domenica 2 aprile 2017

Roma: la Basilica di S.Pietro in Vincoli


La Basilica di S.Pietro in Vincoli è a Roma la seconda basilica per importanza dedicata all'Apostolo Pietro.

Si trova nel rione Monti, nei pressi delle Terme di Tito.

All'origine di Roma l'area in cui si trova era chiamata Fagutal, uno dei tre speroni, insieme al Cispius e al Oppius, del colle Esquilino.

In antico le attuali Salita dei Borgia e Via di S.Francesco da Paola erano chiamate Vicus Scelleratus.
Si racconta che Tullia, figlia del re Servio Tullio, per permettere l'ascesa al trono dell'amante Lucio Tarquinio (meglio conosciuto come Tarquinio il Superbo), fece assassinare il marito, la moglie dell'amante e il suo stesso padre.
Quest'ultimo fu calpestato da un carro proprio su questo clivio.  
Indagini archeologiche eseguite negli anni '60 del secolo scorso, smantellando l'antica pavimentazione della basilica, hanno rivelato che in antichità l'area su cui sorse la chiesa era occupata da domus, sia in epoca repubblicana (IV/III secolo a.C.), che in epoca imperiale (II secolo d.C.).

Risalenti al II secolo a.C. sono i mosaici policromi figurati di due domus ritrovati sotto il pavimento della chiesa.

Forse qui lo stesso S.Pietro fondò un oratorio, distrutto nell'incendio del 64 d.C.

Sembra che fosse stata poi costruita in quest'area una grande domus imperiale, probabilmente la parte più settentrionale della Domus Transitoria Neroniana.

Facevano parte di questa domus un criptoportico, un giardino e un cortile rettangolare con vasca.

Il cortile e il giardino vennero trasformati nel III secolo in sala e successivamente venne aggiunta a questa un'abside.
Fu così che divenne l'Ecclesia Apostolorum, una chiesa basilicale dedicata agli Apostoli Pietro e Paolo, consacrata da Sisto III nel 439.

Questa basilica fu poi distrutta per cause sconosciute e in seguito fatta ricostruire da Licinia Eudossia nel 442, motivo per il quale la chiesa è anche chiamata Basilica Eudossiana.

L'Imperatrice Licinia Eudossia, moglie dell'Imperatore d'Occidente Valentiniano III, era figlia dell'Imperatore d'Oriente Teodosio II.  
La madre di Licinia, l'Imperatrice Elia Eudocia, durante un viaggio in Terra Santa, aveva avuto in dono da Giovenale (patriarca di Gerusalemme), le catene con le quali era stato incatenato S.Pietro nel carcere di Gerusalemme da Erode Agrippa, e dalle quali fu liberato per opera di un angelo.
Licinia Eudossia, ricevette a sua volta le preziose reliquie dalla madre, e fece costruire a Roma una chiesa che potesse custodire le catene, i cosiddetti "vincoli", dalla parola latina "vincola"= "catene".

catene di S.Pietro nella confessione della Basilica di S.Pietro in Vincoli
Per questo la chiesa da Ecclesia Apostolorum, prese il nome di Basilica di S.Pietro in Vincoli.

Si racconta anche che Licinia mostrò le catene a Leone I (S.Leone Magno), e il papa le confrontò con quelle che avevano legato S.Pietro nel Carcere Mamertino a Roma.
Miracolosamente le catene messe a contatto si fusero tra loro.

