mercoledì 25 febbraio 2015

Roma: le chiese del Palatino


Come è noto gli antichi Romani erano abili costruttori, e non a caso, gli edifici da loro costruiti sono serviti, nei secoli successivi al tramonto dell'Impero Romano e alla caduta del regno dei Goti, oltre che come cava di materiali da riutilizzare, anche come solide fondamenta per innalzare nuove costruzioni.

Anche il Palatino ha subito la stessa sorte.
Fortunatamente (così si sono potuti conservare) sotto la dominazione degli esarchi bizantini di Ravenna e del papato, alcuni edifici pubblici del cuore dell'antica Roma furono tramutati in chiese cristiane:

- la Chiesa di San Sebastiano al Palatino sull'Elagabalium,
- la Chiesa di San Bonaventura al Palatino su una cisterna romana,
- la Chiesa di San Teodoro al Palatino sugli Horrea Agrippiana,
- la Basilica di Santa Anastasia al Palatino su un'insula.

CHIESA DI SAN SEBASTIANO


La chiesa sorse nel X secolo sul luogo del martirio di S.Sebastiano, avvenuto nel III secolo d.C. sotto Diocleziano.

L'Imperatore Elagabalo aveva costruito nell'angolo nordorientale del Palatino l'Elagabalium, un tempio dedicato al Sol Invictus.

chiesa di S.Sebastiano e basamento del Tempio di Elagabalo
L'Imperatore aveva riunito nel suo tempio alcuni degli oggetti sacri a Roma, tra i quali anche il Palladio di Atena, portato da Enea in fuga da Troia.
Per questo la chiesa venne anche chiamata chiesa di Santa Maria in Pallara.

giardino della chiesa di S.Sebastiano
giardino della chiesa di S.Sebastiano
Nel 1061 la chiesa e il convento furono concessi all'Abbazia benedettina di Montecassino.
Nel XIII secolo inizia il progressivo abbandono.

La chiesa fu ricostruita nel 1624 da Urbano VIII, avendo Taddeo Barberini, nipote del Papa, acquistato la vigna chiamata poi Vigna Barberini sulla quale sorge la chiesa.
facciata della chiesa di S.Sebastiano
La semplice facciata modanata termina con un timpano.
Ha un portale a doppio timpano con serafino.
E' decorata con le api simbolo dei Barberini e lo stemma di Urbano VIII.

facciata della chiesa di S.Sebastiano
L'interno è a navata unica.

altare della chiesa di S.Sebastiano
L'altare ha due colonne in breccia corallina.

colonne in breccia corallina dell'altare
Il restauro di Urbano VIII ha cancellato gran parte del ciclo di affreschi originali che decoravano la chiesa.
Rimangono quelli dell'abside.

affresco del catino absidale
Nel catino è raffigurato Gesù tra i Santi Lorenzo, Stefano, Sebastiano e Zotico.
Al di sotto si trova l'Agnello Mistico verso il quale vanno dodici pecore (gli Apostoli).
registro inferiore con angeli e Sante
registro inferiore con angeli e Sante
Nel registro inferiore sono invece raffigurati la Vergine con due angeli e le Sante Agnese, Caterina, Lucia e Cecilia.

La pala d'altare Martirio di S.Sebastiano di Andrea Camassei è stata spostata sulla parete sinistra per permettere di vedere gli affreschi absidali.

Nella chiesa vi sono alcuni affreschi seicenteschi eseguiti da Bernardino Gagliardi: S.Sebastiano (lunetta dell'altare maggiore), Dio Padre con Angeli (cupola), Fede, Carità, Costanza e Contrizione (nei pinnacoli).

affreschi seicenteschi della chiesa di S.Sebastiano
lunetta con S.Sebastiano
cupola con Dio Padre con angeli
Sul portale del complesso religioso vi è una pittura moderna in ceramica rappresentante il Martirio di S.Sebastiano.

ingresso del complesso religioso di S.Sebastiano
Orario:   lunedì/mercoledì/venerdì   9.00/12.00
(telefonare ai numeri posti sotto il campanello e un frate della chiesa di S.Bonaventura vi verrà ad aprire)


CHIESA DI S.BONAVENTURA AL PALATINO


Sul lato meridionale della Vigna Barberini, non distante dalla chiesa di S.Sebastiano, si trovano il convento e la chiesa di S.Bonaventura.

chiesa e convento di S.Bonaventura
La chiesa sorge su una cisterna d'epoca romana, dell'Acquedotto Claudio.
L'acqua doveva alimentare le Terme Severiane.

chiesa di S.Bonaventura al Palatino e resti di cisterne romane
La chiesa è dedicata a S.Bonaventura da Bagnoregio, divenuto ministro generale dell'Ordine francescano.
E' invece sepolto nella chiesa il beato Bonaventura da Barcellona che contribuì alla costruzione della chiesa.

La chiesa veniva chiamata anche chiesa di S.Bonaventura alla Polveriera, per la vicinanza di una fabbrica di polveri da sparo.

