Durante l'evento OPEN HOUSE quest'anno abbiamo potuto visitare alcuni luoghi nascosti e normalmente non fruibili al pubblico.
Tra questi le guide volontarie e "volenterose" ci hanno guidato nel quartiere Testaccio alla scoperta di un nuovo parco pubblico creato in occasione del restauro della Porticus Aemilia, negli scavi archeologici ancora in corso nelle fondamenta del nuovo mercato del quartiere, e tra i resti dell'Emporium, il porto fluviale dell'antica Roma sulla riva sinistra del Tevere.
Nel II secolo a.C. venne costruito a sud dell'Aventino, fuori dalla Porta Trigemina delle mura repubblicane, l'Emporium.
resti dell'Emporium |
Tevere e resti lapidei dell'Emporium |
Il porto era costituito da un'area recintata, lastricata, e con pietre d'ormeggio in travertino per le barche.
Marmi, grano, vino e olio provenivano da tutto il Mediterraneo e dal porto di Ostia venivano trasportati fin qui da chiatte tramite alaggio, trainate cioè contro corrente con funi tirate a terra da bufali.
La banchina era lunga 500m e profonda 90m, con gradinate e rampe verso il fiume.
La struttura si articolava su tre livelli: banchina, magazzini e piano superiore, che ospitava uffici e ambienti per stivare le merci; quest'ultimo andò distrutto, ma rimangono tracce del pavimento in mosaico.
ambienti voltati dell'edificio portuale visti dalla banchina usata nei periodi di piena |
ambienti voltati dell'edificio portuale |
In questa maniera si era costituita una banchina, che venne pavimentata con lastre di travertino, dove scaricare e smaltire le merci nei periodi di piena del fiume.
banchina del porto (II sec.d.C.) |
resti della pavimentazione in travertino della banchina |
strutture del porto fluviale romano sull'argine del fiume |
magazzini più antichi ristrutturati per creare nuovi ambienti voltati |
ambiente voltato ristrutturato nella seconda fase |
nuovi ambienti creati in una seconda fase nei magazzini più antichi |
resti delle volte degli ambienti ristrutturati |
In corrispondenza dei lucernari sul pavimento del criptoportico vi erano pozzetti di scarico per le acque piovane, collegati alla fogna.
criptoportico dell'edificio portuale |
fine del tratto di criptoportico scavato |
criptoportico affiancato da ambienti di immagazzinamento delle merci |
lucernario del criptoportico |
pavimentazione di un ambiente laterale al criptoportico |
continuazione del criptoportico |
- Nel IV secolo d.C. il criptoportico e gli ambienti ipogei furono abbandonati e colmati di terra e detriti.
ambiente interrato con radici di vegetazione sovrastante |
terra e detriti negli ambienti portuali |
Il nuovo punto focale della città era divenuto infatti il Vaticano, posto sulla riva opposta del fiume.
- Il porto venne riportato alla luce nel 1952 e gli scavi iniziarono nel 1979.
reperto in pietra appartenuto al complesso portuale |
reperto in pietra appartenuto al complesso portuale |
secchi con fango rimosso |
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Sempre nel 193 a.C. Marco Emilio Lepido e Lucio Emilio Paolo costruirono alle spalle dell'Emporium il più vasto edificio commerciale costruito dai romani: la Porticus Aemilia, che dalla gens Aemilia a cui appartenevano i due edili prese il nome.
resti delle arcate della Porticus Aemilia all'ingresso del parco pubblico su Via Rubattino |
resti delle arcate in opera cementizia e opera incerta della Porticus Aemilia all'ingresso del parco pubblico su Via Rubattino |
resti delle arcate in parte tamponate della Porticus Aemilia all'ingresso del parco pubblico su Via Rubattino |
arcata in opera cementizia e opera incerta della Porticus Aemilia all'ingresso del parco pubblico su Via Rubattino |
Poticus Aemilia nella Forma Urbis |
Misurava 487 X 60 m ed era compreso tra le attuali vie Franklin, Marmorata (l'antica via Ostiensis), Branca e Vespucci, occupando un'area di 25.000m².
ipotesi ricostruttiva della Porticus Aemilia |
Ogni navata era larga 8,30 m.
Le navate erano attraversate da sette corridoi trasversali con funzioni diverse.
Le coperture avevano volte a botte degradanti a due a due verso il fiume.
Il dislivello di 8m tra i magazzini e il porto era colmato con una pendenza del 16%.
sezione della Porticus Aemilia |
Al di fuori della struttura si sono trovate fistule collegate ad una fontana pubblica.
L'utilizzo della Porticus Aemilia è ancora dibattuto: si pensa che fosse un magazzino per lo stoccaggio delle merci del vicino porto fluviale, ma si è avanza anche l'ipotesi che fosse una darsena militare sul Tevere (Navalia), o un luogo dove avvenivano i controlli fiscali sugli approvvigionamenti.
Nel I secolo d.C. la Porticus Aemelia fu ristrutturata in opera mista di laterizi e blocchetti di tufo, che suddivisero le grande navate in ambienti più piccoli e funzionali.
Si pensa che questi ambienti servissero ad immagazzinare il grano, per gli avancorpi in muratura in prossimità degli ingressi per bloccarne l'uscita.
Questi edifici vennero abbandonati in maniera progressiva durante il IV/VI secolo d.C.
Addossate alle strutture, in parte crollate, vennero interrate sepolture in anfore appartenute a persone di rango sociale basso.
