lunedì 14 ottobre 2024

Tangeri: la Foresta di Rmilat e il Centro d'Interpretazione del Patrimonio Perdicaris

A 7 km a Ovest del centro storico di Tangeri, nel quartiere Rmilat di fronte allo Stretto di Gibilterra, tra Capo Spartel a Ovest e il Palazzo Reale di Jebei Kebir a Est, si trovano la Foresta Rmilat e al suo interno il Centro d'Interpretazione del Patrimonio Perdicaris, che sono comunemente conosciuti come Parco Perdicaris. 

pianta del Parco Perdicaris

Parco Perdicaris

Il Parco Perdicaris è un parco naturale urbano che copre 70 ettari con sentieri nella vegetazione mediterranea e percorsi con splendidi panorami sullo Stretto di Gibilterra e sulla costa spagnola.

Parco Perdicaris

Parco Perdicaris

Parco Perdicaris

Parco Perdicaris

Parco Perdicaris

panorama sullo Stretto di Gibilterra

panchina con panorama

panorama sull'Oceano Atlantico e sul Mar Mediterraneo

Quello che oggi è divenuto un parco pubblico faceva parte di una proprietà acquistata da Ion Hanford Perdicaris, un cittadino americano di origine greca, che all'interno di questa tenuta fece erigere una residenza estiva nel 1878 per poter curare la moglie malata di tubercolosi.

plastico della villa e del parco di Perdicaris

Ma chi era Ion Perdicaris? 

Ion Perdicaris

Nato nel 1840 ad Atene, ma cresciuto negli Stati Uniti, Ion Perdicaris era figlio del console americano in Grecia. Iniziò i suoi studi in America e li terminò in Inghilterra dove conobbe nel 1870 Ellen Varley (donna all'epoca ancora sposata e con quattro figli), e con lei si stabilì a Tangeri nel 1872.

Ritratto di Ellen Perdicaris (Ion Perdicaris)

In Marocco Ion Perdicaris divenne un uomo d'affari, un attivista dei diritti umani, uno scrittore e un pittore orientalista. 

alcuni dipinti di Ion Perdicaris esposti alla Legazione americana

La residenza dei coniugi Perdicaris in città era quel palazzo all'estremità della Medina che venne venduto nel 1913 e trasformato negli anni '30 nell'Hotel Minzah. Poi per alleviare e curare i sintomi della moglie malata Ion Perdicaris decise di acquistare una tenuta sul mare.

La residenza, chiamata originariamente "Villa Aidonia" o "Luogo degli usignoli", fu costruita all'interno della tenuta su una collina rocciosa di fronte al mare. Lo stile architettonico composito che la caratterizza unisce lo stile anglosassone della Regina Anna, lo stile classico e quello medievale dei castelli europei.

facciata d'ingresso di Villa Aidonia

Questa villa divenne luogo di sontuose feste a cui partecipò il mondo elitario di Tangeri. 

Ma qui il 18 maggio 1904 successe quello che passò alla Storia come "L'affare Perdicaris", un evento che coinvolse non solo la famiglia Perdicaris, ma anche la diplomazia internazionale e i potenti dell'epoca.

La sera di questo giorno infatti, dopo aver cenato, la famiglia Perdicaris sentì un gran trambusto dalle stanze riservate ai domestici, e l'irruzione di uomini armati che dopo aver ferito alcuni servitori e buttato per terra la moglie di Perdicaris, costrinsero Ion Perdicaris e il figliastro maggiore Cromwell Varley a montare a cavallo e a seguirli.

a sinistra: Ion Perdicaris / a destra: Cromwell Varley (suo figliastro)

Ion Perdicaris e il suo figliastro erano stati rapiti da Moulay Ahmed Raissouni, soprannominato "Il Sultano delle montagne", un leader delle tribù delle montagne del Rif considerato da molti un eroe locale che combatteva le forze straniere, mentre per altri era solo un brigante. 

Ion Perdicaris fu rapito da colui che in precedenza aveva già rapito Sir Harry "Caid" Maclean, ufficiale scozzese dell'esercito britannico e istruttore dell'esercito marocchino, e Walter Burton Harris, corrispondente del The Times (1903).

