domenica 7 ottobre 2018

La Reggia di Caserta: il Parco e il Giardino all'Inglese

E' la seconda volta che mi accingo a scrivere questo post, perché a quello che avevo terminato, si è sovrapposto un altro mio post, ed è stato impossibile recuperarlo!
E' la seconda volta che mi capita quest'incidente, ma non sono l'unica a cui è successo.
Spero di ritrovare l'entusiasmo di scriverlo della prima volta!
La visita della Reggia di Caserta non è completa se non si visitano il Parco e il Giardino all'Inglese.

Il Parco progettato da Luigi Vanvitelli e portato a termine dal figlio Carlo, è uno dei più importanti, più antichi e pittoreschi giardini paesaggistici europei.

E' l'ultimo dei grandi giardini formali europei ed è una delle più significative testimonianze dell'arte dei giardini di epoca barocca.

Il Parco occupa una superficie di 120 ettari e ha una lunghezza di 3km.

Il grande architetto si è ispirato ai modelli delle Ville romane e toscane cinquecentesche (Bagnaia, Caprarola, Frascati), al Parco di Versailles e al Palazzo Reale della Granja di San Ildefolso (detto "la piccola Versailles") in Spagna.

Il Parco fu creato a partire dall'anno successivo alla posa della prima pietra del palazzo (1753), e  anche se solo una parte del progetto che Luigi Vanvitelli aveva ideato fu realizzata, fu portato a termine nel 1773.
Alla morte di Luigi Vanvitelli infatti, non erano ancora state realizzate le fontane, che vennero costruite sotto la direzione del figlio Carlo, anche se appunto con qualche semplificazione per mancanza di fondi.

Già dal vestibolo della reggia si può intravvedere con un effetto "a cannocchiale" la meraviglia che ci aspetta al di fuori del palazzo.

effetto "a cannocchiale" con vista del Parco dal vestibolo della reggia
Il Parco, che si sviluppa a partire dalla facciata nord della reggia fino alle pendici del Monte Briano, si può dividere in due parti: il Parterre e la cosiddetta "Via d'Acqua" con le fontane.
parterre e "Via d'Acqua" del Parco
"Via d'Acqua"

Il Parterre è la prima zona che si può attraversare usciti dall'atrio della reggia.

Parterre
Progettato per essere un giardino alla francese con aiuole fiorite, fu invece realizzata una grande radura erbosa.
Al centro di  ogni aiuola furono piantati nel XIX secolo lecci e allori per fornire alimenti ai fagiani.

La grande distesa di prato è divisa da un ampio stradone centrale, con viali disposti a raggiera, fiancheggiati da gruppi di boschetti di tigli.

parterre con boschetti di tigli
Sulla sinistra del parterre si trova il cosiddetto "Bosco Vecchio".

viale all'interno del Bosco Vecchio
Questa zona del parco esisteva ancor prima della costruzione del palazzo: era infatti annessa alla residenza degli Acquaviva, gli antichi proprietari del luogo, che divenuto dei Caetani di Sermoneta, era stato venduto a Carlo di Borbone.

Bosco Vecchio
Il Bosco Vecchio fu realizzato dai principi Giulio Antonio e Andrea Matteo Acquaviva tra il XVI e il XVII secolo.
Vanvitelli decise solo di addensare la vegetazione di quest'area e di trasformarla in una sorta di  "giardino segreto".
Tra la vegetazione s'incontrano statue, gruppi scultorei ed erme chiamate anche "termini" perché hanno la funzione di delimitare le varie zone del parco.

erme ("termini") nel Bosco Vecchio
erma ("termine") nel Bosco Vecchio
gruppo scultoreo nel Bosco Vecchio
busto nel Bosco Vecchio
gruppo scultoreo con Centauro posto nel Bosco Vecchio

statua nel Bosco Vecchio
statua nel Bosco Vecchio

Nel Bosco Vecchio furono anche realizzate due luoghi di "delizia",  dove la famiglia reale potesse rilassarsi e divertirsi privatamente: la Castelluccia e la Peschiera Grande.

La Castelluccia si trova nella parte più antica del Bosco Vecchio, dove gli antichi proprietari avevano eretto nel Cinquecento una costruzione chiamata "Pernesta".

