domenica 23 agosto 2020

Bologna: "L'Urlo di Pietra" e la Chiesa di S.Maria della Vita


Nel centro storico di  Bologna, nella Chiesa di S.Maria della Vita, si trova uno dei capolavori del Quattrocento italiano.

"Infuriate dal dolore, dementate dal dolore erano le Marie. Una, presso il capezzale, tendeva la mano aperta come per non vedere il volto amato; e il grido e il singulto le contraevano la bocca, le corrugavano la fronte il mento il collo. Ascoltami. Puoi tu imaginare che cosa sia l'urlo pietrificato? Puoi tu imaginare nel mezzo della tragedia cristiana l'irruzione dell'Erinni?"
                                                                        (Gabriele D'Annunzio - "Le Faville del Maglio" - 1924)

"L'Urlo di Pietra" del Compianto di Niccolò dell'Arca
Queste parole furono scritte da Gabriele D'Annunzio descrivendo il suo incontro con il Compianto di Niccolò dell'Arca, in occasione di una visita a Bologna col padre nell'ottobre del 1878.

Compianto (Niccolò dell'Arca)
Quando era ancora adolescente, D'Annunzio vide questo capolavoro abbandonato in un sottoscala della chiesa, tra le ragnatele accumulate dall'incuria e gli scarti di frattaglie gettate da un macellaio di una bottega posta di fronte alla chiesa in Via Pescherie ...e molti anni dopo descrisse molto bene le forti impressioni che questo capolavoro in terracotta gli aveva suscitato.

Il Compianto era stato abbandonato in quella nicchia perché si era pensato che la drammaticità dell'opera spaventasse i malati dell'Ospedale della Vita, l'istituzione fondata dalla Confraternita dei Battuti Bianchi che aveva commissionato a Niccolò dell'Arca nella seconda metà del Quattrocento questo realistico e straziante gruppo scultoreo.
Fu Riniero Barcobini Fasani che nel 1261 fondò la Confraternita dei Battuti Bianchi: sotto consiglio del podestà Orlandino Marescotti, l'eremita e frate minore perugino, divenuto poi beato, si diresse da Perugia a Bologna, raccogliendo lungo il cammino numerosi seguaci (si dice 20.000), che flagellandosi salivano verso il Nord d'Italia chiedendo alle fazioni in guerra di rappacificarsi.
A Bologna Riniero Barcobini Fasani, insieme a Bonaparte Ghisilieri e a Suor Dolce, terziaria francescana, istituirono un ospedale per accogliere i malati e i pellegrini che diretti verso Roma, passavano da Bologna.
Annesso all'ospedale, uno dei primi istituiti a Bologna, vi era una chiesetta dedicata a S.Vito, che per le guarigioni che si verificavano nell'ospedale venne chiamata Chiesa S.Maria della Vita e l'ospedale Ospedale di S.Maria della Vita.

Di fronte alla chiesa vi era il cosiddetto "Portico della morte", perché vi era un altro ospedale dedicato soprattutto ai malati incurabili e ai condannati a morte, e per questo chiamato Ospedale di S.Maria della Morte.

La Chiesa di S.Maria della Vita fu distrutta da un terremoto nel 1686 e ricostruita interamente tra il 1687 e il 1690 dall'architetto e francescano Giovanni Battista Bergonzoni, che realizzò un importante esempio di barocco bolognese, ispirandosi alla borrominiana Chiesa di Sant'Agnese in Agone in Piazza Navona a Roma.

Chiesa di S.Maria della Vita
La chiesa è a pianta centrale, a croce greca poco accentuata (19 X 21m).
Presenta sei cappelle laterali di cui quattro poste nelle pilastrature angolari.

altare del Beato Riniero Fasani
S.Girolamo e il Beato Bonaparte Ghisilieri (Aureliano Milani - 1718 ca.)
 Le colonne giganti di ordine corinzio sorreggono gli archi delle cappelle.

colonne giganti di ordine corinzio
La cupola che copre la navata è a base ellittica.
Con i suoi 52m di altezza è la cupola più alta di Bologna.
Fu disegnata da Antonio Galli da Bibbiena e terminata nel 1787 da Giuseppe Tubertini.

cupola della Chiesa di S.Maria della Vita
La cupola è stata decorata alla base da Luigi Acquisti con stucchi rococò e da quattro Sibille: Cumana, Frisia, Eritrea e Persica.

