lunedì 30 luglio 2018

Roma: la Basilica di S.Balbina


Sul lato orientale del cosiddetto "Piccolo Aventino", vicino alle Terme di Caracalla, sorge l'antica Basilica minore di S.Balbina.

Si hanno le prime testimonianze storiche di questa basilica paleocristiana in  occasione del sinodo di S.Gregorio Magno nel 595, ma si pensa che le origini della chiesa risalgano al V secolo.

La basilica è dedicata a Balbina Santa e Vergine del II secolo d.C.
Le poche notizie agiografiche che si hanno di questa Santa risalgono al V secolo e sono confuse ed errate sui dati storici.
Si tramanda che Balbina fosse la figlia del tribuno dell'esercito romano Quirino.
La ragazza era malata e presentava un grosso gozzo.
Quirino, al quale era stato ordinato di sorvegliare in carcere papa Alessandro I, portò dal papa la figlia per farla guarire.
La giovane dopo aver baciato le catene del papa guarì e così Quirino e Balbina si convertirono al cristianesimo.
Prima il padre e poi la figlia subirono per questo il martirio nel 130 d.C. quando regnava Adriano, e vennero seppelliti nelle Catacombe di Protestato sulla Via Appia.
Un'altra versione della guarigione di S.Balbina racconta che questa sia avvenuta grazie all'aver baciato, sotto raccomandazione dello stesso papa Alessandro I, le catene di S.Pietro.
Per questo il papa depose le catene nella chiesa che aveva fatto costruire Teodora, nobildonna romana sorella di S.Ermete prefetto di Roma, ovvero la Chiesa di S.Pietro in Vincoli.
Ma la Chiesa di S.Pietro in Vincoli fu costruita nel V secolo e non nel II.
Forse il luogo dove sorse la chiesa apparteneva ad una matrona romana, che come in altri casi permetteva ai cristiani perseguitati di celebrare i loro riti all'interno della sua dimora, e per questo molto più tardi si ricordò come Santa.

Dove sorge questa basilica la tradizione vuole ci sia stato il sito dell'Aventino su cui si posizionò Remo, in gara col fratello Romolo: chi avesse avvistato più uccelli avrebbe avuto il privilegio di fondare la città. Romolo vinse la gara, e fondò Roma sul suo colle, il Palatino.

Una delle ipotesi degli archeologi è che qui potesse esserci stata la casa privata di Adriano prima del suo principato.

Si sa che qui si trovava la domus che Settimio Severo aveva regalato all'amico Lucio Fabio Cilone, che era stato due volte console, prefetto di Roma, e tutore di Caracalla.
E' stato ritrovato nel 1859 nelle vicinanze della chiesa un tubo di piombo dell'acqua che riporta il nome di Lucio Fabio Cilone.

L'antica chiesa sorse su Clivius Delphini, la strada in salita che conduceva dalle Terme di Caracalla all'Aventino.

La chiesa prese il posto di un'aula in opus vittatum di una domus del IV secolo.
Il convento che sorse accanto alla chiesa in epoca medievale si appoggiò invece su i resti in opus mixtum di una struttura di epoca adrianea.

Il primo restauro della chiesa risale all'VIII secolo quando Leone III fece rifare il tetto.

All'epoca in cui nella chiesa si stabilirono dei monaci l'edificio divenne fortificato, in difesa contro le scorrerie degli eserciti stranieri.


A quest'epoca risale la torre in laterizio (oggi mozza) che si trova nell'angolo Sud-Ovest del chiostro ad arcate, con convento disposto su tre lati.

torre medievale del convento (vista dall'esterno)
torre medievale del convento (vista dal giardino della chiesa)
torre medievale del convento (vista dall'esterno)
Se si percorre l'antica strada di campagna che correva a sud della facciata della chiesa, si può ancora ritrovare l'atmosfera medievale di questo luogo.

