venerdì 1 giugno 2018

Anzio: l'area archeologica della Villa di Nerone


Anzio, l'antica città di Antium, abitata fin dall'età della pietra, è una cittadina marittima del litorale laziale, distante 58km da Roma.
Riguardo alla sua fondazione esistevano due versioni: lo storico Xenagora sosteneva che fosse stata fondata da Anteo, figlio di Ulisse e della maga Circe, mentre altri sostenevano che il vero fondatore fosse stato Ascanio, figlio di Enea.
Sin da epoca antichissima la sua popolazione svolse un'intensa attività marinara, ancor prima che in quest'area si stanziassero i Volsci (V secolo a.C.).
Anzio fu infatti una delle più importanti città di queste genti, che costruirono la loro acropoli nella parte più alta della riviera, ed intorno a questa la cittadella fortificata.
Il loro porto era chiamato "Caenon" (oggi interrato), posto a nord di quello costruito poi da Nerone.

area del primo insediamento ad Anzio
I Volsci presto entrarono in lotta contro i Romani.
Qui s'inserisce il racconto leggendario di Caio Marzio Coriolano, uomo politico, valoroso generale romano, schierato nell'ala oltranzista dei patrizi: venne esiliato dopo aver sostenuto che, se i plebei non avessero rinunciato ai tribuni, non dovesse essere distribuito loro il grano mandato da Dioniso di Siracusa, per sopperire alla carestia.
Coriolano si rifugiò allora presso Attio Tullio, re dei Volsci, e lo convinse a scendere in armi a combattere i Romani, arrivando a minacciare Roma.
Si racconta che fu fermato dalle matrone romane, guidate dalla madre Veturia e dalla moglie Volumnia, che lo convinsero a tornare indietro con il suo esercito.
Nel 467 a.C. Anzio divenne una colonia latina, ma insorse.
Nel 338 a.C. dopo la battaglia svoltasi nei pressi del fiume Asturia, Anzio venne sottomessa in modo definitivo dai Romani guidati da Mario Furio Camillo: la flotta anziate fu in parte distrutta (le navi più vecchie), e in parte integrata in quella romana, i rostri delle sue navi furono strappati per ornare la tribuna del Foro Romano dove a Roma si tenevano i Comizi, e che da allora venne chiamata "tribuna rostrata".
Durante le guerre civili Anzio parteggiò per Cornelio Silla e per questo venne distrutta dalle truppe di Caio Mario nel 87 a.C.

Con il dominio dei Romani Anzio, distante 260 stadi dal porto di Ostia, divenne una località di villeggiatura: furono costruiti imponenti ville, teatri e templi.

Il teatro romano del I secolo d.C. fu ritrovato nel 1929.

resti del teatro romano

ricostruzione tridimensionale della cavea con le gradinate, dell'orchestra e della scena del teatro romano di Anzio
 Era un teatro di piccole dimensioni (42.9m di diametro), costruito rivolto verso il mare (che costituiva così lo sfondo della scena), in un'area periferica della città.

pianta dei resti del teatro
La cavea era suddivisa in quattro settori radiali alle cui gradinate (oggi scomparse), il pubblico poteva accedere tramite scale in muratura.

cavea del teatro romano
ingresso principale della cavea del teatro
strutture della cavea
Un corridoio coperto permetteva di accedere all'orchestra; il corridoio la collega all'ingresso principale, passando al di sotto della cavea e da due corridoi laterali.

orchestra del teatro
Il portico, costruito dietro alla scena, era destinato ad accogliere gli spettatori in caso di pioggia.
Si conservano alcune basi delle 18 colonne che lo componevano.
Le ultine due colonne di ogni lato furono inglobate poi in due avancorpi.

ricostruzione tridimensionale del portico del teatro romano di Anzio
resti della scena del teatro romano
portico del teatro romano
portico del teatro romano
basi delle colonne del portico del teatro romano
Nel V secolo d.C., dopo l'abbandono del teatro, furono piazzate delle fornaci nei corridoi laterali e in alcuni settori della cavea.

Fonti riportano che in questi territori erano stati eretti:
- il Tempio di Esculapio forse collocato nei pressi dell'antico porto Caenon.
Fu trovata una statua in marmo nero antico che rappresentava Esculapio (oggi conservata a Roma al Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini).