Quest'area in epoca medievale e poi rinascimentale venne piantata a orti e giardini, vigne e frutteti.
In tempi più recenti l'area è stata occupata da una vetreria, da un deposito di acque minerali e da una carrozzeria.
resti della Porticus Aemilia |
resti della Porticus Aemilia |
resti della Porticus Aemilia |
Questi due siti sono da collegare tra loro per la loro importanza in ambito commerciale: il porto aveva infatti bisogno di magazzini per lo stoccaggio delle merci, tra le quali vi erano grandi quantità di anfore che, quando non più utilizzabili, dovevano essere smaltite e per questo accatastate.
Le anfore potevano essere rotte e sovrapposte, coccio su coccio, a formare una collina, come nel caso del vicino Monte Testaccio (via Zabaglia), o potevano essere usate come materiale di recupero da costruzione, o usate come tali per i muri di ambienti adibiti al loro stesso stoccaggio, come emerso nello scavo archeologico sotto il Nuovo Mercato di Testaccio.
scavi sotto il Nuovo Mercato di Testaccio |
- del I secolo a.C./I secolo d.C. sono gli ambienti coperti e i cortili scoperti (viabilità di servizio), con muri realizzati con anfore svuotate e reimpiegate impilate, che occupano il settore Nord-Occidentale e Occidentale dell'area.
Era questa un'ampia area di discarica per materiali edilizi di reimpiego (anfore e laterizi).
muretti con anfore di reimpiego trovati negli scavi sotto il Nuovo Mercato di Testaccio |
muretti con anfore di reimpiego trovati negli scavi sotto il Nuovo Mercato di Testaccio |
scavo archeologico ancora in corso sotto il Nuovo Mercato di Testaccio |
vari tipi di anfore di reimpiego trovati negli scavi sotto il Nuovo Mercato di Testaccio |
visita guidata all'interno degli scavi archeologici ancora in corso |
- del II/III secolo d.C. è l'edificio a forma trapezoidale del settore Occidentale.
Era un horreum, con file di ambienti rettangolari che affacciavano su un piazzale porticato centrale.
Di questo edificio sono rimasti solo i livelli di costruzione.
Fu infatti spogliato in epoca tardo antica fino al livello del pian terreno.
resti del horreum ritrovato durate gli scavi del Nuovo Mercato di Testaccio |
Nel III/IV secolo d.C. l'area fu abbandonata.
In età medievale si assiste ad una frequentazione sporadica, mentre in epoca successiva diviene terreno agricolo (si sono ritrovati i resti di un casale e del Vicolo della Serpe).
Nell'Ottocento Testaccio è divenuto un quartiere periferico di Roma.
Oggi si sta cercando di riqualificare l'intero rione, e tutto ciò che di antico esiste ancora, creando un Percorso museale diffuso.
Oltre alla Porticus Aemilia infatti furono costruiti altri magazzini: gli Horrea Galbana, gli Horrea Lalliana e gli Horrea Seiana.
Nell'attuale Via Marmorata sorgevano la Schola Collegi, un edificio per riunioni di un collegio di età imperiale (oggi all'interno di un cortile di un palazzo), e di fronte a questo l'Arco di S.Lazzaro di età romana e medievale.
Arco di S.Lazzaro |
L'arco monumentalizzato in epoca tardo medievale era chiamato anche "di Orazio Coclite" sempre per la vicinanza al ponte legato alle gesta del famoso eroe romano.
Arco di S.Lazzaro |
Nel XV secolo venne costruita nei pressi dell'arco la Chiesa di S.Lazzaro, e il fornice prese da allora l'attuale nome di Arco di S.Lazzaro.
Sempre dalle fondazioni di un palazzo di Piazza dell'Emporio venne alla luce un'enorme statua policroma di Minerva seduta sul trono.
Minerva (oggi al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme) |
Il resto della statua è di marmo lunense, basalto e alabastro.
Oggi la statua si trova al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme.
In Piazza S.Maria Liberatrice invece il console Sergio Sulpicio Galba fece erigere il suo sepolcro in età repubblicana (oggi conservato all'Antiquarium del Celio).
E sempre per citare un sepolcro monumentale la Piramide Cestia, fatta costruire in soli 330 giorni tra il 18 e il 12 a.C. da Caio Cesto, un sacerdote incaricato della cura dei banchetti in onore degli dei.
Piramide Cestia |
vista aerea del Monte Testaccio |
Monte Testaccio |
cocci di anfore del Monte Testaccio |
cocci di anfore del Monte Testaccio |
Ancora nel rione Testaccio si possono ammirare parte delle Mura Aureliane con la Porta S.Paolo di tarda età imperiale.
resti delle Mura Aureliane |
Porta S.Paolo |
Fontana di Pio IX sul Lungotevere Testaccio |
sarcofago romano antico strigilato e protome leonina della fontana |
stemma di Pio IX |
dedica della fontana |
CONCLUSIONI
Un percorso museale diffuso offre l'occasione di scoprire angoli inaspettati e celati di quartieri che si pensa di conoscere, e che divengono per alcuni aspetti nuovi.
A Roma basta scavare per nuove condutture o per nuovi tratti della Metropolitana che affiorano tesori sepolti da millenni, e ciò che a Testaccio si sta cercando di fare potrebbe essere ripetuto per altri rioni.
Peccato che certi siti si possano visitare solo grazie alla disponibilità di volontari che si prestano col loro tempo e le loro conoscenze a mostrare luoghi sconosciuti ai più, che altrimenti rimarrebbero tali.
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