In Via delle Sette Sale si può vedere ancora l'abside esterna del V secolo insieme ai muri esterni dell'antica basilica.

abside esterna della basilica del V secolo
muri esterni della navata sinistra della basilica di V secolo
Della basilica del V secolo sono rimaste anche le 20 colonne doriche in marmo imezio greco, che divisero l'aula basilicale in tre navate, provenienti forse dal Portico di Livia o dalla Prefectura Urbis (l'antica Prefettura della città costruita in questa zona).
Se si osservano da vicino si nota che sono rovinate sino ad una certa altezza, come se vi fossero stati legati uomini o animali.
Le basi ioniche delle colonne sono invece rifacimenti del XVIII secolo.

colonne di spoglio della basilica
Appartiene sempre alla struttura antica della chiesa la muratura romana della controfacciata, con archi in mattoni e cinque oculi nella parte superiore (oggi visibili solo quattro), a formare una pentafora (una facciata aperta tipica delle chiese del V secolo), che fu in seguito tamponata.

controfacciata della basilica con muratura del V secolo / pentafora e oculi tamponati
archi della pentafora tamponati
oculi e archi della pentafora tamponati
Se ci si reca nel ex chiostro della chiesa (visitabile dal lunedì al sabato salendo la scalinata d'accesso alla Facoltà d'Ingegneria, e poi a sinistra dell'entrata), si possono vedere i piccoli archetti che costituivano le finestrelle della navata laterale destra della chiesa.

archetti delle finestrelle della chiesa antica
archetto della finestra della chiesa antica e sovrapposizione del peduccio della volta del portico

La chiesa venne poi ristrutturata nel VI secolo da Pelagio I che fece trasportare qui le reliquie dei Sette fratelli Maccabei, venerati anche dagli Ebrei e da altre religioni orientali.
I sette fratelli, con la loro madre, furono martirizzati per non aver rinnegato la loro fede ebraica ad Antiochia nel II secolo a.C., e rappresentano il primo caso di martiri della Bibbia.

I martiri furono deposti nella cripta, in un sarcofago paleocristiano del IV secolo, diviso in sette scomparti, e scolpito con cinque scene.

La cripta è decorata a motivi floreali.
Sopra al sarcofago vi è un affresco del XIX secolo di Silverio Capparoni, rappresentante il Martirio dei fratelli maccabei con la madre implorante

Purtroppo la cripta l'abbiamo trovata sempre inaccessibile, ma dalla grata della confessione s'intravede il sarcofago.

grata della confessione

C'è chi pensa che la cripta fu il primo carcere di S.Pietro, prima di essere trasferito al Carcere Mamertino.

La basilica venne restaurata poi da Adriano I nel 780.
In questa occasione vennero create le absidiole delle navate laterali e venne realizzato il soffitto a capriate lignee.

In questa basilica vennero eletti papi Giovanni II nel 533 e Gregorio VII (Ildebrando di Soana), con acclamazione popolare nel 1074.

Da Sisto IV Della Rovere venne restaurata nel 1471.

stemma del Cardinale Della Rovere
Nel 1475 venne costruito dal cardinale Giuliano Della Rovere, titolare della basilica (e futuro papa col nome di Giulio II), il portico a cinque arcate sorrette da sei pilastri ottagonali, attribuito dal Vasari a Baccio Pontelli, per altri opera di Amedeo di Francesco Meo Caprino.

arcate del portico della basilica
I capitelli delle pilastri portano lo stemma della famiglia Della Rovere, alla quale apparteneva sia Sisto IV (Francesco della Rovere) che il nipote Giulio II (Giuliano della Rovere).

portico della basilica
Le cancellate del portico furono fatte realizzare da Clemente XI nel 1714.

cancellata del portico
A Giulio II si deve anche la costruzione del chiostro della basilica, unica opera romana attribuita a Giuliano da Sangallo.

pianta del chiostro, del convento e della Basilica di S.Pietro in Vincoli
ex chiostro rinascimentale della Basiica di S.Pietro in Vincoli
ex chiostro rinascimentale della Basiica di S.Pietro in Vincoli
ex chiostro rinascimentale della Basiica di S.Pietro in Vincoli con pozzo e fontana
Il chiostro presenta otto arcate sui lati lunghi e sette sui lati corti, rette da colonne con capitelli ionici.

volte del portico del chiostro
peduncolo della volta con stemma della famiglia Della Rovere
peduncolo della volta del chiostro con stemma del Cardiale Giuliano Della Rovere (futuro Giulio II)
Al centro del chiostro si trova un pozzo decorato con mascheroni e inserito in quattro colonne trilobate.

pozzo del chiostro
Il disegno del pozzo è di Antonio da Sangallo il Giovane, mentre la realizzazione è di Simone Mosca (1517).

vera del pozzo con stemma Della Rovere
iscrizione e stemma Della Rovere sull'architrave del pozzo
Alcuni ambienti del convento erano la residenza privata di Giulio II, e fu portato qui il Laocoonte trovato nel 1506 presso la vigna di Felice de Fredis vicino alla Sette Sale, prima di essere trasferito in Vaticano.

