sabato 18 marzo 2017

Roma: l'Area Sacra di Torre Argentina


L'Area Sacra di Torre Argentina occupa la parte centrale del Campo Marzio, quella zona pianeggiante dell'antica Roma compresa tra il Tevere, il Campidoglio e le pendici del Pincio e del Quirinale.

pianta dei monumenti antichi del Campo Marzio e dell'Area Sacra di Torre Argentina
Forse in origine questa zona di Roma, posta tra il fiume e le antiche mura, appartenne come agro regio ai Tarquini, ma dopo la fondazione della Repubblica l'area divenne pubblica.

Il nome di Campo Marzio deriverebbe dall'antico santuario dell'Ara di Marte, sorto per la funzione anche militare della zona.

Il Campo Marzio, come zona esterna alla città e al Pomerio, vide il sorgere poi di monumenti relativi ai nuovi culti introdotti a Roma.

L'Area Sacra di Torre Argentina, il più esteso complesso di epoca repubblicana visibile a Roma, venne alla luce nel secolo scorso (1926/1929), durante gli scavi per la demolizione del vecchio quartiere esistente e la ricostruzione di una nuova zona abitativa.

Area Sacra di Torre Argentina (lato sud)





Area Sacra di Torre Argentina (lato est)

Area Sacra di Torre Argentina (lato ovest)


Durante lo scavo tra il Tempio B e il Tempio C furono rinvenute la testa, un braccio destro e frammenti dei piedi in marmo greco di un colossale acrolito femminile (= statua di culto con la testa e le parti nude in marmo, mentre il resto realizzato in bronzo o altro materiale).

Testa dell'acrolito (dall'Area Sacra di Torre Argentina - Museo Centrale Montemartini)
Viste le dimensioni della testa (1,46m), si stima che la statua  fosse alta 8m, e che si sarebbe adattata alle misure della cella del Tempio B.
E' stata attribuita a Skopas Minore, artista greco attivo a Roma.

Braccio dell'acrolito (dall'Area Sacra di Torre Argentina - Museo Centrale Montemartini)
particolare della mano dell'acrolito (dall'Area Sacra di Torre Argentina - Museo Centrale Montemartini)
Piedi dell'acrolito (dall'Area Sacra di Torre Argentina - Museo Centrale Montemartini)
La statua, oggi in mostra nella "Sala Macchine" del Museo Centrale Montemartini, avrebbe retto nell'incavo del braccio una cornucopia, simbolo della dea Fortuna.

Il rinvenimento portò alla rinuncia della costruzione edilizia e al proseguimento invece degli scavi.
L'area archeologica, denominata allora Foro Argentina, fu inaugurata da Benito Mussolini nel 1929.

Furono trovati durante gli scavi anche una Testa di Ares, replica del II secolo d.C. ispirata all'originale in bronzo realizzato da Alkamenes (420 a.C.) per l'Agorà di Atene, e il Ritratto di Platone, replica della statua commissionata da Mitridate per la scuola filosofica fondata ad Atene da Platone, realizzata dal ritrattista Silanion.
I due reperti sono anch'essi custoditi al Museo Centrale Montemartini.

Testa di Ares (dall'Area Sacra di Torre Argentina - Museo Centrale Montemartini)
Testa di Platone (dall'Area Sacra di Torre Argentina - Museo Centrale Montemartini)

Non essendoci prove certe riguardo alle divinità alle quali fossero stati dedicati i quattro templi di epoca repubblicana qui rinvenuti (due templi erano già visibili in precedenza), gli edifici di culto sono stati chiamati con le prime quattro lettere dell'alfabeto (A,B,C,D partendo da nord).

pianta dell'Area Sacra di Torre Argentina
L'area, situata alcuni metri sotto il piano stradale, si estende tra le attuali Via Florida, Via di S.Nicola dei Cesarini, Via di Torre Argentina e Largo Argentina.

monumenti antichi che delimitavano l'Area Sacra di Torre Argentina
L'area era invece in antico delimitata a nord dal cosiddetto Hecatostylum, chiamato anche "Portico delle cento colonne" o Porticus Lentulorum dai nomi dei suoi costruttori, i Lentuli.

Sempre a nord vi erano le Terme di Agrippa.

A sud la zona era delimitata da edifici relativi al Circo Flaminio.

Ad est dell'area si trovava una grande piazza porticata, la Porticus Minucia Frumentaria.

A ovest si trovavano il Teatro di Pompeo e i Portici Pompeiani.

Faceva parte di questi portici l'esedra occupata dalla Curia Pompeiana, dove fu ucciso Giulio Cesare alle idi di marzo del 44 a.C.

