domenica 2 agosto 2020

Il Bloemenmarkt, il mercato dei fiori di Amsterdam

Amsterdam, la "Venezia del Nord",  è caratterizzata dall'intersecarsi di strade e canali.
Il più antico di questa cerchia di canali (Grachtengordel) divenuta sito dell'Unesco, è il Singel.
Questo quattrocentesco canale, che segnava il confine della città medievale, era nato come canale commerciale.
Lungo le sue rive attraccavano le chiatte con le più svariate merci e gli edifici costruiti lungo le sue sponde erano adibiti soprattutto a magazzino.
Tra le merci che qui arrivavano sulle chiatte vi erano anche piante e fiori, provenienti da Aalsmeer e da altre aree vicine.
Questi prodotti venivano esposti e venduti direttamente dalle chiatte, senza scendere sulla terraferma.
Poi nel 1862, nel tratto del Singel tra Muntplein e Koningsplein, è stato fondato il Bloemenmarkt.
Bloemenmarkt
La peculiarità del Bloemenmarkt, il mercato permanente dei fiori di Amsterdam, è quella di essere l'unico mercato di fiori galleggiante al mondo.

Bloemenmarkt
Sui barconi galleggianti ancorati alla sponda del canale hanno trovato il loro spazio 15 fioristi e negozi di giardinaggio.
Bloemenmarkt
In questo mercato, frequentato da locali ma soprattutto da turisti in cerca di souvenir da riportare a casa dalle vacanze, sono in vendita narcisi, viole, peonie, orchidee, Allium, bonsai, bucaneve, narcisi...ma soprattutto bulbi e fiori recisi di tulipani di mille colori.

bulbi di tulipani nel Bloemenmarkt
bulbi di tulipani nel Bloemenmarkt
bulbi di tulipani nel Bloemenmarkt
souvenirs a tema "tulipani" nel Bloemenmarkt
bulbi di fiori nel Bloemenmarkt
Il tulipano, uno dei simboli dell'Olanda, è infatti dal 1636 il quarto prodotto esportato dei Paesi Bassi dopo il gin, le aringhe e il formaggio.

Il genere "Tulipa" a cui i tulipani olandesi appartengono, è uno delle 150 specie della famiglia delle "Lilliacee".
I tulipani sono originari del Pamir, dominio degli antichi nomadi turchi.
Per questo popolo il tulipano era simbolo di Dio, un talismano, un portafortuna, e per questo ricamato sulla biancheria.

Si racconta che un mercante di Anversa nel 1562 ricevette in dono da un fornitore turco un pacco di bulbi.
Pensando che fossero cipolle, ne mangiò una parte, e il resto lo piantò nell'orto dove a primavera sbocciarono fiori gialli e rossi.
Questi fiori vennero mostrati a Joris Rye, un mercante di Malines con la passione delle piante rare, che a sua volta li mostrò a Carolus Clusius.

Carolus Clusius
Carolus Clusius era il nome latino del botanico francese (o meglio fammingo francofono, visto che Arras, città in cui nacque, era al tempo territorio asburgico) Charles de l'Ecluse.
Egli è stato il fondatore della botanica descrittiva e professore onorario dell'Università di Leida, dove creò uno dei primi orti botanici in Europa.
Clusius s'innamorò dei tulipani, li studiò, li coltivò e li moltiplicò: giunse ad averne 34 varietà.
Riceveva molte specie di tulipani dagli ambasciotori a Costantinopoli: il tulipano era conosciuto nell'area medio-orientale già mille anni fa.
In Turchia il tulipano era chiamato "tullpaband", che significa turbante.
I Turchi erano famosi per i loro giardini.
Nel giardino del Gran Visir si dice che vi erano piantati più di mezzo milione di tulipani.
 
Molti bulbi venivano forniti a Clusius anche dai capitani della Compagnia Olandese delle Indie Orientali.
Egli contribuì a diffonderli in Europa inviandoli ad amici e corrispondenti, ma subì anche furti di tulipani su commissione.

Clusius fu il primo a studiare la "rottura" dei tulipani, che dà origine alla creazione di molte varietà (la causa di questo fenomeno, dovuta al cosiddetto "virus del mosaico del tulipano" che inibisce la produzione di pigmento in certe zone dei petali e ne rende sfrangiati i bordi, è stata però individuata solo nel 1930).
Poteva succedere che un tulipano monocromo potesse l'anno dopo presentare delle striature (o fiamme o rotture) di un altro colore.

