mercoledì 13 novembre 2019

Vicenza: la Chiesa di Santa Corona


Una delle chiese più belle e ricche di opere d'arte di Vicenza è la Chiesa di Santa Corona.

Questa chiesa fondata dai Domenicani fu costruita a partire dal 1261 per custodire la reliquia della Santa Spina che il vescovo di Vicenza, il Beato Bartolomeo da Breganze, aveva ricevuto in dono da Luigi IX re di Francia nel 1259.
Il re francese infatti aveva ottenuto la Corona di Spine di Cristo da Baldovino II, imperatore latino di Costantinopoli, in cambio di un accordo politico di difesa.
Il beato Bartolomeo da Breganze aveva conosciuto Luigi IX durante la VII crociata, quando era stato nominato legato pontificio in Palestina.
Egli aveva sostenuto spiritualmente il re francese che era stato fatto prigioniero dai nemici e poi liberato dopo il pagamento di un riscatto. Così quando Bartolomeo da Breganze di ritorno da un viaggio in Inghilterra si era fermato a Parigi, Luigi IX gli aveva fatto dono della preziosa reliquia.
Quando il signore della Marca Trevigiana e nemico della Chiesa Ezzelino III morì, Bartolomeo da Breganze poté prendere possesso della diocesi di Vicenza che Alessandro IV nel 1255 gli aveva assegnato, portando con sé la Spina Santa e un pezzetto di legno della Croce, che a sua volta donò ai suoi confratelli domenicani, e s'impegnò a fare costruire una chiesa per custodire le reliquie. 

Guido Porto fu incaricato dal podestà Marco Quirini di Venezia di acquistare un terreno per poter edificare la chiesa.
La chiesa fu costruita per la maggior parte in mattoni rossi.

La facciata della chiesa gotica risalente al 1260/1270 è stata restaurata da Luigi Toniato nel 1874 che ha apportato delle aggiunte.

La facciata con forma a capanna è stata realizzata in pietra e laterizio.
La parte centrale termina con un frontone sorretto da pilastri con capitelli a foglie di cardo.
Sulla sommità vi sono archetti pensili sorretti da peducci in pietra e un'alta cornice.

facciata della Chiesa di Santa Corona
La facciata è scandita da paraste che la suddividono in tre settori.
 Nel settore centrale si trova un rosone decorato da colonnine ad archi trilobati intrecciati.

rosone della facciata della Chiesa di Santa Corona
Sotto il rosone vi è un portale archiacuto con copertura a doppio spiovente, sotto la quale ha trovato posto la scultura di Cristo coronato di spine, opera di Andrea Solveni (1888).
Il portone è in legno lavorato.

Cristo coronato di spine (Andrea Solveni - 1888) e iscrizione in caratteri gotici
Un'inscrizione a caratteri gotici riporta:
"TUAM CORONAM ADORAMUS DOMINE".
Tra il fastigio e il rosone fu aggiunta una croce di ciotole verdi di terracotta smaltata.

croce in ciotole di terracotte smaltata e archetti pensili su peducci con cornice lavorata
I settori laterali della facciata presentano invece alte finestre archiacute a doppio ordine di bifore trilobate (la bifora trilobata è stata aggiunta nel restauro ottocentesco), e oculi.

Il bel campanile costruito intorno al 1270 è in stile lombardo in cotto con aperture a bifora su tutti i lati e con cuspide a cono.

campanile della Chiesa di Santa Corona
Ogni facciata del campanile è scandita da lesene e decorata da archetti pensili e cornici a rombo.

campanile della Chiesa di Santa Corona
L'interno a croce latina e a tre navate ha mantenuto le sue sembianze gotiche cistercensi (tranne nell'abside).
I pilastri che dividono le navate sono rotondi e con capitelli cubiformi.

interno della Chiesa di Santa Corona
Le campate hanno diversa ampiezza: divengono più grandi andando verso l'abside, e la più ampia è la quinta a pianta quadrata e con pilastri ottagonali dai capitelli arcaici con angoli smussati da una foglia e faldoni ricadenti a semicerchio (prima sede del coro dei frati predicatori).
La campata del transetto ha invece la stessa ampiezza della prima.

La navata centrale è illuminata da bifore a doppie colonnine.

Solo la navata destra ha mantenuto la sua abside rettangolare duecentesca.
Le volte con vele costolonate delle navate laterali poggiano su capitelli pensili dal peduccio decorato.

Sul fianco sinistro (settentrionale) furono eretti cinque altari, mentre sul lato destro (meridionale) furono costruite cinque cappelle e il portale che immette nel giardino.

navata laterale sinistra con altari

La prima cappella della navata destra è la Cappella di S.Domenico o Cappella Serego, così chiamata perché fatta costruire da Cortesia Serego a partire dal 1446, e dedicata a S.Vincenzo Ferreri.
E' stata poi dedicata a S.Domenico dal 1656.

Cappella Serego
L'altare barocco è stato realizzato tra il 1733 e il 1736 da Carlo Merlo.
Nella pala d'altare è raffigurato il Miracolo di Soriano in cui la Madonna alza l'immagine di S.Domenico.
L'opera è di un anonimo pittore del XVII secolo.

Miracolo di Soriano (pittore anonimo del XVII sec.)
Ai lati dell'altare, entro cornici marmoree, si trovano il Beato Giovanni da Schio (a destra) e il Beato Isnardo da Chiampo (a sinistra), opere di Giovanni Speranza.

