domenica 8 novembre 2020

Firenze: il Ponte Vecchio e il Corridoio Vasariano


Il Ponte Vecchio, uno dei più noti simboli architettonici fiorentini, non a caso porta questo nome: sino al 1218 è stato l'unico ponte della città che attraversava l'Arno, ed è l'unico ponte che durante la seconda guerra mondiale non sia stato fatto saltare in aria dalle truppe tedesche in ritirata, rimanendo l'unico passaggio possibile per attraversare il fiume.

Ponte Vecchio e Ponte della Trinità (visti da Ponte della Capraia)
L'attuale ponte può raccontare sette secoli di storia, ma prima della sua costruzione nel 1345 già ne esisteva un'altro fatto crollare dall'alluvione del 1333, durante la quale crollarono anche tutti gli altri ponti di Firenze.

Il ponte precedente a quello che possiamo percorrere tutt'oggi era stato costruito nel 1177 ed era costituito da cinque arcate a tutto sesto.
Era stato realizzato vicino ad un attraversamento del fiume di epoca romana (I secolo a.C.), una sorta di passerella in legno realizzata dove il corso d'acqua era più stretto e come continuazione del Cardo Massimo (le attuali Via Roma e Via Calimala).
Nel 123 d.C. l'imperatore Adriano, per poter congiungere Roma con la romana Florentia (aggiungendo alla Via Cassia Vetus il nuovo tratto da Chiusi a Firenze, la Via Cassia Adrianea), fece consolidare questo passaggio con piloni in muratura, mantenendo però in legno la travatura.
Ma ritorniamo al 1345 e alla costruzione del nuovo ponte il cui progetto si attribuisce all'architetto Neri di Fioravante o al pittore Taddeo Gaddi (allievo di Giotto).
Ponte Vecchio
Questo ponte aveva una struttura innovativa rispetto ai ponti costruiti in precedenza: era a tre arcate con archi a sesto ribassato per poter contrastare meglio le piene del fiume, e rappresentò un esempio da imitare per la costruzione di altri ponti in altre parti d'Europa.

arcate con archi a sesto ribassato e piloni a forma di prua di nave del Ponte Vecchio
Il ponte è lungo 93.90 m, largo 18,5 m e la sue campate hanno una luce di 28 m.
Ponte Vecchio e cupola del Brunelleschi sullo sfondo
Essendo anche il primo baluardo difensivo di Firenze, Ponte Vecchio era munito di merlature, che correvano al di sopra delle botteghe di beccai (macellai), pescivendoli, conciatori e verdurieri che dal 1442 avevano dovuto spostare la loro attività sul ponte (allontanandosi dal centro cittadino), per poter qui scaricare direttamente nelle acque dell'Arno i rifiuti e gli scarti della lavorazione delle carni.

Le botteghe erano state ricavate chiudendo i portici che correvano ai lati della careggiata e fruttavano al Comune 80 fiorini all'anno.
Poi nel 1495 le botteghe furono vendute ai privati.

Ogni bottega era caratterizzata da una stretta porta in legno e da banchi in pietra sorretti da un muretto.


Ponte Vecchio nelle prime ore del mattino con le botteghe ancora chiuse
botteghe del Ponte Vecchio ancora chiuse
Nel Seicento alcune di queste botteghe vennero ampliate costruendo dei retrobottega, ambienti aggettanti, esterni al ponte, puntellati con pali di legno, visibili tutt'oggi percorrendo il Lungarno.

ambienti aggettanti delle botteghe del Ponte Vecchio
bottega dalla cui finestra sul retro s'intravede l'Arno
Nel Settecento furono aggiunte per garantire più sicurezza, le cosiddette "madielle", chiusure ribaltabili in legno e ferro, che ancor oggi le caratterizzano.

bottega del Ponte Vecchio chiusa da una "madiella"
Nel 1593 Cosimo I de' Medici, in occasione delle nozze del figlio Francesco I con Giovanna d'Austria, chiese a Giorgio Vasari di costruire un passaggio sopraelevato e diretto tra Palazzo Pitti in Oltrarno (allora dimora privata della famiglia Medici) e Palazzo Vecchio: questo passaggio permetteva di percorrere quel tratto di strada in sicurezza, al di sopra della folla.

