lunedì 20 febbraio 2017

Roma: il Complesso delle Quattro Fontane


A Roma sono davvero tante le fontane che con il suono dei loro zampilli riempiono piazze e strade, ma le quattro fontane che si trovano nel quadrivio che da loro prende il nome, costituiscono un vero complesso.

Le quattro fontane furono costruite nel punto in cui s'incrociavano due strade che prendono il nome dai papi che le vollero costruire: la Strada Felice e la Strada Pia. 

La Strada Felice fu voluta da Sisto V, al secolo Felice Peretti, per collegare la Chiesa di Santa Croce in Gerusalemme con Trinità dei Monti, passando per la Basilica di S.Maria Maggiore.
Oggi la strada risulta suddivisa e ha preso i nomi di Via Quattro Fontane, di Via Sistina e di Via A.Depretis.

La Strada Pia fu invece ricostruita e ampliata da Pio IV per collegare il Palazzo del Quirinale, sede papale, con Porta Pia, e dopo l'Unità d'Italia divisa in Via XX Settembre e Via del Quirinale.

Mettendosi al centro dell'incrocio (attenzione è un po' pericoloso!), e guardando all'orizzonte delle quattro direttrici, si possono vedere tre obelischi (quello Sallustiano di Trinità dei Monti sul Pincio, quello Liberiano della Chiesa di S.Maria Maggiore sull'Esquilino e quello dei Dioscuri sul Quirinale), e la facciata interna della michelangiolesca Porta Pia.

Via Quattro Fontane (in direzione di Via Sistina e dell'obelisco di Trinità dei Monti)
Via del Quirinale (in direzione dell'obelisco della Fontana dei Dioscuri)
Via XX Settembre (in direzione di Porta Pia)
Via Quattro Fontane (in direzione della Basilica di S.Maria Maggiore)
L'incrocio stradale separa anche tre rioni di Roma: Trevi, Monti e Castro Pretorio.

Le quattro fontane, costruite tra il 1588 e il 1593, erano semipubbliche, in quanto alimentate dall'Acquedotto Felice, l'ex Acquedotto Alessandrino il cui restauro, voluto da papa Sisto V (come già detto al secolo Felice Peretti), terminò nel 1587.

In prossimità del quadrivio, sul muro della Chiesa di S.Carlino che affaccia su Via Quattro Fontane, si trova l'iscrizione che indica il castellum acquae dell'Acquedotto Felice.

iscrizione del castellum acquae dell'Acquedotto Felice
Le fontane erano semipubbliche in quanto furono costruite a spese dei proprietari di terreni o palazzi limitrofi all'incrocio, in cambio dell'uso dell'acqua messa a disposizione dal pontefice.

Muzio Mattei, proprietario del Palazzo Mattei-Albani-Del Drago costruì le due fontane che rappresentano il fiume Arno, nell'angolo del suo palazzo, e il fiume  Tevere, posto all'angolo della Chiesa di S.Carlo alle Quattro Fontane (costruita nel XVII secolo dal Borromini), in cambio di quattro once d'acqua per alimentare il suo giardino.

Monsignor Antonio Grimani, vescovo di Torcello, fece costruire la Fontana di Giunone all'angolo del Palazzo Volpi-Galloppi, mentre Giacomo Gridenzoni la Fontana di Diana, all'angolo del giardino Barberini.

L'autore del progetto del complesso costituito da due coppie di analogo soggetto (due allegorie di fiume e due figure mitologiche), è ancora ignoto, come anche i nomi degli scultori che lo realizzarono.
Le ipotesi degli studiosi ruotano intorno a Domenico Fontana (che aveva progettato la Via Felice e Palazzo Mattei-Albani-Del Drago), Pietro da Cortona (per la Fontana di Diana), e alla collaborazione del Bernini per la realizzazione nel 1667 dei fondali delle nicchie (Fontana di Giunone e Fontana del Tevere).

