martedì 24 marzo 2020

Padova: il prato "senza erba" del Prato della Valle


A Sud dell'antico centro abitato di Padova vi è una zona frequentata sin dall'antichità, una grande piazza ellittica che ha preso il nome particolare di Prato della Valle.

Prato della Valle
In epoca medievale infatti con la parola "Pratum" si indicava uno spazio destinato ad usi commerciali, che poteva essere coperto di erba o lastricato.

CURIOSITÀ: Padova è nota per essere la città dei "Tre senza": il "Prato senza erba" (Prato della Valle), il "Caffè senza porte" (Caffè Pedrocchi) e il "Santo senza nome" (Sant'Antonio).

Venne invece chiamato Prato "della Valle" perché quest'area di mercato di forma ellittica era depressa al centro e per questo formava una sorta di valle, che a causa delle alluvioni era paludosa e malsana.
Il Prato della Valle è considerata una delle piazze più grandi d'Europa, seconda solo alla Piazza Rossa di Mosca: il suo perimetro è di circa 1450 m. e ricopre un'area di 88620 mq.
In antico passavano in questa zona due arterie stradali: una che conduceva verso la città di Este e una verso Adria.

Ha sempre rappresentato il luogo di raduno più importante della città.
In epoca romana era chiamato "Campo Marzio" perché qui avvenivano le riunioni militari.
Vi era qui una necropoli, forse un Tempio della Concordia, il Circo Castrense per le corse con i cavalli, e sul lato Est era stato costruito tra il 60 e il 70 d.C. un Teatro, detto "Zairo".
Le fondamenta del Teatro romano sono state riscoperte prosciugando per manutenzione la canaletta d'acqua che circonda la parte orientale della cosiddetta Isola Memmia, che occupa oggi il centro della piazza.
Era di dimensioni imponenti, con un diametro di 115m.
Qui si celebravano ogni trent'anni i Ludi Cetarii per ricordare Antenore, il mitico eroe troiano  fondatore di Padova (1185 a.C.).
Coi materiali dell'alzato del Teatro caduto in rovina vennero nei secoli costruiti altri edifici, tra i quali la Basilica di S.Giustina che sorse a poca distanza, e il Ponte di Rialto a Venezia.
S.Giustina, patrona di Padova con i Santi Prosdocimo, Daniele e Antonio, venne giustiziata nel 304 per sentenza dell'imperatore Massimiano perché cristiana, e fu sepolta inizialmente nei pressi del Teatro romano.
Anche S.Daniele di Padova subì il martirio durante le persecuzioni cristiane di Diocleziano e venne sepolto nell'Oratorio di S.Prosdocimo, nel sottosuolo della vicina  Basilica di S.Giustina.
Dal Medioevo quest'area, racchiusa nelle mura della città, divenne un luogo di "mercato" (due volte al mese quello degli animali), e dove si tenevano grandi fiere in onore delle feste dei Santi Patroni (in Ottobre e in Novembre), giostre, feste e giochi.
Dal 1214 in questa grande area si svolgeva ogni anno il "Castello d'amore" un combattimento tra baldi giovani e nobili ragazze da marito che, asserragliate in un finto castello di legno costruito al centro della piazza, e vestite con elmo e armatura, dovevano difendersi dai lanci di frutta, fiori e oggetti preziosi.
Espugnato il castello ogni giovane uomo prendeva per mano una ragazza e la festa continuava con banchetti e a volte con contratti di matrimonio.
Si svolgeva anche la "Corsa dei berberi", una sorta di palio per festeggiare la liberazione da Ezzelino, e  durante una giostra venne messa in scena una rievocazione dell'assalto di Troia con il cavallo ligneo fatto costruire da Annibale Capodilista nel 1466, oggi conservato nel Salone del Palazzo della Ragione.

Si ricorda che Sant'Antonio teneva qui le sue prediche e anche S.Domenico nel 1221 tenne qui un suo discorso.
Qui la Domenica delle Palme si svolgevano le assemblee "di tutti gli uomini liberi del padovano".

Nel 1310 per cercare di risanare l'area paludosa, si chiese l'intervento del frate ingegnere Giovanni degli Eremitani, ma il tentativo non risolse il problema del terreno acquitrinoso.

