Safi, città a vocazione portuale del centro occidentale del Marocco, a metà strada tra El Jadida ed Essaouira, non è una città molto frequentata dai turisti, ma riveste una grande importanza per l'economia del Paese.
La città ha un passato molto antico. Nella regione di Safi (a Jbel Ighoud) è stato scoperto il cranio di Homo Sapiens più antico al mondo (300.000 anni).
Per Plinio il Vecchio Safi fu fondata dal navigatore cartaginese Annone, ed ebbe frequentazioni romane. Divenne il porto della città di Marrakech nel XII secolo durante l'impero almohade. Vennero per questo costruite una Grande Moschea, importanti fortificazioni per proteggere la citta, l'antica Kasbah almohade chiamata la Kecha (visitabile solo esternamente), che venne successivamente chiamata Dar Soltan, e a cui venne aggiunta una grande torre nel successivo periodo portoghese con inciso lo stemma del re Emanuele I e due sfere armillari (Borj Eddar la Kecha).
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la Kecha
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la Kecha |
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Borj Eddar la Kecha |
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ingresso a la Kecha |
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cannoni davanti al Borj Eddar la Kecha |
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merli e stemma con data 1917 sull'ingresso a la Kecha |
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Borj Eddar la Kecha |
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Borj Rouah la Kecha |
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Borj Eddar la Kecha |
Nel XIV secolo furono costruiti una medersa e un ospedale. Safi intraprese relazioni con l'Andalusia e scambi commerciali con Genova, Siviglia e Marsiglia.
Tra il 1488 e il 1541 Safi fu occupata dai Portoghesi che costruirono una fortificazione sul mare (Ksar El Bhar), che proteggeva la città ed era la residenza del governatore, e una cinta muraria con camminamento e parapetto, diverse porte e torri.
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mura della Medina |
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mura della Medina |
Nel 1519 venne costruita anche la Cattedrale Portoghese in stile manuelino (il primo monumento gotico in Africa), distrutto per ordine del re portoghese nel 1541 durante la ritirata (si è conservata solo una cappella, che venne trasformata in hammam pubblico sino all'inizio del XX secolo).
Dopo 32 anni di occupazione portoghese la città fu ripresa dai Saadiani. A Safi s'istallò un'importante comunità ebraica a cui si deve la costruzione della Sinagoga.
Sotto il Protettorato francese fu costruito a 80 chilometri a Nord-Est della città un grande porto (oggi utilizzato per l'esportazione dei fosfati).
Nel XX secolo si ebbe una rinascita della pesca industriale e Safi è divenuto negli anni '50 del secolo scorso il principale centro della pesca di sardine, e della loro lavorazione nell'industria conserviera, del Marocco e del mondo, ed è il più grande porto esportatore di fosfati del Paese.
Alcune risorse mineralogiche dell'area intorno a Safi hanno portato inoltre allo sviluppo dell'attività artigianale della ceramica.
L'argilla di Safi è calcarea e ricca di ossido di ferro che conferisce alla ceramica riflessi metallici.
L'argilla frantumata viene messa in acqua 48 ore e la pasta ottenuta viene lavorata a piedi nudi per compattarla e viene messa ad essiccare al sole in lastre per 10 o più giorni. Viene poi rimpastata e lavorata al tornio per modellare oggetti, essiccata al sole e poi cotta nel forno. Successivamente viene decorata, smaltata e cotta per 5 ore a 960°C. Viene fatta poi riposare per 20 giorni.
Lo smalto è una copertura vetrificata che serve a indurire, impermeabilizzare e decorare la ceramica. I primi ad aver smaltato la ceramica sono stati gli Egizi.
Il colore caratteristico delle ceramiche di Safi è il blu cobalto, ottenuto dall'ossido di cobalto miscelato con una finitura bianca. Gli altri colori usati dai ceramisti marocchini sono il bianco, il verde, il giallo e il marrone.