Curia Pompeiana
Il punto dell'area archeologica in cui accadde lo storico assassinio è oggi identificabile con un muro di tamponatura sul quale si erge un albero di pino marittimo.

Curia Pompeiana
Cicerone riporta che Giulio Cesare morì qui, sotto la grande statua di Pompeo  oggi custodita all'interno del Salone delle Adunanze generali del piano nobile di Palazzo Spada.

Pompeo (Salone delle Adunanze generali - piano nobile di Palazzo Spada)
Parte del grande podio in opera quadrata di tufo del complesso pompeiano si trova alle spalle dei templi B e C.

ricostruzione degli alzati della Curia Pompeiana
Accanto alla Curia Pompeiana, vi sono le latrine citate da Cassio Dione Cocceiano.

una latrina del portico del Teatro di Pompeo
particolare di una latrina del portico del Teatro di Pompeo

Il complesso sacro e rappresentativo ci appare oggi con l'aspetto che doveva aver avuto in età imperiale, avendo subito diverse modifiche durante i secoli.
I quattro templi erano tutti orientati verso est.


Il tempio più antico è il Tempio C, costruito tra il IV e il III secolo a.C.
Era probabilmente dedicato a Feronia, divinità italica introdotta a Roma dopo la guerra contro i Sabini di Manio Curio Dentato (290 a.C.).

Tempio C
Era un edificio di medie dimensioni (30,50 X 17,10m), periptero sine postico (cioè privo di colonnato posteriore), e tetrastilo (ovvero con quattro colonne sul fronte).

ricostruzione degli alzati del Tempio C (a destra) e del Tempio D (a sinistra)
Il tempio era posto su un basamento a blocchi quadrati di tufo, intonacato e dipinto.

Tempio C
podio del Tempio C
podio del Tempio C con basi di colonne
Era preceduto da un'imponente scalinata.

scalinata del Tempio C
In un secondo tempo alla scalinata fu addossata una piattaforma con un altare di Aulo Postumo Albino, console nel 181 a.C.

zona antistante il Tempio C con altare e pavimentazione in tufo
altare del II secolo a.C. del Tempio C
Sono stati ritrovati frammenti in terracotta della decorazione originale.
Appartengono invece a un restauro domizianeo la cella in mattoni, e il mosaico  bianco riquadrato in nero del pavimento.

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Il secondo tempio in ordine di tempo è il Tempio A, costruito alla metà del III secolo a.C. forse da Q.Lutazio Catulo (console nel 242 a.C. e antenato dell'omonimo che fece costruire poi il Tempio B), che lo volle dedicare a Giuturna, ninfa delle fonti, dopo la vittoria contro i Falerii.
Altri studiosi pensano che il tempio fosse dedicato a Iuno Curitis, dea della guerra venerata dagli Etruschi e dai Sabini.

Tempio A
Era in origine un tempio in antis, con due colonne di tufo dell'Aniene con capitelli in travertino e basi a forma di cuscino, poste davanti alla cella.

ricostruzione degli alzati del Tempio A
scalinata del Tempio A
Il tempio venne poi restaurato all'epoca di Silla e appartengono a quel periodo le colonne corinzie con basi e capitelli in travertino del colonnato costruito intorno all'edificio più antico (peristasi), che divenne la cella del nuovo tempio.

colonne del Tempio A
colonne del Tempio A
Vi erano 9 colonne laterali e 6 sui fronti, con fusti ricoperti di stucco.
Le colonne di travertino che si vedono oggi appartengono ad un restauro di epoca domizianea.

In epoca carolingia (IX secolo) venne costruita sopra questo tempio la Chiesa di S.Nicola de Calcarariis (così chiamata per i forni per la fabbricazione della calce presenti in loco), riedificata e ribattezzata nel 1611 Chiesa di S.Nicola dei Cesarini dalla famiglia che aveva proprietà in questa zona.

absidi della Chiesa di S.Nicola de Calcarariis
resti della Chiesa di S.Nicola de Calcarariis nel Tempio A
Della chiesa seicentesca demolita negli anni '20 dello scorso secolo rimangono solo i resti della chiesa medievale: un'abside con alzato in laterizio, affreschi con una Teoria di Santi, un altare a cippo del XII secolo, il pavimento cosmatesco, e  con un affresco su un pilastro tra le due navate della chiesa.

altare a cippo, resti di pavimento cosmatesco, affreschi con Teoria di Santi e riquadri dipinti in finto marmo
Rimangono anche la cripta semianulare del IX secolo e un'absidiola dalla muratura in tufelli e resti pittorici a riquadri che imitano marmi policromi.

