sabato 2 agosto 2014

La "Regina Viarum": la via Appia Antica (I miglio)


Nessun viaggio si può intrapprendere senza percorrere una strada...
...e questo post è dedicato alla Regina Viarum, la "Regina delle Vie", come era chiamata nell'antichità la Via Appia Antica

"...qua limite noto Appia longarum teritur regina viarum.."
                             Publio Papinio Stazio - II libro delle Silvae


Fu la prima e la più importante tra le vie costruite da Roma.
Fu costruita a partire dal 312 a.C. per mettere in comunicazione Roma con Capua.
In questo anno Appio Claudio Cieco era censore a Roma e fu lui a farla costruire dandogli il suo nome.

particolare de "Il Cieco" - Cesare Maccari   (Sala Cesare Maccari Palazzo Madama)
Si dovettero superare grandi difficoltà naturali, ma i Romani era grandi ingegneri, e seppero realizzare quest'opera egregiamente.

Per rendere il viaggio comodo in ogni tempo dell'anno, soprattutto quando le intemperie rendevano le strade in terra fangose e poco praticabili, la Via Appia venne lastricata con i cosiddetti "basoli", lastre di pietra basaltica perfettamente combacianti.

basoli della via Appia Antica
Ma le vie romane si distinsero per i loro strati di sottofondo, composti da materiali diversi, dai più fini ai più grossolani, per mantenere meglio il drenaggio.

La carreggiata seguiva una misura standard di larghezza: 4,15 m, ossia 14 piedi romani.
In questo modo potevano passare contemporaneamente due carri in senso inverso di marcia.
Ai lati la strada aveva due cordoli di pietra (crepidine) che delimivano la via dai marciapiedi che erano in terra battuta e larghi un metro e mezzo.
Sì, questa strada veniva percorsa anche a piedi.


Per questa ragione ogni 7/9 miglia (10/13 km) nei tratti di maggior "traffico", e ogni 10/12 miglia (14/17 km) nei tratti meno frequentati, si potevano incontrare oltre a stazioni di posta per il cambio dei cavalli (stationes) anche alloggi per i viaggiatori (mansiones).


Una strada percorribile con ogni mezzo e con ogni tempo.


Lungo i tratti vicini ai centri abitati, si potevano trovare grandi ville e soprattutto tombe, perché i defunti non si potevano seppellre in città (Pomerio) e non dovevano essere dimenticati, e così i viandanti ne potevano perpetuare la memoria.

Via Appia Antica -  Ricostruzione del Piranesi
Il primo tratto della via Appia andava da Porta Capena che si trovava vicino al Circo Massimo, sino a Terracina (90 km).
I 28 ultimi chilometri erano fiancheggiati da un canale di bonifica e per questo si poteva alternare il viaggio o con la barca, o sul carro, o a piedi o a cavallo.

La strada poi si dirigeva verso Fondi, poi verso Formia, Minturno, Mondragone, per poi giungere a Capua.
In totale 195 km che si percorrevano in 5/6 giorni.


Nel 268 a.C. si costruì il tratto che arrivava a Benevento.
Si proseguì poi la costruzione verso Venosa, Taranto e infine a Brindisi (191 a.C.), accesso verso l'Oriente.

Venne anche costruito un percorso alternativo che da Benevento portava a Canosa, Bari, Egnazia.
A questa variante Traiano diede il proprio nome: Via Appia Traianea.

In 13/14 giorni si poteva da Roma raggiungere Brindisi (540 km).

Nel IX/X secolo, essendo decaduta d'importanza, i suoi monumenti divennero una cava di calce, o materiale di riutilizzo per costruire o abbellire altri edifici.

Nell'XI secolo le proprietà della Chiesa lungo la via iniziano ad essere vendute alle grandi famiglie: una di queste, quella dei Caetani, trasforma la tomba di Cecilia Metella in una fortezza, scavalca la strada fortificando il borgo che vi sorge intorno e forma così uno sbarramento per chiedere pedaggi.

