martedì 24 marzo 2020

Padova: il prato "senza erba" del Prato della Valle


A Sud dell'antico centro abitato di Padova vi è una zona frequentata sin dall'antichità, una grande piazza ellittica che ha preso il nome particolare di Prato della Valle.

Prato della Valle
In epoca medievale infatti con la parola "Pratum" si indicava uno spazio destinato ad usi commerciali, che poteva essere coperto di erba o lastricato.

CURIOSITÀ: Padova è nota per essere la città dei "Tre senza": il "Prato senza erba" (Prato della Valle), il "Caffè senza porte" (Caffè Pedrocchi) e il "Santo senza nome" (Sant'Antonio).

Venne invece chiamato Prato "della Valle" perché quest'area di mercato di forma ellittica era depressa al centro e per questo formava una sorta di valle, che a causa delle alluvioni era paludosa e malsana.
Il Prato della Valle è considerata una delle piazze più grandi d'Europa, seconda solo alla Piazza Rossa di Mosca: il suo perimetro è di circa 1450 m. e ricopre un'area di 88620 mq.
In antico passavano in questa zona due arterie stradali: una che conduceva verso la città di Este e una verso Adria.

Ha sempre rappresentato il luogo di raduno più importante della città.
In epoca romana era chiamato "Campo Marzio" perché qui avvenivano le riunioni militari.
Vi era qui una necropoli, forse un Tempio della Concordia, il Circo Castrense per le corse con i cavalli, e sul lato Est era stato costruito tra il 60 e il 70 d.C. un Teatro, detto "Zairo".
Le fondamenta del Teatro romano sono state riscoperte prosciugando per manutenzione la canaletta d'acqua che circonda la parte orientale della cosiddetta Isola Memmia, che occupa oggi il centro della piazza.
Era di dimensioni imponenti, con un diametro di 115m.
Qui si celebravano ogni trent'anni i Ludi Cetarii per ricordare Antenore, il mitico eroe troiano  fondatore di Padova (1185 a.C.).
Coi materiali dell'alzato del Teatro caduto in rovina vennero nei secoli costruiti altri edifici, tra i quali la Basilica di S.Giustina che sorse a poca distanza, e il Ponte di Rialto a Venezia.
S.Giustina, patrona di Padova con i Santi Prosdocimo, Daniele e Antonio, venne giustiziata nel 304 per sentenza dell'imperatore Massimiano perché cristiana, e fu sepolta inizialmente nei pressi del Teatro romano.
Anche S.Daniele di Padova subì il martirio durante le persecuzioni cristiane di Diocleziano e venne sepolto nell'Oratorio di S.Prosdocimo, nel sottosuolo della vicina  Basilica di S.Giustina.
Dal Medioevo quest'area, racchiusa nelle mura della città, divenne un luogo di "mercato" (due volte al mese quello degli animali), e dove si tenevano grandi fiere in onore delle feste dei Santi Patroni (in Ottobre e in Novembre), giostre, feste e giochi.
Dal 1214 in questa grande area si svolgeva ogni anno il "Castello d'amore" un combattimento tra baldi giovani e nobili ragazze da marito che, asserragliate in un finto castello di legno costruito al centro della piazza, e vestite con elmo e armatura, dovevano difendersi dai lanci di frutta, fiori e oggetti preziosi.
Espugnato il castello ogni giovane uomo prendeva per mano una ragazza e la festa continuava con banchetti e a volte con contratti di matrimonio.
Si svolgeva anche la "Corsa dei berberi", una sorta di palio per festeggiare la liberazione da Ezzelino, e  durante una giostra venne messa in scena una rievocazione dell'assalto di Troia con il cavallo ligneo fatto costruire da Annibale Capodilista nel 1466, oggi conservato nel Salone del Palazzo della Ragione.

Si ricorda che Sant'Antonio teneva qui le sue prediche e anche S.Domenico nel 1221 tenne qui un suo discorso.
Qui la Domenica delle Palme si svolgevano le assemblee "di tutti gli uomini liberi del padovano".

Nel 1310 per cercare di risanare l'area paludosa, si chiese l'intervento del frate ingegnere Giovanni degli Eremitani, ma il tentativo non risolse il problema del terreno acquitrinoso.