Esculapio (Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini - Roma)

Si dice che nel 290 a.C. la nave proveniente da Epidauro, che portava a Roma il serpente sacro a Esculapio, avesse fatto tappa ad Anzio e che il serpente avesse sostato presso il tempio dedicato al dio per tre giorni.
- il Tempio della dea Fortuna Anziatina forse collocato dove oggi sorge la Villa Albani o compreso nell'area dela villa imperiale presso Capo d'Anzio.
Orazio in una sua ode invocava: 
" O Diva gratum, quae regis Antium".
                                      (Orazio - Carmina Liber I - 35,1)
La Fortunae Anziatinae predisse a Caligola, il giorno prima del suo assassinio, di guardarsi da Cassio, ma l'imperatore credendo che la dea alludesse a Cassio Longino, ordinò di eliminarlo al posto di colui che si rivelò il vero assassino, ovvero Cassio Cherea.
- il Tempio di Apollo adiacente al Forte Sangallo di Nettuno (Nettuno e Anzio in epoca antica erano unite in un'unica città).

Probabilmente doveva esserci stato un tempio dedicato ad Apollo anche nell'area della cosiddetta Villa di Nerone di Anzio, visto che da quell'area proviene la famosa statua in marmo di Carrara dell'Apollo del Belvedere
"il più alto ideale artistico fra tutte le opere dell'antichità sfuggite alla distruzione"
 così la definì Johann Joachim Winckelmann.

Apollo del Belvedere (II sec. d.C. - Musei Vaticani - Roma)
La statua alta 226cm fu rinvenuta in zona imprecisata verso la fine del XV secolo.
Fu donata a Giuliano della Rovere  probabilmente dai Colonna, padroni del feudo di Nettuno.
Dopo aver sostato nei giardini dei Santi Apostoli a Roma, quando Giuliano della Rovere divenne papa (col nome di Giulio II) fu trasferita nel Cortile del Belvedere, da dove trae il nome.
Si tratta di una copia della seconda metà del II secolo d.C. di una statua in bronzo di Leochares (350/325 a.C.).
- il Tempio di Ercole presso il Forte Sangallo, dove venne alla luce una statua senza gambe del dio.
Cicerone parla in una sua lettera del trasporto ad Anzio di una statua del dio.

Inoltre è stato ritrovato nel 1930, nell'area di Villa Sarsina (Anzio), un mosaico policromo di epoca neroniana, in tessere di marmo e pasta vitrea, con aggiunta di stucco rosso e concrezioni calcaree: il cosiddetto Ercole ebbro di Palazzo Massimo.
Il mosaico è così chiamato perché appartiene al Museo Archeologico di Palazzo Massimo a Roma, ed è in prestito al Museo Civico Archeologico di Anzio.

ninfeo di Ercole
Il mosaico, conservato oggi nel Museo Civico Archeologico di Villa Adele ad Anzio, raffigura al centro Ercole semisdraiato con clava e coppa per bere.
Lateralmente sono raffigurati un giovane uomo nudo (a sinistra) e un suino con una benda intorno al corpo, forse pronto per essere sacrificato (a destra).

mosaico: (da sinistra) giovane uomo nudo, Ercole e suino
mosaico: mostro marino
mosaico: mostro marino
Potrebbe trattarsi di un sacello, di un ninfeo o di una fontana monumentale (ma non sono stati trovati sistemi idraulici che ne giustifichino questo uso), che fu obliterato da un muro durante il II secolo d.C.

- il Tempio di Nettuno, anzi due (uno a Nettuno e l'altro ad Anzio) dei quali si è ritrovata una statua di Nettuno Anziate o del Laterano, copia romana del II secolo d.C. del Poseidon Isthmos di Lisippo (oggi conservata al Museo Gregoriano Profano dei Musei Vaticani) e tre are: Ara Ventorum, Ara Tranquillitatis e Ara Neptuni (oggi conservate ai Musei Capitolini).
Uno dei templi dedicati a Nettuno si trovava ai confini della Villa imperiale (vicino al Faro moderno): se ne possono vedere le basi in travertino delle colonne ancora in sito.

basi delle colonne del Tempio di Nettuno inserite nelle murature di epoca severiana della Villa Imperiale
- il Tempio di Giove di cui non se ne hanno tracce, ma fu ritrovata una statua in marmo nero raffigurante il dio (trovata nella stessa area di quella di Esculapio), oggi conservata al Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini.