Facoltà d'Ingegneria ex convento
Dopo l'Unità d'Italia il convento fu adibito a sede della Facoltà d'Ingegneria dell'Università La Sapienza, e il pozzo del chiostro è divenuto il simbolo dell Facoltà.

Sempre nel chiostro si trova una fontana del 1642, dono del cardinale Antonio Barberini.

fontana del chiostro
iscrizione commemorativa della costruzione della fontana

La facciata della chiesa è circondata dai muri del convento.

convento adiacente alla facciata della basilica
convento della basilica lungo Via delle Sette Sale
Un tempo la facciata era decorata con graffiti di Polidoro da Caravaggio e Maturino da Firenze (1523).

Il portale d'ingresso in marmo è del V secolo, ma nella parte interna ha subito delle modifiche nel XVI secolo.

portale d'ingresso della basilica
particolare della decorazione con stemma di Sisto IV Della Rovere sul portale d'ingresso della basilica
L'interno della chiesa a pianta basilicale, è divisa in tre navate da colonne antiche, come già accennato in precedenza.

navata centrale della Basilica di S.Pietro in Vincoli
La volta lignea a botte ribassata della navata centrale è opera dell'architetto Francesco Fontana (1706).

volta a botte ribassata della basilica
Sulla volta il Miracolo delle catene, un affresco di Giovanni Battista Parodi che raffigura la liberazione dal demonio al contatto con le catene di S.Pietro, conservate nella chiesa, di un conte al seguito dell'imperatore Ottone I di Sassonia, un fatto accaduto nel 969. 

Miracolo delle catene (G.B.Parodi - XVIII sec.)
Alla base della volta è esposta la trave della catena centrale, divisa in due, con nome e data della ristrutturazione del 1465, attuata dal cardinale Cusano.

frammento di trave della catena con anno della ristrutturazione
frammento di trave della catena con nome dell'esecutore della ristrutturazione
Precede il presbiterio un arco trionfale sorretto da due colonne corinzie in in granito.

arco trionfale visto dall'altare maggiore
colonna dell'arco trionfale
L'arco porta l'iscrizione commemorativa della realizzazione settecentesca del soffitto a cassettoni,  commissionata dal Cardinale Marcello Durazzo col finanziamento del Principe Giovanni Battista Pamphilj.

arco trionfale con iscrizione commemorativa
Sul pilone destro dell'abside si trova la tomba del miniaturista Giulio Clovio (XVI secolo).

tomba di Giulio Clovio (XVI sec.)
Sul pilone sinistro dell'abside si trova la lapide commemorativa di Agostino Steuco filosofo e filologo vissuto nel XVI secolo.

lapide commemorativa di Agostino Steuco
Il presbiterio attuale è stato progettato dall'architetto Virginio Vespignani nel XIX secolo.
Del presbiterio precedente rimane l'altare centrale del XV secolo.

presbiterio
altare, ciborio e coro
Il ciborio che sovrasta l'altare è in legno dorato, con quattro colonne di granito con capitelli barocchi.

ciborio
L'altare e il ciborio sono preceduti da una confessione alla quale si può accedere tramite due rampe laterali.

confessione con l'urna delle catene di S.Pietro
Nella confessione trova posto l'urna che racchiude le catene di S.Pietro, realizzata nel 1856 da Andrea Busiri Vici.

urna con le catene di S.Pietro
Le ante in bronzo dorato furono attribuite prima ad Antonio del Pollaiolo, ma oggi si tende a considerarle opere di Cristoforo di Giovanni Matteo Foppa detto il Caradosso (1477).