Fu fatta erigere dal Cardinal Francesco Barberini nel 1675.
I Torlonia la restaurarono nel 1839/1840.

facciata della chiesa di S.Bonaventura
La semplice facciata è a doppio spiovente; il portale modanato è sormontato da una nicchia con la statua di S.Bonaventura (XVIII secolo).
In alto vi è una lunetta che rappresenta S.Leonardo tra gli angeli.

lunetta con S.Leonardo tra gli angeli
La chiesa è a navata unica con sette altari.
Del 1839 è la copertura a botte con dipinti finti cassettoni.

navata della chiesa di S.Bonaventura
Sull'altare maggiore  vi è un'Immacolata Concezione e i Tre Ordini Francescani di Filippo Micheli da Camerino e al di sotto vi è sepolto di S.Leonardo da Porto Maurizio, morto nel convento nel 1751 (nel convento si può vedere la cella dove morì).

altare maggiore con Immacolata Concezione - F.Micheli
Ai lati dell'altare maggiore ci sono due cappellette.
Sul primo altare a destra si trova una Crocifissione di Beneschi.
Di Beneschi sono anche un'Annunciazione e un S.Michele.
Sul secondo altare a destra vi è un S.Pasquale di Calandrucci.
Nella cappella a destra dell'altare vi è un S.Antonio da Padova dipinto da Fra Pietro da Copenaghen.
Nella cappella a sinistra dell'altare Fra Pietro da Copenaghen ha invece dipinto un S.Francesco d'Assisi.

Annunciazione - Beneschi
La chiesa conserva anche una copia della Madonna del bell'Amore di Sebastiano Conca, amico di S.Leonardo da Porto Maurizio (l'originale è conservato nel convento).

copia della Madonna del bell'Amore - Conca
Abbiamo avuto l'occasione, durante una nostra visita alla vicina chiesa di S.Sebastiano, di conoscere Fra Simone, un gentile frate del convento di S.Bonaventura che ci ha permesso di visitarne il giardino, gli ambienti di preghiera con un antico coro, la cella di S.Leonardo da Porto Maurizio e la loggetta chiusa posta sulla sommità dell'edificio dalla quale ammirare uno stupendo panorama a 360°sul Palatino, sul Colosseo e dintorni.

giardino del convento di S.Bonaventura
giardino del convento di S.Bonaventura
una veduta dalla loggetta del convento
Abbiamo avuto modo di conoscere anche Sidival Fila un artista e frate di questa comunità monastica, ed ammirarne i suoi lavori.
Acune sue opere sono state in mostra in Italia e altre fanno parte di collezioni private europee, brasiliane e statunitensi.
Una sua opera si trova nella Collezione d'Arte Contemporanea dei Musei Vaticani.

Lungo il muro della strada che conduce alla chiesa vi sono edicole chiuse da grate che custodiscono una Via Crucis con gruppi in terracotta dipinta, volute da S.Leonardo da Porto Maurizio.

Via Crucis sulla strada che conduce alla chiesa di S.Bonaventura
un'edicola della Via Crucis
Quelle originali erano opera di A.Bicchierai, sostituite nel 1772 da quelle attuali modellate da G.Franchi e dipinte da Corrado da Rimini.


CHIESA DI S.TEODORO AL PALATINO


Nel VI secolo si utilizzò per costruire la chiesa di S.Teodoro al Palatino un tempio circolare già esistente, dedicato a Romolo (o a Giove Statore).
La chiesa sorge alle pendici del Palatino, vicina al Lupercale, la grotta dove la leggenda narra siano stati allattati dalla lupa Romolo e Remo.
Qui sorgevano anche gli Horrea Agrippiana, magazzini per la conservazione dei cereali e del grano, usati in seguito dai Cristiani per l'assistenza ai bisognosi (Diaconia).

pendici del Palatino presso la chiesa di S.Teodoro
Nel cortile della chiesa si trova un'antica ara.

ara romana nel cortile della chiesa di S.Teodoro
All'interno della chiesa venne custodita la Lupa Capitolina sino al 1471, poi spostata in Laterano (oggi ai Musei Capitolini).

Lupa Capitolina - Musei Capitolini
La chiesa era una delle sette diaconie originarie ed è stata dedicata a S.Teodoro di Amasea, un santo greco, un soldato arruolatosi nell'esercito di Massimiano,  che fu martirizzato gettandolo nel fuoco .

La chiesa venne ricostruita dalle fondamenta da Papa Nicola V nel 1450, che affidò i lavori a Leon Battista Alberti.
Del 1454 è la realizzazione della cupola, con coste e vela di tipo fiorentino (primo esempio a Roma).
Il disegno è di Bernardo Rossellino.
facciata della chiesa di S.Teodoro
La chiesa fu poi rinnovata dal cardinale Francesco Barberini e ricostruita nuovamente da Papa Clemente XI che l'affidò a Carlo Fontana.

L'architetto è l'ideatore del piazzale circolare raccordato con due scale alla chiesa.

cortile con scale della chiesa di S.Teodoro
L'interno è a pianta rotonda con tre altari.

interno della chiesa di S.Teodoro
cupola di copertura della chiesa di S.Teodoro
Sull'altare maggiore vi era un S.Teodoro dello Zuccari, oggi sostituito da un'iconostasi con icone ortodosse.

iconostasi della chiesa di S.Teodoro
Sull'altare di destra si trova Santa Giacinta e il beato Ranieri dal Borgo adorano il Sacro Cuore di Francesco Manno, mentre sull'altare sinistro S.Crescentino di G.Ghezzi.

