sabato 23 giugno 2018

Roma: Parco delle Tombe di Via Latina




Il Parco delle Tombe di Via Latina è un parco archeologico che si trova non lontano dalla Via Appia antica e dal suo parco.
Il parco racchiude un'area di due ettari circa sulla quale emergono i resti di alcuni sepolcri di epoca romana posti sui bordi del II e III miglio della Via Latina, una delle più antiche strade romane.
L'area corrisponde alla Tenuta del Corvo appartenuta in passato alle famiglie Barberini, Lante della Rovere e Belardi.

pianta delle strutture scavate da Lorenzo Fortunati
I sepolcri che costeggiano la Via Latina per un  tratto lungo 450m vennero alla luce tra il 1857 e il 1858 grazie agli scavi di Lorenzo Fortunati, "un insegnante con la passione dell'archeologia", che a sue spese e con il consenso del papa, fece emergere strutture sepolte dal tempo e indagò quei siti, che pur emergendo, erano stati usati per l'attività agricola o come ricovero per i pastori.
Dopo di lui un'altra campagna di scavi venne fatta da Rodolfo Lanciani, anche se molti reperti erano già stati venduti o dispersi.
L'area passò nel 1879 al demanio statale.
Agli inizi del XX secolo il ministro Guido Baccelli adibì l'area a Giardino pubblico.

La Via Latina, la strada romana che collegava Roma a Capua, ha origini antichissime.
Deve il suo nome probabilmente al fatto che attraversava i territori della Lega Latina (sottomessa dai Romani nel IV secolo a.C.) o forse al fatto che conduceva ad un luogo di culto presso il Mons Albanus dove venivano celebrate le Feriae Latinae dedicate a Giove Laziale.
Fu costruita durante il periodo delle Guerre Sannitiche, tra il 328 e il 321 a.C., ma  sin da epoca preistorica costituiva una via di comunicazione tra Lazio e Campania.
Il suo tracciato percorreva le vallate dei fiumi Sacco e Liri, attraversando i monti Lepini, Ausoni e Aurunci.
Anche gli Etruschi la percorrevano per i loro commerci.
Ebbe un'importanza fondamentale in età repubblicana, per la penetrazione dei Romani nel Sud.
Il tratto che da Cassino porta a Capua fu infatti realizzato più tardi, in quanto legato alla conquista della Campania da parte dei Romani (II secolo a.C.).

Fu percorsa anche in epoca medievale dai pellegrini cristiani, e lungo le prime miglia dalla città si incontravano alcune catacombe e chiese: la Catacomba di S.Epimaco e la Chiesa dei SS.Gordiano ed Epimaco (I miglio), la Catacomba di Aproniano e la Chiesa di Sant'Eugenia (II miglio) e la Basilica di S.Stefano Protomartire (al III miglio, i cui resti sono inglobati nel Parco delle Tombe di Via Latina).
Per questo fu restaurata da papa Adriano I e da papa Leone II nell'VIII secolo.
La Via Latina usciva da Roma insieme alla Via Appia varcando le Mura Serviane a Porta Capena (vicino al Circo Massimo), e dopo un breve percorso usciva dalle Mura Aureliane da Porta Latina.
In direzione Sud-Est si allungava per 200km.
Nel suo percorso toccava i centri importanti di Ferentinum, Aquinum, Casinum, Venafrum, Teanum, Cales e Casilinum, dove si riuniva con la Via Appia.
La strada rimase in uso fino al XVI secolo, poi il primo tratto sino a ad Anagni venne sostituito dalla Via Labicana, e nel tratto successivo dalla Via Casilina.
Accompagnavano il suo percorso sei acquedotti romani: l'Anio Vetus e l'Anio Novus, l'Aqua Marcia, Tepula, Iulia e Claudia.

Lungo i bordi della strada si trovavano vari tipi di sepolcri costruiti dall'età repubblicana all'alto medioevo.
Era infatti un'usanza romana il seppellire fuori dal Pomerio i defunti, ma in luoghi frequentati, per perpetuarne la memoria.

Subito dopo aver varcato l'ingresso del parco si trova sulla destra quel che resta (nucleo di calcestruzzo e tufo) di un sepolcro a dado.

sepolcro a dado
In questo tipo di sepolcro, alto 6m e un tempo ricoperto in marmo, si conservavano di solito le ceneri del defunto.

sepolcro a dado
Sui resti del sepolcro è stata affissa un'iscrizione che ricorda gli scavi effettuati da Lorenzo Fortunati e da Pio IX.