Ai lati dell'urna vi sono le statue di S.Pietro e dell'Angelo Liberatore.

S.Pietro
Angelo Liberatore
Ai fianchi della confessione si trova la cripta.

La confessione è circondata da una balaustra in marmo con quattro piccole statue di angeli neri.

angeli della balaustra della confessione
particolare di un angelo della balaustra della confessione
La zona absidale fu affrescata dal pittore manierista Jacopo Coppi (detto anche Jacopo del Meglio) nel 1577.

affreschi del catino absidale e ciborio
Nel catino sono raffigurati:

- Cristo benedicente con la Madonna, Angeli musicanti e Angeli con simboli della
  Passione

Cristo benedicente con la Madonna, Angeli musicanti e Angeli con simboli della Passione (Jacopo Coppi - 1577)

- Miracolo del crocifisso di Beirut avvenuta nel VII secolo: l'immagine di Cristo, crocifissa per sfregio, gettò sangue

Miracolo del crocifisso di Beirut (Jacopo Coppi - 1577)
Miracolo del crocifisso di Beirut (Jacopo Coppi - 1577)
Miracolo del crocifisso di Beirut (Jacopo Coppi - 1577)
Miracolo del crocifisso di Beirut (Jacopo Coppi - 1577)
Miracolo del crocifisso di Beirut (Jacopo Coppi - 1577)
Miracolo del crocifisso di Beirut (Jacopo Coppi - 1577)

Sulle pareti dell'abside sono raffigurati:

- la Liberazione di S.Pietro dal carcere di Gerusalemme per opera dell'Angelo (a sinistra)

Liberazione di S.Pietro dal carcere di Gerusalemme per opera dell'Angelo Liberatore (Jacopo Coppi - 1577)
- Eudocia che riceve le catene da Giovenale (al centro)

Eudocia che riceve le catene da Giovenale (Jacopo Coppi - 1577)
- Eudossia mostra le catene al Papa (a destra).

Eudossia mostra le catene al Papa (Jacopo Coppi - 1577)
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A sinistra del portale d'ingresso si trova in una nicchia un affresco che rappresenta il volto di Cristo, risalente probabilmente ala decorazione della basilica del V secolo.

Volto di Cristo
Sulla controfacciata, a sinistra dell'ingresso, si trova sul primo pilastro, la tomba di Antonio e Piero del Pollaiolo.

tomba di Antonio e Piero del Pollaiolo (Luigi Capponi - XV sec.)
I ritratti dei due famosi pittori fiorentini fratelli (Antonio a sinistra e Piero a destra), opera di Luigi Capponi (1498/1510), sono sormontati da un Cristo benedicente.

I due pittori realizzarono i sepolcri di Sisto IV e di Innocenzo VIII per la Basilica di S.Pietro in Vaticano (Museo del Tesoro di S.Pietro).
Erano legati alla famiglia Della Rovere , ed è questo il motivo per cui furono qui sepolti.

Al di sopra della tomba vi è un affresco di Antoniazzo Romano che rappresenta la Processione propiziatoria di Sisto IV per la fine della peste del 1476.

Processione propiziatoria di Sisto IV per la fine della peste del 1476 (Antoniazzo Romano - 1476)
Sul pilastro della controfacciata sinistra si trova anche la lapide della tomba del Cardinale Castruccio Castracane degli Antelminelli (XIX secolo)

lapide della tomba del Cardinale Castruccio Castracane degli Antelminelli (XIX secolo)
Sul muro della controfacciata sinistra si trovano la lastra tombale del vescovo Giovanni Andrea Bussi e  la lastra tombale del Cardinale Sisto Gara Della Rovere (XVI secolo).

latra tombale del vescovo Giovanni Andrea Bussi (XV sec.)
lastra tombale del Cardinale Sisto Gara Della Rovere (XVI sec.)
La navata laterale sinistra è ricca di sepolture.