Nel XV secolo il tetto venne di nuovo rifatto dal cardinale Marco Barbo, nipote di papa Paolo II.
Se ne ricorda il restauro con l'iscrizione su una delle travi del soffitto a capriate tutt'oggi presente.

Nel 1590 le quattro colonne doriche poste davanti a pilastri di mattoni che sorreggevano il tetto del portico furono fatte togliere dal cardinale Pompeio Arrigoni che le riutilizzò nella Villa Muti, la sua villa di Grottaferrata.

Essendo stata abbandonata nel Seicento per la malaria, la chiesa fu saccheggiata.
Fu riaperta al culto nel 1698 e assegnata alla Congregazione dei Pii Operai.
Nel 1798 fu messa all'asta e acquistata dalla Confraternita dei Fratelli Poveri.

Negli anni tra 1927 e il 1929 la chiesa fu riportata allo stile medievale da Antonio Muñoz: furono riaperte le finestre che erano state chiuse per problemi di stabilità nel XVI secolo, dotandole di pannelli traforati su esempio di quelli ritrovati nella Chiesa di S.Sabina, furono riaperte le nicchie laterali che anch'esse erano state chiuse per stabilità ed erano state trasformate in magazzini o fienili aprendo dei passaggi con l'esterno, fu ricostruita la schola cantorum su modello dei pochi resti di quella originale.

Furono anche inseriti tra le lastre in marmo del pavimento alcuni mosaici di una necropoli di I secolo d.C. che erano stati rinvenuti durante gli scavi nei pressi della Porta Ardeatina per la costruzione in epoca fascista della Via Imperiale.

Il convento fu affidato al Pontificio Istituto Agrario per i fanciulli poveri, poi venne trasformato in istituto di correzione per minorenni e successivamente in ospizio per peccatrici pentite.
Oggi è affidato alle Suore del Terz'Ordine di S.Francesco dei SS.Cuori e il convento è divenuto un ospizio per anziani.

La basilica presenta oggi una facciata cinquecentesca in laterizio, preceduta da una breve rampa di scale.

facciata e portico della Basilica di S.Balbina
Nella parte superiore la facciata termina con un timpano con cornicione sporgente su piccole mensole in pietra.
Sotto il timpano vi sono tre finestre ad arco.
Il tetto è a doppio spiovente

lato sinistro della Basilica di S.Balbina e portico
Il campanile a vela in mattoni, attaccato al tetto della navata, è di età moderna.

abside della chiesa e campanile a vela
L'ingresso alla chiesa è preceduto da un portico largo quanto l'aula della chiesa, coperto da tetto, con tre arcate a tutto sesto poggianti su pilastri e chiuse da una cancellata.
portico con tetto ligneo
portico con reperti antichi
Sotto il portico sono conservati alcuni reperti antichi: epigrafi, anfore, una tabula lusoria, tegole, elementi appartenuti alla chiesa precedente (come i plutei della schola cantorum), un'epigrafe che commemora il restauro di Antonio Muñoz e una che commemora Padre Simpliciano della Natività.

portico: tegole, frammenti dell'antica schola cantorum, epigrafi funerarie
portico: tegole, frammenti dell'antica schola cantorum, epigrafi funerarie
anfora antica
targa commemorativa di Padre Simpliciano della Natività
Sulla parete d'ingresso vi è lo stemma policromo di Innocenzo VIII Cybo, che era stato cardinale presbitero della Basilica di S.Balbina.

stemma si Innocenzo VIII Cybo
Nel XVI secolo la chiesa presentava tre portali ad arco con lesene laterali doriche, mentre oggi si accede alla chiesa da un unico portale.

facciata della chiesa sotto il portico con tamponature
ingresso alla basilica
Sul portale si trova lo stemma papale.

stemma papale

La chiesa è ad unica navata con tetto a capriate.

aula della Basilica di S.Balbina
tetto a capriate lignee della basilica
Come già accennato il tetto risale al 1489 e fu realizzato per volere del cardinale Marco Barbo (come si legge nell'iscrizione di una capriata).

