domenica 6 giugno 2021

Firenze: il Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio

Dopo aver descritto precedentemente il Cortile di Michelozzo posto all'ingresso di Palazzo Vecchio, dedico questo post alla descrizione del cosiddetto Salone dei Cinquecento, uno dei più vasti saloni italiani in cui è sempre stato esercitato il potere politico.

Salone dei Cinquecento (visto dalla terrazza del lato Sud)

Fu Fra' Girolamo Savonarola a volere la costruzione di questo grande salone (54m X 23m / h.18m) per poter accogliere il Maggior Consiglio o Consiglio dei Cinquecento dopo l'espulsione di Piero il Fauto de' Medici da Firenze (1494).

Il Maggior Consiglio veniva chiamato anche Consiglio dei Cinquecento perché era un organo di governo composto da 500 membri, cittadini maschi che avevano compiuto i 29 anni, pagavano regolarmente le tasse e appartenevano a famiglie che nelle ultime tre generazioni avevano ricoperto cariche pubbliche.

Il Salone dei Cinquecento fu costruito in soli sette mesi (1495) sotto la guida di Simone del Pollaiolo detto il Cronaca con l'aiuto di Francesco di Domenico e Antonio da Sangallo. 

Il salone si trova al primo piano del palazzo. Per poter ricavare un ambiente così grande venne aggiunto sul lato Est del palazzo un nuovo corpo di fabbrica. Il salone appare strombato sui due lati minori perché dovette adattarsi a spazi preesistenti.

Il salone si regge sopra i grandi pilastri che si trovano nel sottostante Cortile della Dogana. Era inizialmente più basso di sette metri dell'attuale ed aveva decisamente un aspetto più spartano, essendo privo di decorazioni.

Furono il Gonfaloniere della Repubblica Pier Soderini e il Segretario della Cancelleria Nicolò Macchiavelli ad aver commissionato nel 1503 due affreschi ai due più importanti artisti dell'epoca, Leonardo da Vinci e Michelangelo Buonarroti.

I due grandi affreschi (17m X 7 m), che dovevano essere realizzati ai lati del seggio del gonfaloniere sulla parete maggiore orientale del salone, dovevano celebrare due importanti vittorie militari fiorentine che celebrassero la Repubblica: la Battaglia di Anghiari (vinta contro le truppe milanesi il 29 giugno 1440), commissionata a Leonardo, e la Battaglia di Cascina (vinta contro Pisa il 29 luglio 1364), commissionata a Michelangelo.

L'opera intrapresa da Michelangelo si fermò al cartone preparatorio (andato poi perduto),  perché l'artista venne richiamato a Roma da papa Giulio II.

Leonardo decise di adottare la tecnica dell'incausto, tecnica che prevedeva l'uso dei colori mescolati alla cera attraverso il calore, che gli avrebbe permesso di procedere più lentamente rispetto all'affresco tradizionale ma che purtroppo si rivelò un disastro: la temperatura raggiunta per far essiccare i colori non fu abbastanza elevata per la grandezza dell'opera e i colori colarono inesorabilmente sull'intonaco.

L'opera rimase incompiuta e, perduto anche il cartone, rimangono solo delle copie, la più importate delle quali è stata realizzata da Pieter Paul Rubens e si trova oggi al Musée du Louvre a Parigi. 

Sulla stessa parete Giorgio Vasari nel 1577 realizzò altri affreschi.

Molti studiosi pensano e sperano che i frammenti con colori sbiaditi dell'opera di Leonardo siano sotto l'intonaco o ancora al di là del muro, su un altro muro diviso da quello attuale da un'intercapedine: Vasari era un grande estimatore di Leonardo e probabilmente non avrebbe mai distrutto una sua opera, anche se incompiuta.

Finita l'epoca della Repubblica fiorentina, alla quale era subentrato il governo ducale di  Cosimo I de' Medici, il Salone dei Cinquecento non servì più come sede di riunioni parlamentari ma bensì come luogo per le udienze del duca.

Ritratto di Cosimo I (Bronzino - 1543 - Gallerie degli Uffizi)

Venne per questo chiamato ad ampliare e decorare il salone Giorgio Vasari, che si occupò del progetto della glorificazione del duca e della sua realizzazione tra il 1563 e il 1565.

