venerdì 4 dicembre 2020

Firenze: il Museo-Palazzo Medici Riccardi, la prima dimora della famiglia de' Medici

 Palazzo Medici-Riccardi è considerato il primo palazzo d'impronta rinascimentale a Firenze.

pianta di Palazzo Medici Riccardi

prospetto e sezione di Palazzo Medici Riccardi

Palazzo Medici Riccardi fu anche la prima residenza importante della famiglia de' Medici che, trasferitasi dall'originario Mugello a Firenze, aveva acquisito una certa ricchezza e prestigio in città, e bisognava di una dimora all'altezza del proprio rango.

Fu Cosimo il Vecchio a richiedere un primo progetto a Filippo Brunelleschi, il quale gli presentò disegni di edifici sfarzosi, non accettati da Cosimo perché capaci di suscitare l'invidia dei suoi concittadini.

Nel 1444 Cosimo il Vecchio si rivolse così all'architetto che l'amico Donatello gli consigliò, Michelozzo di Bartolomeo Michelozzi, artefice del progetto del palazzo che, costruito su alcune case acquistate nel Trecento dai Medici tra Via Larga (attuale Via Cavour) e Via de' Gori, venne ultimato nel 1460.  

La residenza dei Medici aveva una struttura cubica, e l'aspetto attuale, con il prolungamento della facciata e dell'edificio verso Nord, lo dobbiamo all'ampliamento seicentesco del palazzo attuato da Pier Maria Baldi dopo che la residenza medicea fu acquistata dalla famiglia Riccardi.

Quando nel 1540 Cosimo I de' Medici diventò granduca e si trasferì con Eleonora di Toledo a Palazzo della Signoria, Palazzo Medici fu lasciato ai membri del ramo cadetto della casata, fino al 28 marzo 1659 data in cui Ferdinando II de' Medici (che viveva già a Palazzo Pitti), lo vendette per 40.000 scudi (insieme ad altri tre fabbricati adiacenti) al marchese Gabriello Riccardi, membro di un'altra famiglia di abbienti banchieri e maggiordomo maggiore della corte.

Esternamente il palazzo doveva apparire austero e possente. 

facciata di Palazzo Medici Riccardi su Via de' Gori (con mura merlate del Giardino)

Per la facciata fu quindi adottato come rivestimento il bugnato, più marcato nella parte inferiore e via via più liscio salendo.

facciata su Via Cavour di Palazzo Medici Riccardi

I tre piani del palazzo sono divisi da una cornice marcapiano sempre più sporgente man mano che si sale.

particolari architettonici della facciata di Palazzo Medici Riccardi
Lungo tutta la parte bassa della facciata corre una panchina in pietra, e non mancano i portafiaccola e gli anelli per legare i cavalli in ferro battuto.

All'angolo del palazzo tra Via Larga e Via de' Gori vi era una loggia tamponata poi nel 1517 per volere di Lorenzo de' Medici duca di Urbino, per realizzare una stanza con finestre "inginocchiate" (finestre basse poggianti su mensole a grandi volute) e con timpano, la cui realizzazione si attribuisce a Michelangelo. 

angolo Sud-Est di Palazzo Medici Riccardi tra Via Cavour (antica Via Larga) e Via de' Gori (stemma mediceo purtroppo coperto per lavori di restauro)
Sempre su quest'angolo si trova ancor oggi uno stemma dei Medici in pietra con la raffigurazione delle sette palle volute da Cosimo il Vecchio nella sua arma. Sull'altro angolo della facciata del palazzo si trova invece l'arma con la raffigurazione di una chiave della famiglia Riccardi.

Sia al piano nobile che al secondo piano la facciata presenta finestre bifore: archi che si dividono in aperture geminate separate da sottili colonnine sormontate dallo stemma di Cosimo, ovvero tra piume di pavone e sette palle medicee...ma non tutte: solo le prime dieci iniziando da sinistra, perchè le altre sette portano lo stemma della famiglia Riccardi, che prolungò la facciata verso Nord, conservando invariato lo stile e i materiali usati due secoli primi per la realizzazione della facciata originale.

Originariamente all'ultimo piano vi era una loggia che fu poi chiusa, e al posto dell'elaborato  cornicione invece era stata costruita una merlatura. 

Il portale principale, con riquadri scolpiti e borchie in bronzo, è ricordato come uno dei più belli di Firenze.

Varcato il portale principale in Via Larga (oggi Via Cavour), la via più larga all'epoca in Firenze (come si può ben dedurre), ci s'immetteva nel Cortile del palazzo. 

Cortile delle Colonne visto dall'ingresso principale del palazzo

Oggi l'ingresso al palazzo-museo avviene dal portale più a Nord e attraversando il cosiddetto Cortile dei Muli, non potendo così avvertire la meraviglia che si poteva provare nel Quattrocento quando si veniva accolti in questo luogo dai moduli brunelleschiani e intravvedere al di là di questo il giardino del palazzo con un effetto a cannocchiale ottico.