Nasce così una via alternativa che parte da Porta S.Giovanni: la via Appia Nuova.

Bisogna aspettare nel XVIII secolo Pio IX con l'architertto Luigi Canina per il recupero dell'Appia Antica.


In questo primo post dedicato a quest'antica via, percorrerò il primo miglio della Via Appia, partendo appunto da Porta Capena sino a Porta S.Sebastiano, che equivale al tratto "urbano" della Via Appia, e che divenne tale solo quando l'Imperatore Aureliano costruì le Mura Aureliane con la Porta Appia (l'attuale Porta S.Sebastiano) nel III secolo d.C.

Porta Capena faceva parte delle Mura Serviane del VI secolo a.C., costruite da Tarquinio Prisco e poi da Servio Tullio, sesto re di Roma , dal quale presero il nome.
In età regia questo era il limitare del Pomerio.

La porta fu distrutta da Caracalla.
Da Porta Capena, collocata nei pressi della curva del Circo Massimo, dove s'incontravano il Palatino, il Celio e l'Aventino, partivano sia la Via Appia che la Via Latina, che conduceva anch'essa a Capua.
Per questo il nome "Capena" potrebbe essere la corruzione di "Capuana", mentre altri pensano che derivi da "Fons Camenorum", le Fonti delle Camene, il boschetto sacro dove si recavano le Vestali per far legna per i loro sacrifici, e dove Numa Pompilio incontrava la Ninfa Egeria.

iscrizione dell'inizio della Via Appia Antica
inizio Via Appia Antica






Su un rudere (che non ha niente di pertinente con la Porta Capena) è affissa una lapide che indica che da quel punto partiva il primo miglio della via Appia.













Il primo tratto di strada fa oggi parte della Passeggiata Archeologica.

Passeggiata Archeologica con Terme di Caracalla
Sulla sinistra, alle pendici del Celio, si trova la Chiesa di S.Maria in Tempulo (via di Valle delle Camene).

ex Chiesa di S.Maria in Tempulo
Chiesa costruita nel VI secolo, fu un monastero di monache benedettine fino al XII secolo, epoca del campanile medievale che si è conservato.

ex Chiesa di S.Maria in Tempulo
Poi fu inglobato in un casale di campagna, divenne poi un ninfeo di Villa Mattei, un fienile, e successivamente uno studio per scultori.
Oggi qui si celebrano matrimoni civili.

Terme di Caracalla
Sulla parte opposta della strada vi è l'ingresso alle Terme di Caracalla o Antoniniane.
Il complesso di terme imperiali fu fatto costruire per il popolino dall'imperatore Settimio Severo e furono terminate per volere del figlio Caracalla tra il 212 al 217.

Terme di Caracalla
Le terme erano approvigionate d'acqua tramite l'Acqua Antoniniana che otrepassava sull'Arco di Druso la Via Appia.
Potevano accogliere 1.500 persone.

Terme di Caracalla
La costruzione aveva due ali simmetriche con al centro una natatio (piscina) all'aperto.
Oltre del calidarium, del tiepidarium e del frigidarium, era dotata di palestre, di una basilica, e di un mitreo, il più grande trovato a Roma.

Terme di Caracalla
Spogliate nei secoli delle loro decorazioni di marmi, statue, colonne, si possono ancora ammirare nella loro grandiosità.
Seconde solo alle Terme di Traiano sono uno dei più suggestivi complessi monumentali dell'antica Roma.
www.archeororma.beniculturali.it
Orario:     ultima domenica di ottobre/15 febbraio   9.00/16.30
                 16 febbraio/15 marzo                               9.00/17.00
                 ultima domenica di marzo/ agosto           9.00/19.15
                 settembre                                                  9.00/19.00
                 1 ottobre/ultimo sabato di ottobre           9.00/18.30
                 lunedì                                                        9.00/14.00
la biglietteria chiude un'ora prima
Costo:  Terme di Caracalla + Villa dei Quintili + Mausoleo di Cecilia Metella                     valido per 7 giorni       7€
             audioguida                   5€
             prima domenica del mese GRATIS
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Davanti all'entrata alle Terme si trova la Basilica dei SS.Nereo e Achilleo.
La chiesa dedicata inizialmente a S.Pietro martire fu costruita nel IV secolo.

