venerdì 13 febbraio 2015

Roma: le Terme di Diocleziano e i suoi musei


Dopo aver trattato nel post "Roma: le Terme di Diocleziano e le sue chiese" la descrizione delle Terme sotto il profilo del riutilizzo dei suoi spazi avvenuto in epoca rinascimentale e settecentesca in ambito religioso, con la costruzione di tre chiese (S.Maria degli Angeli e dei Martiri, Sant'Isidoro alle Terme e S.Bartolomeo alla Terme), in questo post descriverò la mia visita all'interno del Museo Nazionale Romano.

Le Terme di Diocleziano, erette tra il 298 e il 306 d.C. dedicate all'imperatore Diocleziano da Massimiano che con lui governava l'impero d'Occidente,furono riscoperte in epoca rinascimentale.

Le più grandi terme romane (13 ettari di superficie), potevano comtemporaneamente accogliere 3.000 persone senza distinzione di ceto o sesso.
Furono abbandonate nel VI secolo dopo l'invasione dei Goti e dei Vandali (taglio degli acquedotti).

Il Papa Pio IV nel 1561 fece progettare da Michelangelo e vi fece erigere la Certosa e la Chiesa di S.Maria degli Angeli e dei Martiri, in quegli spazi delle Terme occupati dal calidarium, tepidarium, frigidarium, aula basilicale e parte della natatio, in concomitanza dell'apertura di Porta Pia e dell'omonima via.

I Certosini abbandonarono la Certosa nel 1886.
Il Museo Nazionale Romano venne istituito nel 1889 per raccogliere tutti quei reperti archeologici che durante i lavori di trasformazione in Roma capitale del Regno d'Italia venivano alla luce e dovevano essere conservati.
I 600.000 reperti stipati vennero allestiti quindi negli spazi del convento, nel Chiostro di Michelangelo e in quelle grandi aule delle Terme di Diocleziano, ancora in gran parte conservate.


Molto recentemente il restauro della natatio e del Chiostro Ludovisi che ne occupa un terzo, hanno portato alla fruibilità di un'altra parte delle Terme abbandonata e chiusa da trent'anni che ha richiesto tre anni di restauri.

Il Museo Nazionale Romano è attualmente diviso in quattro sedi: le TERME DI DIOCLEZIANO, la CRYPTA BALBI, il PALAZZO MASSIMO e il PALAZZO ALTEMPS.

La sede museale delle Terme di Diocleziano racchiude a sua volta, oltre ad una raccolta di opere d'epoca romana, il MUSEO EPIGRAFICO e il MUSEO PROTOSTORICO.

Giardini dei Cinquecento
L'entrata al Museo avviene attraverso il Giardino dei Cinquecento, dove tra aiuole, pergolato e fontana centrale sono disposti reperti archeologici provenienti da Roma e suburbio, che vanno dal I secolo a.C. al III secolo d.C.: cippi funerari, altari funerari iscritti, statue di personaggi togati, steli, elementi architettonici...

Giardini dei Cinquecento
Giardini dei Cinquecento
pergolato nei Giardini dei Cinquecento
La fontana al centro del giardino è costituita da una vasca nella quale si trova un cratere colossale di età imperiale, sorretto da sei puttini.

fontana con cratere nei Giardini dei Cinquecento
cratere con puttini
Già fontana in epoca antica, nel XII secolo si trovava nei pressi della Basilica dei SS Apostoli.

cratere davanti alla Basilica di S.Cecilia
Un altro esempio di questo genere di cratere si trova unicamente davanti la Basilica di S.Cecilia in Trastevere.

ingresso al Museo Nazionale Romano
Una volta entrati nel Museo il percorso di visita si dirama in più direzioni mediante un corridoio del convento, con lacerti di affreschi alle pareti rappresentanti le Virtù Teologali e Morali (G.Odazzi) e statue di epoca romana che lo ornano.

corridoio d'ingresso
resti di affresco nel corridoio
resti di affresco nel corridoio


Erma di Ermes con testa di restauro moderna (II sec. d.C.)
Afrodite (II se.d.C.)


sarcofago








Qui si trovano i resti del Templum Gentis Flaviae che sorgeva al posto delle Terme (un frammento di pietra raffigurante Cerere) e frammenti dell'insegna dedicatoria con la quale Massimiano dedicava queste Terme a Domiziano.

