giovedì 14 maggio 2015

La Villa di Tiberio a Sperlonga


Sperlonga, classificato uno dei "borghi più belli d'Italia", è un borgo marinaro nel sul del Lazio, in provincia di Latina.

A poco più di un chilometro dal paese sorge un sito archeologico da molti "ignorato", forse perché sfortunatamente poco in evidenza.

Nel 184 a.C. il censore L.Valerio Flacco costruì la strada di mezzacosta tra Terracina e Gaeta, l'antica Via Flacca, che da lui prese il nome.

Nel 1957, durante gli scavi per la costruzione della statale 213 Flacca, che ricalca in parte la Via Flacca antica, vennero alla luce i resti di una domus di età repubblicana e di una villa imperiale del I secolo d.C., la "Spelunca" come la chiamava Svetonio, ovvero la Villa di Tiberio.

l'imperatore Tiberio
Il sito archeologico mostra i resti di un insediamento che va dall'età repubblicana al VI secolo d.C.

All'ingresso del sito si trova poi il Museo Archeologico Nazionale che dal 1963 custodisce i resti pertinenti la villa e i bellissimi gruppi scultorei che ornavano la grotta della villa imperiale.

ingresso al Museo Archeologico Nazionale di Sperlonga

I rinvenimenti degli scavi sono racchiusi in parte nelle vetrine del ballatoio del museo (arredi e oggetti di uso quotidiano), oltre ad altre opere d'arte della villa ritrovate  e a vasi greci del V secolo a.C. che attestano un certo gusto per il collezionismo del proprietario della residenza.

teca con materiale proveniente dalla villa

materiale proveniente dalla villa

teca con materiale proveniente dalla villa

Molto interessanti sono le maschere teatrali, un oscillum (disco decorato che veniva appeso nelle residenze e oscillava, e da cui deriva il verbo "oscillare"), una fanciulla con tre maialini (forse la Maga Circe, III/II secolo a.C.), un rilievo di Venere Genitrice (I secolo a.C.), una Testa di Enea (età tiberiana), una statua di Andromeda incatenata.

maschera teatrale
maschera teatrale
 fanciulla con tre maialini (forse una statua della Maga Circe)
oscillum
rilievo di Venere Genitrice
testa di Enea (età tiberiana)
Andromeda incatenata
Una lastra in marmo databile I secolo d.C. è stata rinvenuta nella grotta: in essa vi è riportata, iscritta in metrica da un tal Faustinus, l'esaltazione delle opere d'arte presenti nella villa. 

iscrizione di Faustinus (I secolo d.C.)
Sono presenti anche manufatti con raffigurazioni cristiane di epoca tardo antica.

I cinque gruppi scultorei che decoravano la grotta, originali ellenenistici o copie di età tiberiana, furono trovati in frantumi (circa 554 significativi e migliaia informi, per un totale di 15.000 frammenti marmorei).
Furono ridotti in pezzi volontariamente per riempire il bacino della grotta e poterlo riutilizzare in un'epoca non precisabile.

Le statue che ornavano la grotta presenti nel museo sono un ciclo dedicato ad Ulisse e alle sue disavventure nel ritorno verso Itaca.

In una sala del museo viene esposto il grandioso gruppo scultoreo, non ancora interamente ricostruito di Scilla, scolpito in un unico blocco di marmo.

Scilla
Sul gruppo scultoreo si trovò un'iscrizione che portava la firma dei tre artisti, Agesandro, Atanodoro e Polidoro, autori anche, secondo Plinio il Vecchio, del capolavoro del Laocoonte, ritrovato sul Colle Oppio a Roma e conservato ai Musei Vaticani.

iscrizione con gli autori dell'opera
Laocoonte - Musei Vaticani
Nel gruppo di Scilla viene rappresentata la scena in cui la nave di Ulisse viene assalita da Scilla, il mostro mitologico marino che assaliva i naviganti che si avvicinavano alla sua caverna marina posta di fronte a Cariddi.

ricostruzione ipotetica del gruppo marmoreo di Scilla
Scilla è ritratta qui con torso femminile, con sei tentacoli terminanti con teste canine uscenti dalla parte inferiore del corpo (se ne conservano cinque e un frammento della sesta), con una cresta di drago sul dorso e due lunghe code anguilliformi.