Castelluccia
Su questo sito Francesco Collecini, collaboratore di Vanvitelli, eresse nel 1769 una torre a pianta ottagonale, un piccolo castello.
La Castelluccia era infatti il luogo in cui il giovane Ferdinando IV di Borbone si esercitava nelle battaglie terrestri.
Per questo era stata realizzata come una piccola fortezza a pianta pentagonale, munita di mura di cinta, bastione, fossato, ponte levatoio, caserma e la torre d'avvistamento munita di piccoli cannoni.

torretta d'avvistamento della Castelluccia
mura di cinta con fossato
torre e fossato della Castelluccia
La Castelluccia aveva nella parte posteriore un piccolo giardino formale con fiori, alberi di agrumi, camelie, gelsomini, al quale si accedeva dall'isoletta con la torre tramite un ponte e una scala a doppia rampa.

giardino della Castelluccia collegato alla torre con un ponte e una scala a doppia rampa
giardino della Castelluccia collegato alla torre con un ponte e una scala a doppia rampa
giardino della Castelluccia
Un secondo ponte levatoio (oggi fisso), collegava la torre al Bosco Vecchio.

La torre, quando non ebbe più la funzione di campo d'addestramento del principe, cadde in uno stato d'incuria.

torre della Castelluccia
Lo stesso Ferdinando, ormai in età adulta, la fece ristrutturare nel 1818 per trasformarla in un casino.
La torre si articola su tre piani, di cui l'ultimo di forma cilindrica.
Al piano terra la torre presenta sette arcate con busti in marmo e una scala a chiocciola.
L'interno è di gusto neoclassico.

un'arcata del piano terra della torre con busto in marmo
un'arcata del piano terra della torre con busto in marmo
Anche gli edifici della fortezza che facevano la funzione di caserme furono adattati a cucine o zone pranzo.

uno degli edifici della Castelluccia
uno degli edifici della Castelluccia
Fu costruito nel giardino anche un "cupolino cinese" in latta con campanellini d'ottone.

mura di cinta con "cupolino cinese"
"cupolino cinese"
In un periodo successivo furono poi messe a dimora palme, magnolie, araucarie nella parte antistante la costruzione.

vegetazione davanti alla Castelluccia

Nella zona settentrionale del Bosco Vecchio si trova la cosiddetta Peschiera Grande, un'imponente laghetto artificiale realizzato anch'esso dall'architetto Francesco Collecini su indicazioni del Vanvitelli nel 1769.

Peschiera Grande
La Peschiera Grande, un luogo "per i giochi del re e per la pesca", è a pianta rettangolare, lobata sui lati corti.
Le sue dimensioni sono 270 X 105m ed è profonda 3,50m.

Peschiera Grande
approdo della Peschiera Grande
 Lungo il bacino corre un parapetto interrotto da 8 balconate con ringhiera in ferro.

balconate con ringhiera
balconata con ringhiera
Al centro del bacino artificiale si trova un isolotto sul quale Vanvitelli avrebbe progettato un padiglione per i balli e i ricevimenti, che non venne mai realizzato.
La Peschiera Grande infatti divenne il luogo in cui il giovane Ferdinando si esercitava nelle battaglie navali, e fu costruito addirittura un quartiere dove risedevano i Liparoti, marinai  per la manutenzione della piccola "flotta".
isolotto coperto da vegetazione
L'isolotto invece ospitò la cosiddetta "Pagliaia" munita di cannoncini, che solo in un secondo momento divenne un luogo dove intrattenere gli ospiti.
Vi erano sull'isolotto altre quattro pagliaie piccole per i servizi igienici, le cucine e un ripostiglio per gli attrezzi.

Nel 1770 il bacino fu popolato con la fauna ittica proveniente da altri laghi e fiumi limitrofi.
Su questo suggestivo specchio d'acqua si svolgono i Campionati Studenteschi di vela radiocomandata.

Dalla Peschiera Grande un canale porta l'acqua nel fossato della Castelluccia.
Lungo il suo percorso si trovano ponti e finti ruderi.

ponte sul canale con finti ruderi
cascatelle del canale
ricca vegetazione lungo le sponde del canale
ponte sul canale
arrivo del canale alla Castelluccia
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Dalla Peschiera Grande, percorrendo un largo viale, si può riprendere l'asse principale del Parco.

Ci si trova all'inizio della sua seconda parte, la cosiddetta "Via d'Acqua", un susseguirsi di sei fontane unite da canali con cascatelle e radure erbose, che si conclude con una cascata con acque che scendono tra le rocce dal Monte Briano.

"Via d'Acqua"
Cascata, vasche e fontane sono alimentate dalle acque provenienti dall'Acquedotto Carolino, anche questo opera di Luigi Vanvitelli.