Giove (Salone - Palazzo Nuovo - Musei Capitolini - Roma)
- il Tempio di Cerere Anziatina di cui si è trovata una lapide iscritta datata 85 d.C. che ne testimonia l'esistenza (conservata a Verona).

Non mancavano luoghi di culto dedicati a divinità orientali: una lastra raffigurante il dio Mitra fu rinvenuta presso il porto neroniano, mentre una statua del I/II secolo d.C. del dio Anubi fu rinvenuta nel 1749 nei terreni della famiglia Pamphilj (donata poi a papa Benedetto XIV, è oggi nella Sala IV del Museo Gregoriano dei Musei Vaticani).

Anubi (I/II sec.d.C. - Musei Vaticani)

Anzio fu amata dal poeta e filosofo Lucrezio Caro, da Cassio e da Bruto, dall'imperatore Caligola che naque ad Anzio nel 12 d.C., festeggiò qui le sue nozze con Lollia Paolina e che, come riporta Livio, voleva fare della città la capitale dell'impero, da Cicerone che si dice avesse qui due ville, dall'imperatore Adriano che definiva Anzio uno dei luoghi più belli della Penisola, da Mecenate che qui aveva una villa, da Augusto che nel 2 a.C. secondo Svetonio fu proclamato padre della patria in quella che era la villa di suo nonno e del suo bisnonno.
Ma colui che rese nota e abbellì questa località fu Nerone, l'imperatore che ad Anzio nacque nel 37 d.C.
statua di Nerone (Claudio Valenti) posta davanti al Porto neroniano
lapide con dedica della statua di Nerone
Nerone era molto legato alla sua città natale, dove nel 63d.C. nacque anche la figlia Claudia Augusta, avuta dalla seconda moglie Poppea.
Si racconta anche che assistette all'incendio di Roma del 64 d.C. proprio dalla villa imperiale che qui lo ospitava, e di cui parlerò in questo post.

ingresso a forma di nave e piccolo museo dell'Area Archeologica della Villa di Nerone
L'Area archeologica della cosiddetta Villa di Nerone comprende i resti di varie epoche di una villa Imperiale e del Porto neroniano con i magazzini portuali (detti Grotte di Nerone).

pianta delle emergenze archeologiche del sito
disegno delle rovine nel '700 (Volpi)
area archeologica sul pianoro roccioso della Villa di Nerone
area archeologica della Villa di Nerone vista dalla spiaggia
L'area della cosiddetta Villa Imperiale si estende a picco sul mare su un fronte di 800 metri, tra il Capo d'Anzio, dove si trova il moderno Faro, sino al cosiddetto Arco Muto, così chiamato perché rimasto isolato in mezzo al mare fino a qualche anno fa (poi anch'esso crollato), facente parte di una serie di contrafforti che sosteneva la friabile roccia della costa, protesa in quel punto verso il mare.

Area Archeologica della Villa di Nerone
L'area della Villa Imperiale era già occupata nel periodo tra l'VIII e il IV secolo a.C.
Si può supporre dai resti di muri costruiti in blocchi di tufo di epoca volsca, emergenti dal terreno e sormontati da mura di epoche posteriori che si trovano vicino al moderno Faro.
Probabilmente queste murature facevano parte delle mura difensive dell'antico porto.

blocchi di tufo poggianti sul terreno (al centro della foto)
Sul terreno in cui sorse la Villa Imperiale gli studiosi hanno riconosciuto sette fasi costruttive.

- Alla I Fase (II secolo a.C.) appartengono pochi resti, tra i quali alcuni lacerti di mosaico posti sempre nell'area della villa vicino al Faro moderno.
La costruzione posta sul piano che domina il mare, esistente in età repubblicana, aveva uno schema simmetrico degli ambienti, di cui restano solo le fondazioni, perché distrutta poi in epoca neroniana per erigervi la nuova villa.

pianta della villa di epoca repubblicana posta presso il Faro
 A quest'epoca risalirebbe la residenza degli Ottavi, apparteneva quindi al bisnonno o al nonno di Augusto. 

area archeologica vicino al Faro: la più antica
- Alla II Fase (metà del I secolo a.C./inizi I secolo d.C.) appartenevano altri mosaici, oggi perduti, trovati nell'area dell'Ospedale Militare al di là della Via Fanciulla d'Anzio  che delimita la zona archeologica visitabile, e altri ritrovati dove ora cresce erba e poi andati perduti, nell'area della villa limitrofa al Faro moderno (visibile meglio dalla strada che costeggia l'area archeologica).

resti di muratura in opus reticolatum e blocchetti di tufo appartenenti dalla villa della II Fase
Appartenevano a questa fase un porticato con colonnato che affacciava verso il mare, sul lato occidentale della villa (andato distrutto), e alcuni ambienti interconnessi con il porticato ai quali appartenevano i mosaici scomparsi.