Il terreno di quest'area della città era di proprietà dell'Abbazia di S.Giustina e solo nel 1767 venne dichiarato proprietà del Comune.
La riqualificazione della piazza si deve ad Andrea Memmo, patrizio veneziano e Provveditore Straordinario di S.Marco a Padova, che nel 1775 (si dice in soli 44 giorni!), fece realizzare i lavori di risanamento e progettò insieme all'abate Domenico Cerato, professore di architettura a Vicenza e Padova, l'assetto odierno della piazza.
Venne così realizzata, portando 10.000 carri di terra, una zona centrale chiamata Isola Memmia, in onore del podestà che commissionò i lavori.
L'isola, che nel progetto doveva ospitare 54 botteghe in legno (che vennero presto eliminate), aveva una superficie di 20.000 mq.
E' attraversata da quattro viali perpendicolari decorati con 16 vasi ornamentali.

vaso ornamentale lungo un viale dell'Isola Memmia
vaso ornamentale lungo un viale dell'Isola Memmia
Al centro dell'isola si trova una fontana realizzata nel 1926, anche se era stata prevista nel progetto iniziale.

fontana dell'Isola Memmia
fontana dell'Isola Memmia
 Sull'isola vennero piantati degli alberi.

"Albero della Libertà innalzato in Padova nel Prato della Valle addì trenta aprile 1797" (disegnatore anonimo)
Il primo albero, così definito anche se era costituito da un alto palo, fu l'Albero della Libertà, piantato dai Francesi nel 1797 e abbattuto dagli Austriaci solo 8 mesi dopo.
I primi veri alberi furono dei tigli sostituiti poi per la loro esuberanza da un centinaio di platani.
Questi furono anch'essi abbattuti nel 1990 perché malati.
L'unico esemplare sopravvissuto venne abbattuto nel 2011.
Oggi sono stati piantati 50 aceri ricci.
L'isola venne circondata da una canaletta ornata da un doppio basamento di statue che raffiguravano personaggi del passato che erano nati o erano vissuti a Padova.

Andrea Memmo (Felice Chiereghin - 1794)
Antonio Diedo (Felice Chiereghin - 1795)
Papa Eugenio IV (Giovanni Ferrari - 1782)
Alberto Azzo II d'Este (Francesco Rizzi - 1776)
Torquato Tasso (Giacomo Gabban - 1777)
Giovanni Francesco Mussato (Pietro Danieletti - 1776)
Andrea Navaregero (Luigi Verona - 1799)
Publio Clodio Trasea Peto (Francesco Andreosi - 1776) / in secondo piano: Antenore (Francesco Andreosi - 1776)
Zambono Dotto dei Dauli (Pietro Danieletti )
Pietro Danieletti (Luigi Verona - 1780) / in secondo piano: Raniero Vasco (Giovanni Battista Zignaroli - 1779)
Tutte le statue raffigurano uomini, ad eccezione di un busto (posto ai piedi della statua dello scultore  Andrea Briosco), che raffigura la poetessa Gaspara Stampa...la statua di Elena Cornaro Piscopia, considerata la prima donna al mondo che ottenne un dottorato, non avrebbe sfigurato nel repertorio proposto.

Erano chiamati al sostegno finanziario per la realizzazione delle statue privati o associazioni (i nostri moderni sponsor).
Non potevano essere raffigurate persone ancora in vita o Santi.
La prima statua realizzata fu quella di Cicerone, ma non essendo un personaggio legato a Padova fu scartata.

Nel progetto erano previste 88 statue.
Otto piedistalli vennero occupati da altrettanti obelischi.
Oggi rimangono 78 statue, distribuite 38 nell'anello interno e 40 in quello esterno.
Le statue dei Dogi Marcantonio Memmo, Marcantonio Giustiniani, Domenico Contarini, Alvise Moncenigo, furono distrutte dalle truppe napoleoniche nel 1797. Due di loro vennero sostituite dalle statue di Andrea Memmo e di Antonio Diedo. I due piedistalli della testata interna del ponte occidentale, rimasti vuoti, avrebbero dovuto ospitare le statue di Giotto e di Dante (opere di Vincenzo Vela - 1885), che invece furono posizionate sotto la Loggia Amulea che affaccia sulla piazza.
Le statue furono realizzate in pietra di Costozza da artisti diversi tra il 1775 (la prima fu quella di Antenore fondatore mitico della città) e il 1883 (l'ultima fu quella del medico Luigi Fanzago).