Moulay Ahmed Raissouni chiese per la liberazione di Perdicaris un riscatto di 70.000 dollari (circa 2 milioni di dollari attuali) e il controllo di due dei territori più ricchi del Marocco.

Il Presidente degli Stati Uniti Theodore Roosevelt che stava organizzando la sua campagna per la rielezione alla Casa Bianca, approfittò dell'accaduto per guadagnare consensi ed elettori. Egli infatti inviò sette navi da guerra statunitensi a Tangeri minacciando di bombardare la città e venne chiesto al Sultano del Marocco Moulay Abdelaziz la consegna di Raissouni al motto "Perdicaris vivo o Raissouni morto".

a sinistra: Theodore Roosevelt / a destra: il Sultano Moulay Abdelaziz 

Dopo alcune trattative il Sultano pagò il riscatto, Perdicaris dopo poco più di un mese tornò a casa e Theodore Roosevelt ottenne la sua rielezione a Presidente.

Ma ci fu un particolare che venne svelato solo molti anni più tardi: Perdicaris aveva rinunciato alla sua cittadinanza statunitense durante la guerra civile americana (nel 1862 quarant'anni prima del suo rapimento) per evitare che i beni americani della famiglia fossero confiscati, ed era divenuto cittadino greco. Roosevelt, nonostante fosse venuto a conoscenza di ciò, portò avanti la sua decisione d'intervento in soccorso di un suo connazionale, capendo che poteva trarne vantaggio. 

Una volta tornato a casa Perdicaris continuò a frequentare Raissouni (forse fu "Sindrome di Stoccolma"?). In seguito la famiglia Perdicaris lasciò il Marocco per trasferirsi negli Stati Uniti e poi in Inghilterra. Perdicaris morì a Londra nel 1925.

Nel 1930 la famiglia vendette la villa e il parco al pachià Thami El Glaoui che l'usò come sua residenza quando era in visita a Tangeri. Dopo l'Indipendenza del Marocco (1956) divenne proprietà dello Stato e dopo un periodo di abbandono la villa fu restaurata (2015) e oggi questa residenza è divenuta un museo.

ingresso al museo

Al piano terra è allestita una mostra sulla storia di Ion Perdicaris, della sua dimora (chiamata oggi Chateau Perdicaris) e del contesto storico di Tangeri internazionale, multiculturale e diplomatica.

il "Grande salone verde" divenuto sala espositiva

Sono anche esposti nelle sale del pian terreno oggetti di uso quotidiano, mappe e foto.

Alcuni sono i mobili oggi restaurati che appartenevano alla villa, altri invece, pur non essendo appartenuti a Perdicaris, risalgono alla sua epoca.

salottino con camino

passavivande 


pianoforte e mobili antichi nell'atrio

scale interne

atrio e scala in legno

Ben ricostruita la sala da pranzo con camino. Appesi alle pareti vi sono due dipinti che raffigurano scene di vita famigliare dei Perdicaris.

Sala da pranzo

Sala da pranzo

camino della Sala da pranzo
  
Ritratto della famiglia Perdicaris

dipinti di Perdicaris (autoritratto e ritratto della moglie) ritratti nel quadro

Dai suoi viaggi Perdicaris portò e piantumò nel parco intorno alla residenza piante selvatiche che oggi qui prosperano: centinaia di eucalipti provenienti dall'Australia, palme dalla California e dalle Isole Canarie, alberi del drago, mimose, pini, querce da sughero, salici piangenti, pioppi e molti fiori.

Perdicaris amò circondarsi oltre che dei suoi numerosi cani anche di animali esotici tra i quali una gru e due scimmie addomesticate. Oggi popolano il parco molte specie di uccelli stanziali e migratori tra i quali il nibbio bruno, il gheppio e il grifone.

Al piano superiore della villa è stata allestita una mostra sulle specie di fauna e di flora della regione e della Foresta di Rmilat, sottolineando la biodiversità e la ricchezza di questa area verde.

