domenica 25 gennaio 2015

Pitigliano, "città del tufo"


SITO TURISTICO                           www.comune.pitigliano.gr.it
UFFICIO TURISTICO                     Piazza Garibaldi 51

Appollaiata e scavata su uno sperone grigio-rossastro di tufo, Pitigliano appare come un alveare di cunicoli, archi, nicchie e tetti che sovrastano una vallata lussureggiante.

Non per niente Pitigliano, insieme a Sorano e Sovana, è chiamata "Città del Tufo".

Acquedotto Mediceo e Palazzo Orsini a Pitigliano
Le popolazioni che in questo sito si sono susseguite dall'età del bronzo ad oggi, hanno saputo sfruttare al meglio questo materiale naturale di origine vulcanica, qui disponibile in gran quantità, per abitarci (le popolazioni preistoriche), creare vie di comunicazione e luoghi di sepoltura (gli Etruschi), colombari e fornaci (i coloni romani), per difendersi (Aldobrandeschi e Orsini), e per godere di un luogo fuori dal tempo in età moderna.

Pitigliano è elencato tra i "Borghi più belli d'Italia", con i suoi vicoli (circa sessanta), le sue case scavate nel tufo o costruite di conci tufacei, che la fanno apparire, avvicinandosi da Sovana, un presepe.


Non si conosce il nome della città in epoca etrusca, ma la leggenda narra che il nome attuale derivi dalla gens romana Petilia: i fondatori della città si dice furono due giovani, Pitilio e Celiano (quest'ultimo di famiglia di origine etrusca Celes Vibenna) e dall'unione dei loro due nomi la parola Pitigliano.
Si narra ancora che i giovani, dopo aver rubato la corona d'oro del tempio di Giove Stator sul Campidoglio a Roma, si rifugiarono su questo sperone tufaceo per sfuggire agli inseguitori, e qui rimasero per fondare una città.

Anche Pitigliano entrò poi a far parte del territorio dei Longobardi.
Notizie certe della comunità cattolica a Pitigliano si hanno dal XI secolo.
La sua storia politica è legata a quella di Sovana e alla famiglia Aldobrandeschi, che comandava in gran parte della Maremma, e che per un accordo di alleanza con Orvieto contro i Senesi, dovette risiedere a Pitigliano.

Quando poi l'ultima discendente degli Aldobrandeschi Anastasia sposò Romano Orsini, la città passò per eredità alla nobile famiglia romana, che dovettero difenderla dalle mire espansionistiche di Siena.

Estintasi la dinastia degli Orsini, nel 1604 Cosimo I de' Medici prese possesso di Pitigliano fino a quando la casa Asburgo-Lorena inglobò la città nel Granducato di Toscana.

Per la sua posizione su una rupe a strapiombo sui torrenti Lente, Procchio e Meleta, Pitigliano era inespugnabile, e non ebbe bisogno di vere mura, tranne che nella parte nord-ovest dove si trova ancor oggi la Porta di Sotto, dalla quale partiva la strada per Sovana.
Fu costruita nel XIII secolo dagli Aldobrandeschi.

mura difensive e Porta di Sotto
Porta di Sotto

L'accesso alla città avveniva da altre due porte: una di queste è la Porta della Cittadella (dalla quale iniziare la visita del centro storico), progettata da Antonio da Sangallo il Giovane nel cinquecento, insieme al sistema difensivo dei bastioni.

Porta della Cittadella
bastioni vicino alla Porta della Cittadella trasformati in abitazioni

Contornata con grosse bugne in travertino che formano l'arco perimetrale, la porta è sormontata dallo stemma degli Orsini.



Questa doppia porta che attraversava i bastioni, un tempo appunto dava accesso alla cittadella (oggi Piazza Garibaldi), a coloro che provenivano da est e da sud.




Prima di entrare nel borgo si può ammirarlo dalla terrazza qui presente, ed ammirare l'Acquedotto Mediceo.

Acquedotto Mediceo
archi dell'Acquedotto Mediceo







L'acquedotto, di cui rimangono due grandi archi sorretti da un alto pilastro, fu innalzato tra il 1636 e il 1639 sotto i Medici.