S.Crescentino - G.Ghezzi
Santa Giacinta e il beato Ranieri dal Borgo adorano il Sacro Cuore - Francesco Manno
Il mosaico dell'abside è quello della chiesa del VI secolo: Cristo seduto su un orbe rappresentante i cieli, con S.Pietro e S.Paolo e i martiri Teodoro e Cleonico.

mosaico dell'abside della chiesa di S.Teodoro
Nel 2004 Papa Giovanni Paolo II concesse l'uso della chiesa al Patriarca ecumenico di Costantinopoli e alla comunità greco-ortodossa.
Orario:  9.30/12.30  sabato CHIUSO


BASILICA DI SANTA ANASTASIA AL PALATINO


La basilica sorge alle pendici occidentali del colle Palatino, sotto il palazzo di Augusto tra Via dei Cerchi e Via di S.Teodoro, in uno spazio compreso tra due strade romane.

La chiesa fu eretta nel IV secolo sopra i ruderi di un edificio del II/III secolo d.C.
Furono utilizzati alcuni ambienti del primo piano di un'insula con botteghe al livello stradale.
Al primo piano si trovava una sala destinata alla riunione per il culto.
Nei sotterranei della chiesa si trovano strutture che vanno dall'età repubblicana a V secolo d.C.
In passato gli studiosi avevano supposto che la chiesa sorgesse sul Lupercale o su un ninfeo, avendo trovato una cavità ricoperta da conchiglie.

La basilica di Santa Anastasia è la prima chiesa eretta nel cuore dell'antica Roma.
Nel VII secolo era la terza chiesa più importante a Roma dopo il Laterano e la Basilica di Santa Maria Maggiore.
Era il luogo di culto ufficiale della corte imperiale.

Inizialmente era dedicata al culto dell'Anastasi (ossia Resurrezione).
Poi fu dedicata ad Anastasia, forse una parente dell'Imperatore Costantino (la sorella).

Prese poi il nome da Santa Anastasia di Sirmio, la Santa arsa viva in Illiria al tempo delle persecuzioni di Diocleziano (304 d.C.).
Dove sorge la chiesa, si dice ci fosse la casa di Publio, marito di Santa Anastasia.
Alla morte del marito Santa Anastasia era andata insieme a S.Crisogono ad Aquileia e dopo il martirio del Santo subì anch'essa la stessa sorte nel giorno del 25 dicembre.

Per questa ragione i Papi celebravano in questa basilica la Messa dell'Aurora di Natale.

Si dice che il primo cardinale della basilica fu S.Girolamo.
Il Santo portò in questa chiesa il frammento del Velo della Vergine, il manto di S.Giuseppe e una Reliquia della Santa Croce.
Urbano VIII trasferì le reliquie in S.Pietro che oggi sono ritornate in questa chiese e custodite in una sala al primo piano.

La chiesa fu più volte restaurata.
Sisto IV la fece riedificare nel 1478.

La chiesa appare esternamente barocca e internamente settecentesca.
Nel 1636 Urbano VIII volle restaurala.

campanili e facciata della basilica di Santa Anastasia
La facciata in laterizi di stampo berniniano si deve a Luigi Arrigucci (XVII secolo): è a due ordini e ha due piccoli campanili gemelli.

L'interno a tre navate ha un soffitto a cassettoni con tela del Martirio di Santa Anastasia di Michelangelo Cerruti.
Nel soffitto del transetto è rappresentato l'Agnus Dei attorniato dagli Evangelisti. 

Nel catino absidale si trova l'affresco Gloria in Cielo di Santa Anastasia di L.Baldi.
Sempre dello stesso artista sono una Natività posta al centro dell'abside, una Madonna del Rosario nel transetto e le Storie dei Santi Carlo Borromeo e Filippo Neri.
 
Sotto l'altare si trova una statua di S.Anastasia giacente sulla pira del martirio, opera d'ispirazione berniniana di F. Aprile, terminata da E.Ferrata.

Nella cappella battesimale vi è un San Giovanni Battista nel deserto di Pier Francesco Mola.
Nella chiesa sono anche custoditi un San Turibio di F.Trevisani e un S.Giorgio e S.Publio di Etienne Parrocel.

Nella cappella di S.Girolamo si trova un ciborio del XII.
In questa cappella si svolge l'Adorazione Eucarestia Perpetua: la chiesa è aperta per la preghiera 24/24.
NO FOTO nell'interno


CONCLUSIONI
La visita al Palatino non sarebbe completa se non si visitassero le chiese sorte sui resti delle antichità che si sono conservate anche per il loro riutilizzo come luoghi di culto cristiano.
Anche sul Palatino però alcune chiese sono scomparse come la Chiesa di Santa Lucia in Septisolio che sorgeva ai piedi del Palatino, tra il Circo Massimo e il Septizonio costruito da Settimio Severo, e che fu soppressa da Sisto V nel 1587, o l'Oratorio di S.Cesareo in Palatio, sorto nel IV secolo sul Palatino all'interno del Palazzo Imperiale, scomparso già dal XVI secolo e confuso con la Chiesa di S.Cesareo de Appia che ne perpetuò il nome come titolo cardinalizio.


sabato 21 febbraio 2015

Il Palatino, il "Palatium"


Continuando a percorrere la storia del colle Palatino, dopo aver passeggiato e visitato i ruderi dell'età arcaica e tardo repubblicana di Roma (vedere il post "Il Palatino, il colle sul quale nacque Roma"), si possono visitare le rovine delle residenze imperiali che gli imperatori che si sono susseguiti dopo Augusto hanno costruito, ampliato o abbellito.