- Alla III Fase si può ricondurre l'inizio della costruzione di quella che divenne la villa imperiale (inizio I secolo d.C.).
I muri della costruzione precedente furono rasi al suolo e venne realizzata una villa con terrazzamenti verso il mare: un edificio di forma semicircolare munita di porticato che affacciava sul mare.
L'esedra era protetta verso il mare da un muraglione, nascosto da un portico.

plastico dell'aspetto della Villa imperiale
muro con porticato a difesa dell'esedra visto dal mare
La villa si estese anche verso Nord, verso il cosiddetto Arco Muto.
Difficile individuare i resti di questa fase edilizia: sono crollati o inglobati nelle fasi successive della costruzione.
Si è potuta accertare l'esistenza di alcuni ambienti (terme, teatro, biblioteca...) da una lapide marmorea ritrovata nella villa nel 1711: i Fasti ministrorum domus Augustae che, oltre agli avvenimenti degli ultimi anni di regno di Tiberio e i primi dieci di quelli di Claudio, elencava i compiti della servitù in servizio nella villa (23/33 d.C. - Musei Capitolini).
Si suppone da questo ritrovamento che ad est della villa ci fosse anche un suo attracco privato.

- Alla IV Fase, la fase neroniana, risalgono i resti delle murature a semicerchio: parte di queste erano addossate alla roccia tufacea a picco sulla spiaggia sottostante, degradanti verso il mare tramite scale e ambienti su più livelli, fino a giungere ai giardini e alla banchina del porto.
Degli edifici della villa di questa fase costruttiva nella zona dell'Arco Muto è rimasta ben poca cosa: la serie di archi qui presente sosteneva terrazzamenti porticati.
Si realizzò in questa fase anche l'acquedotto con cisterne ritrovato più a Nord dell'Arco Muto.

- Alla V Fase, la fase domizianea, appartengono le modifiche apportate alla villa dopo la morte di Nerone.
Domiziano fece realizzare opere d'isolamento di alcuni ambienti umidi della villa e fece costruire condutture di scolo delle acque.
L'imperatore fece erigere in prossimità del mare una sorta di marciapiede sopraelevato su archi, che unisse esternamente il Teatro, le Terme, la Biblioteca e il Tempio di Venere della villa (i cui resti si possono in parte vedere dalla spiggia sottostante le rovine).

resti della biblioteca
La Biblioteca aveva una forma a semicerchio e si sviluppava su due piani.

ingresso principale della Biblioteca e nicchie su due livelli
Aveva l'ingresso principale che si apriva su un marciapiede sospeso su arcate, che si collegava, mediante alcune scale, alla strada sottostante e alla banchisa.
Altre scale collegavano la Biblioteca alla parte alta della rupe.

a sinistra della foto: scale che collegavano la Biblioteca alla parte alta della rupe/a destra della foto: ingresso della sala lettura
La Biblioteca era composta da una grande sala (24mx6m) con nicchie rettangolari (per contenere volumi e codici) e nicchie con volta a calotta (per contenere statue).
Su lato sinistro si trovava un'altra sala grande circa la metà di quella principale.
Il corpo curvilineo della Biblioteca rivolto verso il mare è andato distrutto.
Non appartenevano alla biblioteca i muri che dividono in piccole camere l'aula originale: sono successivi e forse dovuti alla trasformazione del sito con funzioni abitative. 

