Il più antico
Orto Botanico universitario del mondo si trova a Padova.
Anche se l'
Orto Botanico universitario di Pisa venne fondato due anni prima (1543), non ha mantenuto nei secoli la stessa sede originaria d'impianto, al contrario di quello padovano.
Nel 1997 l'Orto Botanico di Padova è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell'Umanità dall'Unesco per essere stato la "culla della scienza, degli scambi scientifici e della comprensione delle relazioni tra natura e cultura".
Ha inoltre contribuito al progresso di molte discipline scientifiche moderne.
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Orto Botanico Universitario |
L
'Orto Botanico di Padova nacque nel 1545 per la coltivazione e lo studio delle piante medicinali.
Nel medioevo i "semplici" erano quei principi curativi che utilizzavano
materie che si trovavano in natura, a differenza dei "compositi"
ottenuti trattando e miscelando sostanze diverse.
La coltivazione di queste piante medicamentose era svolta nei cosiddetti "Horti Simplicium" ovvero "giardini dei semplici".
Nell'Università di Padova, fondata nel 1222, lo studio delle piante medicinali era già avviato e applicato alla scienza medica e farmacologica: erano infatti commentate le opere botaniche di Aristotele e Tefrasto.
Inoltre avevano studiato in questo ateneo Alberto Magno di Laningen, considerato dopo Aristotele il più grande esperto in materia, e Pietro d'Abano che tradusse in latino la terapeutica greca di Galeno.
In epoca carrarese Jacopo Dondi scrisse un trattato sulle sostanze naturali usate in medicina.
Francesco Novello, Signore della città, era interessato alla medicina e alla scienza della natura: aveva nella sua biblioteca 61 codici di scienze mediche e naturali.
L' "Erbario Carrarese", una versione in volgare del "Liber aggregatus in medicinis semplicibus" del medico arabo Serapione il Giovane (XII secolo) conservato alla British Library di Londra, fu scritto dal frate eremitano Jacopo Filippo da Padova e corredato di miniature raffiguranti le piante in tutte le loro parti.
Il promotore della creazione di un
Orto Botanico legato all'Università fu Francesco Bonafede che ricopriva la cattedra di "lettura dei semplici".
In epoca rinascimentale infatti non erano ancora facilmente riconoscibili le piante realmente medicinali da quelle sofisticate, descritte dagli antichi medici greci, latini e arabi, creando molte difficoltà negli studenti.
Questo poteva portare ad un mancato risultato o peggio ad effetti nocivi.
Ottenuto il permesso dalla Serenissima, s'avviò la realizzazione dell'orto su un terreno di forma trapezoidale, delimitato su due lati dal canale Alicorno, terreno che era appartenuto al vicino
Monastero di S.Giustina.
Si pensa che venne coinvolto nel progetto Andrea Moroni, l'architetto che aveva realizzato tra l'altro il cortile antico di
Palazzo Bo, coadiuvato dall'umanista, scienziato e poi cardinale Daniele Barbaro.
Il primo "custode" dell'
Orto, denominato ancor oggi "Prefetto", fu Luigi Squalermo detto Anguillara, che arrivò ad introdurre e coltivare in solo due anni 1800 specie di piante, provenienti per la maggior parte da quei paesi con i quali la Serenissima aveva rapporti commerciali o possedimenti.
Pier Antonio Michiel, creatore di un mirabile giardino privato e compilatore di un erbario in cinque volumi, affiancò il Prefetto nel 1551 e modificò un po' la struttura dell'
Orto iniziale di Daniele Barbaro.
Nell'
Orto venivano coltivate piante rare e preziose per il prezzo dei medicamenti che da esse derivavano, e questo portò a doversi costruire nel 1552 un muro di recinzione per ovviare a numerosi furti che avvenivano durante la notte.
Il muro di recinzione circolare che delimitava l' "
Horto conclusus" o "
Horto cintus" aveva un diametro di 85m.
L'
Orto aveva quindi una struttura circolare con un quadrato iscritto, a sua volta suddiviso in quattro quadranti più piccoli da due viali perpendicolari orientati secondo i punti cardinali.
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modello dell'Orto dei Semplici cinquecentesco (Prof. Angelo Grigoletto) |
I quadrati più piccoli, denominati "quarti" o "spalti" perché erano inizialmente elevati di 70 cm rispetto ai viali principali, a loro volta erano suddivisi da aiuole, chiamate "areole", il cui insieme formava disegni geometrici diversi per ogni quadrante.