iscrizione dedicatoria posta sul sepolcro a dado

PIO IX PONTIFICI MAXIMO
XII KALendis MAI ANno CHRisti MDCCCLVIII
SCIENTER LVSTRANTI
BASILICAM STEPHANI PROTOMARTYRIS
CVIVS A SAECVLIS VIX NOMEN SVPERERAT
VIAM LATINAM SEPVLCRA COLVMBARIA COEMETERIA
RELIQVAMQVE MONVMENTORUVM SEGETEM
OMNIA SVB TERRAM CONDITA ET IN APRICVM PROLATA
LAVRENTIVS FORTVNATI INVENTOR
Devotis Numini Maiestati Que Eius

("Pio IX Pontefice Massimo
il 20 aprile dell'anno del Signore 1858
abile ricercatore
la basilica di S.Stefano Protomartire
di cui nei secoli sopravvisse il suo nome
la Via Latina, sepolcri, colombari, cimiteri
e il resto dei monumenti mozzati
tutti preservati dalla terra e portati alla luce del sole
lo scopritore Lorenzo Fortunati
devoto alla Sua Divinità e Maestà").
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Proseguendo lungo il tracciato della strada sulla destra si trova il cosiddetto Sepolcro Barberini o Sepolcro dei Corneli.

Sepolcro Barberini
Il sepolcro prende il nome dalla nobile famiglia che acquisì il terreno nel Seicento e ne fu l'ultima proprietaria, mentre viene chiamato anche "dei Corneli" in riferimento ad un disegno cinquecentesco di Pirro Ligorio che riportava un frammento dell'iscrizione sulla facciata del sepolcro (oggi scomparsa), che menzionava un certo "Q.CORNELIUS", forse il capostipite della famiglia i cui membri qui erano qui sepolti.

facciata fronte strada e laterale del Sepolcro Barberini
Il sepolcro di tipo a tempietto in laterizio policromo, ha una struttura a tre piani (due elevati e uno ipogeo).
L'edificio funerario era circondato da un muro che faceva però vedere l'iscrizione con il nome del proprietario posta sulla facciata dirimpetto alla Via Latina.

prospetto della facciata del Sepolcro Barberini (Pirro Ligorio)
semiprospetto e sezione del Sepolcro Barberini (P.S.Bartoli)
Questa facciata fronte strada presentava delle decorazioni policrome realizzate usando laterizi rossi per le murature e gialle per le cornici delle finestre, per le cornici architravate e per i capitelli corinzi delle semicolonne.
Si sono ritrovate tracce anche di colore blu, giallo, violetto e oro.

cornici policrome del sepolcro
cornici policrome e capitelli corinzi del sepolcro
decorazioni delle cornici policrome del sepolcro
cornice del porta iscrizione della facciata posteriore
policromia della muratura del sepolcro
Per il tipo di decorazione che presenta esternamente, il sepolcro risale circa al 160 d.C., epoca in cui regnavano gli Antonini.
Al pianterreno la facciata presenta tre aperture: quelle laterali erano due finestre (poi tamponate) e quella centrale ospitava  l'epigrafe già citata.
Al livello superiore si apriva una grande finestra ad arco (anch'essa oggi risulta tamponata e racchiudente una nuova finestra).

Un corridoio pavimentato a mosaico conduceva alla facciata d'ingresso, posta sul retro, che introduceva all'ambiente del piano terra.

facciata d'ingresso del Sepolcro Barberini
ingresso al piano terra del sepolcro
Le pareti interne di questo ambiente a pianta rettangolare presentano numerose nicchie, alcune delle quali presentano lesene e timpani.
Nella parete di fondo si trovava un'edicola con tetto spiovente, destinata alla memoria dei defunti.

nicchie lungo le pareti dell'ambiente al pian terreno
parete di fondo con impronta della nicchia ad edicola e delle finestre tamponate
In questo ambiente lungo una parete vi era una scala che conduceva al piano superiore, dove si svolgevano i riti funerari.
La scala è oggi scomparsa, come anche i solai di separazione dei piani, eliminati nell'Ottocento per utilizzare l'edificio come fienile.

solaio moderno dal quale si può vedere la sottostante camera sepolcrale
Il piano superiore ha una copertura con volta a crociera, rivestita da affreschi e decorazioni a stucco ad ovali e palmette.

copertura del piano superiore del sepolcro con volta a crociera
Lo sfondo della decorazione pittorica di IV stile è monocromo rosso, ripartito da sottili cornici azzurre che racchiudono raffigurazioni di dei, vittorie alate su bighe con amorini, uccelli, eroti, ippocampi e animali marini.

affresco a sfondo rosso e ripartizioni azzurre della volta
particolare dell'affresco della volta: Vittoria alata su biga con cavalli e amorino/ decorazione della cornice con ovali e palmette
particolare dell'affresco della volta: figura maschile, anatra e ippocampo
particolare dell'affresco della volta:figure umane e amorini
particolare dell'affresco della volta: Vittoria alata su biga con cavalli e amorino
ipotesi ricostruttiva di come poteva apparire interamente la decorazione della volta

