Dopo aver visitato la Basilica di S.Croce, uscendo dal portale posto lungo la navata destra, si può accedere al trecentesco Chiostro Grande detto "di Arnolfo", perché attribuito ad Arnolfo di Cambio.
Chiostro Grande della Basilica di S.Croce |
Chiostro Grande della Basilica di S.Croce |
Annessi al convento della Basilica di S.Croce vi sono altri due chiostri: il chiostro detto "del Brunelleschi" (attribuito al grande architetto, commissionato da Tommaso Spinelli, mecenate, banchiere e finanziatore di papa Paolo II, e ultimato nel 1453 probabilmente da Bernardo Rossellino), e il chiostrino antico.
Il Chiostro Grande, tenuto oggi a giardino, ha una forma irregolare: era infatti diviso inizialmente in due parti da un fabbricato perpendicolare alla chiesa che si congiungeva all'ultima campata del Refettorio, costruito anch'esso nel Trecento.
Molti monumenti funebri erano addossati a questo fabbricato, e il chiostro, essendo stato usato per secoli come luogo di sepoltura, veniva anche detto "dei morti".
Nel 1869 venne poi demolito l'edificio centrale ed è per questo quindi che oggi la sua forma è costituita dalla sovrapposizione di un recinto rettangolare con uno quadrato.
Nel 1870 venne poi abbattuto il corpo di fabbrica rivolto verso Piazza S.Croce e poi ricostruito in forme trecentesche a richiamare il loggiato sopraelevato che costeggia il fianco destro della chiesa, dove furono spostati numerosi monumenti funebri posti nel chiostro.
|
|
A metà circa del loggiato spicca il Monumento funebre di Louise de Favreau, poetessa delle Indie occidentali (oggi chiamate Antille francesi), morta a soli 17 anni.
Monumento funebre di Louise de Favreau (Fèlicie de Fauveau - 1854) |
Il monumento fu realizzato ad altorilievo nel 1854 dalla scultrice Fèlicie de Fauveau (che fu la prima donna artista a partecipare all'Esposizione di Parigi e al Salon di Parigi nel 1827, oltre ad essere stata ispiratrice di scritti di Alexandre Dumas e Stendhal), che s'ispirò ad una poesia della giovane poetessa. Il monumento era stato realizzato per essere posto nella Cappella Medicea della basilica.
I sottili pilastrini ottagonali del chiostro hanno capitelli a foglie d'acqua.
Nella parte quadrata del chiostro, circondata da cipressi, si trova la statua di Baccio Bandinelli raffigurante il Padre Eterno Benedicente, scolpita nel 1549 per il coro della Cattedrale di S.Maria del Fiore e trasferita qui nel 1843.
Padre Eterno Benedicente (Baccio Bandinelli - 1549) |
|
Warrior with shield (Henry Moore) |
Lungo l'ala del chiostro costituita dal fabbricato che divide il Chiostro Grande dal Chiostro detto "del Brunelleschi" si aprono due portali: il primo, realizzato da Bernardo Rossellino, sormontato da due stemmi con l'arma della famiglia Spinelli, funge da ingresso al Museo dell'Opera di S.Croce e al Chiostro detto "del Brunelleschi", mentre il secondo era l'ingresso alla già Cappella della famiglia Cerchi (oggi quarta sala espositiva del museo), sormontato dall'arma della casata.
ingresso dal Chiostro Grande al Museo dell'Opera di S.Croce e al Chiostro detto "del Brunelleschi" |
ingresso dal chiostro alla Cappella dei Cerchi |
Ma sicuramente il motivo più importante per il quale si visita il Chiostro Grande è la Cappella Pazzi, che per le proporzioni e l'eleganza formale costituisce un capolavoro architettonico del primo Rinascimento.
facciata della Cappella Pazzi |
La cappella, realizzata tra il 1441 e il 1478, è considerato un capolavoro di Filippo Brunelleschi, ma molti studiosi pensano che forse sia da attribuire a Michelozzo di Bartolomeo (l'architetto che progettò Palazzo Medici-Riccardi).
Fu Andrea de' Pazzi, membro della famosa famiglia di banchieri fiorentini, che si offrì di costruire una cappella familiare dedicata a Sant'Andrea che doveva anche fungere da Sala Capitolare, in sostituzione di quella distrutta da un incendio nel 1423 insieme al dormitorio e a parte della biblioteca del convento.