I tredici archi più piccoli furono costruiti invece dai Lorena.



arco dell'Acquedotto Mediceo
Oltrepassata la Porta della Cittadella, ci si trova nella Piazza Garibaldi, dove ortogonale al neorinascimentale Palazzo Comunale, sede del Municipio, c'è una doppia scalinata cinquecentesca che un tempo conduceva agli alloggi militari e ai bastioni.

Piazza Garibaldi e Palazzo Comunale
scalinata cinquecentesca di Piazza Garibaldi
Sulla piazza si trova anche inglobato nel Palazzo Comunale il Teatro Salvini del 1823, sull'area di un granaio della famiglia Orsini.

Via Cavour
Si percorre ora via Cavour che costeggia l'Acquedotto Mediceo, terminante nella Fontana delle Sette Cannelle (XVI secolo), ornata di cinque archi che si affacciano sulla vallata sottostante.

Fontana delle Sette Cannelle
Questa fontana rinascimentale chiude un lato della lunga Piazza della Repubblica, e non è l'unica fontana della piazza: altre due fontane gemelle sono poste sui due lati corti della piazza.

una delle fontane gemelle di Piazza della Repubblica

Sulla piazza si trova il Palazzo Orsini, oggi sede della Curia Vescovile e della Diocesi di Pitigliano, Sovana e Orbetello.

Palazzo Orsini
La sua struttura medioevale aldobrandesca fu alterata dalle trasformazioni volute da Nicolò IV Orsini (XV/XVI secolo) e realizzate da Antonio da Sangallo il Giovane, Baldassarre Peruzzi e Salvatore de Simone.

bastione di Palazzo Orsini



Prettamente militare è il coronamento con merli degli edifici.

Sulla sinistra della facciata vi è un piccolo bastione semi ottagonale, con mensole, archetti e cornice in travertino, e un parapetto con medaglioni.


Sotto si aprono feritoie di difesa contornate anch'esse di travertino.





Dall'altro lato della facciata, un loggiato è posto sopra due archi addossati alla parete d'ingresso.

loggiato e torre del Palazzo Orsini
rampa d'ingresso al Palazzo Orsini
Sull'imponente torre vi sono due stemmi della famiglia Orsini.

Una rampa inclinata precede l'arco d'accesso al palazzo.

Un pilastro con raffigurata una cariatide sorregge un orso con la testa leonina, simbolo della famiglia Orsini.

orso dalla testa leonina

Varcato l'arco vi sono due scale: una ripida sulla destra porta al Cassero, mentre quella sulla sinistra sale verso il cortile interno del Palazzo.

scalinata per salire al Cassero
scalinata per salire al cortile


ingresso al cortile del Palazzo Orsini
Creano una sorta d'ingresso due pilastrini con festoni, motivi araldici e scudi in bassorilievo.

cortile del Palazzo Orsini
cortile del Palazzo Orsini
Dalla parte opposta del cortile vi è un loggiato con archi poggianti su colonne ioniche.
Al di sopra si aprono finestre ad arco.

loggiato del cortile
loggiato del cortile
Quasi al centro del cortile si trova un pozzo esagonale rinascimentale tra due colonne architravate, con raffigurazioni araldiche degli Orsini in bassorilievo.

pozzo rinascimentale del cortile del Palazzo Orsini
Molte sono le decorazioni degli stipiti del portale del palazzo: scudi, elmi, cimieri, mazzetti di frutta, tra cornici di foglie e perle.

architrave del portale del Palazzo Orsini
Sull'architrave invece, due mani reggono un collare con punte, simbolo della fedeltà di Nicolò III Orsini alla Repubblica di Venezia.

Il palazzo ospita il Museo Civico Archeologico della Civiltà Etrusca e il Museo di Palazzo Orsini, insieme alla Biblioteca e l'Archivio storico comunale e la Biblioteca e l'Archivio storico diocesano.


Il Museo Civico Archeologico della Civiltà Etrusca occupa un'ala del Palazzo Orsini, a cui s'accede salendo le scale che si trovano a destra del cortile.

ingresso al Museo Civico Archeologico della Civiltà Etrusca
Questo piccolo ma interessante museo dedicato agli Etruschi e ai resti della loro civiltà ritrovati nella zona, ha aperto i battenti non da molto.