lacerti di pittura medievale della Chiesa di S.Nicola de Calcarariis
particolare della muratura di una delle due absidi della Chiesa di S.Nicola de Calcarariis
Il Tempio A venne costruito sullo stesso livello del Tempio C, sul piano di campagna.
Le loro are in peperino erano poste nelle zone sottostanti i tempi, sopraelevate di lcuni gradini rispetto al terreno circostante.
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All'inizio del II secolo venne costruito il Tempio D, dedicato ai Lares Permarini, divinità protettrici dei naviganti, voluto da Lucio Emilio Regillo e dedicato al censore Marco Emilio Lepido.

Tempio D
Recentemente si è voluto identificarlo come il Tempio delle Ninfe che sorgeva nella Villa Pubblica, e nel quale erano conservate le liste per la distribuzione del "frumentum publicum", la distribuzione gratuita della razione di grano ai cittadini romani aventi diritto.

Questo è il più grande dei quattro tempi repubblicani di quest'area.
Parte del tempio è ancora celata sotto Via Florida.
Tempio D
Era un tempio prostilo e forse esastilo.
Ha un orientamento leggermene ruotato rispetto agli altri tempi.

podio del Tempio D
Oggi appare tutto in travertino, opera di un restauro tardo-repubblicano (I secolo a.C.).
La costruzione più antica era in opera cementizia.
La cella era rettangolare ed era preceduta da un pronao a 6 colonne.


Dopo l'incendio scoppiato nel 111 a.C. fu costruito al di sopra dell'originale livello di calpestio un pavimento in tufo, collegando i tre templi già esistenti nell'area, e alzando il piano di 1,40m.
In questo modo vennero tagliati a mezza altezza i podi dei templi.

Il pavimento in tufo occultò gli altari originali e le piattaforme.

L'originale altare del Tempio C venne sostituito da un nuovo altare rimasto integro, che reca un'iscrizione che ricorda il suo rifacimento ad opera di Aulo Postumio Albino, console nel 155 a.C.

ricostruzione dell'altare del Tempio C con l'iscrizione di Aulo Postumio Albino
Dell'altare del Tempio A rimane invece solo la cornice inferiore.
Sono forse anche di questo periodo i resti (zona Nord-Ovest) del colonnato che circondava l'area pavimentata.
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Il più recente e l'unico a pianta circolare dei tempi dell'Area Sacra di Torre Argentina è il Tempio B (Aedes Catuli), fatto costruire nel II secolo a.C. da Q.Lutazio Catulo (console insieme a Silla nel 102 a.C.), dopo la battaglia di Vercelli del 101 a.C. che designò la vittoria romana contro i Cimbri.

Tempio B
Tempio B (retro)
Fu costruito nello spazio rimasto libero tra il Tempio A e il Tempio C.

Basandosi su un passo del De Re Rustica di Varrone (II,5,12) è identificabile come Aedes Fortuna Huiusce Diei, ossia il tempio della "Fortuna del giorno presente".

Tempio B
Del tempio rimangono il podio modanato e 6 delle colonne in tufo ricoperte di stucco con basi e capitelli in travertino.

Apparteneva a questo tempio l'acrolito, già menzionato, che bloccò i lavori di riedificazione del quartiere nello scorso secolo.

Della decorazione di questo edificio rimane anche un fregio in marmo con girali, che forse ornava la parte alta della costruzione.

ricostruzione dell'alzato del Tempio B
Era in origine un tempio posto su un alto podio, con cella in opera incerta, circondata da colonne.

prima fase di costruzione del Tempio B
podio del Tempio B (muratura della prima fase di costruzione)
In epoca domizianea si abbatterono i muri della cella e si chiusero con muri di lastre di tufo gli intercolumni.
Il tempio divenne così pseudoperiptero.

seconda fase di costruzione del Tempio B
Come conseguenza dell'allargamento della cella venne anche allargato il podio, a ridosso del primo.

allargamento del podio (seconda fase di costruzione)
In una seconda fase, dopo l'80 d.C. vennero chiuse le facciate con un muro in laterizio intonacato, decorato con lesene in stucco, e vi fu un ulteriore ampliamento del podio in laterizio.

intercolumni in laterizio intonacato e con lesene
intercolumni in laterizio intonacato e con lesene
La scalinata d'accesso al tempio era in travertino e fiancheggiata da due guance di tufo dell'Aniene, due basamenti rettangolari che fungevano da piedistalli per statue provenienti dalla Grecia offerte i dono.
Era questo forse uno dei tempi più ricchi di Roma.

scalinata del Tempio B
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L'Area Sacra era forse la Porticus Minucia Vetus, edificata dal console M.Minucio Rufo nel 110 a.C. dopo la vittoria sugli Scordisci, popolo della Tracia (107 a.C.).
Ma la mancanza di un portico perimetrale rende difficile l'identificazione.