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viali dell'Orto Botanico |
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un quarto o "spalto" dell'Orto |
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"spalto" e viale principale |
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spalti recintati con inferriate |
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spalto con al centro una fontana |
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"areole" che formano disegni geometrici negli "spalti" |
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sezioni accanto al muro di cinta |
Nel Medioevo la forma quadrangolare dell'Hortus conclusius simboleggeva i quattro angoli dell'Universo, il cerchio la continuità della vita, mentre la fonte posizionata al centro la sorgente della Conoscenza.
All'inizio del Settecento vennero costruiti quattro
portali d'ingresso con stipiti in trachite sormontati da vasi ornamentali in pietra con piante realizzate in ferro battuto, e con cancelli anch'essi in ferro battuto.
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Porta Sud |
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Porta Nord |
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vaso con pianta in ferro battuto |
In quest'epoca venne eliminato il dislivello tra viali e quadranti e poste
fontane al centro di ogni quadrante e all'incrocio dei due viali principali.
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spalto con al centro una fontana |
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spalto con al centro una fontana |
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una delle fontane al centro dello spalto |
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una delle fontane al centro dello spalto |
A metà del Settecento venne poi aggiunta sul muro di recinzione una
balaustra con colonnine in pietra bianca d'Istria, al di sopra della quale vennero posti i
busti di illustri personaggi rivolti verso l'interno dell'
Orto.
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balaustra sopra il muro di cinta dell'Orto |
L'
Orto si estese anche oltre il muro e vennero costruite qui due fontane: una
fontana con la statua di Teofrasto, medico greco del III secolo a.C. padre della Botanica, e nei pressi della Porta Est una fontana chiamata
Fontana delle Quattro Stagioni con la statua di
Salomone e busti delle raffigurazioni delle Stagioni, realizzati da Antonio Bonazza.
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fontana con statua di Teofrasto |
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statua di Teofrasto |
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Fontana delle Quattro Stagioni |
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statua di Salomone (Antonio Bonazza) |
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Primavera (Antonio Bonazza) |
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Autunno (Antonio Bonazza) |
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Inverno (Antonio Bonazza) |
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Estate (Antonio Bonazza) |
Nell'Ottocento furono posizionate tre
meridiane: una cubica, una sferica e una cilindrica.
Furono anche costruite le
serre in muratura che andarono a sostituire le cosiddette "conserve" mobili.
Una di queste serre conserva ancora la struttura ad archetti su colonnine in ghisa.
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serre ottocentesche |
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serre ottocentesche |
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serre ottocentesche |
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struttura ad archi su colonnine in ghisa ottocentesche |
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struttura ad archi su colonnine in ghisa ottocentesche |
Venne eretto anche un
Teatro Botanico, un'aula ad emiciclo della capienza di 100 studenti.
Esternamente il teatro presenta sul cornicione i busti di Francesco Bonafede (al centro), di Giuseppe Pitton De Tournefort, di Carlo Linneo, di Antonio Bernardo De Jussieu e di Marcello Malpighi.
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gli edifici sullo sfondo sono il Teatro Botanico e gli ambienti della Biblioteca storica e dell'Erbario |
L'edificio all'ingresso dell'
Orto costruito nel XVII/XVIII secolo era destinato al Prefetto, il direttore dell'Orto.
Oggi al piano terra si trovano esposizioni museali, al primo piano la
Biblioteca storica con 50.000 volumi e l'
Erbario con 416.000 piante essiccate, e al secondo piano la direzione e
locali per la conservazione dei semi.
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edificio oggi sede della Biblioteca storica e dell'Erbario |
Si pensa siano presenti sulla Terra circa 370.000 specie di piante, ma solo il 10% delle specie vegetali sono conosciute.
Con le sue 3.500 specie diverse e i suoi 7000 esemplari di piante l'Orto Botanico di Padova rappresenta una parte significativa del regno vegetale.
Ogni quadrante contiene circa 250 specie diverse.
Ogni pianta è corredata di un cartellino sul quale è scritto il suo nome e la provenienza.
