mercoledì 1 aprile 2020

Padova: la Basilica abbaziale di S.Giustina


La Basilica abbaziale di S.Giustina a Padova domina la grande piazza chiamata Prato della Valle, non lontana dalla famosa Basilica del Santo.

Basilica abbaziale di S.Giustina e Prato della Valle
Eretta fuori dalle mura, in una zona di sepolture pagane e cristiane di epoca romana, ha cambiato volto più volte.
La basilica attuale è quella del XVI secolo, ma si contano altre tre costruzioni precedenti.
Il primo luogo di culto fu eretto dopo l'editto di Milano (313) per custodire e onorare il corpo di S.Giustina, protomartire cristiana, secondo la leggenda agiografica, uccisa per volere dell'imperatore Massimiano il 7 ottobre del 304.

CURIOSITÀ: la più antica attestazione del culto di S.Giustina si trova a Ravenna nella Chiesa di sant'Apollinare Nuovo, dove S.Giustina è raffigurata nel mosaico che raffigura il Corteo delle Vergini.

S.Giustina (Corteo delle Vergini della Chiesa di Sant'Apollinare Nuovo - Ravenna - VI sec.)

La prima chiesa fu costruita nel VI secolo, durante il regno di Teodorico, sulla tomba della Santa dal patrizio Venanzio Opilione, prefetto del pretorio d'Italia ostrogoto, e personaggio illustre alla corte di Ravenna.
Si è trovato un timpano triangolare che sovrastava una porta d'accesso alla basilica (che si conserva oggi nel Sacello di S.Prosdocimo), con iscrizione che attesta la costruzione della basilica primitiva a Rufus Venantius Opilio, console nel 504.
La Basilica opilioniana cimiteriale era probabilmente a tre navate divise da colonne in marmo greco e absidata.

basilica opilioniana
La basilica fu affiancata dal Sacello di S.Prosdocimo (primo vescovo di Padova), un oratorio cruciforme per la conservazione delle reliquie apostoliche, addossato alla parete meridionale della basilica, e da un mausoleo, un edificio a pianta circolare collegato da un ambulacro alla testata meridionale della basilica, destinato forse ad Opilione.

Dal 1014 si attesta la presenza nella basilica dei monaci benedettini e di un monastero.

basilica romanica
Durante le invasioni barbariche le reliquie dei Santi sepolti nella basilica erano state  nascoste: S.Massimo Vescovo, S.Giuliano, S.Felicita e i Santissimi Innocenti vennero esumati nel 1052, mentre si ritrovarono i corpi di S.Daniele diacono e martire nel 1075, quello di S.Giustina nel 1174 e quello di S.Luca Evangelista nel 1177.
A causa del terremoto del 1117 la basilica crollò.

basilica gotica
Venne ricostruita una basilica romano-gotica, ma i lavori si protrassero anche nel XIV e XV secolo con la costruzione del coro, della Sacrestia e con la Cappella di S.Luca.
Venne costruito un cenobio con quattro chiostri.
L'abate Ludovico Bardo nel XV secolo fondò la Congregazione cassinese.

basilica alla fine del XV secolo
Nel XVI secolo la basilica venne ricostruita e divenne uno degli edifici più grandi dell'epoca.
Inizialmente la basilica rinascimentale venne progettata da Girolamo da Brescia (1501), ma per problemi costruttivi il progetto venne abbandonato.
Parteciparono succedendosi vari architetti: Sebastiano da Lugano, Andrea Briosco (1517), Andrea Moroni, Andrea da Valle (1520).
Infine la basilica venne consacrata nel 1606.

