Quando si visita una città d'arte si dovrebbero anche ricercare quei luoghi in cui personaggi illustri e gente comune si sono incontrati, e con le loro idee hanno creato il tessuto culturale e storico della città.
A Padova il luogo che più ha rappresentato e che ancor oggi rappresenta tutto ciò è il Caffè Pedrocchi, uno dei più famosi Caffè storici d'Italia, divenuto uno dei simboli della città patavina.
Hanno frequentato questo Caffè intellettuali, letterati, patrioti, docenti e studenti universitari.
Tra i personaggi illustri che hanno seduto ai suoi tavolini si ricordano gli scrittori Ippolito Nievo ed Edmondo De Amicis, il giornalista Luigi Barzini, il poeta e politico Giovanni Prati, il poeta e patriota Arnaldo Fusinato, lo scrittore Théophile Gautier, lo scrittore e drammaturgo Gabriele D'Annunzio, l'attrice teatrale Eleonora Duse, lo scrittore Honorè de Balzac, lo scrittore e drammaturgo Filippo Tommaso Marinetti, lo scrittore e critico d'arte Ugo Ojietti, lo scrittore e giornalista Giuseppe Prezzolini, lo scrittore e poeta Alfred De Musset, la scrittrice George Sand, lo scrittore e drammaturgo russo Maksim Gorkij, lo scrittore francese Stendhal...Stendhal ha anche citato il Caffè Pedrocchi e Antonio Pedrocchi, il caffettiere che sognò e realizzò questo Caffè monumentale, nel suo romanzo "La Certosa di Parma" (1838):
" C'est à Padoue que j'ai commencé à voir la vie à la vénitienne, les femmes dans les cafés. L'excellent restaurateur Pedrocchi, le meilleur d’Italie"
("È a Padova che ho cominciato a vedere la vita alla maniera veneziana, con le donne sedute nei Caffè. L’eccellente ristoratore Pedrocchi, il migliore d’Italia.").E Honorè de Balzac, grande appassionato di caffè, scriverà a proposito del Caffè Pedrocchi:
"Il Caffè è un'istituzione indefinibile...uno studio d'avvocato, una Borsa, un ridotto di teatro, un club, una sala di lettura".Tra la fine Settecento e l'inizio dell'Ottocento si diffusero i Caffè, che divennero ben presto luoghi d'incontro, d'aggregazione e fucine d'idee soprattutto per la borghesia.
A Padova nel 1760 si contavano 40 caffettieri.
Quando Francesco, il padre di Antonio Pedrocchi, aprì nel 1772 i battenti del suo locale, questo era solo una bottega artigiana e un punto vendita del caffè.
Ma la posizione era molto centrale: il locale era posto di fronte l'antica e prestigiosa Università e alla Gendarmeria austriaca, e si trovava non lontano dal teatro, dai mercati e dalla piazza da cui partivano le diligenze per le città vicine (Piazza Noli).
Università (a sinistra) e Municipio (a destra) visti dalla terrazza della loggia meridionale del Caffè Pedrocchi |
Antonio Pedrocchi infatti, dimostrando grandi doti imprenditoriali, comprò pian piano gli immobili che circondavano la caffetteria paterna, e dopo una trentina di anni chiamò a progettare questo Caffè monumentale l'architetto e ingegnere Giuseppe Jappelli.
L'architetto realizzò un edificio in stile neoclassico dalla pianta quasi triangolare, anzi come molti l'hanno definita a forma di "clavicembalo".
Essendo stata quest'area nell'antichità la sede del Foro romano, zona di mercato e porto fluviale, lo scavo che venne fatto per porre le fondamenta del Caffè portò alla luce enormi colonne (oggi conservate ai Musei Civici degli Eremitani), e marmi che vennero riutilizzati nella costruzione del nuovo edificio.
colonne romane (chiostro dell'ex Convento degli Eremitani - Musei Civici degli Eremitani ) |
Bisognò invece aspettare sino al 1842 perché fossero aperte le sale del piano superiore.
