giovedì 20 luglio 2017

Ferrara: la Chiesa di S.Maria in Vado


La Chiesa di S.Maria in Vado è uno dei luoghi di culto più antichi e venerati di Ferrara.

Deve il suo nome ad un guado ("vado") sul Po, che un tempo passava nelle sue vicinanze.

E' già attestata nel X secolo la presenza di una chiesetta detta S.Maria Anteriore, posta a ridosso del castrum bizantino (primo centro urbano di Ferrara, ancor oggi caratterizzato da palazzi e vie medievali).

Nel 1495 la chiesa venne ingrandita, per volere di Ercole I d'Este, da Biagio Rossetti e decorata da Ercole de' Roberti.

L'antica facciata a settentrione divenne l'ingresso del transetto sinistro, dove venne posto un organo e la cantoria, mentre la nuova facciata principale venne rivolta a occidente.

portale del transetto della chiesa (nell'ex facciata principale)

La chiesa fu poi restaurata dopo il terremoto del 1570.

facciata della Chiesa di S.Maria in Vado
La facciata a due ordini della chiesa è in cotto e laterizi, arricchita da capitelli, cornicioni quattrocenteschi aggettanti e da un portale marmoreo, opera di Andrea Ferreri (1556), come anche le sculture dei due angeli poste ai lati della facciata.

Angelo (Andrea Ferreri)
Angelo (Andrea Ferreri)
Sulla sommità vi era, prima del terremoto che nel 2012 ha colpito Ferrara, una scultura rappresentante la Madonna col Bambino, che durante il sisma cadde e si ridusse in frantumi.
Oggi, restaurata, è posta nel chiostro della chiesa per ragioni di sicurezza e di conservazione.

La chiesa a pianta latina è divisa in tre navate a sei arcate con colonne corinzie.

interno della Chiesa di S.Maria in Vado
colonne corinzie e navata laterale sinistra
Tra gli archi sono rappresentate mezze figure di Santi (Carlo Bonomi).

mezze figure di Santi (Carlo Bononi)
mezze figure di Santi (Carlo Bononi)
Il soffitto della navata centrale è decorato con la Presentazione di Maria al Tempio (di Giulio Cesare Cromer - 1620), la Santissima Trinità adorata dai Beati e la Visitazione (di Carlo Bononi).

soffitto navata centrale
Santissima Trinità adorata dai Beati (Carlo Bononi)
Visitazione (Carlo Bononi)
Presentazione di Maria al Tempio (Carlo Bononi)

Nel catino absidale Carlo Bononi ha raffigurato la Esaltazione del Santo Nome di Dio (1616/1621).

Esaltazione del Santo Nome di Dio (Carlo Bononi)
Nel presbiterio vi sono le grandi raffigurazioni della Natività di Cristo (Domenico Mona), la Natività della Madonna (Domenico Mona), le Nozze di Cana (Carlo Bononi) e lo Sposalizio della Vergine (Carlo Bononi).

Sposalizio della Vergine (Carlo Bononi) / Natività di Cristo (Domenico Mona)
Natività della Madonna (Domenico Mona) / Nozze di Cana (Carlo Bononi)
Ai lati dei finestroni dietro l'altare maggiore Carlo Bononi ha dipinto Gesù tra i Dottori e la Fuga in Egitto.

Sul soffitto del presbiterio Domenico Mona vi dipinse l'Assunzione della Vergine.

Assunzione della Vergine (Domenico Mona - 1580/1581)
La grande ancona dell'altare maggiore racchiude l'Annunciazione di Camillo Filippi (1561).

abside e altare maggiore
Annunciazione (Camillo Filippi)
Anticamente il sito era già un luogo di pellegrinaggio per via di un'immagine miracolosa della Madonna detta Madonna di S.Luca.
Poi il 28 marzo 1171, giorno di Pasqua, avvenne un miracolo eucaristico: durante la messa celebrata dal priore Pietro da Verona, dall'ostia spezzata schizzò del sangue che colpì la volta che sovrastava l'altare.
Per ricordare l'avvenimento, per volere di Alfonso II d'Este, venne realizzato da Alessandro Balbi nel 1595 il Santuario del Preziosissimo Sangue, incorporando la voltina bagnata dalle stille di sangue, circondate da anelli d'oro.