Tiberio, Caligola, Nerone, Domiziano, Tito e Vespasiano, Adriano, Settimio Severo sono stati gli imperatori che hanno soggiornato in questi palazzi (Domus Tiberiana, Domus Gai, Domus Transitoria e Domus Aurea, Domus Flavia e Domus Augustana, Domus Severiana).

il Palatino in età imperiale (II secolo d.C.)
Anticamente il Palatino veniva chiamato "Palatium" e in età imperiale il termine incominciò ad indicare il palazzo imperiale, termine che ancor oggi in molte lingue europee indica le costruzioni di rappresentanza.

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L'imperatore Tiberio (figlio naturale di Livia e adottivo di Augusto) costruì il primo vero palazzo imperiale aggiungendo alla Casa di Augusto altri fabbricati nell'area verso il Campidoglio, tra il Tempio della Magna Mater e le pendici del Foro Romano: la Domus Tiberiana.

sostruzioni della Domus Tiberiana (viste dal Foro Romano)
Alcuni ambienti di servizio della Domus Tiberiana sono visibili a ridosso del lato meridionale del suo basamento.
Erano una serie di stanze voltate forse assegnate al personale di guardia.
 
Il basamento era attraversato da gallerie che mettevano in comunicazione i vari settori del palazzo e i vari quartieri del Palatino.
In una di queste fu assassinato l'imperatore Caligola nel 41 d.C.

Una di queste gallerie era il cosiddetto Criptoportico Neroniano, che collegava la Domus Aurea agli altri palazzi imperiali.
Sembra però essere anteriore all'età neroniana (I secolo d.C.).

Criptoportico Neroniano
Criptoportico Neroniano
Collegava il versante sud della Domus Tiberiana con la Casa di Livia.
Era lungo 130m, illuminato da finestre a bocca di lupo, ed era decorato con stucchi bianchi raffiguranti amorini ed elementi decorativi.
Le copie di alcuni frammenti sono state sostituite agli originali sulla volta.

copia degli stucchi della volta del Criptoportico Neroniano
Un altro braccio del criptoportico venne aggiunto in seguito per collegare la Domus Tiberiana alla Domus Flavia.

criptoportico tra la Domus Tiberiana e la Domus Flavia
La Domus Tiberiana subì la devastazione di due incendi (64 e 80 d.C.).
Caligola (Atrium Gai) la ampliò verso il Foro, Domiziano ricostruì la facciata verso il Foro dove probabilmente vi era la Guardia Pretoriana (dove nel VI secolo sorse la chiesa di S.Maria Antiqua).
Nell'VIII secolo la Domus Tiberiana divenne la residenza di Papa Giovanni VII.

sostruzioni della Domus Tiberiana viste dal Foro Romano
chiesa di S.Maria Antiqua e Domus Tiberiana
Sono in corso scavi nell'area in cui era posizionato il palazzo, in quanto rimangono visibili dal Foro solo le sostruzioni.
Sono venuti alla luce un portico colonnato e una vasca polilobata in marmo.

E' recente l'apertura della terrazza sulla residenza di Tiberio che regala uno spettacolare panorama su tutto il Foro Romano.

terrazza sulla Domus Tiberiana
sulla terrazza della Domus Tiberiana
sostrutture della terrazza della DomusTiberiana
panorama sul Foro dalla terrazza della Domus Tiberiana
Vicino alla Casa di Livia si trova la vasca di una fontana ovale dei giardini pensili della Domus Tiberiana.
La vasca con gradini interni e rivestita con intonaco, era forse usata per la piscicoltura.

fontana ovale della Domus Tiberiana
I giardini avevano statue, fontane ed altari, ed erano isolati dalle strutture murarie sottostanti tramite un sistema di impermeabilizzazione, con pozzi d'areazione ed intercapedini.

L'imperatore Caligola amplierà i palazzi edificati da Tiberio.

Alcune condutture idriche in piombo portano il nome dell'imperatore Claudio che adottò Nerone, figlio della sua seconda moglie, la nipote Agrippina.
In questo palazzo Nerone fu eletto imperatore a diciassette anni e vi passò i primi anni del suo regno.