Si sa invece che il peperino antico, materiale usato per la realizzazione delle quattro fontane, proviene dal Settizonio, la facciata monumentale del ninfeo fatto erigere da Settimio Severo nel 203 ai piedi del Palatino, divenuta una cava a cielo aperto per volere di Sisto V, che ne usò i ruderi per il restauro e l'ampliamento di alcuni monumenti e chiese di Roma.

Le quattro figure che distinguono le quattro fontane, sono tutte poste semisdraiate su un fianco in nicchie rettangolari, e hanno davanti a loro vasche semicircolari in cui viene raccolta l'acqua.

Le fontane con le allegorie dei fiumi Tevere e Arno hanno preso ispirazione dalle statue del II secolo d.C. rappresentanti il Nilo e il Tevere che si trovano sul Campidoglio dal 1518.

La Fontana del Tevere, posta sull'angolo della Chiesa di S.Carlino, fa parte del rione Monti.

Fontana del Tevere e Chiesa di S.Carlino
La statua rappresenta una figura maschile barbuta di divinità fluviale, con in mano una cornucopia riempita di frutti, e poggiante su un vaso dal quale esce l'acqua che si riversa nella sottostante vasca.

Fontana del Tevere
Alla sua sinistra, un po' nascosta dalla vegetazione, la lupa che allatta Romolo e Remo, simbolo di Roma.
Sullo sfondo della nicchia sono raffigurate stalattiti e un albero di quercia.

Fontana del Tevere

La Fontana dell'Arno, posta sull'angolo del Palazzo Mattei-Albani-De Drago, fa parte del rione Castro Pretorio.

Fontana dell'Arno e Palazzo Mattei-Albani-Del Drago
Rappresenta una figura anch'essa barbuta, accompagnata da un leone, simbolo araldico di Firenze.

Fontana dell'Arno
Lo sfondo di questa fontana è meno decorato, e rappresenta un ambiente fluviale con un canneto forse di papiro.


La Fontana di Giunone, posta sull'angolo del palazzo tra Via Quattro Fontane e Via del Quirinale, fa parte insieme alla Fontana di Diana del rione Trevi.

Fontana di Giunone
La dea con una corona tra i capelli è stata raffigurata con uno dei suoi attributi, il pavone (più che altro un palmipede!).

Fontana di Giunone
E' raffigurato anche un leone accovacciato dalle cui fauci esce lo zampillo d'acqua, e con le zampe poggianti su un libro semiaperto.
Per la presenza del leone la fontana potrebbe essere la rappresentazione della virtù della Fortezza.

Su fondo della nicchia in questo caso è rappresentato un albero di palma con concreazioni calcare.

Infine la Fontana di Diana è posta sull'angolo che un tempo apparteneva al giardino Barberini, e venne inglobata nel 1936 nella costruzione del Palazzo dell'Istituto Romano dei Beni Stabili di Vittorio Morlupo.


Fontana di Diana e Palazzo dell'Istituto Romano dei Beni Stabili di Vittorio Morlupo
La figura femminile raffigurata è individuabile con Diana per lo spicchio di luna scolpito tra i capelli e per il cane accovacciato.

Fontana di Diana
Ma il cane simboleggia anche la Fedeltà, e la fontana potrebbe rappresentare questa virtù.

Questa fontana manca di sfondo, o meglio è costituito da una finestra con decorazioni vegetali.

sfondo con finestra della Fontana di Diana
Su questa fontana si possono anche riconoscere le insegne papali di Sisto V: sulla vasca le stelle e la testa di leone, le pere nella mano sinistra della dea e il trimonzio (i tre monti simbolo araldico del papa), sotto il braccio.


CONCLUSIONI
In questo angolo di Roma sono sempre presenti turisti che, qui di passaggio o giunti a visitare la Chiesa di S.Carlino, egregio esempio del barocco borrominiano, fotografano da ogni angolo le fontane.
E le statue rappresentate nelle fontane sembrano posare mollemente sdraiate, quasi fossero consapevoli dell'attenzione attribuita loro.
Pur non essendo costituite da sculture eccellenti, le quattro fontane poste agli angoli del quadrivio che prende da loro il nome, costituiscono la testimonianza di quel riassetto della città voluto fortemente da papa Sisto V.

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