Il terreno di quest'area della città era di proprietà dell'Abbazia di S.Giustina e solo nel 1767 venne dichiarato proprietà del Comune.
La riqualificazione della piazza si deve ad Andrea Memmo, patrizio veneziano e Provveditore Straordinario di S.Marco a Padova, che nel 1775 (si dice in soli 44 giorni!), fece realizzare i lavori di risanamento e progettò insieme all'abate Domenico Cerato, professore di architettura a Vicenza e Padova, l'assetto odierno della piazza.
Venne così realizzata, portando 10.000 carri di terra, una zona centrale chiamata Isola Memmia, in onore del podestà che commissionò i lavori.
L'isola, che nel progetto doveva ospitare 54 botteghe in legno (che vennero presto eliminate), aveva una superficie di 20.000 mq.
E' attraversata da quattro viali perpendicolari decorati con 16 vasi ornamentali.

vaso ornamentale lungo un viale dell'Isola Memmia
vaso ornamentale lungo un viale dell'Isola Memmia
Al centro dell'isola si trova una fontana realizzata nel 1926, anche se era stata prevista nel progetto iniziale.

fontana dell'Isola Memmia
fontana dell'Isola Memmia
 Sull'isola vennero piantati degli alberi.

"Albero della Libertà innalzato in Padova nel Prato della Valle addì trenta aprile 1797" (disegnatore anonimo)
Il primo albero, così definito anche se era costituito da un alto palo, fu l'Albero della Libertà, piantato dai Francesi nel 1797 e abbattuto dagli Austriaci solo 8 mesi dopo.
I primi veri alberi furono dei tigli sostituiti poi per la loro esuberanza da un centinaio di platani.
Questi furono anch'essi abbattuti nel 1990 perché malati.
L'unico esemplare sopravvissuto venne abbattuto nel 2011.
Oggi sono stati piantati 50 aceri ricci.
L'isola venne circondata da una canaletta ornata da un doppio basamento di statue che raffiguravano personaggi del passato che erano nati o erano vissuti a Padova.

Andrea Memmo (Felice Chiereghin - 1794)
Antonio Diedo (Felice Chiereghin - 1795)
Papa Eugenio IV (Giovanni Ferrari - 1782)
Alberto Azzo II d'Este (Francesco Rizzi - 1776)
Torquato Tasso (Giacomo Gabban - 1777)
Giovanni Francesco Mussato (Pietro Danieletti - 1776)
Andrea Navaregero (Luigi Verona - 1799)
Publio Clodio Trasea Peto (Francesco Andreosi - 1776) / in secondo piano: Antenore (Francesco Andreosi - 1776)
Zambono Dotto dei Dauli (Pietro Danieletti )
Pietro Danieletti (Luigi Verona - 1780) / in secondo piano: Raniero Vasco (Giovanni Battista Zignaroli - 1779)
Tutte le statue raffigurano uomini, ad eccezione di un busto (posto ai piedi della statua dello scultore  Andrea Briosco), che raffigura la poetessa Gaspara Stampa...la statua di Elena Cornaro Piscopia, considerata la prima donna al mondo che ottenne un dottorato, non avrebbe sfigurato nel repertorio proposto.

Erano chiamati al sostegno finanziario per la realizzazione delle statue privati o associazioni (i nostri moderni sponsor).
Non potevano essere raffigurate persone ancora in vita o Santi.
La prima statua realizzata fu quella di Cicerone, ma non essendo un personaggio legato a Padova fu scartata.

Nel progetto erano previste 88 statue.
Otto piedistalli vennero occupati da altrettanti obelischi.
Oggi rimangono 78 statue, distribuite 38 nell'anello interno e 40 in quello esterno.
Le statue dei Dogi Marcantonio Memmo, Marcantonio Giustiniani, Domenico Contarini, Alvise Moncenigo, furono distrutte dalle truppe napoleoniche nel 1797. Due di loro vennero sostituite dalle statue di Andrea Memmo e di Antonio Diedo. I due piedistalli della testata interna del ponte occidentale, rimasti vuoti, avrebbero dovuto ospitare le statue di Giotto e di Dante (opere di Vincenzo Vela - 1885), che invece furono posizionate sotto la Loggia Amulea che affaccia sulla piazza.
Le statue furono realizzate in pietra di Costozza da artisti diversi tra il 1775 (la prima fu quella di Antenore fondatore mitico della città) e il 1883 (l'ultima fu quella del medico Luigi Fanzago).

Leonardo Venier commissionò ad Antonio Canova la statua del matematico e fisico veneziano Giovanni Poleni, insegnate a soli 25 anni di matematica e astronomia all'Università.
La statua venne sostituita poi da una copia di Luigi Strazzaboschi, e l'originale è oggi conservata ai Musei Civici agli Eremitani.

Giovanni Poleni (Antonio Canova - Musei Civici agli Eremitani)
Antonio Canova fu a sua volta effigiato nell'apparato scultoreo della piazza da Giovanni Ferrari.
La statua commissionata dal Cav. Antonio Cappello ritrae l'artista mentre scolpisce il busto dell'omonimo antenato del committente.