Acquedotto Carolino
La prima fontana è chiamata Fontana Margherita o Fontana del Canestro, in quanto presenta una decorazione simile all'intreccio di una cesta.

Fontana Margherita
E' costituita da una bassa vasca circolare che presenta un unico zampillo nella zona centrale.

E' circondata da aiuole divise da vialetti e da "termini" raffiguranti Apollo e nove Muse.

Apollo
Muse
Urania
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Percorrendo due rampe semiellittiche laterali alla fontana, decorate con vasi "Medici", si accede all'antico Ponte d'Ercole al di sotto del quale corre una strada d'accesso alla città.

rampa semiellittica tra la Fontana Margherita e il Ponte Ercole
rampa semiellittica tra la Fontana Margherita e il Ponte Ercole
Ponte Ercole con veduta sulla Fontana Margherita
"termini" sul Ponte Ercole
"termine" sul Ponte Ercole
"termine" sul Ponte Ercole
Qui ha inizio una lunga vasca, la Peschiera Superiore (475 X 27m profonda 3m. e contenente 32.000mc d'acqua), che funge da serbatoio e smistamento dell'acqua per le zone più a valle (Peschiera Grande, Castelluccia e Palazzo).
Inoltre la fauna ittica della peschiera ha rifornito in passato le cucine reali.

Peschiera Superiore
Peschiera Superiore (vista dalla Fontana dei Delfini)
pesci che popolano la Peschiera Superiore

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Costeggiando la Peschiera Superiore si giunge alla seconda fontana, la Fontana dei Delfini.


E' così chiamata perché Gaetano Salomone tra il 1776 e il 1779 ha realizzato per questa fontana due delfini e un mostro marino con la testa di delfino, ma con denti aguzzi, e zampe e artigli terrestri.
L'acqua sgorga dalle fauci degli animali.

Fontana dei Delfini
particolare della Fontana dei Delfini
Fontana dei Delfini (vista dall'alto)
Gli animali sono posti su una roccia collocata in un'esedra ad arco al centro di una parete a bugnato.
Dietro questa parete con aperture ad arco si trova un corridoio che simula una grotta, munita di sedute per godere di una sosta refrigerante.

parete a bugnato della Fontana dei Delfini
esedra con basamento roccioso
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Dopo la Fontana dei Delfini si costeggia una radura erbosa.

radura erbosa guardando verso la Fontana di Eolo
radura erbosa guardando verso la Reggia
Si giunge quindi alla Fontana di Eolo.

Fontana di Eolo
E' opera degli scultori Gaetano Salomone, Angelo Brunelli, Andrea Violani, Paolo Persico e Tommaso Solari.
Il tema raffigurato nella fontana è tratto dall'Eneide di Virgilio: Eolo, dio dei Venti, incitato da Giunone che gli promette di dargli in sposa la Ninfa Deiopea, scatena la furia dei venti allontanando dalle coste dell'Italia Enea e i Troiani.

emiciclo della Fontana di Eolo
Un emiciclo aperto a portico, decorato a bugnato con paraste tuscaniche, e scandito da arcate che simulano le caverne dimora dei venti, fa da sfondo alla scena.

Sulle pareti del portico si trovano tra le arcate anche dei bassorilievi che raffigurano Le nozze di Teti e Peleo, Giove con le dee, Il giudizio di Paride, Lo sposalizio di Paride (opera di Angelo Brunelli).

bassorilievo: Le nozze di Teti e Peleo (Angelo Brunelli)
bassorilievo: Lo sposalizio di Paride (Angelo Brunelli)
Ventotto statue di Zefiri (ma dovevano essere il doppio), sono raffigurate mentre escono dalle caverne e scatenano la tempesta.

Zefiri nella Fontana di Eolo
Zefiri nella Fontana di Eolo
Zefiri nella Fontana di Eolo
Zefiri nella Fontana di Eolo
Zefiri nella Fontana di Eolo
L'acqua scende a velo dalla sommità della fontana.


Questa scenografica e monumentale fontana non fu mai portata a termine: è infatti priva del gruppo scultoreo di Giunone con Eolo su un carro, circondata dalle Ninfe.