Sala del Centro d'Interpretazione del Patrimonio Perdicaris

Sala del Centro d'Interpretazione del Patrimonio Perdicaris

Sala del Centro d'Interpretazione del Patrimonio Perdicaris

Sala del Centro d'Interpretazione del Patrimonio Perdicaris

Da una sala del piano superiore si può accedere ad una terrazza con uno splendido panorama sul mare.

uscita sulla terrazza

terrazza

panorama dalla terrazza

panorama dalla terrazza

CURIOSITA': La storia del rapimento di Ion Perdicaris è stata d'ispirazione al film "Il Leone e il Vento" (regia di John Milius - 1975), interpretato da Sean Connery nel ruolo di Moulay Ahmed Raissouni, ma dove il protagonista maschile del rapimento è stato cambiato in una ragazza interpretata da Candice Bergen. Nel film inoltre i marines combattono contro i soldati tedeschi, in realtà non presenti in Marocco in quel periodo.

locandina del film "Il Leone e il Vento"

  

PARCO aperto dalle 7.00

CHATEAU

Orari: lunedì/venerdì  9.00/18.00

           sabato             10.00/14.00

           domenica         CHIUSO

Costo: 70 MAD

CONCLUSIONI                                                                                                                        Una passeggiata in questa foresta rigogliosa offre la possibilità di rilassarsi, di poter fare come tanti tangerini un picnic di fronte al mare, o di entrare in parte nella storia di Tangeri. Il museo di recente apertura aiuta poi a capire il luogo, i personaggi e la biodiversità di questo polmone verde della città. Da non mancare se avete più giorni a disposizione per visitare la città.

picnic con "vista mare"


mercoledì 9 ottobre 2024

Tangeri: le tombe "fenicie" e il Café Hafa

Tangeri ha origini molto antiche. Le più antiche vestigia della città risalgono al 1450 a.C. Si pensa che la città sia stata fondata dai Cartaginesi nel IV secolo a.C. anche se i mercanti fenici arrivarono a Tangeri nell'VIII/VII secolo a.C.

Non rimangono tracce degli insediamenti fenici perché le abitazioni ("mapalia"= capanna) erano realizzate con materiali deperibili.

Nell'area di Tangeri si sono però scoperte nel 1965 otto necropoli rurali: Gebila, Gandori, Djebila, Malabata, Ain Dalia Kebira, Dar Shiro, Moghogha e quella sull'altopiano di Marshan. Le necropoli più importanti sono quelle di Ain Dalia Kebira a Sud-Est di Tangeri (98 tombe) e di Djebila a Sud di Cap Spartel (104 tombe).

Appena fuori dalle mura della Kasbah di Tangeri, nel quartiere residenziale di Marshan, su un altopiano roccioso a 15 m sul livello del mare che si affaccia sul Mar d'Alboran, la costa settentrionale di Tangeri, si trova uno dei pochi resti antichi della città: le cosiddette Tombe "fenicie".

Tombe "fenicie"

Segnano l'ingresso al sito alcune colonne ioniche romane.

via d'accesso al sito

via d'accesso al sito con colonne romane

Si tratta di sepolture molto antiche appartenenti in realtà ad una necropoli punico-romana, in quanto le tombe furono riutilizzate dai romani: al loro interno sono stati ritrovati strumenti della tradizione punica e oggetti di epoca romana, vasi e gioielli che hanno permesso di datarle.

Le tombe in stile libico-fenicio sono del tipo a cassone di grandi dimensioni e di forma quadrangolare, risalenti al VII/IV secolo a.C. 

Delle 98 tombe ritrovate in questo sito, più di 50 sono a cassettoni scavate nella roccia. Le tombe misurano 70 cm di profondità, 1,80m di lunghezza e 60 cm di larghezza. 

Tombe "fenicie"

Tombe "fenicie"

Tombe "fenicie"

Tombe "fenicie"

Nel sito aperto al pubblico si contano soltanto 25 sepolture. Pur di grande importanza archeologica, le tombe sono calpestabili, non protette da nessuna tettoia e ciò le porta ad essere allagate in caso di pioggia, e riempite di rifiuti da visitatori incuranti del loro valore storico. Consolante è aver visto che venivano ripulite da un addetto al mancato rispetto dovuto.

rifiuti nelle tombe

Quest'area è infatti divenuta un "balcone" sul mare e sullo Stretto di Gibilterra dove non solo vengono turisti ma anche gente del posto ad ammirare il tramonto.

panorama dalle Tombe "fenicie"

panorama dalle Tombe "fenicie"

Pur essendo state depredate nell'antichità e poi riutilizzate, in alcune tombe sono stati rinvenuti gioielli, epitaffi funebri, sarcofagi in piombo, monogrammi di Cristo, scheletri, monete...