trave con iscrizione col nome del cardinale Marco Barbo e l'anno 1489
trave con iscrizione col nome del cardinale Marco Barbo l'anno 1489
La basilica è illuminata da 19 finestre ad arco: tre nella controfacciata, quattro nell'abside e sei su ogni lato lungo dell'aula.

finestre del lato destro dell'aula
finestre della controfacciata
Come già detto tra le lastre di marmo rosso antico, verde antico e cipollino del pavimento furono poste, da Antonio Muñoz nel XX secolo, alcuni mosaici provenienti da una necropoli di I secolo d.C. che erano stati rinvenuti durante gli scavi nei pressi della Porta Ardeatina per la costruzione in epoca fascista della Via Imperiale.

iscrizione a mosaico commemorativa della messa in opera dei mosaici
pavimento in marmo originale
I mosaici sono stati posizionati al centro dell'aula (dall'ingresso verso l'altare), sotto l'altare e lungo le nicchie laterali.

mosaici romani al centro dell'aula
mosaici romani sotto l'altare della schola cantorum
Nei mosaici a tessere bianche e nere sono raffigurati fiori, uccelli, motivi geometrici, segni zodiacali, anelli di Salomone.

mosaico con motivi floreali e girali (I sec.d.C.) e pavimento con marmi
mosaico a motivi geometrici (I sec.d.C.) e pavimento con marmi
mosaico con i segni zodiacali (I sec.d.C.) e pavimento con marmi
mosaico a motivi geometrici (I sec.d.C.) e pavimento con marmi
mosaico a motivi floreali e uccelli (I sec.d.C.) e pavimento con marmi
mosaico con croci e anelli di Salomone (I sec.d.C.)
mosaico con motivi geometrici e anfora (I sec.d.C.) 
mosaico a motivi geometrici e volute  (I sec.d.C.) 
mosaico con uccello e motivi geometrici (I sec.d.C.) 
Al centro della navata è stata ricostruita nel XIX secolo come già detto una schola cantorum in marmo bianco.

schola cantorum
targa commemorativa della ricostruzione nel 1931 della schola cantorum
Nella schola cantorum si trova un altare con la raffigurazione dell'Ultima Cena.

altare della schola cantorum con Ultima Cena
Originariamente il catino absidale presentava una decorazione a mosaico, andato perduto nel XII secolo a causa di un crollo.
abside
Il catino absidale appare oggi decorato con il Redentore in gloria tra i Santi Balbina, Felicissimo e Quirino e con un papa, ed è stata affrescata da Anastasio Fontebuoni nel 1599.
La chiesa tra il XIV e il XVI secolo era dedicata anche al SS.Salvatore.

Redentore in gloria tra i Santi Balbina, Quirino e Felicissimo e un papa (1599 - Anastasio Fontebuoni)
Ai lati dell'arco trionfale sono raffigurati S.Pietro e S.Paolo e sopra l'archivolto pannelli in finti marmi.

arco trionfale
S.Pietro
S.Paolo






















L'affresco venne commissionato da Clemente VIII che fece apporre il suo stemma sull'arco trionfale.

stemma di Clemente VIII sull'arco trionfale
Sulla parete semicircolare dell'abside si trova una cattedra episcopale cosmatesca (XIII secolo).

cattedra cosmatesca (XIII sec.)
Vi sono anche, attaccati al muro dell'abside, due tavolini in marmo rosso sostenuti da gambe a balaustra, che vengono usati come piani d'appoggio durante la Messa.

L'altare è stato realizzato con marmo verde, marmo bianco venato di grigio, alabastro.
Sotto l'altare si trova un'urna in diaspro rosso siciliano settecentesca che contiene le reliquie di S.Balbina e di altri Santi.

altare maggiore
urna con le reliquie di S.Balbina e altri Santi
Nella controfacciata trova posto la Tomba del prelato Stefano de Surdis, domine pape capellanus (cappellano papale), nipote del cardinale Riccardo Annibaldi, morto nel 1303.