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pigmenti usati per colorare la ceramica |
La produzione della ceramica a Safi risale al XI secolo ad opera degli Almoravidi. Si deve all'artigiano di Fes Mohamed Langassi l'introduzione a Safi nel 1875 del primo stile di ceramica tradizionale. E' a Safi che venne aperta nel 1920 la prima scuola di ceramica del Marocco e dell'Africa ad opera di Maalem Boujemaa Lamali .L'attività artigianale si svolge su quella che viene chiamata la Colline des Poiters (la "Collina dei Vasai"), posta al limitare della Medina appena fuori da Bab Chaaba, una delle porte della città.
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inizio della Colline des Poiters |
Qui si possono vedere i laboratori con gli artigiani al lavoro, gli antichi forni e acquistare gli oggetti qui creati. In 140 laboratori circa sono riuniti più di 2000 ceramisti e una settantina di forni tradizionali (alimentati da legno di ginestra reperibile in quest'area geografica) e a gas. Nel 1924 la collina è stata classificata come monumento storico e patrimonio culturale, e dopo cento anni è ancora un punto d'interesse della città.
Peccato non aver avuto tempo per visitarla!
Per poter conoscere meglio la ceramica prodotta a Safi e nelle altre città del Marocco, siamo andati a visitare il Musée National de la Céramique de Safi.
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Musée National de la Céramique de Safi |
Il museo è stato creato nel 1990 con sede nel Borj Eddar la Kecha, ma è stato riaperto nel 2018 a Sud-Est della Medina.
Il museo, insieme a una biblioteca, un teatro, un conservatorio di musica, e a un mausoleo, fa parte della cosiddetta Cité des Arts et Culture.
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entrata della Cité des Arts et Culture |
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entrata della Cité des Arts et Culture
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Cité des Arts et Culture
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Cité des Arts et Culture
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Cité des Arts et Culture
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Cité des Arts et Culture
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Cité des Arts et Culture
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Cité des Arts et Culture
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Cité des Arts et Culture
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Cité des Arts et Culture |
Nel Musée National de la Céramique è esposta una ricca collezione di ceramiche marocchine, di natura archeologica ed etnografica. La collezione è costituita da circa 600 oggetti distribuiti in quattro grandi sale.
Nella prima sala gli oggetti esposti sono presentati in maniera cronologica, dalla Preistoria (3.800 a.C.) all'Epoca Moderna (metà del XVI secolo).
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vasi preistorici |
Si è iniziato a produrre oggetti in argilla dal periodo Neolitico (6000 a.C.). Tra il VII secolo a.C. e il VII secolo d.C. la fabbricazione della ceramica si avvale della scoperta della ruota. Durante il periodo pre-romano e romano il Marocco è conosciuto per la fabbricazione di anfore destinate alla conservazione e al trasporto di vino, olio e garum. Come risulta dagli scavi archeologici, i più importanti centri di produzione della ceramica furono Quwas Breyech (a Sud di Tangeri), Banassa e Volubilis.
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lampade e piatti di epoca romana (I sec.d.C.) |
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anfore |
Dopo la conquista islamica (683 d.C.), gli antichi centri di produzione hanno continuato a produrre ceramica, mentre nuovi centri sono sorti nelle città di Fes, Sijilmassa, Basra, Salé e Safi. Questi ultimi erano rinomati per la fabbricazione di elementi architetturali (tegole, mattoni...), e per la produzione di quegli elementi utilizzati per l'estrazione e la conservazione dell'acqua (doccioni, vere di pozzo...) oltre ad utensili da cucina. Questo artigianato ha conosciuto uno sviluppo nel periodo almohade e almoravide. .jpg)
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ceramica medievale di Safi |
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vera di pozzo (Ceuta - XII sec.) |
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giara (Rabat - XIII/XIV sec.) |
La ceramica è stata utilizzata anche per processi industriali come quello della lavorazione dello zucchero che ha conosciuto il suo apogeo durante il periodo saadiano (seconda metà del XVI secolo). Le regioni agricole dove veniva prodotta la canna da zucchero erano il Souss, Haha e Chichaoua.
Chichaoua era vicino a Marrakech che all'epoca era la capitale del Regno e al porto di Safi dal quale lo zucchero partiva per i paesi europei. La regina Elisabetta d'Inghilterra voleva sulla sua tavola solo zucchero marocchino. L'Italia scambiava marmo con zucchero marocchino.
