In una parte del complesso conventuale della Basilica di S.Maria Novella si trova l'Officina Profumo-Farmaceutica di S.Maria Novella, considerata la più antica farmacia storica d'Europa.
|
Basilica di S.Maria Novella
|
Nonostante siano trascorsi quattro secoli di storia questa farmacia, oggi solo profumeria ed erboristeria, è ancora in attività: era infatti il 1612 quando il primo direttore fra' Angiolo Marchissi (speziale e maestro d'alchimia) decise di aprire la vendita al pubblico di acque odorose e profumi in quella che era già una
Spezieria del convento.
Ma le origini di questa attività aromataria, come luogo di coltivazione di piante e fiori per la creazione di estratti medicamentosi, elisir ed essenze, sono ancora più antiche.
Vi era infatti attiguo alla chiesa un cosiddetto Giardino dei Semplici.
Già nel 1381 i frati Domenicani del convento vendevano un'Acqua di rose, che veniva usata come disinfettante soprattutto durante le epidemie. Inoltre i frati rifornivano anche con i loro prodotti la farmacia del Convento di S.Marco, gestita dai confratelli del loro stesso Ordine.
Nel 1533 Caterina de' Medici commissionò ai frati domenicani un'essenza speciale per le sue nozze con Enrico II di Valois. I frati realizzarono uno dei primi profumi a base alcolica della storia (prima di questo profumo si usava unire olio e aceto alle
essenze, ma questo portava col tempo alla trasformazione in un prodotto
dall'odore rancido). Era un'essenza agli agrumi con prevalenza di note al bergamotto di Calabria, con la quale la futura regina di Francia conquistò le corti francesi. Il nome dell'essenza creata era "Acqua della Regina" ed essendo ancor oggi prodotta dall'Officina, la si può acquistare col nome di "Acqua di S.Maria Novella" ed è l'unica che si identifica col nome di "profumo" e non di "colonia" come le 45 acque di colonia vendute oggi all'interno di questa boutique.
Un'altra antica profumazione usata già dal XVI secolo per profumare il pellame è l' "Acqua di colonia Peau d'Espagne", le cui note resinose e speziate lo rendono un profumo tipicamente maschile.
A fra' Angiolo Marchissi si deve invece la formula della cosiddetta "Acqua Antisterica" a base di balsamite, acqua sedativa e antispasmodica venduta ancor oggi nell'Officina con il nome di Acqua di S.Maria Novella Elisir.
Era anche usato nel Settecento il cosiddetto Aceto dei Sette Ladri,
una preparazione che secondo la leggenda venne usata durante un'epidemia da sette ladri che, grazie a questo
preparato, spogliavono i cadaveri degli appestati senza essere infettati. Questo
aceto dagli ingredienti segreti, che soprattutto manteneva lontani topi e
ratti, venne usato durante la peste che colpì la città di Tolosa tra il 1628 e il 1631, e Giacomo
Casanova la cita anche come condimento.
Per profumare i propri guanti nell'Ottocento la Contessa d'Aumont, moglie del Maresciallo di Francia e interessata all'achimia, aveva formulato una poudre (polvere) usando la nota speziata del macis accompagata da altre note legnose. La nobil donna francese fu accusata di stregoneria e per questo bruciata sul rogo. Nell'Officina viene prodotta l' "Acqua di colonia Marescialla", che riprende quelle note legnose speziate che alla fine dell'Ottocento riscossero tanto successo. Tommasi di Lampedusa, nel suo romanzo Il Gattopardo la fa indossare ad Angelica al gran ballo dei Salina: "...dalla scollatura di Angelica saliva il profumo di bouquet à la Maréchale...".
Queste sono alcune delle fragranze storiche prodotte, ma ritorniamo alla storia di questo luogo profumato...
Nel 1659 l'Officina ricevette il titolo dal Granduca Ferdinando II de' Medici di Fonderia di Sua Altezza Reale. I suoi prodotti oltre ad essere acquistati dai clienti locali, italiani ed europei, venivano esportati sino in Cina e nelle Indie.
Dal 1743 iniziò la produzione di liquori per volere di fra' Cosimo Bucelli, all'epoca direttore dell'Officina, il quale redasse anche il ricettario Il Libro dei Segreti, in cui erano riportati rimedi tradizionali e altri sperimentati da lui.
Tra i liquori che vennero proposti vi era l'Alkermes (liquore che essendo di colore rosso rubino prende il nome dalla parola araba "quirmiz" che significa di "color scarlatto"), il Liquore Mediceo dalle proprietà digestive, l'Elisir di Lussembergo (la cui formula fu scritta da un frate domenicano di Edimburgo che visitò nel XVII secolo Firenze), l'Elisir di China (proveniente dal Perù, paese in cui veniva usato in polvere per curare la febbre malarica) o il Liquore al cioccolato preparato con il cacao che dopo il 1600 era arrivato a Firenze.