Beato Giovanni da Schio (attr.Giovanni Speranza)
Beato Isnardo da Chiampo (attr.Giovanni Speranza)
La finestra gotica è stata realizzata da Luigi Toniolo nel 1872.
Il Monumento Bambalioni che qui si trovava è stato trasferito all'esterno sul muro al lato del protiro.

inscrizione del Monumento Bambalioni
Monumento Bambalioni (attr.Girolamo Pittoni)
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Sul pilastro tra la prima e la seconda cappella vi è il Monumento del Beato Matteo Carrerio eretto nel 1472 per volere di Giacomo Magrè da Camino.
All'interno di una cornice intagliata vi è un dipinto ad olio su pietra che raffigura il Beato Matteo Carrerio, frate predicatore fondatore del Convento di Santa Corona, attribuito a Francesco Maffei.

Beato Matteo Carrerio (attr.Francesco Maffei - XVII sec.)
La sottostante lapide ricorda il restauro del monumento, coevo al dipinto, ad opera di Giovanni Battista Magrè da Camino, con versi di Giangiorgio Trissino scritti per il sepolcro di Vincenzo Magrè.
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La seconda cappella è la Cappella di S.Pietro Martire (inquisitore ucciso dagli eretici) o Cappella Angarano.

Cappella Angarano
Venne costruita dalla Congregazione di S.Pietro Martire nel XV secolo per poi passare alla famiglia Angarano nel 1578.
Sull'altare realizzato dalla bottega di Pedemuro nel XV secolo vi è la pala di Domenico Zorzi che rappresenta l'Educazione della Vergine.

Educazione della Vergine (Domenico Zorzi - XIX sec.)
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Sul pilastro tra la seconda cappella e la porta che dà accesso al giardino si trova l'urna funeraria del beato Pietro Franco, sovrastata dal busto del frate, realizzati nel XVI secolo dalla bottega dei Grandi.

urna funeraria e busto del beato Pietro Franco (bottega dei Grandi - XVI sec.)
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Segue il portale meridionale del XIII secolo che permette di uscire oggi sul giardino, dove prima si trovava il cimitero dei frati.

portale meridionale della chiesa
Sul portale un'iscrizione riporta i nomi dei personaggi che hanno motivato e preso parte alla costruzione: Luigi IX, il beato Bartolomeo da Breganze e il vescovo Chiericati che consacrò la chiesa nel 1504.

protiro del portale meridionale della chiesa e cappelle laterali destre
Anche all'esterno del portale si trova un'iscrizione latina in caratteri gotici:
"HEC PORTA CORONECHRISTI IUSTI INTRABUNT IN EAM".
inscrizione in caratteri gotici sull'architrave esterna del portale duecentesco
Nelle pareti del protiro a baldacchino sorretto da colonne, con volte a crociera, sono murati alcuni elementi scultorei: oltre l'elefante del già citato Monumento Bambalioni, vi si trova la raffigurazione della Madonna di Monte Berico.

Madonna di Monte Berico
elementi scultorei e stemma murati sotto il protiro
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Rientrati nella chiesa si visita la terza cappella chiamata Cappella di S.Giuseppe.

Cappella di S.Giuseppe
Questa cappella venne realizzata da Paolo Guidolini a fine Settecento dove vi era l'urna del beato Bartolomeo da Breganze (oggi nella Cappella della Sacra Spina).

L'altare del 1570 realizzato dalla bottega di Pedemuro S.Biagio venne qui collocato nell'Ottocento insieme alla pala Adorazione dei Magi di Paolo Calieri detto il Veronese.

altare (bottega di Pedemuro S.Biagio)
Adorazione dei Magi (Paolo Calieri detto il Veronese)
Il Transito di S.Giuseppe (1875) di Giovanni Busato è l'opera sistemata sulla parete sinistra della cappella.

Transito di S.Giuseppe (Giovanni Busato - 1875)
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La quarta cappella è la Cappella del Rosario, preceduta da un arco trionfale sul quale sono posti tre angioletti che rappresentano la Mansuetudine, la Prudenza e la Temperanza (simboli della Verginità di Maria Misericordiosa).

Cappella del Rosario
L'architettura, con lesene corinzie e attico, e l'apparato scultoreo della cappella, che ha preso il posto di due cappelle quattrocentesche, sono stati realizzati dalla bottega di Giambatista e Girolamo Albanese tra il 1613 e il 1642 per volere della Confraternita del Rosario, per celebrare la vittoria della battaglia di Lepanto.

L'altare con marmi policromi è affiancato dalle statue dei due Santi dell'Ordine domenicano titolari delle precedenti cappelle: S.Caterina da Siena e S.Tommaso d'Aquino.

Una statua della Vergine del Rosario è posta sull'altare ed è raffigurata con una corona con raggi luminosi.
I quindici ottagoni che raffigurano i Misteri del Rosario, posti nell'intradosso dell'altare, sono stati dipinti da Pietro Damini.

Madonna del Rosario / Misteri del Rosario (Piero Damini)
Lungo la parete destra si trovano le statue di S.Girolamo e di S.Paolo, mentre sulla parete sinistra vi sono le statue di S.Pietro e S.Giovanni Battista (1651).

S.Giovanni Battista (Girolamo Albanese - 1651) / Incontro di Anna e Gioacchino (Iseppo Scolari)
S.Pietro (Girolamo Albanese - 1651) / Nascita di Maria
S.Girolamo (Girolamo Albanese - 1651) / Presentazione di Maria al Tempio (attr.Porfirio Moretti)
S.Paolo (Girolamo Albanese - 1651)
Sulla trabeazione sono poste le statue che simboleggiano la Mansuetudine e la Temperanza.
I tre putti rappresentano la Purezza, lo Spirito Santo e la Provvidenza.

le tre statue della trabeazione: la Mansuetudine e la Temperanza (bottega degli Albanese) / arco trionfale
Allegoria della Mansuetudine (bottega degli Albanese)
Ad Alessandro Maganza e bottega è stata affidata la realizzazione delle trentaquattro tele della decorazione pittorica.
Due dipinti delle pareti laterali commemorano la vittoria a Lepanto: la Lega contro il Turco e il Trionfo di Sebastiano Venier.