figurine in terracotta (Necropoli di Marshan - epoca punica - Musée de la Kasbah - Tangeri)

balsamari  (Necropoli di Marshan - I sec. d.C. - Musée de la Kasbah - Tangeri)

piccolo altare (Necropoli di Marshan - epoca punica - Musée de la Kasbah - Tangeri)

vaso in bronzo (Necropoli di Marshan - prima metà IV sec. a. C. - Musée de la Kasbah - Tangeri)

spille e aghi (Necropoli di Marshan - epoca romana. - Musée de la Kasbah - Tangeri)

balsamari (Necropoli di Marshan - I sec. a. C. - Musée de la Kasbah - Tangeri)

testa di Bacco (Necropoli di Marshan - epoca romana. - Musée de la Kasbah - Tangeri)

in alto: statuette di Ercole (Necropoli di Marshan - I sec. a. C.. - Musée de la Kasbah - Tangeri) / in basso: statuette di Eros (Necropoli di Marshan - epoca romana. - Musée de la Kasbah - Tangeri)

sarcofago in piombo (Necropoli di Marshan - epoca punico-romana. - Musée de la Kasbah - Tangeri)

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Molto vicino alle Tombe "fenicie" si trova un altro dei siti iconici di Tangeri: il Café Hafa.

Café Hafa

Il Café Hafa, un locale modesto e popolare, ma con una splendida posizione, venne aperto nel 1921 da un giovane pescatore appassionato di gatti chiamato Mohamed Alloush (Ba M'hamed) su un terreno di proprietà demaniale. Era un Café improvvisato, una sorta di "chirinquito" arroccato sulla scogliera posta di fronte all'incontro di due mari: il Mediterraneo e l'Oceano Atlantico, e due continenti, l'Europa e l'Africa, distanti solo una quindicina di chilometri.

scritta posta all'ingresso del Café Hafa

Café Hafa è completamente all'aperto composto da cinque terrazze sovrapposte con pavimenti in cemento, pareti dipinte in bianco e indaco, file di balconi imbiancati, tavoli in cemento e piastrelle colorate o in legno e ferro arrugginito, sedie in plastica, vasi in terracotta dipinti. 

ingresso del Café Hafa

Café Hafa

Café Hafa

Café Hafa

I camerieri salgono e scendono le scale coi loro vassoi con bicchieri di tè alla menta, ma si possono ordinare anche bevande analcoliche o la bissara (piatto marocchino di purea di piselli spezzettati, cumino e olio) servita col pane.

Café Hafa iniziò ad essere conosciuto e frequentato negli anni '30, all'epoca della Tangeri internazionale, e divenne un luogo d'incontro di letterati, artisti, musicisti andalusi e politici: gli scrittore americani Paul Bowles e William S.Burroughs, lo scrittore spagnolo Juan Goytisolo (che immortalò il Café Hafa nel suo libro "Il Conte Giuliano"), gli scrittori e drammaturgi americani Tennessee Williams e Truman Capote, il poeta statunitense Allen Ginsberg, lo scrittore marocchino Mohamed Choukri, lo scrittore francese Jean Genet, lo scrittore e pittore americano Jack Kerouac (considerato il padre della Beat Generation), il filosofo francese Bernard-Henri Levy, il pittore cileno Claudio Bravo.

Il cantautore spagnolo Luis Eduardo Aute ha dedicato a questo mitica Cafè la canzone "Café Hafa". Qui sono state girate scene di film e documentari.

Café Hafa fu amato anche dai Rolling Stones e visitato da Winston Churchil e dall'ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan. Lo stilista Yves Saint Laurent possedeva una casa a pochi passi dal Café Hafa.

Oggi questo locale di meditazione dal passato bohémien è frequentato da giovani di Tangeri, turisti e visitatori in cerca di atmosfere particolari.


CONCLUSIONI                                                                                                                   Che cosa hanno in comune le Tombe "fenicie" e il Café Hafa? Forse non molto, se non il fatto che sono due luoghi molto vicini l'uno dall'altro e frequentati da turisti e locali. Uno è un sito storico-archeologico, l'altro è un luogo iconico, entrambi fanno parte della storia della città e come tali interessanti da visitare.