Le statue di Giunone e di due pavoni (animali simboli della dea), che avrebbero trainato il carro, sono conservati negli uffici della Sovrintendenza ospitati nella reggia.
A Roma furono portate da Caserta tre statue che vennero utilizzate per la realizzazione della Fontana delle Bagnanti, opera di Giulio Monteverde per i Giardini del Quirinale, e forse queste statue che potrebbero raffigurare tre Ninfe avrebbero dovuto trovare posto con Giunone nella Fontana di Eolo.
Fontana delle Bagnanti (Giulio Monteverde - Giardini del Quirinale - Roma)
La Fontana di Eolo presenta due rampe laterali con balaustra sulla quale si trovano alcune decorazioni scultoree: coppie di schiavi (un riferimento agli schiavi mussulmani che furono impiegati nella costruzione della reggia), che sorreggono delle grandi conchiglie, patere sorrette dalle code attorcigliate di delfini e altre statue di Zefiri alati.

rampa con balaustra e decorazioni scultoree della Fontana di Eolo
balaustra e decorazioni scultoree della Fontana di Eolo
patere sorrette da delfini e coppie di schiavi che sorreggono conchiglie
Zefiro alato
coppia di schiavi con conchiglia
patera con delfino
Zefiro alato
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Salite le rampe laterali, la "Via d'Acqua" prosegue con sette vasche degradanti (per ovviare alla pendenza del terreno), che formano altrettante cascatelle.

vasche con cascatelle
Il bordo di passaggio tra una cascatella e la successiva è a squama di pesce per scomporre il flusso d'acqua in tanti rivoli.
Nel punto in chi si trovano le cascatelle, il parapetto che corre lungo le vasche è decorato con volute che formano un'onda e con maschere caricaturali.

parapetto con maschera e bordo della vasca a squama di pesce

parapetto con maschera e bordo della vasca a squama di pesce
parapetto con maschera e bordo della vasca a squama di pesce







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Si giunge quindi alla Fontana di Cerere realizzata in marmo di Carrara (le statue) e travertino (le rocce) da Gaetano Salomone tra il 1783 e il 1785.

Fontana di Cerere
La fontana è dedicata a Cerere, dea della fertilità dei campi, che in questa rappresentazione impersonifica la Sicilia (terra fertile del regno, produttrice di grano), come lo si deduce dal medaglione che tiene tra le mani in cui è raffigurata la Trinacria, simbolo dei tre capi dell'isola: Peloro, Pachino e Lilibèo.

Cerere con medaglione della Trinacria
La dea è circondata da Ninfe, delfini, amorini, Tritoni.

particolare della Fontana di Cerere: coppia di Tritoni
particolare della Fontana di Cerere: coppia di Tritoni
particolare della Fontana di Cerere: amorino e Ninfe
Ai lati della raffigurazione sono state scolpite due divinità maschili sdraiate con anfore da cui fuoriescono getti d'acqua che impersonificano due fiumi siciliani: l'Anapo e l'Aretusa.

divinità fluviale con anfora
divinità fluviale con anfora
In origine la statua della dea era coronata da spighe in bronzo e anche le Ninfe avevano nelle mani spighe bronzee: queste decorazioni furono rimosse durante l'occupazione francese.
CURIOSITÀ: la Fontana di Cerere fu chiamata anche "Zampilliera" in quanto vi erano getti d'acqua nascosti che si azionavano a sorpresa tra i gradini e i parapetti dei marciapiedi: giochi d'acqua che bagnavano chi passeggiava ai suoi margini.
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Dopo un tratto erboso, la "Via d'Acqua" continua il suo percorso con altre dodici vasche con cascatelle.

dodici vasche con cascatelle prima della Fontana di Venere e Adone
Questa volta il bordo delle vasche è decorato con motivi ad onde e mentre sui parapetti sono raffigurate teste di animali perché introducono alla zona più selvaggia del parco  e dove il re poteva andare a caccia.

cascatella
decorazione ad onde del bordo delle vasche
parapetto con testa di cane
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La fontana successiva è la Fontana di Venere e Adone.

Fontana di Venere e Adone
La fontana fu terminata nel 1780 da Gaetano Salomone con la collaborazione di altri scultori "reali".
Le statue furono realizzate in marmo di Carrara mentre le rocce in travertino.

Il quadro rappresentato vede Venere, circondata da amorini e Ninfe, che supplica Adone di non andare alla caccia al cinghiale perché avrebbe trovato la morte.

Venere e Adone circondati da amorini
Venere e Adone circondati da amorini
Ninfe
L'amore di Venere per Adone aveva infatti scatenato la gelosia di Marte che, sotto le sembianze di un cinghiale sbranerà Adone.
Circondano i personaggi principali del storia alcuni cani con amorini, il cinghiale e una Ninfa.

particolare della fontana: cinghiale e Ninfa
CURIOSITÀ: il mito racconta che dalle lacrime di Venere nacquero gli anemoni, mentre dal sangue di Adone le rose purpuree.
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L'ultimo tratto della "Via d'Acqua" è costituito da un tappeto erboso che si chiude a semicerchio e che giunge sino alla terrazza dell'ultima fontana del Parco.

tappeto erboso tra la Fontana di Venere e Adone e la Fontana di Diana e Atteone

Una scalinata posta al centro di un piazzale semiellittico e due rampe laterali permettono di accedere all'ultima fontana della "Via d'Acqua", la Fontana di Diana e Atteone.