Trionfo di Sebastiano Venier (Alesandro Maganza)
Lega contro il Turco (Giambattista Maganza)
Queste tele sono affiancate da Storie dell'Infanzia di Maria.
Nell'attico hanno trovato collocazione le tele che raffigurano Episodi della Vita della Vergine.

attico (da sinistra) : Maria tra le Vergini del tempio (attr.Icopo Bonvicini), Sposalizio della Vergine (attr.Alessandro Maganza), Annuncio a Maria e Giuseppe (attr.Porfirio Moretti)
attico: Un prete e le tre Marie benedicono un neonato (attr.Vincenzo Maganza)
attico (da sinistra): Il sogno di Giuseppe (attr.Vincenzo Maganza), la Fuga in Egitto (attr. Porfirio Moretti), il Ritorno dall'Egitto (attr.Vincenzo Maganza)
attico: Battesimo di un neonato con la Madonna benedicente e committente (attr.Girolamo Maganza)
Sulla volta a botte, decrescente verso la parete di fondo, entro lacunari lignei divisi in quattro fasce, sono raffigurate gli attributi della Vergine ispirati alle litanie lauretane (prima fascia di scomparti partendo dal fondo della cappella), Sibille e Santi (seconda fascia), Allegorie di Virtù, Patriarchi, Santi e la Madonna del Rosario in gloria (terza fascia) e i Re Magi, le Vergini Sagge, l'Allegoria della Fede con gli Evangelisti Giovanni e Matteo, l'Allegoria della Religione con S.Pietro e gli Evangelisti Luca e Marco, e altri Santi (quarta fascia).

volta della Cappella del Rosario
particolare della volta (da sinistra): Angeli con la scritta "ELECTA UT SOL" (attr.Girolamo Maganza) / Angeli musici e donatore (attr.Girolamo Maganza) / Angeli con la scritta "PULCHRA UT LUNA"(attr.Girolamo Maganza)
particolare della volta: Turris David e donatore (attr.Iacopo Bonvicini)
particolare della volta: Fons Hortorum e donatrice (attr. Iacopo Bonvicini)
particolare della volta (fascia centrale da sinistra): Santi Giovanni, Pietro e Giacomo con donatore (attr.Marcantonio Maganza) / La Famiglia della Vergine, S.Giovanni Battista, Sant'Anna e S.Gioacchino (attr.Giambattista Maganza il Giovane) / Allegoria della Religione con gli Evangelisti Marco e Luca (attr.Iseppo Scolari)
particolare della volta (fascia centrale da sinistra): Due Sibille e donatrice (attr.Iacopo Bonvicini) / Allegorie di virtù e donatore (attr.Vincenzo Maganza) / I quattro grandi Profeti e re Ezechia (attr.Iseppo Scolari)
particolare della volta (fascia centrale da sinistra): Allegoria femminile con gli Evangelisti Giovanni e Matteo (attr.Iacopo Bonvicini) / Re David, i Patriarchi e donatore (attr.Giambattista Maganza) / Isacco, Abramo, S.Girolamo, Noè e donatore (att.Marcantonio Maganza) // (fascia superiore da sinistra): Le Vergini Sagge (attr.Vincenzo Maganza) / Gloria della Madonna del Rosario (attr.Vincenzo Maganza) / Sante Lucia, Caterina a Siena e Apollonia (attr.Vincenzo Maganza)
particolare della volta (fascia centrale da sinistra): I tre Re Magi e donatore (ambito dei Maganza) / Allegorie di virtù e donatore (attr. Vincenzo Maganza) / Le Sibille Delfica e Samia e donatore (Giambattista Baragia)
Compaiono in alcune tele gli stemmi o i ritratti dei membri della Confraternita del Rosario che hanno commissionato l'opera.
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La quinta cappella, corrispondente al braccio destro del transetto, è la Cappella di S.Vincenzo Ferreri o Cappella Barbarano.

Cappella di S.Vincenzo Ferreri
Fu Cristoforo Barbarano a voler realizzare nel 1491 questa cappella dedicata alla Madonna e ai Santi Girolamo e Vincenzo martire.

attestazione della cappella alla famiglia Barbarano
La volta dell'abside è innervata da costoloni che si riuniscono nella chiave di volta con un busto di S.Girolamo.

L'altare dedicato a S.Vincenzo Ferreri fu invece realizzato in pietra e bianca e marmo rosso nel 1750.
La pala d'altare di Antonio de Pieri raffigura S.Vincenzo Ferreri al quale appare la Vergine col Bambino adorata dai Santi Vincenzo martire e Girolamo.

S.Vincenzo Ferreri al quale appare la Vergine col Bambino adorata dai Santi Vincenzo martire e Girolamo (Antonio de Pieri)
Sulla parete sinistra si trovano la lapide sepolcrale di Ogniben de Miro de Barbarano (1298) e  un Crocifisso ligneo del XV secolo.

lapide sepolcrale di Ogniben de Miro de Barbarano (1298)

Crocifisso (XV sec.)
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La sesta cappella che conclude la navata destra è la Cappella dei Santi Pietro e Paolo o Cappella Thiene, eretta nel XIII secolo.

Cappella dei Santi Pietro e Paolo
Sulla parete sinistra si trova l'arca sepolcrale di Giovanni Thiene al quale venne concessa la cappella nel 1390.

arca sepolcrale di Giovanni Thiene
inscrizione posta sotto l'arca sepolcrale di Giovanni Thiene
L'Arca di Marco Thiene, prozio di Giovanni, si trova invece posta sulla parete destra della cappella.

arca di Marco Thiene
particolare dell''arca di Marco Thiene
inscrizione dell''arca di Marco Thiene
Della decorazione originale della cappella, chiamata "aurea" perché aveva raffigurazioni di Santi miste a oro e una volta con stelle e un raggio d'oro, rimangono solo le due lunette poste sopra i monumenti funebri: Defunti inginocchiati ai piedi della Madonna col Bambino e Santi (attribuite a Michelino da Besozzo).

lunetta con Defunto inginocchiato ai piedi della Madonna col Bambino e Santi (attr. Michelino da Besozzo) posta sopra l''arca di Marco Thiene
lunetta con Defunto inginocchiato ai piedi della Madonna col Bambino e Santi (attr. Michelino da Besozzo) posta sopra l'arca sepolcrale di Giovanni Thiene
Anche le arche sepolcrali erano dorate.