Ma la facciata rimase incompiuta.

facciata e campanile della Basilica abbaziale di S.Giustina
Si presenta in mattoni con un rosone e tre piccole aperture.
Posta su un podio, è preceduta da una breve scalinata.
I tre portali hanno battenti in bronzo moderni.

portale centrale
portale laterale sinistro
Nelle quattro nicchie rimaste vuote si trovano dal Giubileo del 2000 gli altorilievi con i simboli degli Evangelisti.

aquila: simbolo di S.Giovanni
bue: simbolo di S.Luca
leone: simbolo di S.Marco
uomo: simbolo di S.Matteo
La facciata è preceduta da due statue di grifi stilofori in marmo di Verona di età romanica (forse del protiro dell'antica facciata).

un grifo stiloforo
Esternamente la cupola centrale, alta quasi 70m e con lanterna, è sormontata dalla statua in rame di S.Giustina alta 5m, mentre sulle quattro cupole che la circondano si trovano le statue in piombo di S.Daniele, S.Prosdocimo, S.Benedetto e del Beato Arnaldo.

cupole con statue e croci della Basilica abbaziale di S.Giustina
L'antico campanile del XII, posto tra il Coro Vecchio e la Cappella di S.Luca, fu raddoppiato di altezza nel 1599 (dalla prima cornice in su).
E' alto 82m.
Nella cella campanaria, aperta da due monofore per lato, vi sono 7 campane del XVIII secolo.
Al di sopra della cella campanaria vi è un tamburo ottagonale con cupola di lamine di piombo.

campanile della Basilica abbaziale di S.Giustina
L'interno della basilica è a croce latina (118,5 X 82m) e in forme rinascimentali.
CURIOSITÀ: per le sue misure la Basilica abbaziale di S.Giustina era considerata all'epoca della costruzione la chiesa più grande della Serenissima, ed oggi è considerata la 7° chiesa in Italia per lunghezza.
Sul pavimento della navata centrale della Basilica di S.Pietro sono incise le dimensioni delle 26 chiese più grandi al mondo: la Basilica di S.Giustina è la 19° dopo la Cattedrale di Anversa (Belgio) e prima della Cattedrale di Ferrara e della Cattedrale di Esztergom (Ungheria).

Il pavimento a disegni geometrici fu realizzato tra il 1608 e il 1615 in marmo blu, giallo e rosso di Verona, con aggiunte di marmo greco della basilica primitiva.

La basilica è divisa in tre navate da 26 pilastri.
Presenta una complessa copertura: la navata centrale è coperta da tre catini che non sporgono però all'esterno (il tetto esterno è infatti a capanna), la crociera è sovrastata da 8 cupole (quella centrale più alta delle altre e con lanterna), e le volte a botte delle navate laterali.

catini della navata centrale della basilica
I semicatini (i 3 della navata centrale e gli 8 della crociera) furono eretti nel 1605 per rendere perfetta l'acustica,  su consiglio di Vincenzo Scamozzi.

In mezzo alla navata centrale si trova un Crocifisso ligneo del XV secolo.

navata centrale
Lungo ogni navata laterale vi sono 10 cappelle.
Le prime 6 cappelle di ogni navata sono a pianta quadrata con copertura a botte, mentre le altre 4  (una si trova in fondo alla navata, una nel transetto e una tra queste ultime) sono absidate.

navata laterale destra
La prima cappella della navata destra è la Cappella della Conversione di S.Paolo.

Cappella della Conversione di S.Paolo
Il paliotto con il Martirio del Santo, elementi fitoformi e animali è opera di Antonio Corbarelli.
La pala d'altare di questa cappella raffigura la Conversione di S.Paolo attribuita a Paolo Veronese e allievi.

Conversione di S.Paolo (attr. Paolo Veronese e allievi - 1589)
Anche nella tela a forma di lunetta sulla parete di sinistra è rappresentata la Conversione di S.Paolo ed è opera di Gaspare Diziani.
La tela proviene dalla distrutta Chiesa delle Terese.

Conversione di S.Paolo (Gaspare Diziani)
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La seconda cappella è la Cappella di Santa Geltrude.
Struttura architettonica di Alessandro Tremignon. 
Sull'altare si trova la pala di Pietro Liberi raffigurante L'Estasi di Santa Geltrude.

