Le Langhe, colline prealpine nel sud del Piemonte, sono terre di grandi vini.
Furono i Romani in età imperiale a disboscare le colline e a piantare la vite.Anche Plinio lodò questa terra per i suoi vitigni.
Già in epoca romana, come testimonia la stele rinvenuta sulla riva sinistra del Tanaro, i commercianti conoscevano le uve e i vini di queste colline e sapevano che gli approvvigionatori delle prefetture imperiali avevano qui ville lussuose "fructuariae".
anfore vinarie (Castello di Grinzane Cavour) |
Nel 1200 il vitigno coltivato era chiamato "Nebiùl", il più diffuso in Piemonte.
Il Nebbiolo, uva autoctona delle Langhe, oltre al Barolo, al Roero, al Nebbiolo d'Alba e al Langhe Nebbiolo, dà origine anche al Barbaresco DOCG, uno dei grandi vini rossi italiani, conosciuto in tutto il mondo.
I comuni nei quali viene prodotto il Barbaresco DOCG sono solo quattro: Barbaresco, Neive, Treiso e la frazione di S.Rocco Seno d'Elvio nel comune di Alba.
Circa la metà dei terreni che producono questo vino si trova sulle colline intorno a Barbaresco, le più fittamente coltivate delle Langhe.
Il Barbaresco viene prodotto in una zona delle Langhe poco distante da quella in cui viene prodotto il Barolo, ma questi due vini pur essendo prodotti dallo tesso vitigno, hanno personalità diverse.
I terreni delle Langhe hanno un'origine molto antica: sono stati generati dall'innalzamento di un antico fondale marino.
Sono caratterizzati da marne argillo-calcaree.
Nei comuni in cui è prodotto il Barbaresco, i suoli sono ricchi di arenarie e delle marne di Sant'Agata, particolarmente adatte per la coltivazione della vite.
I terreni più ricchi di sabbia e le temperature più calde conferiscono al Barbaresco minor potenza e struttura del Barolo, ma danno un vino di grande eleganza, con tannini più morbidi.
Il Nebbiolo per la produzione di Barbaresco ha bisogno di un clima con estati calde e inverni freddi e nevosi, con primavere e autunni miti.
Viene coltivato tra i 200 e i 400m sul livello del mare.
Il Barbaresco ha un periodo di affinamento obbligatorio di due anni (di cui 9 mesi in botti di rovere), mentre il Barbaresco Riserva ne richiede quattro.
Il Barbaresco DOCG è considerato pronto da bere dopo 4/8 anni dal momento della vendemmia, ma ha una longevità di 8/25 anni.
Ha un colore rosso granato tendente con l'invecchiamento all'aranciato.
Ha un profumo intenso che richiama i fiori, i frutti essiccati, le spezie.
Ha un sapore asciutto, ricco di tannino, pieno, robusto, vellutato e armonico.
Quando è maturo richiama il lampone, la confettura di frutti rossi, il geranio e la viola, il pepe verde, la cannella e la noce moscata, la vaniglia e l'anice, le nocciole tostate, il legno.
Deve avere una gradazione alcoolica complessiva di 12,5°.
Viene abbinato ai piatti tipici piemontesi, alla selvaggina, ai formaggi stagionati, ai piatti di carne rossa brasati o stufati, al tartufo bianco d'Alba e anche al cioccolato fondente.
Si racconta che nel 1799 il generale austriaco De Malas ordinò che fosse portata al suo campo, stanziato a Bra, una carrà di Barbaresco per festeggiare la vittoria contro i Francesi.Il Barbaresco è divenuto una delle prime DOC (1966) e una delle prime DOCG (1980).
Noi abbiamo visitato due borghi che producono quest'eccellente vino: Neive e Barbaresco.
NEIVE
Neive è un antico e ben conservato borgo della Bassa Langa, posto a pochi chilometri da Alba.
colline del Barbaresco intorno a Neive |
Il suo nome si pensa che derivi dalla gens Naevia, nobile famiglia romana che probabilmente fondò intorno al I secolo a.C. un insediamento romano in questa zona del Piemonte.
Qui passava una bretella della Via Aemilia Scauri (costruita dal console Marco Emilio Scauro nel 109 a.C.) per collegare Aquae Statiellae (Aqui Terme) con Alba Pompeia (Alba).
pianta di Neive |
Pian Castello con il Palazzo Cotti di Ceres e la Torre dell'Orologio |
Torre dell'Orologio |
Sulla torre, a 5m d'altezza, si conserva una lapide funeraria romana del II secolo d.C. dedicata a Valeria Terza dal marito Caio Aelio.
