s'ispirava alla fontana del Putto col delfino, opera del Verrocchio, oggi esposta in questa stanza, e la cui copia l'abbiamo già incontrata all'inizio della visita museale posta al centro del Cortile di Michelozzo.

parete affrescata del Terrazzo di Giunone

Fontana con Putto

Putto con delfino (Andrea del Verrocchio - 1470/1473)

Sulle altre due pareti troviamo affrescate le scene di Giunone sottrae Io a Giove che l'aveva trasformata in vacca per nasconderla e Giunone trasforma la ninfa Callisto, amata da Giove, nella costellazione dell'Orsa Minore.

Gli stucchi del terrazzo sono stati realizzati su disegno forse di Bartolomeo Ammannati.

Sul soffitto vi sono le raffigurazioni di Giunone su un carro trainato da pavoni, l'Allegoria dell'Abbondanza e l'Allegoria della Podestà.

soffitto: Allegoria dell'Abbondanza (a sinistra) / Giunone su un carro trainato da pavoni (al centro) / Allegoria della Podestà (a destra)

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Si passa ora alla visita della Sala di Giove, corrispondente alla sottostante Sala di Cosimo I.

Giove, padre di tutti gli dei, era figlio di Saturno e di Opi. Per nasconderlo al marito che aveva mangiato tutti gli altri suoi figli, Opi lo fece allevare dalle ninfe e allattare dalla capra Amaltea (che rimanda al segno zodiacale di Cosimo I: il Capricorno).

La scena raffigurata al centro del soffitto della sala è proprio questa: Il piccolo Giove allevato dalle ninfe e allattato dalla capra Amaltea.

Il piccolo Giove allevato dalle ninfe e allattato dalla capra Amaltea

Negli altri riquadri del soffitto sono raffigurate alcune allegorie: l'Allegoria dell'Onore, l'Allegoria della Gloria, l'Allegoria della Libertarietà, l'Allegoria dell'Astuzia, alternate da quattro Scene di sacrifici

Allegoria dell'Onore

Allegoria della Gloria

Allegoria della Libertarietà

Allegoria dell'Astuzia

Scena di sacrificio

Scena di sacrificio

Scena di sacrificio

Scena di sacrificio

Lungo la parte alta delle pareti sono raffigurati quattro paesaggi con rovine antiche e gli amori di Giove: Danae, Leda e il Cigno, il Ratto di Europa.

Paesaggio con rovine

Paesaggio con Danae

Paesaggio con Ratto di Europa

Paesaggio con Leda e il cigno

Tra gli arredi esposti in questa sala vi sono uno stipo con fiori e uccelli (XVII/XVIII secolo) e un cassone (XVI).

stipo (manifattura fiorentina - XVII/XIII sec.) / cassone (manifattura fiorentina - XVI sec.)

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Segue la Sala di Opi, che corrisponde alla Sala di Lorenzo il Magnifico nel sottostante Quartiere di Leone X: i due personaggio ai quali le due sale sono dedicate furono osannati da molte genti per le loro doti diplomatiche.

Opi dea della prosperità era la moglie di Saturno.

Nel centro del soffitto è raffigurata Opi su un carro trainato da due leoni e preceduta da sacerdoti.

Opi su un carro trainato da due leoni e preceduta da sacerdoti

Intorno al riquadro centrale sono state rappresentate le Allegorie delle Stagioni e le dodici Allegorie dei Mesi.

Allegoria della Primavera

Allegoria dell'Estate
 
Allegoria dell'Autunno

Allegoria dell'Inverno

Il pavimento in terracotta, realizzato da Santi Buglioni, raffigura gli emblemi ducali.


pavimento della Sala di Opi con due emblemi medicei della tartaruga, nome del duca Cosimo I che lo fece realizzare e data 1556

pavimento della Sala di Opi con emblema del Capricorno (segno zodiacale di Cosimo I)

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L'ultima sala del Quartiere degli Elementi del percorso museale è la Sala di Cerere.

soffitto della Sala di Cerere

La Sala di Cerere corrisponde nel sottostante Quartiere di Leone X alla Sala di Cosimo il Vecchio, il membro della famiglia Medici che portò gloria e prosperità a Firenze, come Cerere, la dea dell'Agricoltura, figlia di Saturno e Opi, donò i frutti della Terra all'umanità.

