sabato 12 marzo 2016

Roma: il Museo Nazionale Romano /Crypta Balbi, un libro con pagine di pietra


Una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano è la cosiddetta Crypta Balbi, sorta sulle e nelle costruzioni che nei millenni si sono succedute in quest'isolato di 7000 m² del Rione S.Angelo, delimitato da Via delle Botteghe Oscure, Via Michelangelo Caetani, Via dei Delfini e Via dei Polacchi, e comprendente la Chiesa di S.Stanislao dei Polacchi e la Chiesa di S.Caterina dei Funari.

foto aerea dell'isolato
Dopo venti anni di scavi, sono venuti alla luce i resti di costruzioni di varie epoche.
Questo è un sito in cui è possibile seguire la successione stratigrafica delle trasformazioni di quest'area, dall'età romana ai giorni nostri, grazie anche alla continuità d'uso della zona.

Oggi oltre ad essere una sede espositiva museale, la Crypa Balbi è divenuta un vero percorso nel tempo all'interno dei diversi edifici succedutisi in varie epoche.

planimetria dell'isolato della Crypta Baldi
Quest'area faceva parte nell'antichità del Campo Marzio meridionale, quella zona paludosa della Roma antica fuori dalle mura, tra il Campidoglio, l'ansa del Tevere e le pendici del Quirinale, dove avvenivano gli addestramenti militari.

Il Campo Marzo venne incluso nella città solo quando si costruirono le Mura Aureliane nel 270/275 d.C., e non cessò mai di essere un'area abitata, anche quando il numero degli abitanti dopo il crollo dell'impero romano scese drasticamente.

planimetria del Campo Marzio meridionale e dei suoi monumenti pubblici
Oltre ai templi costruiti nell'adiacente Area Sacra di Largo Argentina, rimangono ancor oggi a testimoniare il passato di quest'area in epoca romana, il basamento di un santuario di epoca repubblicana dedicato alle Ninfe all'interno della Porticus Minucia Frumentaria nova (i cui resti ritroveremo anche durante il percorso museale), una piazza con quadriportico con doppio colonnato di epoca imperiale, dove avveniva la distribuzione gratuita del grano (35kg ogni mese ad ogni uomo libero avente diritto).

ricostruzione dell'area del Teatro Balbo, della Crypta Balbi e della Porticus Minucia Frumentaria
Del Santuario delle Ninfe, ritrovato durante gli scavi per l'allargamento di Via delle Botteghe Oscure (1938), posto proprio di fronte al museo che andremo a visitare, rimangono parte del fianco destro con podio in travertino e colonne in peperino stuccato con capitelli corinzi, e parte della cella in mattoni.

resti del Santuario delle Ninfe
All'interno della cella si conservava l'archivio delle frumentazioni.
A terra rimangono i resti dell'architrave in marmo e una colonnina, appartenute al portico che circondava il santuario.

resti del Santuario delle Ninfe (visti dal Museo della Crypta Balbi)
La Porticus Minucia nova era un ampliamento della Porticus Minucia vetus di età repubblicana, posta invece nell'area di Largo Argentina.

basi con iscrizioni che sorreggevano le statue dei Dioscuri, offerte alla corporazione dei mensores machinarii frumenti publici (misuratori del grano da distribuire) - da un magazzino della Porticus Minucia Frumentaria (Piazza del Gesù)

Ma l'edificio che riguarda maggiormente la visita a questo specifico museo, è il Teatro di Balbo e in particolar modo l'adiacente Crypta Balbi, da cui la sede museale ha preso il nome.

Lucio Cornelio Balbo, di origine spagnola e appartenente alla gens Cornelia, fu un pensatore e un letterato, un uomo d'azione e un politico, un amico di Augusto.
In qualità di proconsole intraprese numerose campagne militari in Africa.
Fu il primo cittadino non nato a Roma e l'ultimo non appartenente alla famiglia imperiale, a ricevere l'onore di un Trionfo nel Foro Romano per la sua vittoria sui Garamanti, una popolazione di lingua berbera che occupava la Libia sahariana.