teca del museo
vasi etruschi per trasportare acqua e per miscelare acqua e vino
olla con figure maschile e di animali incisa prima della cottura (VII sec.a.C.)
Nelle sale sono esposti ceramiche in bucchero e vasi con decorazioni etrusco-corinzie (del VI secolo a.C. provenienti dalla necropoli di Poggio Buco), ceramica acroma e in argilla bruna (del VII secolo a.C. provenienti dalla necropoli di Pitigliano) e reperti dell'età del bronzo (XII/XI secolo a.C.)

contenitori per cosmetici
brocche etrusche
tavola di banchetto con suppellettili provenienti dalla necropoli di Poggio Buco

Molto materiale è visibile attraverso le vetrate del laboratorio adibito al restauro e numerosi sono i pannelli didattici.

brocca etrusca
unguentario di pasta vitrea (VII/VI sec.a.C.)

teca del museo
laboratorio di restauro
Orario: giovedì/lunedì   10.00/17.00  (sabato e domenica sino alle 18.00)
             chiuso febbraio/marzo
Costo:   3€
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Il Museo Diocesano d'Arte Sacra si trova nell'ala del Palazzo Orsini più decorata da affreschi quattro-cinquecenteschi.
Eccone qualche esempio:











Nelle sale vi sono esposte opere di oreficeria e argenteria per il culto liturgico, sculture lignee, dipinti su tela o su tavola e arredi provenienti dal palazzo stesso o da parrocchie della diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello.

Assunzione di Maria in Cielo con i Santi Tommaso, Girolamo e Francesco - G.di Benvenuto
Madonna con Bambino, angeli e i Santi Pietro e Francesco - G.Cozzarelli
Arredo liturgico
Belli i soffitti a cassettoni o con travi a vista, decorati con motivi floreali, geometrici, con vedute delle proprietà della famiglia, stemmi o simboli, e figure della famiglia Orsini.
 



Tra le opere di maggior pregio esposte nelle 18 sale vi sono: una statua lignea della Madonna con Bambino di Jacopo della Quercia, la statua di Nicolò III Orsini con armatura, in legno di pioppo, e nella sala a lui dedicata, tre tele dello Zuccarelli: S.Michele che trafigge il demonio, la Redenzione delle anime del Purgatorio per intercessioni dei Santi e una Madonna con Bambino.

Nicolò III Orsini
Madonna con Bambino - Jacopo della Quercia






S.Michele che trafigge il Demone - Zuccarelli
Redenzione delle Anime del Purgatorio per intercessione dei Santi - Zuccarelli
Madonna con Bambino - Zuccarelli
Articolato su più livelli messi in collegamento da scale a chiocciola, il museo si avvale anche di una biblioteca con libri antichi e pergamene, una torre circolare con sala della tortura, camminamenti esterni, la scala voltata dell'olialia dove si conservava l'olio e una cisterna del XV secolo dove veniva raccolta l'acqua piovana del cassero e dove sono collezionati torchi e macine per la produzione dell'olio.

Sala con copie di strumenti di tortura
Biblioteca


Antifone del tempo di Natale
Olialia
cisterna e pozzo
strumenti del frantoio
frantoio

www.palazzo-orsini-pitigliano.it
Orario: inverno                  10.00/13.00           15.00/17.00
             estate                     10.00/13.00          15.00/19.00
             agosto (tutti i giorni)                          10.00/20.00
             chiuso il lunedì
Costo:   4€

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Via Zuccarelli

Proseguiamo la nostra visita del borgo imboccando una delle tre vie quasi parallele, che corrono verso la fine dello sperone sul quale sorge Pitiliano.

Le tre vie sono intersecate da numerosi e pittoreschi vicoli, alcuni che portano a panorami sulla vallata, altri che collegano le vie principali, altri ancora che sembrano finire nel vuoto.

vicolo












Sono affiancati da case medievali fatte di mattoni di tufo o scavate nel tufo stesso.
A volte sono talmente stretti che le case sembrano toccarsi.







vicolo
vicolo

vicolo
 
vicolo






















Molte case hanno scale esterne d'accesso, mentre altre, spiando negli usci, hanno scale ripide e strette che conducono ai piani superiori.

casa di Pitigliano
casa di Pitigliano


case di Pitigliano
case di Pitigliano
case di Pitigliano






















Il tempo sembra essersi fermato: vecchiette siedono fuori dai portoni delle proprie case a chiaccherare con le vicine, gatti s'aggirano per i vicoli in cerca di posti al sole dove dormire inun disturbati, bambini schiamazzano dietro una palla che sembra correre più in campo di bocce che su un campo da calcio.