Nel Settecento Francesco Muttoni ristrutturò la cappella in stile rococò con stucchi e marmi, per volere dei conti Michele e Giacomo Thiene.
Sull'altare settecentesco la pala qui posta raffigura la Madonna in trono col Bambino venerata dai Santi Pietro, Paolo e Pio V, opera di Giambattista Pittoni.

altare della Cappella dei Santi Pietro e Paolo
Madonna in trono col Bambino venerata dai Santi Pietro, Paolo e Pio V (Giambattista Pittoni)
Al centro della volta si trova la Conversione di Paolo sulla via di Damasco, opera di Antonio de Pieri, che ha realizzato anche i monocromi degli angoli e delle pareti laterali.

volta della cappella con stucchi e monocromi
Conversione di Paolo sulla via di Damasco (Antonio de Pieri)
monocromi (Antonio de Pieri)
Il pavimento conserva lastre tombali senza inscrizioni forse quattrocentesche con stemmi della famiglia Thiene.

lastre tombali pavimentali della famiglia Thiene
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Si passano ora a visitare la Cappella Maggiore e il presbiterio.

Cappella Maggiore
altare maggiore e coro
Originariamente la cappella era di forma rettangolare, ma nel 1478 si abbattè la parete di fondo per creare la nuova abside realizzata da Lorenzo da Bologna.

Una scalinata dai gradini bianchi e rossi alternati permette di accedere alla cappella.
E' opera di Bernardino da Como.

Un arco rivestito di formelle in cotto precede l'alto e profondo presbiterio rettangolare con volta a botte.

Un secondo arco dà accesso al coro con abside poligonale a sette lati.
Le costolonature in cotto della volta ad ombrello si riuniscono nella chiave di volta dove vi è l'immagine di S.Domenico.

Un alto cornicione in cotto unisce i due settori della cappella (presbiterio e coro).

Sottili paraste incorniciano le finestre dell'abside con vetrate neogotiche realizzate nel 1893 dall'Istituto Zettler di Monaco di Baviera.

vetrate neogotiche (Istituto Zettler - Monaco di Baviera - 1893)
In molti punti della cappella si notano gli stemmi della famiglia Sesso che aveva avuto il patronato della cappella: sono infatti presenti lungo i lati della cappella alcune arche che contengono le spoglie di membri di questa famiglia.
Sulla parete destra si trovano l'arca di Goffredo e Fabrizio Sesso (XVI secolo) e il Monumento funebre di Bernardino Sesso (1680), posto sopra al Monumento funebre di Benedetto Sesso e del figlio Francesco (1621).

sopra: Monumento funebre di Bernardino Sesso (1680) / sotto: Monumento funebre di Benedetto Sesso e del figlio Francesco (1621)
E' attribuito a Pier Antonio degli Abati il coro ligneo intarsiato con nature morte e paesaggi della quattrocentesca città di Vicenza (XV secolo).
E' costituito da 51 stalli su due ordini.

coro (Pier Antonio degli Abati - XV sec.) / leggio e bancone (1544)
stalli del coro (Pier Antonio degli Abati - XV sec.)
stalli del coro (Pier Antonio degli Abati - XV sec.)
stalli del coro (Pier Antonio degli Abati - XV sec.)
Leggio e bancone sono del 1544.

leggio (1544)
Sulla parete sinistra è sistemato l'organo realizzato da Giambattista De Lorenzi nel 1856.

organo (Giambattista De Lorenzi - 1856)
Gli intarsiatori della bottega dei Corbarelli hanno realizzato tra il 1670 e il 1686 il prezioso altare maggiore in pietre dure e il tabernacolo monumentale a forma di tempietto a due piani che vi è posto sopra.
L'ideatore della composizione è il domenicano Giorgio Bovio, che forse oltre a progettarla ha anche eseguito qualche riquadro.

altare maggiore
altare maggiore visto da dietro
Per decorare questo capolavoro dell'intaglio sono stati usati il  marmo apuano, l'alabastro, la giada, lapislazzuli, il diaspro, l'agata, l'onice, il corallo, il serpentino, il verdone, il porfido, il rosso di Francia e l'africano.

tabernacolo monumentale
L'altare è posto sopra tre gradini decorati con intarsi floreali, geometrici e con la raffigurazione di dieci animali che simboleggiano altrettante virtù, tra i quali il cane, simbolo dei domenicani (= "domini canis" = cani del Signore).

gradini dell'altare maggiore
Nei riquadri dell'altare sono raffigurati ad intaglio Episodi Sacri e motivi naturalistici.