Con parte del bottino di questa vittoria avvenuta nel 19 a.C., egli costruì e inaugurò nel 13 a.C. il Teatro Balbo, il terzo teatro a Roma per dimensioni, dopo il Teatro di Pompeo e il Teatro Marcello.

i teatri di Balbo, Pompeo e Marcello (ricostruzione nel plastico del Museo della Civiltà Romana)
Teatro di Marcello
Il Teatro Balbo, costruito in pietra, poteva contenere 7700 spettatori (c'è chi dice molti di più), e si ricorda che la sua scena avesse quattro colonnine in onice. 

Quando il teatro venne inaugurato, il Tevere aveva appena straripato, ed è per questo che gli spettatori lo raggiunsero in barca.
Il teatro venne distrutto da un incendio durante il regno di Tito (forse nel 79 d.C.), e venne poi restaurato da Domiziano.
Resti della cavea si trovano inglobati nel Palazzo Mattei Paganica.

capitello appartenuto alla scena del Teatro di Balbo

Adiacente e collegata al Teatro Balbo era la Cripta Balbi, un ampio quadrilatero porticato aderente alla facciata posteriore della scena del teatro (porticus post scaenam), che racchiudeva un'area scoperta occupata da un giardino con nicchie e statue, e con un pavimento a mosaico.

planimetria del complesso di Balbo (età augustea)
planimetria del complesso di Balbo (età imperiale)
Era questo un luogo d'incontro e ristoro per chi assisteva alle rappresentazioni teatrali, e poteva offrire un riparo in caso di pioggia.

Era uno spazio chiuso da un muro in tufo e travertino, con zoccolo in marmo cipollino e dotato di finestre.

muro in tufo e travertino della Crypta Baldi
La parte più elevata del muro del portico di età augustea era in laterizio, come anche quella della soprelevazione di epoca imperiale.

muro augusteo e soprelevazione domizianea in laterizio, con portafinestra medievale in alto (XIII sec.) e porte ai lati aperte nel XVII secolo (secondo piano del museo)
Nel muro vennero inglobate in età tardoantica e medievale delle sepolture.
Si possono vedere nel muro anche scarichi idraulici di età moderna di case addossate al muro. 

scarichi idraulici di case di età moderna nel muro della Crypta Balbi
Tutt'intorno al muro correva un ampio corridoio diviso in due navate.
Un pilastro di età imperiale è stato ricostruito con i resti in pietra e un traliccio metallico.
In epoca adrianea il portico venne innalzato di un piano, divenendo una galleria con finestre.

ricostruzione della sezione del portico
pilastro del lato nord del portico ricostruito con un traliccio metallico
Tra il muro della crypta e il pilastro ricostruito si trova un basamento di un pilastro con il quale venne diviso il portico in due navate nel IV secolo.

parti originali del pilastro del portico
Un muretto basso in tufelli testimonia l'insediamento abitativo nel portico nel IV secolo d.C., mentre una latrina del V secolo usava come canalina di fogna quella per le acque provenienti dalla grondaia del portico.

latrina costruita nel V secolo nel portico della Crypta Balbi
In età giulio-claudia vi era una latrina addossata al muro esterno della Crypta Balbi, ad uso del Teatro Balbo e della Porticus Minucia.

Dopo l'incendio dell'80 d.C. le nicchie esterne della Crypta Balbi furono tamponate con mattoni, e tra la crypta e la Porticus Minucia venne costruita una cisterna, alimentata da una diramazione dell'acquedotto dell'Aqua Virgo.


La cisterna era costituita da un corridoio con tramezzature in laterizio in cui si aprivano passaggi coperti ad arco.
Era divisa in sedici vani comunicanti.

cisterna costruita tra la Porticus Minucia Frumentaria e la Crypta Balbi
Il pavimento era in cocciopesto che risaliva a scarpa per 55 cm sul muro della Crypta, della Porticus Minucia e sui muri dei tramezzi.

un ambiente della cisterna
tramezzi della cisterna
cisterna
Il vano scala per salire al piano superiore della cisterna, era costruito sui resti della già citata latrina giulio-claudia, distrutta in età domizianea (rimangono resti di pavimento in opus spicatum).