Cortile dei Muli

L'elegante Cortile delle Colonne realizzato da Michelozzo, riprende la tripartizione della facciata del palazzo, alternando dettagli classici a elementi rinascimentali, e con decorazione "a sgraffio".

pianta del Cortile delle Colonne di Palazzo Medici Riccardi

Cortile delle Colonne di Palazzo Medici Riccardi

tripartizione del Cortile delle Colonne di Palazzo Medici Riccardi
E' circondato al piano terra da un portico con colonne lisce in pietra serena di ordine composito, che reggono archi a tutto sesto.

Cortile delle Colonne di Palazzo Medici Riccardi
Sui pennacchi tra gli archi si trovano raffigurate "a sgraffio" foglie polilobate.

decorazioni del Cortile delle Colonne

Sopra le colonne corre un fregio con tre tondi per lato del portico, nei quali sono raffigurati 4 stemmi medicei diversi e 8 medaglioni, opera della scuola di Donatello.

stemma mediceo

stemma mediceo

stemma mediceo

stemma mediceo

I medaglioni ripropongono una selezione dei cammei antichi (oggi in parte conservati al Museo Archeologico di Napoli) a soggetto mitologico appartenuti alla collezione de' Medici, frutto del collezionismo e dell'amore per l'arte di Cosimo il Vecchio e di Piero il Gottoso. 

medaglione con la Gara tra Atena e Poseidone per il dominio sull'Attica (Donatello)

Gara tra Atena e Poseidon per il dominio sull'Attica (Museo Archeologico - Napoli)

medaglione con Dioniso sul carro trainato da Psychai (Donatello)

Dioniso sul carro trainato da Phychai (Museo Archeologico - Napoli)

medaglione con Icaro, Dedalo, Pasiphae e Artemide (Donatello)

Icaro, Dedalo, Pasiphae e Artemide (Museo Archeologico - Napoli)

medaglione con Bacco e Arianna sull'isola di Nasso (Donatello)

medaglione con Centauro con la torba (Donatello)

medaglione con Generale romano con prigioniero scita (Donatello)

medaglione con Diomede con il Palladio (Donatello)

medaglione con Satiro col Piccolo Dioniso (Donatello)

La collezione di cammei era  custodita in epoca medicea, insieme alla famosa Tazza Farnese (oggi al Museo Archeologico Nazionale di Napoli), in uno Scrittoio al piano nobile del palazzo.

Tazza Farnese (II/I sec a.C. - Museo Archeologico Nazionale di Napoli)

Stemmi e medaglioni sono uniti da festoni graffiti a monocromo realizzati da Maso di Bartolomeo, collaboratore di Michelozzo.

Nel secondo registro si trovano invece finestre bifore poste in corrispondenza dell'apertura degli archi del portico.

Il secondo e il terzo piano sono divisi da un altro fregio, al di sopra del quale si trova una loggia architravata con colonnine ioniche, chiusa da vetrate (ma originariamente aperta).

Le campate interne del portico sono sorrette da lesene con piccoli capitelli in pietra, decorati con l'emblema mediceo: due piume che attraversano un anello di diamante. Sotto i capitelli i Riccardi hanno posizionato 22 mascheroni fauneschi in pietra arenaria, provenienti dal giardino di Palazzo Valfonda.

Sotto il portico nel Seicento, per volere di Francesco Riccardi, hanno trovato collocazione pezzi antichi della collezione della famiglia Riccardi: alcuni rilievi e inscrizioni (78 in latino e 7 in greco) sono racchiusi come un puzzle in otto "cartelloni", cornici dalla forma a campana, altri posti su mensole (60 busti e vasi).

"cartelloni" con anticaglie e mensole con busti sotto il portico del Cortile delle Colonne

"cartellone" con anticaglie e busti

"cartellone" con anticaglie e busti
Sul lato Ovest del Cortile delle Colonne, nelle quattro nicchie poste ai lati dell'ingresso al Giardino, vi erano le statue di Santi (oggi sostituite qui da copie in gesso). Le statue, provenienti dall'Opera del Duomo, avevano teste classiche su corpi gotici acefali. 

lato Ovest del portico: sulla parete  nicchie e statue di Santi
Sul lato Sud del Cortile delle Colonne, all'interno di un cartiglio in pietra, si trova un'inscrizione del 1715 che celebra la storia del palazzo e la gloria dei Medici, e il grande progetto di trasformazione che realizzarono i Riccardi. Sotto l'inscrizione è stata sistemata una vasca monumentale in porfido con anse serpentiformi, commissionata per il Giardino dei Semplici di Villa di Castello. facente parte della collezione della famiglia Riccardi e proveniente dal giardino del Palazzo Valfonda.

lato Sud del portico: inscrizione (1715)

lato Sud del portico: vasca in porfido

Uno degli ingressi al loggiato, che attraverso un andito permette di accedere al Cortile dei Muli, è stato decorato dall'Andreozzi in stile barocco con un drappo retto da Putti, realizzato in stucco. 

drappo retto da Putti (Andreozzi)

All'epoca dei Medici era posto al centro del Cortile la statua del David in bronzo di Donatello (oggi conservata al Museo Nazionale del Bargello).