Basilica dei SS Nereo e Achilleo
L’ Apostolo Pietro, fuggendo dal carcere Mamertino, in questo luogo perdette la benda (fasciola) che copriva le ferite prodotte al piede dai ceppi della prigionia.
Da qui il titolo della chiesa: "ad fascicolas".
Sulla via Appia vicino alle Catacombe di S.Callisto, a breve distanza da questa chiesa, poi Pietro incontrerà Gesù, e gli domanderà "Domine quo vadis? "(“Signore dove vai?”), e il Signore rispose: "A Roma per essere crocifisso di nuovo".
Pietro capisce di esser chiamato a dare la sua vita a Roma come Cristo e tornò indietro.
Basilica dei SS Nereo e Achilleo
La chiesa fu poi rimodellata nel XI secolo quando le reliquie dei due Santi Nereo e Achilleo furono traslate dalle Catacombe di S.Domitilla.
Nel XV/XVI secolo vennero poi fatti i restauri che le hanno dato l'aspetto attuale.

facciata della Basilica dei SS Nereo e Achilleo
Esternamente semplice, un tempo era decorata con disegni ormai sbiaditi che davano l'illusione di lesene, nicchie, finestre.
Il timpano del portale è retto da due colonne in granito.

All'interno un ciclo di affreschi adorna tutte le pareti (XVI secolo).
Sopra i pilastri della navata centrale sono rappresentate scene di vita dei SS.Nereo e Achilleo e di S.Domitilla.
I due martiri furono condannati a morte insieme alla loro padrona Flavia Domitilla (della famiglia dei Flavi e imparentata con l'imperatore Domiziano), che erano riusciti a convertire alla religione cristiana.

Sopra le colonne invece vi sono angeli con la corona e la palma del martirio.
Gli affreschi forse sono del Pomarancio.

Nell'abside nella parte bassa è raffigurato S.Gregorio Magno che pronuncia l'omelia sulla tomba dei Santi martiri nella Catacomba di Domitilla.
Nella parte alta del catino absidale invece i Santi martiri con altri sono intorno alla Croce.

Nell'arco dell'abside è raffigurata la Trasfigurazione sul Tabor, l'Annunciazione e la Divina Maternità.

Vi sono però anche molti elementi medievali quali i marmi policromi cosmateschi, il mosaico dell'abside e le colonne in laterizio.

La basilica è a tre navate divise da colonne ottagonali in laterizio.
Le navate laterali sono decorate da altari e tele dipinte.

L'altare maggiore è coperto da un baldacchino sorretto da 4 colonne in marmo africano.
La cattedra episcopale in marmo che poggia su due leoni è in stile gotico.
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Sul lato opposto sorge la Basilica di S.Sisto Vecchio.

Basilicadi S.Sisto Vecchio
Il nucleo originale risale al IV secolo, forse finanziato dalla matrona Crescenziana di cui mantenne il titolus Crescentianae.
Nel VI secolo furono traslate qui dalle Catacombe di S.Callisto le spoglie di Papa Sisto II a cui la basilica è dedicata.

campanile della Basilica di S.Sisto Vecchio
Il campanile romanico a tre ordini di trifore è del XIII secolo.
Fu fatta ricostruire da Papa Benedetto XIII nel XVIII secolo ad opera di Filippo Raguzzini.
La facciata è infatti settecentesca, con portone sormontato da timpano triangolare con draghi agli angoli.

facciata della Basilica di S.Sisto Vecchio



Qui nel XIII secolo si spostarono le suore domenicane tempoline che si trovavano nella vicina e già citata chiesa di S.Maria in Tempulo.
Nel XIX il monastero fu confiscato dallo Stato e trasformato in magazzino per la rimessa dei carri funebri.
Nel 1893 ritornarono le monache e fondarono qui una scuola privata.