Sibilla (Luigi Acquisti)
Sibilla (Luigi Acquisti)
Sibilla (Luigi Acquisti)
Sibilla (Luigi Acquisti)
Sulla lanterna che sovrasta la cupola è posta l'insegna della Confraternita dei Battuti Bianchi (una croce a due bracci da cui pendono i cordini per la flagellazione).

La cupola che copre il presbiterio è stata affrescata tra il 1776 e il 1779 da Gaetano Gandolfi che ha raffigurato l'Ascensione della Vergine.

cupola del presbiterio: Assunzione della Vergine / Personaggi ed eventi dell'Antico Testamento / Angeli (Gaetano Gandolfi)
Alla base della cupola sono sono raffigurati personaggi ed eventi dell'Antico Testamento: Mosè, Salomone, Noè.
Nei pennacchi sono rappresentati coppie di Angeli con oggetti che riportano all'iconografia mariana: il libro della Sapienza, lo specchio, la palma, la corona di rose, l'anfora col vino.

L'altare maggiore fu realizzato su disegno di Angelo Venturoli ed è decorato con due Angeli con cartiglio sulla cimasa opera di Giacomo Rossi e due Sante alla base realizzate da Petronio Tadolini.

altare maggiore (Angelo Venturoli)
altare maggiore: Sante (Petronio Tadolini)
altare maggiore: Angeli (Giacomo Rossi)
Sull'altare è posta la Madonna della Vita, opera attribuita a Simone dei Crocefissi o al nipote Lippo di Dalmasio.

Madonna della Vita (attr. Simone dei Crocifissi - XIV sec.)
Questo affresco era posto sul lato Est della chiesa del 1286, venne poi ricoperto da intonaco durante l'ampliamento della chiesa nel 1502.
L'immagine sacra venne riscoperta il 10 maggio 1614 e, ritenuta miracolosa perché rimasta illesa durante il crollo della chiesa nel 1686, divenne la protettrice dell'ospedale.
Venne ricollocata sull'altare nel 1617 dotandola di una cornice realizzata da Ludovico Carracci.
Durante la festa del Santuario, che si celebra il 10 maggio in ricordo della data del ritrovamento dell'icona, viene esposta una miniatura in oro e argento coronata di diamanti e con il ritratto in smalto del Re Sole, opera attribuita a Jean Petitot, regalata da re Luigi XIV al canonico Carlo Cesare Malvasia.

L'organo posto nel presbiterio risale al 1867 e venne realizzato da Giuseppe Guermandi.

organo della chiesa (Giuseppe Guermandi - 1867)
La facciata della chiesa, a due ordini, con finestra e terminante con frontone timpanato, è stata realizzata nel 1905 su progetto di Leonida Bertolazzi.

facciata della Chiesa di S.Maria della Vita
controfacciata
Decorano la facciata le statue di Riniero Fasani e Bonaparte Ghisilieri (come già detto fondatori dell'ospedale), opere di Tullo Golfarelli.

statue di Riniero Fasani e di Bonaparte Ghisilieri (Tullo Golfarelli)
Ma ritorniamo all'interno della chiesa e al famoso Compianto esposto nella cappella a destra del presbiterio.
Compianto (Niccolò dell'Arca)
La data precisa della commissione non è certa, forse tra il 1464 e il 1485, come neanche è conosciuta la disposizione originale delle statue (quella attuale è stata così voluta da A.Rubbiani nel 1922), concepite come un  tableau vivant.

La collocazione originaria era vicino alla porta della chiesa che va su Via Pescherie e qui rimase sino al 1586.
Poi iniziò ad essere spostato.
Rischiò anche di essere distrutto: venne salvato da un professore dell'Accademia perché l'amministrazione dell'Ospedale voleva disfarsene.