Il salone venne innalzato di 7m e le capriate furono coperte da un soffitto a cassettoni intagliati e dorati che si ancora alle capriate stesse. Il soffitto o "palco", come veniva chiamato all'epoca, era composto da 42 riquadri con dipinti (di cui alcuni sono solo frammenti inseriti per regolarizzare il soffitto non proprio in squadra).

soffitto del Salone dei Cinquecento

Il soggetto iconografico del soffitto fu messo a punto da Vincenzo Borghini. La realizzazione dei dipinti fu affidata ad un team di artisti coordinati dal Vasari, tra i quali  Giovanni Stradano, Giovanni Battista Naldini e Jacopo Zucchi. 

soffitto del Salone dei Cinquecento (visto dalla terrazza del lato Sud)

CURIOSITA': questi artisti, insieme a Giorgio Vasari, Vincenzo Borghini e lo storiografo ufficiale del Granducato Giovanni Battista Adriani sono ritratti in uno dei dipinti del soffitto: il Trionfo della guerra contro Siena.

Trionfo della guerra contro Siena (angolo in basso a destra): artisti che hanno contribuito alla realizzazione della decorazione del soffitto

Al centro del soffitto è dipinta la Apoteosi del duca Cosimo I: il duca, circondato dagli stemmi delle 21 Arti fiorentine, viene incoronato dalla Florentia (Firenze).

Apoteosi del duca Cosimo I

al centro: Apoteosi del duca Cosimo I / angolo in alto a sinistra: Presa di Casole / in alto al centro: Clemente IV consegna le sue insegne ai capitani di Parte Guelfa / angolo in alto a destra: Presa di Vicopisano / in centro a destra: Trionfo dopo la vittoria su Pisa / angolo in basso a destra: Battaglia di Barbagianni / in centro in basso: Eugenio IV sbarca a Livorno per rifugiarsi a Firenze / in angolo in basso a sinistra: Assalto di Monteriggioni / in centro a sinistra: Trionfo per la guerra contro Siena

Sui riquadri della banda centrale del soffitto sono dipinti gli episodi più importanti della storia di Firenze, sui riquadri delle due bande laterali lunghe sono rappresentate le eroiche battaglie della Firenze repubblicana e medicea per le conquiste di Pisa e Siena, mentre sui riquadri dei lati corti sono raffigurate 16 Allegorie delle città e dei territori sottomessi a Firenze e i quattro quartieri cittadini (S.Giovanni, S.Croce, S.Maria Novella e S.Spirito).

Battaglia di Marciano in Val di Chiana

Disfatta dei Veneziani in Casentino

Discorso di Antonio Giacomini per la guerra contro Pisa nel Salone dei Duecento

Cosimo I studia la presa di Siena

Arnolfo di Cambio mostra il progetto dell'allargamento delle mura di Firenze

Fondazione di Florentia, la Firenze romana

Trionfo per la guerra contro Siena

Trionfo dopo la vittoria su Pisa

riquadro più grande: Allegoria dei quartieri di S.Giovanni e di S.Maria Novella / a sinistra (dal basso in alto, da sinistra a destra): Allegoria di Prato / Allegoria di Pistoia / Allegria di Pescia / Allegoria di S.Miniato in basso Valdarno / Presa di Cascina / in alto al centro: Disfatta di Radagasio presso Fiesole / a destra (dal basso in alto, da sinistra a destra): Allegria di Fiesole / Allegoria della Romagna / Allegoria del Mugello / Allegoria del Casentino / Assalto alla fortezza di Monastero

riquadro più grande: Allegoria dei Quartieri di S.Spirito e S.Croce / a sinistra (dal basso in ato, da sinistra a destra): Allegoria di Cortona e Montepulciano /Allegoria di Arezzo / Allegoria di Borgo S.Sepolcro e Anghiari / Allegoria di S.Giovanni Valdarno / Disfatta dei Turchi a Piombino / in alto in centro: Unione di Firenze e Fiesole / a destra (dal basso in alto, da sinistra a destra): Allegoria di Volterra / Allegoria di Colle Valdelsa e S.Giminiano / Allegoria di Certaldo / Allegoria del Chianti / Battaglia navale tra Firenze e Pisa

Sulle pareti lunghe del salone Giorgio Vasari ha dipinto sei enormi affreschi che celebrano la conquista di Pisa e del territorio costiero, e la conquista di Siena e della Territori della Toscana meridionale.