Le pareti, annerite dalla fuliggine del camino costruito al piano sottostante quando l'edificio era adibito a uso agricolo, sono decorate con raffigurazioni di rilievi architettonici.

parete dell'ambiente superiore con raffigurazioni architettoniche
lunetta dell'ambiente superiore con raffigurazioni architettoniche e figure danzanti
lunetta dell'ambiente superiore con raffigurazioni architettoniche
ipotesi ricostruttiva di come poteva apparire interamente la decorazione delle pareti

Si possono notare anche graffiti di epoche più recenti.

graffiti ottocenteschi sulle pareti annerite dalla fuliggine del camino sottostante
La camera funeraria ipogea era invece raggiungibile tramite una scala esterna coperta da doppio spiovente (posta alla destra dell'ingresso del monumento), raggiungibile sempre tramite il corridoio scoperto perimetrale.

planimetria piano ipogeo (P.S.Bartoli)
L'ambiente sotterraneo è stato da poco aperto al pubblico dopo anni di accurato restauro.

scala moderna d'accesso alla camera ipogea
Un corridoio corre lungo i quattro lati della centrale camera sepolcrale.

corridoio perimetrale della camera sepolcrale
corridoio perimetrale della camera sepolcrale
Questo corridoio presenta una pavimentazione a mosaico a tessere bianche e nere che compongono disegni geometrici delimitati da una cornice nera.

particolari del mosaico del pavimento del corridoio
differenti motivi geometrici del mosaico del pavimento del corridoio
particolari del mosaico del pavimento del corridoio
Lungo le pareti del corridoio, i sarcofaghi erano posti su ripiani sorretti da archi per proteggerli dall'umidità, mentre il pavimento presenta delle fosse nelle quali venivano calati i defunti su letti funebri sovrapposti (finora si sono trovati i resti di 40 individui).

un arcosolio che sostiene la mensola per i sarcofagi
mensola per i sarcofagi lungo il corridoio
fosse nel pavimento per la deposizione dei defunti
fosse nel pavimento per la deposizione dei defunti
fosse nel pavimento per la deposizione dei defunti
scala per accedere alle sepolture interrate
Lungo le pareti della camera sepolcrale trovavano posto altri sarcofagi.

camera sepolcrale con nicchie
archi con mensola della camera sepolcrale per deporvi sopra i sarcofagi
Nella parte centrale della camera sepolcrale, su un basamento centrale Lorenzo Fortunati trovò collocato il famoso sarcofago con mito di Protesilào e Laudamìa, oggi conservato nella Galleria dei Candelabri del Museo Pio Clementino ai Musei Vaticani.

 basamento per il sarcofago di Protesilào e Laudamìa nella camera sepolcrale
sarcofago con il mito di Protasilào e Laudamìa del Sepolcro Barberini (Musei Vaticani - Museo Pio Clementino - Galleria dei Candelabri)
Sul sarcofago è scolpito un mito greco che simboleggia la fedeltà coniugale:
Protesilào amava Laudamìa, figlia di Acasto re di Iolco (in Tessaglia).
Il padre di Laudamìa acconsentì alle nozze con lo scopo di far comandare al genero (visto che non aveva avuto figli maschi), le sue navi da condurre alla guerra contro Troia.
Le nozze si organizzarono in tutta fretta e il giorno dopo la cerimonia Protesilào dovette però partire.
Sulla sua nave vi era anche Achille.
Arrivati a Troia, Achille stava per scendere per primo dall'imbarcazione, quando la madre Teti, venuta a sapere che colui che fosse sceso per primo a terra sarebbe stato ucciso, lo fermò prendendolo per un braccio, e allo stesso momento diede una spinta a Protesilào che, appena pose il piede a terra, venne ucciso.
Laudamìa supplicò Proserpina di far tornare da lei il marito almeno per una notte d'amore, e la dea dell'oltretomba l'accontentò.
Durante quella notte, per poter avere la sensazione di avere per sempre con sé il marito, Laudamìa scolpì l'immagine del marito in cera, e passò i giorni seguenti a quella notte a letto abbracciata alla statua.
Acasto, preoccupato per l'assenza della figlia, mandò un servo a spiarla.
Questi riportò al re che Laudamìa giaceva nel letto con uno sconosciuto.
Per questo Acasto, resosi conto che lo sconosciuto era una statua in cera, decise per il bene della figlia di far sciogliere la scultura, ma Laudamìa si buttò nel calderone di olio bollente insieme alla cara immagine del marito.
Su un lato corto del sarcofago sono rappresentati da un lato tre personaggi che simboleggiano tre pene infernali: Sisifo rotola una pietra che non giungerà mai alla cima della montagna, Issione gira legato ad una ruta infuocata, e Tantalo cerca di bere acqua che però gli sfugge dalle mani.
fianco del sarcofago con Sisifo, Issione e Tantalo
Sull'altra faccia del sarcofago è invece raffigurata il commiato tra Protesilào e Laudamìa prima della partenza per Troia.
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Il Sepolcro Barberini era circondato da altri edifici funerari di cui oggi rimangono poche tracce.