L'interno, in origine a tre navate, è oggi a navata unica adornata con molti stucchi.
Vi è un anche un chiostro quadrangolare con lunette affrescate rappresentanti la vita di S.Domenico.





Dove un tempo era situato l'orto delle suore Domenicane oggi si trova il Semenzaio Comunale, che provvede al rifornimento di alberi, piante e fiori per i giardini della città.
Qui vengono coltivate le azalee che a primavera adornano la scalinata di Trinità dei Monti.
Aranceria del Semenzaio Comunale
Qui vi sono anche due torrette medioevali, con ingresso soprelevato.
Sono delle fortificazioni costruite sulle due mole qui poste per utilizzare la forza motrice di un fiumicello (Marrana di S.Giovanni) oggi scomparso.
Orario: 9.00/11.00   15.00/17.30
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Nel centro di Piazza Numa Pompilio vi è un'Edicola, di origine medievale (XI/XII secolo), simile ad una bassa torretta, con tre nicchie.


Sorge al posto di un'edicola per i Lares Compitales (i Lari Compitali), divinità protettrici dei viandanti e dei "crocicchi".

Superata la piazza, la via Appia continua sull'attuale via di Porta S.Sebastiano.
E' qui che anticamente la via Appia e la via Latina si dividevano.
 
bivio tra Via Appia Antica e Via Latina
Questa zona era in epoca romana un'area dove sorgevano tombe, mausolei e colombari, affiancati da eleganti ville.

via S.Sebastiano
I monumenti funerari erano di vario genere: il colombario (tomba collettiva a incinerazione, spesso sotterranea), tombe a forma di altare, a forma di edicola, sepolcri a torre, a tempietto su due piani, i mausolei circolari con copertura conica o a cupola.

urne funerarie
olle cinerarie
In epoca medievale invece era questa una zona di vigne e orti, con complessi religiosi assistenziali.

via S.Sebastiano

Sulla sinistra al N°7 si trova il Casale Pallavicini all'interno del quale si trova l'Oratorio dei 7 Dormienti.

Casale Pallavicini/ Oratorio dei 7 Dormienti
L'Oratorio ha occupato nel XI/XII secolo il primo piano di una casa romana a due piani del II secolo d.C.
In esso si sono ritrovati affreschi che illustrano la leggenda orientale dei sette giovani che furono murati vivi in una grotta di Efeso durante le persecuzioni di Decio (III secolo d.C.) contro i Cristiani, e che furono trovati ancora vivi e dormienti all'apertura della grotta dopo due secoli.
Il ciclo di affreschi medievali venne alla luce durante dei lavori di ripulitura di una cantina che veniva utilizzata per conservare formaggi. 

In questo sito si trova anche una tomba del I secolo d.C. appartenuta alla famiglia di un liberto della famiglia imperiale Giulio-Claudia.
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Sull'altro lato della strada si trova la chiesa di S.Cesareo de Appia, chiamata anche S.Cesareo in Palatio.

Chiesa di S.Cesareo de Appia
La chiesa del VIII secolo è stata costruita su un edificio termale (forse le Terme di Commodo) risalente al II secolo d.C. in quanto è stato ritrovato un pavimento a tessere bianche e nere, con tritoni e animali marini, sotto il pavimento dell'edificio religioso. 

chiesa e campanile di S.Cesareo de Appia
facciata della chiesa di S.Cesareo de Appia


Nel XIV secolo dava rifugio ai pellegrini che entravano in città da Porta S.Sebastiano. Venne restaurata dal Cavalier d'Arpino nel XVI secolo.
Vi si trasferirono i mosaici del XIII secolo della Basilica di S.Giovanni in Laterano che era in fase di restauro anch'essa.