Biblioteca vista dall'alto
Solo una finestra arcuata delle quattro che affiancavano l'ingresso della Biblioteca (due per parte) si è conservata.
Probabilmente vi erano altre cinque aperture al livello superiore.

unica finestra arcuata superstite della Biblioteca
Le pareti erano intonacate e dipinte con un ciclo figurativo del tipo a giardino: una balaustra a graticcio e un balconcino dal quale si poteva ammirare una lussureggiante vegetazione popolata da varie specie di uccelli.
Questi affreschi sono stati staccati e conservati nel Museo Civic Archeologico di Anzio. 

sala del Museo Civico Archeologico con gli affreschi staccati nella Biblioteca della Villa Imperiale
particolare dell'affresco con vegetazione
particolare dell'affresco con uccelli


particolare dell'affresco con vegetazione
particolare dell'affresco con piccolo quadro e uccello su vaso
particolare dell'affresco con conchiglia
La biblioteca di Nerone ad Anzio venne descritta con scaffali in legno decorati da borchie in oro.
In questa Biblioteca l'imperatore Adriano custodì le opere del filosofo Apollonio Tianeo e codici con gli scritti originali di Pitagora.
Provengono probabilmente da ambienti attigui alla Biblioteca (o forse dal criptoportico vicino all'Arco Muto) due statue venute alla luce per il crollo di un muro dopo due mareggiate: la bellissima Fanciulla di Anzio e un'Artemide (della quale se ne sono perse le tracce), ritrovata otto anni più tardi in una nicchia speculare.

Fanciulla di Anzio (da originale del III a. C.)
Il 23 dicembre 1878 alcuni pescatori segnalarono il rinvenimento di una statua alta 1,50m, posta su un piedistallo in una nicchia dei ruderi della villa (dove fosse localizzata questa nicchia non c'è dato di saperlo con certezza).
La statua mancava di testa, braccia e parte del petto, ma fortunatamente si ritrovarono anche le parti mancanti.
particolare della Fanciulla di Anzio (da originale del III a. C.)
La Fanciulla di Anzio è una statua misteriosa perché, oltre a non essere stato tramandato il luogo preciso del suo ritrovamento (che avrebbe aiutato a contestualizzarla), non si è capito se non ipoteticamente la sua raffigurazione.

Si deduce che la giovane, vestita con un chitone ed un himation (una sorta di cappotto), fosse un'addetta ad un tempio od un'offerente, dagli oggetti scolpiti sul vassoio che tiene con una mano, ai quali rivolge lo sguardo: un rotolo di una benda di lana, un ramoscello d'alloro con frutti e due piccole zampe di leone (piedini di un recipiente).
Nell'altra mano reggeva una corona d'alloro, ma anche se ritrovata, questa non si è potuta inserire in fase di restauro.
Per il ramoscello d'alloro si è pensato che fosse forse una Pizia, la sacerdotessa dell'Oracolo di Delfi.

particolare della Fanciulla di Anzio (da originale del III a. C.)
La provenienza della statua è greca: è composta da due marmi differenti greci, il Paro (la testa e petto) e il Pentelico (il resto del corpo).
Forse è la replica di età tiberio-neroniana di un originale greco di età ellenistica (III secolo a.C.), realizzato da una scuola microasiatica.
Dopo essere stata conservata a Villa Sarsina fino al 1908 (essendo stata ritrovata in terreni del principe Ludovico Chigi Aldobrandini), la statua è stata acquistata dallo Stato per 450 mila lire, e dal 1998 è conservata al Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo a Roma.

Le Terme di cui rimangono alcuni resti evidenti furono costruite in epoca domizianea, ma probabilmente in qualche altra zona della villa di epoca tiberio-neroniana dovevano esserci stati dei locali termali.
Sicuramente l'aspetto pervenutoci è di epoca severiana, quindi posteriore, visto che le modifiche apportate avevano escluso il tepidarium.

area delle Terme viste dall'alto
Terme viste dall'alto
Del complesso termale della villa rimangono circa la metà della piscina con gradini del calidarium, i forni e le caldaie per riscaldarla.

vasca del calidarium delle Terme
uno dei tre forni del calidarium
sulla destra della foto passaggio per il vapore utilizzato per il riscaldamento delle intercapedini delle pareti della vasca/ in alto sulla sinistra della foto (dove vi è l'arco) s'individua dove era posta una caldaia
Sono ancora ben visibili le sospensure per il passaggio di aria calda che riscaldava la vasca del calidarium, e il passaggio per il vapore che scaldava le intercapedini delle pareti della vasca.
Si accedeva al calidarium tramite due passaggi arcuati posti sulla parete Nord (solo parte di uno si è conservato).