Le torcere girevoli sulla sommità servivano a comunicare con le torri di Castagnole Lanze e di Barbaresco.
Qui si trova anche la casaforte Cotti di Ceres, del XII secolo e più antica della torre nelle fondamenta.
casaforte dei Conti Cotti di Ceres |
E' appartenuta ad una famiglia molto ricca di banchieri astigiani.
La palla di cannone che si trova appesa alla facciata della costruzione, accompagnata con la dedica per grazia ricevuta, fu sparata nella battaglia risorgimentale di S.Martino.
palla di cannone con dedica per grazia ricevuta |
Il centro storico è diviso dal Pian Castello in Ripasorta, il versante più esposto al sole nel pomeriggio, e Ripafredda, quello più esposto al sole del mattino.
Delle antiche mura rimane qualche breve tratto, mentre due sono le porte che introducono ancor oggi al borgo: la Porta di S.Rocco e la Porta di S.Sebastiano.
Porta di S.Rocco (lato esterno) |
Porta di S.Rocco (lato interno) con la Cappella di S.Rocco |
Porta di S.Sebastiano (lato esterno) |
Porta di S.Sebastiano (lato interno) |
Si credeva che S.Rocco e S.Sebastiano proteggessero il borgo dalla peste.
La Cappella di S.Rocco si trova nella parte meridionale del borgo.
E' a pianta quadrangolare, con campanile ed è preceduta da un piccolo portico.
Cappella di S.Rocco |
interno della Cappella di S.Rocco |
La Cappella di S.Sebastiano si trova davanti alla porta che si affaccia a nord, e anch'essa fu rifatta nel XVIII secolo.
Nel medioevo il borgo venne conteso tra Alba e Asti.
Nel 1387 Neive passò poi sotto la signoria dei Visconti, e ceduta al Duca d'Orlèans come dote di Valentina, figlia di Galeazzo Visconti (fino al 1512).
Nel XVI secolo sarà dominio dei Francesi e degli Spagnoli.
Poi passò ai Savoia (1530): Carlo V aveva infatti donato Neive alla cognata Beatrice del Portogallo, che aveva sposato Carlo III di Savoia.
I Savoia trasformarono Neive in un feudo e nel 1618 lo assegnarono al marchese Vittorio Amedeo Dal Pozzo, primo conte di Neive.
Neive venne chiamata il "Paese dei signorotti" (in dialetto “pais dij snioròt”), per essere stata tra il Seicento e il Settecento la residenza della nobiltà terriera e della ricca borghesia.
Numerosi sono i palazzi signorili ancora presenti nel borgo.
Il Palazzo dei Conti Cocito, un'antica casaforte quattrocentesca, ha ospitato la più antica famiglia nobile del paese.
Ben 12 sindaci di Neive appartennero a questa famiglia, mentre altri membri della stessa ricoprirono incarichi importanti alla corte dei Savoia.
Nel XVI secolo l'edificio ospitava l'atelier farmaceutico di Gabriele Cocito e una "hosteria".
Il palazzo venne ristrutturato in epoca barocca.
Il Palazzo Demaria del XVI secolo, posto accanto a Porta di S.Rocco, fu la casa di Giovanni detto "l'aromatario", una figura tra lo speziale, l'erborista e il droghiere.
Palazzo Demaria |
Il palazzo, che vanta un bel parco, venne ristrutturato nel XVII secolo.
L'ultima proprietaria, la contessa Paolina, alla sua morte lasciò la sua eredità alla comunità.
Il Palazzo dei Conti di Castelborgo si trova dall'altro lato della Porta di S.Rocco.
Palazzo dei Conti di Castelborgo (a sinistra), Porta di S.Rocco (al centro) e Palazzo Demaria (a destra) |
Palazzo dei Conti di Castelborgo |
ingresso della cappella privata e dei giardini del Palazzo dei Conti di Catelborgo |
ingresso cappella del Palazzo dei Conti di Catelborgo |
Nel giardino vi sono frammenti delle antiche mura di Neive.
A chiudere lo spazio verde un ingresso monumentale a tre archi separati da quattro coppie di colonne in mattoni e chiusi da cancelli in ferro battuto, sormontati dallo stemma dei Conti di Castelborgo.
ingresso ai giardini del Palazzo dei Conti di Castelborgo |
Nelle cantine del palazzo si compirono i primi esperimenti per ottenere il vino Barbaersco, sotto i consigli dell'enologo francese Louis Oudart (lo stesso che collaborò anche con Camillo Benso Conte di Cavour e con la Marchesa Juliette Colbert Falletti per ottenere il vino Barolo).Oggi il palazzo è sede di un'azienda vinicola.
