domenica 8 luglio 2018

Roma: i sotterranei della Basilica di S.Sabina


Dopo aver visitato la Basilica di S.Sabina, posta sul lato nord-occidentale del colle Aventino, si può approfondire la conoscenza di quest'area attraverso una visita dei sotterranei della basilica.

Il sito archeologico è visitabile tramite una visita guidata organizzata da una delle tante associazioni culturali romane o rivolgendosi all'associazione CIRCUITO APERTO che si occupa della gestione delle visite guidate del sito archeologico e anche del chiostro e del Museo Domenicano annesso alla basilica
http://www.circuitoaperto.it/?p=santa_sabina

Ma prima di descrivere quel che i sotterranei della chiesa celano e conservano, è doveroso spendere qualche parola riguardo alla storia e alla frequentazione dell'Aventino nei secoli.
          L'Aventino è il colle più meridionale della città e il più vicino al Tevere.
Per la ripidità delle sue pendici e la sua vicinanza al fiume e ai commerci che sulle sue rive si svolgevano, l'Aventino ha ricoperto una grande importanza sin dall'epoca più antica.

Inizialmente fu popolato per volere di Anco Marzio dalle genti provenienti dalle località da lui conquistate: Ficana (presso l'attuale Acilia), Tellenae (a Castel di Decima sulla Via Ardeatina), Medullia (forse Sant'Angelo Romano) e Politorium (vicino a Pomezia).

A Servio Tullio si deve la prima costruzione di un tempio sull'Aventino: il Tempio di Diana, posto sul punto più alto del colle, dove oggi si trova la Chiesa di S.Prisca.
Il tempio era il santuario federale delle popolazioni latine.

Vicino al Tempio di Diana sorse poi il Tempio di Minerva, centro di culto di diverse corporazioni di mestiere tra le quali le più importanti furono quelle degli attori e degli scribi.
Per la sua costruzione si prese come modello il Tempio di Artemide a Efeso.
Si ricordano questi due templi nella narrazione del tentativo di estrema difesa del tribuno della plebe  Gaio Sempronio Gracco e dei suoi compagni sull'Aventino. Qui cercarono rifugio prima nel Tempio di Diana, poi in quello di Minerva ed infine, feritosi ad una caviglia e rimasto solo, Gaio Gracco attraversò il Ponte Sublicio e giunto sul Gianicolo si fece togliere la vita da un suo schiavo nel bosco di Furrina.

Pur essendo racchiuso dalle Mura Serviane di VI e IV secolo a.C., l'Aventino rimase fuori dal Pomerio (il confine sacro e inviolabile della città) sino all'epoca in cui imperò Claudio.

L'Aventivo aveva una forma trapezoidale ed era circondato da mura solo su due lati, perché gli altri erano collegati con la città.
Tra il fiume e il colle, nell'attuale Piazza della Bocca della Verità si trovava la Porta Trigemina, mentre sul lato del colle verso l'attuale Via Marmorata si trovava la Porta Lavernalis.
Per la sua caratteristica di essere extrapomeriale poteva qui svolgersi il rito dell'evocatio, cioè il trasferimento a Roma delle divinità protettrici delle città conquistate.
Fu il caso del Tempio di Giunone Regina, eretto da Marco Furio Camillo a Giunone "Regina di Veio" per sciogliere il voto fatto prima della conquista di Veio del 396 a.C.
Nel tempio si conservò infatti la statua in legno portata via dalla città sconfitta da Camillo.
Il tempio fu restaurato da Augusto e poi non venne più menzionato nella storia della città.
Il tempio si trovava nella parte superiore del Clivius Publicius, e sono state ritrovate due iscrizioni pertinenti la processione lustrale del 207 a.C. presso la Basilica di S.Sabina.

Anche il Tempio di Voltumno, edificato da Marco Fulvio Flacco dopo la conquista di Volsinii (Bolsena) del 264 a.C., venne costruito per invitare (evocatio) nel pantheon romano la divinità protettrice della città nemica.