Leonardo Venier commissionò ad Antonio Canova la statua del matematico e fisico veneziano Giovanni Poleni, insegnate a soli 25 anni di matematica e astronomia all'Università.
La statua venne sostituita poi da una copia di Luigi Strazzaboschi, e l'originale è oggi conservata ai Musei Civici agli Eremitani.

Giovanni Poleni (Antonio Canova - Musei Civici agli Eremitani)
Antonio Canova fu a sua volta effigiato nell'apparato scultoreo della piazza da Giovanni Ferrari.
La statua commissionata dal Cav. Antonio Cappello ritrae l'artista mentre scolpisce il busto dell'omonimo antenato del committente.

Antonio Canova (Giovanni Ferrari - 1796)
La canaletta che corre intorno all'isola viene alimentata dal canale Alicorno (tombinato e non visibile), ed è attraversata da quattro ponticelli.

canaletta con statue
canaletta con statue
canaletta con statue
canaletta con statue
Il ponte settentrionale (il ponte con le statue di Andrea Memmo e di Antonio Diedo) e il ponte meridionale (il ponte con le statue dei Papi Eugenio IV, Paolo II, Alessandro VIII e Clemente XIII) hanno le statue di maggiori dimensioni.

ponte settentrionale
ponte meridionale
Il ponte orientale e il ponte occidentale sono decorati da obelischi.

ponte con obelischi
ponte con obelischi
Il progetto di riqualificazione della piazza rimase però incompiuto: non vennero realizzati il terzo anello di statue, una gradinata removibile intorno a questo anello e un lungo edificio porticato sul lato meridionale della piazza.

Nel 1910 la piazza fu dotata di illuminazione elettrica.

Oltre la Basilica abbaziale di S.Giustina, la piazza è circondata da una linea di palazzi di varie epoche.

Basilica abbaziale di S.Giustina
Tra i palazzi lungo il cosiddetto liston, il tratto di Prato della Valle posto sul lato Ovest, troviamo la Loggia Amulea, l'edificio in stile neoclassico già citato perché ospita le statue di Dante e di Giotto.

palazzi lungo il liston
Loggia Amulea
Il nome dell'edificio viene dal cardinale Antonio da Mula che qui creò un collegio dove ospitare i giovani universitari.
Veniva utilizzato dalle personalità importanti per assistere agli spettacoli e alle corse.
Sotto il porticato della loggia si trova una dedica scritta da Gabriele d'Annunzio tratta dalla sua "Città del silenzio", in cui viene descritto il Prato della Valle...c'è però un errore: lo scrittore ha confuso i platani dell'Isola Memmia con gli olmi.
"…prato molle, ombrato d'olmi e di marmi, che cinge la riviera e le rondini rigano di strida, tutti i pensieri miei furono colmi d'amore e i sensi miei di primavera come in un lembo del giardino d'Armida".
Oggi la Loggia Amulea ospita gli uffici del Comune.

Sullo stesso lato della piazza (angolo Nord), si trova Palazzo Angeli, la residenza padovana del cardinale Bessarione in cui poi abitò Andrea Memmo.
Tra i suoi ospiti vi furono Giacomo Casanova e il Canaletto.

Palazzo Angeli (primo palazzo a sinistra nella foto)
Il palazzo a tre arcate, costruito nel Quattrocento, fu anche un albergo di lusso durante la dominazione austriaca.

CURIOSITÀ: sotto il porticato di Palazzo Angeli si trova una lapide che ricorda che il 22 agosto1808 si svolse nel Prato della Valle (all'epoca aveva preso il nome di Piazza Vittorio Emanuele II), la prima corsa al trotto d'Italia, la "corsa dei sedioli", in cui si gareggiava con una sorta di biga chiamata poi "padovanella".

Palazzo Fiocco fu invece costruito dal banchiere fiorentino in esilio Palla Strozzi, ed è il primo palazzo rinascimentale costruito a Padova.

Palazzo Grimani ha una facciata settecentesca anche se venne costruito, aggregando precedenti edifici medievali, tra il 1520 e il 1560.