Il vino ottenuto vinse nel 1862 una medaglia d'oro all'Esposizione di Londra.
Varcata Porta di S.Rocco, poco più avanti, ci si trova davanti al Palazzo Bongioanni Cocito, il più elegante palazzo in stile barocco di Neive.
Palazzo Bongioanni Cocito |
Molto scenografico è il portale, e ricco il cornicione.
Gli interni sono in stile rococò.
facciata del Palazzo Bongioanni Cocito |
portale del Palazzo Bongioanni Cocito |
La Chiesa dell'Arciconfraternita di S.Michele, terminata nel 1789, è un'altra opera di Giovanni Antonio Borghese.
Chiesa dell'Arciconfraternita di S.Michele |
facciata in cotto della chiesa |
portale in legno intagliato |
cupola e campanile della chiesa |
interno della chiesa |
cupola e abside |
Vi si trovano anche un organo seicentesco e una statua in legno policroma dell'Arcangelo Michele.
Arcangelo Michele dietro l'iconostasi ortodossa |
La Chiesa Parrocchiale dei Ss.Pietro e Paolo è invece stata realizzata su disegno di Francesco Gallo, su una preesistente chiesa del XII secolo, una basilica cimiteriale romanica.
Chiesa Parrocchiale dei Ss.Pietro e Paolo |
Ha una facciata di gusto classicheggiante, ripartita da lesene trabeate.
Nella parte superiore sono poste la statua della Madonna affiancata dai due Santi titolari.
facciata della chiesa |
statue della Madonna, di S.Pietro e di S.Paolo |
navata centrale della chiesa |
abside con coro ligneo |
Madonna del Rosario |
S.Michele Arcangelo |
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Piazza Italia è il cuore di Neive.
E' una piazza stretta e lunga con case colorate e tre palazzi comunali.
Piazza Italia |
Tra questi il Palazzo Comunale detto dell'Orologio, restaurato da Giovanni Antonio Borghese in stile rococò piemontese nel 1760.
Palazzo Comunale o dell'Orologio |
La porta d'ingresso è ancora quella originale disegnata dallo stesso Borghese.
Il primo palazzo comunale è stato l'edificio accanto, che oggi ospita l'accoglienza turistica e la biblioteca.
Su questo lato della piazza si trova il Palazzo Borghese, casa natale dell'architetto Giovanni Antonio Borghese, oggi divenuto il Municipio di Neive.
Palazzo Borghese/Municipio |
Presenta una facciata in mattoncini a vista.
Nelle cantine di Palazzo Borghese (infernot) è ospitata l'enoteca
BOTTEGA DEI 4 VINI
www.bottegadei4vini.com
Piazza Italia 2
giovedì/lunedì 10.00/18.00
La bottega è stata fondata nel 1983 da alcuni vignaioli di Neive.
Qui si possono degustare e acquistare i vini prodotti sulle colline che circondano Neive.
Bottega dei 4 vini |
Cantina della Bottega dei 4 vini |
cantina |
E' conosciuta per essere il paese dei "quattro vini": Barbaresco DOCG, Barbera d'Alba DOC, Dolcetto d'Alba DOC e Moscato d'Asti DOC.
Ma anche altri 19 vini vengono prodotti nella zona: la Freisa, la Favorita, l'Arneis, lo Chardonnay...
E' anche terra di tartufi e della "nocciola tonda gentile delle Langhe".
Noi abbiamo fatto una degustazione di 10 assaggi di vini prodotti da tre aziende vinicole della zona, illustrate da tre giovani e preparati rappresentanti delle famiglie produttrici.
degustazione |
giovani produttori di vini di Neive |
Un personaggio che va ricordato e ricercato durante una visita a Neive è certamente Romano Levi, distillatore di grappe e artista un po' bizzarro, che ha ereditato insieme alla sorella la distilleria paterna ed è riuscito a farla conoscere internazionalmente.
collezione di bottiglie di grappa prodotte da Romano Levi esposte al Museo del Cavatappi (Barolo) |
collezione di bottiglie di grappa prodotte da Romano Levi esposte al Museo del Cavatappi (Barolo) |
etichetta disegnata e scritta a mano da Romano Levi |
etichetta disegnata e scritta a mano da Romano Levi |
Si racconta che Romano Levi non dava a tutti la possibilità di avere una sua bottiglia, si diceva che dovevi essergli simpatico, e avere pazienza.http://www.distilleriaromanolevi.com/
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RISTORANTE DONNA SELVATICA
www.borgovecchioneive.it
Via Rocca 13
335 8008282
GIUDIZIO
Per omaggiare Romano Levi e le sue grappe, questo raffinato ristorante ha preso il nome di "Donna Selvatica".