La facciata settentrionale, che affaccia su Piazzetta Pedrocchi, presenta due corpi avanzati costituiti da due logge aperte costituite da sei colonne e due semicolonne doriche, scanalate solo nella parte alta.
Agli angoli delle logge si trovano invece quattro pilastri.
facciata settentrionale del Caffè Pedrocchi |
Le logge sono divise al piano superiore da una terrazza con quattro colonne e due semicolonne corinzie scanalate giganti; il soffitto è a cassettoni con modanature in stucco.
terrazza con colonne corinzie |
terrazza del piano superiore nella facciata settentrionale del Caffè Pedrocchi |
particolare della balaustra con grifo |
Il fregio della trabeazione sopra le colonne presenta una decorazione a corone d'alloro, nastri e tirsi.
leoni (Giuseppe Pedrelli) di una loggia della facciata settentrionale |
Nella parte superiore si trovano due ordini di finestre intercalate da lesene corinzie.
Su questa facciata si trovano i medaglioni con i ritratti di Antonio Pedrocchi e di Domenico Cappellato Pedrocchi, figlio adottivo di Antonio Pedrocchi, che ereditò nel 1852 lo "Stabilimento".
Alla sua morte lasciò il Caffè al Comune con l'impegno di perpetuarne l'attività.
Ritratto di Domenico Cappellato Pedrocchi |
facciata Sud-orientale del Caffè Pedrocchi |
ingresso della loggia meridionale |
loggia meridionale del Caffè Pedrocchi e Pedrocchino |
guglie e bifore con archi acuti trilobati del neogotico Pedrocchino |
Al primo piano vi erano le due sale del ristorante, la cucina e tre sale da gioco.
Nel piano interrato, che si estendeva sotto tutta l'area dell'edificio, trovavano posto la ghiacciaia, la legnaia, le cantine, il deposito per il carbone, la cisterna, il gasometro (il Pedrotti fu il primo Caffè ad essere illuminato a gas) e la pompa idraulica.
Ma ora entriamo al suo interno, articolato in più sale.
Le tre sale che si trovano allineate alla facciata principale sono la Sala Verde, la Sala Rossa e la Sala Bianca, e prendono il nome dal colore delle loro tappezzerie realizzate dopo il 1866, gli stessi colori che compaiono nella bandiera italiana.
La Sala Bianca, un tempo chiamata Sala Nera per il colore del suo mobilio disegnato da Giuseppe Jappelli, è la prima che si trova entrando dalla loggia meridionale.
Sala Bianca |
Su una delle sue pareti si trova il foro provocato dal proiettile sparato da un soldato austriaco durante l'insurrezione studentesca dell'8 febbraio 1848.
Una targa ne commemora il fatto.
foro provocato da una pallottola austriaca |
ricordo di Stendhal |
Sala Rossa e sul fondo la Sala bianca |
Sala Rossa |
Furono realizzati dall'ingegnere Peghin.
Nella parte absidata di questa sala si trova ancora il bancone originale in marmo di forma ellittica su sei zampe di leone, disegnato da Jappelli.
bancone della Sala Rossa |
I bassorilievi e l'orologio ci riportano al titolo del post: il Caffè Pedrocchi era detto il Caffè "senza porte" perché dal 1831 al 1916 il locale rimaneva aperto giorno e notte, 24 ore su 24.La Sala Verde è caratterizzata da un caminetto con specchiera.
Venne poi chiuso nelle ore notturne per non dare riferimenti visivi durante i bombardamenti della prima guerra mondiale.
Questa sala poteva essere frequentata senza obbligo di consumare, ed è per questo che qui s'incontravano le persone meno abbienti e gli studenti, per riscaldarsi o per studiare.
Da qui il detto "essere al verde".
Al Caffè Pedrocchi a nessuno doveva essere negato "un bicchiere d'acqua, una presa di tabacco, l'ago e il filo per rattoppare il vestito e un ombrello".L'ombrello infatti veniva imprestato ai clienti in caso di pioggia.
Venivano anche donati fiori alle donne.