Sotto le volte della cisterna corre un condotto fognario con una copertura a cappuccina.
Al condotto fognario è collegato a un sistema di pozzetti.
Sul pavimento della cisterna vi erano chiusini collegati ai pozzetti, per permettere la pulizia delle vasche della conserva dell'acqua.

cisterna e condotto fognario
condotto fognario sotto la cisterna
Alla fine del III secolo d.C. si insediò in un vano della cisterna un'osteria: nel fognolo che correva sotto la cisterna si raccolsero molti materiali pertinenti a questa attività.

materiali provenienti dallo scarico dell'osteria esposti nel museo

Nel V secolo d.C. all'interno della Porticus Minucia Frumentaria, lungo il suo muro meridionale, si creò un percorso stradale in cocciame e battuti di terra, che collegava il Campo Marzio meridionale al Campidoglio.
Se ne possono vedere ancora i battuti tardoantichi e medievali.

strati dei battuti del percorso stradale lungo il muro meridionale della Porticus Minucia Frumentaria
Tra il V e VIII secolo si possono individuare cinque livelli.
Questi battuti arrivarono nel XI/XII secolo quasi ai livelli attuali di calpestio, e su di essi sorse una torre: la fondazione di un suo pilastro ha inglobato blocchi della Porticus Minucia Frumentaria.

battuti stradali sotto la torre medievale
resti delle fondazioni della torre medievale
Lungo il percorso si può vedere anche un pozzo medievale e le cantine delle case di età moderna sorte lungo la via, con discendenti in terracotta che portavano i rifiuti ai pozzi neri realizzati sfondando le volte della cisterna domizianea.

pozzo nero e discendenti in terracotta delle case moderne
pozzo medievale
cantina di casa moderna
Durante il percorso in questi sotterranei del museo, grazie ad una passerella che scavalca i resti archeologici, si può (non sempre facilmente), cercare d'individuare le costruzioni che una dopo l'altra si sono succedute cambiando l'uso della crypta.

percorso lungo i sotterranei della Crypta Balbi
Nel medioevo il portico settentrionale della Crypta Balbi divenne invece una strada sulla quale si affacciavano botteghe e abitazioni di artigiani, poco illuminate perché ricavate negli archi bui di quello che si pensava essere stato l'antico Circo Flaminio.
Erano le cosiddette "botteghe oscure" (ad apothecas obscuras), da cui la denominazione della strada di Via delle Botteghe Oscure.
A partire dal XIII secolo sino al Seicento, Via delle Botteghe Oscure sarà conosciuta per i suoi mercanti di panni, tessitori e lavandai.
Era il luogo dei tiratoria pannorum, aree aperte e porticate dove venivano stesi i panni.

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Sul lato orientale della crypta vi era un'esedra semicircolare con 6 colonne, e con diametro di 22m.

muro orientale della Crypta Balbi con esedra
interno dell'esedra
nicchie lungo il muro interno dell'esedra
muro curvo dell'esedra
pavimento a mosaico dell'esedra
Il muro esterno orientale della Crypta Balbi era scandito da nicchie esterne ed interne.
In una di queste nicchie sono stati ritrovati frammenti della sua decorazione in II stile: finti marmi, con pannelli a fondo nero con racemi vegetali e frammenti di intonaco azzurro appartenenti alla parte superiore del muro.


In epoca adrianea l'esedra venne trasformata in una latrina monumentale, della quale si conservano solo piccole parte marmoree del sedile.

latrina in età adrianea
ricostruzione del sedile della latrina adrianea
sedile della latrina con canalina dell'acqua
 Un motivo a stelo vegetale decorava le pareti della latrina.

motivo a stelo vegetale decorava le pareti della latrina
Nel fognolo della latrina furono ritrovate 360 monete in bronzo.