Sulla parete Est

parete Est del Salone dei Cinquecento

- La presa di Siena con l'assalto alla Fortezza presso Porta Camollia

Presa di Siena con l'assalto alla Fortezza presso Porta Camollia (Giorgio Vasari e aiuti - 1570)

- La conquista di Porto Ercole

La Conquista di Porto Ercole (Giorgio Vasari e aiuti - 1568/1570)

- La Vittoria di Cosimo I a Marciano in Val di Chiana

La Vittoria di Cosimo I a Marciano in Val di Chiana (Giorgio Vasari e aiuti - 1570/1571)

Sulla parete Ovest

parete Ovest del Salone dei Cinquecento

La Sconfitta dei Pisani alla Torre di S.Vincenzo

La Sconfitta dei Pisani alla Torre di S.Vincenzo (Giorgio Vasari e aiuti - 1568/1571)

- Massimiliano d'Austria toglie l'assedio a Livorno

Massimiliano d'Austria toglie l'assedio a Livorno (Giorgio Vasari e aiuti - 1568/1571)

- Pisa attaccata dalle truppe fiorentine.

Pisa attaccata dalle truppe fiorentine (Giorgio Vasari e aiuti - 1568/1571)

Decorano le pareti anche altri quattro dipinti realizzati su ardesia: Cosimo I viene investito del titolo di Gran Maestro dell'Ordine di S.Stefano e Cosimo I viene nominato duca dal Senato Fiorentino realizzati da Domenico Cresti detto il Passignano, e  Papa Bonifacio VIII riceve i dodici ambasciatori fiorentini e l'Incoronazione di Cosimo I dipinti da Jacopo Ligozzi.  

Cosimo I viene investito del titolo di Gran Maestro dell'Ordine di S.Stefano (attr.Domenico Cresti detto il Passignano e aiuti- 1597/1598)

Cosimo I viene nominato duca dal Senato Fiorentino (attr.Domenico Cresti detto il Passignano e aiuti - 1597/1599)

Papa Bonifacio VIII riceve i dodici ambasciatori fiorentini (Jacopo Ligozzi - 1591)

Incoronazione di Cosimo I (Jacopo Ligozzi - 1591)
 

Lungo le due pareti lunghe sono collocate alcune statue su piedistalli: 

statue lungo le pareti

statue lungo le pareti

- il Genio della Vittoria, opera incompleta di Michelangelo realizzata tra il 1532 e il 1534 per la tomba di papa Giulio II. Il Vasari suggerì al nipote di Michelangelo, Leonardo Buonarroti, di donare la statua inutilizzata a Cosimo I per esporla nel salone in occasione delle nozze del figlio Francesco I con Giovanna d'Austria (1565). Dopo di che la statua ebbe altre collocazioni sino a ritornare nel salone nel 1980.

Genio della Vittoria (Michelangelo - 1532/1534)

particolare del Genio della Vittoria (Michelangelo - 1532/1534)

- Firenze trionfa su Pisa, copia in gesso dell'opera in marmo del Giambologna e di Pietro Francavilla, oggi conservata al Museo Nazionale del Bargello. La statua venne commissionata da Francesco de' Medici in occasione del suo matrimonio, da porre sotto l'affresco della battaglia di Pisa di Vasari, in pendant con la statua del Genio della Vittoria di Michelangelo. Venne però ultimato per quell'occasione solo il modello in gesso (quello qui esposto), sostituito poi dalla statua in marmo realizzata nel 1589 ed esposta per il matrimonio di Ferdinando I. Poi la statua in marmo fu portata al Museo Nazionale del Bargello, insieme alle altre statue del salone, nel 1868 quando il Salone dei Cinquecento divenne sede del Parlamento Italiano.