Palazzo Grimani (sul fondo)
Palazzo Zacco, oggi sede del Circolo ufficiali, fu fatto costruire da Marco Zacco su progetto di Andrea Morone (1555/1556).
La facciata presenta un portico a sette arcate su pilastri a bugnato.

Palazzo Zacco (a sinistra della foto)
Palazzo Sacerdoti è stato costruito nel 1922 dall'ingegnere Augusto Berlese in un mix di stili: liberty, bizantino, romanico.
Si distingue per ricche decorazioni dei poggioli e dei capitelli e per le diverse forme delle sue finestre.

Palazzo Sacerdoti
Oggi il Prato della Valle mantiene una valenza commerciale e aggregativa: nella zona settentrionale della piazza si tiene nei giorni feriali il mercato ortofrutticolo, ogni sabato il mercato tradizionale e la terza domenica di ogni mese si svolge il mercato dell'antiquariato.

mercato in Prato della Valle
mercato ortofrutticolo in Prato della Valle
Lungo l'anello asfaltato che circonda la piazza s'incontrano numerosi pattinatori e questo cartello lo testimonia.




CONCLUSIONI
Il Prato della Valle, questa vasta piazza che rappresenta una sorta di pinacoteca di pietra, è divenuta uno dei simboli di Padova.
Il sogno del suo illuminato ideatore, di farlo divenire un luogo di svago cittadino, si è avverato e continua ad animare la vita dei patavini anche dopo quasi 250 anni.
L'augurio in questo momento di difficoltà è che la piazza torni a breve a riempirsi di bancarelle e pattinatori e che, questa città come l'intera Penisola e il mondo intero, ritrovi la voglia di ricominciare a "vivere".

mercoledì 18 marzo 2020

Padova: la Loggia e l'Odèo Cornaro


A Padova, molto vicino alla Basilica del Santo, si trovano la Loggia e l'Odèo Cornaro che hanno fatto parte, in epoca rinascimentale, di un complesso di edifici e giardini.

Alvise Cornaro aveva ereditato la proprietà posta sulla via che lambisce il lato sinistro della basilica dallo zio materno, il sacerdote Alvise Angelieri, presso il quale si era trasferito a vivere quando era quindicenne, e trasformò l'ampia corte retrostante questa dimora in un luogo di ritrovo per intellettuali ed artisti, tra i quali Pietro Bembo, Giangiorgio Trissino e Andrea Palladio.
Teatro, poesia, letteratura e musica si poterono esercitare e fondere qui in un unico luogo.

Ritratto di Alvise Cornaro (Tintoretto - Palazzo Pitti - Firenze)
Alvise Cornaro, discendente di un'antica famiglia veneziana, fu un gentiluomo letterato, che si occupò di idraulica e agricoltura, fu teorico dell'architettura e mecenate di artisti e scienziati.
Sono sopravissuti sino ai tempi nostri i due edifici della Loggia e dell'Odèo, mentre la casa padronale di Alvise Cornaro e l'edificio che chiudeva la corte sono stati demoliti.

Si ha accesso al sito tramite l'atrio di Palazzo Giustiniani.

La Loggia, ideata per rappresentazioni teatrali, fu progettata dall'architetto Giovanni Maria Folconetto nel 1524.

Loggia Cornaro
E' stata realizzata in pietra di Nanto, una piccola città dei Colli Berici in provincia di Vicenza.

interno della Loggia con arcate della facciata
interno della Loggia con arcate della parete posteriore
Amico di Cornaro, Falconetto condivideva con lui l'interesse per l'antichità classica.
La Loggia, ispirata all'arco trionfale romano, costituiva una sorta di frons scenae per le rappresentazioni teatrali all'aperto.

Tra gli amici della "corte" di Alvise Cornaro vi era anche Angelo Beolco, chiamato qui a mettere in scena le sue opere.
Angelo Beolco detto il Ruzzante (per il personaggio che interpretava di contadino padovano, sensuale famelico e poltrone), componeva commedie in dialetto padovano che portavano in scena la vita quotidiana della gente comune, con le sue gioie e disperazioni, insieme all'ipocrisia dei potenti.
Il suo primo spettacolo fu rappresentato a Palazzo Foscari a Venezia dopo una cena in onore di Federico Gonzaga.
L'esigua elevazione della scena (solo tre scalini) creava molta intimità tra spettatori e attori.

scalini semicircolari dell'ingresso alla Loggia
L'apparato decorativo della Loggia è stato attribuito inizialmente a Giovanni Mosca e poi a Giovanni Dentone.
In origine la Loggia era costituita dal solo loggiato inferiore a cinque arcate a tutto sesto di ordine tuscanico.