David (Donatello - 1430/1440 - Museo Nazionale del Bargello)

Davanti al passaggio che dal Cortile delle Colonne conduce al Giardino del palazzo, si trova la statua di Orfeo che incanta Cerbero col canto, commissionata dal cardinale Giovanni de' Medici (futuro papa Leone X) a Baccio Bandinelli nel 1515 circa. La statua, posta su un piedistallo riccamente decorato, è il simbolo della pace e dell'armonia riconquistata grazie al ritorno della famiglia de' Medici a Firenze.

Orfeo che incanta Cerbero col canto (Baccio Bandinelli - 1515)

Orfeo che incanta Cerbero col canto (Baccio Bandinelli - 1515)

Il piedistallo è decorato da Benedetto da Roversano e Simone Mosca con acquile, il troncone mediceo, protomi leonine e il giogo (simboli di papa Leone X).

Il Giardino, a pianta quadrangolare e circondato da alte mura merlate, fu il primo giardino formale fiorentino. 

Giardino di Palazzo Medici Riccardi
Un portale ad arco permetteva di poter uscire dal Giardino su Via dei Ginori (vicina alla Basilica di S.Lorenzo).

mura merlate e portale per accedere a Via dei Ginori

Nel Giardino si svolsero le nozze tra Lorenzo il Magnifico e Clarice Orsini (1469), e parte dei festaggiamenti per le nozze tra Cosimo I ed Eleonora di Toledo (1539).
stemma mediceo in sassi di fiume realizzato sulla pavimentazione del Giardino

Il Giardino era arredato di statue tra le quali la Giuditta e Oloferne di Donatello, che scacciati i Medici da Firenze, fu posta in Piazza della Signoria, due statue raffiguranti Marsia (poste forse ai lati del portale che dal Giardino permette di uscire su Via dei Ginori), che per molti autori potrebbero essere o essere simili al Marsia detto "Bianco" e al Marsia detto "Rosso" conservati oggi alle Gallerie degli Uffizi, e la replica di Baccio Bandinelli del gruppo antico del Laocoonte ritrovato a Roma qualche anno prima, copia commissionata da Bernardo de' Medici per conto di Leone X (Giulio de' Medici) per inviarla al re francese Francesco I, ma che poi papa Clemente VII (Giuliano de' Medici) si tenne per sè a Firenze.

Giuditta e Oloferne (Donatello - 1455/1460 - Palazzo Vecchio)

Marsia detto "rosso" (copia romana del II sec. d.C. da originale greco del III/II sec.a.C. - Gallerie degli Uffizi)

Marsia detto "bianco" (copia romana del II sec. d.C. da originale greco del III/II sec.a.C - Gallerie degli Uffizi)

Laocoonte (Baccio Bandinelli - Gallerie degli Uffizi)

L'aspetto attuale del Giardino si deve a una ricostruzione che venne attuata dall'architetto Enrico Lusini nel XX secolo ispirandosi al giardino fiorentino del XVI/XVII secolo: quattro aiuole quadrate poste simmetricamente, con un percorso centrale segnato da quattro statue in travertino (provenienti dal giardino di Villa Mastai-Ferretti a Senigallia) e vasi di agrumi.

statua del Giardino

statua del Giardino

statua del Giardino
Sul fondo del Giardino, appoggiata ad una delle due pareti corte, si trova una fontana con la statua di Ercole, costituita da un antico torso del II secolo a.C. (antica copia dell'Ares Borghese), e pezzi aggiunti nel XVII secolo. La testa potrebbe essere il ritratto di un membro della famiglia Riccardi.

sul fondo del Giardino la fontana con la statua di Ercole

Dall'altro lato (lato meridionale) del Giardino si trova la Limonaia  che in età medicea era una loggia e divenne poi in epoca riccardiana una Galleria di sculture atta ad accogliere busti e statue antiche delle collezioni della famiglia Riccardi, attorniate da decorazioni in stucco.

