lunedì 19 novembre 2018

Caserta: l'Acquedotto Carolino


L'Acquedotto Carolino è una delle opere più importanti dal punto di vista architettonico e ingegneristico del XVIII secolo.

L'Acquedotto Carlino è stato dichiarato dal 1997 Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, insieme alla Reggia di Caserta e al Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio.
L'acquedotto venne costruito a partire dal 1753 per volere di re Carlo di Borbone.
Fu chiamato "Acquedotto Carolino" in onore del sovrano.
Le maestranze lavorarono su progetto di Luigi Vanvitelli e sotto la direzione di Giovanni Puttarelli e di Francesco Collecini .

L'acquedotto nacque per alimentare le fontane, le peschiere, e irrorare i giardini della Reggia di Caserta, portare acqua al Complesso di S.Leucio dove, conservata in una cisterna, serviva ad azionare il "rotone ad acqua" della filanda, alla tenuta agricola di Carditello per abbeverare il bestiame e irrigare i campi, e ad alcuni mulini che costeggiavano il suo percorso.
Ma l'Acquedotto Carolino, servì anche ad aumentare la portata dell'Acquedotto Carmignano che portava l'acqua a Napoli.

Fontana di Diana e Atteone (Reggia di Caserta)
cascata d'acqua alla Reggia di Caserta
torcitoio del Real Setificio di S.Leucio mosso dall'energia idraulica dell'acqua dell'Acquedotto Carlino

L'acqua che alimenta l'Acquedotto Carolino viene dalle sorgenti del Fizzo (ad Airola), alle falde del Monte Taburno (in provincia di Benevento).
Queste terre erano di proprietà del Principe della Riccia che le donò al sovrano.

Questo canale in muratura era lungo 38km, alto 1,3m e largo 1,2m.
Ha una pendenza massima di 0,5 mm. per metro di tragitto.
L'acqua impiega quattro ore a compiere l'intero percorso.
L'acquedotto si trova quasi tutto interrato.
Furono costruiti 67 torrini a pianta quadrata e copertura piramidale per aereggiarlo ed ispezionarlo.

Durante il percorso dell'acquedotto s'incontrano tre ponti:
- il "Ponte Nuovo" che si trova a scavalcare il fiume Isclero
- il "Ponte della Valle di Durazzano" o "Ponte Taglione" costruito per attraversare una gola
- i cosiddetti "Ponti della Valle" costruiti per superare la Valle di Maddaloni, e che collegano il Monte Garzano (a ovest) con il Monte Longano (a est).

Il primo tratto di acquedotto fu inaugurato nel 1759.
Il secondo tratto fino al Monte Garzano fu inaugurato nel maggio 1762 e questa volta l'acqua tardò ad arrivare, creando attimi di disagio al Vanvitelli e al re Ferdinando IV...infine l'acqua arrivò, riaccendendo l'entusiasmo generale.
I lavori di costruzione finirono poi nel 1770.

La costruzione detta: Ponti della Valle, con i suoi 529m di lunghezza e 55,80m d'altezza, risultò alla sua costruzione il ponte più lungo d'Europa.

Ponti della Valle
Il ponte, costruito su modello degli acquedotti romani, è stato costruito in tufo e presenta tre ordini di arcate (partendo dal basso: 19 arcate il primo livello - 29 arcate il secondo livello - 43 arcate il terzo livello), poggianti su 44 piloni a pianta quadrata.

Ponti della Valle
Un passaggio permette di percorrere tutti i suoi ordini.
L'acquedotto è posto sulla parte superiore della struttura, sormontata da una strada pavimentata in pietra con parapetti, larga quasi due metri.

i tre ordini di arcate dei Ponti della Valle
In questa valle nel III secolo a.C. si riposò Annibale con i suoi 33 elefanti prima di raggiungere Capua, nel tentativo di sottrarla ai Romani durante la II guerra punica.

Sempre in questa valle si svolse il 1 ottobre 1860 la famosa Battaglia del Volturno, una delle battaglie più sanguinose dell'Ottocento che, con la sconfitta dei Borbonici di Francesco II ad opera dei Garibaldini al comando di Nino Bixio, decise le sorti dell'Italia.

A ricordare e commemorare l'evento ai piedi dei Ponti della Valle è posto un Ossario Garibaldino.

Ossario Garibaldino
La costruzione è alta 19m e presenta un obelisco con in cima la stella dell'Italia.
Ai lati della porta è decorato con un altorilievo di Enrico Mossutti su cui sono raffigurati Giuseppe Garibaldi, Nino Bixio, Pilade Bronzetti, Paolo Fabrizi, Cairoli, Giuseppe Dezza, Giuseppe Avezzana, Giacomo Medici, Achille de Martino ed altri.
La statua in bronzo rappresenta la Vittoria Alata.

Una lapide in marmo, posta tra le arcate dell'acquedotto, ricorda invece che re Umberto I, non avendo potuto presenziare all'inaugurazione dell'Ossario Garibaldino, si era proposto di visitarlo successivamente, ma non poté mantenere la sua promessa: fu assassinato a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci (1900).

lapide marmorea posta tra le arcate dell'acquedotto

CONCLUSIONI
L'Acquedotto Carolino o Vanvitelliano è la testimonianza del genio indiscusso di uno dei più grandi architetti italiani.
Ha resistito a ben tre terremoti e ad una dura battaglia e ancor oggi si erge imponente davanti agli occhi dei viaggiatori che attraversano la valle nella quale sorge.
Costato vite e anni di duro lavoro, rappresenta quasi un prosieguo degli acquedotti costruiti dagli antichi Romani in tutto l'Impero.



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