Cappella di Santa Geltrude - L'Estasi di Santa Geltrude (Pietro Liberi - 1678/1679)
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La terza cappella è la Cappella di S.Gerardo Seagredo.
Struttura architettonica di Alessandro Tremignon. 
La pala d'altare, opera di Johann Carl Loth, raffigura il Martirio di S.Gerardo Seagredo.

Cappella di S.Gerardo Segraedo - Martirio di S.Gerardo Seagredo (Johann Carl Loth - 1674)
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La quarta cappella è la Cappella di Santa Scolastica.
Struttura architettonica di Alessandro Tremignon.
Luca Giordano ha dipinto la pala d'altare che rappresenta la Morte di Santa Scolastica.

Cappella di Santa Scolastica - Morte di Santa Scolastica (Luca Giordano - 1674)
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La quinta cappella è la Cappella di S.Benedetto Abate.

Cappella di S.Benedetto Abate - S.Benedetto accoglie S.Placido e S.Mauro (Jacopo Palma il Giovane - 1618)
Jacopo Palma il Giovane è l'autore della pala S.Benedetto accoglie S.Placido e S.Mauro.
I Corbarelli hanno intarsiato l'altare.

La tela sulla parete destra  che raffigura S.Benedetto riceve il re Totila a Montecassino è opera di Giovanni Battista Maganza.

S.Benedetto riceve il re Totila a Montecassino (Giovanni Battista Maganza - 1616)
S.Benedetto consegna la regola agli ordini monastici e cavallereschi, la tela posta sulla parete sinistra, è opera di Claudio Ridolfi.

S.Benedetto consegna la regola agli ordini monastici e cavallereschi (Claudio Ridolfi - 1616)
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La sesta cappella è la Cappella dei Santi Innocenti.

Cappella dei Santi Innocenti
Struttura architettonica di Alessandro Tremignon. 
Il paliotto d'altare del 1675 è opera dei Corbarelli.
Giovanni Comin ha realizzato S.Rachele affranta, S.Giacomo Minore e S.Giovanni sono forse opera di Michele Ongano (1679), gli Angeli sono opera di Michele Ongano (quello di sinistra) e di Orazio Marinali (quello di destra).
La teca contiene i resti di tre vittime di Erode Ascalonita, che dal 1562 al 1674 erano custodite nell'altare del Santissimo.
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La settima cappella è la Cappella di Sant'Urio.
La cappella è dedicata a Sant'Urio, il prete custode della Chiesa dei Santi Apostoli a Costantinopoli dalla quale portò sino a Padova le reliquie di S.Luca Evangelista, S.Mattia e l'icona raffigurante la Vergine (conservate ancor oggi in questa basilica).

Cappella di Sant'Urio
Nella teca dell'altare (1682) sono conservati i resti mortali di Sant'Urio.
Struttura architettonica di Alessandro Tremignon. 
I Corbarelli hanno realizzato l'altare, mentre le statue di Sant'Urio, San Tommaso e di San Taddeo sono di Bernardo Falcone (1682).
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La Cappella di S.Mattia Apostolo occupa in transetto destro.

Cappella di S.Mattia Apostolo
Giovanni Francesco de Surdis ha realizzato i bassorilievi con gli Apostoli dell'arca in marmo greco e africano che contiene alcuni resti di S.Mattia Apostolo (portati da Costantinopoli a Padova, come già detto, da Sant'Urio).

arca di S.Mattia Apostolo (Giovanni Francesco de Surdis - 1562)
Sulla parete destra vi è la grande tela di Giovanni Battista Bissoni che raffigura La Missione degli Apostoli, mentre la parete sinistra è occupata dalla tela I Santi Cosma e Damiano salvati dall'Angelo di Antonio Balestra.