La facciata presenta un piccolo portico addossato al portone d'acceso (protiro) sostenuto da due colonne di granito.








navata della chiesa di S.Cesareo de Appia
decorazioni laterali della navata della chiesa di S.Cesareo de
Il Cavalier d'Arpino eseguì degli affreschi sull'attico raffiguranti la vita di S.Cesareo, e fece i cartoni per i mosaici dell'abside e all'esterno dell'arco trionfale della navata unica della chiesa.

Vita di S.Cesareo (Cavalier d'Arpino)
Nell'abside un mosaico rappresenta Dio tra gli Angeli.

Dio tra gli Angeli nel catino absidale
Appartenevano al transetto della Basilica di S.Giovanni in Laterano il pulpito, le transenne del presbiterio, la cattedra e l'altare.

transenne del presbiterio, altare e cattedra provenienti da S.Giovanni in Laterano
altare
pulpito
Il soffitto è a cassettoni con lo stemma di Clemente VIII tra teste di cherubini. 

soffitto a cassettoni
soffitto con stemma di Clemente VIII
Orario: domenica  9.00/13.00
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Sempre sullo stesso lato della strada (al N°9) si trova una villa rinascimentale extraurbana, una delle più antiche di questo periodo: la Casina del Cardinal Bessarione.

Casina del Cardinal Bessarione
Già occupata da due sepolcri del I/II secolo d.C.di cui rimangono dei resti di pavimentazione in mosaico, l'area fu adibita in epoca medievale a ricovero ospedaliero gestito da frati e poi da monache.

Casina del Cardinal Bessarione
Nel XV divenne la residenza estiva dei vescovi di Tuscolo, che avevano la vicina chiesa di S.Cesareo compresa nella loro diocesi, dopo un ampliamento e la costruzione di una loggia decorata con festoni, rocce, chiese e castelli, e una finta balaustra, e con l'utilizzo di colonne antiche con capitelli ionici e dorici.
All'interno è affrescato il piano nobile.

loggia della Casina del Cardinal Bessarione

loggia affrescata della Casina del Cardinal Bessarione
Tra questi vescovi vi fu anche il Cardinal Giovanni Bessarione, da cui la Casina prende il nome, anche se della sua presenza non rimane nessuna traccia (degli altri vescovi che abitarono nella Casina rimangono invece degli stemmi nella loggia).

La Casina si articolava su tre piani: un seminterrato per i servizi, un piano nobile con loggia, al quale si poteva accedere con scala, e un secondo piano, dove erano collocati gli appartamenti del Cardinale.
Sei stanze per ogni piano, con un camino in ognuna.
Le finestre sono a croce guelfa.

lato adiacente la via Appia della Casina del Cardinal Bessarione
finestra a croce guelfa della Casina del Cardinal Bessarione
Ai primi del '900 divenne una locanda.
Espropriata dallo Stato, è ora arredata con mobili rinascimentali.
(chiusa al pubblico perché sede temporanea degli Uffici del Comune)

Qualche anno fa visitammo la Casina del Cardinal Bessarione, e l'aspetto del sito era certamente migliore: il giardino, al contrario di quanto appare oggi, era ben curato.
Un vero peccato!
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Riattraversiamo la strada dove al N°9 si trova il Sepolcro degli Scipioni.

complesso del Sepolcro degli Scipioni
La famiglia degli Scipioni era un ramo della famiglia dei Corneli. 
Tra i suoi membri si ricorda Scipione Africano Maggiore, che vinse Annibale nella II guerra punica, e Scipione Emiliano, che con la distruzione di Cartagine concluse la III guerra punica.
E chi non ricorda Cornelia, figlia di Scipione l'Africano e madre di Gaio e Tiberio Gracco, tribuni della Plebe?

Sepolcro degli Scipioni (visto dalla via Appia)
Il sepolcro fu fatto costruire dal console Lucio Cornelio Scipione Barbato nel III secolo a.C. 
Il suo sarcofago in peperino si trova ai Musei Vaticani, ed è ricco di fregi dorici e versi saturni.

copia del sarcofago di Lucio Cornelio Scipione Barbato
copia del sarcofago di Lucio Cornelio Scipione Barbato
Il sepolcro fu scoperto nel XVIII secolo ampliando una cantina, ed essendo allora questa una proprietà dei Sacchi, due fratelli sacerdoti, gli arredi funebri finirono in Vaticano.
 