Domus Tiberiana in secondo piano
La Domus Tiberiana venne sepolta nel XVI secolo sotto gli Horti Palatini Farnesiorum voluti da Alessandro Farnese cardinal nipote di Papa Paolo III che, sulla sommità del colle, fece costruire dal Vignola tre terrazze con scalinate, fontane, ninfei, uccellerie e giardini all'italiana.

costruzioni degli Horti Farnesiani
logge degli Horti Farnesiani
giardini degli Horti Farnesiani
giardino degli Horti Farnesiani
Per alimentare le fontane venne portato dai Farnese nel 1588 sul Palatino l'Acquedotto Felice.

portico davanti al ninfeo della pioggia



Si può ancora vedere il ninfeo della pioggia, una sala semisotterranea dipinta e con una fontana incrostata di pietre colorate.
Nel corridoio dinnanzi alla sala vi erano statue  e decorazioni provenienti dagli scavi dell'area.
Quando i Farnese vendettero gli Horti ai Borbone, le statue furono portate a Napoli.
Successivamente iniziò un periodo di declino e la zona finì per divenire area coltivata da contadini.
Nel 1861 gli Horti vennero venduti a Napoleone III che a sua volta lo vendette al Governo italiano nel 1870.





ninfeo della pioggia degli Horti Farnesiani
Un altro ninfeo si trova vicino al clivio Palatino, a ridosso delle mura antiche della Domus Tiberiana: il Ninfeo degli Specchi.

Ninfeo degli Specchi
particolare delle decorazioni di una nicchia del ninfeo







Il ninfeo semicircolare a forma di grotta prende il nome dalle statue dei satiri poste nelle sue nicchie, che sorreggevano specchi.
L'acqua scendeva a pioggia dalla volta, oggi scomparsa, ricoperta di pietre colorate e smalti, dalle basi delle nicchie e da fori nel pavimento a mosaico.
Il ninfeo è forse opera di Pirro Ligorio.


ingresso monumentale su Via di S.Gregorio








L'ingresso monumentale agli Horti Farnesiani fu spostato su Via di S.Gregorio in occasione degli scavi, e costituisce uno degli ingressi al Palatino.











Dalla Domus Tiberiana provengono alcuni reperti in mostra al Museo Palatino.

pannello con opus sectile parietale dalla Domus Tiberiana (Museo Palatino)
statua di Afrodite detta Charis dalla Domus Tiberiana (Museo Palatino)
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Le successive fasi di ampliamento del palazzo imperiale le dobbiamo a Nerone, che con la Domus Transitoria collegò il Palatino ai giardini di Mecenate sull'Esquilino.
Questo palazzo era ricco di ninfei, di intarsi colorati sulle pareti, di volte affrescate, e tutto aveva un aspetto lussuoso.

Sono pochi i resti di questo palazzo, perché nel 64 d.C. un incendio devastò tutto il Palatino e Nerone così fece erigere la Domus Aurea.

Al Museo Palatino sono esposti alcuni lacerti degli affreschi del IV stile pompeiano con scene e soggetti mitologici e bellissime tarsie marmoree.

affreschi del IV stile della Domus Transitoria (Museo Palatino)
affreschi del IV stile della Domus Transitoria (Museo Palatino)
affreschi del IV stile della Domus Transitoria (Museo Palatino)
tarsia marmorea della Domus Transitoria (Museo Palatino)
tarsie marmoree della Domus Transitoria (Museo Palatino)
tarsie marmoree della Domus Transitoria (Museo Palatino)
Nerone prolungò l'Acquedotto Claudio con un ramo secondario sul Celio, per alimentare i ninfei e le fontane della Domus Aurea.
Successivamente Domiziano lo prolungò sino sul Palatino, a servizio degli edifici da lui costruiti.

resti dell'Acquedotto Claudio
 Resti di questo tratto dell'acquedotto scavalcano ancor oggi Via di S.Gregorio.

arcate dell'acquedotto portato da Domiziano sul Palatino
I palazzi di Nerone subirono la damnatio memoriae ed è per questo che vennero cancellati dalla dinastia Flavia che li seppellì sotto i propri palazzi o sotto terme pubbliche.

Domiziano costruì a partire dall'81 d.C. la sua reggia sul Palatino su progetto dell'architetto Rabirio, inglobando anche la Domus Tiberiana.
I lavori finirono nel 92 d.C. e questo palazzo venne utilizzato dagli imperatori che vennero dopo Domiziano per 300 anni, sino al trasferimento della corte a Costantinopoli (306/337 d.C.).

Il palazzo di Domiziano, che poggiava su una piattaforma in parte naturale e in parte artificiale, aveva due facciate, una sul Foro Romano e l'altra rivolta verso il Circo Massimo.

facciata della Domus Augustana sul Circo Massimo
Domus Flavia vista dal Circo Massimo
Erano tre i settori che costituivano la residenza imperiale: la Domus Flavia che costituiva la parte pubblica, la Domus Augustana la parte privata e a est lo Stadio o Ippodromo, un giardino privato con statue, sculture e fontane, al quale poi vennero aggiunte delle terme.
Prima venne costruita la Domus Flavia, poi la Domus Augustana e infine lo Stadio

Domus Flavia (in rosso) e Domus Augustana (in blu)
La Domus Flavia occupa la metà ovest del palazzo.

Sul lato ovest vi era uno degli ingressi al palazzo, attraverso una sala ottagona, affiancata da ambienti mistilinei.