Ogni zona dell'
Orto è tematica: trovano posto le
piante
officinali (con indicato a cosa la pianta giova) quelle
velenose (con indicato l'indice di tossicità), le
succulente, quelle
insettivore o carnivore (circa 30 specie in prevalenza di origine esotica conservate nella prima serra ottocentesca), le
mediterranee, quelle
alpine, le
acquatiche, quelle
dei Colli Euganei, le piante
introdotte d'interesse ornamentale o alimentare (circa 70 specie tra le quali rabarbaro, patata, girasole, lillà, gelsomino giallo, ciclamino persiano, sesamo, fresie, albero dei tulipani...), le
orchidacee (150 entità botaniche e 50 ibridi conservati con le felci nell'ultima serra).
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piante medicinali |
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piante medicinali |
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settore delle piante velenose |
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pianta velenosa: Cicuta |
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piante velenose |
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pianta velenosa: Ricino |
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piante insettivore |
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piante insettivore |
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vasca delle piante acquatiche |
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vasca delle piante acquatiche |
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piante acquatiche |
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ninfea |
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piante succulente |
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orchidee nella serra tropicale |
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parete rocciosa della serra tropicale |
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roccera alpina |
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succulente coltivate in estate all'aperto lungo il muro di cinta |
Ma le piante che attirano maggiormente l'attenzione sono quelle fiorite.
L'
Orto Botanico di Padova possiede alcuni alberi definiti storici per la loro longevità.
Fino al 1984 la pianta più antica dell'Orto era un
Agnocasto piantato vicino alla
Porta Nord nel 1550.
La pianta più antica dell'
Orto è oggi una
Palma Nana o Palma S.Pietro.
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Palma di Goethe |
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Palma di Goethe |
Questo esemplare piantato nel 1585 viene soprannominato "Palma di Goethe" perché durante il suo viaggio in Italia lo scrittore Johann Wolfgang Goethe visitò Padova e l'Orto Botanico il 27 settembre 1786, ed essendo anche uno scienziato, rimase colpito dal polimorfismo delle foglie che questa palma possiede.
Per questo le dedicò alcuni scritti e opere scientifiche tra le quali il "Saggio sulle metamorfosi delle piante", teorizzando i fondamentali della fisiologia vegetale moderna.
Questa palma, unica palma davvero spontanea in Italia, cresce in media 2/3 m.
Qui all'
Orto Botanico vive all'interno di una struttura ottagonale e per questo così riparata ha raggiunto gli 11m d'altezza.
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serra che conserva la Palma di Goethe |
Un altro esemplare longevo è un
Gingko Biloba del 1750, un esemplare maschio posto vicino alla
Porta Nord.
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Gingko Biloba |
E' considerato un fossile vivente perché è la pianta a semi più antica.
In Giappone viene venerato come albero sacro e il suo nome significa "albicocca d'argento".
Nell'Ottocento gli venne innestato un ramo femminile.
Viene studiato per le proprietà medicinali utili al microcircolo.
Tra la
Porta Sud e la
Porta Ovest si trova un esemplare di
Magnolia Grandiflora piantata nel 1786, considerata l'esemplare più antico in Europa.
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Magnolia Grandiflora |
L'
Arboreto è un parco romantico all'inglese realizzato nella seconda metà del Settecento fuori del muro circolare.
Molte sono le specie di alberi e di arbusti che lo compongono.
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Arboreto |
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Arboreto |
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Arboreto |
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Arboreto |
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Arboreto |
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Arboreto |
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Arboreto |
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Tasso |
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Acero Giapponese |
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Faggio |
Nell'
Arboreto si trovano altri alberi secolari, tra i quali un
Platano Orientale, un esemplare piantato nel 1680 vicino all'ingresso dell'
Orto, che oggi presenta il fusto cavo.
Tra la montagnola artificiale dell'
Arboreto e la
Fontana delle Quattro Stagioni si trova un
Cedro dell'Himalaya piantato nel 1828 che costituisce il primo esemplare di questa specie introdotto in Italia.
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Cedro dell'Himalaya |
Presso la
Porta Sud, addossata al muro di cinta è stata posta nel 1961 una
Metasequoia.
Creduta una pianta estinta, fu invece ritrovato un esemplare vivente nel 1941 nella Cina Occidentale.
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Metasequoia |
A questa antica area dell'Orto Botanico nel 2014 si è aggiunta, su un terreno limitrofo dove un tempo vi erano gli orti dei monaci del Monastero di S.Giustina, una nuova sezione: il "Giardino della Biodiversità".