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ceramica proveniente da Chichaoua |
______Nella seconda sala sono esposte ceramiche etnografiche delle regioni montagnose (Rif, Alto Atlante e Anti-Atlante), e del villaggio sahariano di Tamegrout.
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centri di produzione della ceramica marocchina |
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seconda sala |
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seconda sala |
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ceramiche dell'Atlante |
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ceramiche dell'Atlante
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Per la loro vicinanza al Mediterraneo, le zone del Rif sin dall'antichità hanno subito l'influenza delle civiltà mediterranee. Sono stati probabilmente i Fenici ad introdurre la ceramica, la ruota per il tornio, il processo di cottura della ceramica e la tecnica di costruzione dei forni. Nel corso del periodo fenicio sono apparse anche le tecniche di pittura in argilla rossa e le decorazioni geometriche in rosso e nero. Successivamente (fino al VI secolo a.C.), la ceramica del Rif risentì per le forme degli oggetti dell'influenza greca. I motivi lineari rossi e neri si continuarono a proporre nei successivi periodi romani e islamici. Oggi esistono nel Rif più di 70 villaggi dove viene prodotta la ceramica a mano. Nel museo sono esposti soprattutto utensili da cucina utilizzati nella vita quotidiana per la conservazione dei cibi..jpg) |
ceramica del Rif
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ceramica del Rif
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ceramica del Rif
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ceramica del Rif
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ceramica del Rif
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ceramica del Rif |
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recipiente a forma di pallone di rugby 8XX sec.) |
Tamegrout è un villaggio che si trova a 20 km da Zagora, rinomato da secoli per la sua ceramica smaltata verde, introdotta da vasai di Fes nel XVI secolo. Questa colorazione è dovuta alla tecnica della cottura ossidante (all'ossido di rame) dentro un forno con poco ossigeno. Recentemente l'introduzione di altri metalli ha portato alla realizzazione di altri colori: dal verde oliva al grigio traslucido. La ceramica di Tamegrout è essenzialmente utilitaristica.
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ceramica di Tamegrout |
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ceramica di Tamegrout |
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ceramica di Tamegrout |
Inoltre nella stessa sala si trova esposta la ceramica etnografica cittadina delle città storiche di Tétouan, Meknes e Fes (XVIII e XIX secolo).
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ceramica di Tétouan
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I vasai di Meknes per secoli si sono specializzati nella realizzazione di tegole e di ceramica architetturale, ma dal XIX secolo hanno iniziato a produrre ceramica domestica smaltata con decorazione floreale policroma.
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fontana d'acqua (Meknes - XX sec.) |
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ceramica di Meknes |
La ceramica di Fes del XVIII/XX secolo si caratterizza per la diversità delle forme che propone. Il suo repertorio decorativo s'ispira all'architettura islamica andalusa-magrebina: motivi geometrici (Tastir), motivi floreali (Tawriq) e calligrafia araba. Con l'istallazione degli Ottomani in Algeria la ceramica di Fes ha introdotto motivi turchi con rappresentazioni zoomorfe (tartarughe, millepiedi, uccelli come aquile, poiane o pavoni). Dal XVIII secolo sono rappresentate anche imbarcazioni a vela. Tra il XVIII e XIX secolo vengono riprodotte anche decorazioni vegetali come fiori di garofano e narcisi. La ceramica di Fes è monocroma (blu cobalto su base bianca) e policroma (nera, blu, gialla, verde e marrone). Nel XX secolo la ceramica di Fes è divenuta puramente decorativa.
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ceramica di Fes |
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zuppiera (Fes - XIX/XX sec.) |
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zuppiere (Fes - XVIII sec.) |
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ceramica di Fes |
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ceramica di Fes |
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ceramica di Fes |
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ceramica di Fes |
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La terza sala è dedicata ai due grandi centri di della ceramica marocchina, Fes e Safi: nella parte destra sono esposti oggetti di ceramica tradizionale di Fes (dalla fine del XIX secolo a metà del XX secolo), mentre sulla parte sinistra della sala trova posto la ceramica architetturale ed etnografica di Safi (da metà del XIX secolo all'inizio del XX secolo).