Per evitare che l'
Officina fosse chiusa a causa delle soppressioni napoleoniche, il direttore fra' Tommaso Valori la convertì in attività scientifica e l'acquistò a nome suo nel 1813, per poi donarla ai Domenicani nel 1817.
A fra' Tommaso Valori si deve il progetto di rinnovamento del sito con l'apertura di un ingresso su Via della Scala (prima si accedeva alla Spezieria dal chiostro del convento), dal quale ancor oggi il pubblico entra in questa boutique del profumo.
E la nostra visita inizia proprio da questo ingresso dal portale a tutto sesto in pietra arenaria, decorato con elementi vegetali e sormontato dallo stemma dei Domenicani con il sole raggiante.
|
ingresso su Via della Scala dell'Officina Profumo-Farmaceutica di S.Maria Novella
|
|
particolare della decorazione del portale
|
|
stemma araldico dei Domenicani sul portale
|
Nell'
Atrio, dallo stile classicheggiante, si viene accolti dal personale in elegante divisa scura.
|
Atrio
|
|
volte dell'Atrio
|
Nell'Atrio, dai pavimenti intarsiati in marmo e dalle decorazioni di ordine ionico in pietra serena, si aprono lateralmente due esedre occupate dalle statue di Galeno, filosofo e medico greco che fece conoscere il sapere di Ippocrate nell'Impero Romano e venne prescelto da Marco Aurelio come medico personale, e di Igea, figlia del semidio Asclepio, dea della salute e dell'igiene.
|
statua di Igea in una esedra dell'Atrio
|
|
statua di Galeno in una esedra dell'Atrio |
Salendo qualche scalino si entra in un Vestibolo neogotico voltato a crociera e con decorazioni a gigli oro su fondo blu.
|
passaggio tra il Vestibolo e la Sala Vendite
|
Tramite questo ambiente si raggiunge la
Sala Vendite alle cui pareti sono appoggiati otto armadi in noce, opera di un intagliatore locale.
|
Sala Vendite
|
|
Sala Vendite
|
Questa sala era originariamente la
Cappella di S.Niccolò di Bari, ad uso degli infermi dell'
Infermeria del convento. La cappella fu costruita nel 1335 con il finanziamento di Dardano di Tingo Acciaiuoli come ringraziamento per essere stato guarito dai frati Domenicani con l'uva ursina, quando si era ammalato gravemente.
La volta gotica della sala fu poi affrescata da Paolino Sarti quando nel 1847 fra' Domenico Beni fece iniziare i lavori di rinnovamento. Per celebrare la fama di questa farmacia nel mondo, l'artista raffigurò nella volta quattro figure di donne che rappresenterebbero Quattro Continenti.
|
volta della Sala Vendite: Quattro Continenti (Paolino Sarti - 1847)
|
Gli arredi in stile trecentesco comprendono un bancone con portafiaccole in bronzo a soggetto femminile e due statue lignee che alludono alla vita salubre.
|
bancone della Sala Vendite
|
|
Raffigurazione della vita salubre
|
|
Raffigurazione della vita salubre
|
Si è circondati dai prodotti realizzati nell'
Officina e si è avvolti dal
pot pourri dei loro profumi...saponi, creme, colonie, sacchetti profumati...
|
vetrine della Sala Vendite
|
|
vetrine della Sala Vendite |
|
vetrina della Sala Vendite |
|
espositore nella Sala Vendite
|
Adiacente alla
Sala Vendite si trova un ambiente con colonne adibito al pagamento dei prodotti acquistati.
|
casse
|
Dalla
Sala Vendite si può poi accedere alla cosiddetta
Sala Verde.
|
Sala Verde
|
|
bancone della Sala Verde |
|
Sala Verde |
La sala, prospicente il giardino, posta tra l'
Infermeria del convento e la
Cappella di S.Niccolò, venne costruita tra il 1335 e il 1337.
Alla fine del Settecento si era diffuso l'uso di bere la cioccolata in tazza, ed è per questo che venne aperta ai nobili la cosiddetta Sala Verde, un ambiente dalle tappezzerie di seta di color verde in cui poter degustare questa bevanda calda insieme agli altri liquori prodotti nell'Officina.
La sala è arredata in stile direttorio, con mobili dai dettagli laccati in oro e mensole sulle quali poggiano vasi da farmacia e urne. Sulle pareti della sala sono appesi attestati e riconoscimenti rilasciati all'Officina e nella parte alta i Ritratti dei direttori che si sono susseguiti alla direzione della farmacia dal 1612 ad oggi.
|
Sala Verde: busto di fra' Tommaso Valori e stemma dei Domenicani
|
|
a sinistra: Ritratto di Tommaso Valori / a destra: Ritratto di Cosimo Baccelli
|
|
a sinistra: Ritratto di Damiano Beni
|
|
Ritratti di Giorgio Stefani e Marta Stefani
|
|
stemma mediceo con Ritratto di S.Pietro da Verona (Pietro Rosselli)
|
Sulla volta della sala sono dipente figurine fantastiche.
|
volta affrescata della Sala Verde
|
Un breve passaggio introduce all'
Erboristeria.