CURIOSITÀ: al Caffè Pedrocchi si poteva leggere uno dei sei giornali messi a disposizione, tra i quali il primo fu il "Caffè Pedrocchi", un "foglio settimanale" diretto da Guglielmo Stefani, che divenne poi il fondatore della prima agenzia di stampa italiana.
La Sala Gialla o Sala Ottagona per i suoi otto lati, era detta anche Sala della Borsa perché era inizialmente destinata ad uso commerciale, soprattutto per la vendita e la contrattazione del mercato agricolo delle granaglie.
Ospitò poi biliardi e il fumoir, che durante il restauro nel 1950 attuato da Pisani venne cancellato.
Fu anche una sala per concerti.
Tra le molte proposte del Caffè Pedrocchi si possono assaggiare il loro aperitivo green P31 con erbe officinali, aromatiche e assenzio, accompagnato da stuzzichini, lo zabaione che piaceva molto a Stendhal e che viene citato ne "La Certosa di Parma", e il caffè Pedrocchi 100% arabica con un'emulsione di panna e sciroppo di menta e spolverato di cacao, servito in tazza grande senza cucchiaino perché non deve essere zuccherato e non si deve mescolare.
Aperitivo green P31 |
stuzzichini con l'Aperitivo |
zabaione |
caffè Pedrocchi...oops è già finito! |
Questo scalone era riservato all'ingresso durante occasioni speciali, mentre comunemente i soci del Casino Pedrocchi facevano uso di una scala a chiocciola posta sul vicolo adiacente.
scalone d'accesso al Ridotto |
Il parapetto è in pietra traforata.
La parete è intonacata a marmorino grigio.
Nella calotta sono raffigurate a stucco sette Muse danzanti attribuite a Giuseppe Petrelli.
Muse danzanti (attr.Giuseppe Petrelli) |
Un medaglione lo ricorda insieme all'effige di Tito Livio (lo storico romano nato a Padova) sulla parete del vestibolo dello scalone.
Il Ridotto, destinato ad incontri, feste, convegni e spettacoli, è composto da sale decorate in maniera diversa...ma non abbiamo potuto visitarle tutte, perché nella Sala Rossini era in corso un ricevimento di nozze.
La Sala Etrusca, decorata come i vasi etruschi con figure nere su fondo rosso, fungeva da guardaroba.
Su quattro rocchi di colonne sono posti vasi in stile etrusco, con figure rosse su fondo nero.
Segue la Sala Greca di forma ottagonale, che serviva da sala da gioco.
Sala Greca |
Giovanni de Min ha realizzato sulla parete sinistra l'affresco L'Uomo di Platone nel 1842.
L'Uomo di Platone (Giovanni de Min - 1842) |
Porte e finestra sono sormontati da fregi dorati
Dopo lo Stanzino Barocco che fungeva da disimpegno per la scala a chiocciola, si accede alla Sala Rinascimentale.
Sala Rinascimentale |
Le pareti hanno un basamento a finto marmo bianco e nero e sono ricoperte con una tappezzeria in seta azzurra damascata con decorazioni oro, riprodotta dal modello originale.
Il soffitto, a scomparti rilevati in stucco dorato, è decorato con putti dipinti a monocromo grigio su fondo dorato, sfingi e quattro profili di teste entro medaglioni.
soffitto della Sala Rinascimentale |
La Civiltà dispensa al mondo i suoi doni e scaccia l'ignoranza (Vincenzo Gazzotto) |
mensola con specchiera della Sala Rinascimentale |
camino della Sala Rinascimentale |
Sala Pompeiana |
Sala Pompeiana |
Sono originali i tavoli rotondi in marmo giallo e grigio.
Il soffitto della sala è stato decorato con Diana dispensa doni alle sue alunne da Pietro Paoletti.