La luce dell'arco centrale è maggiore di quella degli archi laterali e presenta intorno alla chiave di volta decorata con un mascherone due Vittorie alate.

arcata centrale della Loggia
mascherone e Vittorie alate dell'arcata centrale della Loggia
I sottarchi presentano una decorazione a rosette entro riquadri.

decorazione a rosette dei sottarchi
Le arcate sono separate da pilastri e colonne posti sopra alti basamenti.
Il primo ordine è concluso da una trabeazione con decorazioni a triglifi e metope alternati a bucrani e patere.

colonne su alti basamenti, pilastri e architrave con decorazione con metope, triglifi, patere e bucrani
Si pensa che il secondo ordine ionico della Loggia sia stato realizzato successivamente.

secondo ordine ionico della Loggia
Le due finestre con timpano ricurvo e le tre finestre con timpano triangolare sono separate da lesene.
Tre statue raffiguranti Apollo, Venere Celeste e Diana sono poste in tre nicchie rettangolari.
Le statue furono realizzate da Zuan Padovano detto da Milan.

Diana
Venere
Apollo
L'interno della Loggia è stato decorato alla romana con affreschi e stucchi dai figli di Falconetto, Ottaviano e Provolo.
Il significato allegorico degli affreschi è ancora poco comprensibile.

decorazione ad affreschi e stucchi dell'interno della Loggia (Provolo e Ottaviano Falconetto)
decorazione ad affreschi e stucchi dell'interno della Loggia (Provolo e Ottaviano Falconetto)
Al centro della volta è raffigurata una donna sospesa in aria con due incudini attaccate ai piedi.
Raffigurerebbe il "Castigo di Giunone" punita da Giove, e metterebbe in guardia contro i pericoli della seduzione e contro la natura pericolosa della donna.

volta: Castigo di Giunone
In un altro riquadro è raffigurato Perseo a cavallo che simboleggerebbe la Virtù eroica dell'uomo.

volta: Perseo
Nel terzo riquadro della volta è dipinto un Gigante fulminato da Giove che rappresenterebbe l'Allegoria della passione punita.

volta: Gigante fulminato da Giove
Agli angoli della volta, racchiusi in ovali, sono raffigurate in rilievo quattro donne che probabilmente rappresentano le Quattro Stagioni.

particolare della decorazione della Loggia: figure femminili entro ovali
particolare della decorazione della Loggia: figure femminili entro ovali
particolare della decorazione della Loggia: figura femminile
Sul lato Nord sono raffigurati a stucco su fondo scuro in tondi le divinità dal cui nome viene quello di alcuni pianeti: Saturno, Venere, Diana-Luna e Marte.

particolare della decorazione della Loggia: Diana-Luna
particolare della decorazione della Loggia: Marte
particolare della decorazione della Loggia: Saturno
particolare della decorazione della Loggia: Venere
 Sul lato Sud invece vi sono rimaste le poco decifrabili raffigurazioni di Giove, Mercurio e il Sole.

particolare della decorazione della Loggia: Sole
A questi tondi con stucchi si alternano ottagoni con raffigurazioni dell'Amore terrestre.

ottagono: Amore terrestre
ottagono: Amore terrestre
ottagono: Amore terrestre
ottagono: Amore terrestre
ottagono: Amore terrestre
ottagono: Amore terrestre
La Loggia aveva due avancorpi ad arcate perpendicolari ad essa: si è conservato solo quello destro che la collega all'Odèo.
Sul lato della corte ortogonale a quello chiuso dalla Loggia fu infatti costruito nel 1530 l'Odèo.

Odèo Cornaro
In età greco-romana l'odèon o odèo era un piccolo teatro destinato ad audizioni musicali (si ricordano quelli costruiti ad Atene, a Pompei, ad Aosta, ad Efeso e ad Epidauro), anche l'Odèo Cornaro fu dedicato alla musica, oltre che ai dibattiti e alle conversazioni erudite.
Fu infatti anche la sede dell' "Accademia degli Infiammati" fondata nel 1540 da Daniele Barbaro, Leone Orsini e Ugolino Martelli.