sospensure sotto la vasca del calidarium
passaggio arcuato per accedere al calidarium
Inoltre a Nord del calidarium, su piani degradanti verso il mare, vi erano ambienti adibiti a spogliatoi, sale per i massaggi, sale per l'attività fisica, una sala basilicale.

ambienti delleTerme posti a Nord del calidarium
ambienti delleTerme posti a Nord del calidarium: stanza disimpegno e finestra per illuminare i sotterranei
a sinistra della foto i resti della vasca del frigidarium/ sull'altura la probabile ubicazione del Teatro
ambienti delle Terme visti dall'alto
Un Teatro doveva essere posizionato al di sopra della sala basilicale delle Terme, con la scena rivolta verso il mare e la cavea che sfruttava un naturale avvallamento del terreno.

- Della VI Fase, la fase adrianea, facevano parte quegli ambienti che dall'Arco Muto proseguivano verso Nord, e che costituivano la parte privata della villa.

area dello sperone dell'Arco Muto
Di questi ambienti non rimangono murature, ma in quest'area della villa venne ritrovato nel 1889 una parte di  mosaico in tessere bianche e nere raffigurante un Genio con cornucopia (oggi al Museo Nazionale Romano).

Le stanze degradanti verso il mare, poste sulla serie di archi dell'Arco Muto, costituivano quindi un divisorio tra la zona privata e quella pubblica della villa.
Numerosi sono stati i crolli avvenuti nell'area dell'Arco Muto, che hanno cancellato quello che nel secolo scorso era l'aspetto di questo sperone roccioso.

sperone roccioso con resti delle strutture che lo sormontavano e le gallerie che lo attraversavano
sperone roccioso con resti delle strutture che lo sormontavano
resti di strutture crollate nell'area dell'Arco Muto
resti di strutture crollate nell'area dell'Arco Muto
Lo sperone roccioso presenta tre gallerie, due delle quali, attraversandolo interamente, mettono in comunicazione i due lati della costa.
Queste gallerie erano usate come serbatoi e condotte dell'acqua che proveniva dalle cisterne dell'acquedotto.

una galleria che attraversa ancora lo sperone roccioso dell'Arco Muto
uscita dalla galleria sul lato nord dello sperone roccioso
uscita dalla galleria sul lato sud dello sperone roccioso
galleria chiusa dello sperone roccioso
costa settentrionale dello sperone roccioso con collegamento tra le due gallerie che lo attraversano
- Alla VII Fase, di epoca severiana (III secolo d.C.), appartengono le ultime modifiche apportate alla villa.
L'esedra fatta erigere da Nerone venne trasformata in un atrio, collegato ad un'aula tripartita.
Le strutture rimangono le stesse anche se ristrutturate (come nel caso delle già citate Terme), destinate ad altro uso o abbellite.

Rimangono di questa fase alcuni mosaici in tessere bianche e nere.
Uno di questi (II/III secolo d.C.), al centro del quale è raffigurato in tessere bianche e nere un  Erote alato a cavallo di una pantera ed intorno tra racemi due tigri, un leone e due aquile (simboli del potere imperiale), era posto probabilmente in un ambiente di rappresentanza ed è oggi conservato al Museo Civico Archeologico di Anzio.

mosaico con Erote alato che cavalca una pantera (II/III sec.d.C. - Museo Civico Archeologico - Anzio)
particolare del mosaico con Erote alato che cavalca una pantera (II/III sec.d.C. - Museo Civico Archeologico - Anzio)
particolare del mosaico con Erote alato che cavalca una pantera (II/III sec.d.C. - Museo Civico Archeologico - Anzio)
particolare del mosaico con Erote alato che cavalca una pantera (II/III sec.d.C. - Museo Civico Archeologico - Anzio)
Un altro mosaico, nel quale sono raffigurati Ercole e Acheloo, è conservato al Museo Archeologico Romano delle Terme di Domiziano di Roma.