Fontana di Diana e Atteone e Cascata
Fontana di Diana e Atteone
La fontana fu scolpita da Paolo Persico, Angelo Brunelli e Pietro Solari.
La scena rappresentata con due gruppi scultorei nella grande vasca ellittica vede protagonista la dea della caccia Diana che, per punire Atteone (un cacciatore che l'aveva spiata nel bosco mentre lei faceva il bagno), lo tramutò in cervo e lo fece sbranare dai suoi stessi cani.

Diana circondata dalle Ninfe
Atteone tramutato in cervo viene sbranato dai suoi cani

In questa fontana funge da fondale prospettico la cascata la cui acqua dal Monte Briano compie un salto di 70m tra scogli e pietre finte.
Alla sommità della Cascata si trova una torretta a forma di grotta con loggetta.

Cascata
Cascata con grotta con loggetta sulla sommità
Due balaustre con quattordici statue di Cacciatori e Cacciatrici, realizzate da Paolo Persico, Andrea Violani e Pietro Solari in marmo di Carrara, corrono lungo il perimetro del piazzale antistante la fontana.

balaustra del terrazzo con Cacciatori e Cacciatrici
balaustra del terrazzo con Cacciatori e Cacciatrici
balaustra del terrazzo con Cacciatori e Cacciatrici
Cacciatore
Cacciatrice
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Sulla destra di questo terrazzo si trovano i cancelli e l'ingresso del Giardino all'Inglese.

ingresso del Giardino all'Inglese
Il giardino ha un'estensione di 23 ettari e venne realizzato sul lato orientale del Parco.

pianta del Giardino all'Inglese
Il Giardino all'Inglese, non presente nel progetto vanvitelliano, fu voluto dalla regina Maria Carolina (consorte di re Ferdinando IV di Borbone), persuasa da Sir William Hamilton, Ministro pluripotenziario di Sua Maestà Britannica presso il Regno di Napoli e membro della Royal Society di Londra.

I lavori di realizzazione iniziarono nel 1786 sotto le direttive del giardiniere e botanico John Andrew Graefer.

Furono piantate numerosissime varietà di esemplari di piante provenienti da tutto il mondo, alternando boschetti ad ampie praterie.











Furono piantumate molte Palme provenienti dalle Canarie, Agavacee, Cicas, Magnolie, Eucalipti, Querce, Aceri, Noci, Agrifogli, Bossi, Conifere, Piante Acquatiche, Felci, Cedri del Libano, Piante di Canfora, Alberi da Frutta... nel margine meridionale del giardino si trova anche un Pino da pinoli ultracentenario.

Palme e Araucaria

La prima Camelia Japonica portata dall'Oriente in Italia fu piantata in questo giardino.

Camelia Japonica (fotografata nel Giardino all'Inglese lungo le rive del Lago dei Cigni)
Tutte le emergenze architettoniche furono realizzate da Carlo Vanvitelli.
Furono costruite fontane, canali, laghetti, ponti, dighe, serre per la coltivazione di piante esotiche e rare, e una costruzione che fungesse da Cafehaus, come abitazione del giardiniere e come ricovero degli attrezzi.

E' un "giardino informale", un "giardino di paesaggio", e nello stesso tempo un centro di sperimentazione scientifico-botanica: dal 1803 infatti, si ha una pubblicazione periodica delle sperimentazioni e la vendita di semi.

Il Giardino all'Inglese, tipicamente romantico, è denominato un "Parc à fabriques" per la presenza di finti ruderi.

Ad accogliere all'ingresso il visitatore vi sono una statua di Atlante che sorregge il globo terrestre e una Sfinge.

Atlante (bottega campana)
Sfinge
Dirigendosi sul lato sinistro dell'ingresso, percorrendo il viale in salita, si costeggiano i finti ruderi con pareti in opus reticulatum del cosiddetto Tempio Italico.