Il Compianto è formato da sei figure erette e una giacente.
Le statue a grandezza umana sono state realizzate in terracotta, sono cave internamente, non lavorate sul retro e originariamente erano policrome.

L'artista di questo capolavoro ha lasciato la sua firma iscritta in lettere capitali romane sul cuscino su cui giace il capo del Cristo morto:
" OPUS NICOLAI DE APULIA".
cuscino con la firma di Niccolò dell'Arca
Le origini dell'artista sono incerte: alcuni documenti lo definiscono barese, altri dalmata.
Probabilmente nacque a Bari da una famiglia proveniente dalla Dalmazia, ed ebbe forse una formazione a Napoli, all'epoca capitale del Regno Aragonese.
Solo dopo aver realizzato il coperchio marmoreo dell'Arca di S.Domenico nella Basilica di S.Domenico a Bologna (1469/1473), l'artista viene detto Niccolò dell'Arca.
A Bologna realizzò anche la cosiddetta Madonna di Piazza (1478), un Madonna col Bambino in terracotta posta sulla facciata di Palazzo D'Accursio.

coperchio dell'Arca di S.Domenico (Niccolò dell'Arca - Chiesa di S.Domenico - Bologna - 1469/1473)
Madonna di Piazza (Niccolò dell'Arca - 1478)

Ma veniamo ai personaggi che rappresentano le singole statue del Compianto.

Davanti alle sei figure erette giace su un catalètto il Cristo morto che con la bocca socchiusa e le mani trafitte dai chiodi incrociate sul ventre poggia la testa coronata di spine su un cuscino.

Cristo morto
"Non dimenticherò mai quel Cristo. Era di terra? era di carne incorrotta? Non sapevo di che sostanza fosse. Stava supino, rigido, coi piedi eretti incrostati di grumi risecchi, che dovean essere le grossezze del mastice messo lì a restaurare la rottura, nerastri, trafitti dal chiodo che aveva lasciato non il foro ma quasi uno squarcio aspro. Ascoltami. Teneva distese le braccia e le mani conserte su l'anguinaia. Annerata era la faccia ma la barba era ingrommata di non so che bianchiccio."
                                                                       (Gabriele D'Annunzio - "Le Faville del Maglio" - 1924)

Cristo morto
Giuseppe d'Arimatea è raffigurato genuflesso, in abiti rinascimentali, con gli strumenti che gli servirono per deporre Cristo dalla croce.

Giuseppe d'Arimatea
"Men mi spiaceva il discepolo occulto Giuseppe d'Arimatea, saldo, robusto, col suo robone a pieghe, con la sua berretta a gronde, con la sua tanaglia alla cintola, col martello nella man dritta, co' tre chiodi nella manca, simile a un mastro collegiato, simile a un consolo di una delle ventun'Arti".
                                                                       (Gabriele D'Annunzio - "Le Faville del Maglio" - 1924)

Giuseppe d'Arimatea e Maria di Giuseppe o Salome
Accanto a Giuseppe d'Arimatea è posta Maria di Giuseppe o Salome, moglie di Zebedeo e madre di Giacomo Maggiore e di Giovanni Evangelista.
La donna in lacrime affonda le mani nelle vesti e nelle carni delle gambe quasi a cercare di non cadere.

Maria di Giuseppe o Salome
Segue la Madonna ritratta in età avanzata, si dispera con la bocca aperta e la testa reclinata su una spalla, congiungendo le mani. 

Madonna
Madonna e S.Giovanni Apostolo
Vicino alla Madonna è posto S.Giovanni Apostolo, che si sorregge il mento con la mano in atteggiamento di dolore composto, sommesso.

S.Giovanni Apostolo
La statua posta vicina a S.Giovanni Apostolo è Maria di Cleofa, parente della Madonna, discepola di Gesù e madre di Giacomo Minore, uno degli Apostoli.
Sembra volere allontanare da se, protendendo in avanti le mani, l'immagine della morte del Cristo.