Venne così costruito in soli cinque mesi il cosiddetto Corridoio Vasariano.


Il Corridoio Vasariano parte da Palazzo Vecchio (Appartamento della Duchessa Eleonora), oltrepassa Via della Ninna (la via che separa Palazzo Vecchio con gli Uffizi) ed entra al primo piano della Galleria degli Uffizi

tratto del Corridoio Vasariano  che attraversa Via della Ninna (via tra Palazzo Vecchio e gli Uffizi)

tratto del Corridoio Vasariano che attraversa Via della Ninna (via tra Palazzo Vecchio e gli Uffizi)
Dopo aver percorso le gallerie, sorretto da un'arcata esce dalla costruzione e costeggia il Lungarno degli Archibusieri, al di sopra di un portico.

Galleria degli Uffizi sormontata dal Corridoio Vasariano
Galleria degli Uffizi sormontata dal Corridoio Vasariano
testata verso gli Ufffizi del Corridoio Vasariano sul Lungarno degli Archibusieri e Ponte Vecchio
tratto del Corridoio Vasariano che costeggia il Lungarno degli Archibusieri
arcate del portico del tratto del Corridoio Vasariano sul Lungarno degli Archibusieri
Il corridoio curva all'altezza di Ponte Vecchio, passa quindi sopra le botteghe del lato Est del ponte (lato sinistro).

angolo del Corridoio Vasariano tra il Lungarno degli Archibusieri e l'imbocco al Ponte Vecchio
Dopo aver percorso metà ponte, il corridoio è sospeso su tre arcate che sostituiscono in questo punto l'interruzione della fila delle botteghe.

inizio del Corridoio Vasariano su Ponte Vecchio
fine del Corridoio Vasariano su Ponte Vecchio
Il corridoio prosegue di nuovo sulle botteghe, gira intorno alla Torre dei Mannelli, scavalca Via dei Bardi, attraversa la Torre degli Obriachi, sbucando quindi in Piazza S.Felicita dove passa davanti alla Chiesa di S.Felicita.

tratto del Corridoio Vasariano che circonda la Torre dei Mannelli e scavalca Via dei Bardi
tratto del Corridoio Vasariano che scavalca Via dei Bardi ed entra nella Torre degli Obriachi
Piazza di S.Felicita: Chiesa di S.Felicita e Corridoio Vasariano

In questo tratto del corridoio, grazie ad un palchetto con grate chiudibili, i Medici potevano assistere alle messe, senza mischiarsi al popolo.

palchetto nella Chiesa di S.Felicita dal quale la famiglia Medici assisteva alla Messa

palchetto nella Chiesa di S.Felicita dal quale la famiglia Medici assisteva alla Messa

Il Corridoio Vasariano raggiunge poi i Giardini di Boboli, costeggia la Grotta del Buontalenti ed arriva finalmente a Palazzo Pitti

continuazione del Corridoio Vasariano oltre la Chiesa di S.Felicita

tratto terminale del Corridoio Vaseriano in collegamento con Palazzo Pitti
tratto terminale del Corridoio Vaseriano accanto alla Grotta del Buontalenti nel Giardino di Boboli
tratto terminale del Corridoio Vaseriano in collegamento con Palazzo Pitti
decorazione a grottesche sulla parete esterna dell'ultimo tratto del Corridoio Vasariano
Il corridoio, lungo circa 1 km, si poteva percorrere a piedi, ed è per questo che vi erano lungo il tragitto alcune panche per riposarsi.
Il corridoio era anche dotato di un bagno cinquecentesco, andato perduto durante la Seconda Guerra Mondiale.

Illuminavano il corridoio 73 finestre.
Le finestre del tratto sul Ponte Vecchio erano piccole e a forma ad oblò (oculi), tranne quelle delle tre arcate del corridoio al centro del ponte.

oculi del Corridoio Vasariano
E a proposito delle finestre del corridoio...in occasione della visita nel 1938 di Adolf Hitler in Italia, Mussolini per offrire un panorama più sorprendente al Führer, fece allargare le finestre nel tratto centrale di Corridoio Vasariano che percorre il Ponte Vecchio.

le tre grandi finestre del Corridoio Vasariano sul Ponte Vecchio
Ad ognuno dei due imbocchi del ponte vi erano due torri che ne controllavano l'accesso: di questi quattro capi di ponte è rimasta oggi in piedi solo la Torre dei Mannelli.