frammento di Cerere
frammenti di iscrizione dedicatoria a Domiziano
Segue una sala dove una proiezione sul un plastico degli anni trenta dei resti delle Terme illumina le parti descritte visivamente su uno schermo e proietta ricostruzioni degli acquerelli ottocenteschi che Edmond Paulin fece immaginando come potevano essere state le Terme.

plastico delle Terme di Diocleziano
ricostruzione delle Terme di Domiziano fatta da Edmond Paulin nell'Ottocento
 
Si accede quindi all'Aula VIII, un grande ambiente un tempo coperto alle estremità con volte a botte e nella parte centrale con volta a crociera.

Aula VIII
Misura 44m X 20m e affaccia sul lato breve della natatio.
In quest'aula si sono trovate sul pavimento tre vasche per la produzione di calce. 

In questo spazio aperto trovano posto tre belle vasche romane: una in granito (III secolo d.C.), una in marmo con teste di leone (II secolo d.C.) e una in marmo giallo antico (II secolo d.C.).
vasca in granito
vasca in marmo giallo antico
vasca in marmo con teste di leone
E' qui conservato anche il portale d'ingresso della Certosa in bugne di marmo e travertino.
Divenne dopo l'abbandono del convento da parte dei frati, l'ingresso all'Ospizio Margherita di Savoia per i poveri ciechi, e poi quello del Museo.
Il portale ha fatto riuso degli elementi architettonici delle Terme.

portale della Certosa
riuso di elementi architettonici
























Accanto all'Aula VIII si trova la Natatio, da poco restaurata: ne sono stati resi visibili 600 m².

aula VIII e natatio (sulla destra)
La facciata di questa piscina all'aperto era alta 25 m ed era stata concepita come una scenografia teatrale: quattro nicchie colossali rettangolari e semicircolari.

facciata della natatio
facciata della natatio


nicchie della natatio
Era ornata di nicchie con statue e colonnine che inquadravano edicole, decorata con marmi colorati e mosaici.

elemento decorativo della natatio
Il mosaico a tessere bianche e nere posto in una delle nicchie invece proviene dalla casa romana della Stazione Termini.

mosaico della casa romana della Stazione Termini
La natatio occupava 4.000 m² di superficie e conteneva 5.000 m³ d'acqua.
Era profonda meno di un metro e mezzo.
Il fondo e le pareti erano ricoperte con lastre di marmo di Luni.
Sul fondo sono stati messi marmi che riproducono quelli originali.

resti dei gradini per la discesa nella natatio
Camminare nella sua vasca e ammirarne la facciata è come tornare indietro nei tempi e provare quell'emozione di nuotarci dentro.
Una propaganda politica di sicuro effetto...se lo facessero oggi anche i nostri politici!

Dalla parte opposta alla natatio l'Aula VIII confina con l'Aula IX di forma ovale, anch'essa senza copertura, che raccoglie sarcofagi e elementi architettonici antichi.

Aula IX
archi che sorreggevano le volte dell'Aula IX

Aula IX



In essa s'intravedono ancora sopra all'arco d'ingresso resti di pittura policroma.

resti di pittura nell'Aula IX
Si entra quindi nell'Aula X di forma rettangolare che conserva la sua copertura originale rinforzata da lavori di consolidamento e recente restauro.

posizione (in rosso) dell'Aula X nella pianta delle Terme di Diocleziano

Le volte sono in calcestruzzo con nervature in laterizio.
Il paramento è in laterizio e il nucleo della muratura in opus cementicium.

Aula X
Vengono qui conservati tre sepolcri: due colombari ritrovati sulla Via Portuense, e il Sepolcro dei Platorini.

Sepolcro dei Platorini
Il Sepolcro dei Platorini di età Claudia (II secolo d.C.) si trovava in zona Farnesina: fu scoperto nel 1880 sulla riva destra del Tevere, tra Ponte Sisto e Via della Lungara.
Nel 1883 fu smontato e portato qui e nel 1991 fu ricostruito.

interno del Sepolcro dei Platorini
E' di pianta rettangolare (7,45m X 7,10m), in opera cementizia e rivestito di blocchi di marmo esternamente, mentre l'interno è in cortina laterizia.

urne cinerarie del Sepolcro dei Platorini
Un motivo di girali orna il sepolcro nelle sue pareti esterne.
Internamente invece presenta uno zoccolo intonacato, nicchie semicircolari e quadrate ed urne cinerarie molto decorate.