Santuario del Preziosissimo Sangue
Il santuario fu collocato nel braccio destro del transetto della chiesa.
Due scalette laterali portano alla voltina, circondata dai simboli della Passione. 

voltina del miracolo del Preziosissimo Sangue
Le statue dei Profeti poste sulla sommità del tempietto sono di Pietro Turci.

Sopra i tempietto Francesco Parolini ha dipinto il Padre Eterno benedicente tra gli angeli (1740).

Padre Eterno benedicente tra gli angeli (Francesco Parolini - 1740)
Sul soffitto vi è rappresentato il Miracolo del Preziosissimo Sangue opera di Carlo Bononi (1616/1617).

Le due cappelle ai lati del Santuario del Preziosissimo Sangue, decorate da Ippolito Medini e Gaetano Sgarbi con figure monocrome in stile liberty (XX secolo), sono divenute il Sacrario dei caduti della località.

Nella cappella di sinistra furono raffigurate da Girolamo Marchesi (1518) la Fortezza e la Giustizia, per la famiglia Varano di Camerino.


Nel braccio sinistro del transetto si trova un organo cinquecentesco sovrastato dal Concerto degli Angeli (Giovanni Antonio Ghedini).

organo cinquecentesco
Concerto degli Angeli (Giuseppe Antonio Ghedini)
Sul soffitto del transetto sinistro vi è dipinta l'Assoluzione del prete incredulo o "Condanna dell'eresia dei Catari e dei Patarini" (Carlo Bononi).

Assoluzione del prete incredulo (Carlo Bononi . 1616/1617)
Carlo Bononi ha anche dipinto sulla finta cupola del transetto l'Incoronazione della Vergine (in restauro).

finta cupola nel transetto

Nella cappella del Battistero, a destra dell'altare maggiore, si trova un Battesimo di Cristo del Bastianino.


Molti sono i dipinti delle navate laterali.

Navata destra:

- nella prima campata si trova una copia di S.Giovanni in Patmos di Dosso Dossi, realizzata da Gregorio Boari

altare della prima campata (navata destra)
S.Giovanni a Patmos (Gregorio Boari dall'originale di Dosso Dossi)
- nella seconda campata vi è l'Apparizione di Cristo a Santa Geltrude con i Santi Ubaldo e Onofrio eremita (Giulio Cromer)

altare seconda campata (navata destra)
Apparizione di Cristo a Santa Geltrude con i Santi Ubaldo e Onofrio Eremita (Giulio Cromer)
- nella terza campata trova posto una S.Cecilia copia del Bastianino, opera di Gregorio Boari

altare terza campata (navata destra)
S.Cecilia (copia di Gregorio Boari dall'originale del Bastianino)
- nella quarta campata, luogo in cui avvenne il miracolo del Preziosissimo 
  Sangue (la chiesa allora aveva un altro orientamento e qui si trovava   
  l'altare maggiore), si trova la Madonna Amolyntos detta Madonna di 
  Costantinopoli, di scuola cretese-veneziana (XVI secolo), e un bassorilievo
  ligneo rappresentante la Natività che incornicia l'icona (Filippo Porri - XVII
  secolo)

altare quarta campata (navata destra)
Madonna Amolyntos (XVI sec.) / Natività (Filippo Porri - XVII sec-.)
- nella quinta campata vi è la rappresentazione di un Santo (?)

Santo (?)
Posta sopra a un confessionale si trova un'Annunciazione del XVI secolo. 

Annunciazione (XVI sec.)

Navata sinistra:

- nella prima campata vi è la Madonna in trono col Bambino, S.Rocco e
 Sant'Antonio abate (Stefano da Ferrara)

Madonna in trono col Bambino, S.Rocco e Sant'Antonio abate (Stefano da Ferrara)
- nella seconda campata un Sant'Andrea(?)