sala ristorante |
sala ristorante |
Peccato che la stagione e la pioggia non ci abbiano permesso di godere di queste vedute!
panorama (uggioso!) dala terrazza |
Abbiamo così potuto assaggiare più specialità del ristorante e i prodotti più tipici della regione, accompagnati da un ottimo vino.
mise en bouche |
millefoglie di coniglio marinato, asparagi, fragole e tartufo nero |
tajarin della tradizione al tartufo nero |
uovo pochè su fonduta d'Aosta al tartufo nero |
- dal "menù della tradizione":
carne cruda di vitella Fassona battuta al coltello e magatello cotto rosa con salsa tonnata |
ravioli del plin |
stinco di vitello Fassona brasato al Barbaresco con schiacciata di patate |
il bunet secondo me: fondente al cioccolato 76% Domori su crema di latte e gelato all'amaretto |
Il giudizio è stato più che positivo, sia per la scelta delle materie prime che per una certa creatività che non ha offuscato la tradizione.
La presentazione dei piatti è curata e il servizio attento e professionale.
Un ottimo ristorante, che pur essendo stato già esperimentato dai nostri amici, ci ha saputo piacevolmente sorprendere.
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BARBARESCO
fiume Tanaro |
abitato di Barbaresco visto dalla Torre |
Erano qui stanziati i Liguri Stazielli, popolazione di origine celtica, che i Romani chiamavano "Capillati" per la lunga barba e i capelli incolti che portavano.
Nel II secolo a.C. la zona divenne dominio dell’Impero Romano.
Nel 173 a.C. il console romano Marco Pompilio Lenate, per assoggettare gli Stazielli ribelli alle leggi romane, organizzò contro di loro una sanguinosissima spedizione punitiva, che per la ferocia venne censurata dal Senato.
Molti di loro si rifugiarono nella selva di querce che ricopriva le colline intorno a Barbaresco, riuscendo a sfuggire alle truppe romane.
In questa selva i Liguri veneravano una divinità denominata Martiningen, e successivamente, quando qui si stanziarono i Romani la "barbarica sylva" venne dedicata a Marte.
Nel primo insediamento romano, chiamato per questo "Villa Martis", i Romani avevano una fornace per produrre vasi, mattoni e tegole con la marna del terreno circostante.
L'origine del nome Barbaresco non è certa, ma si pensa che sia dovuta proprio alla "barbarica sylva", abbattuta per far posto ai filari di viti.
Non si hanno notizie certe, ma pare che l'imperatore romano Publio Elvio Pertinace nacque in frazione Pertinace nel 126 d.C. Figlio di un liberto arrivò ad acquisire il titolo senatoriale.Quando cadde l'impero romano arrivarono i Longobardi, e successivamente i Franchi sotto il comando di Roggero.
Fu un generalissimo di Marco Aurelio, per poi cadere in disgrazia sotto l'imperatore Commodo.
Dopo essere tornato nelle sue terre natali da pensionato e aver qui aperto una taberna, venne acclamato imperatore nel 193 d.C.
Ma la sua integrità non piaceva ai pretoriani che lo assassinarono solo dopo tre mesi.
Nel IX/X secolo i Saraceni compirono incursioni in questi territori.
Risalgono al medioevo il ricetto dove la popolazione poteva rifugiarsi in caso di pericolo, la torre (considerata la più imponente delle Langhe e del Piemonte) e l'antico e perduto castello di Barbaresco.
borgo di Barbaresco con torre svettante |
Torre |
Costruita su un basamento in pietra arenaria, è in laterizio, ha una base quadrata (9 X 9m) e fino a metà altezza ha muri spessi 3m.
torre |
La sommità aveva una merlatura.
Il tetto in legno fu eliminato nel 1821 per poter accendere un grande falò in occasione della visita dei Savoia al castello di Govone.