mensa rivolta verso il coro (da sinistra): Ingresso a Vicenza del beato Bartolomeo con la reliquia / Incoronazione di spine / S.Luigi re di Francia dona la Sacra Spina a Bartolomeo da Breganze
mensa rivolta verso la navata (da sinistra): Resurrezione / Ultima Cena / Apparizione della Madonna a Vincenza Pasini sul Monte Berico // cornice: Evangelisti, Dottori della Chiesa e Strumenti della Passione
Resurrezione
Apparizione della Madonna a Vincenza Pasini sul Monte Berico
S.Luigi re di Francia dona la Sacra Spina a Bartolomeo da Breganze
Incoronazione di spine
Ingresso a Vicenza del beato Bartolomeo con la reliquia
Ultima Cena
registro superiore: Caduta della manna
registro superiore: Sacrificio di Abele
registro superiore: Il Sacrificio di Isacco
registro superiore: Il Profeta Abacuc che, trasportato da un Angelo, porta pane e vino a Daniele nella fossa dei leoni
registro superiore: Abramo che incontra Melchisedech
lato della mensa: S.Caterina de' Ricci (a sinistra)/ S.Caterina da Siena riceve le stigmate (a destra)
fianco della mensa: Morte di S.Pietro martire
fianco della mensa: Domenico di Guzman salva una bibbia dalle fiamme
lato della mensa: Apparizione della Vergine a S.Rosa da Lima (a sinistra) / Apparizione di Cristo a S.Margherita d'Ungheria  (a destra)
Sulle porticine del tabernacolo sono invece dipinti la Resurrezione di Cristo e il Compianto sul Cristo morto, affiancati da cornucopie ad intarsio.

porta del tabernacolo (verso la navata): Cristo risorto
porta del tabernacolo (verso l'abside): Compianto sul Cristo morto
Tra le colonnine corinzie in marmo rosso  del tempietto sono raffigurati Gesù nell'Orto di Getsemani e una Crocifissione.

tempietto: Gesù nell'Orto di Getsemani
tempietto: Crocifissione
 Anche i piedistalli delle statue e la balaustra sono decorati ad intarsio.

piedistallo: Vaso fiorito
piedistallo: Angelo musico
balaustra decorata ad intarsio con animali e fiori
 Ai lati dell'altare si ergono due statue di Cherubini, opera realizzata da Domenico Negri nel 1674.

Cherubino (Domenico Negri - 1674)
Cherubino (Domenico Negri - 1674)
Sopra la cupoletta del tempietto è posto il Redentore.

Redentore
Il gruppo scultoreo con le statue di S.Sebastiano, Santa Maria Maddalena, Santa Maria Egiziaca e S.Girolamo, poste sulla balaustra che divide il coro dallo spazio dove si celebrano le liturgie, è stato realizzato da Angelo Marinali e dal fratello Francesco (1692).

S.Sebastiano e S.Maria Maddalena (Angelo Marinali - 1692) e Cherubino sull'altare
S.Maria Egiziaca e S.Girolamo (Angelo Marinali - 1692) e Cherubino sull'altare
S.Maria Egiziaca (Angelo Marinali - 1692
S.Maria Maddalena (Angelo Marinali - 1692)
S.Sebastiano (Angelo Marinali - 1692)
S.Girolamo (Angelo Marinali - 1692) con firma dell'artista
retro della statua di S.Maria Egiziaca (Angelo Marinali - 1692)
retro della statua di S.Girolamo (Angelo Marinali - 1692)
retro della statua di S.Sebastiano (Angelo Marinali - 1692) con firma dell'artista
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Ai lati dello scalone per accedere al presbiterio, vi sono due scale che conducono alla cripta, dove venne conservata la Sacra Spina dal 1520 al 1795.

La cripta fu realizzata insieme alla Cappella Maggiore e i lavori di costruzione si conclusero nel 1482.
Nel 1481 venne concessa alla famiglia Valmarana.

Una volta a padiglione ribassato copre l'intero ambiente.
La volta poggia su capitelli pensili, realizzati da Tommaso da Lugano, alcuni dei quali portano lo stemma Valmarana.
Anche al centro della volta campeggia lo stemma di questa nobile famiglia.

Tre arcate poggianti su colonne di marmo rosso introducono all'abside della cripta che qui presenta una cupola ribassata.

abside della cripta
In questo spazio vi è un altare sul quale è posto un gruppo scultoreo opera di Girolamo Pittoni.
L'artista ha scolpito nel 1525 tre statue: Cristo Redentore posto tra S.Luigi re di Francia e il Beato Bartolomeo da Breganze.

Cristo Redentore tra S.Luigi re di Francia e il Beato Bartolomeo da Breganze (Girolamo Pittoni - 1525)
 Dietro questo altare era conservata in un armadio in legno, incassato nel muro e inquadrato da una cornice in pietra decorata, la Sacra Spina.

Ma la cripta è anche occupata sul lato destro dalla Cappella Valmarana, progettata da Andrea Palladio per Leonardo Valmarana che voleva ricordare il fratello Antonio.

Cappella Valmarana con la pala d'altare Vergine col Bambino che appare a S.Giacinto (Alessandro Maganza)
La cappella a pianta quadrata biabsidata e con volta a crociera venne realizzata tra il 1576 e il 1597.
Sull'altare è posta la tela di Alessandro Maganza la Vergine col Bambino che appare a S.Giacinto, Santo  al quale è dedicata la cappella.
Vi rimando al mio post "Vicenza palladiana: Andrea Palladio e la famiglia Valmarana" per la descrizione della cappella che, insieme agli altri capolavori del grande architetto sparsi per la città, è entrata nella lista dei Patrimoni dell'Umanità dell'Unesco. 
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Ritornati nella navata della chiesa ci si sposta sul lato sinistro della Cappella Maggiore per visitare la Cappella della Sacra Spina, posta sul fondo della navata sinistra.

Cappella della Sacra Spina
La cappella, che sostiene il campanile, è a pianta quadrata e ha una volta a crociera.
Dopo essere stata chiusa nel 1521, la cappella fu riaperta nel 1860.
Gli affreschi originali delle pareti furono sostituiti da una decorazione neogotica e venne chiusa con la cancellata che già chiudeva la Cappella Thiene.