gruppo marmoreo di Scilla
Scilla, che ucciderà sei compagni di Ulisse, è rappresentata nel gesto di afferrare per i capelli il timoniere aggrappato alla nave, mentre nelle fauci canine stringe altri uomini  che cercano di liberarsi dal mostro o che sono già morti, in una composizione che sembra rappresentare la stessa scena in sequenza.
Ulisse armato, posto sul ponte della nave, cerca di colpire Scilla o forse di prendere il timone.

testa del timoniere del gruppo marmoreo di Scilla
mano di Scilla che afferra i capelli del timoniere
particolare di un protome canino che morde un compagno di Ulisse
compagno di Ulisse preso tra le fauci canine di Scilla
E' proprio sul timone (in basso a sinistra dell'opera), che si leggono i nomi degli artisti che idearono il ciclo scultoreo.

Sulla parete dietro il gruppo di Scilla corrono i versi in greco dell'Odissea:

"Ed ecco Scilla mi prese dalla concava nave sei compagni che erano i migliori per forza di braccia".

Probabilmente il gruppo scolpito nel marmo era una copia di un gruppo in bronzo di età ellenistica (II secolo a.C.), che i testi antichi citano essere stato collocato nella spina dell'ippodromo di Costantinopoli.

In un'altra sala trova posto la ricostruzione in resine del gruppo di Polifemo mentre viene accecato da Ulisse, affiancata dall'esposizione dei frammenti originali del gruppo ritrovati.

ricostruzione in resina del gruppo marmoreo di Polifemo
Il colossale gruppo rappresenta il gigante Polifemo ubriaco che giace addormentato e Ulisse che, aiutato di due compagni, lancia un palo nell'occho del gigante.
Un terzo compagno regge l'otre con il vino che ha reso ebbro Polifemo.

particolare della ricostruzione di Polifemo
resto marmoreo della gamba e del l'avambraccio di Polifemo
resto marmoreo della mano di Polifemo
compagno di Ulisse con otre di vino
Il tema di quest'opera appare per la prima volta nell'arte romana, per divenire poi un classico delle grandi residenze imperiali (nella Villa imperiale di Baia, nella Villa di Domiziano a Castel Gandolfo, nella Domus Aurea a Roma, nella Villa Adriana a Tivoli...).

testa di un compagno di Ulisse proveniente da Villa Adriana
Ulisse viene rappresentato con in testa il pileus, il tipico berretto a punta.

resti marmorei del corpo di Ulisse e della sua testa
testa di Ulisse
CURIOSITA': a Roma, a Palazzo Altemps, una delle sedi del Museo Nazionale Romano, si trova un Torso di Polifemo, replica romana del I/II secolo d.C. facente parte della Collezione Altemps.

Torso di Polifemo - (I/II secolo d.C.) Palazzo Altemps

La terza sala ospita opere di minori dimensioni.
Il Ratto del Palladio (narrato nella cosiddetta Piccola Iliade), raffigura il momento in cui Ulisse sfodera la spada avvicinandosi al compagno Diomede, che prima di lui si è impossessato del Palladio, la statua di culto di Atena, protettrice di Troia.
Anche di questo gruppo mancano alcune parti.

Ulisse che sfodera la spada
testa di Diomede e Palladio con mano di Diomede
L'altro gruppo composto da due personaggi è Ulisse ed Achille, di cui si sono ritrovati solo il braccio sinistro e la testa di Ulisse e le gambe e il piede distorto di Achille con la ferita al tallone che ne causò la morte.
Odisseo è rappesentato nell'atto di trasportare il corpo di Achille fuori dalla mischia del combattimento.

gruppo di Ulisse e Achille
testa di Ulisse
gambe di Achille con un piede distorto


Sull'elmo di Ulisse è rappresentata la scena del combattimento tra Eracle e il Centauro.

Tra le copie romane da originali greci dello stesso soggetto, di cui anche questa avrebbe fatto parte, che si pensa ritraggano Menelao e Patroclo, ne rimangono una a Firenze sotto la Loggia dei Lanzi, e una a Roma, la cosiddetta statua parlante del Pasquino posta ad un angolo di Palazzo Braschi.

Pasquino - Roma
L'ultimo gruppo rappresentato presente in questa sala è il Ganimede, il bel principe troiano rapito dall'aquila di Zeus, di cui aveva suscitato l'amore, e portato sull'Olimpo per divenire il coppiere degli dei.

Ganimede in pavonazzetto
testa di Ganimede in marmo bianco
La statua, diversamente dalle altre, è realizzata in pavonazzetto, tranne che per la testa che è in marmo bianco.