navata laterale sinistra
All'inizio della navata laterale sinistra, incastonata sul muro, si trova la tomba del Cardinale Niccolò Cusano, di Andrea Bregno (1495), un tempo posizionata sul pavimento.
 
tomba del Cardinale Niccolò Cusano ( Andrea Bregno - 1495)
Nikolaus Krebbs era il vero nome del Cardinale.
In tedesco la parola "krebs" significa "aragosta", e questo giustifica la rappresentazione di questo crostaceo (divenuto lo stemma del Cardinale  Cusano), sotto la raffigurazione del Cardinale che venera S.Pietro con l'angelo liberatore.

aragosta murata sotto la tomba del Cardinale Cusano

Sul primo altare posto nella navata sinistra si trova la Deposizione di Cristo attribuita a Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio (XVII secolo).

primo altare navata sinistra
Deposizione di Cristo (attr. al Pomarancio - XVII sec.)
Il secondo altare è occupato dalla tomba del Cardinale Cinzio Passeri Aldobrandini (XVIII secolo), realizzata su progetto di Carlo Francesco Bizzaccheri.

tomba del Cardinale Cinzio Passeri Aldobrandini (C.F.Bizzaccheri - XVIII sec.)
Sul terzo altare si trova l'unica antica decorazione musiva del VII secolo presente ancora nella basilica: S.Sebastiano, ex voto del papa Agatone per la fine della pestilenza del 680.

terzo altare navata sinistra
S.Sebastiano è raffigurato come un uomo anziano con barba, vestito come un tribuno romano ma alla bizantina, una rappresentazione che costituisce un unicum.

S.Sebastiano (VII sec.)
Fino al 1683 era posizionato nella parete sinistra della controfacciata.
Nella parte alta dell'altare si trova una Madonna col Bambino.

Madonna col Bambino

Il quarto altare è occupato dalla tomba di Mariano Pietro Vecchiarelli (di anonimo romano del XVII secolo).

tomba di Mariano Pietro Vecchirelli (anonimo romano XVII sec.)
Davanti all'altare è transennata una parte della vecchia pavimentazione.

vecchia pavimentazione della basilica
particolare della vecchia pavimentazione della basilica

Si è giunti al braccio sinistro del transetto dove si trova in una cantoria in legno dorato un organo a canne (XVII secolo).

cantoria e organo a canne
particolare della decorazione della cantoria
Sotto la cantoria vi è la tomba del Cardinale Antonio Andrea Galli (XVIII secolo).

tomba del Cardinale Antonio Andrea Galli (XVIII secolo)
Sempre nel braccio sinistro del transetto si trova l'affresco della lapide staccata della tomba del Cardinale Lorenzo Casoni (XVIII secolo).

lapide della tomba del Cardinale Lorenzo Casoni (XVIII sec.)
Sul muro del transetto sinistro si trova la lapide commemorativa del Cardinale Adolphe-Louis-Albert Perraud (XVIII secolo).

lapide commemorativa del Cardinale Adolphe-Louis-Albert Perraud (XVII sec.)

La navata laterale sinistra termina con un'absidiola nella quale vi è un altare sormontato dal dipinto dell'Immacolata opera di Giuseppe Bravi (XIX secolo).

navata laterale sinistra terminante con un'absidiola
cappella dell'Immacolata
Immacolata (Giuseppe Bravi - XIX sec.)
Nella cappella trovano posto le lapidi commemorative dei Cardinali Bernardino Spada e di Antonio Marcello Barberini (fratello di Urbano VIII), che furono titolari della basilica.


lapide commemorativa del Cardinale Bernardino Spada (XVII sec.)
lapide commemorativa del Cardinale Antonio Marcello Barberini (XVII sec.)
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Sul pilone della controfacciata, a destra dell'ingresso, si trova l'altare di S.Pietro Fourier.

altare di S.Pietro Fourier
Sul muro della controfacciata si trova invece la lastra tombale del Cardinale Niccolò Maria Lercari (XVIII secolo).

lastra tombale del Cardinale Niccolò Maria Lercardi (XVIII sec.)
E 'qui posizionata, unica sepoltura rimasta nel pavimento della basilica, la lastra tombale di Eustachio Giovenale Orsini (XV secolo).

lastra tombale di Eustachio Giovenale Orsini (XV sec.)
Il primo altare della navata laterale destra è sormontato da un S.Agostino, opera del Guercino (XVII secolo).

primo altare navata laterale destra
S.Agostino (Guercino - XVII sec.)