L'altare è del XVI secolo.
Sotto la mensa dell'altare è sepolto in un'urna il beato Bartolomeo da Breganze, fondatore della chiesa.
altare seicentesco con le spoglie del beato Bartolomeo da Breganze
Sulla parete di fondo della cappella, posto in una nicchia, si trovava il reliquario della Sacra Spina in argento dorato, risalente nelle sue parti più antiche al XIII secolo.
Il reliquiario, oggi conservato al Museo Diocesano di Vicenza, venne poi rielaborato nel XIV e XV secolo e restaurato tra il 1857 e il 1866.

reliquario della Sacra Spina (XIII./XIV/XV sec. - Museo Diocesano di Vicenza)
Il reliquiario si compone di un basamento polilobato (con immagini di personaggi legati alla storia della reliquia e dell'Ordine domenicano), di una teca e una corona stilizzata, e di una struttura che rappresenta sei rami di prunus (coronati da figure si Profeti).
Sulla sommità vi è la figura di un Angelo.

Era anche conservato in questa cappella (oggi anch'esso al Museo Diocesano di Vicenza), il cosiddetto piviale dei pappagalli, donato nel 1259 al beato Bartolomeo da Breganze da re Luigi IX insieme alla Sacra Spina e a un pezzetto della Santa Croce.

piviale dei pappagalli (Manifattura siciliana - XIII sec. - Museo Diocesano di Vicenza)
Questo piviale ricavato da un mantello di uso profano (la raffigurazione dei pappagalli affrontati rimanda ad una simbologia regale), realizzato da una manifattura siciliana nel XIII secolo, è considerato uno degli esempi di manufatto tessile più antichi del Veneto.

Si tratta di uno sciamito (un genere tessile prodotto di solito in medioriente), ricamato in argento dorato, filato  su un'antica seta bianca.


Sulla parete sinistra della cappella si trova l'opera di Antonio De Pieri che raffigura l'Ingresso a Vicenza di Bartolomeo da Breganze.
Quest'opera faceva parte della decorazione della cantoria dell'organo settecentesco.
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A sinistra della Cappella della Sacra Spina si trova l'opera di Giacomo Tentorello Incoronazione di spine datata 1563.

Incoronazione di spine (Giacomo Tentorello - 1563)
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Dal transetto sinistro, tramite pochi gradini, si può accedere l'Antisacrestia che permette di visitare gli ambienti annessi alla chiesa: la Sacrestia Vecchia e la Sala Capitolare.

Qui lungo le pareti si trovano la statua di S.Pietro martire di Giacomo Cassetti e il busto di Considio Chiericati.

S.Pietro martire (Giacomo Cassetti)
busto di Considio Chiericati
In questo ambiente si trova un piccolo spazio chiuso da una doppia porta in legno in cui sono custoditi paramenti e oggetti sacri.

vano con oggetti e paramenti sacri
oggetti e paramenti sacri
armadio con stemma
La Sacrestia Vecchia è preceduta da un affresco a trompe-l'oeil (un sipario retto da putti alati) e da un architrave, poggiata su mensole, in cui compare la scritta:
"HOC DOMINICI URBS COLE INCLITA SACRUM".
Sacrestia Vecchia
All'interno la sacrestia presenta un soffitto a volta ribassata poggiante su spicchi archiacuti affrescati, poggianti a loro volta su capitelli pensili.

Sacrestia Vecchia
Una parte delle 17 vele è rimasta decorata con tele raffiguranti busti di domenicani.

volta e decorazione pittorica della Sacrestia Vecchia
decorazione al centro della volta della Sacrestia Vecchia
Lungo le pareti sono stati sistemati banconi da sacrestia in legno (XVII secolo).

bancone da sacrestia e ingresso ad un ambiente adiacente
Trova qui posto il lavabo in marmo rosso costituito da due blocchi: quello superiore da dove esce l'acqua sostenuto da figure fiabesche, quello inferiore con vasca poggiante su zampe leonine.

lavabo in marmo rosso
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Nell'adiacente Sala del Capitolo si riunivano i domenicani.

ingresso alla Sala del Capitolo
Sala del Capitolo
Sala del Capitolo
Lo scultore Giovanni Calvi ha realizzato il gruppo scultoreo posto sull'altare settecentesco: la Deposizione dalla Croce.

altare della Sala Capitolare con gruppo della Deposizione dalla Croce (Giovanni Calvi)
Accanto all'altare le statue di Santa Caterina da Siena (a destra della foto) e di S.Domenico (a sinistra).


Il perimetro della sala è occupato da statue e busti di Santi e Beati domenicani, sempre realizzate da Giovanni Calvi.

da sinistra: S.Tommaso d'Aquino (con modellino di una chiesa) / busto di beata Giovanna del Portogallo (sopra la porta) / S.Pio V / S.Alberto Magno (con pallio arcivescovile) / S.Giacinto (con la pisside e la statua della Vergine) / S.Raimondo di Penafort (con le chiavi)
da sinistra: S.Guidisalvo / S.Ludovico Bertrando (con fucile e Crocifisso) / S.Vincenzo Ferrer (con Angelo) / Sant'Antonino (con paramenti vescovili) / il busto di S.Margherita di Savoia (sopra la porta)/ S.Pietro Martire
Alternate alle statue sono infisse alle pareti della sala lastre tombali provenienti dalla chiesa: le due arche in marmo rosso, una commissionata da Pietro Conti (1361) posta sopra la porta, e una al centro della parete meridionale, del podestà Ugolino da Sesso con la raffigurazione della Madonna col Bambino affiancata da due stemmi della famiglia.

arca tombale di Ugolino da Sesso e busto di Margherita di Savoia
arca di Pietro Conti (dietro la statua di S.Ludovico Bertrando)
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La Sala del Capitolo affaccia sul cosiddetto Chiostro minore, uno dei due chiostri del complesso conventuale.

portico meridionale e loggia sul lato occidentale del Chiostro minore
Questo chiostro fu realizzato nel XVII/XVIII secolo sull'originale convento duecentesco.
Ha un impianto quadrato ed era percorso su tutti i lati da portici.
I bombardamenti del 1944 hanno distrutto il lato settentrionale, confinante con il Chiostro maggiore, e sormontato dalla Biblioteca, costruita a partire dal 1496 con il contributo di una donazione di Cristoforo Barbaran.

portico orientale e lato settentrionale distrutto dai bombardamenti del Chiostro minore
Sopra al portico del lato occidentale del chiostro fu realizzata una loggia tra il 1743 e il 1745 ad opera di Pier Paolo Muttoni su disegno di Francesco Muttoni.
La loggia presenta colonne ioniche e una copertura a capriate.
Divenne questa la sede del Tribunale dell'Inquisizione fino al 1797, anno in cui venne soppresso.
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Il Chiostro minore comunica con il Chiostro maggiore del Convento di Santa Corona.