La copia in resine e marmo di questo gruppo scultoreo è stato posto, con un elicottero dei Carabinieri, al suo posto originale, cioè sull'ingresso della grotta dell Villa di Tiberio.

Un'ultima saletta, posta in posizione un po' nascosta con accesso dal ballatoio, è dedicata alla navigazione e ai ritrovamenti rinvenuti nel mare prospicente la villa, tra i quali un elmo in bronzo del III/I secolo a.C.

anfore (IV sec.a.C./V sec.d.C.)
elmo in bronzo (II/I secolo a.C.)














In questa stessa sala sono esposti pannelli degli scavi della villa.




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Usciti dal museo una piacevole discesa verso il mare conduce agli scavi e alla grotta.

sito archeologico della Villa di Tiberio
Della villa è stato scavato ancora ben poco.

pianta del sito archeologico della Villa di Tiberio
Gli edifici della villa imperiale sono disposti su terrazze degradanti verso il mare.

ambienti di servizio della villa
La villa imperiale fu edificata su strutture di epoca tardo-repubblicana appartenute probabilmente ad Aufidio Lurco, il nonno materno di Livia, moglie di Ottaviano Augusto e madre di Tiberio.

cortile porticato
opus spicatum di un ambiente di servizio
resti del colonnato del cortile porticato
I resti che s'incontrano sono di ambienti di servizio, compresi un forno per il pane e una fornace, pertinenti alle caserme e alle stalle della villa, posti intorno ad un cortile porticato.

un ambiente che affaccia sul cortile porticato
ambiente di servizio
fornace
fornace
forno per il, pane
A questi ambienti fu aggiunto nel I secolo d. C. un lungo portico a due navate con decorazioni policrome in marmo, pasta vitrea, stucco, e pitture che imitavano lastre marmoree.

portico a due navate
decorazioni del portico a due navate
decorazioni a finto marmo del portico a due navate
decorazioni in pasta vitrea del portico a due navate
In fondo al portico  a due navate si trovava una grotticella, anch'essa decorata.

Grotticella decorata
Una cavità naturale, posta in prossimità del mare, fu munita di un ingresso architettonico e venne decorata con sculture.

grotta della Villa di Tiberio
pianta della grotta e delle sue vasche
ipotetico collocamento dei gruppi scultorei della grotta
Questa grotta era preceduta da una grande vasca rettangolare, identificata come una peschiera.

peschiera
strutture della peschiera
In questa vasca con acqua marina, si pensa fossero allevate le murene, per i ritrovamenti di bocche e colli di anfore di età tiberiana, incastonati nei muri, nascondigli ideali per le murene.
Ancor oggi la vasca è popolata da specie ittiche.

pesci delle vasche
Al centro di questa vasca si trovava un'isola artificiale munita di attracco, che ospitava la sala da pranzo estiva, la cosiddetta cenatio.

isola artificiale al centro della vasca rettangolare
isola artificiale al centro della vasca rettangolare
Dal basamento dell'isola si dipartivano i muri di quattro piccole vasche rettangolari.

isola artificiale al centro della vasca rettangolare
La vasca rettangolare comunicava con una piscina di forma circolare (21,90 m di diametro), posta all'interno della grotta.

piscina circolare all'interno della grotta
Al centro della piscina circolare, su un basamento, era posto il gruppo scultoreo di Scilla.

Scilla
La cavità terminava con due ambienti di più piccole dimensioni: uno, a forma di ferro di cavallo aveva sul fondo un triclinio, l'altro, posto sulla destra era adibito a ninfeo, con giochi d'acqua.

interno della grotta: triclinio a sinistra e ninfeo a destra
triclinio
triclinio
ninfeo
ninfeo
In fondo a questo ninfeo si trovava la statua dell'Accecamento di Polifemo

Accecamento di Polifemo
Tra la piscina circolare e la vasca rettangolare erano posti i due gruppi del Rapimento del Palladio e dell'Ulisse che trascina il corpo di Achille.

Ulisse e Achille
Ulisse e Diomede

Come ho già detto in alto sull'ingresso della grotta vi era la statua di Ganimede rapito dall'Aquila, posta su un plinto inclinato di 15cm. in avanti, in modo che i commensali potessero vederlo dal basso.

copia di Ganimede posta sull'ingresso della grotta
L'anfratto a sinistra dell'ingresso è caratterizzato da uno sperone roccioso lavorato a forma di prua di nave, decorata con pasta vitrea (ormai quasi del tutto erosa), da riferirsi ad Argo, l'inbarcazione degli Argonauti, secondo il mito l'unica nave riuscita a passare attraverso gli scogli di Planktai.

sperone roccioso a forma di nave
La grotta era decorata con marmi e mosaici in tessere di vetro.