Davanti alla Limonaia si trova un'altra fontana di forma rotonda, al centro della quale era posto un Putto in bronzo dorato in equilibrio su una palla (oggi conservato al Metropolitan Museum di New York).

fontana posta davanti alla Limonaia

Ritorniamo nel Cortile delle Colonne.                                                                                                       Al piano terra del palazzo si trovavano il Banco mediceo (negli ambienti vicino all'ingresso principale su Via Larga) e la cosiddetta "Camera Grande Terrena", una grande stanza che affacciava sul giardino in cui abitava nel periodo estivo Lorenzo il Magnifico (oggi sala multimediatica).

In qusta camera erano raccolti dei veri capolavori d'arte, tra i quali  La Primavera e Pallade e il Centauro realizzati da Sandro Botticelli (opere oggi conservate alle Gallerie degli Uffizi), il Tondo Cook con l'Adorazione dei Magi, opera del Beato Angelico terminata da Filippo Lippi (oggi alla National Gallery of Arts di Washington) e i tre pannelli della Battaglia di San Romano di Paolo Uccello (opere conservate nelle Gallerie degli Uffizi, alla National Gallery a Londra e al Louvre a Parigi).

Pallade e il Centauro (Sandro Botticelli - 1482/1485 - Gallerie degli Uffizi)

La Primavera (Sandro Botticelli - 1480 ca. - Gallerie degli Uffizi)

Battaglia di S.Romano (Paolo Uccello - 1435/1440 - Gallerie degli Uffizi)

Il Cortile era una sorta di sala d'aspetto dove ospiti e clienti sostavano prima di essere ricevuti al piano nobile del palazzo dai membri della famiglia de' Medici. 

Nel Seicento furono costruite due scale per accedere al piano nobile: una elicoidale con pianta ellittica (progettata da Ferdinando Tacca), e uno scalone monumentale (realizzato tra il 1686 e il 1688 da Giovan Battista Foggini), composto da quattro rampe sotto volte a botte, con profili architettonici in pietra serena e con nicchie a livello dei pianerottoli occupati da statue, che andò a sostituire la scala a chiocciola di epoca medicea.

Salendo questo scalone si arriva alla famosa Cappella dei Magi realizzata nel 1459 e affrescata da Benozzo Gozzoli, alla quale ho dedicato un post a parte.

ingresso della Cappella dei Magi
Per costruire lo scalone seicentesco si rischiò di veder demolita interamente la cappella, ma per fortuna si trovò un'alternativa che comunque sacrificò uno spigolo della cappella.

La visita continua nelle sale di rappresentanza del piano nobile.

Il Salone di Carlo VIII è un grande salone posto all'angolo del palazzo tra Via Larga e Via de' Gori.

Salone Carlo VIII

La sala prende il nome dal re francese Carlo VIII che, calato in Italia per strappare Napoli agli Aragonesi, prese alloggio inviato dalla Repubblica a Palazzo Medici (da dove era stato cacciato Piero de' Medici detto il Fatuo) e qui incontrò il Senatore della Repubblica Pier Capponi nel 1494. in tale occasione furono pronunciate da Pier Capponi le famose parole "Se voi sonerete le vostre trombe noi soneremo le nostre campane".

Durante il Seicento il salone venne decorato in stile barocco.                                                                    Dal soffitto a lacunari intagliati e dorati e con la raffigurazione della chiave simbolo araldico dei Riccardi (opera di Luca Boncinelli e di Antonio Montini), pendono tre grandi lampadari di cristallo di Murano.

soffitto a lacunari del Salone di Carlo VIII

lampadari di cristallo di Murano

Alle pareti sono appesi arazzi del Settecento e dipinti seicenteschi.

arazzi della Salone di Carlo VIII (XVIII sec.)

Le sale che seguono facevano parte nel Quattrocento dell'appartamento mediceo, ma furono modificate pesantemente col trascorrere dei secoli. Oggi le sale hanno arredi e suppellettili provenienti dalle Gallerie fiorentine. 

Sala III

Sala III

soffitto a grottesche della Sala III

arazzo della Sala III

Sala IV

Sala V

La Sala VI è la camera da letto usata tutt'oggi dal Presidente della Repubblica quando è in visita a Firenze. Sulle pareti sono appesi un dipinto raffigurante Sant'Agostino e un Angelo (opera di ambito toscano del XVII secolo) e un rilievo di Madonna con Bambino (opera di Agostino di Duccio).

Sala VI

Nelle due sale seguenti (Sala VII e Sala VIII) sono esposti alcuni Ritratti dei Granduchi de' Medici sei-settecenteschi, alcuni volumi sulla storia di Firenze e della Toscana appartenenti alla Biblioteca Moreniana, arazzi.

a sinistra: Ritratto di Cosimo I Medici (Anastagio Fontebuoni - 1603/1626) / a destra: Ritratto di Francesco I de' Medici (Anastagio Fontebuoni - 1603/1626)
a destra: Ritratto di Cosimo II (Ambito fiorentino)
Ritratto di Cosimo III (Baldassarre Franceschini)

Ritratto di Giangastone (attr.G.Pignatta - 1724)
arazzo

arazzo con stemma mediceo

arazzi a colonna

Albero genealogico (dal Notizie del Governo e dei tribunali di Toscana e della cittadinanza fiorentina anno 1595 - Michele Paci)

Priorista a famiglie (1601/1650)
Vi è anche esposta una statua raffigurante la Legge Vecchia, opera di Domenico Poggini (1579), originariamente posizionata in una delle nicchie dello scalone del palazzo, ma che era stata creata per l'altare maggiore della Chiesa di S.Pancrazio e faceva pendant con la statua della Legge Nuova, oggi conservata al Museo Nazionale del Bargello.