Nel IV secolo nell'esedra vi si istalla un'officina per la produzione del vetro.

forno per la produzione del vetro nell'esedra della Crypta Balbi
Poi nell'esedra vi s'insedierà in età carolingia una calcara, nella stessa epoca del restauro della vicina Chiesa di S.Lorenzo in Pallacinis (VIII/IX secolo).

ricostruzione del complesso monastico di Chiesa di S.Lorenzo in Pallacinis accanto all'esedra della Crypta Balbi
calcara del IX secolo
L'esedra venne utilizzata alla fine del VII secolo come discarica di materiali provenienti dal monastero della Chiesa di S.Lorenzo in Pallacinis (ceramiche), e dalle botteghe artigianali adiacenti all'esedra (metallo, osso e vetro), a seguito di un evento traumatico (forse un'alluvione), che determinò l'esigenza di sgomberare i locali monastici e commerciali.

materiale proveniente dalla discarica del VII secolo dell'esedra della Crypta Balbi
frammenti di vetro e tessere di mosaico provenienti dalla discarica del VII secolo dell'esedra della Crypta Balbi
Quando venne terminata la ricostruzione della chiesa, la calcara cessò di lavorare e l'esedra tornò ad essere una discarica fino al IX/X secolo.
Tra i materiali rinvenuti nella discarica sono stati rinvenuti i frammenti di una cattedra in legno e osso, proveniente dalla Chiesa di S.Lorenzo in Pallacinis

cattedra della Chiesa di S.Lorenzo in Pallacinis (VIII sec.)
Nell'847 un terremoto fece crollare le volte dell'esedra.
Dopo l'anno 1000 sui suoi ruderi  sorgerà una terma che rimarrà in attività fino al XIV secolo, in relazione con la vicina Chiesa di S.Salvatore in pensilis.
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Dopo l'incendio dell'80 d.C. venne a crearsi un complesso abitativo a ridosso del muro esterno dell'esedra e del portico della Crypta Balbi, composto da tre corpi di fabbrica.

Questi edifici erano divisi da un vicolo e da un cortile lastricato, che proseguiva in un portico coperto pavimentato in opus spicatum.
Questo cortile era definito a ovest e a est da arcate.

cortile lastricato
Lungo il cortile lastricato a sud-est dell'esedra, si costruirono due edifici a più piani durante il II secolo d.C.(età traianea/età adrianea).

Il piano terra e il primo piano erano coperti con volte, mentre i piani superiori avevano soffitti in legno.
Si conserva parte di una rampa di scale che conduceva dal cortile al piano superiore.

L'edificio a sud del cortile si eleva almeno con due piani superiori.
Al piano terra vi era un'aula con tre aperture sul cortile.

In questo edificio nel III secolo s'istallò un mitreo.
Vennero costruiti quindi banchi laterali e un altare.

mitreo
mitreo
reperti ritrovati nel mitreo
Nel V secolo il mitreo venne drasticamente distrutto e l'ambiente venne usato come stalla.

abbeveratoio e mangiatoia della stalla dell'edificio sud
materiale proveniente dalla stalla
L'edificio nord, una costruzione a più piani, presentava invece quattro aperture sul cortile lastricato.

Le pareti del primo piano erano affrescate nel II secolo con pannelli gialli, rossi e bruni separati da cornici, all'interno dei quali era raffigurata una musa o una ninfa.

decorazione parietale del primo piano dell'edificio nord
Questa decorazione venne poi sostituita con un fondo bianco con bicrormia bianco-rossa.
I pavimenti erano ricoperti con mosaico bianco e nero a motivi geometrici; l'ambiente centrale di questo piano presentava invece un pavimento a mosaico con foglie lanceolate, pelte e nodi.

Vi era un passaggio tra la latrina dell'esedra e il cortile lastricato.
Nel III secolo questo passaggio venne chiuso, affrescato e pavimentato a mosaico, divenendo un vestibolo e l'ingresso all'aula dell'edificio nord.

passaggio con pavimento a mosaico tra l'esedra e il cortile lastricato
Nel piano terra dell'edificio vi era un ambiente affrescato a finti marmi nella fascia centrale delle pareti, e un pavimento con parte centrale in opus sectile con marmi policromi.

aula al pian terreno dell'edificio nord
Nel IV secolo l'ambiente subì delle modifiche strutturali: venne eliminata la parete ovest e sostituita da un arco intonacato e dipinto.

arco dipinto dell'aula dell'edificio nord
Due colonne in marmo con capitelli a foglie lisce, che in origine erano dipinte di rosso, separavano la nuova aula da un corridoio pavimentato in laterizio.

colonne dell'aula dell'edificio nord
pavimento in laterizio del corridoio dell'aula dell'edificio nord
Rimangono nell'aula i resti di una scala.