Torre dei Mannelli
La famiglia proprietaria di questa torre fu l'unica che durante la costruzione del Corridoio Vasariano si oppose alle pretese dei Medici di attraversare gli edifici che il corridoio incontrava lungo il suo percorso.
Per questo motivo Giorgio Vasari fu costretto ad aggirare l'ostacolo accerchiando la torre e facendo poggiare il corridoio su mensoloni in pietra serena.

mensoloni che reggono il Corridoio Vasariano intorno alla Torre dei Mannelli
Nel 1572 anche il portico del Lungarno degli Archibusieri sul quale corre il Corridoio Vasariano fu trasformato in botteghe, che si allargaro dalla parte del fiume tramite sporti.
Ma queste botteghe furono eliminate tra il 1884 e il 1885 per i danni che le piene del fiume potevano loro arrecare.
Nel 1593, con un editto emanato da Ferdinando I de' Medici (il figlio di Cosimo I che, dopo essere stato cardinale a Roma, era divenuto granduca di Toscana dopo la prematura scomparsa del fratello Francesco e del nipote Filippo), i beccai e gli artigiani che avevano la loro bottega su Ponte Vecchio, dovettero traferire la loro attività in altre parti della città e lascare il posto a orafi, gioiellieri e argentieri, che con il loro lavoro non riempivano l'aria di cattivi odori o mostravano mercanzia poco attraente a chi dall'alto percorreva il corridoio, magari accompagnato da qualche ospite di riguardo.
Da allora le botteghe di Ponte Vecchio luccicano di oggetti in oro e argento, testimoniando con la loro lunga presenza l'importante tradizione orafa artigianale di Firenze.
botteghe degli orafi sul Ponte Vecchio
botteghe degli orafi sul Ponte Vecchio
Col passare degli anni il corridoio perse la sua importanza, dato che i membri della famiglia Medici preferivano spostarsi in carrozza.
Poi con l'arrivo dei Lorena il corridoio divenne pian piano uno spazio espositivo.
Sino ad oggi il Corridoio Vasariano, momentaneamente chiuso, ha custodito ed esposto circa 700 autoritratti e ritratti, soprattutto del Seicento e del Settecento, una collezione di dipinti provenienti da tutto il mondo avviata dal cardinale Leopoldo de' Medici.
Saranno invece esposte prossimamente 30 sculture ed epigrafi antiche, gli affreschi cinquecenteschi che un tempo decoravano le volte esterne del corridoio sul Ponte Vecchio (staccati nell'Ottocento), e una documentazione fotografica che testimonia la storia del corridoio (dedicata alla Strage dei Georgofili del 1993 e dei bombardamenti e delle distruzioni che hanno colpito il Corridoio Vasariano durante la seconda guerra mondiale).
Si prevede la sua riapertura nel 2022.

CURIOSITA': probabilmente la costruzione del Corridoio Vasariano fu ispirata dal "passetto" che a Roma collega Castel Sant'Angelo con il Vaticano, che nel 1527, durante il sacco di Roma ad opera dei Lanzichenecchi di Carlo V, permise di mettersi in salvo ad un membro della famiglia medicea, Giulio de' Medici, ovvero papa Clemente VII.

A metà ponte le due file di botteghe s'interrompono per lasciare posto a due terrazze panoramiche sull'Arno (nelle quali si possono ancora vedere parti delle merlature).

piazzatta a metà di Ponte Vecchio
La terrazza del lato Est è sormontata, come già detto, dal Corridoio Vasariano.

arcata della terrazza Est del Ponte Vecchio sotto il Corridoio Vasariano con affaccio sull'Arno
La terrazza Ovest invece offre un affaccio sul fiume e sul Ponte della Trinità, è occupata in parte dalla fontana con quattro valve di conchiglia, opera di Egisto Orlandini, sulla quale poggia il busto di Benvenuto Cellini, opera in bronzo di Raffaele Romanelli, qui posto dagli orafi di Ponte Vecchio nel 1901 in occasione del 4° centenario della nascita dell'illustre orafo del XVI secolo.
 