Sull'Aventino sorsero anche altri luoghi di culto: il Tempio del Sole, il Santuario di Cerere, Libero e Libera (corrispondenti a Demetria, Dioniso e Kore), sede degli Edili della Plebe, posto alle pendici del colle soprastanti le carceres del Circo Massimo, il Tempio di Mercurio (eretto nel 495 a.C.), eretto ad opere del dittatore Aulo Postumo dove poi sorse la Chiesa dei Santi Bonifacio e Alessio.

La frequentazione del porto fluviale posto sotto le pendici dell'Aventino da parte di genti straniere ha contribuito al loro stanziamento sul colle e allo svilupparsi di santuari di divinità orientali: il Mitreo (II secolo d.C.), ritrovato sotto la Chiesa di S.Prisca, il Santuario di Giove Dolicheno (138 d.C.) e l'Iseo (II secolo d.C.), trovato sotto la Basilica di S.Sabina.

Nel 456 a.C. con la Lex De Aventino Pubblicando, emanata dai Comitia e conservata nel Tempio di Diana, l'intero colle venne dichiarato di proprietà pubblica e distribuito alla plebe.
L'Aventino divenne così una zona assegnata a coloro che appartenevano ai ceti meno abbienti che si occupavano delle attività riguardanti il porto fluviale.

Sull'Aventino aveva la sua residenza il poeta Ennio (III/II secolo a.C.).

In età imperiale la popolazione più povera si trasferì nella pianura più a sud vicino al nuovo Emporium e a Trastevere.
Dopo gli incendi del 36 a.C. e del 64 d.C. sull'Aventino s'iniziarono a costruire dimora patrizie.

Cicerone era proprietario sull'Aventino di un'insula.
L'imperatore Vitelio possedeva una domus sul colle (I secolo d.C.). 
Traiano e Adriano avevano una domus sull'Aventino prima che divenissero imperatori: la Casa Privata Traiani era posta al centro dell'Aventino Maggiore, mentre quella di Adriano era posta nei pressi della Chiesa di S.Balbina.

Anche l'amico di Traiano L.Licinio Sura aveva qui la sua dimora e vi fece costruire vicino le Terme Surane.
Sempre sul colle Aventino sorgevano le Terme Deciane, costruite dall'imperatore Decio nel 252 d.C.
Ma dei due complessi termali non rimane traccia.

Dopo il Sacco di Alacrico re dei Visigoti del 410 d.C. che distrusse e depredò molto pesantemente le costruzioni signorili e i santuari che sorgevano sul colle, l'Aventino andò spopolandosi.

Nel V secolo sorsero sul colle alcuni edifici religiosi cristiani.
Le prime assemblee liturgiche cristiane si tennero in domus private patrizie (domus ecclesiae), che vennero poi lasciate in eredità alle comunità cristiane e identificate col nome del donatore.
E' stato questo il caso della Basilica di S.Sabina che prese il nome dalla matrona Sabina che sull'Aventino aveva abitato, e che venne poi identificata con la Santa martire morta decapitata vissuta sotto il regno di Adriano, le cui spoglie vennero conservate nel Titulus sul quale sorse poi la chiesa.
Basilica di S.Sabina
Tramite una scala moderna, che si trova all'esterno della chiesa in prossimità dell'abside, s'accede all'area archeologica della Basilica di S.Sabina.

accesso all'area archeologica dei sotterranei della Basilica di S.Sabina

accesso all'area archeologica dei sotterranei della Basilica di S.Sabina
Durante gli scavi effettuati sotto la navata destra e l'abside della Basilica di S.Sabina e sotto il quadriportico posto nel convento, sono venuti alla luce interessanti ritrovamenti antichi che vanno dal periodo arcaico alla fine dell'età imperiale.
 
Nei primi scavi (1855/1857) effettuati dai Domenicani s'indagarono i sotterranei del lato più settentrionale della chiesa, sotto il giardino moderno.
firma e anno degli scavi (1855) dei sotterranei della Basilica di S.Sabina
Qui vennero alla luce tratti delle Mura Serviane, con la sovrapposizione delle due fasi costruttive: la prima fase del VI secolo a.C. in blocchi di tufo del Palatino (il cosiddetto cappellaccio), e la seconda fase del IV secolo a.C. realizzata dopo il sacco dei Galli Sénoni, realizzata in tufo di Grotta Oscura.