Tempio Italico
A ricreare questa ambientazione vi sono uno stilobate a gradoni con colonne che sostengono un'architrave, rocchi di colonne e decorazioni scolpite provenienti dagli scavi campani.

opus reticulatum, rocchi di colonne e rilievi scolpiti del Tempio Italico
rilievi scolpiti con trofei e personaggi togati del Tempio Italico
lapide con iscrizione, colonne scanalate, rilievo scultoreo e opus reticulatum del Tempio Italico
Presso questi ruderi si trovano piantati in terra alcuni esemplari di piante grasse.
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Proseguendo il cammino si arriva alla sommità della collinetta dove si trova l'Aperia, una costruzione ad emiciclo, così chiamata perché in epoca francese utilizzata per l'allevamento delle api.

Aperia oggi con allestimento teatrale
Inizialmente per questo sito era stato progettato dal Vanvitelli come una cisterna (rimasta incompiuta), da utilizzarsi come serbatoio d'acqua in caso di guasti all'acquedotto.
Il serbatoio, sostenuto da robusti piloni, non venne mai adoperato.

Si accede infatti all'Aperia attraverso un tunnel realizzato nel muro della diga che conteneva la grande cisterna.

ingresso all'Aperia
Nel 1826 l'Aperia fu trasformata in serra per la coltivazione di alberi di medio e alto fusto, e per questo vennero realizzati ambienti riscaldati o raffreddati.
Al centro dell'esedra neoclassica semicircolare si trova la statua policroma di Flora realizzata da Tommaso Solari nel 1761.

Ai giorni nostri l'Aperia viene utilizzata come teatro all'aperto.
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Proseguendo sul sentiero, un po' nascosta dalla fitta vegetazione, in corrispondenza della fine del viale in asse con l'ingresso del giardino, si trova una costruzione a forma di Piramide.

Piramide
La Piramide nasconde una funzionalità idraulica, essendo collegata con un canale connesso con la Fontana del Pastore.
C'è chi ha voluto vedere in questa costruzione uno dei simboli massonici celati nel Giardino all'Inglese, voluti come una sorta di percorso iniziatico dalla regina Maria Carolina, adepta della Massoneria napoletana e fondatrice di un'associazionne massonica tutta femminile.
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La tappa successiva del settore nord-orientale del giardino è la Fontana del Pastore.


Fontana del Pastore
Da questa fontana ha inizio il percorso idrico del Giardino all'Inglese.
A decorare questo piccolo bacino d'acqua è posta su delle rocce la statua di un pastore che suona il flauto doppio (il mitologico pastore Batto o Ermes), già presente nella proprietà dei principi Acquaviva.
In questa fontana si trovavano altre due statue di cui oggi rimane solo una gamba.

Fontana del Pastore
statua del pastore che suona il flauto doppio (bottega campana) della Fontana del Pastore
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Continuando a scendere dalla collinetta si arriva ad un passaggio affiancato da rocce, che vuol simulare l'Antro della Sibilla Cumana.

passaggio con rocce
 Il passaggio introduce al Bagno di Venere.

Bagno di Venere
Bagno di Venere
Questo è un piccolo laghetto circondato da fitta vegetazione (molte sono le felci, gli allori e i lecci), dove è protagonista una statua di Venere accovacciata sull'acqua, realizzata nel 1762 da Tommaso Solari in marmo di Carrara.

Venere (Tommaso Solari)
Lo specchio d'acqua sorge su una cava tufacea: massi di tufo lo circondano.
Tra le radici di un Taxus Baccata, scelto per la sua longevità, sgorga una cascatella d'acqua.

cascatella sotto il Taxus Baccata
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Sullo sfondo settentrionale del laghetto è stato realizzato dal Vanvitelli un Criptoportico romano, reso volutamente in rovina.

esterno del Criptoportico
Il Criptoportico, una galleria semicircolare e semipogea, presenta tre ingressi frontali e due laterali.

apertura frontale del Criptoportico
apertura frontale del Criptoportico
apertura laterale del Criptoportico
La galleria è coperta da una volta a botte cassettonata dove sono state create un'apertura che simula un crollo e finte lesioni.
Il pavimento è a tasselli colorati e volutamente sconnesso.