Legge Vecchia (Domenico Poggini - 1579)

Legge Nuova (Domenico Poggini - 1579 - Museo Nazionale del Bargello)

La Sala IX viene chiamata anche Sala del Caminetto o Sala delle Belle Arti, per l'affresco del soffitto della sala in cui Anton Domenico Gabbiani ha raffigurato il Trionfo delle Belli Arti.

soffitto della Sala IX: Trionfo delle Belli Arti (Anton Domenico Gabbiani)

Le opere qui raccolte trattano il tema della maternità: una Madonna col Bambino in marmo attribuita ad Andrea del Sansovino e una statua in legno policromo del XVII secolo che ritrae una Vergine con tiara.

Madonna col Bambino (Attr.Andrea di Sansovino)

Vergine con tiara (XVII sec.)

a sinistra in alto: Adorazione del Bambino (maestro fiorentino del XV sec.) / a sinistra in basso: icona di Madonna col Bambino /al centro: Madonna col Bambino e S.Giovannino (autore fiorentino del XVI sec) / a destra: affresco staccato con Resurrezione

al centro della parete: Madonna col Bambino, Sant'Antonio Abate e Santo (autore ignoto toscano del XVII sec.)

L'opera più importante conservata nella sala è la Madonna col Bambino di Filippo Lippi, chiamata anche Madonna del Palazzo Medici Riccardi, già di proprietà della famigla Riccardi ma rinvenuta nel 1907 in un ospedale psichiatrico di Firenze. Sul retro della tavola vi sono esercizi di stile schizzati dallo stesso artista (una testa maschile, occhi, un tabernacolo).

Madonna col Bambino (Filippo Lippi - 1466/1469)

La sala successiva con soffitto decorato in stucco è la Sala Sonnino (Sala XI), perché dedicata all'uomo politico Sidney Sonnino, di cui è esposto un busto.

busto e targa dedicata a Sidney Sonnino
La sala viene anche chiamata Sala dei bassorilievi per la presenza sulle pareti di 31 bassorilievi, tre di età classica e 28 cinque-seicentesca, con raffigurazioni delle Fatiche di Ercole e profili di ritratti granducali ispirati ai cammei, appartenuti alla collezione dei Riccardi.

bassorilievi nella Sala Sonnino

bassorilievi nella Sala Sonnino / cassone con stemma riccardiano

bassorilievi nella Sala Sonnino / ingresso alla Galleria degli specchi

Dalla Sala Sonnino si può accedere alla Galleria degli specchi, uno dei più elaborati esempi di arte barocca fiorentina.

Galleria degli specchi o Galleria Luca Giordano

Il grande salone affaccia, con finestre solo su un lato, sul Giardino del palazzo. 

finestre della Galleria degli specchi
Lungo l'altra parete lunga si trovano specchi decorati con Putti, animali e fiori (opera di Pandolfo Recchi, Bartolomeo Bimbi e Anton Domenico Gabbiani), che si alternano ad armadi lignei intagliati e dorati.

specchi e armadi della Galleria degli specchi

specchio decorato con capro, erma con Pan, tralci di vite, fiori, Putti, coppa  (Pandolfo Recchi, Bartolomeo Bimbi e Anton Domenico Gabbiani)
I grandi specchi erano decorati per nascondere le giunzioni dei pezzi di specchi più piccoli, che dovevano essere assemblati tra loro per la difficoltà all'epoca di realizzare specchi di quelle dimensioni.

Negli armadi si conservavano su ripiani numerose meraviglie (avori bizantini, gemme, bronzi), e nei cassetti medaglie e monete d'oro, che venivano mostrati agli ospiti durate le feste che venivano svolte in questa grande sala.

Due delle porte degli armadi nascondono l'ingresso alla Biblioteca moreniana-riccardiana e alla Sala di lettura.

La sala viene anche chiamata Galleria Luca Giordano, dal nome dell'artista che affrescò negli anni '80 del Seicento la volta del salone con l'Apoteosi dei Medici.

Apoteosi dei Medici (Luca Giordano - 1684/1686)
Francesco Riccardi volle con questo affresco celebrare la famiglia de' Medici che oltre ad aver vissuto in questo palazzo era anche in buoni rapporti con la famiglia dei nuovi proprietari.