La facciata è articolata su due piani.

facciata dell'Odèo
Al piano terra, in una nicchia centrale preceduta da gradini concavi, si apre l'ingresso ad arco decorato nella chiave di volta con un mascherone e nei pennacchi da due Vittorie alate.

ingresso in una nicchia dell'Odèo
scalini concavi dell'ingresso dell'Odèo
mascherone della chiave di volta e Vittorie alate dell'ingresso dell'Odèo
L'ingresso è affiancato da due finte finestre nelle quali hanno trovato collocazione due statue: a sinistra l'Allegoria del Sole-Giorno, a destra l'Allegoria della Luna-Notte.

Allegoria del Sole-Giorno
Allegoria della Luna-Notte
Al piano superiore si trova invece un loggiato coperto da una volta a botte.

piano superiore con loggiato dell'Odèo
facciata laterale dell'Odèo
L'interno, ispirato alla Villa di Marco Terenzio Varrone a Cassino, presenta una sala a pianta ottagonale circondata da piccole stanze laterali.

Varcato l'ingresso ci si trova in un corridoio con la volta a botte suddivisa in riquadri geometrici e decorata da stucchi.

ambiente voltato d'ingresso
volta dell'ambiente d'ingresso: decorazione a stucco
volta dell'ambiente d'ingresso: decorazione a stucco
Nella parte alta delle due pareti lunghe si trovano raffigurazioni a monocromo.

monocromo dell'ambiente d'ingresso
monocromo dell'ambiente d'ingresso
La sala centrale, con pareti rettilinee alternate a quattro nicchie, è coperta da una volta ad ombrello decorata da grottesche su fondo chiaro.

sala circolare dell'Odèo
sala circolare dell'Odèo
ingresso della sala circolare
nicchia con paesaggio
nicchia con paesaggio
nicchia con paesaggio
nicchia con paesaggio
decorazione delle nicchie della sala centrale con mascherone aquila nella conchiglia e Vittorie alate nei pennacchi
decorazione delle nicchie della sala centrale con mascherone, aquila nella conchiglia e Vittorie alate nei pennacchi
E' questo il primo esempio a Padova di questa decorazione che si stava diffondendo dopo la scoperta a Roma della Domus Aurea di Nerone.

 volta ad ombrello della sala centrale
decorazione a "grottesche" della volta ad ombrello della sala centrale
decorazione a "grottesche" della volta ad ombrello della sala centrale
decorazione a "grottesche" della volta ad ombrello della sala centrale
A realizzare gli affreschi, dal simbolismo ermetico, legati alla pratica alchimistica e ai riti del mondo contadino, fu Gualtiero Padovano.

Oltre alla flora e fauna locale sono raffigurati satiri, putti, vasi, motivi a "candelabro" e figure incappucciate di indovini.

Gli stucchi, che comprendono anche motivi religiosi cristiani, vennero invece realizzati dai figli di Falconetto e da Tiziano Minio (1534/1537).

stucchi della sala centrale
stucchi della sala centrale
stucchi della sala centrale
stucchi della sala centrale
Altri due bracci voltati partono dalla sala centrale e terminano con finestre.
Anche le volte di questi due ambienti sono decorate con stucchi ed affreschi.

volta del braccio sinistro
volta del braccio sinistro
Ortogonale al braccio sinistro si trova un passaggio dalla volta decorata ad affresco con un pergolato di vite.

decorazione dell'ambiente voltato: Apollo
decorazione dell'ambiente voltato: Bacco e Satiri
decorazione con pergolato della volta
Le sue pareti sono decorate da raffigurazioni a monocromo, e le sovrapporte con monocromi che raffigurano da una parte Apollo e dall'altra Bacco e Satiri.

monocromo
monocromo
Dal braccio destro una scala conduce al piano superiore.