Chiostro maggiore
Oggi questo chiostro, costruito nel 1477 per ampliare il convento, è divenuto la sede del Museo Naturalistico e Archeologico di Vicenza, e vi si accede tramite un portale della facciata ottocentesca del convento.

corridoio del convento posto intorno al chiostro con le ex celle dei frati domenicani convertite in sale museali
particolari architettonici e decorativi dell'ex convento
ambiente del convento oggi sala museale
affresco in un ambiente del convento
Il chiostro è di forma rettangolare e le sue gallerie hanno volte a crociera che poggiano sulla muratura con peducci e verso l'interno del chiostro su colonne con capitelli a gemma sui quali s'impostano archi a tutto sesto.

galleria del Chiostro maggiore
Al piano superiore si aprono invece finestre con timpani triangolari.

archi a tutto sesto e finestre con timpani triangolari del Chiostro maggiore e lato del chiostro confinante con il Chiostro minore
Le ultime quattro campate del lato orientale del chiostro sono mancanti.
Al centro del chiostro si trova una vera di pozzo in marmo rosso di Asiago (XVI secolo), posta originariamente nella corte del Palazzo del Podestà.

vera di pozzo del Chiostro maggiore
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Ritornati nel transetto sinistro si visita la Cappella di S. Raimondo o Cappella Caldogno, così chiamata perché realizzata da Lucantonio Caldogno quando nel XVII secolo venne aperto il transetto.

Cappella di S.Raimondo
Sull'altare (attribuito a Giambattista Albanese), dedicato a S.Raimondo di Penafort, si trova la pala Cristo benedicente tra la Madonna, Maria Maddalena e i Santi Luca Evangelista, Antonio Abate e Raimondo di Alessandro Maganza.

Cristo benedicente tra la Madonna, Maria Maddalena e i Santi Luca Evangelista, Antonio Abate e Raimondo (Alessandro Maganza)
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Spostandosi nella navata sinistra il primo altare che s'incontra è l'Altare Garzadori.

Altare Garzadori (attr. Rocco di Vicenza - XVI sec.)
Questo altare che è addossato alla parete della quinta campata della chiesa, dedicato a S.Giovanni Battista, è stato realizzato nel XVI secolo ed è attribuito a Rocco da Vicenza, erede della bottega dei due cognati Tommaso da Lugano e Bernardino da Como.

Battista Graziano Garzadori, esponente della corporazione dei lanieri e conte palatino, fece erigere questo altare per adempiere al voto fatto mentre si recava in Terra Santa di ritornare salvo in patria.

L'altare è decorato con marmi preziosi (porfido, serpentino...) e pietre dure che si racconta lo stesso committente aveva riportato dal suo viaggio di pellegrinaggio in Oriente.

La struttura achitettonica dell'altare comprende pilastri, paraste, colonnine binate tortili e a tronco di palma, inanellate, dorate e decorate, sormontati da capitelli ionici, corinzi o nei quali compaiono teste di animali o sfingi.

parte superiore dell'altare: trabeazione scolpita e frontone ad arco ribassato il cui intradosso è decorato a cassettoni con rosette
A coronare l'altare vi è la statua di Cristo risorto.

particolari dell' Altare Garzadori:Cristo risorto e Madonna che allatta il Bambino
Più in basso in un altorilievo è raffigurata la Madonna mentre allatta il Bambino.
Al di sotto un bassorilievo raffigura tre cherubini.
E poi una decorazione in cui sono presenti tutte quelle figure pagane sulle quali la cristianità ha vinto: tritoni, nereidi dalla doppia coda, sirene, unicorni, bucrani, cornucopie, centauri, armi e trofei.

particolari della decorazione dell'Altare Garzadori: vaso fiammeggiante retto da una coppia di delfini, tritone, sirena e sfinge
particolari della decorazione dell'Altare Garzadori
L'altare ospita il Battesimo di Cristo, un capolavoro di Giovanni Bellini.

Battesimo di Cristo (Giovanni Bellini - 1501/1502)
 La figura del Padre Eterno è stata aggiunta da Gallo Lorenzi nell'Ottocento.

CURIOSITÀ: Si dice che le tre giovani fanciulle raffigurate inginocchiate sulla sinistra della pala siano le giovani figlie di Battista Garzadori.
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Segue l'Altare di S.Maria della Misericordia o Altare dei Turchini.

Altare dei Turchini (Antonio Scarpagnino - 1519)
Questo altare che occupa la quarta campata fu commissionata nel 1519 dalla Confraternita della Madonna della Misericordia.
L'altare realizzato in materiali preziosi è attribuito ad Antonio Scarpagnino con la collaborazione forse della bottega di Giovanni da Porlezza e Girolamo Pittoni.
Sembrano invece di cultura lombardesca gli elementi che figurano nella mensa.

La pala sopra l'altare detta Madonna delle Stelle è opera di Lorenzo Veneziano e di Marcello Fagolino.
Lorenzo Veneziano ha realizzato nel trecento la parte centrale con la figura della Madonna, mentre sono attribuiti a Marcello Fagolino la veduta di Vicenza e gli Angeli Musicanti.