Criptoportico
affreschi alle pareti, volta a botte cassettonata e pavimento a tasselli colorati del Criptoportico
finte lesioni nella volta e opus reticulatum nell'esedra
All'interno della gallerie vi sono tre esedre affiancate da colonne di ordine dorico su piedistalli.
Nell'esedra centrale si trova una vasca monolitica in marmo.

esedra con vasca monolitica e statua di Afrodite
esedra con statua
Sulle pareti di tufo in cui è simulato l'opus reticulatum e dove sono stati realizzati affreschi, entro nicchie decorate in stucco, sono state collocate undici statue romane provenienti dagli scavi di Pompei e di Ercolano e della Collezione Farnese ereditata dai Borbone.

nicchia con statua
Esculapio
Venere
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Dal Bagno di Venere ha origine il fiume che occupa la parte centrale del Giardino all'Inglese, e lo attraversa in senso longitudinale.
Il fiume è diviso in due tratti: il Canale Superiore e il Canale Inferiore.

inizio del Canale Superiore
L'acqua, divisa in rivoli dalle rocce poste nel Bagno di Venere, scorre fino a giungere ad un ponte ad arco semiellittico, dove forma una piccola cascata.

Ponte ad arco sul Canale Superiore
Questo ponte, per apparire antico, mostra nei punti delle spallette intonacate scrostate i sottostanti opus incertum e opus reticulatum.

Il Canale Superiore prosegue il suo corso, compiendo poi un altro salto di quota, più importante del precedente: una cateratta.

cateratta
Si può attraversare il canale passando sotto l'acqua della cateratta.

passaggio sotto la cateratta
Inizia qui il Canale Inferiore che poco più a valle genera il Lago dei Cigni.

Lago dei Cigni
Lago dei Cigni
Lago dei Cigni
Lago dei Cigni
Questo lago artificiale ortogonale al canale presenta due isolette.

Sulla prima isola, quella più grande e posta al centro del lago, si trovano i finti resti di un tempio ionico con naos e pronao, con colonne in granito e dolomite provenienti da Pompei e architrave di pietra di Mondragone. 
La cella è ricoperta in paglia ed è sormontata da una cupola di forma ellittica.
Il finto tempio fu realizzato nel 1793. 
Erano messe a disposizione della famiglia reale due barche per raggiungere l'isoletta dove nel tempio era posto un salottino.

Tempio sull'isola più grande del Lago dei Cigni
Sull'altra isoletta, posta nella parte orientale del lago, trova posto un ricovero per anatre, cigni e uccelli acquatici.

isola più piccola del Lago dei Cigni
ricovero per uccelli acquatici su un'isoletta del Lago dei Cigni
Sul lago crescono bellissime Ninfee e le sponde del bacino presentano una ricca vegetazione.

distesa di Ninfe
Ninfea
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Percorrendo il viale che si dirige nella parte meridionale del Giardino all'Inglese, s'incontra un viale di cipressi, alla fine del quale vi è la piccola facciata di una Cappella gotica.

viale di Cipressi che conduce alla Cappella gotica
Cappella gotica
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Continuando verso Sud-Est, quasi al limitare del giardino, si giunge all'ex Labirinto, un luogo di divertimento voluto da Ferdinando IV e realizzato da Carlo Vanvitelli, unico elemento tradizionale del giardino "all'Italiana" realizzato nel Giardino all'Inglese.

ex  Labirinto
Al centro di questo boschetto di querce e allori si trova un Tempietto circolare, in marmo e in stile greco antico, con copertura semisferica sorretta da sei colonne poggianti su pilastrini.

Tempietto rotondo
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Ritornando sui propri passi, si possono visitare gli edifici sul lato occidentale del Giardino all'Inglese che avevano funzione di studio, sperimentazione e conservazione delle piante: vivaio, ex scuola di Botanica, serre.

Un viale attraversa queste strutture architettoniche poste vicino alla via che costeggia la cinta occidentale del giardino chiamata Via de' Mulini.

Sulla sua destra si trova il Nuovo Roseto con quattro aiuole a disegni geometrici, separate da vialetti, con alberi da frutta nella parte centrale di ognuna.

Nuovo Roseto
Nuovo Roseto
Accanto al Roseto si trova la Serra delle Begonie e delle Piante Grasse.

Serra Settecentesca per le Begonie e le Piante Grasse

Dall'altra parte del viale si trova la Serra Moderna.

Serra Moderna
interno della Serra Moderna
Accanto si trova la Serra Borbonica Grande settecentesca con volta a botte.

Serra Borbonica Grande
Serra Borbonica Grande
Segue la Scuola Botanica.

Scuola Botanica
Scuola Botanica
Scuola Botanica
Dove il viale si biforca si trovano, sotto alberi di Canfora e Ippocastani, elementi lineari o curvi a piramide che in passato esponevano i vasi con le piante messe in vendita.

elementi per vasi
elementi per vasi
elementi per vasi
Segue una vasca circolare su due livelli per le specie vegetali acquatiche.

vasca per piante acquatiche
vasca per piante acquatiche
particolare della vasca per piante acquatiche
Ninfea nella vasca per piante acquatiche
Bisogna salire una delle due rampe che si trovano dopo la vasca per giungere poi alla Serra Ottocentesca (o Serra Grande), dove venivano conservate le piante delicate.