E poi, nelle piazze principali dove sembra che tutti si conoscano, gli uomini seduti al bar che si raccontano gli ultimi fatti del borgo e la politica della Capitale...

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Via Zuccarelli
Via Zuccarelli è una delle vie principali di Pitigliano, ed è qui che si trova il Ghetto Ebraico.

La comunità ebraica è presente a Pitigliano sin dal XV secolo, accolta e protetta dalla famiglia Orsini, soprattutto quando Papa Paolo IV nel XVI secolo promulgò leggi atte a scacciare gli Ebrei dallo Stato Pontificio.

Tra gli Ebrei scappati da Roma c'era anche il medico David de Pomis che venne chiamato a Pitigliano dagli Orsini per essere il medico della famiglia.
Durante il periodo mediceo del borgo gli Ebrei furono perseguitati e ghettizzati fino all'avvento degli Asburgo-Lorena, che dettero inizio a una migliore integrazione delle due comunità, cristiana ed ebraica.

Nel XIX secolo la comunità ebraica raggiunse qui la sua massima espansione (15% della popolazione del borgo), ed è per questo che i livornesi  attribuirono a Pitigliano il nome di "La Piccola Gerusalemme".

una porta d'accesso al Ghetto Ebraico con la scritta "La Piccola Gerusalemme"
Durante la seconda guerra mondiale la comunità ebraica di Pitigliano subì i rastrellamenti nazisti, anche se la popolazione locale si dimostrò vicina agli Ebrei.

Vicolo Manin e porta del Ghetto
Vicolo Marghera


Vicolo Marghera
Nel 1995 si restaurò la Sinagoga che era crollata negli anni '60, e si restaurò il quartiere ebraico, raggiungibile attraverso due porte che si trovano appunto su via Zuccarelli e si aprono su Vicolo Marghera e su Vicolo Manin, dove si trova la cinquecentesca Sinagoga costruita nel 1598 grazie ai finanziamenti di Leone di Sabato.

Sinagoga
interno della Sinagoga
targa in ricordo della visita di Granduca Pietro Leopoldo alla Sinagoga nel 1773 (5533 del calendario ebraico)
matroneo della Sinagoga
Oltre al luogo di culto ebraico si possono visitare il Bagno rituale, il Forno delle azzime, la Macelleria Kasher, la Tintoria, la Cantina Kasher ed un Museo di Cultura Ebraica.

Museo di Cultura Ebraica
Bagno rituale per il Tevilà
Cantina Kasher
Tintoria
Tintoria
Forno delle Azzime
Forno delle Azzime
Macello Kasher

www.lapiccolagerusalemme.it
Orario:  inverno  10.00/12.00  15.00/17.00
              estate    10.00/13.00   14.30/18.00
              chiuso il SABATO
Costo     5€

cimitero ebraico
Cimitero ebraico
A Pitigliano c'è anche il Cimitero Ebraico, appena fuori del borgo in direzione Manciano.
Fu costruito nel XVI secolo quando la famiglia Orsini ne fece dono al loro medico Davide Pomis per seppellirvi la moglie.

C'è da aprire una parentesi culinaria.
Il dolce tipico di Pitigliano (e presidio Slow Food) è lo SFRATTO DEI GOYM, dolce ebraico la cui origine risale al XVII secolo.

"Sfratto dei Goym", dolce di origine ebraica

Nei primi anni del 1600 infatti gli Ebrei furono costretti da un editto del Granducato di Toscana a lasciare le proprie abitazioni e a concentrarsi intorno alla Sinagoga.
L'ufficiale giudiziario e il messo notificatore intimavano lo sfratto con il gesto rituale di picchiare sulle porte delle case degli Ebrei con un bastone.
Le imposizioni subite vollero essere ricordate cento anni più tardi dagli Ebrei di Pitigliano con la creazione di questo dolce dalla tipica forma allungata simile ad un bastone, dal ripieno di noci, miele, scorza d'arancia, cannella e noce moscata, in un involuscro di cialda sottile e friabile, di pasta non lievitata. 