Al centro della Domus Flavia vi era un enorme peristilio rettangolare, con un portico di colonne di marmo giallo antico con capitelli in marmo bianco.
Ai lati si trovavano ambienti per i banchetti con triclini.

colonne in marmo giallo antico 
Una grande fontana di forma ottagonale occupava il centro del peristilio, con muretti che disegnavano un labirinto (piante di Plumbago con i loro fiori azzurri simulano oggi l'acqua che riempiva un tempo la fontana).

peristilio, fontana e Museo Palatino
peristilio con resti di colonne e capitelli (sul fondo la Loggia Mattei)
peristilio della Domus Flavia (verso il triclinium)
peristilio della Domus Flavia (verso l'Aula Regia)
Sul peristilio sul lato settentrionale si affacciava una grandiosa sala (1280m²) con otto nicchie nelle quali trovavano posto grandi statue in marmi colorati: era l'Aula Regia.
Qui si svolgevano le salutationes all'imperatore nei giorni di udienza.

Aula Regia
Ai lati dell'Aula Regia si trovavano il Larario e la Basilica.

Il cosiddetto Larario non è sicuro che possa davvero essere stato il luogo del culto domestico dei Lari dell'imperatore.
Sotto il Larario si trova la Casa dei Grifi, una casa repubblicana con decorazioni in stucco che rappresentano due grifi affrontati (chiusa al pubblico).

Larario e ingresso alla Casa dei Grifi.
esterno della Casa dei Grifi
La Basilica era destinata ad accogliere il consiglio dell'imperatore.
Sotto la Basilica invece vi sono  resti della casa repubblicana detta Aula Isiaca, con pitture di II stile con soggetti del culto Iside e Serapide (visitabile nella costruzione rinascimentale della Loggia Mattei, solo se c'è disponibilità del personale di custodia) ed un'esedra della Domus Aurea.

Loggia Mattei e fontana ellittica
Sul lato opposto del peristilio (a sud) si trovava il triclinium, forse la Cenatio Iovis, la grande sala da pranzo dell'imperatore.

triclinium
pavimento del triclinium
triclinium
marmi di rivestimento del triclinium
Si conserva parte del pavimento in marmo posto sopra un ipocausto, il sistema di riscaldamento nel pavimento, che fa pensare ad una cenatio invernale.
Sotto questa sala absidata, con affiancati due ambienti più piccoli, è nascosto il pavimento di due ninfei di cui uno della Domus Aurea di Nerone.
Questi ambienti ricoperti dal palazzo domizianeo furono chiamati alla loro scoperta "Bagni di Livia".

fontana elittica
resti del pavimento della Domus Aurea
In uno degli ambienti laterali al triclinio vi è una fontana ellittica (ricostruita in gran parte), che poteva essere vista attraverso grandi finestre che davano sulla sala da pranzo.
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Adiacente alla Domus Flavia si trovava la Domus Augustana, la zona privata del palazzo domizianeo.

La Domus Augustana era composta da ambienti piccoli e grandi organizzati intorno a peristili, posti su due piani, uno a livello della Domus Flavia e uno 12 metri inferiore a questa.

Domus Augustana
Partendo dalla zona alta settentrionale (non molto ben identificabile perché pochi sono i resti che ci sono pervenuti), si trovano un grande peristilio (di cui rimangono le basi del colonnato), alla stessa altezza di quello della Domus Flavia e forse un secondo peristilio più a nord.

Domus Augustana (terzo peristilio)
Domus Augustana (terzo peristilio)
Al centro del peristilio riconosciuto come tale, vi era bacino che conteneva una sorta di isola, sulla quale si trovava su di un podio un tempietto dedicato forse a Minerva, alla quale era devoto Domiziano.

peristilio superiore della Domus Augustana
Al tempio si accedeva tramite un ponticello in muratura ad archi.

peristilio superiore
Il piano inferiore della Domus Augustana (non aperto al pubblico ma visibile dall'alto), si articola intorno ad un cortile quadrato, un tempo con portico a due livelli, che si apriva su un'esedra verso il Circo Massimo, costituendo la facciata della Domus Augustana verso sud.

cortile con vasca a quattro pelte e sala quadrata fiancheggiata da ninfei (a destra)
ambienti adiacenti l'esedra della facciata
Questo cortile aveva al centro una fontana a forma di quattro pelte (gli scudi che portavano le Amazzoni).

resti di pittura murale nel cortile
Sul lato di fondo invece si trovano due grandi sale ottagonali ornate di nicchie (semicircolari e rettangolari) e con volte a padiglione, e tra queste una sala quadrata.

Sul lato occidentale una grande sala centrale è fiancheggiata da due ninfei con vasche al centro.

ninfeo con vasca
Dalla Domus Augustana provengono alcune statue conservate nel Museo Palatino.

Eracle leontè (Museo Palatino)
testa di giovane orientale con berretto frigio (Museo Palatino)

statua femminile detta danzatrice (Museo Palatino)
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Lo Stadio era il settore del palazzo domizianeo posto più a est, che confinava con tutta la Domus Augustana.


Stadio con elemento terminale della spina
La sua forma ricorda quella di un circo: un rettangolo con un lato corto curvo, ma doveva essere un giardino (viridarium) e un maneggio (Hippodromos Palatii).

zona più meridionale dello Stadio con recinto
zona più settentrionale dello Stadio
Lungo tutto il perimetro correva un portico a due piani.
I pilastri del piano inferiore erano in mattoni ricoperti di marmo: ne rimangono solo le basi.

basi dei pilastri del portico dello Stadio
Sopra i pilastri nel secondo livello vi erano colonne in marmo.
Sul lato lungo orientale si trovava una tribuna emiciclica, posta su tre ambienti aperti verso il circo.

tribuna dello Stadio
Come nei circhi lo Stadio aveva una spina: un asse longitudinale che formava la pista per i carri da corsa.
Di questa spina rimangono gli elementi semicircolari terminali.
Forse all'epoca di Teodorico fu aggiunto un recinto ovale nella parte della pista posta a sud.