La diffusione di questo fiore e dei suoi bulbi portò ad una crescente richiesta.
Jacob Van der Buerse, intuendone il business, contrattava il prezzo di questi bulbi nella sua casa di Bruges.

CURIOSITA': sembra che il termine "borsa" derivi proprio dal cognome di origine italiana (Della Borsa) di questa famiglia di mercanti veneziani, che avevano raffigurate nel loro stemma tre borse.

I tulipani venivano contrattati quindi nelle borse, e nelle città più piccole nella tavarna principale del posto.
Durante quel periodo di euforia per questi fiori, le contrattazioni avvenivano tutto l'anno: di solito invece la vendita dei bulbi avveniva da fine giugno a fine settembre, periodo in cui venivano dissotterrati.
Non si poteva vederli fioriti, e si acquistava il diritto a possederli in futuro.
Per questo un bulbo poteva cambiare proprietario più volte senza essere spostato da dove fosse piantato.
Il tulipano divenne una sorta di status symbol delle classi emergenti, che tutti cercavano di avere anche rovinandosi economicamente.
I tulipani venivano considerati generi di lusso come lo erano i diamanti.
L'èlite calvinista criticava molto questa mania di spendere soldi in tulipani.
Un bulbo poteva essere scambiato anche con terreni e bestiame.

I più rari e più richiesti erano i bulbi dei tulipani che presentavano "rotture" ed erano perciò screziati, o meglio presentavano "fiamme", mentre i tulipani monocolore o con striature più banali, i cosiddetti vodderij, erano più accessibili.

In Francia, un fiore reciso di tulipano poteva costare anche 2.000 fiorini.

Nel 1623 un bulbo di tulipano "Semper Augustus" (rosso con screziature bianche), la varietà più rara e ricercata nel 1600 (oggi non più esistente), venne venduto a 6.000 fiorini, l'equivalente all'epoca del prezzo di 200 maiali.

"Semper Augustus"
CURIOSITA': si pensa che la mutazione del Semper Augustus si fosse originata in Francia, e che non vi furono più di una dozzina di esemplari appartenuti ad un unico proprietario...per questo era un esemplare molto raro.

Quando però il costo di questi bulbi giunse alle stelle (febbraio 1637), improvvisamente nessun compratore decise più d'investire, e il prezzo precipitò.
Tutti volevano vendere e nessuno più comprava.
La tulipomania o come venne chiama "Bollengekte", viene considerata una delle prime bolle economiche della storia del capitalismo.

Anche dopo la fine delle speculazioni il tulipano rimase una pianta apprezzata e costosa: Giuseppina de Beauharnais, moglie di Napoleone, duecento anni dopo comprò un bulbo di tulipano per il suo giardino della Malmaison.

I tulipani influenzarono la moda e l'arte del XVII secolo.
Anche Rembrandt amava dipingerli, e vi è un tulipano che porta il nome del grande pittore.
E sempre a proposito di Rembrandt,il medico che gli commissionò la sua conosciutissima opera La lezione di anatomia, si chiamava Claes Pieterszoon ma, essendo un appassionato di tulipani, decise di farsi chiamare Nicolaes Tulp, ovvero "Tulipano"...dopo la bolla però, non volle più essere chiamato così.

Questo fiore, tra i bulbosi più diffusi al mondo, ha trovato in Olanda le condizioni climatiche favorevoli per la sua coltivazione.
In questo Paese, il maggior produttore in Europa di tulipani, questo fiore viene festeggiato il primo maggio.
Ad Amsterdam ogni primavera vi è un festival dedicato al tulipano.
Ma anche in America, a New York (che in origine era chiamata Nuova Amsterdam), vi è un festival dei tulipani.

CURIOSITA': dal seme di tulipano alla produzione del primo fiore possono passare da sette a dodici anni...ecco perché si acquistano i bulbi.
Ma anche il bulbo poi si esaurisce in tre o quattro anni.


Orario: lunedì/sabato    9.00/17.30
             domenica        11.30/17.30


CONCLUSIONI
Fare un salto al Bloemenmarkt di Amsterdam è doveroso, soprattutto se si visita la città in un periodo che non è Primavera, e soprattutto se si ha l'intenzione di acquistare qualche bulbo da riportare a casa o regalare.
Essendo a pochi metri dal nostro albergo, abbiamo avuto la possibilità di passarvi vicino più volte senza nemmeno prenderci la briga di decidere di includerlo o meno nel nostro itinerario.
E' certamente divenuto un luogo battuto dai turisti, ma anche i musei lo sono, ma non per questo si evita di frequentarli.

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