"Sfratto dei Goym"

Chiusa parentesi.
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Proseguiamo la visita del borgo fino all'incrocio tra Via Zuccarelli e Via del Generale Orsini, dove si trova la più antica chiesa di Pitigliano: la chiesa di S.Maria e S.Rocco.

chiesa di S.Maria e di S.Rocco
campanile romanico























portale della chiesa





Anche se della chiesa si hanno notizie dal XIII secolo il suo aspetto attuale risale al '500, in forme tardo-rinascimentali.
Fu edificata su un tempio pagano.

La facciata stretta e alta è divisa da una cornice orizzontale in due ordini, e verticalmente da quattro lesene corinzie.

Due rampe di scale con fontana addossata portano all'ingresso.







Esternamente sulla parete laterale della chiesa c'è un bassorilievo romanico che raffigura un uomo tra due mostri alati e anguiformi. Esso rappresenta l'anima umana contesa dalle forze degli inferi.

bassorilievo romanico della chiesa di S.Maria e S.Rocco
La pianta della chiesa è trapezoidale, e l'interno è diviso in tre navate da colonne ioniche in travertino.
Il tetto è a capriate.

navate della chiesa di S.Maria e di S.Rocco
colonne ioniche
dalla navata verso l'ingresso



Sulla parete sopra l'abside vi sono dipinti nove stemmi, mentre sulle altre pareti vi sono tracce di affreschi.

affreschi dell'abside
stemmi sopra l'abside


















 



Nell'abside vi è l'affresco di Maria Assunta.

affresco di Maria Assunta
affresco di Madonna




L'affresco staccato con Madonna posto su una parete della navata sinistra proviene dalle mura cittadine.







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Proseguendo su Via Aldobrandeschi sino alla fine del borgo, si arriva alla già citata Porta di Sotto e al Belvedere di Piazza Antonio Belcherini, da dove si può vedere il panorama sulla valle sottostante.

la vallata dal Belvedere
Ritornando sui nostri passi sino alla chiesa di S.Maria e S.Rocco, si prende ora Via Generale Orsini per giungere a Piazza S.Gregorio VII dove si trova la Cattedrale dei SS.Pietro e Paolo.

Cattedrale dei SS.Pietro e Paolo e Monumento alla progenie Ursinia
Nel 1509 la Pieve di S.Pietro del XI secolo divenne la Collegiata dei SS.Pietro e Paolo, e poi nel 1845 venne innalzata a Cattedrale.

Fu restaurata nel XVI secolo e ampliata nel XVIII secolo, quando venne anche rifatta la facciata in stile barocco.

A sinistra della Cattedrale si erge la Torre campanaria, che un tempo aveva un utilizzo militare.
Il terzo ordine merlato fu aggiunto in epoca medicea ed appare, al contrario degli altri due ordini sottostanti intonacati, come era allo stato originale.

Torre campanaria della Cattedrale
La facciata tripartita della Cattedrale ha un portale cinquecentesco con timpano in travertino, con stucchi settecenteschi di cherubini che sorreggono la Croce.
Due nicchie laterali contengono le statue dei Santi ai quali la chiesa è dedicata.

facciata della Cattedrale
Sopra si aprono tre finestre, e nell'ordine superiore vi è un bassorilievo di marmo di Carrara che rappresenta l'Assunzione della Vergine con S.Rocco e S.Francesco

interno della Cattedrale
L'interno settecentesco si presenta a navata unica con cappelle laterali.

Nel primo altare di sinistrasi trova la tela della "Madonna del Rosario" di F.Vanni (XVI secolo).

"Madonna del Rosario" - F.Vanni
Ai lati dell'altare maggiore in stile barocco vi sono due statue in stucco rappresentanti la Fede e la Carità.

"Umiliazione di Enrico IV a Canossa" - P.Aldi e statua della "Carità"
"Predestinazione del Giovane Ildebrando" -P.Aldi - e statua della "Fede"
Due tele di Pietro Aldi sono poste anch'esse ai lati dell'altare maggiore: "Predestinazione del giovane Ildebrando" e "L'umiliazione di Enrico IV a Canossa" facenti parte del ciclo della "Vita di Gregorio".

macchina d'altare
"S.Pietro"


















Dietro all'altare vi è la rappresentazione di S.Pietro con i simboli papali.

altare della Cattedrale
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Sulla piazza antistante la Cattedrale si trova il Monumento alla progenie Ursinia, un pilastro ornato di fregi dedicato alla famiglia che governò la città.

monumento alla progenie Ursinia
Sopra al basamento, poggiato su un'anfora vi è un orso, simbolo araldico della famiglia Orsini, non molto rifinito come invece il resto delle decorazioni.

simbolo araldico degli Orsini








Il monumento risale al 1490, come riporta l'epigrafe latina che commemora anche la forza e l'astuzia degli Orsini.