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terza sala |
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terza sala |
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terza sala |
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ceramica di Fes |
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ceramica di Fes (XIX/XX sec.) |
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ceramica di Fes (XIX/XX sec.) |
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vasca del neonato (Fes - XX sec.) |
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ceramica di Fes (XIX sec.) |
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ceramica di Fes (XIX sec.) |
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calamaio (Fes - XX sec.) |
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piatto (Fes - XVIII sec.) |
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ceramica di Fes |
Come riportano i documenti storici, Safi divenne un centro di produzione della ceramica nel 1821. Mentre i ceramisti delle zone rurali intorno a Safi continuarono a produrre oggetti dalle forme e con le tecniche tradizionali, i ceramisti della città introdussero nuove forme e colori. I fattori che contribuirono nel XIX secolo a questi cambiamenti furono l'apertura del porto di Safi ai commerci internazionali e il trasferimento in città di alcuni ceramisti di Fes come Mohammed Langassi, Mohammed El Ghammaz e Abdul Wahab Ben Makhlouf che avevano esperimentato la vetrificazione e l'ossidazione metallica. Di questo periodo è la produzione di una porcellana chiamata "Braya" (dalla parola inglese "Bright") decorata con motivi tradizionali e blu.
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candelabro (Safi - XIX sec.) |
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candelabro (Safi - XIX sec.) |
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ceramica di Safi |
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piastrelle in ceramica (Safi - XIX sec.) |
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zellige in ceramica di Safi (XIX sec.) |
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ceramica di Safi |
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ceramica di Safi |
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ceramica di Safi |
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ceramica di Safi |
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ceramica di Safi |
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ceramica di Safi |
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Nella quarta sala si trova la ceramica di Safi del XX secolo (dal 1919 agli anni 2000), esposti in maniera cronologica, per il decoro e/o per l'atelier di produzione.
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quarta sala |
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quarta sala |
Durante il primo decennio del XX secolo a Safi si produsse essenzialmente ceramica utilitaria: per la mancanza di coloranti sul mercato vi erano più vasai che ceramisti. La ceramica era monocroma (blu o verde), a motivi geometrici o floreali.
E' sotto il Protettorato francese che la ceramica di Safi subisce una svolta.
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Maestro Boudjemaâ Lamali |
Dopo un periodo di formazione passato ad Algeri e poi a Sèvres, nel 1918 il Maestro Boudjemaâ Lamali fu invitato a Safi per aprire il suo atelier sulla Collina dei Vasai, e l'anno successivo aprire una scuola di ceramisti (la prima del suo genere in Marocco e in Africa). Le sue opere riproponevano motivi geometrici, floreali, e figurativi ispirate all'arazzo Zayan.
Nel 1971 Lamali morì lasciando un repertorio di 450 modelli di cui il Musée National de la Ceramique di Safi espone alcuni pezzi.
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motivi decorativi riprodotti sulle ceramiche |
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vaso di produzione Lamali (Safi - inizio XX secolo) |
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bomboniera (firmato Lamali -Safi - inizio XX secolo)
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vaso ( Lamali - Safi - inizio XX sec.)
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brocca (Lamali - Safi - XX sec.)
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brocca (Lamali - Safi - inizio XX sec.)
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piatto da appendere (Lamali - Safi - inizio XX sec.) |
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piatto da appendere (Lamali - Safi - inizio XX sec.) |
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piatto da appendere (Lamali - Safi - inizio XX sec.) |
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piatto (Lamali - Safi - inizio XX sec.) |
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vaso (Lamali - Safi - inizio XX sec.) |
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vaso (Lamali - Safi - inizio XX sec.) |
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vaso (Lamali - Safi - inizio XX sec.) |
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vaso (Lamali - Safi - inizio XX sec.) |
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vaso (Lamali - Safi - inizio XX sec.) |
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fruttiera (Lamali - Safi - inizio XX sec.) |
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tazza (Lamali - Safi - inizio XX sec.) |
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fruttiera (Lamali - Safi - inizio XX sec.) |
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vaso (Lamali - Safi - inizio XX sec.) |
Lamali formò diversi dei maestri ceramisti che lavorarono a Safi con lui e dopo di lui.