Il fautore del programma iconografico dell'affresco fu il Senatore Alessandro Segni, segretario dell'Accademia della Crusca.

Al centro della volta è raffigurato Giove che, come il pianeta che prende il suo nome è attorniato dai satelliti ai quali Galileo diede il nome di Stelle Medicee, ha intorno alcuni componenti della famiglia Medici sormontati da una stella: Cosimo III (in piedi), i figli Giangastone e Ferdinando su cavalli bianchi, e il cardinal Francesco Maria de' Medici, fratello di Cosimo III. Accanto a Giove, un po' sbiaditi, sono posti due antenati dei granduchi già raffigurati: Cosimo I (con il simbolo della prudenza) e Ferdinando (con i fasci littori).

Apoteosi dei Medici

In questa scena, al centro della corona retta da un Putto posto sotto Giove, si trova il foro da cui pendeva il grande lampadario che illuminava la sala.

Intorno alla scena centrale, vi sono raffigurate altre scene: il Carro del Sole, il Carro della Luna e l'Anima buona (il Vizio sconfitto) e la Costellazione della Capra.

Anima buona e Costellazione della Capra

Carro del Sole

Carro della Luna

Lungo i bordi dell'affresco sono raffigurate otto scene mitologiche, e negli angoli le Virtù Cardinali accompagnate dai Vizi.

Incominciando dal lato di fronte all'ingresso della Galleria e procedendo in senso antiorario si riconoscono:

- l'Antro dell'Eternità e la Nascita dell'uomo: le Parche filano, tessono e tagliano il filo della vita del bambino neonato con la lana offerta da Giano bifronte. Vicino a loro vi è un serpente che si morde la coda (l'uroboro simbolo dell'Eternità), la Fortuna (bendata) e Crono (il Tempo con la clessidra) e Lucina (protettrice delle nascite).

Antro dell'Eternità e la Nascita dell'uomo

- nell'angolo S-E: la Temperanza (la guerriera con mantello rosso con in mano un orologio e un freno) con tre Vizi (Accidia, Invidia e Rabbia) accanto ad un elefante (simbolo della moderazione). Le tre figure al di sopra della Temperanza sono la Tranquillità (con la cornucopia), la Giovinezza (con l'incenso e il serpente che si morde la coda) e la Voluttà (con la sfera alata e gli ami). Ai piedi della Temperanza si trovano la Sobrietà che schiaccia un mostro marino (e che tenendo in mano la chiave dell'ingegno dell'arma riccardiana testimonia il passaggio di proprietà del palazzo) e la Modestia (che offre fiori e versa miele) .

la Temperanza, la Tranquillità, la Voluttà, la Sobrietà, la Modestia e tre Vizi (Accidia, Invidia e Rabbia)

- Adone ucciso dal cinghiale inviato da Marte per punirlo per il suo amore per Venere (rappresenta la vita immatura). E' anche raffigurata Diana dea della caccia.

Adone ucciso dal cinghiale

- le Nozze di Nettuno e Anfitrite (rappresenta l'amore) con la nave degli Argonauti, Atlante con il mondo sulle spalle aiutato da Ercole.

Nozze di Nettuno e Anfitrite

- Il Trionfo di Bacco (rappresenta la maturità) con la raffigurazione dei venti.

al centro: Trionfo di Bacco

- all'angolo S-O: la Fortezza (armata di asta e scudo) che cavalca un leone (simbolo di forza spirituale) e poggia su una colonna (simbolo della forza fisica). L'Onore le porge il serto e tiene in mano la palma. Sopra ad un globo poggiante su un'aquila si trova la Vittoria alata (con stendardo e pergamena). La Pace (con l'ulivo e il fuoco) scende dal cielo. Ercole strozza un serpente. Ai suoi piedi la volpe impersonifica l'Inganno. La Calamità è raffigurata sporca, con vesti lacere e piagata, schiacciata da un Putto e il Timore (con pelle di cervo sulla testa).

La Fortezza, l'Onore, la Pace, l'Inganno e la Calamità

- Minerva protettrice delle Arti e delle Scienze con Mercurio dio dei commerci e dell'Eloquenza (rappresentano la maturità). Minerva offre una chiave (arma dei Riccardi) all'Ingegno e un martello all'Industria. Sono anche raffigurati Orfeo con gli uccelli, la nuda Verità (la donna senza veli inginocchiata) la Costanza (che evoca Muzio Scevola mettendo la mano sul fuoco).