resti del pavimento in opus sectile e di una scala nell'aula dell'edificio nord
Nell'aula vi erano due nicchie, una a base rettangolare e l'altra semicircolare, sul muro che confinava con il cortile lastricato.
Quest'ultima fungeva da fontana.

nicchia semicircolare dell'aula dell'edificio nord (vista dal cortile lastricato)
Nel V secolo le fontane furono distrutte nella parte alta le nicchie e quella rettangolare fu trasformata in vasca.

nicchia rettangolare trasformata in vasca sul cortile lastricato
Nel corridoio pavimentato in laterizio fu allestita una cucina ad uso pubblico.
Per il piano del bancone venne utilizzato una soglia in marmo, mentre il focolare era in mattoni.

spazio del corridoio dell'aula trasformato in cucina ad uso pubblico (a sinistra il muretto del focolare)
Dall'atrio dell'edificio nord provengono le sepolture in anfore di due bambini qui seppelliti nel VI secolo.

Nell'ambiente ad est dell'aula dell'edificio nord si istallò un'officina.
in un primo ambiente venne costruita una fornace con forno a riverbero per la lavorazione dei manufatti metallici.

fornace
In un secondo ambiente adiacente di questa officina vi si trova un forno in pietra lavica,  con fori per i mantici.

forno in pietra lavica della fornace
E' presente anche una vaschetta di raffreddamento nel pavimento in opus spicatum.

vaschetta di raffreddamento nell'officina
Erano prodotti in questa officina manufatti in osso e accessori di lusso per l'abbigliamento, i cui scarti sono stati rinvenuti nell'esedra.

Addossato al muro orientale dell'edificio nord vi è un ambiente coperto da una volta più bassa: una fullonica del II secolo d.C., rimasta in uso solo pochi decenni.

fullonica
L'ambente adibito alla tintura e al lavaggio dei tessuti, è costituito da vasche foderate di cocciopesto con catini interni separati da muretti.
E' presente anche uno scolo dell'acqua.
Vasche profonde 1m venivano utilizzate per il lavaggi dei tessuti.

Al di sopra della fullonica si trovava un ambiente riscaldato con ipocausto, collegato con l'edificio nord.
Venne pavimentato a mosaico nel III secolo.

A est della fullonica, si creò un sacello tamponando l'arco a nord del passaggio voltato, che costeggiava in direzione nord-sud il caseggiato.

sacello
Il luogo di culto era dedicato a varie divinità: Iside, Artemide, Afrodite di Afrodisia, Meleagro e Dioniso (del quale si è ritrovata una maschera).

Le statuette che rappresentavano le divinità erano poste su un bancone-altare con il piano in laterizio.
Sotto il piano vi era una vaschetta delimitata da un cordolo.
Nel pavimento vi è la traccia di un podio per un altare o un'ara.
Nella parete est si trova la traccia di una nicchia.

I capitelli e un frammento di travertino che si vedono poggiati sul pavimento, servirono nel V/VI secolo come piano d'appoggio vicino ad un focolare, quando l'ambiente ebbe un'altra destinazione d'uso.

capitelli nel sacello
Il cratere invetriato ritrovato in una delle vasche della vicina fullonica, è probabilmente pertinente con il sacello.

cratere invetriato proveniente forse dal sacello
Nel VI/VII secolo le volte dell'edificio nord crollarono, forse a causa del terremoto del 618, e gli edifici limitrofi abbandonati vennero man mano sepolti da terra e detriti.
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Originariamente al centro dell'area porticata della Crypta Baldi vi era un edificio, forse un tempio dedicato al dio Vulcano, che forse ospitò la Prefettura dei Vigili (si è trovata un'iscrizione con dedica al dio Vulcano nell'area dei Palazzi Mattei nel XVI secolo).

iscrizione con dedica al dio Vulcano (dall'area dei Palazzi Mattei)
In età tardoantica (V secolo) caddero in disuso sia il teatro che il portico perché non consoni con le regole morali del Cristianesimo che si stavano imponendo.
L'area quindi subì una trasformazione, divenendo prima un luogo di sepolture e di rifiuti.

area del complesso Balbo e della Porticus Minucia Frumentaria in epoca tardoantica
Il Teatro Balbo divenne poi in epoca medievale un castello fortificato, il Castellum o Castrum Aureum, con al suo interno il convento religioso e la Chiesa di S.Maria Domine Rose, una delle abbazie romane.