La Missione degli Apostoli (Giovanni Battista Bissoni - 1631)
I Santi Cosma e Damiano salvati dall'Angelo (Antonio Balestra - 1718)
La grata in ferro del tabernacolo d'alabastro custodisce un'immagine mariana.

tabernacolo
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Un'arcata quattrocentesca, i cui rilievi sono stati forse realizzati da artisti vicini a Bartolomeo Bellano, introduce al cosiddetto Corridoio dei Martiri.

passaggio tra la Cappella di S.Mattia Apostolo e il Corridoio dei Martiri
Questo corridoio, costruito nel 1564 sui resti della chiesa medievale, permette di raggiungere il Sacello di S.Prosdocimo.
Il Corridoio dei Martiri, voltato a crociera, presenta una decorazione risalente al XVI/XVII secolo.

Corridoio dei Martiri
Occupa la parte centrale di uno spazio ottagonale, con copertura a cupola affrescata da Giacomo Cerruti, il Pozzo dei Martiri.

ambiente ottagonale con il Pozzo dei Martiri
cupola del Corridoio dei Martiri (Giacomo Cerruti - 1750)
cupola del Corridoio dei Martiri (Giacomo Cerruti - 1750)
Il pozzo ottagonale in marmo e alabastro è stato fatto realizzare nel 1565 con una lavorazione a niello dall'abate Angelo Sangrino per custodire quello medievale sottostante, che nella basilica originale occupava la navata centrale.

Pozzo dei Martiri
La beata Giacoma nel 1269, inginocchiandosi in quel punto della chiesa, aveva fatto accendere dodici candele intorno al pozzo, facendo scoprire nel fondo le ossa di alcuni Martiri.
Qui si può anche vedere, sotto una lastra di vetro che lo protegge, un lacerto del pavimento a mosaico della basilica paleocristiana opilioniana (V/VI secolo).

mosaico pavimentale a foglie d'acanto della basilica paleocristiana
Le quattro nicchie intorno al pozzo contengono quattro statue in terracotta del XVI secolo.

Sul fondo dell'ambiente, su quella che era la fiancata della chiesa originale, si trova un altare cinquecentesco con una tela di Pietro Damiani raffigurante il Ritrovamento del pozzo dei Martiri con l'accensione delle dodici candeline.

altare cinquecentesco con Ritrovamento del pozzo dei Martiri con l'accensione delle dodici candeline (Pietro Damiani)
Nell'ambiente seguente che costeggia la parete meridionale dell'antica basilica paleocristiana si trova la gabbia medievale in ferro che ha conservato per un po' di tempo la cassa in legno con i resti di S.Luca Evangelista.
Le statue in terracotta ai lati della porta che immette nel Sacello di S.Prosdocimo raffigurano S.Pietro e S.Paolo e sono opera di Francesco Segala.
L'artista realizzò in totale 11 statue per decorare la cappella, ma le rimanenti sono oggi conservate nel monastero.

corridoio lungo la parete meridionale della basilica paleocristiana con le statue di S.Pietro e S.Paolo (1564)
gabbia della Cassa di S.Luca Evangelista
Oltrepassata la porta ci si trova in un ambiente voltato affrescato in gusto manieristico.

ambiente voltato e affrescato
particolare degli affreschi dell'ambiente voltato e affrescato
particolare degli affreschi dell'ambiente voltato e affrescato
Segue il Sacello di S.Prosdocimo costruito tra il 450 e il 520 per conservare le reliquie della chiesa opilioniana, ed era innestato nell'angolo Sud-Est della navata destra della basilica opilioniana.

Sacello di S.Prosdocimo
S.Prosdocimo di origini elleniche fu apostolo di S.Pietro e il primo vescovo di Padova. E' raffigurato come un giovane vestito con tunica e palio in un clipeo posto dietro l'altare che contiene i resti del Santo (VI secolo).
Il sacello è a croce greca inscritta in un quadrato, in cui s'innestano quattro corte braccia con copertura a botte.
Il braccio orientale è absidato.