Serra Ottocentesca con esemplari di Palme
La serra ha grandi vetrate arcuate a doppi battenti e tetto in vetro retto da capriate in ferro.
Il suo luminoso interno è oggi privo di quell'ordine che sicuramente aveva all'epoca della costruzione voluta da Nicola Terracciani, e l'intero edificio appare molto trascurato. 

Serra Ottocentesca
Serra Ottocentesca
L'ultimo edificio di questo settore è la Palazzina Inglese o Casa del Giardiniere, un edificio che originariamente avrebbe dovuto avere la funzione di Cafehaus, che divenne poi la residenza di Graefer e della sua famiglia.

Palazzina Inglese
Fu costruita tra il 1790 e il 1794.
Si eleva su due piani: undici stanze abitabili e un androne occupano il piano terra, e dodici stanze si trovano al piano superiore.

facciata della Palazzina Inglese
La facciata presenta al piano terra un bugnato rustico con arcate che incorniciano le finestre e l'entrata, e al piano superiore tra le finestre paraste doriche che simulano tronchi d'albero, per esaltare l'importanza del giardiniere nella creazione del parco.
Nella palazzina trovava posto anche un locale per gli attrezzi e per i semi.
Il percorso all'interno del Giardino all'Inglese si conclude qui e si può a questo punto guadagnare l'uscita.

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Dopo la morte della sorella la regina francese Maria Antonietta, che fu ghigliottinata nel 1793, la regina Maria Carolina d'Austria cadde in depressione, e lasciò che del Giardino all'Inglese da lei voluto e da lei personalmente pagato, se ne occupassero solo i giardinieri.

Nel 1798 John Andrew Grafer seguì in Sicilia il re borbonico e lavorò su quest'isola fino alla morte, nelle terre di Bronte, donate all'ammiraglio Nelson per avere aiutato Ferdinando IV di Borbone a fuggire sull'isola.

Il Giardino all'Inglese fu quindi affidato ai figli di Grafer.

Nel XIX secolo il Giardino all'Inglese venne denominato "Real Orto Botanico di Caserta" e se ne presero cura i botanici Giovanni Gussone e Achille Terracciano.

http://www.reggiadicaserta.beniculturali.it


Orari Parco:
gennaio                                 8.30/16.00    (ultimo ingresso 15.00)
febbraio                                 8.30/16.30    (ultimo ingresso 15.30)
marzo                                    8.30/17.00    (ultimo ingresso 16.00)         
aprile/settembre                    8.30/19.00     (ultimo ingresso 18.00)
ottobre                                   8.30/17.30    (ultimo ingresso 16.30)
novembre/dicembre              8.30/15.30     (ultimo ingresso 14.30)

Orari Giardino Inglese:
gennaio                                 8.30/15.00     (ultimo ingresso 14.00)
febbraio                                8.30/15.30     (ultimo ingresso 14.30)
marzo                                   8.30/16.00     (ultimo ingresso 15.00)  
aprile/settembre                   8.30/18.00      (ultimo ingresso 17.00)
ottobre                                  8.30/17.00     (ultimo ingresso 16.00)
novembre                             8.30/15.00      (ultimo ingresso 14.00)  
dicembre                              8.30/14.30      (ultimo ingresso 13.30)

Costo: 12€  Appartamenti storici + parco + giardino inglese
             9€  quando il parco è chiuso
audioguide 5€
bus trasporto Parco  2,50€ A/R
bici 4€    tandem 7€
Carrozzelle  50€   40'


ATTENZIONE:
la prima domenica del mese GRATIS gli appartamenti storici
5€ il Parco
6€ il Giardino inglese


CONCLUSIONI
Pur avendo descritto prima il Parco e poi il Giardino all'Inglese, vi consiglio di prendere la navetta sino alla Fontana di Diana e Atteone, visitare il Giardino all'Inglese e poi ritornare in discesa a piedi lungo la "Via d'Acqua" e nel Bosco Vecchio sino al Palazzo.
Eviterete così di stancarvi troppo e di camminare in salita.
Mi sembra fin troppo ovvio consigliarvi di scegliere una stagione non troppo calda e neanche piovosa per godere a pieno della passeggiata.
In ogni caso riservate energie per questa interessante parte di visita, complementare a quella del Palazzo.