Maria di Cleofa
"Una, presso il capezzale, tendeva la mano aperta come per non vedere il volto amato; e il grido e il singulto le contraevano la bocca, le corrugavano la fronte il mento il collo".
                                                                        (Gabriele D'Annunzio - "Le Faville del Maglio" - 1924) 

Infine è raffigurata Maria Maddalena, che giunge di corsa con le vesti spostate dal vento, che la fanno apparire simile ad una statua di Nike, e la bocca spalancata in un urlo di dolore.

Maria Maddalena
"La Maddalena certo giungeva di lungi, dopo un'ora o un millennio d'ambascia, in atto di precipitarsi come su una preda agognata. Il suo amore e il suo dolore sembravano smaniosi di divorare.
Un gran vento era nella sua veste: il vento delle cime inaccessibili era nella sua veste, come nei pepli delle Vittorie. Non so. Intendimi. Era una specie di Nike mostruosa, alata di lini. Le bende svolazzanti le facevano alata la testa; i lembi del manto impigliati ai gomiti le sbattevano indietro come vanni. La bocca era dilatata dall'ululo, rappresi erano gli occhi dal pianto, distorte le dita."
                                                                       (Gabriele D'Annunzio - "Le Faville del Maglio" - 1924)

Maria Maddalena
Nel Compianto manca la figura di Nicodemo, forse andata perduta o distrutta: si dice che avesse le sembianze di Giovanni II Bentivoglio, signore di Bologna, e che fu fatta abbattere per cancellarne la memoria quando nel 1506 Bologna passò allo Stato Pontificio.

Insieme alla Chiesa di S.Maria della Vita con il Compianto di Niccolò dell'Arca, si possono visitare anche l'Oratorio dei Battuti Bianchi e il Museo della Sanità e dell'Assistenza.
Inoltre il Santuario di S.Maria della Vita è sede della Schola Gregoriana Benedetto XVI.

CURIOSITA': Guido Reni, che abitò a lungo in una casa in affitto di proprietà della Confraternita dei Battuti Bianchi, amava pregare in questa chiesa. Il pittore fu anche ricoverato tre volte nell'Ospedale di S.Maria della Vita. Sembra che si sia ispirato al Compianto per la sua opera Strage degli Innocenti che decorava la Cappella Ghisilieri della Chiesa di S.Domenico, e che oggi è conservata nella Pinacoteca Nazionale di Bologna .

Strage degli Innocenti (Guido Reni - Pinacoteca Nazionale di Bologna - 1611)

CURIOSITA': Sembra che anche Pablo Picasso si sia ispirato al Compianto per la sua opera Guernica (Museo National Centro de Arte Reina Sophia - Madrid).

genusbononiae.it/palazzi/santa-maria-della-vita/
Orario Santuario:   martedì/domenica    10.00/19.00
Compianto:            martedì/domenica    10.30/18.30
Oratorio:                martedì/domenica    10.00/12.00   15.00/18.00
Museo:                   martedì/domenica    10.00/19.00
Costo visita Compianto:   5€

CONCLUSIONI
Oggi come ieri il Compianto di Niccolò dell'Arca con il suo realismo ed espressività suscita nei vsitatori emozioni forti.
Oltre a Gabriele D'annunzio altri pensatori si sono soffermati ad ammirarlo: lo hanno chiamato una "Danza Selvaggia" (Ernesto De Martino) o in riferimento alla Maddalena e a Maria di Cleofa le hanno definite "Marie sterminatamente piangenti" (Carlo Cesare Malvasia).
La maestria di plasmare la terra animandola di così grande drammaticità personalmente mi ha lasciata "senza parole".
Quindi, anche se la facciata della chiesa non suscita grande interesse, e stretta tra i palazzi che costeggiano la via può passare inosservata, vi consiglio di entrare e visitare questo sito ed ammirarlo con attenzione, cogliendo la forza espressiva con la quale è stato creato.


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