Tomba del prelato Stefano de Surdis (1303 - Giovanni figlio di Cosma)
particolare della Tomba del prelato Stefano de Surdis
La cassa sulla quale si trova la figura giacente porta nella parte alta l'iscrizione ed è decorata con un mosaico cosmatesco.

mosaico cosmatesco con sei stemmi del defunto della Tomba del prelato Stefano de Surdis
La tomba proviene dall'antica Basilica di S.Pietro ed è opera di Giovanni figlio di Cosma, come riporta l'epigrafe:
"JOHS FILIUS MAGIS COSMATI FECIT HOC OPUS".
iscrizione della Tomba del prelato Stefano de Surdis
iscrizione della Tomba del prelato Stefano de Surdis
Sempre in controfacciata, sull'altro lato dell'ingresso si trova un affresco staccato con frammento di una scena di Crocifissione con i Santi Giovanni e Francesco (forse del XIII secolo), davanti alla quale Padre Simpliciano della Natività si poneva a pregare.

Crocifissione con i Santi Giovanni e Francesco (forse del XIII sec.)
S.Giovanni: particolare della Crocifissione con i Santi Giovanni e Francesco (forse del XIII sec.)

Lungo le pareti laterali si aprono profonde nicchie, sei per ogni lato, a pianta rettangolare alternate a nicchie a pianta semicircolare, separate da pilastri, coperte da volte a catino o a botte.

nicchie lato sinistro dell'aula
nicchie lato destro dell'aula
Le nicchie sono decorate con frammenti di affreschi realizzati dall'XI al XIV secolo, tele ad olio che vanno dal XVII al XIX secolo, e opere provenienti dalla demolizione della basilica costantiniana di S.Pietro in Vaticano.
La prima nicchia (partendo dall'ingresso della chiesa) del lato sinistro dell'aula contiene un presepe.
Sulla sinistra della nicchia vi è stata posta una statua moderna di Padre Pio.

prima nicchia sinistra
presepe
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Nella seconda nicchia si trova un'acquasantiera formata da un frammento di colonna in breccia sulla quale poggia un piccolo sarcofago ellittico strigilato romano, col ritratto del bambino a cui apparteneva.

seconda nicchia sinistra
acquasantiera: frammento di colonna e piccolo sarcofago
Alla parete di fondo è appeso un quadro che rappresenta la Madonna col Bambino e i SS.Bernardino da Siena e Francesco di Sales di anonimo del XVIII secolo.

Madonna col Bambino e i SS.Bernardino da Siena e Francesco di Sales (Anonimo - XVIII sec.)
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La terza nicchia conserva ancora l'affresco trecentesco della Madonna in trono con quattro Apostoli, sormontato da un medaglione circolare con la raffigurazione del Redentore, attribuiti alla scuola del Cavallini.
Al di sotto di questo affresco se ne è potuto identificare uno precedente.

terza nicchia sinistra
Madonna in trono con quattro Apostoli (XIV sec.)
Redentore (XIV sec.)
L'altare di questa nicchia presenta una croce cosmatesca, e proviene da una casa demolita a Piazza Venezia.

altare con croce cosmatesca
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La quarta nicchia, dove sono presenti deboli affreschi, è dedicata a S.Giovanni da Capestrano.

Cappella di S.Giovanni da Capestrano
frammenti di affresco nella quarta cappella sinistra
La pala di anonimo del XVIII secolo raffigura la Visione di S.Giovanni da Capestrano della Madonna.

Visione di S.Giovanni da Capestrano della Madonna (Anonimo - XVIII sec.)
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La quinta nicchia espone un dipinto che raffigura S.Margherita da Cortona invitata da Cristo in cielo (XIX secolo).

quinta nicchia sinistra
S.Margherita da Cortona invitata da Cristo in cielo (XIX sec.)
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La sesta nicchia è dedicata a S.Pietro Apostolo.

sesta nicchia sinistra
Sulle pareti si distingue la Crocifissione di S.Pietro a testa in giù, circondata da un ciclo di affreschi precedenti.