 Firenze Vittoriosa su Pisa (copia in gesso - Giambologna - 1565)

Firenze vittoriosa su Pisa (Giambologna e Pietro Francavilla - 1589 - Museo Nazionale del Bargello)

Firenze vittoriosa contro Pisa (Giambologna e Pietro Francavilla - 1589 - Museo Nazionale del Bargello)

- sei statue che raffigurano le Fatiche di Ercole realizzate da Vincenzo de' Rossi per una fontana, collocate nel salone in occasione del battesimo di Cosimo, figlio di Ferdinando I de' Medici (1592):

Ercole e il Centauro Nesso (Vincenzo de' Rossi - 1565/1584)

Ercole e Anteo (Vincenzo de' Rossi - 1565/1584)

Ercole e Ippolita Regina delle Amazzoni (Vincenzo de' Rossi -1565/1584)

Ercole e il cinghiale di Erimanto (Vincenzo de' Rossi - 1565/1584)

Ercole e il re Diomede (Vincenzo de' Rossi - 1565/1584)

Ercole e Caco (Vincenzo de' Rossi - 1565/1584)

Faceva parte di questa serie di statue anche un'altra statua raffigurante Ercole che sostiene il globo di Atlante, che venne destinata nel 1610 all'ingresso della Villa di Poggio Imperiale, dove ancor oggi è conservata.

La parete Nord del salone presenta un livello rialzato denominato "Tribuna dell'Udienza" che doveva accogliere il trono ducale. 

Tribuna dell'Udienza

Venne realizzata tra il 1542 e il 1543 per Cosimo I su disegno di Baccio Bandinelli e Giuliano di Baccio d'Agnolo.

Paraste in pietra serena, nicchie e stucchi dorati decorano la parete facendola sembrare un arco trionfale.

Le nicchie sono occupate da statue che rappresentano membri della famiglia de' Medici.

Nella nicchia centrale è posta l'opera realizzata da Baccio Bandinelli in collaborazione con Vincenzo de' Rossi raffigurante Papa Leone X.

Papa Leone X (Baccio Bandinelli e Vincenzo de' Rossi)

In una nicchia sulla destra (parete Est) si trova il gruppo scultoreo di Clemente VII incorona Carlo V: la statua di papa Clemente VII è stata realizzata da Baccio Bandinelli, mentre la statua dell'imperatore Carlo V venne scolpita da Giovanni Battista Caccini.

Clemente VII incorona Carlo V (Baccio Bandinelli e Giovanni Battista Caccini)

Nelle due nicchie che affiancano quella centrale sono poste le statue di Baccio Bandinelli raffiguranti Giovanni dalle Bande Nere sormontata dall'impresa della saetta e Alessandro il Moro sormontata dall'impresa del rinoceronte.

Giovanni dalle Bande Nere (Baccio Bandinelli) / impresa della saetta

Nelle altre due nicchie più laterali troviamo le statue di Francesco I realizzata da Giovanni Battista Caccini, con l'arma della donnola e il motto AMAT VICTORIA CURAM, e la statua di Cosimo I di Baccio Bandinelli con l'insegna della tartaruga con la vela e il motto FESTINA LENTE.

Francesco I (Giovanni Battista Caccini) / impresa della donnola

Cosimo I (Baccio Bandinelli) / impresa della tartaruga con vela

La parete Sud fu lasciata incompiuta da Bartolomeo Ammannati.

parete Sud del Salone dei Cinquecento

parte centrale della parete Sud del Salone dei Cinquecento

L'artista aveva scolpito per decorare questo lato del salone la cosiddetta Fontana di Sala Grande, nota anche come Fontana di Giunone, che avrebbe celebrato la costruzione del primo acquedotto a Firenze ed esaltato il buon governo di Cosimo I.

ricostruzione della Fontana di Sala Grande

La fontana era composta da sei statue raffiguranti sei divinità che rappresentano gli elementi Aria, Terra e Fuoco che danno origine all'Acqua: l'Arno (l'Acqua), Cerere (la Terra), Giunone (l'Aria), Flora (Allegoria di Firenze con il Toson d'Oro conferito a Cosimo I dall'imperatore Carlo V) Castalia (l'Acqua) e Prudenza (con anfora e delfino emblema di Cosimo I).

Giunone e due pavoni (Bartolomeo Ammannati - 1556/1561)

Cerere (Bartolomeo Ammannati - 1556/1561)

Arno (Bartolomeo Ammannati - 1556/1561)

Castalia (Bartolomeo Ammannati - 1556/1561)

Flora (Bartolomeo Ammannati - 1556/1561)

Prudenza (Bartolomeo Ammannati - 1556/1561)

Oggi le statue, che non hanno mai trovato posto nel Salone dei Cinquecento, si trovano conservate al Museo Nazionale del Bargello, ma hanno prima avuto diverse collocazioni: la fontana andò ad abbellire i giardini granducali di Boboli e di Pratolino, prima di essere smembrata nel XVII secolo e le singole statue giunsero al museo in tempi diversi nel Novecento. L'arcobaleno andò perduto ed è stato ricostruito in gesso.