La parte centrale del sacello è invece sormontata da una cupola emisferica con pennacchi.

copertura con cupola emisferica del Sacello di S.Prosdocimo
Le pareti erano ricoperte di marmi e nell'imposta degli archi vi erano mosaici.

Un sarcofago romano di marmo pario forma l'altare del sacello.
Quando nel 1564 fu trovato sotto il pavimento, il sarcofago conteneva i resti di due vescovi: questi vennero traslati altrove, e al loro posto venne posto il corpo di S.Prosdocimo.
Nel paliotto è raffigurato S.Prosdocimo giacente affiancato da due Angeli cerofori.

altare del Sacello di S.Prosdocimo
Nel braccio a sinistra dell'altare si trova una pergula del VI secolo in marmo greco, un'iconostasi che è giunta integra ai nostri giorni nella sua originale posizione.
I due capitelli alle estremità sono però rinascimentali.
Corre sulla pergula un'iscrizione:
"In nome di Dio: in questo luogo sono state collocate le reliquie dei Santi Apostoli e di moltissimi Martiri, i quali si degnino di pregare per il fondatore e per tutto il popolo fedele".
pergula
Nell'atrio del sacello hanno trovato posto il timpano della porta d'accesso alla basilica opilioniana  con iscrizione dedicatoria della basilica e del sacello, e un doppio pluteo in marmo greco.

timpano della porta che immetteva nella basilica opilionana (V/VI sec.)
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doppio pluteo (VI sec.)
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Ritornando sui propri passi, e rientrando tramite la Cappella di S.Mattia Apostolo nella navata laterale destra, si visita la nona cappella di questa navata: la Cappella di S.Massimo.

Cappella di S.Massimo
S.Massimo fu il secondo vescovo di Padova e in questa cappella si conservano i suoi resti nell'arca posta sull'altare realizzato dai Corbarelli.
Struttura architettonica di Alessandro Tremignon. 
Il gruppo scultoreo con S.Massimo e i Putti sopra l'arca sono opera di Michele Fabris, gli Angeli vennero realizzati da Enrico Meyring, S.Giacomo Maggiore è stato realizzato da Giovanni Comin, mentre S.Bartolomeo è stato scolpito da Bernardo Falcone.
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Sul fondo della navata destra si apre la decima cappella, la Cappella della Pietà, realizzata interamente da Filippo Parodi nel 1689.

Cappella della Pietà
Le pareti della cappella sono ricoperte con marmi, mentre la volta è decorata a stucco con raffigurazioni di Angeli.

L'altare è in marmo bianco di Carrara e bronzo.
Sull'ancona è posto il gruppo scultoreo della Pietà, affiancato dalle statue di S.Giovanni e della Maddalena.
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Una scalinata monumentale porta al presbiterio sotto il quale si trova una cripta.

presbiterio e altare maggiore
Scalinata e balaustra furono realizzate da Francesco Contini nel 1630.
Giovanni Francesco De Surdis ha scolpito il busto di Vitaliano (nicchia a destra) e il busto di Opilione (nicchia a sinistra) ai lati della scalinata.

Pietro Paolo Corbarelli è l'artista che ha realizzato il prezioso altare in madreperla, perle, lapislazzuli, coralli e tarsie marmoree (1637/1643), su disegno di Giovan Battista Nigetti.
Sotto l'altare si trova il corpo di S.Giustina.
Il portacero pasquale in bronzo è opera di Arrigo Minerbi (1953).

altare maggiore (Pietro Paolo Corbarelli - 1637/1643), cero pasquale (Arrigo Minerbi - 1953), organi con cantorie (Ambrogio Dusi - 1653) e stalli del coro
Nel 1653 Ambogio Dusi ha realizzato le cantorie in legno dorato e policromo, decorate con statue, cariatidi e decorazioni a grottesche.