Sepolcro Barberini e resti di muri di edifici limitrofi
resti di muri di edifici limitrofi al Sepolcro Barberini
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Proseguendo lungo la Via Latina sulla sinistra si trovano i resti di un sepolcro chiamato sulla planigrafia disegnata dal Fortunati Sepoltura Fortunati 25.

Fortunati 25
Di questo sepolcro non visitabile rimane, riparata da una tettoia moderna, solo la camera ipogea a pianta quadrata, un tempo coperta da una volta a crociera.

planimetria della camera ipogea del Sepolcro Fortunati 25
Il pavimento era rivestito in marmo.
Sulle pareti un tempo rivestite in parte in marmo e in parte decorate con elementi floreali, vegetali,  animali e figure panneggiate su fondo bianco (di cui rimangono alcune tracce,) si trovano sei nicchie per custodire le olle cinerarie.
Alcuni pilastrini indicano che vi dovesse essere anche un sarcofago.
Sulla parete Nord-Ovest si trova una galleria usata anch'essa per la sepoltura.
Si accedeva alla camera tramite una scala a due rampe con scalini in marmo (di cui rimangono tracce).

sezione trasversale del Sepolcro Fortunati 25
All'esterno del sepolcro vi sono i resti di altri edifici funerari.

planimetria generale dell'area intorno al Sepolcro Fortunati 25
resti di altri edifici funerari che si affacciavano sulla Via Latina


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A questo punto del cammino si trova un buon tratto di via lastricata con basoli.
Ha una larghezza di 3,85 m. e presenta crepedini che delimitano i marciapiedi in origine in terra battuta.

tracce del basolato della Via Latina
tratto basolato della Via Latina
tratto basolato della Via Latina con crepedini
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Seguono i resti di una sepoltura chiamata Fortunati 29, che era composta da due camere ipogee separate da un arco.
Il sepolcro accoglieva sepolture sovrapposte

resti del sepolcro Fortunati 29
Durante gli scavi effettuati alla fine del secolo scorso si sono individuare anche altre sepolture a cappuccina databili, dai bolli delle tegole che le ricoprivano, al I secolo d.C.
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Poco più avanti, sempre sullo stesso lato della strada, si trova quel che resta di un altro Sepolcro a Pilastro, seguito dai muri perimetrali concentrici di un edificio a Pianta Circolare costituito da una camera rettangolare centrale e da piccoli ambienti radiali.

Sepolcro a Pilastro
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Si percorre ora un altro tratto di strada basolata, più larga di quella precedente (3,8/4,1m) con più evidenti demarcazioni delle crepedini dei marciapiedi.

basolati della Via Latina
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Si giunge quindi al Sepolcro dei Valeri, posto sulla destra della strada.

Sepolcro dei Valeri
Avendo ritrovato un mattone in laterizio della volta con bollo del 159 d.C. si può far risalire il sepolcro al 160/180 d,C. periodo in cui regnava Marco Aurelio.
Il nome dell'edificio deriva da un'iscrizione rivenuta nella Villa di Demetriade posta sul lato opposto della strada, e quindi non ha molto di pertinente col sito.

L'edificio che ci appare non è quello romano ma presenta un elevato ricostruito sulla muratura originale nell'Ottocento (1859/1861), come anche un tratto di muro del monumentale ingresso.

Sepolcro dei Valeri e ingresso monumentale ricostruito nell'Ottocento
Gli unici elementi originali integrati in questa moderna costruzione sono la colonna sinistra in marmo cipollino del portico del pian terreno e un gradino in marmo.

portico dell'edificio ottocentesco con colonna in marmo cipollino originale (colonna a sinistra)
Di originale si possono visitare le due camere sepolcrali ipogee con volta a botte, congiunte da un atrio a cielo aperto che presenta nel pavimento un pozzo per la raccolta delle acque piovane, e le due rampe simmetriche d'accesso al piano ipogeo.

sezione verticale del Sepolcro dei Valeri
Le camere sepolcrali non comunicavano direttamente con l'elevato del sepolcro.
La camera sepolcrale più piccola venne utilizzata per le sepolture in un secondo tempo e per problemi d'umidità non ha conservato nessuna decorazione.

camera sepolcrale più piccola
La camera sepolcrale maggiore, che conteneva il sarcofago bisomo dei capostipiti poggiante su zoccoli, ha invece mantenuto in maniera spettacolare la sua decorazione a stucco bianco con soggetti dionisiaci.