Madonna delle Stelle (Lorenzo Veneziano XIV sec. / Marcello Fagolino - XIV sec.)
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La terza campata è occupata dall'Altare di Sant'Antonino di Firenze o Altare Monza.

Altare Monza
L'altare, attribuito a Francesco Albanese è stato fatto costruire da Gasparo Monza nel 1474 ma venne terminato nel 1598.
Leandro Bassano ha realizzato la pala sopra l'altare che raffigura la Carità di Sant'Antonino.
 
Carità di Sant'Antonino (Leandro Bassano - XVI sec.)
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L'altare addossato alla parete della seconda campata è l'Altare di S.Maria Maddalena o Altare Porto Pagello.

Altare Porto Pagello
Venne fatto costruire nel Cinquecento dalla famiglia Pagello che lo ha effigiato con il suo stemma.
Molto probabilmente fu la bottega di Pandemuro a realizzarlo.

Bartolomeo Montagna ha dipinto nel 1514/1515 per la committente Piera da Porto (vedova di Bernardino Pagello) la pala del dossale: Santa Maria Maddalena tra i Santi Girolamo, Paola, Monica e Agostino

Santa Maria Maddalena tra i Santi Girolamo, Paola, Monica ed Agostino (Bartolomeo Montagna - 1514/1515)
La predella, con tre scene della Vita di Maria Maddalena, è forse opera di Benedetto Montagna (figlio di Bartolomeo), eseguito su disegno del padre.

predella della pala: scene della Vita di Maria Maddalena (attr. Benedetto Montagna)
CURIOSITÀ: la vedova Pagello si fece ritrarre nelle vesti di S.Monaca, patrona delle vedove, e Santa alla quale la committente era devota.


Questo cartello è posto sulla mensa dell'altare.
Si attribuisce infatti allo scrittore e storiografo Luigi Da Porto la prima novella "Giulietta e Romeo", scritta prima della tragedia più nota di William Shakespeare del 1594/1596.

Luigi Da Porto
L' "Historia novellamente ritrovata di due nobili amanti" fu infatti scritta tra il 1512 e il 1524 ma stampata dopo la morte di Luigi Da Porto.

Luigi Da Porto, dopo aver intrapreso una carriera militare, a soli ventisei anni venne ferito gravemente e rimase parzialmente paralizzato.
Si ritirò quindi nella sua Villa Da Porto-Barbaran a Montorso Vicentino, dove presumibilmente scrisse la novella.
Questa villa non è molto lontana dalle due rocche scaligere di Montecchio Maggiore, Villa e Bellaguardia, oggi chiamate i castelli di Romeo e di Giulietta, che probabilmente gli ispirarono la storia ambientata a Verona tra Montecchi e Capuleti. 
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L'altare eretto nella prima campata è l'Altare della Santissima Trinità o Altare Nievo.

Altare Nievo
Viene chiamato Altare Nievo perché il primo altare qui collocato fu fondato per volontà testamentaria dopo la morte di Fiordalisa Nievo (1426).

Quello attuale realizzato in marmo di Carrara risale al 1533.
Colonne e lesene sono decorate con dischi di porfido.

Giovanni Battista Krone ha scolpito la Trinità posta al centro dell'altare.
Nella parte alta dell'altare si trovano scolpiti ad altorilievo tre teste di Cherubini e quattro Angeli.

Trinità, Cherubini e Angeli dell'Altare Nievo
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Sulla controfacciata, oltre al rosone, si trovano lacerti di affreschi: una Madonna della Misericordia che protegge i fedeli della Confraternita dei Turchini sotto il suo manto e tondo con ritratto del Beato Isnardo da Chiampo attribuiti ad Alessandro Verla (a destra del portale), e un affresco con Quattro figure di Santi (parte sinistra).

Madonna della Misericordia che protegge i fedeli della Confraternita dei Turchini sotto il suo manto (Alessandro Verla)
tondo con ritratto del Beato Isnardo da Chiampo (Alessandro Verla)
Sulla parte sinistra della controfacciata si trova anche la cinquecentesca urna funeraria di Giulia Da Porto, moglie di Simone Da Porto.

urna funeraria di Giulia Da Porto (attr. bottega di Pedemuro - XVI sec.)


Orario:  martedì/domenica   settembre/giugno     9.00/17.00
                                              luglio/agosto         10.00/18.00      sabato uscita ore 17.00
Costo:  3€

Consiglio la  MUSEUM CARD  15€   valida 7 giorni
(TEATRO OLIMPICO + MUSEO CIVICO-PINACOTECA PALAZZO CHIERICATI + TEMPIO DI S.CORONA + MUSEO NATURALISTICO ARCHEOLOGICO + PALLADIO MUSEUM + GALLERIE D'ITALIA - PALAZZO LEONI MONTANARI + MUSEO DIOCESANO + MUSEO DEL RISORGIMENTO E DELLA RESISTENZA)

CONCLUSIONI
Non c'è dubbio che la Chiesa di Santa Corona sia uno scrigno di opere d'arte da visitare con cura e lentezza, apprezzando al meglio ogni singolo capolavoro.
A seguito della secolarizzazione napoleonica, la Chiesa di Santa Corona appartiene oggi al Comune ed è officiata dal clero diocesano.
La chiesa ha ospitato le spoglie di Andrea Palladio insieme con quelle della moglie sino a quando nel 1845 furono traslate nel Cimitero Maggiore di Vicenza.
Ma non è l'unica sepoltura di personaggio illustre che era qui presente: prima dell'editto napoleonico di Saint Cloud si contavano nella chiesa ben 249 sepolture, che si trovano oggi esposte nel chiostro.   
E' quindi un luogo di importante valore storico.

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