Diana dispensa doni alle sue alunne (Pietro Paoletti) |
Tra le finestre è invece raffigurato Il Sogno di Endimione.
a sinistra: Diana Pescatrice (Pietro Paoletti) / a destra: Diana con le Ninfe si esercita con l'arco (Pietro Paoletti) |
a sinistra: Diana ascolta Pan che suona (Pietro Paoletti) / a destra: Diana alla caccia del Cervo (Pietro Paoletti) |
Il Bagno di Diana (Pietro Paoletti) |
Giochi di Ninfe (Pietro Paoletti) |
Sala Rossini |
Sala Rossini |
Il vano sembra un finto palco con il sipario tirato in alto.
sulla sinistra s'intravede il vano dell'orchestra |
La piccola Sala Moresca di forma semi-ottagona era ad uso di Gabinetto delle Signore.
Su una parete è stato realizzato da Giovanni de Min un dipinto trompe-l'oeil che raffigura un Arabo che scosta una tenda, forse identificabile con l'esploratore ed egittologo Giovanni Battista Belzoni, amico di Jappelli.
Tra la Sala Rossini e la terrazza della loggia sinistra della facciata settentrionale si trova la Sala Egizia, usata per riunioni segrete.
Il soffitto di colore blu è trapuntato di stelle dorate.
Fu decorata con motivi egizi tra il 1820 e il 1830, prima della interpretazione dei geroglifici.
Sono poste agli angoli della sala su basamenti le statue in stucco dipinto copie delle statue in pietra nera raffiguranti la dea leontocefala Sachmet donate dall'egittologo padovano Giovanni Battista Belzoni (conservate ai Musei Civici agli Eremitani).
statue della dea leontocefala Sachmet (Musei Civici agli Eremitani) |
Architravi e stipiti sono stati decorati con motivi egizi da Giuseppe Petrelli e Antonio Gradenigo.
Rimane da visitare un'altra stanza del Ridotto, collocata nel corpo del Pedrocchino: la Sala Gotica utilizzata un tempo come sala di lettura.
La decorazione della sala è attribuita ad Antonio Gradenigo.
Sala Gotica |
riproduzioni di bifore nella Sala Gotica |
Sul soffitto è riprodotto lo stemma della città di Padova e di altre città del Veneto.
soffitto della Sala Gotica con stemmi di Padova e di città Venete |
carta topografica di Padova e territorio (copia dell'originale di Francesco Squarcione) |
Sala del Museo del Risorgimento e dell'Età Contemporanea |
disegno dell'Albero della Libertà issato a Prato della Valle nel 1797 |
Ritratto di Ugo Foscolo quindicenne (Autore anonimo - XIX sec.) |
dotazione degli ufficiali nel 1848 |
camicia rossa garibaldina |
armi della Grande Guerra |
bicicletta dei bersaglieri ciclisti della Prima Guerra Mondiale |
bomba non esplosa della Prima Guerra Mondiale |
Ritratti di Umberto I e della Regina Margherita (Giacomo Manzoni) |
Ritratto di Domenico Cappellato Pedrocchi (Achille Astolfi) |
CURIOSITÀ: una tradizione padovana avverte che chi entra al Pedrocchi prima di laurearsi, non completerà gli studi...sarà vero?
/www.caffepedrocchi.it
Orario: martedì/domenica 9.30/12.30 15.30/18.00
CHIUSO i lunedì non festivi, Natale, S.Stefano, Capodanno, 1 maggio, 15 agosto
Costo: 4€
GRATIS: se si acquista la PADOVA CARD (48 ore 16€ - 72 ore 21€)
CONCLUSIONI
Al Caffè Pedrocchi il tempo sembra essersi fermato.
Ogni particolare delle sale racconta un frammento di storia e di cultura: sembra di vedere ancora aggirarsi faccendieri, uomini di cultura, cospiratori, studenti, vetturini, dame imbellettate e forse qualche membro della massoneria.
Giuseppe Jappelli era infatti massone e gli studiosi hanno interpretato alcuni particolari architettonici come chiari riferimenti alla Massoneria: le maniglie degli ingressi sotto le logge, per esempio, sono a forma di serpente che si morde la coda...nella simbologia massonica indicherebbe l'uguaglianza tra i sessi.
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