Il Castellum era una residenza protetta di esponenti di famiglie aristocratiche romane dell'epoca.
Nel XII secolo divenne la residenza della ricca famiglia de Stacio.

area del complesso Balbo e della Porticus Minucia Frumentaria in epoca medievale (X sec.)
intensificazione del tessuto abitativo durante il medioevo (XIV sec.)
Sorsero nell'isolato infatti due chiese: S.Lorenzo in Pallacinis (che diverrà poi l'attuale Chiesa di S.Stanislao dei Polacchi), sorta su insulae esterne alla Crypta Balbi, e la già citata Chiesa di S.Maria Domine Rose nella zona centrale della crypta.

Passata in uso alle monache di S.Caterina alle Cavallerotte all'inizio del 1400, la chiesa venne poi data ai canonici nel 1422.
Da questo momento inizia il declino della chiesa.
Nel 1479 Sisto IV soppresse il monastero, anche se la parrocchia sussisterà sino al XVI secolo.

elemento architettonico della Chiesa di S.Maria Domine Rose
frammento dell'arredo della Chiesa di S.Maria Domine Rose
I ruderi della Chiesa di S.Maria Domine Rose vennero ceduti in enfiteusi a Domenico Mattei nel 1495 per 8 ducati e con la promessa che li restaurasse.

Lungo le vie che circondavano l'isolato, tra il XVI e XVII secolo s'insediarono le residenze nobiliari di famiglie quali i Mattei, i Ginnasi e gli Altieri.

Nella stessa epoca si costruirono nell'area chiese e conventi della Controriforma: la Chiesa del Gesù e la Chiesa di S.Caterina dei Funari con il suo Conservatorio.

Chiesa di S.Caterina dei Funari vista dallo scavo archeologico della Crypta Balbi
Su iniziativa di Ignazio da Loyola infatti, l'isolato della Chiesa di S.Maria Domine Rose fu trasformato in un edificio per accogliere le figlie delle prostitute.
I lavori ebbero inizio nel 1549 sul progetto di Nanni di Baccio Bigio.
Fu Pio IV ad istituire nel 1559 la Confraternita delle Vergini Miserabili Pericolanti di S.Caterina, e la chiesa fu costruita nel 1564 sul progetto di Guidetto Guidetti. 

Sull'attuale Via dei Funari, la via dell'isolato opposta a Via delle Botteghe Oscure, si trovavano nel medioevo le botteghe dei cordari o funari (le cosiddette filatoria), che diedero il nome alla vicina Chiesa di S.Caterina dei Funari.

La Chiesa d S.Maria Domine Rose fu distrutta nel 1580 dopo essere divenuta la cappella del Conservatorio.

Sono visibili all'interno della visita all'esedra della cripta i muri dell'area presbiteriale della chiesa, con affreschi medievali e rinascimentali, che riguardano tra l'altro le sepolture dei fondatori della confraternita e dell'orfanotrofio: Ludovico Torres e Bartolomeo Piperis.
Il muro del presbiterio fu inglobato nel monastero e distrutto poi nel 1941. 

resti del muro di fondo della Chiesa d S.Maria Domine Rose
affresco rinascimentale della Chiesa d S.Maria Domine Rose
affresco rinascimentale della Chiesa d S.Maria Domine Rose
Un fregio policromo con girali neri su fondo ocra del XIII secolo è venuto alla luce sul muro di fondo della navata sinistra.
La scritta in bianco S.LAURENT attesterebbe la dedica al Santo di una cappella della chiesa.

fregio medievale della Chiesa d S.Maria Domine Rose
Il monastero di S.Caterina della Rosa venne invece distrutto nel 1943/1944 e l'area cadde in uno stato di abbandono.
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Negli anni sessanta s'identificarono i ruderi del complesso di Balbo, e nel 1983 incominciarono gli scavi che portarono alla stratifigrazione dell'area e all'allestimento museale e di visita dei resti degli edifici pertinenti.