Minerva protettrice delle Arti e delle Scienze

- nell'angolo N-O: la Prudenza (con elmo dorato, specchio e freccia con attorcigliato un serpente) accompagnata da un cervo (simbolo di prudenza). Su di lei volano l'Abbondanza (con cornucopia e caduceo), la Salute (con il fanciullo col delfino simboli del medico) e la Grazia (con la chiave dell'arma riccardiana e spargitrice di fiori). I Vizi raffigurati sono la Frode (con due facce, con mantello blu e zampe d'aquila) e l'Ignoranza (che solleva la testa ad un asino).

La Prudenza, l'Abbondanza, la Grazia, la Salute con la Frode e l'Ignoranza

- Trittolemo e Cerere con figure che arano i campi, Giunone trainata dai pavoni.

Trittolemo e Cerere

- Il Ratto di Proserpina. Con Plutone sono raffigurati anche Marte con Ercole, le Arpie e le Erinni.

Il Ratto di Proserpina

- Gli Inferi con Caronte che giunge in barca trasportando alcune anime. Sono raffigurati anche Cerbero con alle spalle la fucina di Vulcano, l'impersonificazione della Morte con Sisifo, e la Notte con Morfeo e i sogni (sotto il mantello blu).

Gli Inferi

- nell'angolo S-O: la Giustizia (con veste azzurra, spada e bilancia) con la Fama, la Clemenza (che con lo scudo spunta la spada della Giustizia) e la Sicurezza (con il premio e l'ancora), e con i Vizi della Discordia (che soffia sul fuoco) che genera il Conflitto (la figura nuda che viene attaccata dai serpenti), e l'Inganno (con ami, rete e maschera si appoggia a una tigre e offre fiori con aspidi). L'animale che l'accompagna è lo struzzo che riesce a digerire qualsiasi cosa che ingerisca.

La Giustizia con la Fama, la Clemenza e la Sicurezza, e con i Vizi dell'Inganno e della Discordia accompagnata dal Conflitto
CURIOSITA': In questa grande sala si tenne nel 1938 una cena tra Bento Mussolini e Adolf Hitler.

Rimane da visitare l'ultima sala del percorso museale del piano nobile del palazzo: la Sala degli Arazzi o Sala delle Quattro Stagioni.

Sala degli Arazzi: arazzi delle Quattro Stagioni (dis.Jacopo Vignali - 1640)

Gli arazzi, che ripropongono le Quattro Stagioni, furono commissionati nel 1640 su cartoni di Jacopo Vignali e realizzati da Pietro van Asselt e Pietro Fevère dell'Arazzeria Granducale. Anche i due arazzi del Crepuscolo della mattina e il Crepuscolo della sera, del ciclo degli Arazzi delle Ore furono realizzati dalla stessa Arazzeria Granducale su disegni di Lorenzo Lippi.

Sala degli Arazzi: arazzo Crepuscolo della mattina / arazzo Crepuscolo della sera (dis.Lorenzo Lippi)

Questa sala, oggi occupata dalle sedute del Consiglio Comunale, deve il suo nome agli arazzi che tappezzano le sue pareti.

Passando attraverso un corridoio che affaccia sul Cortile dei Muli, ornato con busti, si guadagna l'uscita percorrendo una scala che conduce al Cortile delle Colonne.

Corridoio

Ritrovandosi di nuovo nel Cortile delle Colonne si può tornare nel Cortile dei Muli e accedere al Percorso Archeologico.

ingresso dei sotterranei e del Percorso Archeologico
Nei sotterranei del palazzo vi erano le stalle dei Medici (dal 1440/1660 prima di essere trasferite a Nord del cortile) e poi le cantine dei Riccardi.

Sala video nei sotterranei

Gli scavi hanno portato alla luce resti di un più antico passato (dall'età della Florentia romana agli interventi otto-novecenteschi).

scavi archeologici

E' stato individuato un tratto dell'alveo del fiume Mugnone, che in età romana confluiva nell'Arno (prima che il suo corso fosse deviato). Nel tratto di fiume, largo 8 m, sono stati rinvenuti oggetti di età romana: vasellame, strumenti in bronzo (per uso chirurgico o cosmetico), oggetti in vetro o in osso (per l'igiene personale, il gioco o il decoro femminile), lucerne, frammenti di anfore e gli arti inferiori di una sepoltura tardoantica (V/VII d.C.).  

alveo del fiume Mugnone

sepoltura tardoantica ( V/VII sec.d.C.)

vetrina con oggetti sei-settecenteschi

oggetti per il riscaldamento

oggetti usati in cucina o in dispensa

oggetti usati sulle tavole

oggetti di vita quotidiana

Sono venute alla luce anche porzioni di strutture murarie, pavimenti di fondazione, scale, cisterne, un pozzo per i bisogni delle stalle e un pozzo per le scolature del palazzo.

mattoni refrattari con bollo di fabbrica per calorifero (XIX sec.)

gronde (XVII sec.)

elementi architettonici

pavimentazione dell'antica stalla detta "magnifica" (in onore di Lorenzo il Maglifico)

un pozzo

un pozzo

E' stato rinvenuto anche un forno ad uso della servitù (i mattoni hanno aiutato a datare il reperto). Al posto delle stalle i Riccardi avevano realizzato una pasticceria.

forno (1780)

CURIOSITA': il 21 luglio 1780 i Riccardi, per celebrare la visita a Firenze di Ferdinando d'Asburgo governatore di Milano e della moglie Maria Beatrice d'Este, diedero una festa a palazzo per 4000 persone e probabilmente in questo forno vennero cucinati molti dei piatti per nutrire il numeroso personale di servizio (250 persone).