La copertura era a volta e decorata di stucchi.
Il pavimento era a mosaico bianco e nero con emblema policromo.

iscrizione del Sepolcro dei Platorini
Si sono potuti leggere i nomi dei defunti della Gens Suplicia (padre e figlia).
Si sono conservati un busto femminile e due statue iconiche.
Una statua in nudità eroica rappresenta Sulpicio Platorinus.

statua di Suplicio Platorinus
statua del Sepolcro dei Platorini




busto femminile di Minatia Polla nel Sepolcro dei Platorini

Uno dei due colombari è la cosiddetta Tomba dei dipinti.
Fu scoperta nel 1951 duranti i lavori in Via Quirino Majorana e trasportata al Museo.

Tomba dei dipinti
Questo colombario venne ricavato in un banco di tufo e risale al II secolo d.C.
Per le piccole dimensioni doveva probabilmente appartenere a una singola famiglia.
Inizialmente creato come colombario con la presenza di 26 nicchie per le urne cinerarie, in seguito usato per inumazioni (sei fosse nel pavimento e due sarcofagi).
Vi sono i graffiti dei nomi dei defunti.

Tomba dei dipinti
Internamente le pareti furono intonacate con affreschi con temi della morte e della vita ultraterrena, con vasi, frutta e fiori, uccelli e ghirlande, crateri, uno scudo, arieti, due pavoni con cratere al centro, tredici personaggi che giocano e conversano, e un bambino appoggiato a un treppiedi con rotelle che muove i primi passi.

Tomba dei dipinti
Tomba dei dipinti






















Sul soffitto vi sono rappresentati una scena marina e medaglioni con le stagioni.
Vi sono nicchie per contenere le urne con le ceneri e due edicole con i ritratti di due giovani (forse i figli).

L'altro colombario presente in questa sala è quello chiamato Tomba degli stucchi.

Tomba degli stucchi
E' una tomba del I/III secolo d.C. proveniente dalla necropoli di Via Portuense.
Il piccolo sepolcro a camera è caratterizzato da decorazioni a stucco con una trentina di figurine nell'atto di danzare e correre.

Tomba degli stucchi

volta della Tomba degli stucchi

particolare della volta della Tomba degli stucchi

Le pareti dell'Aula X hanno nicchie nelle quali trovano spazio statue, mentre tutt'intorno al suo perimetro vi sono esposti bei sarcofagi scolpiti e rilievi funerari provenienti dalla Via Appia Antica.

statua in una nicchia

sarcofago a ghirlande proveniente dalla Via Labicana

rilievo funerario proveniente dalla Via Appia Antica
rilievo funerario proveniente dalla Via Appia Antica
particolare di un sarcofago
particolare di un sarcofago
particolare di un sarcofago
sarcofago di Dioniso e Arianna (III secolo d.C.)
sarcofago con le fatiche di Ercole
statua equestre di fanciullo








Al centro dell'aula è posta la statua in marmo lunense e alabastro di un fanciullo a cavallo (III secolo d.C.), proveniente dalla Via Ostiense.
Il cavallo in alabastro è vuoto e probabilmente custodiva le ceneri del fanciullo.


statua equestre di fanciullo
Si passa poi nell'Aula XI (40m X 11m) che aveva una volta a botte .
Servì probabilmente come riserva d'acqua per la piscina scoperta visto che per 5m di altezza le pareti avevano un intonaco impermeabile.

Aula XI

Al centro dell'aula si trova il grande mosaico di Ercole e Acheloo raffigurati nel centro e con decorazione vegetale.

Mosaico di Ercole e Acheloo
La scena raffigura il momento di vittoria di Ercole sul dio fluviale Acheloo, suo rivale per la conquista di Deianira.
Ercole tiene in mano il corno strappato dalla testa del suo antagonista che si era trasformato in toro.
Il mosaico è del III secolo d.C. ed è stato trovato nella Villa di Nerone ad Anzio.