Il sepolcro è stato scavato nel tufo.
Ha forma quadrata e quattro pilastri che dividono lo spazio in sei gallerie.
Delle nicchie lungo le gallerie ospitavano 32 sarcofaghi.

Sepolcro degli Scipioni
Sepolcro degli Scipioni

Sepolcro degli Scipioni





Sulla facciata del sepolcro, rivolta verso i viaggiatori che uscivano dalla città, dovevano esserci tre ingressi e, posizionate in nicchie, le statue di Scipione l'Africano, Scipione l'Asiatico e del poeta Ennio (del Circolo degli Scipioni) che nel cantò le glorie.
Le pareti della facciata erano affrescate con pitture geometriche e di figure umane, di epoche diverse.

ingresso nella facciata del Sepolcro degli Scipioni
facciata del Sepolcro degli Scipioni
decorazioni geometriche nella facciata del Sepolcro degli Scipioni
In epoca medievale in uno degli ingressi al sepolcro venne creata una calcara per la trasformazione del marmo, recuperato dai monumenti antichi di quest'area, in calce.

calcara medievale
Ma il primitivo ingresso al sepolcro era ortogonale alla facciata.

ingresso primitivo al sepolcro

Il ramo della famiglia dei Corneli Lentuli costruì poi nel I secolo d.C. un sepolcro per sepolture ad incinerazione, accanto a quello preesistente.

casale di età imperiale





In età imperiale sopra al sepolcro fu costruito un casale di tre piani.



Nel settecento venne creato un ingresso sulla via Appia con scalinata.



pavimento della domus










ingresso settecentesco
La visita al sito comprende anche la discesa in un colombario di cui non si conoscono nè l'epoca di costruzione nè i nomi dei defunti o della corporazione funeraria che se ne occupava.
colombario del complesso del Sepolcro degli Scipioni
Colombario
Conservato in ottimo stato, ha ancora evidenti le pitture vegetali tra i loculi, e le targhette, a ogni piano di un colore differente, che avrebbero dovuto contenere il nome del defunto.
Anche il pilastro centrale che sorregge il soffitto, conteneva le olle cinerarie.

loculi del colombario
decorazioni vegetali e targhette dei nomi del colombario
Sempre in questo sito sono state rinvenuti 12 m di catacombe, di cui non si può dire se fossero stati luoghi di sepoltura cristiani o ebraici.

Orario: chiuso il lunedì   martedì/domenica   9.00/14.00
             I volontari del Touring Club aprono il sito e accompagnano nella visita
Costo: 4€
           il biglietto si acquista al Museo delle Mura (via Porta di S.Sebastiano 18)           
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Sempre nel Parco degli Scipioni troviamo un'altra sepoltura importante: il Colombario di Pomponio Hylas.

Prende il nome dal liberto Pomponio Hylas vissuto in età flavia (II secolo d.C.) di cui qui si trovavano le ceneri e il nome su un pannello a mosaico di pasta vitrea con cornice di conchiglie, insieme a quello della moglie Pomponia Vitali.

 CN(aei) POMPONI HYLAE E(t) POMPONIAE CN(aei) L(ibertae) VITALINIS
 (A Gneo Pomponio Hylas Pomponia di Gneo liberti di Vitalino)

Pomponia era ancora in vita quando fu apposto questo mosaico sulla parete, particolare dedotto dalla presenza nella scritta di una V (vivit).

In realtà il colombario risale al 14/54 d.C. e solo successivamente fu comperato dai due coniugi.