Ultima parte del palazzo da visitare è il Museo dei Marmi, allestito in una parte degli ambienti sotterranei dell'edificio.

Museo dei Marmi

Museo dei Marmi
I marmi della collezione Riccardi rimasero in questa loro residenza anche quando, a causa della rovina economica della famiglia, il palazzo passò al demanio granducale (1818).

Museo dei Marmi

Nelle tre sale museali sono conservate ed esposte alcune sculture di epoca romana classica (imperatori e poeti, atleti e filosofi), facenti parte della collezione riccardiana (in totale oltre 160 opere dislocate anche in altri ambienti del palazzo).

a sinistra: testa di vecchio (I sec.a.C.)

a sinistra: busto di Vibia Sabina / a destra: busto di bambino (III sec.d.C.)

Carneade

Sovrano ellenistico

Caracalla

Asclepio
Alcune teste scolpite sono copie romane di modelli greci di età classica ed ellenestica, altri sono ritratti ufficiali o privati di età romana.

Si può anche vedere la canaletta di un condotto fognario o cisterna di drenaggio (ancora funzionante) risalente al XVII secolo, realizzato per raccogliere le acque di falda in eccesso, dovute alle esondazioni del Mugnone. L'acqua raccolta veniva poi indirizzata ad un pozzo di raccolta sotto il pavimento.

canaletta di condotto fognario (XVII sec.)

Come si è potuto constatare Palazzo Medici Riccardi ha mantenuto in parte le decorazioni quattro-cinquecentesche dopo i lavori di ristrutturazione, ampliamento e adeguamento allo stile seicentesco, affidati prima a Ferdinando Tacca, poi a Pier Maria Baldi ed infine a Giovanni Battista Foggini.

Il palazzo fu acquistato nel 1811 dal Regio Governo lorenese e utilizzato dagli uffici governativi. Durante il periodo di Firenze Capitale ospitò il Ministero degli Interni, la Questura e la Stazione Telegrafica. Nel 1874 fu acquistato dalla Provincia di Firenze. Nel 1939 venne aperto il Museo.

www.palazzomediciriccardi.it  

ATTENZIONE: Riporto gli ultimi orari di apertura, ma per l'emergenza COVID 19 questi potrebbero subire ulteriori modifiche e quindi vi consiglio di consultare il sito ufficiale.

Orario: giovedì/martedì  10.30/18.30

Costo:  7€

ATTENZIONE: per poter visitare la Cappella dei Magi (Max 4 persone e per non più di 5 minuti) è obbligatoria la prenotazione o via e-mail (info@palazzomediciriccardi.it) indicando giorno, ora e nome e cognome dei partecipanti, o al numero 055 2760552 (dal lunedì al venerdì h. 9.00-13.30).

CONCLUSIONI                                                                                                                                 Visitare Palazzo Medici Riccardi vuol dire ripercorrere quattro secoli di storia dell'Arte, dell'Architettura e del Collezionismo fiorentino. Questo palazzo, che svolse una funzione sia pubblica che privata, fu l'esempio architettonico a cui s'ispirarono molti altri palazzi costruiti dopo di questo a Firenze, tra i quali Palazzo Strozzi che venne realizzato 40 anni più tardi. Tra queste mura visse la famiglia fiorentina che più ha caratterizzato la storia della città, ma furono anche ospiti di questo palazzo illustri personaggi dell'epoca quali Marsilio Ficino, Poliziano, Pico della Mirandola, il re di Francia Carlo VIII (1494), l'imperatore CarloV (1536). Anche Michelangelo Buonarroti venne ad abitare a Palazzo Medici nel 1489, quando era quattordicenne, per coltivare il suo talento sotto la guida di Bertoldo di Giovanni nel vicino S.Marco. E' un luogo che raccolse opere d'arte oggi mondialmente riconosciute, frutto dell'estro di geniali artisti come Donatello, Filippo Lippi, Paolo Uccello, Sandro Botticelli, insieme ad opere antiche del collezionismo della famiglia Medici e della famiglia Riccardi. Uno scrigno prezioso che custodì opere preziose ed ancora oggi rappresenta una tappa fondamentale nella conoscenza della storia e dell'arte di Firenze. 


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