camera sepolcrale maggiore
Le figure rappresentate sono racchiuse in 35 medaglioni e riquadri.

volta con decorazione a stucco della camera sepolcrale maggiore
Nel riquadro centrale è rappresentata una figura femminile velata che cavalca un grifone: rappresenta l'anima del defunto trasportata nell'aldilà.

medaglione centrale: raffigurazione dell'anima del defunto portata nell'aldilà da un grifone
Nelle due lunette sono raffigurate: in una tre figure danzanti con ghirlande floreali (lunetta della parete di fondo), sormontate da una figura femminile affiancata da due grifoni, e nell'altra lunetta una figura femminile su un ippocampo (lunetta parete d'ingresso).

lunetta parete di fondo della camera: tre figure danzanti sormontate da una figura femminile affiancata da due grifoni
lunetta parete d'ingresso della camera: figura femminile con ippocampo
La volta e l'arco d'ingresso sono infatti completamente coperte da raffigurazioni di pistrici, animali marini favolosi, nereidi (ninfe marine), menadi (fanciulle invasate), satiri (divinità dei boschi), cupidi, figure femminili velate e grifoni.
Completano gli spazi girali e rosette.
















Il pavimento presenta ancora tracce delle lastre di rivestimento in marmo come anche la zoccolatura marmorea lungo le pareti, la soglia e gli stipiti della porta, e l'architrave.
Le pareti erano anch'esse ricoperte di marmo sino all'innesto con la volta.

lastre in marmo del pavimento, zoccolo marmoreo e fori delle grappe che sostenevano le lastre di marmo sulle pareti
Sono stati ritrovati in questo sepolcro i frammenti di due sarcofaghi: uno raffigura le fatiche di Ercole (conservato ai Musei Vaticani), mentre l'altro un tema bacchico (265/270 d.C.).
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Intorno al Sepolcro dei Valeri sono stati ritrovate murature di alcuni ambienti appartenuti ad una Mansio (o Statio), una stazione di posta dove i viaggiatori potevano riposarsi, mangiare e lavarsi.
Vi erano stanze, tabernae e terme.

veduta aerea dell'area intorno al Sepolcro dei Valeri occupata da una mansio
Forse la mansio era gestita dagli stessi proprietari del sepolcro.

resti di una mansio
Qui sono state ritrovate due cisterne che alimentavano una grande vasca circondata da porticato, e un ninfeo confinante con il retro del sepolcro.
I tubuli di terracotta ritrovati nella muratura indicano che alcuni ambienti erano riscaldati.

resti dell'impianto termale della mansio
resti dell'impianto termale della mansio
Alcuni ambienti avevano pavimentazione in lastrine di marmo e altri in mosaico, mentre le pareti avevano un rivestimento in marmo.

resti della mansio
resti della mansio
vasca della mansio
L'ingresso di questa mansio era segnalato da due pilastri, ancora qui presenti, sui quali erano forse poste due statue.
Tra i pilastri si trovava un passo carrabile, visto che in questo punto della strada i basolati salivano sul marciapiede e continuavano verso l'ingresso.

ingresso della mansio con pilastri e passo carrabile
La mansio è stata restaurata nel IV secolo, e probabilmente ha continuato a essere frequentata anche dopo l'interro del sepolcro.

Sono stati ritrovati anche i resti di altri due edifici: uno era un sepolcro e l'altro una costruzione forse a due piani costituita da sette ambienti.
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Alla sinistra della mansio si trova, in posizione più elevata, poco prima della recinzione del parco, il cosiddetto Sepolcro Baccelli.

Sepolcro Baccelli
Questo sepolcro del II secolo d.C. prende il nome dal ministro della Pubblica Istruzione Guido Baccelli che adibì a parco pubblico l'area archeologica.

Un'iscrizione posta su quel che resta del sepolcro ricorda la visita al parco del ministro Baccelli all'inizio del secolo scorso e la donazione degli alberi di pino che ornano il parco

PIO IX PONTIFICI MAXIMO
XI KALendis DECembris MDCCCXCIX
HVMBERTI I REGIS NOMINE
GVIDO BACCELLIVS
PVBLICIS STVDIIS MODERANDIS PRAEFECTVS
QVVM IAM RERVM RVSTICARVM DISCIPLINA
PVERILEM IPSAM AETATEM IMPERTIRI IVSSISSET
IN AGRO LATINAE VIAE SEPVLCRIS INSIGNI
VT SPES NOVA ET BONA PRAELVCERET IN POSTERVM
MARGARITAE REGINAE AVGVSTAE
OMINE ET PRAESENTIA
VRBANIS ALVMNORVM VTRIVSQVE SEXVS COHORTIBVS
D ARBORES SERENDAS MANDAVIT

facciata del Sepolcro Baccellli con iscrizione
Di questo sepolcro a tempietto con decorazioni in laterizio policromo rimane oggi solo la facciata, perché il resto crollò nel 1959.
Le due camere sepolcrali sotterranee, oggi non accessibili, contenevano sarcofagi sovrapposti su tre livelli.