Sul fondo dell'abside si trova una ancona in pietra e legno dorati in oro zecchino, in stile corinzio.
Realizzata nel 1576, è opera di Giovanni Manetti, forse su disegno di Michele Sanmicheli.
Ospita la tela che raffigura il Martirio di Santa Giustina di Paolo Veronese, l'opera più grande che l'artista abbia realizzato.

ancona (Giovanni Manetti, forse su disegno di Michele Sanmicheli - 1576) /Martirio di Santa Giustina (Paolo Veronese - 1575)
Nelle quattro lunette sotto le finestre sono rappresentati: Apparizione dei tre Angeli ad Abramo e Il Castigo di Nabab ed Abiud (di Giovanni Francesco Cassana), La lotta di Giacobbe e La morte di Sisara (di Pietro Ricchi).
Nelle nicchie tra queste tele sono state poste le statue in marmo di Sansone e di Davide (XVII secolo).

Richard Taurigny ha realizzato il leggio, il dossale e il coro cinquecentesco in stile corinzio (1558/1566).
Gli 88 stalli in noce sono finemente intagliati a basso e altorilievo con figurazioni dell'Antico Testamento e della Vita di Cristo, suggerite da Eutichio Cordes, monaco di S.Giustina.
Sui due sedili liturgici sono stati raffigurate scene dalla vita si S.Pietro e S.Paolo.
Sul cassone del leggio sono rappresentate scene della Vita di S.Giustina e la statua della Santa.
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La visita continua nella navata sinistra.

navata laterale sinistra
La prima cappella dal presbiterio, posta in fondo alla navata, è la Cappella del Santissimo Sacramento.

Cappella del Santissimo Sacramento
La volta è stata dipinta a trompe-l'oeil da Sebastiano Ricci con Angeli e Apostoli adorano il Santissimo Sacramento.

Angeli e Apostoli adorano il Santissimo Sacramento (Sebastiano Ricci - 1700)
La parte bassa delle pareti è coperta da marmi.
L'altare di questa cappella accolse tra il 1562 e il 1674 i corpi dei Santi Innocenti.

Il tabernacolo fu realizzato per la precedente Cappella del Santissimo nel 1656 da Pier Paolo Corbarelli su disegno di Lorenzo Bedogni.
Venne poi inserito sull'altare in stile barocco veneziano finito nel 1674 da Giuseppe Sardi.
Il paliotto è opera di Antonio Corberelli.
Carlo Trabucco ha realizzato le sei statuine in bronzo sull'altare, di Giusto Le Court sono i due grandi Angeli in marmo, mentre Michele Fabris e Alessandro Tremignon hanno realizzato le altre opere scultoree.
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Segue la Cappella del beato Arnaldo da Limena, dedicata all'abate lasciato morire in carcere dal tiranno Ezzelino da Romano.

Cappella del beato Arnaldo da Limena
L'altare fu terminato nel 1681.
I Corbarelli realizzarono il paliotto con raffigurazioni di strumenti e spartiti musicali, tralci fioriti e foglie.
Le statue dei Santi Pietro e Paolo sono opera di Orazio Marinali e Michele Fabris.
La statua del Beato Arnaldo posta sopra l'arca e gli Angeli vennero realizzati da Bernardo Falcone.
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Ci si trova ora nel transetto sinistro che accoglie la Cappella di S.Luca Evangelista.

Transetto sinistro: Cappella di S.Luca Evangelista
Si trova qui dal 1562 l'arca contenente le reliquie di S.Luca Evangelista di scuola pisana realizzata nel 1313.