Una ripida scala faceva accedere al piccolo vano sotterraneo rettangolare, con volta decorata con tralci di vite, figure femminili alate e uccelli.
I fondatori del sepolcro probabilmente furono Granius Nestor e Vinileia Pedone i cui nomi sono scritti su una tabella marmorea sotto alla loro raffigurazione in un'edicola.

Lungo tutti i muri ci sono nicchie che contennero urne cinerarie.

Nel colombario in laterizi sono raffigurate scene e personaggi dell'aldilà pagana o legati al culto e ai misteri di Orfeo.

Il colombario fu scoperto nel 1831 da Pietro Campana.
Sotto il pavimento venne alla luce un sarcofago con il corpo di una donna perfettamente conservato, che si trasformò però in polvere, una volta che venne in contatto con l'aria.
Le ceneri di Pomponio e della moglie furono trafugate nel medioevo e da allora si trovano nella cattedrale di Ravello.


A questo sito archeologico si accede da via di Porta Latina, tramite l'ingresso al Parco degli Scipioni davanti al Tempietto di S.Giovanni in Oleo.
Il biglietto invece si acquista al Museo delle Mura e si viene accompagnati dai volontari del Touring Club a visitare il sito.
Orario: chiuso il lunedì   martedì/domenica   9.00/14.00
Costo:   4€
ingresso ai Colombari su via S.Sebastiano
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Ultimi sepolcri tra la via Latina, la via Appia, il Parco degli Scipioni e le Mure Aureliane, sono i tre Colombari di Vigna Codini, che prendono il nome dal proprietario della terreno nel quale sono stati scoperti dal Marchese Giampiero Campana nel 1840.






Furono costruiti tra l'epoca di Augusto e l'epoca di Tiberio e furono utilizzati sino al II secolo d.C.






Il Primo Colombario è costituito da un ambiente sotterraneo quadrangolare in laterizio con un pilastro centrale che sostiene la volta.
Si possono contare lungo le pareti, in un gradino che corre lungo i muri e anche nel pilastro 500 loculi arcuati, alcune con il nome del defunto.
Sul pilastro vi sono raffigurate scene dionisiache.

Il Secondo Colombario ha sempre la stessa forma, ma è più piccolo: trovano spazio 300 cellette, nelle quali ognuna contiene due olle cinerarie.
Le pareti sono in parte decorate con dipinti e stucchi colorati.
Il pavimento in cocciopesto con inserti marmorei riporta la dedica del colombario di due membri del collegio funerario, coloro che ne curavano il restauro.

Il Terzo Colombario invece ha una forma a U, è il più grande e meglio conservato.
Qui le celle sono più grandi e possono contenere urne marmoree e anche busti.
Mensole sui muri testimoniano che l'accessibilità alle celle più alte era possibile tramite un soppalco in legno.
C'è anche un avvertimento per chi visitava il luogo:
Ne tangito, o mortalis, revere Mane deos 
ovvero: "Non toccare, mortale, rispetta gli dei Mani"
Accanto a questo colombario vi era anche un lustrino per cremare i defunti, per la maggior parte liberti della corte imperiale.

Ingresso in via Latina 14
Proprieyà privata, visitabili solo accompagnati da associazioni culturali.
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Si è quasi giunti alle Mura Aureliane quando a scavalcare la via Appia troviamo il cosiddetto Arco di Druso, che non è affatto un arco trionfale, ma bensì un tratto dell'acquedotto dell'Acqua Antoniniana che alimentava le Terme di Caracalla.

Arco di Druso
Arco di Druso (lateralmente)











In effetti vi deve essere stato un arco di Druso eretto nel 9 a.C. ma questo arco risale al III secolo d.C.


struttura dell'acquedotto sull'Arco du Druso
Essendo su una via importante come la via Appia, il tratto di acquedotto che la scavalcava fu abbellito con marmi e colonne di cui rimangono nella facciata che guarda Porta S.Sebastiano sono due colonne con capitelli compositi, l'architrave e parte del timpano.
Arco di Druso (lato verso PortaS.Sebastiano)
All'inizio del V secolo d.C. Onorio lo trasformò in controporta della Porta Appia (l'attuale Porta S.Sebastiano), unendolo ad essa con due muraglioni scomparsi, in modo da creare una corte interna, un castello difensivo.