Nel riquadro centrale della sala è raffigurata Cerere che cerca la figlia Proserpina, rapita da Plutone dio degli Inferi

Cerere cerca la figlia Proserpina rapita da Plutone dio degli Inferi

Per intercessione infatti di Giove fu permesso a Proserpina di ritornare a vivere con la madre Cerere sei mesi all'anno. Nei mesi in cui le due dee erano lontane la Terra era improduttiva: con questo mito si spiega l'alternanza delle stagioni.
Intorno al riquadro centrale del soffitto sono raffigurati: Putti, Il demone Ascalafo mutato in gufo da Cerere, La ninfa Aretusa ritrova la cintura di Proserpina, Elettra, nutrice di Proserpina, Trittolemo divulgatore dell'Agricoltura.

a sinistra: Il demone Ascalafo mutato in gufo da Cerere / a destra: La ninfa Aretusa ritrova la cintura di Proserpina

a sinistra: Elettra, nutrice di Proserpina / a destra: Trittolemo, divulgatore dell'Agricoltura

Nei tondi agli angoli del soffitto sono dipinti: Giove, Diana, Apollo e Giunone.

angolo a sinistra: Apollo / angolo a destra: Giunone

angolo a sinistra: Giove / angolo a destra: Diana

Fanno parte degli arredi di questa sala un armadio del XVII secolo, due sedie, un tavolo, uno sgabellone, un cofanetto del XVI secolo, e una coppia di vasi del XVII secolo. 

armadio (manifattura fiorentina - XVII sec.)

sgabellone (dis.A.Allori - manifattura fiorentina - XVI sec.) / tavolo (manifattura fiorentina - XVI sec.) / sedie (manifattura fiorentina - XVI /XVII sec.) / cofanetto (manifattura fiorentina - XVI sec.)

vaso (manifattura Terchi - XVII sec.)


Annesso alla Sala di Cerere si trova il cosiddetto Scrittoio di Calliope, il piccolo ambiente dedicato alla Musa della poesia epica in cui Cosimo I conservava oggetti preziosi di piccole dimensioni, medaglie, bronzetti e miniature delle sue collezioni riposte su mensole, in armadi e cassette.

Sul soffitto è raffigurata Calliope circondata dagli attributi delle sue otto sorelle protettrici delle arti e delle attività intellettuali.

Calliope circondata dagli attributi delle sue otto sorelle

La finestra da cui l'ambiente prende luce è schermata da una vetrata in cui è raffigurata la Toeletta di Venere, opera di Gualtieri d'Anversa su disegno di Giorgio Vasari e Marco da Faenza. Al di sotto della vetrata si trova un tavolino decorato con fiori e animali acquatici del XVI secolo.

vetrata: Toeletta di Venere (Gualtiero d'Anversa su dis.G.Vasari e Marco da Faenza) / tavolino (manifattura fiorentina - XVI sec.)

cultura.comune.fi.it/pagina/musei-civici-fiorentini/museo-di-palazzo-vecchio 

A causa dell'emergenza COVID-19 orari e modalità di visita potrebbero essere soggetti a variazioni. Per questo vi consiglio di visitare il sito ufficiale riportato qui sopra. 

Costo: Museo                                                                         12,50€

            Museo + Sala dei Duecento con gli arazzi medicei   15,50€

            Torre di Arnolfo                                                         12,50€

GRATIS        per gli under 18

RIDOTTO    tra i 18 e i 25 anni e studenti universitari

 

CONCLUSIONI                                                                                                                            La visita di un'altra parte del percorso museale di Palazzo Vecchio è terminata, ma ancora altre sale ci attendono per narrarci gli splendori di un'epoca davvero speciale.

 


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