La parte inferiore della torre aveva funzione di prigione.
prigione |
cisterna d'acqua |
ingresso alla torre |
ascensore esterno |
spaccato della torre |
L'interno è stato restaurato e finalmente, dopo più di 150 anni, la torre è di nuovo accessibile e visitabile grazie ad una struttura in acciaio e pavimenti in vetro, che permettono di vederla dall'alto sino alla base.
sala con pavimento in vetro, postazioni multimediali ed esposizione di oggetti |
struttura in vetro e acciaio |
struttura in vetro e acciaio |
scale in acciaio e pavimenti in vetro |
cartine delle vigne del territorio |
cartina del corso del Tanaro |
cucchiaio di epoca romana |
Sala di Analisi Sensoriale |
ascensore interno in vetro |
panorama dei borghi sulle colline circostanti |
panorama sui filari di viti di Barbaresco |
panorama sul paese di Barbaresco |
panorama sulla valle del Tanaro |
...vigne |
...e ancora vigne |
terrazza panoramica merlata della Torre |
Orario: aprile/novembre tutti i giorni 10.00/19.00
negli altri mesi si osserva un orario ridotto
Costo: 5€
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L'antico castello distrutto durante le lotte tra Albesi e Astensi sorgeva dove oggi si trova la settecentesca Chiesa Parrocchiale di S.Giovanni Battista (1728), costruita con facciata in stile barocco su disegno di Carlo Maria Castalli.
Chiesa Parrocchiale di S.Giovanni Battista |
facciata barocca della chiesa |
campanile della chiesa |
campanile della chiesa |
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Quello che oggi viene chiamato Castello è una costruzione risalente al XVIII secolo, edificata dai conti Galleani di Canelli (famiglia di probabile origine bolognese) e che ha subito molti rifacimenti.
il Castello/Palazzo dei Conti Galleani visto dalla Torre |
Castello/Palazzo dei Conti Galleani |
Castello/Palazzo dei Conti Galleani |
La Cantina Sociale del Barbaresco, da lui voluta unendo una decina di proprietari di vigneti locali, aveva sede nel castello.
Castello/Palazzo dei Conti Galleani |
Nei sotterranei oggi vi sono le cantine di una nota azienda vinicola.
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Vicino al Municipio, sul muro di un edificio di proprietà privata, è stata realizzata nel 1999 una meridiana dallo gnomista Lucio Maria Morra.
meridiana |
Sono raffigurate 12 illustrazioni tratte dall'incunabolo "Ruralia Commoda" di Pietro de' Crescenzi, antico trattato di agricoltura del XII/XIII secolo, il primo pubblicato a stampa (1471).
Vi è posta anche un'iscrizione:
"DA LABOREM DABO FRUCTUS"
("Dà il lavoro, darò i frutti").
stemma comunale e iscrizione |
"DE BARBARISCO TURRIS ED ARX"L'indice gnomonico ad asta è munito di una sferetta: l'ombra dell'asta indica l'ora, mentre l'ombra della sferetta indica il periodo dell'anno.
("La torre e la fortezza di Barbaresco").
La meridiana indica il calendario stagionale (costituito dalle tre linee rosse trasversali), l'orologio a ore vere del fuso (cifre arabe delle ore e delle mezz'ore dalle 6.30 alle 18).
meridiana universale e iscrizione |
Barbaresco è al centro.
Quando l'ombra dello stilo passa su una città, significa che lì è mezzogiorno (ovvero si trova a metà giornata di luce tra l'alba e il tramonto).
Passa su Barbaresco alle 12:27:40 (in quanto l'Italia fa riferimento al 15° meridiano a est di Greenwich, passante per l'Etna: quando lì il sole è al culmine, devono trascorrere 27:40 per esserlo a Barbaresco).
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L'Enoteca Regionale del Barbaresco dal 1986 è ospitata nell'ex Chiesa di S.Donato (costruita nel 1833), che si trova nella piazza principale di Barbaresco.
Enoteca Regionale del Barbaresco /ex Chiesa di S.Donato |
Qui ci si può fermare ad assaggiare il Barbaresco e/o fare acquisti di vino, grappe, aceto prodotti con l'uva Nebbiolo.
CURIOSITÀ: Barbaresco ha dato i natali a Giuseppe Antonio Rocca, celebre liutaio, i cui strumenti musicali sono diffusi in tutto il mondo.
CONCLUSIONI
Circondati dalle vigne, i borghi delle Langhe regalano paesaggi incantevoli.
La cultura del vino s'interseca e si unisce con la storia dei luoghi e dei monumenti, dando più di un motivo al turista curioso a 360° di visitare questa zona del Piemonte.
Credo che la visita di queste zone in ogni stagione dell'anno regali momenti piacevoli e rilassanti.
Noi abbiamo visitato queste terre durante giorni primaverili dal cielo un po' incerto, e penso ritorneremo in un prossimo autunno, per apprezzare colori e profumi diversi, quando le vigne si coloreranno di giallo, di arancione e di viola, e il vino incomincerà a fermentare nei tini.
1 commento:
Serbo un bellissimo ricordo di questi paesaggi che hai sapientemente descritto. Essi sanno donare al turista un senso di appagamento della vista e del palato.
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