Si sono potuti così identificare i monumenti e le costruzioni antiche riportate sui frammenti delle lastre 30/35 della Forma Urbis severiana del III secolo.

frammento della Forma Urbis riguardante il Teatro di Balbo
La visita al museo comprende tre tipi di visite:

- i sotterranei con i resti del muro settentrionale della Crypta Balbi, la Porticus
  Minucia Frumetaria e la cisterna domizianea (visita accompagnata)

visita ai sotterranei
- l'esedra della Crypta Balbi e il complesso abitativo e commerciale
  adiacente (visita accompagnata)


visita all'esedra della Crypta Balbi
visita al quartiere sud-orientale della Crypta Balbi
- le sale espositive su tre piani, negli spazi del cosiddetto "Dormitorio
  Baberiniano" e di alcune case medievali di Via delle Botteghe Oscure (visita
  libera).


Dopo avervi descritto le due aree archeologiche, a grandi linee descriverò il percorso museale, integrando ciò che ho già potuto descrivere nella prima parte del post, grazie anche ai reperti qui esposti.

ingresso del museo con resti delle murature antiche della Crypta Balbi
Entrando nel museo si ha subito l'impatto con il sito antico e l'evoluzione nel tempo dei suoi insediamenti.
Si passa infatti accanto al muro esterno settentrionale della Crypta Balbi e sopra i resti delle costruzioni che vi si sono addossate.

ingresso del museo con resti delle murature antiche della Crypta Balbi
Le sale del piano terreno sono dedicate alla Archeologia e storia di un paesaggio urbano.

sala espositiva del piano terra
Il periodo illustrato parte dal IV secolo a.C. e giunge sino al XX secolo d.C., dai primi insediamenti nel Campo Marzio ai giorni nostri.




La visita incomincia passando accanto al pilastro ricostruito del portico della crypta dove ha inizio la narrazione dell'evoluzione cronologica e storica del luogo, aiutati nella comprensione da pannelli esaustivi e di facile lettura, con disegni di possibili ricostruzioni, planimetrie e foto.

ceramiche rinvenute nell'area esposte in maniera cronologica
ceramiche rinvenute nell'area esposte in maniera cronologica
Le sale del primo piano sono dedicate al Quartiere antico a sud est della Crypta Balbi.

esposizione di reperti inerenti l'esedra e il quartiere sud-orientale
Sono qui raccolti i materiali provenienti dagli scavi più recenti intrapresi in quest'area adiacente all'esedra, che raccontano la vita quotidiana e le attività commerciali che si sono succedute in questo quartiere.


Le sale del secondo piano sono dedicate a Roma dall'antichità al Medioevo.

sala espositiva del secondo piano
E' qui descritto il periodo che dall'età tardoantica giunge a quella altomedievale (V/IX secolo).

Sono qui raccolti 100.000 reperti tra ceramiche, oggetti in metallo, in osso, in vetro, in piombo, oggetti di lusso o d'uso quotidiano, e monete, provenienti dall'esedra trasformata nel tempo in discarica (VII/XIII secolo).

oggetti e manufatti provenienti dall'officina del quartiere sud-orientale dell'esedra della Crypta Balbi
oggetti e manufatti provenienti dall'officina del quartiere sud-orientale dell'esedra della Crypta Balbi
oggetti e manufatti provenienti dall'officina del quartiere sud-orientale dell'esedra della Crypta Balbi
Oltre a provenire dallo scavo archeologico dell'isolato della crypta, sono qui esposti materiali di collezioni coeve storiche provenienti da altri musei romani.

cucchiai in argento e  bronzo e ceramica sigillata (da collezioni storiche)
Inoltre provengono dagli scavi urbani portati a termine negli ultimi decenni a Roma nel Foro, sul Colle Oppio, e sul Celio.

reperti coevi di scavi urbani diversi
Dalle dimore sul Celio delle ricche famiglie senatoriali dei Simmaci e dei Valeri ci sono giunti oggetti preziosi e raffinati.

bollo di Gaudenzio (dal Celio)
Dal Foro provengono invece le testimonianze degli insediamenti abitative e commerciali in età carolingia.

dalla discarica del VI sec. della Casa delle Vestali nel Foro Romano
Inoltre ampio spazio è dedicato, tramite arredi in marmo e pitture ad affresco, all'importanza del sorgere delle chiese in età altomedievale.