Questa parete venne rimaneggiata nel XIX secolo, all'epoca di Firenze Capitale, da Emilio de' Fabris che distrusse l'accesso al Quartiere di Leone X e aprì l'attuale accesso allo Studiolo.

Nella nicchia centrale della parete, oggi occupata da una sorta di altare con teste leonine, era stata posta la statua di Fra' Girolamo Savonarola scolpita da Enrico Pazzi (1872), spostata poi nel 1921 nell'omonima piazza.

nicchia centrale del lato Sud del salone

Nelle nicchie laterali di questo lato del salone si trovano dalla fine del XVIII secolo quattro statue raffiguranti divinità, copie romane da originali greci, provenienti dalla collezione del cardinale Ferdinando de' Medici in Villa Medici a Roma: Pothos, Hermes, Apollo e Bacco.

Pothos (I/II sec.d.C.)

Hermes (I/II sec.d.C.)

Apollo (I/II sec.d.C.)

Bacco (I/II Sec:d.C.)

Fu il granduca Pietro Leopoldo di Lorena a portare queste ed altre statue a Firenze tra il 1770 e il 1788. Secondo il gusto antico vennero restaurate nelle parti mancanti con frammenti antichi e moderni.

Lungo le pareti del salone sono state poste anche alcune lapidi.

in alto: iscrizione per commemorare l'indipendenza nazionale e la creazione di Firenze Capitale / in basso: iscrizione che ricorda Bettino Ricasoli e Vittorio Emanuele II

in alto: iscrizione per commemorare il VI centenario del priorato di Dante Alighieri / in basso: iscrizione per commemorare il VI centenario della nascita di Francesco Petrarca

Dal Salone dei Cinquecento si può accedere allo Studiolo di Francesco I o proseguire la visita nel Quartiere di Leone X del Museo di Palazzo Vecchio.

accesso al Quartiere di Leone X


Tra il 1865 e il 1871, all'epoca del Regno d'Italia, nel Salone dei Cinquecento si riunirono i parlamentari. Sulla terrazza che domina il lato Sud del salone sono esposti due seggi parlamentari e vedute del salone durante alcuni momenti storici: Adunanza del Corpo Legislativo Toscano (26 giugno 1848), l'Assemblea Toscana del 16 agosto 1859 e Il Salone dei Cinquecento adibito ad aula parlamentare.

seggi parlamentari (1865) / vedute del Salone dei Cinquecento / vedute storiche del Salone dei Cinquecento

Oggi il Salone dei Cinquecento è il luogo deputato a cerimonie ufficiali ed eventi importanti di Firenze.

CURIOSITA': Sono stati girati nel salone alcuni noti film: "Hannibal" di Ridley Scott e "Inferno" di Dan Brown.

cultura.comune.fi.it/pagina/musei-civici-fiorentini/museo-di-palazzo-vecchio 

A causa dell'emergenza COVID-19 orari e modalità di visita potrebbero essere soggetti a variazioni. Per questo vi consiglio di visitare il sito ufficiale riportato qui sopra. 

Costo: Museo                                                                         12,50€

            Museo + Sala dei Duecento con gli arazzi medicei   15,50€

            Torre di Arnolfo                                                         12,50€

GRATIS        per gli under 18

RIDOTTO    tra i 18 e i 25 anni e studenti universitari


CONCLUSIONI                                                                                                                           Il Salone dei Cinquecento è sempre stato il luogo di potere per eccellenza di Firenze, il cuore pulsante della vita civica fiorentina. Visitare Palazzo Vecchio, e in particolare questo salone, vuol dire ripercorrere la storia di Firenze Repubblicana, Firenze Capitale del Granducato e Firenze Capitale d'Italia. All'interno del percorso museale di Palazzo Vecchio è questo uno degli ambienti che destano più stupore, lo stesso stupore che avrà suscitato nei secoli nei suoi numerosi visitatori, per la ricchezza della decorazione realizzata da artisti di altissimo calibro.


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