La cappella venne ricavata tra spazi già esistenti, tra la Sagrestia e il Transetto della basilica.
La facciata della cappella, rimasta incompiuta, viene preceduta nella parte bassa da un portico, realizzato nel 1461 e attribuito anche a Giuliano da Maiano.
portico della Cappella Pazzi |
Il portico, coperto da una volta a botte decorata con cassettoni, è interrotto al centro da un'arcata a tutto sesto, in corrispondenza della quale vi è una cupoletta coperta da rosoni in terracotta invetriata con stemmi della famiglia Pazzi, opera di Luca della Robbia.
Agli angoli della cupoletta sono state realizzate conchiglie a rilievo e al centro lo stemma dei Pazzi con delfini raffigurati all'interno di una ghirlanda di foglie e frutti. E' anche riportata la data 1461 A.D. 10 giugno, data della realizzazione del portico.
portico della Cappella Pazzi |
Il fregio della trabeazione con teste di cherubini è attribuito a Desiderio da Settignano e ad artisti della scuola di Donatello.
Sopra la porta d'ingresso della cappella si trova un tondo con la raffigurazione di Sant'Andrea (Santo a cui la cappella è stata dedicata in quanto protettore del committente), opera di Luca della Robbia.
Sull'architrave del portale due Angeli reggono un tondo con due delfini e cinque crocette ricroccate, l'arma moderna della famiglia Pazzi.
Sul timpano si trova raffigurato a rilievo Sant'Andrea tra due Angeli.
battente ligneo del portale della Cappella Pazzi (Giuliano da Maiano - 1472) |
I battenti lignei, intagliati con figure floreali e geometriche e al centro gli stemmi del Popolo e del Comune, sono opera di Giuliano da Maiano (1472).
Ai lati del portale sono stati realizzati due finestroni incorniciati da lesene.
La cupola, terminata nel 1459, ha una forma ad ombrello divisa in 12 spicchi con oculi, poggiante su un tamburo con scritta "11 ottobre 1459 si fornì", ed è sormontata da una lucerna sostenuta da sei colonnine rifatta alla fine del XIX secolo su modello di quella della Sagrestia Vecchia della Basilica di S.Lorenzo.
cupola con tamburo e lanterna della Cappella Pazzi |
L'attico nella parte superiore della facciata è suddiviso in riquadri da coppie di lesene che sostengono una trabeazione con fregio strigilato.
in alto: attico con fregio strigilato |
Il coronamento, rimasto incompiuto, è protetto da una tettoia: nel progetto era stato previsto un coronamento della facciata a timpano.
Varcato l'ingresso della cappella si può immediatamente avvertire l'eleganza e la sobrietà delle decorazioni che ornano l'ambiente a pianta centrale.
interno della Cappella Pazzi |
La cappella, come il Cappellone degli Spagnoli del Chiostro della Basilica di S.Maria Novella, è costituito da un vano principale a pianta rettangolare e da una scarsella.
La parte centrale è costituita da un cubo sormontato da una semisfera (come la Sagrestia Vecchia della Basilica di S.Lorenzo).
Sottili costoloni a rilievo delimitano le 12 vele della volta che copre la parte centrale.
volta della parte centrale della Cappella Pazzi |
La volta s'innesta su pennacchi sferici decorati con quattro tondi policromi in terracotta contenenti le raffigurazioni dei Quattro Evangelisti, attribuiti a Luca della Robbia (ma anche al Brunelleschi). Sono presenti nei pennacchi anche quattro stemmi dei Pazzi.
particolare della cupola della cappella: due pennacchi della volta |
S.Marco / stemma Pazzi (Luca della Robbia) |
S.Matteo / stemma Pazzi (Luca della Robbia) |
S.Luca / stemma Pazzi (Luca della Robbia) |
S.Giovanni / stemma Pazzi (Luca della Robbia) |
copertura della parte centrale (cupola) e di una delle ali (volta a botte cassettonata) |
copertura della parte centrale (cupola) e di una delle ali (volta a botte cassettonata) |
motivo ad arco della parete dell'ala laterale |
Lungo il perimetro della cappella corre una panca in pietra serena che era occupata dal clero quando la cappella veniva usata come Sala Capitolare.
Paraste corinzie, anch'esse in pietra serena, scandiscono l'ambiente con fondo costituito da intonaco bianco. Le paraste si uniscono alle membrature della trabeazione.