Ercole e Acheloo (III sec.d.C. - Museo Archeologico Romano delle Terme di Diocleziano - Roma)
particolare del mosaico Ercole e Acheloo (III sec.d.C. - Museo Archeologico Romano delle Terme di Diocleziano - Roma)
Questo opus tessellatum di 80mq, ritrovato nel 1931 e risalente al III secolo d.C., rappresenta, tra un'elegante decorazione vegetale, Ercole vittorioso nella lotta contro il dio fluviale Acheloo, suo rivale nella conquista della giovane Deianira.
Ercole tiene in mano il corno strappato dalla testa di Acheloo che si era trasformato prima in un serpente e poi in un toro.
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La zona meridionale della Villa imperiale (vicino al moderno Faro), venne trasformata nell'ultima sua fase costruttiva in un'area templare: oltre ai già citati templi di Nettuno, Apollo e Mitra, si ipotizza esservi stato anche il Tempio di Venere.
Affacciato sul mare, occupava forse l'area a sud della Biblioteca.

possibile area del Tempio di Venere: strutture arcuate di età augustea (a sinistra della foto) e stanza rettangolare di età adrianea (a destra della foto)
strutture arcuate di un possibile tempio di età augustea (in opera incerta)
possibile tempio di età augustea (in opera incerta)
Proseguendo sulla spiaggia verso Nord, poco prima della Biblioteca, si nota nella roccia sotto un muro un'apertura chiusa in epoca moderna: era probabilmente lo sbocco a mare di una cloaca.

cloaca (a destra in basso nella foto)
Proseguendo invece verso Sud, dopo l'ipotetico Tempio di Venere si trovano le strutture nei pressi delle quali si rinvenne nel 1932 il gruppo di Amazzone a cavallo che atterra un barbaro,oggi conservata a Roma al Museo Archeologico Romano di Palazzo Massimo.
L'opera in marmo pentelico deriva da modelli d'età ellenistica di scuola pergamena (seconda metà del II secolo a.C.).

Amazzone a cavallo che atterra un barbaro (da originale del II sec. a.C. - Museo Archeologico Romano di Palazzo Massimo)
Il gruppo statuario era esposto nella villa imperiale a pendant con un altro di tema analogo, rinvenuto nel 1610 e conservato oggi a Roma alla Galleria Borghese.
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Nell'area alta del sito archeologico affiorano ancora qualche lacerto di mosaico, resti di scale e un tratto di strada basolata.

resti di mosaico
resti di mosaico
resti di mosaico
resti di scalinata
tratto di strada basolata
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Il Porto romano fu fatto costruire dall'imperatore Nerone, dopo aver condotto ad Anzio una nuova colonia di ricchi veterani.

area del bacino del porto neroniano
"Portum operis sumptuosissimi fecit"
                                                         (Svetonio).
Il porto neroniano, progettato dagli architetti Severo e Cerere, non fu costruito per uno scopo commerciale ma bensì quasi ad uso esclusivo dell'imperatotore.

Oggi il porto neroniano, che aveva una superficie di 34 ettari, è stato quasi del tutto sommerso o cancellato dal porto innocenziano: restano solo in parte visibili i due moli convergenti ancorati ognuno ad un promontorio naturale.

resti delle strutture del porto neroniano
molo moderno nell'area del molo di ponente del porto neroniano
Il molo di ponente era lungo 850m ed era quasi rettilineo, quello di levante era lungo 700m. e sulla sua punta estrema si trovava il faro.
Il porto, senza retroterra e mal riparato dai venti di Libeccio, aveva una sola bocca larga 60m, rivolta a Sud-Est.

Capo d'Anzio con i resti del molo di ponente e dei magazzini del porto neroniano
L'area dei magazzini portuali, conosciuti come Grotte di Nerone, era posta alla base del molo di ponente.

Grotte di Nerone
Grotte di Nerone
area delle Grotte di Nerone
Erano ambienti voltati comunicanti tra loro, delle gallerie costruite a ridosso delle pareti del promontorio.

ingresso alle gallerie o "Grotte di Nerone"
una galleria delle Grotte di Nerone
una galleria delle Grotte di Nerone
una galleria delle Grotte di Nerone
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Oltre alle statue già citate nel post, da Anzio provengono altri importanti reperti rinvenuti nell'Area archeologica della Villa di Nerone, dall'entroterra o in mare.