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Giardino delle Biodiversità |
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ingresso alle serre |
E' un'area di 15.000 mq in cui si sono costruite nuove serre che riproducono i cinque
biomi terrestri, le vaste regioni della biosfera individuate e classificate in base al tipo di vegetazione dominante: la
foresta tropicale pluviale, la
foresta tropicale sub-umida, la
zona temperata, la
zona mediterranea e la
zona arida.
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Serra Tropicale (banano) |
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Serra Tropicale Sub-Umida (con vasca per le ninfee) |
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Serra Tropicale Sub-Umida |
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Serra Temperata e Mediterranea |
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Serra Arida |
CURIOSITÀ: l'Italia è una zona molto ricca di biodiversità.
L'edificio che contiene tutto questo è costituito da una teca trasparente di acciaio e vetro altamente tecnologica, lunga 100m e alta 18m, che ha richiesto 3 anni di progettazione e 8 anni di realizzazione.
In questa struttura sono presenti 1300 piante.
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serre della biodiversità |
Attraverso l'osservazione delle piante e supporti multimediali si vengono a scoprire le relazioni che hanno legato l'uomo e le piante in tutto l'arco temporale che va dalla preistoria ai giorni nostri.
Le serre sono a bassissimo impatto ambientale e sfruttano l'energia rinnovabile di acqua e sole.
Una vasca di 450 metri cubi raccoglie le acque pluviali e le cascate lungo la facciata dell'edificio delle serre assicurano la corretta ossigenazione dell'acqua.
Da un pozzo artesiano viene prelevata l'acqua a 24°C necessaria per la corretta coltivazione delle piante tropicali.
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cascate d'acqua sulla facciata delle serre |
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vasche di raccolta dell'acqua con ninfee |
La temperatura nelle serre si mantiene costante anche durante le ore notturne.
L'energia elettrica viene invece prodotta da pannelli fotovoltaici posti sul tetto.
Il tetto è stato costruito in ETFE (Etilene Tetrafluoro Etilene), un materiale sostenibile ed ecologico, un fluoro polimero termoplastico trasparente come il vetro ma molto più leggero e resistente, con una buona permeabilità ai raggi ultravioletti.
Garantisce un isolamento termico.
E' anche ignifugo e autoestinguente.
Il clima ideale per le diverse piante viene creato tramite una App che rivela temperatura e ossigenazione.
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strutture interne in acciaio e tetto trasparente |
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strutture interne in acciaio e tetto trasparente |
Le superfici esterne ed interne delle serre sono fotocatalitiche e capaci di abbattere l'inquinamento atmosferico.
Per mantenere il microclima delle diverse fasce climatiche si sfrutta l'effetto serra.
Quattro vetrate si aprono e si chiudono autonomamente secondo le necessità delle piante, in base alla variazione di umidità, temperatura, ossigeno e anidride carbonica.
http://www.ortobotanicopd.it/
Orari: ottobre martedì/domenica e festivi 9.00/18.00
novembre/marzo martedì/domenica e festivi 9.00/17.00
CHIUSO il 25,26 e 31 dicembre e il 1 gennaio
aprile/maggio lunedì/domenica 9.00/19.00
giugno/settembre martedì/domenica e festivi 9.00/19.00
Costo: 10€
Visite guidate sabato, domenica e festivi alle 11.00 e alle 15.00
Costo: 5€ + biglietto
CONCLUSIONI
Se si vuole visitare un luogo in cui trovare la storia culturale di Padova e godere nello stesso tempo della bellezza della natura scoprendo le varie sfaccettature del mondo vegetale, certamente l'
Orto Botanico Universitario è il posto giusto in cui recarsi.
Antico e futuristico si sono qui uniti per farci scoprire questo universo ancora non del tutto esplorato e noto, che ha saputo interagire con l'uomo sin dalla notte dei tempi e che ancor oggi offre materia di studio per diverse discipline scientifiche.
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"Radici nel vento, testa nella terra" |
Durante la nostra visita, all'ingresso dell'
Orto Botanico vi era un'installazione temporanea dell'architetto Michele De Lucchi chiamata "Radici nel vento, testa nella terra".
Raffigura un albero morto formato da tanti pezzi di alberi divelti da Vaia, la tempesta che ha abbattuto 14.000 alberi tra Veneto, Trentino e Friuli nell'ottobre 2018.
Essa vuole scuotere le coscienze rispetto al cambiamento climatico.
L'installazione sarebbe stata qui presente sino al 5 gennaio 2020.
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