In epoca imperiale si ebbe un incendio nell'80 d.C., che portò ad alcune modifiche dell'area e dei suoi monumenti, volute in gran parte da Tito Flavio Domiziano.

Vennero spianate le macerie dovute all'incendio e costruito sopra un pavimento in lastre di travertino, ancora oggi visibili.

pavimentazioni di travertino tra il tempio A e il Tempio B
pavimentazione di travertino davanti alle scalinate dei tempi
Questo portò all'accorciamento e all'arretramento delle scalinate.
Gli altari vennero invece posizionati all'interno delle celle.

Vennero anche ricostruiti o restaurati gli alzati dei tempi danneggiati insieme al portico settentrionale.

Tra il I e il III secolo venne innalzato un muro che chiuse i fronti dei tempi.
In questo modo fu possibile creare degli ambienti in opera laterizia dietro e tra i tempi A e B.

Di epoca augustea sono le vasche ricoperte poste tra la Curia Pompeiana e il Tempio B. 

edifici del I/III secolo d.C. dietro il Tempio B
edifici del I/III secolo d.C.
Parte di questi nuovi ambienti servirono come uffici per la distribuzione del grano e l'uso degli acquedotti (Statio Aquarum).
Questi ambienti si possono ancora vedere tra il Tempio A e il Tempio B.

Statio Aquarum
un ambiente della Statio Aquarum con pavimento in mosaico
L'area subì un abbandono nel V secolo, mentre in epoca tardoantica sorse qui un complesso monastico per l'accoglienza dei poveri e dei pellegrini.
La sala rettangolare di fronte al Tempio A sarebbe stata infatti il refettorio dello Xenodochium Aniciciorum, fondato dal filosofo Severino Boezio.

resti del complesso monastico
Nel VI secolo vennero chiusi gli intercolumni del portico settentrionale creando un corridoio coperto.

portico settentrionale (Hecatostylum)
portico settentrionale (Hecatostylum)
Intorno e nel Tempio A sorse, come già detto, un oratorio, trasformato successivamente in chiesa.

ambienti della chiesa medievale alle spalle del Tempio A
ambienti della chiesa medievale alle spalle del Tempio A
Furono costruite poi tra il VII e il IX secolo case aristocratiche in blocchi di tufo.

Di epoca medievale è la cosiddetta Torre del Papito che occupa l'angolo Sud-Est dell'area, appartenuta alla famiglia dei Papareschi (detta anche del Papa).

Torre del Papito
Il portichetto con colonne di granito e di marmo bigio faceva parte di un edificio posto al centro dell'area di scavo, che durante la demolizione del quartiere fu smontato e posizionato accanto alla torre.

Torre del Papito e portichetto medievale
Questa torre non ha niente a che fare con la Torre Argentina da cui prende il nome l'Area Sacra.
Il nome "Argentina" deriva infatti dalla torre facente parte della cosiddetta Casa del Burcardo (oggi Museo Teatrale) in Via del Sudario, proprietà di Giovanni Burcardo, nome italianizzato di Johannes Burckardt, cerimoniere di cinque papi tra i quali Alessandro VI Borgia.
Il cerimoniere chiamò così la torre del suo palazzo perché egli era originario di Strasburgo, città chiamata "Argentoratum" per le sue miniere d'argento.
La torre non è più visibile perché fu capitozzata nell'800 e poi inglobata in una sopraelevazione del palazzo.


CONCLUSIONI
L'Area Sacra di Torre Argentina è al momento chiusa per restauro, e si può quindi ammirare solo dall'esterno.
Nonostante ciò, vale davvero la pena soffermarsi ad immaginare come poteva apparire in origine questa zona dell'antica Roma, e cercare di capire le trasformazioni architettoniche del sito.
Oggi sono visibili solo quattro templi repubblicani, ma si pensa che fossero almeno sei i luoghi di culto di quest'area (di altri due templi si sono individuate le fondamenta di peperino poggianti sull'argilla).
Speriamo che l'area ritorni al più presto fruibile al pubblico, perché camminare al suo interno credetemi, è davvero affascinante!
Chiedetelo ai gatti della colonia felina che dormono sui ruderi, padroni incontrastati di questa importante area archeologica!


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