Sant'Andrea (?)
- nella terza campata si trova la Madonna in trono col Bambino,   
  S.Giovannino, le Sante Lucia, Agata, Caterina, Apollonia, Elena e Monica 
  con Sant'Agostino e il committente (Michele Coltellini)

Madonna in trono col Bambino, S.Giovannino, le Sante Lucia, Agata, Caterina, Apollonia, Elena e Monica con Sant'Agostino e il committente (Michele Coltellini)
- nella quinta campata trova posto un Crocifisso di autore ignoto

Crocifisso (autore ignoto)
- nella sesta campata si trova l'Ascensione di Cristo, copia del XVII secolo
  dell'originale del Garofalo, portata a Roma dopo la devoluzione

Ascensione di Cristo (copia del XVII secolo dall'originale del Garofalo)
- dietro ad un confessionale si trova il Martirio di Sant'Agricola di Domenico
  Mona (1579)

Martirio di Sant'Agricola (Domenico Mona)

Nella controfacciata sono sistemate, ai lati dell'ingresso, due pannelli che rappresentano un'Annunciazione.

Annunciata
Angelo Gabriele



Annunciazione
In questa chiesa vennero sepolti tre grandi artisti: Carlo Bononi, il Garofalo e il Bastianino.

Orari: 8.00/12.00  15.30/19.00

CONCLUSIONI
Merita certamente una visita l'antica Chiesa di S.Maria in Vado.
In questa chiesa sono infatti conservati dipinti di artisti ferraresi che hanno saputo valorizzare un importante luogo di culto e pellegrinaggio della città.
Peccato che la chiesa sia poco illuminata, non permettendo di apprezzare in pieno i capolavori che custodisce.
Non sono riuscita a trovare notizie di due tele d'altare poste nelle navate laterali (un probabile Sant'Andrea e un non ben identificato Santo).
Se qualcuno sapesse fornirmele, potrei completare adeguatamente il post!


sabato 15 luglio 2017

Ferrara: la Palazzina Marfisa d'Este, dimora signorile del Rinascimento


Il marchese di Massalombarda Francesco d'Este, terzogenito di Alfonso I e di Lucrezia Borgia, che abitava nel non lontano Palazzo Schifanoia, nel 1559 decise di farsi costruire una residenza estiva con giardini su Corso Giovecca a Ferrara, davanti all'oggi scomparso Monastero di S.Silvestro.

Intorno alla palazzina vi erano servizi, loggiati e padiglioni che erano immersi entro giardini.
L'insieme di questi edifici annessi vennero chiamati Casini di S.Silvestro.

Nel 1572 Francesco d'Este acquistò poi Palazzo Bonacossi, per estendere la proprietà verso sud.

Per decorare le sale della dimora, con le tipiche grottesche in voga in quell'epoca, vennero chiamati Camillo Filippi con i figli Cesare e Sebastiano (detto il Bastianino).

Il marchese visse in questa residenza con le sue due uniche figlie naturali, Marfisa e Bradamante.

La primogenita Marfisa alla morte del padre ereditò la proprietà, che da lei prende ancora oggi il nome.

Donna di grande bellezza, passione e cultura, sposò prima il cugino Alfonsino d'Este e poi, dopo essere rimasta vedova solo dopo pochi mesi di matrimonio, si risposò con Alderano Cybo Malaspina, principe di Massa Carrara.
Ebbe otto figli.

Fu grande amica di Torquato Tasso, che venne da lei ospitato quando venne rifiutato dalla corte estese.

Amava la vita mondana ed ebbe una fama di dama fatale.
Si racconta che avesse numerosi amanti e che poi li facesse uccidere gettandoli nel pozzo del giardino, al cui interno si trovavano rasoi affilati.

Questa fantasia popolare però sorse tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, basandosi solo su credenze popolari.
Eppure c'è chi giura di sentirla di notte percorrere in carrozza le strade intorno alla sua residenza, inseguita dagli scheletri dei suoi amanti.

Marfisa abitò nella palazzina sino al 1608, anno della sua morte, anche quando la famiglia estense, a causa della Devoluzione dello Stato estense allo Stato Pontificio (1598), si trasferì a Modena.

Dopo la morte di Marfisa la residenza signorile, ereditata dalla famiglia del marito, passò all'amministrazione Cybo.

A metà del XVIII secolo la palazzina iniziò il suo degrado e nel 1861 divenne proprietà del Comune.

Divenne la dimora dei senza tetto e nel 1890 vi si installò un fabbro.
Vennero poi intrapresi dei restauri nel 1909/1915 e nel 1937 con ripristino di parte degli affreschi delle volte delle sale, andati perduti.