Crocifissione di S.Pietro
affreschi della sesta nicchia sinistra
affreschi della sesta nicchia sinistra
affreschi della sesta nicchia sinistra
E' conservato in questa nicchia un antico altare con pozzetto reliquiario.

altare con pozzetto reliquiario
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La prima nicchia del lato destro dell'aula (sempre partendo dall'ingresso della chiesa),è decorata con un affresco in cui sono rappresentati la Madonna in trono con quattro Santi e donatore inginocchiato.

prima nicchia destra
 Davanti all'affresco è stato posto un Crocifisso in legno.

Madonna in trono con quattro Santi e donatore inginocchiato / Crocifisso
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Nella seconda nicchia, dove gli affreschi non sono più leggibili, è posta una statua moderna di S.Antonio da Padova.

seconda nicchia destra con statua di S.Antonio da Padova
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La terza nicchia presenta un affresco con Due Santi che venerano una figura centrale.

terza nicchia destra
Due Santi che venerano una figura centrale
frammento di affresco della terza nicchia destra
frammento di affresco della terza nicchia destra
Alla parete sono appesi alcuni ex voto e il Ritratto di Padre Simpliciano della Natività, il fondatore del Terz'Ordine delle Suore dei SS. Cuori, che lui chiamava Suore Margheritine in quanto S.Margherita da Cortona  era stata una prostituta come lo erano state le prime suore di questo ordine, convertitesi come la Santa.

Ritratto di Padre Simpliciano della Natività ed ex voto
In questa nicchia si può notare l'apertura che fu praticata quando le nicchie furono chiuse per stabilità, successivamente murata.
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La quarta nicchia è decorata a finti marmi.

quarta nicchia destra
Qui è conservato un rilievo in marmo con Crocifissione tra la Vergine e S.Giovanni del Monumento funebre di Paolo II realizzato nel 1460 da Mino da Fiesole e Giovanni Dalmata.
Fu qui portato dall'Altare di S.Marco del transetto della demolita antica Basilica di S.Pietro.
Sulla sinistra della nicchia è presente un candelabro a spirale.

Crocifissione tra la Madonna e S.Giovanni (XIV sec. - Mino da Fiesole e Giovanni Dalmata)
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Nella quinta nicchia è presente un quadro che raffigura S.Balbina sormontato da ex voto.

quinta nicchia destra
S.Balbina ed ex voto
E' anche qui posto un ritratto scultoreo del busto di S.Balbina.

busto di S.Balbina
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La sesta nicchia è usata come ingresso secondario sul giardino interno del convento.

chiostro del Convento di S.Balbina
chiostro del Convento di S.Balbina
accesso al giardino del convento sulla destra della facciata

CURIOSITÀ: Una leggenda racconta che davanti alla chiesa ardesse un candelabro asbestos, "inestinguibile" (ovvero aveva uno stoppino con la caratteristica di resistere al fuoco), posto vicino ad una statua di arciere proteso a scoccare una freccia.
Una scritta in etrusco avvertiva: "se qualcuno mi tocca io ferirò".
Il fuoco arse per secoli, poi qualcuno lo toccò e la freccia scoccò, e si spense anche il fuoco.


Orari: è difficile trovarla aperta.
Noi l'abbiamo visitata al termine della Messa domenicale (Messa alle 10.00 tranne che l'ultima domenica del mese che si tiene alle 11.00 - a luglio e agosto la Messa è alle 10.00)


CONCLUSIONI
La Basilica di S.Balbina è una chiesa all'apparenza molto semplice, ma alcune sue opere e la sua antica storia le fanno meritare una visita.
Peccato che non sia sempre aperta alle visite, soprattutto durante la settimana, ed è forse per questo che è conosciuta più per i matrimoni che vi vengono celebrati che per la sua valenza artista e storica.