Era posto su una piccolo strada che conduceva verso la Via Appia, ortogonale alla Via Latina.
Nel XVI secolo venne utilizzato come chiesa.
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Sul lato opposto della strada, davanti al Sepolcro dei Valeri, si trova una costruzione moderna che protegge un altro sensazionale edificio funerario: il Sepolcro dei Pancrazi.

Sepolcro dei Pancrazi
Il sepolcro, costruito tra la fine del I e l'inizio del II secolo d.C. (età adrianea), e visibile anticamente solo parzialmente perché circondato da altri edifici, prende il nome dal collegio funeratizio dei Pancratii (che si occupava di dare degna sepoltura ai suoi membri), citato in due iscrizioni di sarcofagi posti nella prima delle due camere sepolcrali.
I Pancrazi, che occuparono il sepolcro nel III secolo d.C., furono gli ultimi proprietari.

resti di edifici che circondavano il Sepolcro dei Pancrazi
resti di edifici che circondavano il Sepolcro dei Pancrazi
La costruzione che lo protegge è moderna e conserva anche reperti trovati in zona.

reperti ritrovati in zona
reperti ritrovati in zona
reperti ritrovati in zona
In origine il sepolcro di tipo a tempietto era costituito da una struttura in rialzato e da due camere ipogee.
Dell'alzato si conservano solo tracce di muratura in laterizio e opus reticulatum (alte 1m).

planimetria generale del Sepolcro dei Pancrazi
pianta e prospetto del Sepolcro dei Pancrazi
Entrando al piano terra dell'attuale costruzione ci si trova davanti un ambiente con pavimento a mosaico in tessere bianche e nere con riquadri con raffigurazioni di scene marine.

ambiente al piano terra del Sepolcro dei Pancrazi con lucernario
mosaico con scene marine del piano terra del sepolcro
mosaico con scene marine del piano terra del sepolcro
mosaico con scene marine del piano terra del sepolcro
Probabilmente nel III secolo questo ambiente fu diviso in due stanze da un muro di cui si può vedere un rialzato di 50m.

Sul pavimento, leggermente in discesa, si trovava anche in antico un lucernario (per dare luce ed aria al vestibolo sottostante), al quale corrisponde al di sotto un pozzo per la raccolta delle acque piovane.

lucernario visto dal vestibolo sotterraneo
Sulla destra dell'ambiente una scala conduceva ad un cunicolo, mentre la scala a due rampe, posta sulla sinistra dell'ingresso, conduceva alle camere sepolcrali.

prima rampa della scala per i sotterranei del sepolcro
seconda rampa della scala per i sotterranei del sepolcro
In realtà originariamente nel sotterraneo vi era un vestibolo che precedeva la camera sepolcrale, che solo in un secondo tempo fu adibito a sepoltura.

vestibolo/camera sepolcrale del Sepolcro dei Pancrazi
Questo presenta infatti alloggiamenti per sarcofagi al di sopra di una mensola che corre lungo due lati del vestibolo, e per urne cinerarie in basso, sotto gli archetti con ghiere colorate di rosso e che presentano ancora tracce di pittura al loro interno (anatre, pavoni, un cesto di frutta con ghirlande).

mensola per sarcofagi e archetti per urne cinerarie
archetti con tracce di pittura
affresco di un archetto con pavone, anatre e e cesto di frutta con ghirlanda
Tra gli archetti e la mensola corre una elaborata cornice in cotto.

cornice in cotto tra archetti e mensola
Qui rimane ancora posizionato un sarcofago bisomo, l'unico dei cinque posti sulla mensola e rinvenuti al momento dello scavo del sito (oggi ai Musei Vaticani).

sarcofago bisomo di Demetriano e Vivia Severa (III/IV sec.d.C.)
Sul sarcofago strigilato del III/IV secolo d.C. rimasto in situ oltre all'immagine dei defunti con i volti appena abbozzati, compare un'iscrizione che nomina i nomi della coppia di defunti (Demetriano e Vivia Severa) e il collegio funerario dei Pancrazi (Pancratii).

iscrizione sul sarcofago

Caius SERVENIVS DEMETRIVS
MARii Filius VIVIAE SEVERAE
VXORI SANTISSIMAE ET
MIHI Quae BIXIT MECVM AN
NIS XXII MENSibus VIIII DIES V
IN QVIBVS SEMPER MIHI
BENE FVIT CVM ILLA
PANCRATI HIC