Nino Barbantini si occupò di restituire alla residenza le sue sembianze originali e l'arredò con mobili ed oggetti in parte provenienti da Ferrara e in parte acquistati sul mercato antiquario, creando una casa-museo che evoca lo splendore del Rinascimento estense.

La facciata della palazzina è in mattoni a vista, scandita da lesene in cotto.
E' decorata da dodici finestre e da un portale d'ingresso monumentale in marmo, preceduto da scalinata.

facciata della Palazzina Marfisa d'Este su Corso Giovecca
La palazzina ad unico piano, si articola intorno ad una grande sala centrale sulla quale si aprivano le sale laterali.

L'ingresso alla casa-museo avviene da un ingresso laterale.

ingresso alla casa-museo
La prima sala che si visita nel percorso della casa-museo è la cosiddetta Sala dell'Imprese o Sala Rossa.

volta della Sala delle Imprese o Sala Rossa
La decorazione pittorica della volta è opera della bottega dei Filippi nel XVI secolo.

particolare della decorazione a grottesche della volta della Sala delle Imprese
All'inizio del '900 furono compiute delle integrazioni da parte di Enrico Giberti nell'ambito del restauro della palazzina.

particolare della decorazione a grottesche della volta della Sala delle Imprese
particolare della decorazione a grottesche della volta della Sala delle Imprese
La sala prende il nome dalla decorazione della fascia alta lungo le pareti, nella quale in medaglioni ovali sono rappresentate le imprese filosofiche di Francesco d'Este:

- "Pari animo" (= lo stesso impegno è profuso negli obblighi derivanti sia
   dalla Virtù che dall'Onore, la Virtù si conquista mentre l'Onore si deve
   mantenere).

   E' rappresentato dal doppio tempio dedicato a Virtù e Onore eretto
   da Marco Claudio Marcello nel III secolo a.C. vicino a Porta Capena a
   Roma.

impresa "Pari animo" (Tempio doppio di Virtù e Onore)

- "Si non vires animus" (= "Se mancano le forze rimane la volontà").

   E' rappresentato da un leone ferito con una zampa tagliata.

impresa "Si non vires animus" (leone ferito)

- "Si non sors tolerantia" (= "Se non la sorte la tolleranza" - la tolleranza è
    la forza di volontà e di sopportazione necessaria nei casi sfortunati).

   E' rappresentato dalla nave di Ulisse circondata dalle Sirene.

impresa "Si non sors tolerantia" (nave di Ulisse)

- "Fons Manduriae" (="la fonte di Manduria" - in ogni situazione bisogna
    mantenere fermi i propri sentimenti e le proprie convinzioni).

   E' rappresentato dalla Fonte Pliniana, ovvero il lago vicino Manduria (nel
   Salento), dove le acque rimanevano sempre della stessa quantità, sia che si
   togliesse o che si aggiungesse acqua.

impresa "Fons Mandiriae" (lago di Manduria con scoglio)
Nei costoloni dei quattro angoli della volta, tra raffigurazioni di grottesche, è raffigurata l'Artemide Efesina, simbolo di fecondità.
E' accompagnata dagli animali a lei sacri: leoni, unicorni, mostri alati e cervi.

Artemide Efesina
In medaglioni tondi sono raffigurate scene mitologiche a monocromo: Scene di Sacrificio, il Ratto di Proserpina, Fauni e Baccanti, Venere con i figli Eros e Anteros.

tondo a monocromo: Venere e i figli Eros e Anteros
tondo a monocromo: Scene di Sacrificio
tondo a monocromo: Ratto di Proserpina
tondo a monocromo: Fauni e Baccanti
Entro tabelle, e nell'atto di sbucare da corolle di fiori tra candelabra, sono raffigurati Amorini.

Amorini (in tabelle)
Amorini (in corolle di fiori)
Sono presenti nella sala un cassone in legno di cipresso con decorazioni a intaglio (veronese - XV secolo), due credenze e un cassone con tarsie geometriche (toscani - XV secolo) e un tavolo a credenza in castagno (emiliano - XVI secolo).

tavolo a credenza (emiliano - XVI sec.)
Fanno parte dell'arredo della sala un busto femminile in marmo (Antonio Lombardo - XVI secolo), il Ritratto di Ercole I d'Este (Sperandio di Bartolomeo Savelli - XV secolo) e il presunto Ritratto di Marfisa d'Este (copia di Mario Capuzzo da originale esposto a Palazzo Ducale a Mantova - XX secolo).

presunto Ritratto di Marfisa d'Este (copia di Mario Capuzzo - XX secolo)
Ercole I d'Este (Sperandio di Bartolomeo Savelli)
busto femminile (Antonio Lombardo - XVI sec.)
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Si passa quindi nella Loggetta dei Ritratti.