fontana nella piazzetta del Ponte Vecchio (Egisto Orlandini) con busto di Benvenuto Cellini (Raffaele Romanelli - 1901)
fontana nella piazzetta del Ponte Vecchio (Egisto Orlandini) con busto di Benvenuto Cellini (Raffaele Romanelli - 1901)
Sul basamento vi è stata posta la scritta:
"A Benvenuto Cellini - maestro - gli orafi di Firenze".
Gli orafi hanno fatto di Benvenuto Cellini il loro patrono e maestro, anche se quando l'artista morì (1571), le botteghe di Ponte Vecchio erano ancora occupate dai beccai.
La cancellata che circonda la fontana è stata realizzata da Mariano Coppedè.
 
fontana nella piazzetta del Ponte Vecchio (Egisto Orlandini) con busto di Benvenuto Cellini (Raffaele Romanelli - 1901)

Se si alza qui lo sguardo, si può notare al di sopra della prima bottega (26 rossa) una colonnina in marmo sormontata da una mezzaluna in pietra, graduata e munita di stilo ortogonale: è una meridiana del XIII secolo che segna l'ora canonica (con suddivisione dell'arco in 12 parti), dedicata alla recitazione dei Vespri.
L'orientamento verso Sud è segnato da una lucertola scolpita sulla colonnina.

meridiana di Ponte Vecchio

E' qui posta anche un'iscrizione in onciale che ricorda l'anno dell'alluvione che distrusse il ponte precedente:  

"Nel trentatre dopo ‘l mille trecento il ponte cadde per diluvio d’acque..." 
e il riferimento della data di costruzione del ponte attuale.
"...poi dodici anni, come al Comun piacque, rifatto fu con questo adornamento".
Dall'altro lato del ponte, sotto gli archi del Corridoio Vasariano, è posta una lapide in pietra (più leggibile), decorata con una figurina alata, che in latino riporta le stesse notizie.

lapide con iscrizione latina dell'alluvione del 1333 e della costruzione del ponte
A metà ponte vi erano anche quattro ballatoi, accessibili tramite quattro porte ancora esistenti nello slargo.

una delle porte che permetteva di accedere al ballatoio
una delle porte che permetteva di accedere al ballatoio
Il Ponte Vecchio e con esso anche parte del Corridoio Vasariano hanno più volte rischiato di scomparire per la forza della natura che ha devastato più volte nei secoli Firenze con le sue alluvioni (si ricorda in tempi recenti quella del 4 novembre 1966), ma ponte e corridoio hanno anche rischiato la distruzione a causa della guerra e della mano dell'uomo.
Durante la seconda guerra mondiale le truppe tedesche in ritirata, per bloccare l'avanzata degli Alleati fecero saltare i ponti di Firenze, e solo Ponte Vecchio si salvò...quale fu il motivo?
Si dice che il ponte fosse stato minato nella notte tra il 3 e il 4 agosto 1944, e che un certo Bugassi era stato testimone di dove fossero state posizionate le mine, riuscendo a sventare la deflagrazione.
Altri pensano che Hitler fosse stato affascinato dalla bellezza del ponte e avesse evitato di distruggerlo. 

Ma non fu il solo tedesco che subì il fascino di questa città...sul ponte si trova una lapide commemorativa che ricorda la tutela dei moumenti fiorentini ad opera di Gerhard Wolf, console tedesco a Firenze durante il secondo conflitto mondiale. 

targa che ricorda il console tedesco Gerhard Wolf

Ma non tutti gli edifici antichi furono salvati...per esempio la duecentesca Torre Rossi-Cerchi prospicente il ponte, all'angolo tra Borgo San Jacopo e Via Guicciardini (Oltrarno), fu ricostruita dopo l'esplosione del 1944: le truppe tedesche per bloccare l'accesso al ponte avevano minato e fatto esplodere gli edifici limitrofi.

Torre Rossi-Cerchi con la fontana con la copia di Bacco del Giambologna
In una nicchia alla base della torre si trova oggi la copia della statua in bronzo di Bacco, opera del Giambologna, che fortunatamente durante la seconda guerra mondiale era stata messa in deposito.
La statua era stata commissionata all'artista da Lattanzio Cortesi e poi acquistata dai Medici nel 1638.
Fu prima posta a Palazzo Pitti, poi collocata agli Uffizi, e infine qui posizionata nel 1838 per creare  una fontana insieme ad una vasca antica di marmo (poi sostituita da un sarcofago romano), che serviva per raccogliere l'acqua.
Oggi la statua originale si trova al Museo del Bargello.