Tra questi sono da ricordare:
- il cosidetto Gladiatore Borghese, la statua del II secolo a.C. in marmo pentelico, ritrovata in 17 pezzi durante gli scavi condotti nel 1609, che appartenne alla Collezione Borghese fino al 1808, anno in cui fu venduta a Napoleone Bonaparte.
Oggi la statua, attribuita ad Agasias, è conservata al Musée du Louvre a Parigi

Gladiatore Borghese (Musèe du Louvre - Parigi)

- il Cratere di Mitridate, rinvenuto durante il dragaggio del porto di Anzio nel 1740.
Sul cratere in bronzo del II/I secolo a.C. si legge una scritta con dedica del re Mitridate agli Eupatoristi del Ginnasio: era forse questo un dono del re del Ponto ai dignitari di un ginnasio, forse quello di Delo.
Forse il cratere, conservato oggi a Roma ai Musei Capitolini, faceva parte del bottino di guerra di Silla, Lucullo e Pompeo.

Cratere di Mitridate (II/I sec.a.C. - sala dei trofei - Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini - Roma)
- i Fasti Antiates Maiores, l'unica testimonianza del tipo di calendario romano in uso dall'epoca regia al 46 a.C., ovvero prima delle riforme attuate da Giulio Cesare (calendario giuliano).
Sono divisi in due pannelli: i Fasti Consulares (elenco dei magistrati, consoli e censori dal 164 a.C. al 84 a.C.) e i Fasti Annales.
Questo calendario "numano" (riforma attribuita a re Numa Pompilio) risale al 84/55 a.C. e fu ritrovato diviso in circa 300 frammenti, in un locale nei pressi dell'Arco Muto.
E' costituito da 13 colonne (una per ogni mese dell'anno con l'aggiunta del mese intercalare), scritte in rosso e in nero.

Fasti Consulares (Museo Archeologico Romano di Palazzo Massimo - Roma)
Fasti Annales (Museo Archeologico Romano di Palazzo Massimo - Roma)
- la Coppa Corsini, un kantharos in argento che risale al I secolo a.C. con raffigurazioni del Giudizio di Oreste a bassorilievo, fu rinvenuta dal Winckelmann nel 1759 nel porto di Anzio, nei terreni appartenuti alla famiglia Corsini.

Coppa Corsini (I sec. a.C. - Galleria Corsini - Roma)
- l'Hermes Ludovisi o Hermes tipo Loghios, ritrovato presso l'Arco Muto nel 1932.
La statua risale all'età flavia (seconda metà del I secolo d.C.), e si tratterebbe di una copia romana di originale greco del V secolo a.C.

Hermes Ludovisi o di tipo Loghios (copia romana di I sec.d.C. di originale greco del V sec.a.C. -  Museo Archeologico di Palazzo Massino - Roma)
- un lottatore (I/III secolo d.C.) conservato al Musée du Louvre a Parigi.

- l'Atena di Anzio, rinvenuta nel 1701 durante gli scavi del cardinale Albani, oggi al Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini a Roma.
E' la copia romana di metà età imperiale (138/180 d.C.) di originale greco di V secolo a.C.

Minerva (Salone - Palazzo Nuovo - Musei Capitolini - Roma)

- il Busto di Clodio Albino, del II secolo d.C., appartenuto alla Collezione Albani e conservato oggi nella Sala degli Imperatori del Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini a Roma.

Busto di Clodio Albino (II secolo d.C. - Sala degli Imperatori - Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini - Roma)
- il Busto di Adriano, del II secolo d.C., appartenuto alla Collezione Albani e conservato oggi nella Sala degli Imperatori del Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini a Roma.


Busto di Adriano (II secolo d.C. - Sala degli Imperatori - Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini - Roma)

Per chi volesse approfondire l'argomento trattato nel post, riporto questo link dal quale ho appreso molte delle notizie qui riportate: http://www.tuttoanzio.it/parco-archelogico-di-anzio/

Orario: giugno/settembre   9.00/13.00  16.00/20.00
             ottobre/maggio    10.00/16.00
Costo:  GRATIS


CONCLUSIONI
Visitare Anzio vuol dire ritornare indietro nei secoli e ripercorrere le tappe della sua storia.
Scelta da uomini illustri e da imperatori romani come luogo di villeggiatura, è stata teatro del lusso e della ricerca del bello tipica di quei luoghi d'ozio che le ville marine rappresentavano nel mondo romano.
Le famose opere d'arte provenienti dall'Anzio romana, sparse in musei italiani ed esteri, fanno si che l'interesse si sposti anche verso altri siti, per ricreare quel fil rouge che l'arte sa sempre proporre.


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