Loggetta dei Ritratti
Qui, al centro delle lunette ad est e a ovest della volta, sono rappresentati infatti in medaglioni i ritratti delle figlie di Francesco d'Este: Marfisa e Bradamante.

Ritratto di Marfisa (con pappagalli)
Ritratto di Bradamante (con pappagalli)
Sono state ritratte da bambine, con fiori in mano e con accanto un pappagallo.

La volta a botte è suddivisa in tre fasce scandite da vele che hanno origine da sei lunette laterali.

volta della Loggetta dei Ritratti
Fu Camillo Filippi a decorare a grottesche la volta, con Satiri monocromi, rappresentazioni di divinità, capre, e la corona con significato benaugrante per le figlie di Francesco d'Este.

decorazione a grottesche della volta della Loggetta dei Ritratti
particolare della volta della Loggetta dei Ritratti
Nei tre rettangoli centrali sono state dipinte le Tre Ore: Tallo (la Fioritura primaverile), Auso (il Rigoglio estivo) e Carpo (la Fruttificazione autunnale) figlie di Zeus e Teti.

raffigurazioni al centro della volta delle Tre Ore: Tallo, Auso e Carpo
Le tre arcate della sala, che immettono nel giardino, sono chiuse da una grata in legno.

arcate della loggetta che affacciano sul giardino
le arcate della loggetta viste dal giardino
Un tempo, uscendo dalla loggetta e attraversando un boschetto, si poteva raggiungere la Loggia del Cenacolo addossata a Palazzo Bonaccossi, che faceva parte allora della proprietà.

La loggetta comunica anche tramite un'arcata con la cosiddetta Sala Grande.

Fanno parte dell'arredo di questa sala una coppia di sedie in noce intagliato e cuscini in cuoio impresso (XVII secolo).

                                                                       _________

Si prosegue la visita con la Sala di Fetonte, così chiamata dalla rappresentazione al centro della volta.

Sala di Fetonte (lavabo e sedie con schienale a giorno)
Erroneamente si pensava infatti che rappresentasse il Carro di Fetonte, e invece è il Carro del Sole

Carro del Sole (XVI sec. - autore ignoto)
E' questa una copia di autore ignoto del XVI secolo dell'affresco eseguito da Giulio Romano nel 1517/1530 per Palazzo del Te a Mantova.

La decorazione di questa sala andò persa in un incendio, e fu restaurata da Nino Barbantino negli anni '30 dello scorso secolo.

Su una delle pareti si trova un lavabo in pietra di Custoza realizzato dalla bottega dei Lombardi (XV secolo), appartenuto alla collezione Donà delle Rose, e messo in questa sala nel 1938.

lavabo (XV sec. - bottega dei Lombardi - dalla coll. Donà delle Rose)
particolare della decorazione del lavabo
E' qui presente il Ritratto di Margherita Gonzaga (Franz Pourbus il Giovane), terza moglie di Alfonso II d'Este, fondatrice a Ferrara di un conservatorio per fanciulle, dedicato a S.Margherita.

Ritratto di Margherita Gonzaga (Franz Pourbus il Giovane)
La tela con Figura allegorica con unicorno, angeli e palma del martirio si trovava in precedenza nell'Oratorio del conservatorio fondato da Margherita Gonzaga.

Figura allegorica con unicorno, angeli e palma del martirio ((dall'Oratorio del conservatorio per fanciulle fondato da Margherita Gonzaga)
Le due panche in legno di noce con schienale a giorno, presenti in questa sala, sono state considerate tra le più perfette creazioni del mobilio toscano del Cinquecento.

tavolo a cassetti (XVI sec.)
Fanno parte dell'arredamento anche un tavolo a cassetti in noce (XVI secolo), e due sedie del XIX secolo che imitano un modello dell'Italia settentrionale.