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Sul lato della Cattedrale, sotto i portici, si trova murata una pietra calcarea sulla quale sono incise misure lineari del XVI secolo: la "Mezza Canna Pitiglianese" (132,95 cm) e "Senese", e i relativi sottomultipli ("braccia" e "piedi") che venivano adoperate nelle cubature edificatorie e dai mercati dell'epoca.

misure lineari del XVI secolo
 In questo spazio infatti si teneva il mercato di derrate alimentari e stoffe.

portale dell'Oratorio del Santissimo Sacramento






Sempre sotto al loggiato vi è il portale dell'Oratorio del Santissimo Crocifisso dove, sopra l'architrave vi è una "cimasa" in ceramica policroma del XVI secolo con due angeli che sorreggono un calice.


cimasa del portale dell'Oratorio del Santissimo Sacramento
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Si può percorrere ora Via Roma, la via dello shopping di Pitigliano, soprattutto quello di genere gastronomico.
Si possono acquistare prodotti tipici della zona in queste due soste da non perdere:

                                           GHIOTTORNIA
                                           www.ghiottornia.it
                                           Via Roma 111

Ghiottornia
Ghiottornia






Qui si possono trovare salse, paté, confetture, oli, vini e vinsanti, zuppe di cereali, funghi e paste tipiche, e anche lo "sfratto", il dolce di origine ebraica già citato nel post.












L'altra tappa gastronomica è:

                                     MACELLERIA POLIDORI
                                     Via Roma 138, 139, 140,147

Macelleria Polidori
dove poter comprare salsiccette di cinghiale, capocollo, lardo, prosciutto toscano e salami vari.

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L'ultima via del borgo che rimane da percorrere è Via Vignoli, anch'essa intersecata da vicoli pittoreschi.

casa di Via Vignoni
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Per chi volesse invece fare delle passeggiate naturalistiche e archeologiche, intorno a Pitigliano ci sono vari itinerari per percorrere le Vie Cave, vie scavate nel tufo dagli Etruschi.
Via Cava 
La Via Cava di S.Giuseppe per esempio si trova appena fuori dall'abitato, presso il ponte del fiume Lente.
Collegava Pitigliano a Sovana.
Presenta lateralmente un canale scoperto che consentiva lo scolo dell'acqua.
 
Via Cava 
Via Cava 
panorama di Pitigliano da una Via Cava

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RISTORANTE                                  IL TUFO ALLEGRO
                                               www.iltufoallegro.com
                                                         Vicolo della Costituzione 5
                                                         0564 616192

GIUDIZIO
Ristorante Il Tufo Allegro

Vicino alla Sinagoga, in un vicolo di via Zuccarelli, si trova questo ristorante di cucina tradizionale ben eseguita.

L'ambiente consta di due sale non molto grandi ricavate nel tufo o con pareti a vista, con tavoli ben apparecchiati e foto della Pitigliano di un tempo appese ad una parete.


prima sala de Il Tufo Alegro
sala ristorante

Sono pochi i piatti del menù, ma rispecchiano le ricette locali presentati con eleganza: i pici all'agliata, le fettuccine ai funghi porcini, il "buglione d'agnello" servito nel coccio, tutto accompagnato dal buon vino della zona.
Anche il pane è "fatto in casa".






Pici all'agliata
fettuccine funghi porcini e tartufo
Buglione d'agnello
Carrè d'agnello con crosta alle erbe aromatiche
panna cotta al cardamomo con caramello e salsa al caffè
Mousse di ricotta al cioccolato con pere caramellate
...e un bicchiere di Morellino di Scansano
Un po' lenti i ritmi , e per me non accettabile la presentazione a tavola di un piatto per volta: il servizio dovrebbe essere più attento!
In ogni caso un buon indirizzo.


CONCLUSIONI 
Pitigliano è davvero un borgo interessante, dove il tempo sembra essersi fermato, dove si respira un'atmosfera irreale rispetto alla frenetica vita di città.
Dove tutti sembrano conoscersi, e da visitatori ci si sente un po' esclusi e allo stesso spettatori di una vita più a misura d'uomo.