Appeso alla parete difronte l'entrata vi è il mosaico "conosci te stesso" del III secolo d.C. proveniente da un'area sepolcrale della via Appia, dal convento di S.Gregorio.
Raffigura uno scheletro sdraiato su un letto da banchetto.

mosaico "conosci te stesso"

Il motto dell'oracolo di Delfi "GNOTHI SAUTON" rammentava i limiti della natura umana e la caducità della vita.

Su un'altra parete vi è stato posto il mosaico con Troilo caduto da cavallo del III secolo d.C.

mosaico di Troilo caduto da cavallo
Durante la guerra di Troia Troilo, figlio di Priamo re di Troia, colpito da Achille cadde dalla biga e venne da questa trascinato.

Si accede infine ad un ultimo ambiente più piccolo dove si possono notare ancora le antiche pitture murali.

resti di pitture murali
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Da questo punto, per continuare la visita del Museo, bisogna tornare sui propri passi sino al corridoio iniziale.

Chiostrino Ludovisi
Sulla sinistra si trova l'ingresso al nuovo spazio museale allestito nel piccolo chiostro della Certosa, il cosiddetto Chiostrino Ludovisi, di cui ho parlato nell'altro post riguardante le Terme di Diocleziano.
Qui mi limiterò a descriverne l'allestimento.

esposizione museale degli Atti degli Arvali nel Chiostrino Ludovisi
Entrando nel chiostro si odono i cori dei Cantori del S.Carlo e delle Voci Bianche dell'Accademia Nazionale di S.Cecilia recitare i carmi degli Atti degli Arvali, mentre negli ambulacri, per celebrare il bimillenario della morte di Augusto, sono stati posti oltre ai marmi dei già citati Atti degli Arvali,  i marmi dei Ludi Saeculares, testimonianze anch'essi del volere dell'imperatore di tornare ai culti arcaici, nell'ambito di una politica religiosa.

I Ludi Saeculares erano festeggiamenti che chiudevano l'era della generazione precedente e durante i quali s'invocavano le divinità per una sana generazione nuova.
Duravano tre giorni e tre notti, durante i quali venivano offerti una serie di sacrifici alle divinità, venivano svolte rappresentazioni sceniche e banchetti simbolici: gli emblemi delle divinità femminili venivano poste su sedili davanti ad una tavola imbandita.
I bambini, rappresentanti della generazione nuova, declamavano l'inno sacro di chiusura delle celebrazioni, mentre le matrone romane con funzione di madri, recitavano le preghiere secolari con l'aiuto delle vergini Vestali e dell'Imperatore.
Al tempo di Augusto l'inno secolare fu composto da Orazio.
Sui marmi vengono illustrate le modalità dei festeggamenti e la cronistoria degli avvenimenti del tempo.

Gli Atti degli Arvali erano rendiconti (decisioni prese e servizi religiosi svolti) , incisi sul marmo, 150 iscrizioni in tre secoli (20 a.C./304 d.C.), che i Fratelli Arvali affiggevano sui muri che circondavano il bosco sacro, che si trovava al posto della Stazione ferroviaria della Magliana (autostrada per Fiumicino, V miglio della Via Campana), e  dedicato alla Dea Dia, dea del ciclo luminoso.
La dea veniva pregata perché i campi (arva) producessero cereali.
Le celebrazioni della festa dedicata alla dea duravano tre giorni nel mese di maggio.
I Fratres Arvales erano 12 sacerdoti prescelti dal magister, ed erano legati alla nascita di Roma.
I primi sacerdoti furono i figli di Acca Larentia che insieme al pastore Faustolo aveva accolto Romolo e Remo sottraendoli alla lupa.
Romolo prese il posto del dodicesimo figlio di Acca che era morto dando vita alla confraternita.
Augusto scelse come sacerdoti Senatori di antiche famiglie di Roma, che avevano combattuto uno contro l'altro durante le guerre civili.

Lungo le pareti del chiostro sono anche disposte opere antiche con ritratti di personaggi famosi e statue di divinità.