E' qui conservata la statua in bronzo raffigurante un putto, realizzata da Giuseppe Virgili nel 1935 per decorare una fontana del giardino.
Oggi all'esterno è stata sostituita con una copia.

Putto (Giuseppe Virgili 1935)
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La prossima sala è la Sala dei Banchetti.

volta della Sala dei Banchetti
La sontuosa decorazione della volta, con scene mitologiche incorniciate da festoni vegetali, venne rifatta da Augusto Pagliarini.

particolare della volta della Sala dei Banchetti
particolare della volta della Sala dei Banchetti
Al centro sono rappresentate le quattro imprese araldiche di Francesco d'Este (già citate per la Sala delle Imprese).

volta della Sala dei Banchetti: impresa del "Pari animo" (doppio tempio di Virtù e Onore - riquadro a sinistra) e impresa "Fons Manduriae" - lago di Manduria con scoglio - a destra)
volta della Sala dei Banchetti: impresa di "Si non sors tollerantia" (nave di Ulisse - a sinistra) e impresa "Si non vires animus" (leone ferito - a destra)
In edicole incorniciate da motivi floreali sono dipinte scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio:

- il Carro di Arianna

volta della Sala dei Banchetti: il Carro di Arianna
- il Ratto d'Europa 

volta della Sala dei Banchetti: Ratto di Europa
- la Gara tra Apollo e Pan

volta della Sala dei Banchetti: Gara tra Apollo e Pan
- Apollo scortica Timolo.

volta della Sala dei Banchetti: Apollo scortica Timolo
Alle pareti sono appese due raffigurazioni della Battaglia delle Amazzoni, di autore ignoto del XVII secolo, copia da Rubens, tagliata e divisa in due parti.

Battaglia delle Amazzoni (copia da Rubens di autore ignoto del XVII secolo)
Battaglia delle Amazzoni (copia da Rubens di autore ignoto del XVII secolo)
Sono incorniciate da cornici "alla Sansovina" del XVI secolo.

Un'altra tela raffigura la Morte di Antiope, che combatte a fianco di Teseo (XVII secolo).

Morte di Antiope (XVII sec.)
Le torciere lignee delle pareti sono state realizzate su modello cinquecentesco.
I due tavoli e le panche in noce sono del XVIII secolo.
La credenza a tre sportelli con erme scolpite è della metà del Cinquecento.

Il busto di condottiero in marmo a imitazione dell'antico è del XVII secolo.

Busto di condottiero (XVII sec.)
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Da questa sala si può accedere ad un piccolo ambiente chiamato Studiolo.

soffitto ligneo dello Studiolo
Il soffitto originale della sala è andato perso.
La saletta oggi ha un soffitto in legno a grottesche dipinte (XVI secolo), proveniente da una residenza veneta di Donà delle Rose.

Nelle cornici vi sono dipinti motivi di fiori e frutta.

particolare del soffitto ligneo dello Studiolo
particolare del soffitto ligneo dello Studiolo
particolare del soffitto ligneo dello Studiolo
particolare del soffitto ligneo dello Studiolo
Nella tavola centrale ottagonale, non pertinente al soffitto, è rappresentato il Ratto di Europa (XVII secolo).

soffitto dello Studiolo: Ratto di Europa
Sopra la porta d'ingresso c'è un Ritratto del duca Alfonso I del XVI secolo (autore ignoto).

Ritratto del duca Alfonso I d'Este (autore ignoto del XVI sec.)
L'altra tela qui presente è il Ritratto di Livia Martinengo, una nobildonna.

Ritratto di Livia Martinengo (autore ignoto del XVI secolo)
Arredano l'ambiente un postergale in noce a cinque scomparti (XVII secolo), una cattedra in massello di noce che con uno stallo staccato funge da scrittoio (XX secolo), una sedia "Savonarola" (XVI secolo) e un armadio con capitelli ionici (XV secolo).

armadio (XV sec.)
postergale (XVII secolo)
stallo con cattedra
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Dalla Sala di Banchetti, tramite la porta opposta a quella per accedere allo Studiolo, si può passare nella cosiddetta Sala Grande.

Sala Grande
Questo androne passante, tipico dell'architettura ferrarese rurale e domestica, asse centrale dell'edificio intorno alla quale si aprono tutte le altre sale della palazzina, è aperto a nord con il portale monumentale della residenza.