Lungo il perimetro corre un fregio con cherubini e con l'Agnello, simbolo di Redenzione e dell'Arte della Lana.
L'arco d'accesso alla scarsella è ripetuto sulle altre pareti insieme all'oculo della parete d'ingresso alla cappella.
I dodici medaglioni in terracotta invetriata con le raffigurazioni dei Dodici Apostoli posti tra le paraste delle pareti furono realizzati da Luca della Robbia.
da sinistra: S.Tommaso / S.Simone / S.Mattia (Luca della Robbia) |
da sinistra: S.Bartolomeo / S.Matteo / S.Pietro (Luca della Robbia) |
da sinistra: S.Giacomo Minore/ S.Filippo / S.Giuda Taddeo (Luca della Robbia) |
da sinistra: S.Giovanni / S.Giacomo Maggiore / Sant'Andrea (Luca della Robbia) |
La scarsella, a pianta quadrata, è larga 1/5 della larghezza della cappella, ed è preceduta da tre gradini.
scarsella della Cappella Pazzi |
Sul fondo della scarsella si trovano due vetrate realizzate su disegno di Alessio Baldovinetti: Sant'Andrea (nella vetrata rettangolare) e il Padre Eterno (nell'oculo).
Sant'Andrea (dis. Alessio Baldovinetti) |
Padre Eterno (dis.Alessio Baldovinetti) |
L'altare è di scuola donatelliana e non presenta una pala d'altare.
altare della Cappella Pazzi |
Sulla parete destra una porta conduceva al luogo di sepoltura della famiglia, di fatto mai occupato da nessuna sepoltura.
Nella parete sinistra vi era invece l'accesso alla basilica (poi chiuso).
La scarsella è coperta da una cupoletta dalla volta stellata.
cupoletta della scarsella con volta celeste |
Sullo sfondo della volta celeste realizzato in azzurrite sono raffigurate con oro e chiaroscuro le costellazioni che transitavano sopra Firenze il 4 luglio 1442.
La volta venne dipinta, come la volta della scarsella della Sagrestia Vecchia della Basilica di S.Lorenzo, da Giuliano d'Arrigo detto "il Pesello" su indicazioni dell'astronomo e matematico Paolo del Pozzo Toscanelli.
La volta della scarsella della Sagrestia Vecchia e la volta della scarsella della Cappella Pazzi sono identiche tranne che per la data di realizzazione (questa mappa astronomica venne realizzata 12 anni dopo quella della Sagrestia Vecchia), e per le dimensioni (quella della Cappella Pazzi è minore anche se identica nelle proporzioni).
Non si ha la certezza del motivo della scelta di quella precisa data da rappresentare. Una delle ipotesi più accreditate sembra essere la venuta a Firenze di Renato d'Angiò che avrebbe potuto comandare la nuova crociata in Terrasanta. Di fatto Renato d'Angiò tenne a battesimo il figlio di Piero Pazzi a cui fu dato appunto il nome di Renato.
Al momento della costruzione della cappella la famiglia dei Pazzi era alleata della famiglia dei Medici.
Ma nel 1478 vi fu quell'evento drammatico che è passato alla storia con il nome di Congiura dei Pazzi: il 26 aprile, giorno di Pasqua, nella Cattedrale di S.Maria del Fiore venne teso a Giuliano e Lorenzo de' Medici un agguato ordito da Jacopo e Francesco de' Pazzi insieme all'arcivescovo di Pisa Francesco Salviati e a Federico da Montefeltro, duca di Urbino. Lorenzo de' Medici si salvò mentre il fratello Giuliano perì sotto i colpi dei congiurati. La famiglia dei Pazzi fu condannata e i suoi beni vennero confiscati ed è per questo che la loro cappella rimase in parte incompiuta.
ATTENZIONE:
dato il momento d'emergenza a causa del COVID-19 le modalità di visita
sono soggette a variazioni. Consultare quindi il sito ufficiale per
maggiori informazioni:
http://www.santacroceopera.it/it/ArchitetturaEArte_CappellaPazzi.aspx
CONCLUSIONE E' davvero emozionante visitare un sito come la Cappella Pazzi, testimonianza del cambiamento stilistico nell'architettura e nella decorazione, di quello stile che ha reso Firenze famosa in tutto il mondo come culla del Rinascimento italiano.
2 commenti:
grazie Raffaella lavoro monumentale, completo e intelligente!!!
Grazie a te Fabio per il tuo commento!
Posta un commento