 
Ritratto di Caracalla (a destra)
ritratti di bambini
Giove con egidia(IV/V sec. d.C. Piazza dei Cinquecento)
busto di Antonia Minore (I sec.a.C./I sec.d.C.)


donna col capo velato (dall'Isola Tiberina - età augustea/età tiberiana)

donna col capo velato (Via Appia Nuova - II sec.d.C.)

fontana con divinità (Via Anagnina)
ritratto di Marco Aurelio (Foro Romano-Casa delle Vestali II sec. d.C.)
 
testa di Apollo (Via Anagnina - età adrianea)
erma di divinità barbata (Via Anagnina - età adrianea)

ara con Silvano (Via Tasso II sec.d.C. )

Silvano (Via Appia antica II sec.D.C.)
divinità femminile (Palazzo Giustiniani II sec.d.C.)

Tra queste statue quella più conosciuta è il gruppo di Marte e Venere, dell'età antonina (170 d.C.), ritrovata ad Ostia vicino alla cosiddetta Basilica Cristiana.

Marte e Venere
Marte e Venere (retro)


Marte e Venere
Apparteneva forse ad un monumento funerario e ritrae la coppia imperiale di Marco Aurelio e Faustina nelle vesti delle due divinità.
Il gruppo s'ispira alle singole opere dell'Ares Borghese e della Venere di Capua.
Sono state "de-restaurate" dopo che alcune parti mancanti erano state aggiunte per volere del ex Premier Berlusconi.

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Ritornati nel corridoio si può ora iniziare la visita del Museo Epigrafico, che si articola su tre piani.

sala III del Museo Epigrafico
La collezione epigrafica qui riunita con le sue circa 10.000 tra iscrizioni, defixiones (testi di contenuto magico), titoli e insegne delle associazioni, è una delle più importanti al mondo.
E' un dettagliato excursus della comunicazione romana attraverso testi scritti su vari supporti, che vanno dal VIII secolo a.C. al IV secolo d.C., tra l'età arcaica e l'età tardo antica.

Attraverso l'esame di queste testimonianze si può capire quale fosse la società romana, il suo sviluppo, i suoi culti, i suoi usi e costumi.

Al piano terreno sono esposti reperti della comunicazione scritta dei Romani (sala I), l'età arcaica (sala II), medio-repubblicana (sala III), tardo-repubblicana (sala IV), e riguardanti l'imperatore (sala V).

teche introduttive descrittive (chi scriveva)
teche introduttive descrittive (i modi di scrivere)
teche introduttive descrittive (strumenti di scrittura)
Forma Urbis di Via Anicia
statuette votive (VI/IV sec.a.C.)
armatura di una tomba di guerriero (Lavinium

dedica ai Dioscuri (Santuario delle tredici are -  Lavinium - VI sec. a.C.)
calco del cippo con iscrizione dell'area sacra sotto il Niger Lapis(la più antica iscrizione lapidaria latina VI sec.a.C.)
ricostruzione dell'area sacra sotto il Niger Lapis (Foro Romano area del Comizio VI sec. a.C.)
offerte votive
bacino per l'acqua offerto a Ercole (il più antico esempio di lettere incise e riempite in bronzo)
corona votiva, pigna con nome del defunto e offerta votiva da Praeneste
statue dal sacrario di Ariccia
In una saletta multimediale, di passaggio tra il Museo Epigrafico e il Chiostro di Michelangelo, vi è un'istallazione di realtà virtuale con ricostruzioni di monumenti e siti posti sulla Via Flaminia Antica (Ponte Milvio, Malborghetto, la Villa di Livia).

Al piano intermedio le iscrizioni riguardano ancora l'imperatore (sala V), la struttura sociale (sala VI), le istituzioni e le strutture politico-amministrative (sala VII).

iscrizione di bollo su lastra
bollo
iscrizione su fistole
sarcofago con scene pastorali con iscrizione dedicatoria della moglie del defunto
ara di un archivista ( I/II sec.d.C. da Porta S.Sebastiano)
ritratto di un pretoriano della IX coorte in tenuta militare (III sec.d.C. dall'ipogeo di Via Livenza)
ara di Marcus Gavius Amphion Mus (il topo rappresentato in alto è un riferimento al soprannome Mus)
bipedale con bollo e impronta di piede di bambino
Tabula dei Ligures Baebiani (elenco di prestiti a fondo perduto da vicino a Benevento 101d.C.)