Arca di S.Luca Evangelista (1313)
S.Luca Evangelista, originario di Antiochia, fu un medico e il collaboratore di S.Paolo, scrisse un Vangelo e gli Atti degli Apostoli, si ricorda come colui che dipinse il volto di Cristo e della Madonna. Morto a Tebe i suoi resti furono portati a Costantinopoli nella Basilica dei Dodici Apostoli nel IV secolo e poi trasportati nel monastero di S.Giustina a Padova.
CURIOSITÀ: nella Cattedrale di S.Vito a Praga si trova il cranio di S.Luca Evangelista perché l'imperatore Carlo IV di Lussemburgo, re di Boemia, se lo fece consegnare dai monaci nel 1354.
Parte di una costola sinistra fu invece donata al Metropolita Hieronymos di Tebe nel 2000.

L'arca in marmo serpentino e marmo veronese si trovava prima nella Cappella gotica fatta costruire da Gualpertino Mussato.
Le otto specchiature sono in alabastro orientale scolpite ad altorilievo con Angeli, Simboli di S.Luca e S.Luca intento a scrivere.

L'arca è sostenuta da quattro colonne (due in granito e due tortili in alabastro) e da un gruppo scultoreo di Angeli in marmo greco.

L'altare è stato realizzato nel XVI secolo.
Il coro ligneo è moderno.
Ambone e portacero sono opera di Giancarlo Milani.

altare e coro della Cappella di S.Luca Evangelista
Incorniciata e sostenuta da Angeli in bronzo e da una cornice sbalzato e dorato (opera di Amleto Sartori - 1960/1961) è la copia della Madonna costantinopolitana (o Salus Popoli Patavini), realizzata forse da Alessandro Bonvicino nel Cinquecento.

Madonna costantinopolitana (copia attr. ad Alessandro Bonvicino - XVI sec.) / cornice e Angeli (Amleto Sartori - 1960/1961)
L'icona originale in stile bizantino (oggi conservata nel monastero) per tradizione si dice sia stata dipinta da S.Luca e portata a Padova per sfuggire all'iconoclastia (è documentato essere presente dal XII secolo).
E' probabilmente l'immagine mariana più antica di Padova anche se gli studi dicono che sia stata realizzata nel XII secolo e non nel VI secolo, come si pensava per essere sfuggita alla persecuzione iconoclasta a Costantinopoli. 
Sulle pareti sono poste due dipinti raffiguranti la Strage degli Innocenti (Sebastiano Galvano) e il Martirio dei Santi Cosma e Damiano (Antonio Balestra).

Strage degli Innocenti (Sebastiano Galvano - XVI sec.)
Martirio dei Santi Cosma e Damiano (Antonio Balestra - 1718)
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La cappella seguente è la Cappella di S.Felicita.

Cappella di S.Felicita
Le spoglie della santa monaca, ritrovate nel Sacello di S.Prosdocimo, sono racchiuse nell'urna dell'altare monumentale in marmo bianco e marmo rosso di Francia.
L'altare è stato in parte realizzato da Orazio Marinali (1632).
Le statue raffigurate sono: S.Marco, S.Simone, due Angeli e S.Felicita.
Nel paliotto, realizzato dai Corbarelli, è anche raffigurata la facciata della Basilica di S.Giustina.
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Accanto si trova la Cappella di S.Giuliano.

Cappella di S.Giuliano
L'urna dell'altare (1680) contiene le spoglie di S.Giuliano Martire.
L'altare, decorato con la statua di S.Giuliano, è opera di Giovanni Comin, mentre le statue di Sant'Andrea e S.Matteo sono opera di Bernardo Falcone.
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Proseguendo si trova la Cappella di S.Mauro Abate.

Cappella di S.Mauro Abate
Il prospetto dell'altare è in marmo di Genova, marmo verde e marmo rosso di Francia.
L'ancona barocca in marmo bianco e nero di Genova racchiude la tela S.Mauro in gloria invocato dagli infermi, opera di Valentin Lefevbre (1670/1673).

S.Mauro in gloria invocato dagli infermi (Valentin Lefebvre - 1673)
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La cappella seguente è la Cappella di S.Placido.