braccio destro
decorazione della volta del braccio destro
monocromo del braccio destro
monocromo del braccio destro
scala posta nel braccio destro
Oltre questi piccoli ambienti troviamo altre quattro sale poste simmetricamente rispetto alla sala centrale: due sono poste lateralmente all'ingresso e con affaccio sulla corte, due sono poste nel retro dell'edificio con accesso dalla sala centrale.
Le quattro sale laterali furono decorate anche con paesaggi ideali attribuiti al pittore olandese Lambert Sustris.

particolare della volta della sala a destra dell'ingresso con paesaggio
particolare della volta della sala a destra dell'ingresso con paesaggio
particolare della volta della sala a destra dell'ingresso con paesaggio
particolare della volta della sala a destra dell'ingresso con paesaggio
decorazione a stucco della parte centrale della volta della sala a destra dell'ingresso
volta della sala a sinistra dell'ingresso decorata con stucchi
volta della sala a sinistra dell'ingresso decorata con stucchi
volta della sala a sinistra dell'ingresso decorata con stucchi
volta della sala a sinistra dell'ingresso decorata con stucchi
volta della sala a sinistra dell'ingresso decorata con stucchi
parete della sala a sinistra dell'ingresso: Madonna che allatta

passaggio d'accesso alle sale sul retro dell'edificio dalla sala centrale
sala con finte colonne e paesaggi
sala con finte colonne e paesaggi
sala con finte colonne e paesaggi
sala con finte colonne e paesaggi
volta con stucchi e grottesche della sala con finte colonne e paesaggi
particolare della volta della sala con finte colonne e paesaggi
particolare della volta della sala con finte colonne e paesaggi
particolare della volta della sala con finte colonne e paesaggi
parte centrale della volta della sala con finte colonne e paesaggi
sala con decorazioni a grottesche in rosso pompeiano
sala con decorazioni a grottesche in rosso pompeiano
sala con decorazioni a grottesche in rosso pompeiano
sala con decorazioni a "grottesche" in rosso pompeiano
particolare della volta della sala con decorazioni a "grottesche" in rosso pompeiano
particolare della volta della sala con decorazioni a "grottesche" in rosso pompeiano
particolare della volta della sala con decorazioni a "grottesche" in rosso pompeiano
particolare della volta della sala con decorazioni a "grottesche" in rosso pompeiano
parte centrale della volta della sala con decorazioni a grottesche in rosso pompeiano
parete della sala con decorazioni a "grottesche" in rosso pompeiano: Madonna col Bambino
Non vi sono caminetti che potessero riscaldare gli ambienti, ma il riscaldamento necessario per una corretta acustica di un luogo destinato alla musica fu assicurato da un impianto nel pavimento come era usato dagli antichi romani (ipocausto).

CURIOSITÀ: Alvise Cornaro era tanto legato a Falconetto e al Ruzzante che chiese di essere sepolto vicino ai due amici da lui ospitati nella sua residenza per anni.
Alvise Cornaro fu anche il trisnonno di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la prima donna al mondo ad aver ottenuto un Dottorato in filosofia.

Sino al 1968 l'Odèo era abitato dalla contessa Giulia Giusti del Giardino, che non avendo eredi lo lasciò al Comune.
Alcune stanze erano state addirittura subaffittate ad un pediatra che ne aveva fatto il suo studio medico.


http://www.latorlonga.it/loggia-e-odeo-cornaro
Orario: novembre/gennaio   martedì/venerdì    10.00/13.00
                                             sabato/domenica   10.00/13.00    15.00/18.00
            febbraio/ottobre       martedì/venerdì    10.00/13.00
                                             sabato/domenica   10.00/13.00    16.00/19.00
Visite accompagnate ogni 30'
CHIUSO i lunedì non festivi, Natale, S.Stefano, Capodanno, 1 maggio
Costo: 3€
GRATIS: se si acquista la PADOVA CARD (48 ore 16€ - 72 ore 21€)


CONCLUSIONI
La Loggia è la prima realizzazione del "teatro all'antica" teorizzato poi da Andrea Palladio e da Vincenzo Scamozzi.
Fu anche la prima volta a livello europeo che un privato costruì per sé stesso un edificio con una destinazione culturale ed artistica.
La Loggia e l'Odèo Cornaro meritano certamente di essere visitati perché sono uno dei più prestigiosi monumenti architettonici del Rinascimento Veneto e per essere un angolo di Padova suggestivo e di un'elegante bellezza.