Mura Aureliane (vicino Porta S.Sebastiano)
Le Mura Aureliane furono costruite nel III secolo d.C. dall'imperatore Aureliano per difendere Roma da un possibile spingersi dei barbari verso la città, in un periodo in cui l'impero era reso debole dalla crisi economica e politica.
Gli Alemanni avevano otrepassato le Alpi per la terza volta.

una torre delle Mura Aureliane
La costruzione delle mura iniziò nel 270 e terminò quando era imperatore Probo (279 d.C.), mentre Massenzio provvide a fortificarle (in opera listata) nel IV secolo.
Costruite in mattoni, erano alte 6 m, spesse 3,50 m., e lunghe circa 19 km.
Racchiudevano tutti i sette colli di Roma (135 ettari).
Vi erano lungo il perimetro ogni 30 m circa, torrette quadrate.

Torri semicircolari inquadravano le porte principali, che erano costituite da due ingressi con copertura ad arco, mentre torri quadrate inquadravano le porte secondarie, che erano costituite da un solo ingresso posto nelle mura.

vegetazione lungo le Mura Aureliane
Onorio e Arcadio coprirono il cammino di ronda e al di sopra ne costruirono un altro con merli; le torri furono rialzate e rinforzate.
Nel VI secolo per far fronte ai Goti le mura divennero ancor più difficili da espugnare grazie a Belisario.
Si contavano 383 torri, 7.020 merli, 2066 grandi finestre esterne, 5 postierle principali, 116 latrine.

Porta S.Sebastiano (lato esterno)
Il tratto che comprendeva Porta Latina e Porta Appia, chiamata poi Porta S.Sebastiano, è quello meglio conservato.

Porta S.Sebiastiano (lato interno)
Porta Appia aveva in origine due fornici per il doppio senso di marcia ed era ricoperta da travertino.
Successivamente fu ridotta ad un unico fornice rivestito in marmo e le torri semicircolari furono dotate di un basamento quadrato in marmo.

fornice della Porta S.Sebastiano
scanalatura per la saracinesca
























La chiusura della porta avveniva tramite un doppio battente ed esternamente veniva calata con corde una saracinesca che scorreva in una scanalatura.

Su uno stipite della porte vi è raffigurato l'Arcangelo Michele in ricordo della battaglia vinta dai Romani contro Roberto d'Angiò il 29 settembre 1327.

graffito dell'Arcangelo Michele su Porta S.Sebastiano
Il nome della Porta Appia cambiò nel medioevo in Porta S.Sebastiano per la vicinanza delle catacombe omonime.

Per narrare la costruzione e la storia delle Mura Aureliane è stato allestito nella camera di manovra della porta il Museo delle Mura.
Si può anche salire sulla terrazza della porta e percorrere un tratto del  camminamento di ronda.

www.museodellemuraroma.it
Orario: martedì/domenica   9.00/14.00
Costo:   5€

La passeggiata che percorre il primo miglio della via Appia è terminata.

CONCLUSIONI 
Un altro post continuerà la descrizione della Regina Viarum, percorrendo il prossimo tratto della via che diviene extraurbano.
La maggior parte dei siti da me menzionati in questo post si possono visitare solo tramite associazioni culturali con permessi speciali.
Negli anni passati abbiamo potuto entrare in tutti questi luoghi, e devo dire che sono davvero affascinanti ed insoliti.
Alcune delle associazioni culturali con le quali abbiamo avuto la possibilità di scoprire la bellezza di questi luoghi e di quelli sparsi in tutta Roma sono:

ASSOCIAZIONE CULTURALE "OBELISCO"
www.associazioneobelisco.com 

ASSOCIAZIONE CULTURALE "FLUMEN"
www.flumen.it

SOTTERRANEI DI ROMA
www.sotterraneidiroma.it


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