|
passaggio tra la Sala Verde e l'Erboristeria
|
Questa sala, alla quale si accedeva dal Chiostro Grande del Convento di S.Maria Novella, era originariamente la sala vendite dell'antica Spezieria (1612/1848).
|
Erboristeria
|
Il soffitto a volta di questo ambiente è stato decorato nel Settecento in stile rocaille con stucchi a motivi a grottesche ed elementi che rimandano al disegno dell'intaglio ligneo dei mobili seicenteschi che arredono la sala.
|
soffitto dell'Erboristeria
|
|
soffitto a rocaille che riprende il decoro dei mobili
|
|
vetrine dell'Erboristeria (XVII sec.)
|
|
bancone dell'Erboristeria
|
Nelle vetrine sono esposti, oltre ai prodotti di erboristeria in vendita, anche una collezione di vasi farmaceutici (ceramiche di Montelupo, Richard-Ginori, Chini) e di strumenti usati nella preparazione dei prodotti (mortai, termometri, bilancini, misurini...).
|
vasi nella vetrina dietro al bancone
|
Ai lati del portale d'ingresso antico vi sono due
Angeli porta candelabro realizzati in legno dorato nel XVIII secolo.
|
Angeli porta-candelabro (XVIII sec.)
|
Ritornando su i propri passi si può accedere all'antica Sagrestia della Cappella di S.Niccolò, fatta costruire sempre dalla famiglia Acciaiuoli tra il 1385 e il 1405.
|
Sagrestia
|
Dalla fine del XVII secolo la Sagrestia era stata trasformata in Aromateria o Stanza delle Acque, il luogo in cui sino al 1848 si conservavano i prodotti della distillazione delle rose e delle erbe in ampolle di vetro o in contenitori in rame. I clienti vi si recavano con le loro personali "bocce" per travasarvi il prodotto da acquistare.
Un recente restauro ha riportato alla luce gli affreschi trecenteschi raffiguranti la Passione di Cristo, realizzati da Mariotto di Nardo.
|
in basso a sinistra: Cattura di Cristo / in alto a sinistra: Orazione nell'orto / in alto a destra: Cristo davanti a Caifa / in basso a destra: Cristo davanti a Ponzio Pilato (Mariotto di Nardo - 1385/1405) |
|
in alto: Cristo deriso / a sinistra: Flagellazione / a destra: Via Crucis (Mariotto di Nardo - 1385/1405) |
|
in alto: Tradimento di Giuda / a sinistra: Ultima Cena / a destra: Lavanda dei piedi (Mariotto di Nardo - 1385/1405) |
|
Crocifissione (Mariotto di Nardo - 1385/1405)
|
|
a sinistra: Compianto / a destra: Marie al sepolcro / Noli me tangere (Mariotto di Nardo - 1385/1405) |
Nell'Ottocento la volta era stata ridipinta con i Quattro Evangelisti, ma i restauri hanno riportato gli affreschi originali nei quali compaiono effigiati i Santi Bernardo di Quintavalle, Benedetto e Tommaso (un francescano, un domenicano e un benedettino) e il Vescovo S.Niccolò.
|
volta della Sagrestia (dall'alto in senso orario): S.Tommaso, S.Bernardo da Quintavalle, S.Niccolò, S.Benedetto
|
Annessi alle sale si trovano un piccolo
Museo, sito negli antichi laboratori dove venivano realizzati i prodotti, dove oggi hanno trovato posto antichi macchinari, antiche ceramiche, vetri e bottiglie, oggetti in bronzo e rame, e una
Tisaneria dove degustare i prodotti dell'
Officina (da noi però non visitati).
Nel 1866 l'Officina divenne di proprietà comunale e presa in affitto da Cesare Augusto Stefani, nipote di fra' Damiano Beni, l'ultimo frate domenicano direttore dell'Officina, che nonostante le soppressioni dell'Ottocento era riuscito a tenerla aperta. Cesare Augusto Stefani divenne il nuovo direttore e ancora oggi i suoi discendenti sono in parte alla guida di questa attività.
www.smnovella.com
La visita dell'Officina Profumo-Farmaceutica è libera.
CONCLUSIONI L'Officina Profumo-Farmaceutica di S.Maria Novella è anche considerata uno dei più antichi esercizi commerciali ancora in attività: ben 400 anni. E' questo un luogo in cui la tranquilla vita quotidiana dei frati è venuta in contatto con la vita laica e con i personaggi importanti della città di Firenze e del mondo. E' un luogo in cui ogni sala è arredata in uno stile diverso e ripercorre le diverse epoche. E' un luogo dove le sensazioni olfattive si esaltano, gli occhi si riempiono di colori e di forme, e anche il gusto viene appagato. E' uno di quei luoghi in cui si avverte l'importanza del Made in Italy, apprezzato nei numerosi negozi che l'Officina ha aperto in tutto il mondo. Per tutte queste ragioni è uno di quei luoghi di Firenze che vale la pena visitare.
Nessun commento:
Posta un commento