Al primo piano viene trattata l'attività economica (sala VIII) e le religioni dei Romani, soprattutto quelle orientali (sala IX).

contenitori magici : tre scatole cilindriche di piombo una dentro l'altra con formule magiche all'interno e raffigurazione del demone Abraxas
...tutto ciò che serve per preparare pozioni magiche: pentolone, lucerne, maledizioni incise...
ritrovamenti di monetine, uova, lucerne e contenitori magici nella Fonte Magica di Anna Perenna (IV sec.a.C./V sec.d.C.)
grande rilievo di Mitra (II/III sec.d.C.)
statua di Mitra (IV sec.d.C.)
sculture dal Mitreo dei Castra Peregrinorum (II/III sec.d.C. Basilica di S.Stefano Rotondo)
rilievo con Mitra
rilievo con Mitra
altari con dedica (petra genitrix) e statua di Mitra
epigrafi falso-antiche (XV/XVI secolo)
statua di Iside (II/III sec.d.C. da Via di Porta Latina)
idolo di divinità orientale in bronzo (IV sec.d.C. dal santuario del Gianicolo)
lastra sepolcrale di Pomponio, arconte della Sinagoga (III sec.d.C. dalla Catacomba di Monteverde)
urna con scena di dextrarum iunctio (I sec.d.C. da Vigna Codini - Via Appia Antica)
urna di un liberto con simboli: la lupa la fertilità, l'aquila l'apoteosi del defunto, gl Ammoni angolari con funzione apotropaica (I sec.d.C. da Vigna Codini)
collare di ferro con piastra in bronzo dove è scritta la ricompensa per chi riporta lo schiavo scappato la quale è appesa al collo (IV/VI sec.d.C.)
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Sempre al primo piano, al di sopra dell'ambulacro del Chiostro di Michelangelo, trova spazio il Museo Protostorico.

pannello espositivo
Con pannelli esplicativi e reperti provenienti dagli scavi di necropoli e insediamenti, viene illustrata la vita e la cultura dei primi abitanti del Lazio nella tarda preistoria (XI/VI secolo a.C.).

reperti provenienti da tombe
reperti provenienti da tombe
Viene illustrata la struttura sociale, economica, religiosa, ideologica, politica e i rapporti con le regioni limitrofe.

ricostruzione di una tomba con arredo funebre
ricostruzione di una tomba con arredo funebre
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Chiostro di Michelangelo
Non rimane che ridiscendere al piano terra ed entrare nel Chiostro di Michelangelo (descritto nell'altro mio post sulle Terme di Diocleziano), dove sono esposte, lungo gli ambulacri e nel giardino, altre opere romane.

ambulacro del Chiostro di Michelangelo
Quattrocento reperti tra sarcofagi, sculture, basi di statue, altari e rilievi di età imperiale, provenienti da monumenti romani, trovano posto in questo luogo di quiete.

sarcofago con corteo dionisiaco (II sec.d.C. dalla Via Aurelia Antica)
statua virile con mantello intorno ai fianchi (prima età imperiale - da Frosinone)
riproduzione in pietra di una maschera teatrale
sarcofago con il mito di Medea (II sec.d.C.)
sarcofago con ghirlande, Eroti e maschere tragiche (II sec.d.C. da vicino Viale Cristoforo Colombo)
monumento a kline con defunta semisdraiata e putto con frutti (I sec.d.C. da Via Portuense)
cippo con la raffigurazione della Triade Capitolina (III sec.d.C.)

Orari: martedì/domenica  9.00/19.45
Costo: 7€
            biglietto unico valido 3 giorni per:
Crypta Balbi + Palazzo Altemps + Palazzo Massimo + Terme di Diocleziano
Gratis la prima domenica del mese
audioguida 5€ durata 1 ora e 10'
visita guidata GRATIS la domenica alle 12.00 (durata 1 ora e 15')

CONCLUSIONI
Credo che le Terme di Diocleziano siano uno di quei siti che meritano davvero di essere visitati, sia per la loro grandiosità, sia per la loro conservazione, valorizzata ancor più dai recenti restauri, sia per il valore delle opere qui esposte, ma soprattutto dal lato emozionale.
Nell'intenzione di dare un quadro il più possibile completo del sito archeologico-museale-architettonico, posso aver reso questi due post un po' di difficile fruizione perché, per non ripetermi, vi rimando da uno all'altro per la comprensione della struttura e della sua evoluzione nelle diverse epoche.
Consiglio quindi di andare a visitare questo monumento della civiltà romana dopo aver esaminato bene la sua pianta.


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