E' inoltre collegato a sud col giardino tramite la Loggetta dei Ritratti.

La decorazione pittorica della sala, la cui opera originale forse poteva essere attribuita alla bottega dei Filippi, è stata in parte rifatta: nel 1906 da Mezzolani e nel 1938 da Pagliarini.

decorazione pittorica della volta della Sala Grande
Il fregio che corre lungo le pareti è diviso in dodici scomparti rettangolari e decorato con figure dell'antichità classica.

fregio delle pareti: figurine dell'antichità classica
fregio delle pareti: figurine dell'antichità classica
Poco più sopra, un meandro con fogliami racchiude otto cartigli con figure giacenti femminili.

particolare del meandro: figura femminile giacente in un cartiglio
particolare del meandro: figura femminile giacente in un cartiglio
particolare del meandro: figura femminile giacente in un cartiglio
particolare del meandro: figura femminile giacente in un cartiglio
La volta è decorata a grottesche, e il suo centro è occupato da una cornice nella quale sono state dipinte quattro figure giacenti femminili (forse le quattro stagioni).

volta a grottesche della Sala Grande
All'interno della cornice vi sono raffigurati Amorini che sorreggono il disco di un padiglione (forse opera del Bastianino).

riquadro centrale della volta con figure femminili giacenti e Amorini reggipadiglione
Trovano posto nella sala sedie e seggioloni con intagli e dorature in stile cinquecentesco (XIX secolo), due credenze da sacrestia (arte veneta del XVII secolo), un tavolo a cassetti (gemello di quello della Sala di Fetonte - XVII secolo).

una credenza da sacrestia (XVII sec.) e due sedie (XIX sec.) dell'arredo della Grande Sala
I due busti marmorei della sala risalgono al XVI secolo:

- busto di Beatrice Prisciani (1574) dal monumento funebre eretto al marito
  Ferrante Estense Tassoni

busto di Beatrice Prisciani (1574)
- busto virile di provenienza incerta.

busto virile (XVI sec.)
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Ritornando indietro verso la Sala Grande, passando tramite la Sala dei Banchetti, si arriva alla Sala del Camino, con al centro della parete un camino della scuola dei Lombardi (XVI secolo).

Sala del Camino
Il camino, proveniente da Palazzo Faletti, porta dipinto lo stemma (un leone su tre bisanti) della famiglia di provenienza, quindi non è di pertinenza della palazzina, ma fu qui collocato nel secolo scorso.

camino
La volta quadripartita è stata decorata dalla bottega dei Filippi nel XVI secolo, ma ha subito un restauro nel XIX secolo ad opera di Enrico Giberti.

volta della Sala del Camino
In medaglioni sono rappresentate, anche in questa sala, le imprese di Francesco d'Este.

volta Sala del Camino: impresa "Si non vires animus" (medaglione a sinistra con il leone)/ impresa "Fons Manduriae" (medaglione a destra con lago di Manduria)
volta Sala del Camino: impresa "Pai animo" (medaglione a sinistra con il doppio tempio di Virtù e Onore)/impresa "Si non sors tolerantia" (medaglione a destra con la nave di Ulisse)
Nei costoloni d'angolo della volta sono dipinte in edicole le allegorie delle quattro stagioni.

costolone della volta della Sala del Camino: un'allegoria delle quattro Stagioni
Una teoria di anfore con fiori, intercalate da cariatidi, e sormontate da archetti vegetali, corre al di sopra di un fregio.

Sul fregio, diviso in due ordini, sono raffigurate divinità dell'Olimpo tra tempietti e padiglioni.

Arredano la sala: un cassone a credenza (XVI secolo), seggiole, seggioloni e sgabelli in noce (XVI secolo), uno studiolo con segreti (XVI secolo).

busto di fanciullo (II secolo d.C.) e Ritratto del Re d'Inghilterra Giacomo I (XVI sec.) su una credenza (XVI sec.)
Su una parete si trova il Ritratto del Re d'Inghilterra Giacomo I con cornice alla "Sansovina" (XVI secolo).
Il busto di fanciullo in marmo rappresenta forse Lucio Vero (II secolo d.C.).