Cappella di S.Placido
I Corbarelli hanno realizzato la decorazione ad intarsio dell'altare.
L'ancona ospita la tela di Luca Giordano che raffigura il Martirio di S.Placido e dei suoi compagni.

Martirio di S.Placido e dei suoi compagni (Luca Giordano - 1676)
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Segue la Cappella di S.Daniele Levita.

Cappella di S.Daniele Levita
L'altare di uno dei protettori di Padova è stato realizzato coi colori della città: in marmo rosso di Francia e marmo di Carrara.
Antonio Zanchi ha realizzato la pala del Martirio di S.Daniele.

Martirio di S.Daniele (Antonio Zanchi - 1677)
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La seconda cappella della navata sinistra partendo dall'ingresso è la Cappella di S.Gregorio Papa.

Cappela di S.Gregorio Papa
Sull'altare, realizzato con marmo di Carrara e marmo verde africano, la pala S.Gregorio Papa invoca la Vergine per la cessazione della peste è opera di Sebastiano Ricci.

S.Gregorio Papa invoca la Vergine per la cessazione della peste (Sebastiano Ricci - 1700)
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La prima cappella dall'ingresso è la Cappella di S.Giacomo Minore.

Cappella di S.Giacomo Minore
L'altare in marmo bianco ospita la tela di Carlo Caliari il Martirio di S.Giacomo.
Il prospetto dell'altare è stato realizzato, seguendo la scuola dei Corbarelli, con marmi a paragone.

Martirio di S.Giacomo (Carlo Caliari)
CURIOSITÀ: nella trecentesca Cappella di S.Luca si trova sepolta Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la prima donna laureata al mondo (25 giugno 1678).

Elena Lucrezia Cornaro Piscopia (Università di Padova)
Durante la dominazione napoleonica l'abbazia fu sequestrata e i monaci furono allontanati.
I beni del monastero vennero trafugati e i 3/4 di questi vennero spediti in Francia.
E' per questo che il Polittico di S.Luca di Andrea Mantegna (1453/1454) si trova oggi alla Pinacoteca di Brera a Milano.
Altri dipinti si trovano in altri musei.
Alcuni sono anche conservati ai Musei Civici agli Eremitani a Padova.

Madonna col Bambino in trono tra i Santi Benedetto e Giustina (Giampietro Silvio - dal Monastero di S.Giustina - Musei Civici agli Eremitani)
Madonna col Bambino e i Santi Benedetto, Giustina, Prosdocimo, Scolastica (Girolamo da Romano detto Romanino - dal Coro Vecchio della Basilica di S.Giustina - Musei Civici agli Eremitani)
Deposizione di Cristo dalla croce con il Padre Eterno in gloria, i Santi Benedetto e Giustina / busti di Profeti (Girolamo Tessari - dal Monastero di S.Giustina - Musei Civici agli Eremitani)
Martirio di S.Giustina (Veronese - dalla Galleria abbaziale di S.Giustina - Musei Civici agli Eremitani)
Per non essere abbattuta la basilica venne eretta parrocchia.
Il monastero divenne un ospedale militare e poi una caserma.
Nel 1909 fu eletta basilica minore da papa Pio X.
Nel 1923 venne rioccupata in parte dai monaci.
Oggi è proprietà statale.


http://www.abbaziasantagiustina.org/storia
Orari: estivo         feriale    7.30/12.00   15.00/20.00    festivo   6.30/13.00  15.00/20.00
           invernale   feriale    8.00/12.00   15.00/17.00     festivo  8.00/13.00  15.00/20.00


CONCLUSIONI
La Basilica abbaziale di S.Giustina fu una delle maggiori abbazie della cristianità.
Ebbe una notevole biblioteca con 80.000 volumi: i più importanti manoscritti furono però spediti a Parigi.
Oggi viene visitata per le reliquie di Santi e Martiri e per le importanti opere d'arte conservate nelle numerose cappelle.
Per la sua storia antica e spirituale è una dei luoghi che più rappresentano la città di Padova.

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