La decorazione di questo vestibolo era costituita da un mosaico pavimentale con tessere bianche e nere (leggermente in pendenza verso il pozzo già citato), e affreschi con paesaggi, sfondi architettonici, figure femminili.

pavimento del vestibolo con pozzo per la raccolta delle acque piovane
volta del vestibolo con resti di affresco

La seconda camera è davvero spettacolare!
Per l'alto livello artistico avrà contenuto i resti di personaggi di alto rango.
 
seconda camera sepolcrale
Il soffitto con volta a crociera e le pareti della camera erano interamente coperti da una decorazione con affreschi policromi e stucco.

volta della seconda camera sepolcrale
volta della seconda camera sepolcrale
volta della seconda camera sepolcrale
volta della seconda camera sepolcrale
Sono raffigurati paesaggi, scene mitologiche e divinità, insieme a combattimenti di centauri, baccanti, sfingi, uccelli, pantere, grifoni, leoni in stucco bianco su sfondo rosso, blu, giallo e violetto.

particolare della lunetta: Apollo, Vittoria, Bacco barbato
particolare della lunetta:Ulisse, Diomede e Filottete 
particolare della lunetta: Achille tra due guerrieri
particolare della lunetta: Mercurio e Bacco giovane
particolare della volta: Lotta tra Centauri e animali / Paesaggi
particolare della volta: Lotta tra Centauri e animali / Paesaggi
particolare della volta: Lotta tra Centauri e animali / Paesaggi
particolare della volta: Lotta tra Centauri e animali / Paesaggi
particolare della volta: sfingi, pantere, amorini, figure alate e rosette

Nei riquadri della volta sono raffigurati:
- "Priamo implora Achille perché restituisca il corpo di Ettore" (Priamo simboleggia la dote
  della pietas romana)

Priamo implora Achille perché restituisca il corpo di Ettore
- "Alcesti con Pelia e Admeto sul carro trainato da un leone e da un cinghiale" (Alcesti simboleggia
  la buona e devota moglie, e la fedeltà coniugale)

Alcesti con Pelia e Admeto sul carro trainato da un leone e da un cinghiale
- "Il Giudizio di Paride" (Paride simboleggia l'aspirazione a essere ammesso alla presenza degli dei)

Il Giudizio di Paride
- "Ercole nell'Olimpo con Bacco e un Satiro in una gara musicale" (Ercole simboleggia la forza)

Ercole nell'Olimpo con Bacco e un Satiro in una gara musicale

Nel centro della volta è invece rappresentata una figura maschile seduta su un'aquila (forse per questo Giove o il defunto con sembianze divine).

Giove o Defunto seduto su un'aquila
Ai quattro angoli della volta vi sono figure femminili ad altorilievo (purtroppo molto rovinate) che simboleggiano le quattro stagioni.

figura femminile ad altorilievo
figura femminile ad altorilievo
I fori che si possono notare guardando la volta sono i punti da cui pendevano le lucerne che illuminavano l'ambiente.

Al centro dell'ambiente si trova un grande sarcofago bisomo in marmo greco in stile orientale, che per le sue dimensioni deve essere stato qui posto prima della costruzione del sepolcro (non sarebbe potuto passare dalle scale) e del pavimento mosaicato della camera, che è stato posto intorno ad esso.

pavimento a mosaico della camera sepolcrale
sarcofago in stile orientale della camera sepolcrale
Forse il sarcofago sarà appartenuto a C.Valerio Paolino, il proprietario della villa retrostante il sepolcro che era stato tribuno della coorte pretoria e amico di Vespasiano.

Furono qui trovati altri tre sarcofagi con motivi a rilievo che raffigurano il" Mito di Adone", il "Mito di Ippolito e Fedra" e "Il Trionfo di Bacco e Arianna" e il coperchio di una cassa con il "Mito di Edipo"(oggi conservati al Museo Gregoriano Profano dei Musei Vaticani).

come apparve la camera al momento del rinvenimento con i sarcofagi conservati ai Musei Vaticani
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Dietro al Sepolcro dei Pancrazi si trovava una villa costruita alla fine del I secolo d.C. e abitata fino al IV secolo.

resti della struttura della villa

I primi proprietari della villa furono i Valeri Paullini.
Verso la metà del II secolo la proprietà venne acquistata dalla famiglia senatoria dei dei Servili Silani.
Poi l'imperatore Commodo, facendo giustiziare il fratello o il figlio del proprietario, fece finire la villa nel demanio imperiale.
Dopo un secolo la villa fu acquistata dalla famiglia degli Anicii.

Questa villa, disposta su terrazzamenti, venne da Lorenzo Fortunati scavata e poi rinterrata.
Oggi molti resti rimangono sepolti sotto un campo sportivo costruito nel 1964.