Antonio Canova (Giovanni Ferrari - 1796)
La canaletta che corre intorno all'isola viene alimentata dal canale Alicorno (tombinato e non visibile), ed è attraversata da quattro ponticelli.

canaletta con statue
canaletta con statue
canaletta con statue
canaletta con statue
Il ponte settentrionale (il ponte con le statue di Andrea Memmo e di Antonio Diedo) e il ponte meridionale (il ponte con le statue dei Papi Eugenio IV, Paolo II, Alessandro VIII e Clemente XIII) hanno le statue di maggiori dimensioni.

ponte settentrionale
ponte meridionale
Il ponte orientale e il ponte occidentale sono decorati da obelischi.

ponte con obelischi
ponte con obelischi
Il progetto di riqualificazione della piazza rimase però incompiuto: non vennero realizzati il terzo anello di statue, una gradinata removibile intorno a questo anello e un lungo edificio porticato sul lato meridionale della piazza.

Nel 1910 la piazza fu dotata di illuminazione elettrica.

Oltre la Basilica abbaziale di S.Giustina, la piazza è circondata da una linea di palazzi di varie epoche.

Basilica abbaziale di S.Giustina
Tra i palazzi lungo il cosiddetto liston, il tratto di Prato della Valle posto sul lato Ovest, troviamo la Loggia Amulea, l'edificio in stile neoclassico già citato perché ospita le statue di Dante e di Giotto.

palazzi lungo il liston
Loggia Amulea
Il nome dell'edificio viene dal cardinale Antonio da Mula che qui creò un collegio dove ospitare i giovani universitari.
Veniva utilizzato dalle personalità importanti per assistere agli spettacoli e alle corse.
Sotto il porticato della loggia si trova una dedica scritta da Gabriele d'Annunzio tratta dalla sua "Città del silenzio", in cui viene descritto il Prato della Valle...c'è però un errore: lo scrittore ha confuso i platani dell'Isola Memmia con gli olmi.
"…prato molle, ombrato d'olmi e di marmi, che cinge la riviera e le rondini rigano di strida, tutti i pensieri miei furono colmi d'amore e i sensi miei di primavera come in un lembo del giardino d'Armida".
Oggi la Loggia Amulea ospita gli uffici del Comune.

Sullo stesso lato della piazza (angolo Nord), si trova Palazzo Angeli, la residenza padovana del cardinale Bessarione in cui poi abitò Andrea Memmo.
Tra i suoi ospiti vi furono Giacomo Casanova e il Canaletto.

Palazzo Angeli (primo palazzo a sinistra nella foto)
Il palazzo a tre arcate, costruito nel Quattrocento, fu anche un albergo di lusso durante la dominazione austriaca.

CURIOSITÀ: sotto il porticato di Palazzo Angeli si trova una lapide che ricorda che il 22 agosto1808 si svolse nel Prato della Valle (all'epoca aveva preso il nome di Piazza Vittorio Emanuele II), la prima corsa al trotto d'Italia, la "corsa dei sedioli", in cui si gareggiava con una sorta di biga chiamata poi "padovanella".

Palazzo Fiocco fu invece costruito dal banchiere fiorentino in esilio Palla Strozzi, ed è il primo palazzo rinascimentale costruito a Padova.

Palazzo Grimani ha una facciata settecentesca anche se venne costruito, aggregando precedenti edifici medievali, tra il 1520 e il 1560.

Palazzo Grimani (sul fondo)
Palazzo Zacco, oggi sede del Circolo ufficiali, fu fatto costruire da Marco Zacco su progetto di Andrea Morone (1555/1556).
La facciata presenta un portico a sette arcate su pilastri a bugnato.

Palazzo Zacco (a sinistra della foto)
Palazzo Sacerdoti è stato costruito nel 1922 dall'ingegnere Augusto Berlese in un mix di stili: liberty, bizantino, romanico.
Si distingue per ricche decorazioni dei poggioli e dei capitelli e per le diverse forme delle sue finestre.

Palazzo Sacerdoti
Oggi il Prato della Valle mantiene una valenza commerciale e aggregativa: nella zona settentrionale della piazza si tiene nei giorni feriali il mercato ortofrutticolo, ogni sabato il mercato tradizionale e la terza domenica di ogni mese si svolge il mercato dell'antiquariato.

mercato in Prato della Valle
mercato ortofrutticolo in Prato della Valle
Lungo l'anello asfaltato che circonda la piazza s'incontrano numerosi pattinatori e questo cartello lo testimonia.




CONCLUSIONI
Il Prato della Valle, questa vasta piazza che rappresenta una sorta di pinacoteca di pietra, è divenuta uno dei simboli di Padova.
Il sogno del suo illuminato ideatore, di farlo divenire un luogo di svago cittadino, si è avverato e continua ad animare la vita dei patavini anche dopo quasi 250 anni.
L'augurio in questo momento di difficoltà è che la piazza torni a breve a riempirsi di bancarelle e pattinatori e che, questa città come l'intera Penisola e il mondo intero, ritrovi la voglia di ricominciare a "vivere".

Nessun commento:

Posta un commento