Dallo Stadio provengono alcune statue conservate nel Museo Palatino.

Ninfa seduta su roccia (Museo Palatino)
Afrodite tipo Hera Borghese (Museo Palatino)


Musa tipo Dresda-Zagabria (Museo Palatino)
Lo Stadio era chiuso sul lato corto settentrionale con una sala quadrata decorata con statue, nicchie e fontane: un ninfeo.
Alle spalle di questo ambiente vi erano cisterne rifornite dall'Acquedotto Claudio.

ninfeo e chiesa di S.Bonaventura (dietro)
Fanno parte del palazzo innalzato da Domiziano anche due edifici separati posti ad ovest della facciata che si trova davanti al Circo Massimo: il Paedagogium e la Domus Praeconum.

Il Paedagogium (non aperto al pubblico) era un edificio dove venivano educati i figli dei servi.
Il nome dell'edificio deriva da alcuni graffiti che riportano nomi greci e la scritta "exit de paedagogio" (usce dal paedagogium).

Era articolato su due livelli.
Le piccole stanze che lo compongono si affacciavano su un cortile porticato, di cui rimane un'unica colonna, affiancata da pilastri moderni che reggono cornici di marmo che però appartenevano alla Domus Augustana.

portico ricostruito del Paedagogium con unica colonna originale rimasta
Nell'edificio vi è un'unica stanza absidata.
Sugli intonaci rimasti sono incisi dei graffiti.
Nel Museo Palatino ne è esposto uno che rappresenta un asino crocifisso e la scritta in greco "Alexamenos adora il (suo) dio".

graffito con la scritta "Alexamenos adora il (suo) dio" dal Paedagogium  (Museo Palatino)

L'altro edificio distaccato, la Domus Praeconium, la "casa degli araldi", prende il nome da un mosaico nel quale è rappresentata una processione di otto araldi, così come sulle pareti dell'edificio.
L'edificio è composto da un cortile porticato e da tre stanze con tetto a volta.
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Sull'angolo meridionale del Palatino sorge l'ampliamento della Domus Augustana voluto da Settimio Severo: la Domus Severiana.

Domus Severiana vista dal Circo Massimo
Di questo palazzo (II/III secolo d.C.) rimangono solo le sostruzioni in laterizio, visibili bene dal Circo Massimo, che servirono per estendere l'area fabbricabile ormai esaurita sul Palatino.

sostruzioni della Domus Severiana
Settimio Severo fece erigere anche il Septizodium, una monumentale facciata di un ninfeo posto sul lato del Palatino che fronteggiava l'inizio della Via Appia.
Il nome deriva dalla rapprasentazione delle statue dei sette pianeti che decoravano la facciata.
Questa facciata-ninfeo era a più piani di colonne.

Era posta in questa posizione perché i conterranei dell'imperatore Settimio Severo, originario di Leptis Magna nell'Africa romana, potessero essere impressionati arrivando a Roma dopo aver percorso la Via Appia.

posizione dove doveva essere il Septizodium
Venne demolita nel XVI secolo per ordine di Papa Sisto V e i suoi marmi furono riutilizzati nella costruzione della Cappella Sistina, nella Basilica di Santa Maria Maggiore, nel Palazzo della Cancelleria, per il restauro della Colonna Antonina, per la fondazione dell'obelisco di Piazza del Popolo e per la realizzazione di opere di altri monumenti.

Faceva parte delle decorazioni della vasca centrale del Septizodium la Statua di Fiume conservata al Museo Palatino.

Statua di Fiume (Museo Palatino)
Facevano parte del palazzo severiano anche le Terme, iniziate da Domiziano, continuate da Settimio Severo e restaurate da Massenzio, poste vicine all'esedra dello Stadio Palatino.

resti delle Terme Severiane sullo sfondo dello Stadio Palatino
Qui Settimio Severo fece anche erigere un palco per poter vedere le gare che si svolgevano nel sottostante Circo Massimo.

palco sul Circo Massimo
Le arcate severiane sono aperte solo il martedì e il venerdì:
Orario: 26 ottobre 2014/15 febbraio 2015      8.30/16.00
             16 febbraio2015/15 marzo 2015        8.30/16.30
             16 marzo 2015/29 marzo 2015           8.30/17.00
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Nell'angolo orientale del Palatino, vicino alla chiesa di S.Sebastiano e alla chiesa di S.Bonaventura, si trovava un gran terrazzamento artificiale rettangolare (conosciuto come Vigna Barberini), un giardino dedicato al dio siriaco Adonis, la cui facciata si apriva sul clivio Palatino, preceduta da scalinate.

terrazzamento di Vigna Barberini con Tempio di Elagabalo (sul fondo della foto il Colosseo)
Al centro del terrazzamento, circondato da un porticato, venne costruito nel III secolo d.C. un tempio dall'imperatore Marco Aurelio Antonino, soprannominato Eliogabalo: il Tempio di Elagabalo.