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contemporanei Lamali (1919/1960)
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contemporanei Lamali (1919/1960) |
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contemporanei Lamali (1919/1960) |
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contemporanei Lamali (1919/1960) |
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contemporanei Lamali (1919/1960)
Nel 1958, dopo l'Indipendenza del Marocco, si creò sulla Collina dei Vasai una seconda scuola di ceramisti diretti dall'artista spagnolo Angel Bistaña che ha conservato il repertorio tradizionale di Safi. Tra gli allievi della scuola vi erano Jilali Ziouani e Ahmed Serghini che hanno saputo coniugare le tre componenti dell'arte islamica: geometrica, floreale e calligrafica. I ceramisti degli anni '60 e '70 introdussero anche la decorazione a "Paesaggi". Il maestro Ahmed Lagrissi fece rivivere certe forme e motivi della ceramica arabo-andalusa e introdusse la decorazione islamico-orientale nota come "barbelé" ("filo spinato") stilizzata.
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ceramisti di Safi (1960/1990) |
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ceramisti di Safi (1960/1990) |
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ceramisti di Safi (1960/1990) |
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ceramisti di Safi (1960/1990) |
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vaso detto "Khabya" (Ahmed Serghini - Safi - 1983) |
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grande piatto (Ahmed Serghini - Safi - 1990) |
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khabiya (Ahmed Serghini - Safi - 1983) |
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grande vaso (Ahmed Serghini - anni 1980) |
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abajour (Ahmed Serghini - verso 1990) |
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vaso a palla (Jilali Ziouani - Safi - anni 1980) |
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vaso a palla (Jilali Ziouani - Safi - anni 1980) |
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vaso a palla (Jilali Ziouani - Safi - anni 1980)
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vaso andaluso (Ahmed Gharissi - Safi - fine XX sec.) |
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vaso a coppa (Ahmed Gharissi - Safi - verso 1980)
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vaso di fiori su colonna (Jilali Ziouani - Safi - verso 1980) |
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piatto (Ahmed Gharissi - Safi - fine XX sec.) |
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zuppiera con coperchio (Ahmed Rbati-Sentil - Safi - 1960) |
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giara, vaso e giara khabiya (Ahmed Benbraim - Safi - metà XX sec.) |
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vaso (Ahmed Benbraim - Safi - 1970) |
Terminata la visita del museo si può raggiungere la terrazza della Cité des Arts et Culture per poter ammirare la città dall'alto.
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panorama dalla terrazza della Cité des Arts et Culture |
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panorama dalla terrazza della Cité des Arts et Culture |
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panorama dalla terrazza della Cité des Arts et Culture |
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panorama dalla terrazza della Cité des Arts et Culture |
Orari: mercoledì/lunedì 10.00/18.00
martedì CHIUSO
Costo: 20 MAD
CURIOSITA': a ricordare l'importanza dell'industria della ceramica per questa città si trovano due grandi realizzazioni artistiche al centro di due piazze: la tajine più grande del mondo (diametro 6,30 m e altezza 4,5 m) posta in Place Mohammed V, che è entrata nei Guinness dei Primati (il 10 luglio 1999 è stato preparato da 200 donne il più grande piatto di sardine), e il più grande vaso del mondo (alto 6 m e largo 2 m), realizzato nel 2022 in meno di un anno, costituito da 4000 pezzi, costato 800.000 MAD, e con la scritta "CIVILTA' e CERAMICA" sul coperchio.
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la più grande tajine del mondo (1999) |
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il più grande vaso del mondo (2022) |
CONCLUSIONI Safi è stata iscritta nel Registro del Patrimonio Mondiale dell'Unesco nel 2022 ed è stata nominata "Città Mondiale della Ceramica Storica". E' certamente interessante visitare il Musée National de la Céramique per poter avere una conoscenza di questo prezioso artigianato marocchino e poter così apprezzare quest'antica arte. Avremmo voluto visitare meglio la città ma durante il nostro passaggio si stavano compiendo grandi lavori di ristrutturazione e restauro.