arredi liturgici altomedievali
recinzioni liturgiche paleocristiane
E' qui presente il complesso di affreschi (VI/VII secolo d.C.), provenienti dalla Chiesa di Santa Maria Lata, che furono conservati nei depositi dell'Istituto Centrale del Restauro da quando vennero staccati dalla chiesa nel 1960.

tre teste di Santi nimbate (dalla Chiesa di Santa Maria Lata)
Orazione nell'Orto del Getsemani (dalla Chiesa di Santa Maria Lata)
S.Paolo martire celimontano (dalla Chiesa di Santa Maria Lata)
S.Giovanni martire celimontano (dalla Chiesa di Santa Maria Lata)


Storie di S.Erasmo (dalla Chiesa di Santa Maria Lata)
 Storie dei Sette Dormienti di Efeso (dalla Chiesa di Santa Maria Lata)
affresco con tre strati pittorici: in alto Moltiplicazione dei pani e dei pesci  (dalla Chiesa di Santa Maria Lata)
Giudizio di Salomone (dalla Chiesa di Santa Maria Lata)
Madonna col Bambino tra i SS.Pietro e Paolo (affresco del XVII secolo ad imitazione di uno medievale - dalla Chiesa di Santa Maria Lata)
Dalla cappella esterna della Chiesa di S.Adriano istituita nel VII secolo nella Curia Iulia (sede nel Foro Romano dell'antico Senato), provengono gli affreschi (VIII/XI sec.) esposti nel museo.

affresco a finto marmo (dalla Chiesa di S.Adriano al Foro)
Incontro di S.Basilio con S.Anastasio e sua moglie (dalla Chiesa di S.Adriano al Foro)
Padri della Chiesa (dalla Chiesa di S.Adriano al Foro)
tendaggi liturgici (dalla Chiesa di S.Adriano al Foro)

Nel museo è esposta una maquette che ripropone i monumenti pubblici, le chiese e le abitazioni sorte nei diversi secoli nell'isolato, fornendo un utile riassunto delle trasformazioni urbane qui avvenute.

Via dei Funari - Via dei Delfini: Chiesa di S.Caterina dei Funari (età rinascimentale), case medievali su Via dei Delfini (età medievale)
Via delle Botteghe Oscure: Chiesa di S.Stanislao e Ospizio dei Polacchi (Settecento), lato meridionale della Porticus Minucia (età romana)
Via Caetani: facciata del Museo (età contemporanea), Chiesa di S.Maria Domine Rose (età altomedievale), Chiesa di S.Caterina dei Funari e angolo del Conservatorio (età rinascimentale)
sinistra: orto della Chiesa di S.Maria Domine Rose (età altomedievale) - destra: esedra della Crypta Balbi con quartiere retrostante (età romana)
Via dei Delfini - Via di Polacchi: case medievali (età medievale), esedra della Crypta Balbi con quartiere retrostante (età romana), Ospizio dei Polacchi (Settecento)
 
http://archeoroma.beniculturali.it/musei/museo-nazionale-romano-crypta-balbi
Orario Museo:                     martedì/domenica                     9.00/19.45
Orario area archeologica:  solo sabato-domenica-festivi
            visite accompagnate   10.45 - 11.45 - 12.45 - 14.45 - 15.45 - 16.45
Costo 7€
          biglietto valido 3 giorni per tutte le 4 sedi museali:
          Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo, Palazzo Altemps e Crypta Balbi
          Prima domenica del mese GRATIS


CONCLUSIONI
Questa sede del Museo Nazionale Romano, rispetto alle altre presenti a Roma, è un po' meno conosciuta, anche se molto particolare per la sua collocazione, la sua l'integrazione in un sito archeologico e storico, e per il percorso nell'evoluzione urbana messa in evidenza in tutto il museo.
Consiglio vivamente di percorrere tutte le tre visite del sito, perché complementari e importanti allo stesso modo.
Quando visitai il museo anni fa non era possibile ancora visitare l'esedra e il quartiere ad essa addossato, e visto che il sito archeologico sembra essere in gran parte ancora un cantiere, spero proprio che in una mia futura visita sia possibile scoprire un percorso allestito in maniera più adeguata al resto del museo.


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