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L'ultima sala che si visita all'interno della Palazzina Marfisa d'Este è la Sala degli Armadi, così chiamata per i due armadi veneziani in noce qui presenti.

uno degli armadi veneziani che danno nome alla Sala degli Armadi
Gli armadi del XVI secolo, decorati con sculture lignee, provengono da Palazzo Garzoni a Ponte Canale, e sono l'opera di Pietro da Salò su disegno di Jacopo Sansovino.

particolare della decorazione scultorea dell'armadio (XVI sec. - Piero da Salò su disegno di Jacopo Sansovino)
Il soffitto del XVI secolo è stato restaurato e ridipinto a monocromi con rosoni raggianti.
Il soffitto proviene da un palazzo bolognese.

soffitto ligneo a cassettoni dipinti della Sala degli Armadi
Candelabri seicenteschi, uno sgabello in noce con schienale sagomato (XVI/XVII secolo) e un seggiolone  del XVII secolo finiscono di arredare la saletta.

In piccole teche sono esposte mattonelle della pavimentazione originale della palazzina.

esposizione di mattonelle della pavimentazione originale
Terminata la visita degli interi, si prosegue il percorso all'esterno, nel giardino con il pozzo quattrocentesco con stemmi estensi e la fontana con il putto, e visitando quel che resta degli edifici annessi alla dimora.
 
giardino della Palazzina Marfisa d'Este
fontana con putto
pozzo quattrocentesco
facciata della palazzina che affaccia sul giardino
loggiato della facciata laterale
Il grande giardino con un boschetto che conduceva alla Loggia del Cenacolo di Palazzo Bonacossi, è oggi quasi scomparso.
Dagli anni '30 dello scorso secolo il boschetto ha infatti lasciato il posto al Tennis Club Marfisa.

Tennis Club Marfisa sulla destra foto
 Dalla demolizione ottocentesca si è salvata invece la cosiddetta Loggia degli Aranci o Teatro di Marfisa, che d'inverno fungeva da cedraia per il ricovero degli agrumi.

esterno della Loggia degli Aranci
Insieme ad alcune casa che vennero demolite, circondava un giardino segreto.

Da qui partiva un pergolato che conduceva alla Loggia del Cenacolo, fondale della residenza.


Loggia degli Aranci
La Loggia degli Aranci, costruita tra il 1560 e il 1570, fu rifatta nel 1938 da Augusto Paglierini.

La loggia, un tempo aperta da ambo i lati, ha una volta a botte affrescata a finto pergolato di vite popolato da uccellini, scimmiette e scoiattoli.

volta a finto pergolato della Loggia degli Aranci
particolare della volta affrescata
Anticamente era sede di concerti e piccoli spettacoli.
Per la prima volta venne qui rappresentata l'Aminta di Torquato Tasso.

Successivamente la loggia fu affittata e divenne di volta in volta un laboratorio, un magazzino per foraggi, una fonderia e una fabbrica di sapone.

Ad un capo della loggia vi è antiloggia dal soffitto a lacunari con dipinta una serie di putti musicanti.

antiloggia
Sulle pareti corre una fascia sulla quale sono rappresentate le località dei possedimenti di Francesco d'Este.

soffitto a lacunari dipinti e fregio decorato dell'antiloggia
particolare del soffitto dell'antiloggia: putto musicante
particolare del soffitto dell'antiloggia: putto musicante
particolare del soffitto dell'antiloggia: putto musicante
Questa antiloggia dava accesso alla Sala della Grotta (oggi utilizzata per conferenze).


http://www.artecultura.fe.it/382/palazzina-marfisa-d-este

Orario: martedì/domenica   9.30/13.00  15.00/18
            lunedì chiuso
Costo:  4€


CONCLUSIONI
La visita della Palazzina Marfisa d'Este è un salto nel passato.
La ricchezza delle decorazioni pittoriche delle volte delle sue sale, anche se in parte ridipinte in tempi più vicini a noi, rappresenta un esempio mirabile dello sfarzo del Rinascimento estense, di un'epoca nella quale la ricerca del bello artistico era una costante della vita dell'aristocrazia del tempo.
Gli artisti che hanno lavorato alla decorazione di questa dimora, come in altre di Ferrara e dintorni, hanno lasciato la creatività della loro arte tra queste mura, che noi ancor oggi possiamo apprezzare.