In prossimità della grotta sono stati trovati una statua di Attis su colonnine (oggi al NY Carlsberg Glyptek di Copenaghen) e una statua di Andromeda (oggi al Museo Nazionale di Napoli).
Inoltre è stato trovato fuori dalla grotta un Satirello del I secolo a.C. che si conserva nel museo.

Satirello (I secolo d.C.)
La Villa di Tiberio che si estendeva per 300m sulla spiaggia di levante di Sperlonga, era provvista anche di una attracco privato.

spiaggia del sito archeologico
Svetonio, Tacito e Strabone narrarono l'episodio del crollo nella grotta che avvenne nel 26 d.C., nel quale caddero vittime alcune persone, e che mise a repentaglio la vita dell'imperatore.
Si racconta che a salvare Tiberio fu il prefetto del pretorio Seiano, che più tardi venne condannato per aver voluto divenire il suo successore.


Dopo quel crollo Tiberio abbandonò la residenza imperiale di Sperlonga per trasferirsi in quella di Capri.

In una fase post-antica il sito fu occupato da una comunità monastica che operò un riadattamento delle strutture, con una perdita delle decorazioni della villa e la già citata frantumazione dei grandi gruppi marmorei.

Quando nel IX secolo il litorale fu soggetto alle incursioni saracene, i monaci abbandonarono le loro strutture, e si trasferirono verso Sperlonga.
La villa fu occupata nel XII e XIII secolo solo occasionalmente.

Nel XVIII secolo l'anfratto alla destra della grotta fu usato come cappella.
Rimangono a testimonianza di questo utilizzo alcune nicchie e una croce con l'iscrizione "Ave Crux Sancta".

cappella del XVIII secolo
nicchia della cappella
vano della cappella


campanile della cappella
Oggi il WWF ha in concessione il mare davanti alla villa per la creazione dell'Oasi Blu.


www.archeolz.arti.beniculturali.it
Orario:  8.30/19.30
Costo:  5€

CONCLUSIONI
E' stata davvero una piacevole scoperta la visita di questo sito archeologico, di cui conoscevo l'esistenza, ma non immaginavo il notevole livello artistico delle sue opere e la valorizzazione di un tratto di costa già di per sé molto bello.
Il museo appare piccolo e raccolto, ma siamo rimasti davanti ad ogni singola opera molto tempo, sia per apprezzarne la bellezza e il lavoro di ricostruzione dei minimi pezzi ritrovati, sia per l'esauriente didascalia che accompagnava ogni singola opera.
La discesa poi verso la villa e la grotta di Tiberio lascia proprio senza fiato...e chissà come sarà apparsa bellissima al visitatore di duemila anni fa, adorna di una vera collezione di opere d'arte!


4 commenti:

Maurilio Cucinotta ha detto...

è molto probabile che....la villa ormai abbandonata.....quando furono distrutte le varie opere .....Il lacoonte fu trafugato per non fargli fare la stessa fine.....e....ormai è ai Musei Vaticani.

Raffaella ha detto...

Potrebbe essere un'ipotesi...chi mai potrà confermarcelo?

Giuseppe De Parolis ha detto...

questo piccolo museo è sicuramente una fonte infinita di Arte ellenistica e di informazioni sulla vita e il carattere di un Imperatore così colto come Tiberio.

Giuseppe De Parolis
Assistente alla vigilanza museo di Sperlonga

Unknown ha detto...

Ciao Raffaella, scusaci se ti disturbiamo in un momento così delicato.

Siamo una nuova start-up, abbiamo creato un portale sul turismo nei borghi d’Italia che si chiama “il borghista” (il turista di borghi). Se vuoi dargli un’occhiata, questo è il link: www.ilborghista.it.
Ci trovi anche su instagram e facebook.

Cercando foto di Sperlonga, siamo finiti sulla tua pagina Instagram e vorremmo chiederti se possiamo avere alcune delle tue foto. Se sei disposta ad autorizzarci, le foto saranno caricate sul nostro portale riportando il tuo nome o logo.

Grazie in anticipo.
Piero & Angela

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