Il secondo altare è occupato dalla tomba del Cardinale Lanfranco Margotti (XVII secolo).

secondo altare
tomba del Cardinale Lanfranco Margotti (XVII sec.) / Ritratto del Cardinale Lanfranco Margotti (Domenichino - 1611)
In alto è posizionato un tondo con il ritratto del Cardinale Margotti, opera del Domenichino (1611), che disegnò anche il sepolcro.

Sul terzo altare si trova la copia realizzata nel 1683 da Pietro Santi Bartoli della Liberazione di Pietro opera del Domenichino (1602), oggi conservata nella Sacrestia nuova (oggi bookshop nella navata sinistra).

Liberazione di S.Pietro (Pietro Santi Bartoli - 1683)
La copia e l'originale dell'opera differiscono per dimensioni.

Sacrestia nuova: Liberazione di S.Pietro (Domenichino - 1602)

Segue la tomba del Cardinale Girolamo Agucchi, progettata dal Domenichino.
Anche il ritratto del Cardinale Girolamo Agucchi è opera del Domenichino (1605).

tomba del Cardinale Girolamo Agucchi / ritratto del Cardinale Girolamo Agucchi (Domenichino - 1605)
Alla fine della navata destra si trova la tomba del Cardinale Girolamo Della Rovere (XVI secolo).

tomba del Cardinale Girolamo Della Rovere (XVI sec.)

Si è quindi giunti nel braccio destro del transetto, il punto della basilica dove si concentrano la maggior parte dei visitatori per ammirare la Tomba di Giulio II e in particolare il Mosè di Michelangelo, uno dei maggiori capolavori dell'arte italiana. 

Tomba di Gulio II con il Mosè di Michelangelo
Tomba di Giulio II (Michelangelo, Raffellino da Montelupo, Jacopo Del Duca - XVI sec.)
Mosè (Michelangelo - XVI sec.)
Credo che a quest'opera si debba dedicare un post a parte, soprattutto dopo i recenti restauri che hanno portato a nuove scoperte e all'installazione di un'illuminazione che ricrei l'effetto voluto da Michelangelo sulla sua opera, ottenuta mediante la luce che entrava da una finestra (che venne in seguito murata), nelle diverse ore del giorno.

Vi rimando quindi al prossimo post nel quale cercherò di raccontarvi questa magnifica opera.

Tomba di Giulio II e cappella della navata laterale destra
Anche la navata destra termina con una cappella che occupa un'absidiola, laterale all'abside maggiore.
Sull'altare della cappella si trova la S.Margherita di Antiochia, opera di Guercino (1644).

 cappella della navata laterale destra / S.Margherita di Antiochia (Guercino - 1644)


Orario: 8.00/12.30  15.00/19.00

CONCLUSIONI
La Basilica di S.Pietro in Vincoli è, nella sua apparente semplicità, il giusto scrigno atto a contenere uno dei maggiori capolavori dell'arte italiana.
Dopo aver ammirato il Mosè di Michelangelo e le altre statue che compongono la Tomba di Giulio II, merita una visita anche la chiesa stessa, sia per il suo valore mistico che artistico, racchiudendo opere di grande valore.
Può sembrare superfluo soffermarsi davanti alle sepolture di cardinali e personaggi di cui ignoriamo la vita e le opere, ma spesso queste monumenti funebri sono opera di artisti indiscussi.

1 commento:

Michele ha detto...

È bello vedere con i propri occhi queste catene le quali secondo il racconto degli Atti degli apostoli avvenne la liberazione di San Pietro per opera di un angelo.

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