L'ingresso della villa non affacciava direttamente sulla Via Latina, ma si trovava circa all'altezza del Sepolcro Barberini, mentre vicino al Sepolcro dei Pancrazi vi era un ingresso secondario.

Fanno parte della villa i resti di strutture termali di III secolo d.C, posti alle spalle del Sepolcro dei Pancrazi.

resti della struttura termale della villa
Nel IV secolo, all'epoca di papa Leone Magno, la villa venne trasformata parzialmente in basilica da Demetriade, discendente della famiglia degli Anicii, per conservare probabilmente le reliquie di S.Stefano Protomartire.

Divenne quindi un luogo di pellegrinaggio della Via Latina sino al XIII secolo quando, non se ne conosce il motivo, fu abbandonata e se persero le tracce fino al momento degli scavi del Fortunati.

La Basilica di S.Stefano Protomartire, che prese il posto del peristilio della villa, era stata costruita esternamente in opus listatum a strisce bianche e rosse.
Era provvista di nartece colonnato della stessa larghezza della chiesa.

sito della Basilica di S.Stefano Protomartire
L'interno era a tre navate, diviso da colonne con capitelli corinzi.
Le ultime tre campate della navata centrale erano occupate da una schola cantorum.
Aveva un'abside semicircolare larga quanto la navata centrale.
Si sono ritrovati i resti dell'altare in muratura con finestre della confessio su due lati.

capitelli corinzi della basilica
basi di colonne e frammenti scultorei della basilica
Vicino all'abside si trovava un battistero a pianta quadrata.
Tra i reperti ritrovati presso il battistero vi è una lastra in marmo con un'iscrizione altomedievale, forse appartenuta a un ambone, oggi conservata nel Museo Nazionale dell'Alto Medioevo (Sala IV).

lastra di marmo con iscrizione altomedievale proveniente dal battistero della Basilica di S.Stefano Protomartire
L'iscrizione del IX secolo (in essa si menziona papa Sergio II), riporta la dedica di una campana a S.Stefano da parte di un certo Lupo.

La cripta della basilica prese il posto di un mausoleo di I secolo d.C.
Nel IX secolo papa Leone IV rifece il tetto della basilica.
Il sito della basilica non è oggi aperto al pubblico.
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L'ultimo sepolcro visibile nel parco, ma non visitabile, è il Sepolcro dei Calpurni, Si trova alla destra del Sepolcro dei Pancrazi.

ingresso del Sepolcro dei Calpurni
Deve il suo nome alle iscrizioni trovate al suo interno che menzionano i membri della famiglia dei Calpurni.
E' stata infatti rinvenuta un'ara funeraria con la raffigurazione di una scena di mercato.
L'ara, conservata oggi in una collezione privata, era stata dedicata da Apelle (liberto di Claudio o di Nerone) e da Ascania Quarta (liberta del tutore di Nerone) a L.Calpurnius Daphnus argentarius Macelli Magni (mercato posto sul Celio).

Il sepolcro, che venne poi racchiuso entro il recinto del successivo complesso residenziale, fu costruito alla fine del I secolo d.C.(epoca tardo-domizianea).
Era composto da un'unica camera sotterranea con volta a crociera, raggiungibile tramite una scala di 21 scalini.

planimetria generale del Sepolcro dei Clapurni
sezione longitudinale del Sepolcro dei Clapurni
Le pareti interne del sepolcro erano rivestite da intonaco a stucco (ne rimane qualche traccia) e presentavano arcosoli per racchiudere i sarcofagi, dei quali uno è pervenuto fino a noi integro, mentre di altri rimangono dei frammenti.

Per aumentare lo spazio sepolcrale, fu poi
scavata una galleria.


https://www.coopculture.it/heritage.cfm?id=89
Orario del parco: martedì/domenica   9.00/un'ora prima del tramonto
Visite guidate all'interno delle tombe: prenotazione obbligatoria +39 06 39967700
II sabato e IV domenica del mese  ore 11.00
Costo: 5,50€
Visita accompagnata delle tombe: prenotazione obbligatoria
II sabato e IV domenica del mese  ore 11.00
Costo: 2€


CONCLUSIONI
Il Parco delle Tombe di Via Latina è un sito archeologico di grande rilievo, nel quale si può capire lo sfarzo e l'importanza che gli antichi  Romani davano al culto dei morti.
Non molti conoscono le bellezze artistiche che le sue tombe nascondono.
Il Parco delle Tombe di Via Latina si trova al di fuori del classico circuito turistico, essendo posto nel territorio suburbano, ma non per questo è meno importante di quei siti più conosciuti dalla moltitudine di turisti che visitano Roma.
Andrebbe messo tra quei posti che non si può mancare di visitare in questa città.

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