Bacco (Giambologna - 1560 ca.)
Il Corridoio Vasariano fu colpito, oltre che dai bombardamenti, anche per un episodio di stampo mafioso successo nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993 che si ricorda come "Strage di Via dei Georgofili", dal nome della via in cui avvenne, dove l'esplosione di un'autobomba provocò la morte di cinque persone, il ferimento di molte altre e danneggiò alcuni ambienti della Galleria degli Uffizi e del Corridoio Vasariano.

Dall'altra parte del ponte in Porta Santa Maria, si trova la Torre degli Amidei, torre di un'antica e potente famiglia i cui membri erano "Capo di ponte": la loro torre era posta a difesa della città dalla parte dell'Arno.

Torre degli Amidei
Sulla torre si trova affisa una lapide con una citazione di Dante tratta dalla "Divina Commedia" che si riferisce all'uccisione, ai piedi di questa torre, di Buondelmonte dei Buondelmonti, avvenuta per mano della consorteria avversaria il 25 marzo 1215, una domenica di Pasqua.

citazione dalla Divina Commedia riguardante la famiglia degli Amidei (Dante Alighieri - Paradiso canto XVI 136-139)
E' nel canto XVI 136-139 del Paradiso, tra gli spiriti combattenti, che Dante incontra Cacciaguida (suo trisavolo), che gli parla di alcune famiglie fiorentine e delle storie a loro legate come quella citata sulla lapide.
La storia in questione aveva avuto inizio ad un banchetto dove avvenne, a seguito di uno scherzo di un giullare, un tafferuglio che vide protagonisti Umberto degli Infangati, Buondelmonte dei Buondelmonti e  Oderico dei Fifanti.
Buondelmonte ferì Oderico e per questo le famiglie pensaro di porre rimedio a questo con un matrimonio riparatore: Buondelmonte avrebbe dovuto sposato Reparata Amidei, nipote di Odorico.
Al Buondelmonte venne però proposta in matrimonio anche Beatrice Donati, ed egli, disertando le nozze già programmate con Reparata, si recò lo stesso giorno a fare promessa di matrimonio alla ragazza dei Donati.
Per punire il giovane per l'affronto, Mosca dei Lamberti pronunciò la famosa frase "Cosa fatta capo ha", e si decise di assassinare il Buondelmonte proprio sotto la torre degli Amidei, mentre si recava alle proprie nozze.
La lite tra le due famiglie fiorentine dei Buondelmonti e degli Amidei è considerata l'inizio della lotta tra Guelfi (i primi) e Ghibellini (i secondi).
A pochi passi di distanza, sulla testata del ponte che fa angolo con il Lungarno degli Archibusieri, dove il Corridoio Vasariano curva per salire sul Ponte Vecchio, un'altra targa riporta altri versi dello stesso canto della Divina Commedia, in cui Cacciaguida prosegue il suo raccondo narrando che Buondelmonte dei Buondelmonti fu ucciso ai piedi della statua mutila di Marte ("pietra scema") che si trovava proprio a capo del ponte.
La statua, che forse raffigurava Diocleziano e non Marte, fu travolta dall'innondazione dell'Arno nel 1333 e se ne persero le tracce.

citazione della Divina Commedia in cui si cita il luogo in cui fu assassinato Buondelmonte dei Buondelmonti


CONCLUSIONI
A qualunque ora del giorno lo attraversiate, che sia nelle prime ore della mattina quando ancora le botteghe sono racchiuse nei loro caratteristici rivestimenti in legno e ancora si riesce a percorrerlo tranquillamente, o che lo visitiate nelle ore successive, quando turisti in cerca di scatti fotografici da postare sui social o Fiorentini indaffarati lo accalcano nelle due direzioni, o se in cerca di romanticismo vi godiate dalle sue terrazze un tramonto sull'Arno, o infine vogliate, anche se per ora solo esternamente, seguire il percorso del Corridoio Vasariano, Ponte Vecchio è sicuramente un posto magico, in cui leggenda, storia, artigiano e arte si fondono per dar vita ad uno dei luoghi più interessanti e imprendibili di Firenze.










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