tratto di Mura Serviane con le due fasi costruttive sovrapposte (VI e IV sec.a.C.)
Mura Serviane: blocchi di tufo di Grotta Oscura (IV sec.a.C.)
Addossate all'interno della cinta muraria in epoca sillana (II secolo a.C.) vi furono costruite delle abitazioni con pareti in opus incertum e pavimenti con mosaici, che presentavano inserzioni di pezzi di marmo.

ambiente costruito in opus incertum con pavimento con inserti in marmo
ambiente costruito in opus incertum con pavimento con inserti in marmo
Altre abitazioni in opus reticulatum furono costruite alla fine della Repubblica al di fuori delle mura che non avevano più una funzione difensiva.

ambiente con opus reticulatum
ambiente con opus reticulatum
ambiente con opus reticulatum
Per questo nelle Mura Serviane vennero aperti quattro passaggi per agevolare la comunicazione tra l'interno e l'esterno della cinta muraria.

passaggio attraverso le Mura Serviane
un passaggio aperto nelle Mura Serviane
un passaggio aperto nelle Mura Serviane
Nel II secolo d.C. alcuni ambienti di queste abitazioni all'esterno della cinta muraria furono restaurati ed utilizzati da una comunità isiaca.
Rimangono in testimonianza dell'uso come santuario isiaco di questi ambienti alcune pitture (è raffigurata la dea con una cornucopia nelle mani e due persone che le offrono dei doni) e graffiti con i nomi degli adepti, soprattutto di origine greca, legati a questo culto.

intonaco con graffiti nell'Iseo
intonaco con graffiti nell'Iseo
resti di pittura nell'ambiente dell'Iseo
lacerto di pittura parietale
Una parte di questi ambienti furono poi rifatti in laterizio nel III secolo d.C. e trasformati in un piccolo complesso termale ad uso di una domus.
Sono riemersi impianti idraulici, vasche, portici e affreschi.
Il complesso termale fu poi rinnovato nel IV secolo d.C.

ambiente delle terme
ambiente delle terme
particolare di un ambiente delle terme
rivestimento parietale di un ambiente delle terme
Nei sotterranei, in corrispondenza della navata destra della chiesa, si trovano i resti di un Tempietto in antis del III secolo a.C. che presenta in facciata due colonne di peperino tra due ali murarie (ante).
Gli intercolunni vennero chiusi poi alla fine della Repubblica o agli inizi dell'età imperiale con muri in opera reticolata e laterizia.
Non si è potuto ancora accertare a quale divinità il tempietto fosse dedicato, forse a Libertas.

il passaggio era interdetto, ma dietro la scaletta s'intravede sulla sinistra una colonna del Tempietto in antis e il muro in laterizio
Gli scavi all'interno della basilica hanno rivelato una domus di età imperiale (III/V secolo d.C.) con pavimenti in marmo di IV secolo.

La colonna che si trova nella navata destra della chiesa, e che si trova per tre quarti sotto il livello attuale, è stata inglobata in laterizio in epoca imperiale ed apparteneva ad un portico di epoca sillana.
Un'altra colonna di questo tipo si trova sotto il portico della basilica alla destra dell'ingresso.

colonna di un portico antico oggi visibile nella navata destra della basilica
colonna del portico inglobata in opera laterizia oggi visibile nella navata destra della basilica
Gli scavi condotti nel 1936/1939 (in parte richiusi), hanno evidenziato sotto il quadriportico della basilica la presenza di una strada antica, forse il Vicus Altus, che correva parallelo al Vicus Armilustri.

tronchi di colonne conservate nei sotterranei della basilica
capitello conservato nei sotterranei della basilica


CONCLUSIONI
Scendendo nei sotterranei della Basilica di S.Sabina non è facile riconoscere le varie fasi costruttive e le trasformazioni che gli ambienti scavati hanno subito durante i secoli, visto che si assiste alla sovrapposizione di murature in opere diverse.
Il fascino che quest'area archeologica suscita è dovuto al fatto di trovarsi di fronte ad un sito davvero antico che conserva ancora molti interrogativi e misteri.
Molto infatti c'è ancora da scavare e indagare su questo colle che, nonostante la sua millenaria storia, non è ancora molto studiato.



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