basamento del Tempio di Elagabalo e chiesa di S.Sebastiano
L'imperatore, gran sacerdote del dio siriaco-fenicio El-Gabal a Emesa, dedicò a questo dio (identificato a Roma con il Deus Sol Invictus ,"dio sole invincibile", e che veniva celebrato sotto forma di una pietra nera conica), questo tempio che custodiva anche gli Ancilia dei Sallii (12 scudi di cui uno inviato da Marte a re Numa Pompilio, conservati prima nella Regia), il fuoco di Vesta, il simulacro aniconico della Magna Mater, e il Palladio (portato da Enea in fuga da Troia, e conservato prima nel Tempio dele Vestali nel Foro Romano).

L'imperatore fu assassinato a soli diciotto anni e colpito dalla damnatio memoriae.
Per questo il suo successore Alessandro Severo riconsacrò il tempio a Iuppiter Ultor (Giove vendicatore).

Nel 288 S.Sebastiano, condannato a morte da Diocleziano per essere cristiano, venne trafitto dalle frecce sui gradini di questo tempio, poi miracolosamente scampato alla morte con le cure che gli vennero prestate da Santa Irene, venne nuovamente condannato dall'imperatore alla flagellazione nello Stadio Palatino e successivamente buttato nella Cloaca Maxima.
(La leggenda si scontra con il fatto che Diocleziano non risiedette mai a Roma).
In questo luogo fu quindi eretta nel X secolo la Chiesa di S.Sebastiano nota anche come chiesa di S.Maria in Pallara in ricordo del Palladio custodito nell'antico tempio.

chiesa di S.Sebastiano vista dal clivio Palatino
In questa zona del Palatino si trovava anche un ingresso monumentale del palazzo domizianeo.

Clivio Palatino
Il Clivio Palatino, una via basolata che conduceva dalla Via Sacra al palazzo domizianeo sul Palatino, era fiancheggiata da portici e scavalcata da un arco onorario (I secolo d.C.) che forse fungeva da ingresso monumentale al palazzo, e di cui rimangono le basi dei piloni e qualche frammento decorativo.

arco di Domiziano
frammento della decorazione dell'arco


sito dell'arco di Domiziano
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I reperti provenienti dal colle Palatino rinvenuti durante secoli di depredazione e di scavi archeologici, sono esposti dal 1938 nel Museo Palatino, che occupa quello spazio del peristilio della Domus Flavia sul quale era stato costruito il Convento delle Monache della Visitazione.

Museo Palatino
In occasione del bimillenario di Augusto il museo è stato ristrutturato e ampliato con l'aggiunta di filmati e ricostruzioni, e si può percorrere un itinerario storico-artistico interessante del colle Palatino.

reperti architettonici nel museo
galleria del museo


reperti statuari del museo
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Tra la fine del III secolo e l'inizio del IV, la corte imperiale si trasferì a Costantinopoli, dopo essere stata ospite di questo colle per più di trecento anni.
Durante le invasioni barbariche del V secolo le aree in disuso furono occupate dai re Goti (da Teodorico per esempio) e dagli esarchi bizantini.
Fino al VII secolo ospitò gli imperatori in visita a Roma.
Nell'VIII secolo il colle fu abbandonato.
Poi fu occupato dai Papi e dagli imperatori del Sacro Romano Impero.
Ottone III ne fece la sua residenza (X secolo).
Nel Basso Medioevo fu trasformato in orti, vigne e campi.
Alcune famiglie si impossessarono della zona, tra le quali quella dei Frangipane, che la utilizzò per farne una fortezza vicino alla Via Sacra e inglobando anche l'Arco di Tito.
Vennero anche costruite chiese e conventi.
Poi fu la volta della famiglia Farnese che vi costruì i suoi Horti Farnesiani.
Da allora si sono susseguite campagne di scavo, più o meno corrette, che hanno portato alla luce sempre nuovi ambienti e capolavori d'arte antica.

Orario:  ultima domenica di ottobre/15 febbraio     8.30/16.30
              16 febbraio/15 marzo                                 8.30/17.00
              16 marzo/ultimo sabato di marzo               8.30/17.30
              ultima domenica di marzo/31 agosto         8.30/19.15
              settembre                                                    8.30/19.00
              1 ottobre/ultimo sabato di ottobre             8.30/18.30
Costo:    12€ biglietto cumulativo (Foro, Palatino e Colosseo) valido 2 giorni
              GRATIS ogni prima domenica del mese

CONCLUSIONI
Il Palatino, culla della civiltà romana, è stato un luogo che ha stupito i suoi visitatori in tutte le epoche, prima con le sue grandiosità e la raffinatezza delle sue decorazioni, e poi per il fascino che i suoi ruderi riescono ancor oggi a trasmettere.
Passeggiare tra le sue rovine è un po' come perdersi nella storia, fatta di intrighi politici, scandali, rivalità, sacralità e vita quotidiana.
Ogni volta che ritorno su questo colle mi sembra di riscoprirlo, e aggiungo nuovi tasselli alla mia conoscenza della grandiosità di Roma.